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Materiali per la formazione dei docenti di “Cittadinanza e Costituzione” negli istituti secondari superiori Documenti dei gruppi di lavoro

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Materiali

per la formazione dei docenti di

“Cittadinanza e Costituzione”

negli istituti secondari superiori Documenti dei gruppi di lavoro

Corso di Alta Formazione

per esperti in educazione civica, diritti umani, cittadinanza, costituzione

(A.A. 2008/2009)

(2)

In copertina: fotogramma tratto dal video “Nel segno dei diritti” realizzato dalla Classe IV D2 dell’Istituto di Istruzione Superiore “L. Da Vinci” di Arzignano (VI), A.s. 2008/2009.

Video vincitore del Concorso per i dieci anni della Legge Regionale del Veneto n. 55/1999

“Interventi regionali per la promozione dei diritti umani, la cultura di pace, la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà”.

Copyright 2010

Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli Università degli Studi di Padova

http://unipd-centrodirittiumani.it

I contenuti della presente pubblicazione possono essere riprodotti integralmente o parzialmente citando la fonte.

Tutor

Amelia Goffi , Centro diritti umani dell’Università di Padova Lucia Saccon, Uffi cio Scolastico Regionale del Veneto

Partecipanti al corso

Bincoletto Antonio - Istituto Istruzione Superiore “Marchesi”, Padova Calderan Caterina - Istituto Magistrale “Stefanini”, Mestre (VE) Cecchini Carla Maria - ITAS “Boscardin”, Vicenza

Celi Laura - Liceo “Brocchi”, Bassano del Grappa (VI) Cenzon Marina - IIS “Canova”, Vicenza

Chemello Franco - Liceo scientifi co “Galilei”, Belluno Chiozzini Laura - Liceo “Giovanni Cotta”, Legnago (VR) Crivellari Cinzia - Liceo Classico “M. Polo”, Venezia De Marchi Marisa - IPSIA “Scotton”, Breganze (VI) Ferrari Romeo - Liceo Classico “Maffei”, Verona

Furlan Pierino - Istituto Magistrale “Stefanini”, Mestre (VE) Gasperi Antonio - ITCS “L. B. Albert”, San Donà di Piave (VE) Gatta Carla - ITCG “Martini”, Castelfranco Veneto (TV)

Mantoan Fulvia - IPSAA “Parolini”, Bassano del Grappa (VI)

Merlo Domenica - Liceo Scientifi co “Masotto”, Noventa Vicentina (VI) Milan Renato - Liceo statale “Tito Livio”, Padova

Paoletti Maria Cristina - Liceo statale “L. Stefanini”, Mestre (VE) Parapetto Claudia - IPSIA “Rizzarda”, Feltre (BL)

Pedrina Elisa - IPSSAR “Pietro d’Abano”, Abano Terme (PD) Simeone Giuliana - Liceo Statale “Bocchi”, Adria (RO)

CATTEDRA UNESCO

DIRITTIUMANI, DEMOCRAZIAEPACE DELL’UNIVERSITÀDI PADOVA

CENTRO EUROPEO D’ECCELLENZA JEAN MONNET DELL’UNIVERSITÀDI PADOVA

CENTROINTERDIPARTIMENTALE DIRICERCAESERVIZI

SUIDIRITTIDELLAPERSONAEDEIPOPOLI

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INDICE

Prefazione ………..………..…………. 5

Nota introduttiva …….………..….…..…... 7

1 Concetti chiave ………...…………..… 11

Premessa ……….………….………...….………... 12

1.A - Diritti umani e dignità della persona ……….. ………..……….. 14

1.B - Cittadinanza plurima / rispetto per la diversità /concetto di dialogo interculturale ………...……... 23

1.C - Principio di non discriminazione, etica dell’Inclusione /esclusione sociale ………...……..…. 32

1.D - Stato di diritto, Stato sociale ……….…..……….……. 44

1.E - La Democrazia ………..………....……… 53

1.F - Responsabilità personale e sociale, responsabilità di proteggere, sicurezza ……….….… 62

1.G - Diritti e garanzie ……….……… 71

1.H - La Costituzione italiana ………..……….………….…. 80

2 La Normativa dalla città all’ONU ……..………..………..…. 89

Premessa: Fondamenti normativi: fonti, generazione dei diritti, adeguamento alle normative internazionali, confronto Costituzione Italiana- Dichiarazione Universale ………...…… 90

2.A - I diritti inviolabili della persona nella Costituzione Italiana ……….…..…….. 95

2.B - Statuti comuncali, leggi regionali ……….….…. 106

2.C - Codice Internazionale dei diritti umani: le origini………..……….…....…... 114

2.D - Codice Internazionale dei diritti umani: i Patti e le Convenzioni Internazionali specifiche ………...… 120

2.E - Convenzioni Internazionali Regionali sui diritti umani ………..……….. 127

2.F - Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea ……….………..……..……… 135

3 Le Istituzioni dalla città all’ONU ………....……. 141

Premessa ………..…..……. 142

3.A - Le Istituzioni nazionali: organizzazione della Repubblica Italiana ……….……….. 144

3.B - Infrastrutture nazionali, regionali e locali per i diritti umani ……….…………..…...……….. 157

3.C - Le istituzioni internazionali e la protezione a livello di: ONU ………...…..……… 170

3.D - Le istituzioni internazionali e la protezione a livello di: OSCE ……….………..……… 183

3.E - Le Istituzioni e la protezione a livello del Consiglio d’Europa ………..………...….…..……… 199

3.F - Le Istituzioni e la protezione a livello di Unione Europea ..…………..………..….………… 200

(4)

3.G - Le istituzioni e la protezione nei sistemi Regionali extraeuropei: OSA, UA, Lega Stati Arabi e

Organizzazione Islamica, ASEAN ………..….…...……..……….……… 211

3.H - ONG locali, nazionali e internazionali ………..……….………..….……….. 220

4 Le Politiche per i diritti umani ………..…..………... 231

Premessa …….………..………..………. 232

4.A - La Pace …………..………..……….……..……..……… 235

4.B - Il Dialogo interculturale / interreligioso ………..…………...…..……… 249

4.C - La lotta alla discriminazione razziale ………..…….………... 262

4.D - La lotta alla povertà ………..……….……… 276

4.E - La tutela dell’ambiente ………..…...…….……… 288

4.F - La bioetica e il biodiritto ………..……….………..…… 300

Allegati Il Consiglio d’Europa definisce e aggiorna contenuti e metodi dell’educazione civica: sussidio utile per il consolidamento di “Cittadinanza e Costituzione” nella scuola italiana (Antonio Papisca) ……….……… 311

Carta del Consiglio d’Europa sull’Educazione per la Cittadinanza Democratica e l’Educazione ai Diritti Umani (adottata dal Comitato dei Ministri l’11 maggio 2010 alla sua 120° Sessione) ………...……… 315

(5)

Prefazione

Carmela Palumbo

*

Un anno fa, proprio negli ultimi giorni del mese di maggio 2009, veniva pubblicato, a cura dell’ANSAS, il Bando di Concorso indirizzato a tutte le Scuole di ogni ordine e grado per la

“progettazione e la sperimentazione di innovazione organizzativa e didattica” finalizzato ad attivare il nuovo insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. Si dava così più concreta attuazione all’articolo 1 della Legge 169 del 30 ottobre 2008 e all’ampio Documento di Indirizzo formativo e didattico del MIUR del 4 marzo 2009.

Le Scuole del Veneto hanno risposto a questo bando in modo straordinario, nonostante il tempo breve e i giorni del mese di giugno già convulsi per gli scrutini e gli esami, considerato che oltre cinquecento Istituti hanno presentato – in rete o individualmente – progetti di sperimentazione.

Ciò dimostra che era già ampiamente presente, nella esperienza educativa e didattica ordinaria del Veneto, non solo una generica attenzione ai contenuti dell’antica Educazione civica, ma anche e soprattutto una progettualità coerente con l’esigenza formativa di far conoscere e avvicinare sempre più gli studenti alla Costituzione, anche attraverso concrete esperienze di cittadinanza attiva.

Questo risultato è un ulteriore segno della qualità della scuola veneta e della sua capacità di rispondere alle attese formative e culturali del territorio e di essere aperta all’innovazione.

Il Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi sui Diritti della Persona e dei Popoli dell’Università di Padova, sostenuto dalla Regione del Veneto, è da anni un supporto determinante per una formazione qualificata dei dirigenti e dei docenti della Scuola Veneta alla cultura dei Diritti Umani, tanto che sono più d’una le reti di Scuole presenti nel Veneto con questa finalità. Anche in tal senso, dunque, il Protocollo d’Intesa stipulato nel 2008 dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto con il Centro, non si colloca tanto come momento di avvio, ma quanto nella prospettiva di una collaborazione già avviata da tempo.

Il Protocollo, finalizzato a promuovere azioni di formazione e di innovazione didattica, nell’anno scolastico 2008-2009 si è concretizzato nel primo “Corso di Alta Formazione per Esperti in Educazione civica, Diritti umani, Cittadinanza e Costituzione”, aperto a venti selezionati docenti delle secondarie di secondo grado del Veneto e finanziato dall’Assessorato ai Diritti Umani della Regione Veneto.

L’iniziativa, anche se progettata già prima della introduzione di “Cittadinanza e Costituzione”, ha saputo poi raccogliere la più recente istanza formativa, orientando il lavoro di riflessione, di documentazione e di ricerca didattica nella linea del nuovo insegnamento, di cui sono testimonianza i ricchissimi materiali pubblicati nel presente volume. Una testimonianza che è più ancora un grande servizio di promozione e sostegno di “Cittadinanza e Costituzione” nelle Scuole del Veneto.

Va infine doverosamente riconosciuto che, all’interno di molte delle esperienze più significative attualmente in corso nella realtà Veneta, ci sono i docenti frequentanti il Corso di Alta Formazione e autori e protagonisti di molte ricerche qui pubblicate.

Non possiamo che augurarci che l’esperienza continui e che anche il secondo Corso, quest’anno destinato ai docenti del primo ciclo di istruzione, produca risultati altrettanto efficaci, atti a consolidare e ad estendere il nuovo insegnamento.

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(7)

Nota introduttiva

Marco Mascia

*

Il presente volume contiene gli elaborati prodotti dagli insegnanti allievi del Corso di Alta Formazione per esperti in “educazione civica, diritti umani, cittadinanza, costituzione”, svoltosi nell’anno accademico 2008-2009.

Il Corso, organizzato dal Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova insieme con la Facoltà di Scienze politiche, la Cattedra UNESCO Diritti umani, democrazia e pace e il Centro Europeo di Eccellenza Jean Monnet della stessa Università, è nato dalla fruttuosa e consolidata collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e l’Assessorato alle Relazioni internazionali e ai Diritti umani della Regione del Veneto, e si è svolto nel quadro delle attività previste dal Protocollo d’intesa del 14 febbraio 2008 tra il Centro interdipartimentale e l’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.

Destinatari del Corso sono stati venti insegnanti della scuola secondaria di secondo grado del Veneto con un impegno di 375 ore di formazione individuale complessiva.

Il Corso ha costituito la puntuale risposta dell’Università italiana alle azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale della scuola finalizzate all'acquisizione delle conoscenze e delle competenze relative a «Cittadinanza e Costituzione», previste dall’art.1 della Legge n. 169 del 30 ottobre 2008, il cui testo recita:

“1. A decorrere dall'inizio dell'anno scolastico 2008/2009, oltre ad una sperimentazione nazionale, ai sensi dell'articolo 11 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all'acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a

«Cittadinanza e Costituzione», nell'ambito delle aree storico-geografica e storico- sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse. Iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell'infanzia”.

1-bis. Al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta costituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale”.

Nella definizione dei programmi di insegnamento si è tenuto conto degli orientamenti espressi nel

«Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”» presentato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca il 4 marzo 2009, dove si trovano ampi riferimenti alla cultura costituzionale, europea e internazionale dei diritti umani e dove vengono indicati quali fondamentali “assi” della cittadinanza la dignità della persona e i diritti umani, l’identità e l’appartenenza, l’alterità e la relazione, la partecipazione e l’azione.

Si è altresì tenuto conto di alcune pietre miliari della produzione normativa delle istituzioni internazionali in materia: Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966), Convenzione internazionale sui diritti dei bambini (1989), Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali (1950), Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2000), Raccomandazione dell’UNESCO sull’educazione per la comprensione, la cooperazione e la pace internazionali e sull’educazione relativa ai diritti umani e alle libertà fondamentali (1974), Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti umani e le

*

(8)

libertà fondamentali universalmente riconosciuti (1998), Programma mondiale per l’educazione ai diritti umani lanciato delle Nazioni Unite nel 2005.

Il Corso è stato articolato in nove insegnamenti: Diritti umani, dialogo interculturale, cittadinanza plurale nella strategia delle istituzioni multilaterali (Prof. Antonio Papisca), I diritti umani nella Costituzione repubblicana e nel vigente diritto internazionale (Prof. Paolo De Stefani), Il ruolo della società civile per la democratizzazione dello spazio glocale (Prof. Marco Mascia), Diritti umani e dialogo interreligioso (Prof. Vincenzo Pace), Cittadinanza europea, globalizzazione, multi-level governance (Prof. Léonce Bekemans), Cittadinanza, gruppi vulnerabili e inclusione sociale (Prof.ssa Paola Degani), Politica internazionale dell’educazione (Prof.ssa Annalisa Pavan), Diritti umani e sport (Avv. Jacopo Tognon), Didattica dei diritti umani (Prof.ssa Amelia Goffi).

Il compito che gli insegnanti allievi del Corso si sono democraticamente assunti, e che è stato portato avanti parallelamente all’impegno ordinario di frequenza e di studio, è consistito nel predisporre un testo di materiali e orientamenti rivolti a docenti di scuola superiore di secondo grado per l’insegnamento della disciplina di Cittadinanza e Costituzione.

Questo lavoro si è sviluppato sulla base di un approccio originale che interpreta le categorie di

“Cittadinanza” e “Costituzione” alla luce del paradigma fondamentale a cui entrambe si richiamano:

quello della dignità della persona e della tutela e promozione dei diritti che le ineriscono. Un paradigma che ritroviamo con la stessa sostanza nella Costituzione repubblicana e nel vigente diritto internazionale dei diritti umani. Questa scelta è in linea con i più recenti orientamenti pedagogici in materia, messi a punto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, dall’Unesco e dal Consiglio d’Europa. Particolarmente significativa è la Carta Europea sulla Educazione per la Cittadinanza Democratica e l’Educazione ai Diritti Umani, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa l’11 maggio 2010.

All’interno di questa cornice, il Corso di Alta Formazione ha posto l’accento sul nesso esistente tra il paradigma universale dei diritti umani e l’esercizio della cittadinanza attiva e responsabile, mettendo in evidenza il processo di saldatura in atto tra le norme del diritto internazionale dei diritti umani, la Costituzione repubblicana e gli ordinamenti di regioni, province e comuni. Un’attenzione particolare è stata data alla ricostruzione storica del fertile, sinergico collegamento operatosi tra l’elaborazione della Costituzione italiana e l’elaborazione della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il significato e le modalità di sviluppo della democrazia rappresentativa e partecipativa lungo un percorso che parte dalla città e arriva fino all’Unione Europea e all’ONU hanno caratterizzato in maniera trasversale il lavoro degli insegnanti. Il contesto di riferimento istituzionale, in funzione di buon governo, è stato quello della governance multi-livello, al cui interno sono sempre più sollecitati ad operare gli stati, i governi regionali e locali, le organizzazioni internazionali governative e nongovernative.

Un capitolo importante riguarda le trasformazioni in atto dello statuto e della pratica della cittadinanza democratica, alla luce sia del vigente Diritto internazionale dei diritti umani sia degli accelerati processi di multiculturalizzazione delle nostre società. Il concetto di cittadinanza plurale e quello di un superiore grado di consapevolezza civica e politica nei contesti multiculturali fornisce puntuali indicazioni su modalità pratiche di dialogo interculturale nella città inclusiva.

Viene sottolineata la necessità di dare rinnovata attenzione alla “pedagogia dell’esempio” quale forte stimolo educativo per l’esercizio di ruoli di cittadinanza attiva, partendo dall’identità dello Human Rights Defender quale elucidata e legittimata dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite “sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti”.

Il presente volume è organizzato in quattro parti: concetti chiave, la normativa dalla città all’ONU, le istituzioni dalla città all’ONU, le politiche per i diritti umani. Ciascuna parte è articolata in schede che affrontano diverse aree tematiche. Rilevante, per la fruibilità e la chiarezza del lavoro, la scelta di costruzione del discorso intorno ad alcune espressioni-chiave, uguali in ogni scheda: “In breve”,

“È necessario sapere”, “Normativa di riferimento”, “Approfondimenti”, “Pedagogia dell’esempio”,

“Didattica esperienziale”. Ciascun insegnante ha elaborato più schede, tenendo conto sia degli

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insegnamenti proposti, sia delle competenze di cittadinanza da attivare, sia della didattica specifica con cui poter concretizzare le indicazioni nelle classi.

Quanto viene presentato si configura come un lavoro in progress: si tratta di “materiali”, dai quali è possibile trarre spunti, motivi di ispirazione, dati da utilizzare per la propria formazione di docenti e anche, eventualmente, per la predisposizione di un curricolo. Lo specifico interesse di questo esercizio risiede nella articolazione dei temi, nella coerenza dell’approccio seguito - i diritti della persona secondo una prospettiva “glocale” e di cittadinanza plurima -, nell’orientamento verso la formazione di competenze in capo ai docenti e ai futuri discenti, pienamente spendibili in un ambiente europeo e transnazionale, rinviando ad altre sedi per i tradizionali approcci di diritto costituzionale.

Il presente sussidio ha i pregi e le carenze tipiche di un lavoro rigorosamente collettivo, realizzato in tempi ristretti e con grande passione intellettuale e pedagogica. I docenti coinvolti in questo progetto hanno “scoperto” la portata euristica ed educativa del paradigma universale dei diritti umani e se ne sono impadroniti tanto da farne qualcosa di più di un semplice “filo rosso” tra i vari contenuti disciplinari: ne hanno fatto il nucleo fondativo e propulsore della materia “Cittadinanza e Costituzione”, in sintonia con le più avanzate frontiere pedagogiche internazionali.

Ai docenti che hanno scritto queste pagine e alla prof. Amelia Goffi che ha complessivamente coordinato il loro lavoro vanno il plauso e la gratitudine del Centro diritti umani dell’Università di Padova.

Si consegnano questi “Materiali” alla comunità dei docenti italiani, nell’auspicio che il laboratorio di Cittadinanza e Costituzione trovi sempre più fertile ed estesa coltivazione.

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1 - Concetti chiave

Romeo Ferrari (coordinatore), Carla Maria Cecchini, Laura Chiozzini, Marina Cenzon, Claudia Parapetto

Premessa

1.A - Diritti umani e dignità della persona

1.B - Cittadinanza plurima / rispetto per la diversità / concetto di dialogo interculturale

1.C - Principio di non discriminazione, etica dell’Inclusione /esclusione sociale

1.D - Stato di diritto, Stato sociale

1.E - La Democrazia

1.F - Responsabilità personale e sociale, responsabilità di proteggere, sicurezza

1.G - Diritti e garanzie

1.H - La Costituzione italiana

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Premessa

“La scuola deve essere intesa quale comunità educante all’interno della quale gli studenti e le studentesse - soggetti centrali dell’educazione e dell’istruzione – hanno l’opportunità di crescere sul piano umano e culturale, e quale istituzione che persegue l’obiettivo di formare cittadini e cittadine solidali e responsabili; aperti alle altre culture e pronti ad esprimere sentimenti, emozioni e attese nel rispetto di se stessi e degli altri; capaci di gestire conflittualità e incertezza e di operare scelte ed assumere decisioni autonome agendo responsabilmente.” (Documento di indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, 4 marzo 2009, pag.14)

La Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18.12.2006, relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente individua, tra le otto competenze chiave da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria, le competenze sociali, affermando che esse implicano anzitutto “competenze personali, interpersonali e interculturali, che riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche di risolvere i conflitti, ove ciò sia necessario.

La competenza civica dota le persone degli strumenti per partecipare appieno alla vita civile, grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica”.

Nel proporre alcuni percorsi e piste di lavoro per l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione il punto di partenza non può che essere l’approfondimento di alcuni concetti chiave, la cui conoscenza è essenziale al docente per programmare il proprio intervento didattico.

Tra i numerosi possibili, si sono individuati i seguenti:

- diritti umani;

- dignità della persona umana;

- cittadinanza;

- dialogo interculturale;

- discriminazione ed inclusione;

- stato di diritto e stato sociale;

- democrazia;

- garanzie;

- responsabilità

- storia e principi della Costituzione repubblicana .

Le riflessioni ed i materiali qui proposti possono anche essere utilizzati per l’acquisizione delle conoscenze da parte degli studenti. Va sottolineato tuttavia che le conoscenze, particolarmente in questo ambito, costituiscono solo un punto di partenza. L’educazione alla Cittadinanza ed alla Costituzione deve necessariamente coinvolgere la persona nella sua interezza e perciò risolversi in pensiero critico, mutamento di atteggiamenti, comportamenti e punti di vista, azione concreta.

In tale quadro l’educazione alla Cittadinanza e alla Costituzione, lungi dal risolversi in un’ora settimanale dedicata alla materia, deve essere considerata un compito comune dei docenti, dei dirigenti scolastici, delle istituzioni, della comunità tutta, in un dialogo allargato tra forze tutti i soggetti coinvolti. In particolare, è responsabilità di ciascun singolo docente nel Consiglio di classe

L’educazione: l’utopia necessaria

“Di fronte alle molte sfide che ci riserva il futuro, l’educazione ci appare come un mezzo prezioso e indispensabile che potrà consentirci di raggiungere i nostri ideali di pace, libertà e giustizia sociale.”

JacquesDelors da L’educazione è un tesoro,

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concordare le finalità e gli obiettivi e progettare le attività e le azioni da realizzare in sinergia, nella convinzione che i valori possono essere trasmessi solo se sono parte integrante del proprio vissuto.

La scuola in tale ambito non può esaurire al proprio interno la funzione di educare alla Cittadinanza, ma deve aprirsi al territorio per cogliere opportunità, stabilire relazioni ed individuare settori in cui sia possibile per gli studenti esercitare una cittadinanza attiva.

Il Piano dell’Offerta Formativa di ogni istituto potrebbe costituire uno strumento, condiviso da docenti, studenti e famiglie, da utilzzare a questo fine e perciò rappresentare una carta dei valori di riferimento per tutti, su cui far convergere i progetti specifici d’istituto, le attività trasversali e i singoli progetti didattici ed educativi.

Solo una reale condivisione di valori ed obiettivi può orientare l’azione educativa alla costruzione del cittadino attivo, partecipe e responsabile, in grado di costruire la propria identità in un’ottica di apertura alla ricchezza delle diversità, capace di essere solidale e di affrontare le complessità del mondo contemporaneo.

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1 A - Diritti umani e dignità della persona

1 - Un capovolgimento di prospettiva

Il 1945 segna, a livello globale, una rivoluzione per quanto riguarda la teoria e la pratica dei diritti della persona. Prima di tutto avviene il riconoscimento giuridico internazionale dei diritti fondamentali con la Carta delle Nazioni Unite, dal quale Preambolo leggiamo, infatti:

" Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi

a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità,

a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole,

a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti,

a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà,

Costituzione della Repubblica Italiana (1948) Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

….

Dichiarazione Universale dei diritti umani (1948) art.1

“ Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti ”

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e per tali fini

a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale,

ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune,

ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini”.

Anche in Italia, si procede alla formulazione e poi alla proclamazione della nuova Costituzione della Repubblica Italiana, ad opera dell’Assemblea Costituente (1946-1947), (vedi schede 1.H e 2.A)

con l’intento di porre le basi del nuovo Stato, di un'Italia diversa, in i valori che avevano ispirato la Resistenza e la lotta contro il nazifascismo, i valori della democrazia, della libertà, della giustizia sociale e della solidarietà, fossero posti alla base della nuova società a cui la maggioranza degli italiani aspirava.

Il 1° gennaio 1948 la nuova Costituzione entra in vigore. Per la prima volta gli italiani avevano una Costituzione elaborata direttamente dai loro rappresentanti liberamente e democraticamente eletti, che si basa su “… valori, riguardanti i diritti inviolabili dell’uomo e i principi fondamentali della vita democratica [. La Carta costituzionale] dette luogo a quella che è stata definita ‘l’etica repubblicana’, la quale ha fatto tesoro della tradizione liberale, del solidarismo cristiano e delle esigenze egualitarie della sinistra marxista”(Maddalena, 2009)

Questi stessi valori sono alla base della riflessione internazionale negli anni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale.

I diritti umani emergono come esigenza concreta di una nuova prospettiva sociale, e vennero formulati, per la prima volta, in un consesso internazionale e secondo una prospettiva estesa a tutti gli uomini e popoli della terra, con la Dichiarazione Universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948. Leggiamo nel Preambolo la volontà comune del raggiungimento di una pace positiva, volontà che anche l’Italia ha dichiarato e dimostrato di aderire appunto con la Costituzione repubblicana:

L’Assemblea Generale proclama

la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi

di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli

degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

Di fronte all’immane tragedia del secondo conflitto mondiale, i due documenti internazionali, la Carte delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani, compirono la rivoluzione di scardinare l’impianto statocentrico del diritto e delle relazioni internazionali, fondato sulla sovranità degli stati, e di porre al centro del nuovo ordine internazionale gli uomini - tutti gli uomini indistintamente - nella loro integrale, complessa e viva molteplicità di attitudini, versatilità, istanze, bisogni, aspirazioni e identità.

Questo cambiamento di paradigma, anche se può apparire come il semplice risultato dell’elaborazione teorica di un gruppo ristretto di studiosi e di specialisti della materia giuridica internazionale, in realtà fu l’esito di un percorso plurisecolare fatto di riflessioni, ricerche e teorizzazioni, che ha tematizzato l’uomo, il suo valore e la sua identità.

In particolare, la Carta delle Nazioni Unite segnò la rottura radicale con il paradigma del potere della forza elevata a diritto, da sempre operante accordi nelle relazioni internazionali soprattutto attraverso il principio della ragion di stato, e diede avvio al processo di giuridicizzazione del valore supremo, in-condizionato, mondo della persona umana, facendo valere, anche a livello internazionale, il paradigma della forza del diritto.

Con la loro proclamazione avvenuta nella Dichiarazione del 1948, i diritti umani iniziano ad essere riconosciuti e garantiti universalmente, dando origine al nuovo diritto internazionale dei diritti umani: diventano ius positum internazionale (vedi nel cap.2 la scheda “Codice internazionale dei diritti

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economici, sociali e culturali approvati nel 1966 ed entrati in vigore a livello internazionale nel 1976.

Solo i diritti umani, nell’attuale fase storica, possono garantirci dalle insidie e dai rischi di derive disumanizzanti, razionali o irrazionali, e costituiscono l’unica via che può promuovere l’uomo nella sua integralità e nella radicalità della sua essenza: siamo effettivamente entrati nell’età dei diritti, come ha felicemente titolato la sua raccolta di saggi sull’argomento N.Bobbio (1990).

2 - Che cosa sono i diritti umani

Il riferimento più diretto è ai 30 articoli contenuti nella Dichiarazione Universale dei diritti umani.

In tale documento, i diritti umani sono “verità pratiche” e comprendono sia la categoria dei diritti civili e politici, sia quella dei diritti economici, sociali e culturali.

Per diritti umani si intendono quei bisogni essenziali della persona, che devono essere soddisfatti perché la persona possa realizzarsi dignitosamente nella integralità delle sue componenti materiali e spirituali. In ragione della loro essenzialità, la legge riconosce questi bisogni come diritti fondamentali e fa obbligo sia alle pubbliche istituzioni - a cominciare da quelle dello stato - sia agli stessi titolari dei diritti di rispettarli.

I diritti umani non sono dunque una creazione o un artifizio legalistico, ma un dato ontico che preesiste alla legge scritta e che pertanto non può da questa essere creato o costruito - come accade, per esempio, per i cosiddetti diritti soggettivi -, bensì soltanto "riconosciuto". In altri termini, i diritti umani attengono al patrimonio genetico della persona, di ogni persona, non ne sono un accessorio che oggi c'è e domani può non esserci.

Antonio Papisca ABCDiritti umani, al sito: http://www.centrodirittiumani.unipd.it/a_materiali/scuola/abc/2.html

3 - I caratteri comuni dei diritti umani

Tutti i diritti umani, per il fatto di derivare dalla medesima radice della dignità della persona, presentano alcuni caratteri comuni che concorrono a identificarli, distinguerli e a renderli profondamente differenti rispetto a tutti gli altri diritti o libertà.

Tutti i diritti umani sono:

INNATI

I diritti umani sono dichiarati innati in quanto ineriscono costitutivamente l’essenza umana: non sono concessi da una autorità statale ma appartengono a ciascun essere umano, esplicitano la soggettualità (la dignità) di ogni persona umana, sia in quanto singolo individuo, sia nella sua natura strutturalmente relazionale di membro della famiglia umana.

UNIVERSALI

I diritti umani appartengono ad ogni essere umano. Pertanto gli competono indipendentemente dall’etnia, dal popolo, dalla nazione o da altro gruppo di appartenenza, ma anche gli appartengono indipendentemente dalla condizione socio-economica, dal genere e da qualsiasi altra peculiarità che connota ogni singola persona.

Tutti i diritti sono riconosciuti a tutti, perché tutti gli uomini sono, da questo punto di vista, uguali.

Le differenze individuali, che si radicano sulle ascendenze storico-culturali ed anagrafiche di ciascuno, esprimono ed esaltano la sua unicità. Il concetto di uguaglianza fra le persone umane,

“soggetti” individuali, è radicalmente diverso rispetto alla nozione di uguaglianza tra “oggetti”: gli uomini sono uguali perché differenti e non perché identici. La dimensione del “noi” è insita in quella dell’”io”.

INVIOLABILI E INALIENABILI

Nessuna persona può essere privata dei diritti umani, né il loro esercizio può essere limitato o sottoposto a condizionamenti irragionevoli, poiché in tutti i casi si verrebbe a compromettere o a negare nella sostanza l’identità reale della persona: la sua dignità risulterebbe inagita o rimarrebbe parzialmente inespressa, oppure verrebbe stravolta. Tutti i diritti umani sono le concrezioni

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plastiche, vive, della dignità umana - la sostanziano materialmente - e concorrono al soddisfacimento dei bisogni vitali costitutivi della persona.

Ne consegue che la privazione di un diritto umano e/o la limitazione del suo esercizio non costituiscono una semplice lesione inferta alla persona, ma si configurano come una vera e propria negazione della medesima.

INTERDIPENDENTI E INDIVISIBILI

I diritti umani sono molteplici e nettamente distinti tra di loro, ma non si possono dividere, poiché sono strutturalmente uniti: ognuno di essi, attraverso il suo pieno esercizio, esprime e conferisce realtà alla variegata e dinamica identità (dignità) di ogni persona.

La loro reciproca dipendenza esclude qualsiasi gerarchia tra le differenti “categorie” dei diritti umani: i diritti civili, politici, sociali, economici, culturali sono tutti egualmente necessari e indispensabili per la concreta promozione e la libera realizzazione della persona. Ciascun diritto vi concorre interagendo con tutti gli altri. Ad esempio: il diritto ad essere giudicato in modo imparziale, non ha valore se la persona non vede riconosciuto il proprio diritto ad una libera informazione, se non ha accesso all’istruzione, se non gode di libertà di pensiero, ecc..

Questo comporta che non è possibile violare, ridurre o peggio eliminare alcuni diritti per garantirne o promuoverne altri.

4 - Il valore assoluto della persona umana

La dottrina dei diritti umani si fonda su un principio ab-solutus, ossia sciolto, slegato da tutto, ma a cui tutto fa capo e da cui tutto dipende: la “sacralità” della persona umana, giuridicamente codificata nel principio della dignità.

L’uomo è valore assoluto - il supremo valore - solo per il fatto di essere uomo; egli è, quindi, principio originario, incondizionato e autosussistente e la sua assolutezza è istituita dall’uomo stesso.

Le società fondano e fissano il principio-valore della persona e di tutti i conseguenti diritti umani mediante un atto radicalmente e integralmente umano, ossia libero, che consiste nel credere che ogni uomo è il supremo valore. La Carta delle Nazioni Unite, infatti, afferma nel Preambolo, come abbiamo visto sopra: “la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana”.

Il riconoscimento del valore della dignità-persona e dei diritti umani è un atto eminentemente umano e pertanto polivalente: cognitivo, etico, culturale, politico, giuridico, esistenziale. Esso coinvolge e mobilita la persona nella sua integralità; non si configura, pertanto, come un atto meramente cognitivo o circoscritto alla sfera giuridica.

La dignità di ogni uomo è agita e opera attraverso l’esercizio consapevole, libero e responsabile dei diritti umani.

In questo senso i diritti umani, intesi come supremi valori, non derivino da qualche teoria filosofica, né siano assunti da alcuna religione o suggeriti, se non imposti, da qualche necessità naturale.

Compete alla libertà incondizionata di ogni singolo uomo dare un senso, un fondamento, una ratio ultima, teorica e/o materiale, ai diritti fondamentali della persona e dei popoli, che sono universalmente e giuridicamente riconosciuti. L’atto di fondazione dei diritti umani è esso stesso esercizio dei diritti umani. Tale fondamento potrà esse ricercato in una particolare filosofia, in una religione, in giudizi di tipo scientifico o in considerazioni di opportunità politica, ecc. In ogni caso, la dottrina dei diritti umani si propone quale punto d’incontro, prettamente umano, a cui ogni persona può giungere individualmente e/o comunitariamente, attraverso percorsi originali e radicati su teorie o credenze talvolta molto lontane tra di loro se non addirittura configgenti o antitetiche. In questo risiede il loro peculiare carattere trans-culturale e la loro universalità.

5 - I diritti specifici

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Si sente spesso parlare di diritti dei bambini, delle donne ecc., come si trattasse di argomenti differenti dai diritti umani, oppure come se i diritti umani si risolvessero completamente in una di queste specificità (nelle scuole spesso la Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia viene letta come documento base sui diritti umani, come se degli altri non servisse fare menzione).

Chiariamo subito che non si tratta di norme diverse e irriducibili le une alle altre, ma di una lettura degli stessi diritti fondamentali con una particolare attenzione ad alcune specificità.

Successivamente alla proclamazione della Dichiarazione Universale, infatti, ed in particolare negli anni ’70 -’90, si è avuto un processo di specificazione dei diritti umani mediante il quale i diritti sono stati ‘interpretati’ per speciali categorie di persone, per speciali condizioni, per speciali diritti.

Mediante tale processo, e ferme restando tutte le caratteristiche inerenti i diritti fondamentali, si passa ‘dai diritti uguali per tutti ’ ai ‘diritti delle differenze‘, secondo la definizione di Norberto Bobbio (1990).

Si tratta di una differenziazione puramente strumentale, quindi, che non modifica il paradigma di fondo: lo dimostra il fatto che le Convenzioni relative agli specifici diritti contengono sistematici riferimenti alla Dichiarazione Universale ed ai due Patti del 1966, il Codice Internazionale dei diritti umani (v. schede 2.B e 2.C).

Gli strumenti giuridici di specificazione, dunque, sono relativi a:

speciali diritti (Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni discriminazione razziale, 1965 — Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme d’intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o il credo, 1981 — Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, 1984; convenzione contro le sparizione forzate, 2006…)

speciali categorie (Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne, 1979 — Convenzione sui diritti dell’infanzia, 1989 — Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche, 1992 — Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene 2007, Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, 2006 ….)

speciali condizioni (Convenzione sullo stato dei rifugiati, 1951 - Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori emigranti e dei membri delle loro famiglie, 1990… )

- Carta delle Nazioni Unite, 1945

- Dichiarazione universale dei diritti umani, 1948

- Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, 1966 - Patto internazionale sui diritti civili e politici, 1966

- Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, 1989 - Dichiarazione di Vienna e Programma d’azione, 1993 - Costituzione italiana, 1948

IL PRINCIPIO DELLA DIGNITA’

Il concetto della dignità della persona costituisce, come afferma A. Cassese, “l’essenza, il cuore della dottrina dei diritti umani”. La Dichiarazione di Vienna del 1993 afferma nel preambolo che

“tutti i diritti umani derivano dalla dignità e dal valore inerente della persona umana“ e “la persona umana è il soggetto centrale dei diritti umani e delle libertà fondamentali “.

Dalla dignità derivano, quindi, e in essa trovano la loro giustificazione tutti i diritti-valori della persona, sia essa intesa nella sua dimensione individuale sia concepita nella sua inscindibile dimensione sociale, nonché nei suoi rapporti vitali con l’ambiente e l’universo intero.

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La dignità umana è la ratio essendi - la ragion d’essere - dei diritti umani, ne è il fondamento ontologico: secondo A. Papisca i diritti umani sono intesi come “funzionali” alla persona; essi sono

“bisogni essenziali della persona, che devono essere soddisfatti perché possa realizzarsi dignitosamente nella integralità delle sue componenti materiali e spirituali” (Papisca, 2002). Sono concepiti, quindi, come bisogni dell’uomo, che domandano di essere innegabilmente e pienamente soddisfatti, poiché sono costitutivi dell’essere umano, ne ineriscono strutturalmente l’essenza e ne sostanziano la dignità, e il loro soddisfacimento consente alla persona la sua effettiva concretezza e reale identità.

L’uomo, come ben sappiamo, si trova nella reale possibilità di rendere strumento d’uso la propria dignità, se non addirittura di sopprimerla e servirsi di tutte le sue prerogative in funzione di una propria facoltà o di un suo singolo diritto.

Poiché tutti i diritti dipendono dalla persona-dignità, essa non può mai subordinarsi ad alcuno di essi; non può mai, quindi, essere assunta in un rapporto strumentale o funzionale alla loro realizzazione.

LE DIFFERENTI “GENERAZIONI” DEI DIRITTI UMANI

K. Vasak ha distinto i diritti umani in tre generazioni, a cui negli ultimi anni ne è stata aggiunta una quarta, che concerne in modo particolare i recenti sviluppi della ricerca scientifica in campo genetico e le innovazioni tecnologiche nell’informazione.

La divisione è dovuta sia alla successione temporale degli atti di riconoscimento formale dei vari diritti, sia al diverso grado di efficacia degli strumenti di tutela, ed esprime i rilevanti mutamenti di prospettiva e le differenti tipologie e livelli di rapporto, che vanno a connotare e ad intrecciare le quattro generazioni.

Le generazioni dei diritti umani

Ia generazione:

I DIRITTI CIVILI E POLITICI

O DELLA LIBERTA

Si tratta dei diritti alla vita, alla identità personale, alla riservatezza (privacy), alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, al voto, alla libertà associativa, alle cosiddette garanzie processuali.Sono i diritti di più antico riconoscimento sul piano interno, a partire dalla Dichiarazione dei diritti della Virginia del 1776 e dalla Dichiarazione francese del 1789.

I diritti di prima generazione sono anche definiti libertà, poiché consistono

fondamentalmente nella possibilità di esercitare prerogative ed attitudini proprie di ogni singola persona.

Giuridicamente questi diritti si possono distinguere in libertà “negative“, che comportano l’essere immuni o esenti da qualcosa, e in libertà “positive“, che invece prevedono e garantiscono la possibilità di fare qualcosa. Le prime mirano a limitare il potere o a impedire (negare) possibili interventi dello stato, come ad esempio l’arresto arbitrario, la

discriminazione, la schiavitù o la tortura; le seconde assicurano la possibilità di esercitare alcuni diritti quali, ad esempio, la libertà di pensiero, di parola, associazione, religione, riunione, stampa, movimento. I diritti negativi rivendicano uno spazio di libertà dallo stato, precisa N.Bobbio, i diritti positivi, invece, propugnano un’idea positiva di libertà intesa come autonomia o libertà nello stato.

IIa generazione:

I DIRITTI

ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI O DELLA RESPONSABILITA’

Sono i diritti all'alimentazione, alla casa, all'educazione, al lavoro, alla salute, all'assistenza, ecc. I primi riconoscimenti di questi diritti si ebbero in taluni Stati europei a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Sono definiti come diritti positivi perché la loro realizzazione implica atti di intervento da parte delle pubbliche istituzioni.

I diritti di seconda generazione o della responsabilità sono i diritti della persona nella sua

“giovinezza” storica: l’individuo scopre di non essere un atomo di egoismo, bensì di essere costitutivamente relazione. Scopre che la sua libertà non finisce dove inizia quella dell’altro, ma inizia dove comincia quella dell’altro.

La Dichiarazione del 1948 afferma, nell’articolo 29, che il libero e pieno sviluppo della personalità di ogni uomo è conseguibile solo nella comunità, “…nella quale soltanto è possibile il libero pieno e sviluppo della sua personalità”. Il libero e pieno sviluppo della personalità postula la rivendicazione di condizioni economiche, sociali e culturali che ne garantiscano la realizzazione.

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IIIa generazione:

I DIRITTI PLANETARI

O DELLA FAMIGLIA UMANA

I diritti di terza generazione chiedono la revisione della stessa nozione di diritto, in particolare del diritto internazionale fondato sulla sovranità degli stati, e hanno come soggetto attivo non più solo gli individui intesi nella loro singolarità o in relazione alla comunità o gruppo di appartenenza, ma anche i popoli in relazione sia all’intera umanità sia nei rapporti con i singoli uomini sia, ancora, nei rapporti con l’ambiente.

I maggiori propugnatori dei nuovi diritti sono gruppi, associazioni, ONG, reti, movimenti, che chiedono e rivendicano un rapporto nuovo con la politica e propongono o praticano forme di democrazia partecipativa.

Si tratta dei diritti alla pace, allo sviluppo e all’ambiente.

Papisca, A.(2003), Prefazione a “Educare alla pace e ai diritti umani: il mandato” (Tascabili del Centro diritti umani)

− Pavan, A. (a cura di), (2003), Dire persona (Bologna, il Mulino) Maritain, J. (2003), L’uomo e lo stato (Milano, Vita e Pensiero ) Bobbio, N.(1997), L’età dei diritti umani (Torino, Einaudi) Cassese, A., I diritti umani oggi (2005) (Bari, Laterza)

Zanghi’, C., La protezione internazionale dei diritti dell’uomo (2005) (Torino, Giappichelli) Cardia, C. (2005), Genesi dei diritti umani ( Torino, Giappichelli)

- per riferimenti normativi e tematici: www.centrodirittiumani.unipd.it - Papisca, A., abc diritti umani, al sito

http://www.centrodirittiumani.unipd.it/a_materiali/scuola/abc/indice.html

- Papisca A., Lo Ius Novum Universale: alle radici della cultura dei diritti umani e della pace, http://www.centrodirittiumani.unipd.it/a_materiali/scuola/corso08/AP_IusNovum.pdf

ACCANTO AGLI ULTIMI

“Fai strada ai poveri senza farti strada”

Don Lorenzo Milani fu insigne esempio di etica della testimonianza dei più alti valori civili e democratici, come indicati dalla Dichiarazione universale e da tutto il Codice internazionale dei diritti umani, così come dalla Costituzione italiana, e li mise in atto con la sua opera di educatore e di insegnante nel piccolo paese montano di Barbiana.

