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Gli Enti Locali

2. Il GECT: Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale

Come abbiamo già accennato nel capitolo

precedente (v. la scheda 2.B “Statuti comunali, leggi

regionali”), il Regolamento comunitario 1082 del

luglio 2006, per lo sviluppo dei Gruppi europei di cooperazione territoriale, i c.d. GECT, che recepisce quasi alla lettera quanto indicato dal Congresso del Consiglio d’Europa, avvia una forma di collaborazione di tipo sovranazionale con le Nazioni limitrofe dell´Unione europea; il Comitato delle Regioni il 6 luglio 2008, nella città di Vigo, in Galizia (Spagna), ha promosso il seminario europeo sulle prospettive future dei Gect dove è emersa chiaramente la volontà, non solo delle Regioni europee, ma anche di Parlamento e Commissione Ue di richiamare gli Stati nazionali all´impegno di recepire il nuovo Regolamento Ue per la creazione dei Gruppi di cooperazione territoriale.

I responsabili del GECT si assumono la “responsabilità di proteggere”, in tutta la sua portata morale e politica, così come dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite del dicembre 1998, sul “diritto e responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti”; afferma infatti all’art. 1:

Il Regolamento aggiornato al 2008 è reperibile al sito:

http://cooperazione.formez.it/sections/documenti/regolamento-gect-gruppo “ Il GECT, nuovo soggetto giuridico europeo, opera sulla

base di una convenzione (accordo ‘transnazionale’) tra gli enti partecipanti e di un proprio statuto. Il Regolamento UE stabilisce che i compiti del GECT sono ‘limitati alla facilitazione e alla promozione della cooperazione territoriale per rafforzare la coesione economica e sociale”, precisando che “i poteri di polizia e legislativi” esercitati dalle autorità regionali e locali (nei rispettivi paesi) quali pubbliche autorità, non possono rientrare nella convenzione istitutiva del Gruppo.

Giova ripetere che ci troviamo di fronte ad una innovazione di portata epocale sia perché allarga e diversifica la tipologia della soggettività giuridica internazionale sia perché legittima e incentiva la crescita di ruolo degli enti di governo locale e regionale: il principio di autonomia locale, intesa nella sua espressione più

“ognuno, individualmente e in associazioni con altri, ha il diritto e la responsabilità di promuovere e proteggere i diritti e le libertà fondamentali a livello sia nazionale sia internazionale”.

Anche i Governi Locali (in quanto ‘organi della società’, non dello ‘stato’) risultano così legittimati

ad agire nel sistema delle relazioni

internazionali, in un’ottica di complementarietà rispetto al ruolo degli Stati, dunque quale aiuto alle funzioni di buon governo esercitate sia dagli stati sia delle istituzioni multilaterali all’interno del cantiere della multi-level e supra-national governance.»

tra i principi del Diritto internazionale regionale, rectius del diritto comunitario (sopranazionale) europeo. Da sottolineare, inoltre, che la base legale della nuova entità territoriale transnazionale è fornita direttamente dall’ordinamento europeo, non da un accordo ad hoc fra stati. È la Comunità Europea-Unione Europea che comincia a ri-disegnare la mappa del territorio nel quale si esercitano sue competenze e poteri. »

Antonio Papisca, dal documento: "Considerazioni e proposte

sulle città per la pace e i diritti umani" scritto in occasione della 9a Assemblea Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani del novembre 2008

Cfr: Papisca Antonio, dal documento: "Considerazioni e proposte sulle città per la

pace e i diritti umani" scritto in occasione della 9a Assemblea Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani del novembre 2008.

Del Garante si è già parlato; tuttavia ci sembra di dover ancora ricordare, anche a fini pedagogici, la particolare rilevanza che ha avuto in questi ultimi anni l'azione dell'Ufficio regionale di Pubblica Tutela dei minori, istituito per primo in Italia, nel Veneto, con la legge regionale 9 agosto 1988 n. 42, "Istituzione dell'Ufficio di protezione e pubblica tutela dei minori".