Costantemente fedele alla sua missione religiosa di prete cattolico, egli agì sempre con spirito laico e mai confuse, anche nelle sue battaglie di avanguardia, come la difesa della obiezione di coscienza contro il servizio di leva, le due funzioni di cittadino della Repubblica italiana e di uomo della gerarchia ecclesiastica. Nella lettera di risposta ai cappellani militari, scrisse: “Non voglio in

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questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa. Mi riferirò piuttosto alla Costituzione”.

Egli si pose dalla parte degli ultimi, più esattamente accanto a loro, senza assumerne, quindi, la guida o altra forma di leadership, e intraprese con quelle giovani persone, che avevano fame di scuola, un lungo, incessante e non sempre agevole cammino di emancipazione da uno stato di ignoranza, che li costringeva in una condizione di emarginazione sociale, li escludeva dallo sviluppo economico e li rendeva “afasici”, quindi assenti sul piano del confronto e della partecipazione politica.

Don Lorenzo Milani si prese cura dei poveri perché vie che essi, pur disponendo formalmente dei diritti civili e politici, non erano in grado di esercitarli, poiché gli abitanti di quel paesino mancavano di ciò che poteva consentire loro un esercizio realmente consapevole, ossia critico, libero e responsabile della cittadinanza: l’istruzione.

Il fine della scuola, secondo il prete di Barbiana, è fare in modo che i ragazzi, attraverso l’informazione, l’apprendimento critico, l’acquisizione e l’uso competente della lingua (il possesso della parola), possano giungere a formarsi menti scaltrite, spiriti aperti e sensibili e diventare, così, persone realmente padrone di sé e cittadini effettivamente sovrani.

Egli colse lucidamente la strutturale interdipendenza attiva tra i diritti di prima e di seconda generazione, come i suoi stessi allievi rilevano, nella Lettera ad una professoressa, quando evidenziano i dati dei diplomati nella scuola media superiore: 30 su 30 i figli di imprenditori e liberi professionisti, 7,6 su 30 i figli di dirigenti e impiegati, 3,7 i figli di lavoratori in proprio, 0,8 su 30 i figli di lavoratori dipendenti.).

Egli invoca l’articolo 3 della Costituzione Italiana che assegna allo Stato (e quindi anche alla scuola) il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Don Milani combatte la scuola classista e autoreferenziale dei ricchi, “che vive fine a se stessa”, dove si studia solo per il voto e l’unica preoccupazione è il conseguimento del titolo di studio, concepito e perseguito come strumento di potere e di prestigio

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DIDATTICA ESPERIENZIALE Tematica: Violazione dei diritti fondamentali (scheda 1.A) Contenuto / percorso didattico proposto :Il lavoro minorile Competenze promosse:Lavoro cooperativo; capacità di riconoscere ed esprimere le proprie idee; capacità di analizzare criticamente le informazioni e le fonti; competenze nella gestione delle diverse informazioni e diverse fonti; Sviluppo del pensiero critico attraverso l’accettazione di punti di vista differenti, l’analisi dei comportamenti e degli atteggiamenti e la ricerca di affinità di pensiero. Spunti metodologici Materiali utili finalità della proposta didattica è quella di stimolare l’interesse, la curiosità nei giovani, nonché favorire una otiva grazie all’uso di dati statistici, informazioni e immagini, del gioco di ruolo. obiettivo è quello difornire i dati essenziali sul lavoro minorile e le informazioni necessarie a comprendere la essità delle problematiche inerenti a questo fenomeno. gioco di ruolo non ha la pretesa di esaurire tutti gli aspetti delle problematiche proposte, ma fornisce chiavi di più attente a realtà che sulla carta (cfr. Costituzioni, Convenzione, Protocolli,…) paiono scontate e che sono ruolo n gruppo rappresenta uno stato o un gruppo di stati (es. Italia, Europa, USA, Cina,…) coordinandosi omamente al fine di reperire informazioni da fonti diverse (dossier, fascicoli, studi, statistiche, rapporti o aver dibattuto ed essersi confrontati, il gruppo compila una breve riflessione che evidenzi la propria ne condivisa circa la situazione della legislazione del paese/gruppo di paesi che rappresentano riguardo i diritti derati. n gruppo nomina un proprio portavoce che deve partecipare alla seduta di una Commissione, coordinata segnante, per confrontare le riflessioni del proprio gruppo con gli altri portavoce; tutti gli altri sono uditori che, il diritto di intervenire, raccolgono i dati emersi e la documentazione raccolta, collaborando alla successiva one di un ipertesto. ne presentato in una seduta plenaria dell’ILO (…..) in cui l’ambasciatore e/o portavoce di ciascuno po di stati presenta la situazione esistente relativamente al lavoro minorile; la Commissione dell’ILO, h’essa da studenti, giudicherà i risultati raggiunti o sanzionerà la mancanza di progressi relativamente pegni sottesi alla ratifica delle Convenzioni internazionali. entazione ipertestuale, eventualmente corredata da fotografie e video, potrà essere proposta agli allievi di i dell’istituto che non sono state coinvolte in questo lavoro al fine di sensibilizzarli alla problematica. ultimo dell’attività è quello di sensibilizzare gli allievi per attivare una collaborazione con le associazioni di altre presenti sul territorio) al fine di intervenire in situazioni di disagio (vicine o lontane).

Sitografia utile www.scream.pisa.it:8080/archivio/accordi- convenzioni/dichiarazione-di-lucca/dichiarazione-di- lucca/switchLanguage?set_language=it Dichiarazione di Lucca 2003 http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/584 Gli obiettivi di sviluppo del millennio http://www.ilo.org/public/italian/region/eurpro/rome/aboutilo/index.htm ILO: cosa è e cosa fa - Guida in formato pdf www.ilo.org/ipec/Organizzazione Internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile http://www.ilo.org/ipec/Campaignandadvocacy/Scream/lang-- en/index.htm Sito Web dell’ILO sul programma relativo al supporto ai minori attraverso l’educazione, l’arte, i media http://www.12to12.org/ http://www.minori.it/ Centro di documentazione nazionale per l’infanzia e l’adolescenza www.unicef.it www.amnesty.it Si può prendere visione di un Percorso didattico, ideato ed elaborato da Luca Cristaldi - Responsabile Educazione allo Sviluppo del VIS, per studenti di 13 - 18 anni ne sulle cause e sugli effetti del fenomeno, attraverso l’utilizzo di approfondimenti, foto, ipertesti, link. Al sito: http://www.volint.it/scuolevis/percorsi/lavminori/intro.htm

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