L’Ufficio ha sostenuto, con la Direzione Regionale Servizi Sociali, importanti iniziative, prima fra tutte la definizione nel 2005 e nel 2008 delle Linee Guida per la protezione e tutela dei minori, inoltre ha attuato una serie di programmi tra i quali vogliamo segnalare il Progetto Tutori. Partendo dall’esigenza di garantire la creazione di una rete di protezione e tutela dei minori in stato di abbandono e con l’intento di fornire loro l’ascolto, oltre all’accompagnamento amministrativo e legale, è stato avviato, dal 2001 in Veneto, il Progetto Tutori, che prevede la formazione e l’iscrizione all’albo, di tutori legali volontari; l’esperienza, seguita da altre, in altre Regioni, costituisce un’importante risorsa che la società civile mette a disposizione dei minori meno fortunati e, nello stesso tempo, rappresenta un concreto contributo per la trasformazione del rappresentante legale del minore da una figura meramente burocratica - spesso vengono nominati come tutori persone che ricoprono incarichi istituzionali nel territorio di residenza del minore interessato (come il sindaco, l’assessore o il dirigente dei servizi sociali, responsabili o dirigenti di servizi della ULSS) - ad un soggetto fondamentale nel percorso di protezione e tutela del minore in difficoltà.

Le esperienze Regionali sono d’esempio di come si possano costruire percorsi integrati di sostegno all’attività del Garante pubblico, mettendo in comune le competenze e le progettualità di servizi diversi: ASL, Autorità Giudiziaria, Regione (in particolare l’Assessorato e la Direzione Regionale per i Servizi Sociali) e Amministrazioni locali in genere, e poi anche scuole, tanti enti del

Privato sociale per l’accoglienza dei bambini in affido, dei minori non-accompagnati, per il sostegno alla genitorialità e al disagio adolescenziale.

Il ruolo più importante svolto dai difensori civici per l'infanzia è quello di far crescere la consapevolezza, negli adulti e nei minori stessi, che i bambini sono soggetti titolari di diritti.

Il Comitato ONU sui diritti dell'infanzia ha emanato il 31 gennaio 2003 il Commento generale n. 2 concernente il "ruolo delle istituzioni nazionali per i diritti umani in materia di promozione e protezione sui diritti dell'infanzia", consultabile in questo sito.

Siti utili:

− http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/garante_infanzia/ (per il percorso del disegno di legge che istituisce la figura del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza)

− http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/972 (Il Comitato dei diritti dell'infanzia, istituito dalla Convenzione sui diritti dell'Infanzia (1989), auspica l'istituzione a livello nazionale di una autorità indipendente per l'infanzia in un numero sempre maggiore di Paesi, così come previsto dall'art. 18 della stessa Convenzione.

http://tutoreminori.regione.veneto.it ; reperibile in questo sito la normativa internazionale, dagli organismi europei e nazionale; è un sito aggiornato che informa sulle azioni intraprese dall’Istituzione regionale, segnalando, in una logica di sensibilizzazione e diffusione di una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, eventi e approfondimenti tratti dal contesto locale, nazionale e internazionale sulle questioni attualmente più dibattute, oltre a pubblicazioni di particolare interesse.

Strumenti:

“Orientamenti per la comunicazione tra scuola e servizi sociali e sociosanitari per la protezione e tutela dei diritti dei bambini e dei ragazzi nel contesto scolastico”, documento elaborato dall’Ufficio del Pubblico Tutore dei minori del Veneto, con la collaborazione della Direzione Regionale per i servizi sociali, dell’Ufficio scolastico Regionale per il Veneto e con il contributo del Centro Interdipartimentale di ricerca sui servizi e sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova e volto a favorire lo sviluppo di un metodo su come elaborare il segnale di disagio proveniente dal singolo allievo o dal gruppo nonché l’individuazione dei soggetti a cui rivolgersi, nell’ambito dei servizi sociosanitari territoriali, per progettare un eventuale intervento.

L’accoglienza dei bambini nelle comunità residenziali: http://www.minori.it/down/pdf/invito_Roma_del_20_3_09.pdf

Il Progetto nazionale “Un percorso nell'affido” nasce dalla collaborazione tra il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e il Coordinamento nazionale dei servizi affido le Regioni, l’UPI, l’ANCI e il supporto scientifico del Centro nazionale di

documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza e si propone l’obiettivo, attraverso la diffusione dell’affidamento familiare su tutto il territorio italiano, di garantire il diritto fondamentale dei bambini e dei ragazzi a crescere in famiglia.

3C - Le Istituzioni Internazionali e la protezione a livello universale: