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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.13 (1886) n.644, 5 settembre

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LECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER R O V IE IN TERESSI PR IV A T I

Anno XIII - Yol. XVII

Domenica 5 Settembre 1886

N. 644

I giornali ci annunciano che fra breve tempo sa­ ranno distribuite ai deputati le relazioni dell’inchiesta sulla tariffa doganale; relatore della parte che ri­ guarda l’industria è 1’ on. Ellena e questo nome cì è garanzia che il lavoro riuscirà coscienzioso e dotto, quale si deve desiderarlo nelle condizioni presenti dell’ Italia. Noi aspettiamo con una certa ansietà di conoscere i motivi e le conclusioni della Commis­ sione, p oich \ se non erriamo, siamo arrivati al mo­ mento critico, nel quale si deve decidere definitiva­ mente l’ indirizzo della politica economica italiana.

Non ci siamo mai nascosti il crescente favore che vanno incontrando anche in Italia le idee protezio­ niste ; soprattutto abbiamo notato con rammarico da una parte la difezione di molti liberali, che, con sottili ragionamenti hanno creduto possibile di ri­ manere liberali, pur appoggiando e sostenendo teo­ rie liberticide; dall’altra la apatia di veri liberali che hanno lasciato, quasi senza resistere, crescere e svi­ lupparsi la mala pianta del protezionismo. E si in­ tenda bene, noi non vogliamo con queste parole « mala pianta » giudicare di una scuola, che pure ha contato e conta sostenitori di merito, ma la di­ ciamo « mala pianta » perciò che sempre più, spe­ cie nei paesi parlamentarmente deboli, come sono i latini, si riduce ad essere una sconcia gara di in­ teressi individuali, dove le mille influenze non veg­ gono altra meta se non quella di accrescere i gua­ dagni di alcuni produttori, sia pure a spese di tutti. — Ed è per questo che la prevalenza del protezionismo presso di noi ci spaventa più che non presso le nazioni dell’Europa centrale. Ci spaventa dovunque come er­ rore fondamentale di politica sociale, perchè ha per base inevitabile la ingiustizia, l’intervento cieco e tal­ volta brutale dello Stato; ma ci spaventa ancora più da noi, dove il Governo ed i governanti non sono ab­ bastanza forti per resistere alle influenze, più o meno confessabili, dell’ ambiente politico in cui vivono, e dove i governati, appunto per questa debolezza del loro Governo, sono più proclivi a domandare anche l’ingiusto, quando l’ interesse personale li spinga o li ecciti.

Non ripeteremo qui, riferendoci alla lotta che pros­ simamente si prepara, le vecchie considerazioni che ci possono essere suggerite dallo studio e dalle quali abbiamo imparato che il protezionismo è sempre ed in tutti i casi un errore. I nostri avversari ormai hanno chiuso le orecchie a quelle patenti verità, che i classici economisti ci hanno in modo indiscutibile af­

fermate e provate, ma che oggi sogliono essere additate come « aride dottrine » alle quali va sostituita la pratica opportunista, o « dogmi assoluti » a cui bi­ sogna contrapporre i temperamenti medi e le mezze misure.

Noi domanderemo piuttosto a coloro i quali vo­ gliono considerare l’insieme del movimento econo­ mico e sociale del nostro paese, se sia cosa pru­ dente di dare in mano al Governo ed al Parla­ mento un’altra forma, e cosi importante, di interessi individuali perchè possano essere, come tanti altri, fatti argomento di mercato nelle sterili ma quotidiane lotte, che la politica del decadente sistema parlamentare ci presenta. — Già numerosi sono gli esempi coi quali si è dimostrato quanto sia arma parlamentare efficacissima ed abusata il bilancio dei lavori pub­ blici ; — le discussioni che si fanno alla Camera sulle previsioni di quel ministero sono, per una­ nime consenso, riconosciute come discussioni so­ prattutto elettorali ; e non è pur troppo raro il caso che provvedimenti riguardanti i pubblici lavori siano stati additati come prezzo di conversione o di fe­ deltà per questo o quel gruppo politico, per que­ sta o quella regione del paese. E dacché il bilancio dello Stato lo ha permesso, si è veduto che persino gli sgravi delle imposte parvero domandati in cam­ bio del voto ad una legge che pur si riteneva buona e furono concessi, malgrado si ritenessero dannosi al bilancio, poiché i governanti sembra abbiano ac­ cettata la massima che il fine giustifica i mezzi.

Questi fatti, dolorosi assai, non ricordiamo qui con intendimento di screditare le istituzioni del paese; sono forse conseguenza della natura umana, e in misura più o meno larga sono, diremo quasi, inse­ parabili dal sistema rappresentativo. Ma appunto questo convincimento dovrebbe consigliare i più — specialmente quelli che hanno fiducia nella libertà — che non è saggio, non è prudente, accrescere sempre più la materia mercatàbile in mano a chi è fatal­ mente così inclinato ad abusarne. Se, pur troppo, deputati ed uomini di Governo per una linea fer­ roviaria, per un ponte, por una diga, per una sta­ zione, per il sussidio ad una scuola ecc. ecc., sono disposti a concedere od a negare un voto; se da una parte manca la resistenza, dall’ altra la abnega­ zione a respingere simili contratti, in quale posizione si troveranno deputati e Governo quando un dazio più o meno alto permetterà alla industria di un paese, di nascere o non nascere, di vivere o di prosperare, di guadagnare o di perdere?

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si preferisce la pratica, per la quale almeno basta tenere gli occhi aperti e perfino rivolti da una sola parte; lasciamo adunque le aride dottrine, ed i dogmi assoluti e mettiamoci pure come buoni cittadini ad esaminare il solo lato pratico della questione. L’indu­ striale X , che dispone di duemila operai, duemila voti, minaccia di diminuire i salari se non viene impedita la concorrenza estera, alzando il dazio un poco più che non sia; resisterà il deputato del collegio ? E se è un deputato influente, resisterà il Governo? E re­ sierà anche se si trova alla vigilia di un voto?

Nè ci si dica che siamo pessimisti e vediamo nel sistema parlamentare tutto un complesso di corru­ zione. — Niente affatto; noi esaminiamo le cose quali sono e quali possono essere e deduciamo che i negoziati saranno, tanto più numerosi quanto più lo Stato e per esso il Governo avrà in mano ma­ teria negoziabile. Ogni giorno più lo Stato si fa il distributore generale della ricchezza materiale ed intellettuale, usurpando sempre nuove funzioni ed attribuendosi il compito di riparare le ineguaglianze naturali. È ben legittimo quindi che i cittadini dieno l’assalto a questo grande albero della cuccagna e che per strappargli qualche cosà adoperino anche dei mezzi illeciti. Quanto più ricco sarà l’ albero, tanto maggiore sarà il numero degli assalitori ; tanto più questi aguzzeranno 1’.ingegno per raggiungere i suoi doni.

Ora a che ci condurrebbe il protezionismo? A mettere nelle mani dello Stato, e per esso del Go­ verno e del Parlamento, cioè a farne un prezzo per le lotte politiche, anche la economia industriale del paese; la ricchezza di questa o quella regione, di questo o quel produttore. Si proteggerà una industria settentrionale? A torto od a ragione bisognerà fare altrettanto per una del mezzogiorno; — si accon­ tenterà con un dazio il gruppo A? A'torto od a ra­ gione bisognerà accontentare anche il gruppo B;... ed avremo una tariffa doganale simile alle leggi del 1879 sulle ferrovie od a quella che si apparec­ chiava nel 1883 sulle Università.

Ci assicurano che 1’ on Ellena professa idee eco­ nomiche liberalissime; noi sappiamo che l’onore­ vole Ellena è uomo di ingegno ed ha molta dot­ trina; speriamo quindi che il suo lavoro sia tale da risparmiare all’Italia una causa di sicura decadenza morale e materiale.

BANCHE DI EMISSIONE

Siamo verso la fine del 1886; alla fine del 1889 scade il privilegio degl’ istituti di emissione, e ci pare ormai tempo che si pensi sul serio a una so­ luzione del grave problema. Andare avanti a furia di espedienti può essere comodo, ma a lungo andare, come P esperienza dimostra in ogni ordine di fatti, può riuscire pericoloso. E qui non si tratta soltanto della Banca A o della Banca B ; si tratta dell’inte­ resse generale del paese, poiché il privilegio della emissione pone gl’ istituti che ne godono in una situazione eccezionale, sì che ad essi fa capo il cre­ dito di tutta la nazione.

Noi non intendiamo oggi di dire quale ci sembri \a via da scegliersi fra quelle che ci si parano di­

nanzi ; vogliamo solo con qualche considerazione ac­ cennare af pericoli del presente, che rendono neces­ sario di provvedere una buona volta il meglio che sia possibile.

Ripetutamente mettemmo in. chiaro nelle nostre colonne gl’inconvenienti derivati dalla legge del 1874. Poiché ai biglietti della Banca Nazionale si era dato il corso forzato nel 1866, si risentirono gli avver­ sari della Banca Unica, i quali riuscirono ad otte­ nere che i sei Istituti di emissione fossero posti nelle stesse condizioni. E questo la legge più o meno opportunamente poteva fare, ma quello che non poteva fare si era di rendere forti i deboli e viceversa. Ne nacque quello che doveva accadere. La regionolità del biglietto rese pei minori Istituti grave il baratto e gravissima la riscontrata, e il Go­ verno dovette intervenire sovente oltre quei limiti che gli sono assegnati dal suo ufficio.

Oggi le cose sono in parte mutate. Il Banco di Napoli, a cui è legato quello di Sicilia, è cresciuto in potenza e guarda ardito verso l’avvenire; la Banca Nazionale Toscana, osando a tempo, ha conquistato il suo posto e non è più quella di qualche anno fa. Ora questo stato di cose richiede non poco studio.

1 nostri lettori sanno che noi in massima siamo per la Banca Unica, che non sia Banca di Stato vera e propria ; sanno del pari elio non crediamo gli enti morali senza azionisti atti alla delicata fun­ zione della emissione, ma conviene domandarsi se nello stato attuale delle cose l’idea di togliere quella facoltà ai Banchi di Napoli e di Sicilia sarebbe pra­ tica o non piuttosto solleverebbe opposizioni, contro le quali s’ infrangerebbe la più forte delie volontà.

Se vi sia stato un momento, nel quale il Governo avrebbe potuto riuscire a gettare le basi di una Banca Unica, non è ora il caso di investigare. Del pari non e’ indugeremo a ricercare se vi sia stato un tempo in cui facilmente la Banca Nazionale avrebbe potuto raggruppare intorno a sè tre dei minori Istituti, non lasciandosi di fronte, o con po­ tenza tanto minore allora, il Banco di Napoli anco collegato con quello di Sicilia. Le occasioni passano e, dato che una cosa fosse possibile jeri, scorso l’jeri, oggi è troppo tardi.

Supposto che alla Banca Toscana si collegassero in un modo o nell’ altro le due Banche minori, noi avremmo tre concorrenti , sebbene di forza disu­ guale. E anco a questa concorrenza bisognerebbe por mente. Essa ha già giovato e può giovare agl’in­ teressi del pubblico, ma anche le agevolezze sover­ chie possono avere il loro pericolo. Comprendiamo che c’ è T interesse degli azionisti che potrà servire di freno, ma e le Banche che non hanno azionisti? E, appunto per questo, vale la pena di tenere conto del fatto.

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una scossa dannosa alle industrie e ai commerci. Fu testé votata una nuova proroga, ma che cosa si pensa di fare alla scadenza del privilegio ?• Se avesse a predominare il concetto di una Banca Unica, la questione non avrebbe grande importanza : ma se, come è probabile, prevarrà il concetto della plura­ lità delle Banche, sarà possibile togliere il corso le­ gale senza aumentare gl’imbarazzi degli Istituti mi­ nori ? Ecco un altra grave questione, a cui occorre rivolgasi I attenzione del Governo e del Parlamento. E che cosa si pensa circa all’ ingerenza del Go­ verno nel fissare il saggio dello sconto? Sotto un sistema di libertà, nel quale tutte le Banche si tro­ vassero nelle stesse condizioni, la risposta apparirebbe facile, ma quando si hanno banchi senza azionisti, ¡ quali esenti dalla seria responsabilità di chi di­ rige Società per azioni possono colla massima buona fede scemare il saggio dello sconto per richiamare a sé maggior copia di affari, potrebbe essere senza pericolo una libertà di movimento, che potrebbe provocare delle crisi, diminuendo lo stock monetario del paese? È anche questo un dubbio che affac­ ciamo.

E vorremmo che non si lasciasse passare il tempo senza discutere ampiamente questi e tutti gli altri problemi, che si ricollegano al riordinamento degli Istituti di emissione. Altrimenti ci troveremo un bel giorno impreparati coll’ acqua alla gola e dovremo subire qualunque legge mediocre o cattiva. E lo studio, al quale richiamiamo gli uomini più compe­ tenti, ci sembra tanto più necessario nelle condizioni presenti, le quali non sembrano permettere una so­ luzione radicale ne’ in senso del privilegio, ne’ in quello della libertà. Non nel senso del privilegio, perchè per le ragioni sopraddette la causa della Banca Unica ha piuttosto perduto che acquistato ter­ reno; non nel senso della libertà, perchè con 340 milioni di biglietti di Stato e colla presente povertà dello stock monetario, parlare di libertà nel senso vero e proprio della parola non ci pare possibile. A ogni modo coloro che parlano di libertà del cre­ dito ci dicano che cosa intendono per essa ; ci di­ cano se vogliono il sistema Americano od un altro qualunque. Non è la discussione che ci faccia paura; è, lo ripetiamo, l’ assenza di discussione.

E se ci è lecito riassumerci, le principali questioni da dibattersi potrebbero intanto essere le seguenti :

4.° Date le condizioni presenti, è possibile la Banca Unica ? E quando fosse possibile, dovrebbe essere una Banca di Stato, o una Società per azioni ? . 2.° Date sempre quelle condizioni, è possibile la libertà delle Banche?

3. ° Data, se non la libertà, la pluralità delle Banche, quali limiti dovrebbe porre la legge per ciò che tocca alla circolazione e alla riserva ?

4. ° Data sempre questa pluralità, sarebbe op­ portuno abolire il corso legale ?

5. ® E il Governo dovrebbe o no intervenire a determinare il saggio dello sconto?

La perspicacia dei nostri lettori vede quante altre questioni potrebbero raggrupparsi intorno a queste. Ma sarebbe sempre qualcosa se si affrontassero i pro­ blemi principali.

Si accusano spesso Governo e Parlamento di pro­ porre e approvare leggi non abbastanza studiate e maturate, e noi non negheremo che in questa accusa ci sia molto del vero. Ma bisogna anche per amore di verità confessare che il paese è troppo fiacco e

indifferente quando si tratta pure dei suoi più vitali interessi. La pubblica opinione dovrebbe manifestarsi e dare i suoi responsi, di cui i governanti e i le­ gislatori finirebbero col tener conto. Co m’è che l’In­ ghilterra potè conseguire tante grandi riforme poli­ tiche , economiche e finanziarie se non con quel mezzo ? Ed è solamente per questa ragione che si potè dire, paragonando la instabilità delle istituzioni francesi al progressivo sviluppo di quelle inglesi: « La Francia fa le sue leggi colle rivoluzioni , e l’ Inghilterra fa le sue rivoluzioni colle leggi. » E t nunc erudim ini!

N a v ig a z io n e e c o m m e r c io à i V e n e z ia

NEL, 1 S S 5

Abbiamo ricevuto dalla Camera di Commercio di Venezia il 23° volume dei prospetti statistici della Navigazione e del Commercio di Venezia per l’ an­ no 4883 compilato sotto la direzione del Comitato Statistico di cui sono membri i commendatori A. Blu- menthal, A. Dal Cerè ed il cav. A. Bosada. — I lettori ricorderanno come nell’ Economista abbiamo fino dal 4882 lamentato che questo accurato lavoro della Camera di Commercio di Venezia venisse pub­ blicato senza una illustrazione che spiegasse il signi­ ficato dei numerosi prospetti e desse conto dell’opi­ nione del Comitato sulle variazioni che ogni anno intervengono. Il Comitato, composto degli stessi uo­ mini di oggi, ha gentilmente prestato ascolto alle nostre parole, ed ha per due anni succintamente ma dottamente esposta una serie di osservazioni preziose che chiarivano le cause delle modificazioni che il mo­ vimento commerciale di Venezia subiva. Non rispar­ miammo lodi al Comitato stesso e lo incoraggiammo a proseguire nella via intrapresa, estendendo le sue indagini più che gli fosse possibile.

Fu quindi grande quest’ anno la nostra sorpresa ricevendo il solito volume irto di prospetti e di cifre, ma senza una sola parola che le illustri e spieghi. Non sappiamo quali sieno le ragioni per le quali il Co­ mitato ha voluto risparmiare la fatica dello studio a cui si era accinto, ma se ha deciso di sopprimere definitivamente ogni illustrazione, ci pare che la Camera di Commercio potrebbe anche sopprimere il Comitato, che non avrebbe più ragione di esistere, in- quanlochò le cifre che espone sotto il suo nome sono senza dubbio raccolte dagli uffici della Camera di Commercio, ai quali va tributato ogni elogio.

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più attivi o più compresi dei loro doveri e del vero interesse della città delle lagune, la quale, lo si creda, non acquista ne gloria nè merito da questa indif­ ferenza che sembrano ostentare i suoi rappresentanti commerciali.

Dicevamo nel numero 591 dell’ Economista,, esa­ minando il movimento delia navigazione a Venezia nel 1884, che si notava una diminuzione così nel numero come nel tonnellaggio dei bastimenti entrati od usciti dal porto. 11 1885 segna cifre molto più consolanti, poiché ha superata la cifra annuale del decennio, se non nel numero (il che avrebbe un valore secondario) nel tonnellaggio. Infatti si hanno le se­ guenti cifre : 1885 D iff. col 1884 Navigli entrati 2,732 — 144 Tonnellaggio 824,291 - f 55,701 Navigli usciti 2,713 — 162 Tonnellaggio 823,018 -f- 50,075

Abbiamo adunque nel totale del movimento un aumento di oltre centomila tonnellate. Ciò che è da notarsi «i è che se diminuirono nel numero tanto i navigli di provenienza italiana quanto quelli di pro­ venienza estera, per ciò che riguarda la portata, crebbero quelli di provenienza estera e diminuirono quelli di provenienza italiana; i primi - teniamo conto solo degli entrati - da 634 scesero a G10, i secondi da 2442 a 2122; ma il tonnellaggio dei primi da 92,873 scese a 74,511, quello dei secondi da tonn. 675,717 salì a 749,780.

Abbiamo detto che quello del 1885 segna le cifre di tonnellaggio più alte del decennio, infatti racco­ gliendole e dividendo quelle di provenienza italiana da quelle di provenienza estera si ha :

Dal regno D a ll’estero

1876 tonn. 52,563 506,126 18 77 » 55,525 522,320 1878 » 44,484 500,024 1879 » 54,408 588, 061 1880 » 37,391 568,433 1881 » 38,422 646,505 1882 » 58,126 719,281 1888 » 75,648 733,993 1884 » 92,873 675,717 1885 » 74,511 749,780

La media dei tre primi anni del decennio 1876-78 corrisponde a 51 mila tonnellate provenienti dall’in terno, ed a 500 mila provenienti dall’estero; la media dei tre ultimi corrisponde a 81 mila daH’interno e 720 mila dall’ estero ; abbiamo quindi un aumento del 62 per cento nel tonnellaggio proveniente da porli italiani, e del 42 per cento in quello proveniente dall’estero. — Sono cifre oltre ogni dire consolanti che permettono di bene sperare per l’avvenire.

Il movimento maggiore delle provenienze dall’Italia è dato sempre dalla Sicilia e dalle provineie napo­ letane che rappresentano nel 1885 circa 60 mila delle 74 mila tonnellate ; e se pensiamo al ristagno che ha prodotto il colera precisamente nelle prove­ nienze da quelle più paurose provineie, si deve com­ prendere che, senza questa causa eccezionale, anche questa parte del movimento avrebbe seguito il nor­ male aumento di cui è suscettibile. Nelle prove­ nienze dall’estero notiamo qualche mutamento degno di considerazione ; nelle 750 mila tonnellate che en­

trarono nel porlo di Venezia, la Gran Brettagna ha sempre la massima parte con 280 mila, aumentate di 33 mila sul 1884 ed avendo raggiunto il massimo del decennio ; l’Austria Ungheria mantiene il secondo posto con 180 mila tonnellate, di 7 mila superiori a quello dell’anno precedente, ma ancora inferiori al massimo che fu raggiunto nel 1882 con 245 mila tonnellate ; viene poi ancora 1’ Egitto con 60 mila tonnellate avendo superato di tre mila il 1884 e se­ gnando i! massimo del decennio ; viene al quarto

posto la Turchia che diede 46 mila tonnellate contro 33 mila nel 1 8 8 4 , avvicinandosi così al massimo di 55 mila raggiunto nel 1881, ed avendo superato le Indie Orientali che non giunsero che a 42 mila tonnellate contro 45 mila del 1884 e ché avevano raggiunto le 67 mila nel 1882, da allora declinando sempre. Il sesto posto è occupato dalla Russia che da 26 mila è passata a 35 mila tonnellate, sorpas­ sando le Isole Jonie che pure da 29 mila tonnellate ascesero a 33 mila; la Russia dal 1880 va aumen­ tando il suo tonnellaggio, le Isole Jonie dal 1881 mantengono quintuplicato il loro movimento a para­ gone del principio del decei nio. Viene poi la Francia con 29 mila tonnellate, poi il Belgio con 13 mila con aumento straordinariamente crescente, e finalmente vengono gli Stati Uniti con 13 mila tonnellate.

Paragonando quindi il primo coll’ultimo anno del decennio si ha il seguente prospetto delle principali provenienze per i navigli entrati :

1876 1885

Sicilia... 11,000 N ap o lita n o ... 31,000 A ltre provenienze interne 10,000 Gran B rettagna... 142,000 A ustria-Ungheria... 196,000 E g itto ... 32,000 T u rc h ia ... 10,000 Indie o rie n ta li... 40,000 R u s s i a . , ... 16,000 Isole J o n ie ... 900 F ra n c ia ... 19,000 Belgio... 600 S tati U niti... 6,000 22,000 37.000 15.000 279.000 180.000 59.000 46.000 42.000 35.000 33.000 29.000 14.000 16.000

Riferendoci alla rassegna pubblicata nell’anno de­ corso distinguiamo il movimento di navi a vela da quelli a vapore nel seguente prospetto in cui para­ goniamo il primo e l’ultimo anno del decennio :

1876 ________1885 ________ n um ero to n n e lla g g io num ero to n n ella g g io

a vela 2,0S7 153,993 1,702 125,701

a vapore 616 387,429 923 687,349

Anclie il 1885 adunque continua nella curva ascen­ dente del movimento dei navigli a vapore, abbiamo nel decennio un aumento quasi del 45 per cento.

È pure continuo I’ aumento nel numero e nella portata dei navigli nella stazione marittima ; come i lettori ricordano il 1881 non diede che 202 navigli, di cui 69 a vapore per un tonnellaggio complessivo di 111 mila tonnellate, delle quali 81 rappresentate dai navigli a vapore, nel 1885 il movimento fu di 505 navigli per tonnellate 284 mila, di cui 469 a vapore per tonn. 269 mila.

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in peso die danno una sufficiente idea della crescente importanza del porto di Venezia :

1885 1884 D ifferen za

E ntrata. .Quintali 9,038,113 8,653,591 - f 384,522 U scita... » 5,777,595 4,838,591 + 939,004

Tot. Quint. 14,815,708 13,592,182 +1,323,526

Il movimento complessivo è adunque aumentato del 10 per cento; come del 10 per cento era au­ mentalo quello del 1884 sul 1883; la entrata au­ mentò poco più del 4 per cento, la uscita del 19 per cento circa; mentre nel 1884 sul 1883 I’ entrata era aumentata del 13 per cento e l’ uscita soltanto del 7 per cento.

Prendendo il prospetto, che ci dà il valore di questo movimento, ne ricaviamo le seguenti cifre in cui diamo il movimento del 1883, quello del 1884, del primo anno del decennio e della media del decennio

s t e s s o .

1 885 1884 1876 del d ecennioM edia E n tra la U. 251,318,472 U scita » 202,031,663 245,219,108 195,336,328 232,687,189 181,484,391 233,875,545 184,020,009 T o ta le L . 453,350,135 440,555,436 414,171,580 417,895,554

Seguiamo ora il solilo ordine nel parlare con qual­ che particolarità di questo movimento del commercio. La categoria acquavite, spiriti, vini, aceto e birra ha dato il maggior movimento portandosi nella en­ trata da 23 a 30 mi'ioni di lire e nella esportazione da 14 a 19, sono più di 12 milioni di aumento; il .vino ed il rhum, il primo specialmente dal Napo­ letano, il secondo dall’ Austria Ungheria, hanno dato l’aumento dell’entrata; alla esportazione contribuirono specialmente gli spiriti che andarono la maggior parte nel napoletano, il vino comune nell’ Austria- Ungheria, il vino di lusso nel Giappone e nell’ Indie Orientali.

Le Manifatture e piatì diverse diedero 28 mi­ lioni all’ entrata con circa un milione di diminuzione; sono in costante diminuzioni le cotonerie che com­ prendono quasi 7 milioni, due dei quali provengono dalla Gran Brettagna; nel 1885 pure in diminuzione l’ entrata delle lanerie da 6 milioni a 5 1|2, la mag­ gior parte provenienti dalla Gran Brettagna e dal- I’ Austria-Ungheria; aumentata I’ entrata delle telerie giunta fino ad 8 milioni, di cui un milione dalla Gran Brettagna ; vengono poi i filati di cotone, lino e lana per 5 1|2 milioni. Alla uscita queste stesse voci diedero 24 milioni contro 18 del 1884, un au­ mento di circa 6 milioni ; vi contribuiscono le co­ tonerie per 7 milioni contro 5 dell’ anno precedente; se ne spedirono via mare 3 milioni nel napoletano e quasi un milione e mezzo nelle Indie Orientali ; anche le lanerie sono in aumento, quasi di un milione su 3 del 1884; la Sicilia, il Napoletano e la Turchia assorbono un milione e mezzo ; continua ad essere scarsa la uscita delle telerie, appena 1 milione e mezzo; per poco più di un milione le seterie; dei" filati di cotone, lino e lana uscirono per quasi 10 mi­ lioni, contro 6 del 1884; 4 milioni andarono via mare nel Napoletano.

La terza voce è quella dei cereali di cui si ebbe una entrata di 27 1|2 milioni, con aumento di oUre 3 1|2 ed una uscita di 21 milioni con aumento di oltre 2 milioni. Nella entrata vi sono quasi 15 mi­

lioni di frumento, di cui 10 dalla Russia; 4 di fa­ rina (in diminuzione di un milione); o di riso in diminuzione purè di 2 milioni; ne provengono quasi la metà dalle Indie Orientali. All’ uscita naturalmente ha il primo posto il frumento per 9 milioni e mezzo, con aumento di 4 milioni, la farina per oltre 5 112 milioni con aumento di 2 ; il riso per quasi 4 mi­ lioni con diminuzione di 4 sul 1884.

Quarta categoria per importanza è quella degli oli che dà 16 milioni all’ entrata con un milione di au­ mento sul 1884; sono 12 milioni di olio d’ oliva di cui 4 provengono dal Napoletano, due dall’ Austria Ungheria, la Barbaria, la Turchia e la Spagna ne danno un milione e mezzo per ciascuno; l’ olio di cotone dà una entrala di 4 milioni e mezzo di cui 2 1|2 provengono dalla Gran Brettagna, uno e mezzo dagli Stati Uniti; e finalmente l’ olio minerale (petrolio) che dà 3 milioni, quasi tutti provenienti dagli Stati Uniti. Questa categoria diede una uscita di 13 milioni con un milione e mezzo meno del 1884; diminuì da 13 1 ¡2 a 12 l’ uscita dell’ olio d’ oliva; dell’ olio di cotone non uscirono che 900 mila lire; del petrolio ne uscirono due milioni di lire.

Il cotone ha avuto una diminuzione all’ entrata di 6 milioni, da 22 a 16, all’ uscita di 9 1|2, da 22 lj2 a 13; le Indie Orientali diedero 11 1[2 milioni; l’ Egitto 1 1 [2; la Turchia poco più di 1 milione. Viene poi la categoria dei metalli greggi e lavorati con 13 milioni di importazione (aumento più che un milione e mezzo) da 15 milioni di esportazioni (aumento 5 milioni quasi tutto ferro battuto e c i­ lindrato).

Nel complesso adunque il Commercio di Venezia, malgrado la crise che travaglia le industrie, nel 1885 si presenta abbastanza promettente.

R ivista Bibliografica

C. Fontanelle — Intorno al riordinamento degli Isti­

tuti di emissione - Brevi note - Firenze, Tip.

Ben-cini, 1886, pag. 73.

La necessità di sistemare la nostra circolazione monetaria sopra una base un po’ più ferma dell’at­ tuale e la vicina scadenza del privilegio della emis­ sione concesso ai nostri maggiori istituti di credito, danno un carattere di sommo interesse a quelle pubblicazioni che prendono ad esaminare il riordi­ namento degli istituti di emissione. I progetti di legge non sono certo mancati, ma essi erano infor­ mati generalmente a concetti così poco sicuri che la loro condanna ha seguito ben tosto la presenta­ zione. Dal 1874 a oggi il problema bancario è stato più volte studiato dagli scrittori, ma nessuna larga e completa discussione ha avuto luogo in Parla­ mento e la questione è ancor oggi irta di difficoltà e di ostacoli che tolgono la possibilità di adottare un sistema ben definito.

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dei migliori risultati. E il prof. Fontanelli in questo suo studio, che ha per iscopo di far conoscere an­ che ai meno versati nella economia i precedenti e l’ indole della questione bancaria, movendo appunto dal concetto che è gioco forza escludere le due so­ luzioni della banca unica e della libertà delle banche si fa a studiare un sistema per il quale gli Istituti siano posti in caso di vivere gli uni accanto agli altri.

Cessata, o quasi, la regionalità dei biglietti emessi da ciascun Istituito, mantenuto loro il corso legale, ed estese le sedi e le succursali, — il che ha dato modo alle Banche minori di migliorare e consoli­ dare la loro posizione — il prof. Fontanelli accetta l’ idea che gl’ istituti si dividano in certo modo le operazioni di credito. Infatti essi si possono dividere in tre gruppi : Banca Nazionale - Banco di Na­ poli e quello di Sicilia - Banca nazionale toscana, toscana di credito, e romana ; e mentre la prima, che è la maggiore, ha assunto l’ esercizio del credito fondiario, i due banchi potrebbero assumere invece il credito agricolo in quanto miri propriamente alla tra­ sformazione delle colture e il terzo gruppo potrebbe, come ad operazione secondaria rivolgersi al credito agricolo propriamente detto.

Oltre a ciò per arrestare, come dice il chiaro Au­ tore, la furia della riscontrata, sarebbe utile, anche secondo la proposta dell’on. Luzzatti, che gli Istituti si ripartissero, o meglio si assegnassero tra loro i tagli dei biglietti e ciò conformemente alle speciali esigenze di ciascun Istituto. Per tal modo, dice l’Au­ tore, « la riscontrata si troverebbe necessariamente ricondotta alle sue vere funzioni, le quali consistono nell’otteuere che, tanto nell’ interesse generale del paese quanto in quello speciale degli Istituti possa l’eccessiva circolazione di alcuno di essi venire ri­ dotta per via del baratto alle più giuste e normali proporzioni ».

Sicché i mezzi atti a migliorare la situazione at­ tuale, secondo l’Autore sarebbero : estensione delle sedi e delle succursali - aggruppamento degli Isti­ tuti minori - corso legale mantenuto ai biglietti delle Banche — reparto dei tagli - consorzio degli Istituti in quanto concerne i loro rapporti col Go­ verno.

Il libro del prof. Fontanelli rende conto dello svol­ gimento della questione bancaria dal 1874 ai nostri giorni ; analizza la legge dei 30 aprile 1874, dimostra gl’ inconvenienti della legge stessa, durante e dopo la abolizione del corso forzato ed esamina il progetto Berti—Magliani. Esso quindi offre in forma piana una esposizione lucida e istruttiva della questione e merita di essere letto da quanti vogliono apprendere il vero stato del problema bancario.

A rth ur T . Hadley. — R ailroad Transportation ; its

history and its laws. — New York, G. P. P utnam ’s

Sons, 1886, pag. 269.

La letteratura ferroviaria si è arricchita in questi ultimi mesi di un eccellente lavoro, il quale in pic­ cola mole tratta dei sistemi ferroviari applicati nei paesi più civili, tanto sotto l’ aspetto legislativo che economico. Come dice il Hadley, nella prefazione, due scopi intende raggiungere questo libro ; presen­ tare chiaramente i fatti più importanti delle imprese ferroviarie americane e spiegare i principii in essi

racchiusi e secondariamente confrontare la legisla­ zione ferroviaria dei vari paesi e i risultati ottenuti. L’Autore si occupa naturalmente molto a lungo degli Stali Uniti. Premesso infatti un capitolo sul sistema moderno di trasporti in cui traccia breve­ mente, ma efficacemente, i progressi compiuti nei vari mezzi di comunicazione passa a mostrare il progressivo passaggio dai canali alle ferrovie, non­ ché il grande sviluppo avuto da queste ultime dal 1830 in poi, mano a mano che il commercio interno degli Stati Uniti assumeva una importanza sempre mag­ giore. Ed oggi si tratta di oltre 4 2 0,000 miglia di strade ferrate in mano a società private; rete colossale che ha dato e dà ancor oggi luogo a una specula­ zione assai viva, studiata dal nostro Autore nelle sue varie conseguenze.

La concorrenza e la fusione delle società sono esaminate dapprima nella teoria e poscia nella pra­ tica. Questa parte presenta una grande importanza poiché agli Stati Uniti, dove il sistema dell’esercizio privato delle ferrovie è stato applicato in tutta la sua interezza, si sono potute anche manifestare libera­ mente tutte le forme di concorrenza e di coalizione. Due capitoli sulle tariffe e sulla legislazione com­ pletano la parte relativa agli Stati Uniti, nella quale il sig. Hadley dà prova di conoscere a fondo la ma­ teria e la letteratura ferroviaria. 1 capitoli successivi sono dedicali all’ Inghilterra, alla Francia, all’ Eu­ ropa centrale ed all’Italia.

Quanto al nostro paese l’Autore, servendosi dei sette volumi degli atti della Commissione d’inchiesta, traccia le varie fasi per le quali è passata la que­ stione ferroviaria nel nostro paese e riferisce som­ mariamente le disposizioni delle convenzioni del 4884. Esposto il nuovo ordinamento il sig. Hadley esprime alcuni dubbi in proposito. Il maggiore pericolo, egli scrive, in ogni ordinamento nel quale le compagnie esercenti ottengono una quota determinata, sta in ciò che la Compagnia ha maggior interesse nel limitare le spese che nello sviluppare il commercio. Essa riceve l'intero utile derivante dalla riduzione delle spese e soltanto una parte di quello proveniente dall’aumento del traffico». Però lo stesso Autore riconosce che l’isti­ tuzione assai previdente dei fondi di riserva ha tolto il pericolo che le compagnie limitino il più possibile le spese pel rinnovamento e miglioramento del ma­ teriale. Il Hadley non crede invece che nelle con­ venzioni sia provveduto a che le compagnie non preferiscano un traffico minore con tariffe alte in luogo di un traffico più rilevante con tariffe basse perchè, dice, il Governo non ha sufficiente potere per ottenere un ribasso di tariffe. Ma l’ egregio Autore sembra ignorare 1’ esistenza del Consiglio superiore delle tariffe e la disposizione per la quale, date certe condizioni, lo Stato può imporre delle diminuzioni di tariffe.

Per ultimo espone i risultati dell’esercizio di Stato e riconosce che mentre il servizio postale e in parte anche quello telegrafico presentano le condizioni per essere affidati con vantaggio al Governo, quello fer­ roviario non potrebbe esserlo utilmente.

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di taluni fatti non esitiamo a dire che sarebbe uti­ lissima a nostro avviso una versione italiana di que­ sto lavoro con lievi modificazioni e qualche aggiunta. In Italia i libri sulle ferrovie non abbondano e in ciò sta forse una delle cagioni per lo quali sono così diffusi certi errori in proposito; il libro dell’ Hadley

potrebbe giovare assai sotto questo rapporto. R. 1). V.

Notizie. — Nuove pubblicazioni pervenuteci :

Journal de la Société de Statistique de Paris,

27éme Année, N. 8, Aout 1886.

Sommario. —• 1 0 Processo verbale della seduta

21 Luglio 1886. - 2.° Bipartizione geografica e den­ sità della popolazione in F rancia per V. Turquan. 3.° Varietà. - 4.° Necrologia: M. Malou per A. De Foville.

Luigi Ghermì. — Le condizioni finanziarie d’ Ita­ lia (seconda edizione). Milano, 1880, pag. 27.

Icilio Bandini. — Due parole di commento al voto degli Agricoltori italiani nell’ 8° congresso in Roma sul dazio dei cereali. Siena, Lazzeri, 1886, pagine 8.

C. Fontanelli. — Sul riordinamento degli istituti di emissione - Brevi note. — Firenze, Bencini 1884 pagine 64.

G. Pinna Ferra. — Un punto filosoficamente chiaro nella risoluzione sociologica dei problemi umani. Sassari, Tip. G. Chiarella 1886, pag. 25.

Direzione Generale dell’Agricoltura. — Annali di agricoltura. - Leggi e consuetudini vigenti in Italia e all’estero intorno ai vizi redibitori nel com­ mercio del bestiame - Roma, Botta, 1886 pag. 189.

Biblioteca di scienze politiche diretta da A. Bru­ nialti : fase. 5°, voi. 4°, parte 2 a (Poudra e Pierre

Trattato di Diritto parlamentare) - e il fase. 6, voi. 4°

May. Leggi, privilegi ecc.

Léon Say. — Municipal and State Socialism - An Adress to thè Liberty and Property Defence League, London, 1886, pag. 28.

Dr. Lorenz von Stein. — Die Frau auf dem Gebieie der Nationalökonomie. - Sechste erweirtete Auflage - Stuttgart. J. G. Cotta, 1886, pag. 163, in-16.

Direzione Generale dell’Agricoltura. — Annali di Agricoltura - Concorsi agrari regionali N. 16, serie 2*, anno 1883. Concorso di Lodi. — Roma, Botta, 1886 pag. 199.

RIVISTA ECONOMICA

L a s it u a z io n e del m e r c a to m o n e ta r io i n te r n a z io n a le .

- / vo ti f o r m u l a t i d a l C ongresso o p e raio di P a ­ r i g i . - L ’a g ita z io n e a g r i c o l a n e l pa ese d i G a lle s .

Il rialzo di un punto nello sconto da parte della Banca di Inghilterra e le frequenti oscillazioni nello sconto a Nuova York, dove salì in certi momenti al disopra del 6 0 |0 , rendono opportuno di gettare uno sguardo sulla situazione odierna del mercato mone­

tario. Il rialzo dello sconto a Londra era un fatto non solo previsto da qualche tempo, ma invocato dalla stampa con molta insistenza. L’ incasso della Banca d’ Inghilterra era sceso infatti al livello più basso e la stessa epoca dell’anno induceva a credere che nuove detrazioni dall’ incasso sarebbero soprav­ venute senza un passo decisivo. Giova infatti ram­ mentare che verso la fine dell’ estate e il principio dell’autunno in tutti i paesi commercianti vi è Una tendenza nel prezzo dei denaro a salire. . Nell’època della ricolta vi è una maggior richiesta di danaro dalla campagna, per poter pagare i salari ni lavoratori e in Inghilterra l’effetto di questa maggior domanda di danaro si ripercuote principalmente stillai riserva della Banca maggiore a causa appunto del movi­ mento monetario centrifugo.

Negli Stati Uniti questo movimento si manife­ sta prima che in Europa e quest’anno si .è anzi prodotto più presto ancora dell’ordimmo. Conse­ guentemente le Banche associate di Nuova York hanno avuto per parecchie settimane rilevanti di­ minuzioni del loro stock e I’ interesse per dieci giorni vi è salito al 6 0|0 e anche al IO 0|0. Senza dubbio questo saggio elevato si sarà ¡praticato:; in transazioni eccezionali; ma una certa scarsità di de­ naro non può essere contestata.E due cause,vi:con­ corrono agli Stati Uniti : primo quel movimento dal centro all’ interno cui accennavamo poc’ anzi, e in secondo luogo esso fu accelerato e reso, più intenso dalla ripresa degli affari che negli scorsi mesi .si è andata manifestando. Si aggiunga poi che da una parte nel primo semestre di quest’anno là bilancia commerciale fu molto sfavorevole agli Stati Uniti e ciò produsse un forte invio di oro dall’America in Europa, e dall’altra il Tesoro americano è ora assai ben fornito di oro, mentre un anno fa si te­ meva che la riserva aurea che fa fronte ; ai green- backs fosse insufficiente.

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Si pensi anche che le richieste di oro possono pervenire a Londra da molte altre parti. Il mercato di Londra è diventato in una larga misura l’ufficio di liquidazione e il centro bancario del mondo. L’America meridionale, I’ Egitto e la stessa Australia, contrariamente alla regola, potrebbero richiedere invii di danaro ; mentre la Banca di Francia che pure tiene un ingente stock aureo non pare dispo­ sta a versare sul mercato forti somme in oro, va­ lendosi della facoltà di poter pagare in moneta bianca. Queste ed altre circostanze rendono estremamente interessante di seguire l’andamento del mercato mo­ netario, il quale specialmente se le vicende politiche lo tenessero in apprensione, potrebbe contare giorni difficili. L’aumento del saggio dello sconto a Londra può senza dubbio migliorare la situazione ma, cre­ diamo noi pure ch’esso sia venuto un po’ tardi e non possa raggiungere il suo pieno effetto.

— Il Congresso operaio di Parigi ha finito nella de­ corsa settimana i suoi lavori coll’adottare una lunga serie di risoluzioni per chiedere delle riforme più o meno ragionevoli. Gli attacchi contro le Trades Unions, che formano, fu detto, P aristocrazia del lavoro, non cessarono che col chiudersi del Congresso, ma non va taciuto che i delegati delle Trades Unions si sono difesi con argomenti validissimi che segnano la grande differenza che passa tra gli operai associati, ordinati e quelli che si abbandonano alle mene dei commessi viaggiatori del socialismo rivo­ luzionario. Anzi i delegati inglesi non vollero per mancanza di poteri, accettare i voti formulati dal Congresso e si astennero dal prender parte alle de­ liberazioni. Esse furono come dicemmo molte e tutte hanno per ¡scopo di chiedere P intervento dello Stato, di invocare leggi sopra leggi per dare a tutti i fe­ nomeni economici un indirizzo determinato assoluto e spengere qualsiasi avanzo di libertà economica.

Enumeriamo alcune delle risoluzioni prese: Dopo l’ esposizione, da parte dei singoli delegati, della situazione politica ed economica dei lavoratori nei vari paesi, la conferenza ha discusso il secondo argomento; quello cioè della legislazione internazio­ nale del lavoro, compresa la regolamentazione delle ore del lavoro.

E partendo dal concetto che allo stesso modo col quale si è fatta una legislazione internazionale po­ stale, telegrafica e simili sia possibile di regolare inter­ nazionalmente il lavoro industriale, il Congresso do­ manda che in tutti i paesi sia interdetto il lavoro dei fanciulli al disotto di anni 14 e sia accordata una protezione speciale ai fanciulli al disopra di quella età ed alle donne; la durata del lavoro sia fissata a otto ore per gli uomini e per le donne sei con un giorno di riposo: l’ interdizione del lavoro notturno,eccetto in alcuni casi determinati; interdi­ zione di certi rami di industria e di certi modi di fabbricazione nocivi alla salute del lavoratore; fis­ sazione di un minimum di salario in tutti i paesi, che permetta all’ operaio di vivere onoratamente e di allevare la sua famiglia ecc.

Nessuno può contestare all’ operaio il diritto di cercare il miglioramento della propria condizione, ma si comprende benissimo come gl’ inglesi, i quali hanno già ottenuto per altra via quanto di più ra­ gionevole chiede il Congresso, non abbiano fatto buon viso alle resurrezioni dei regolamenti medioevali sul lavoro.

La terza questione all’ ordine del giorno era la

; istruzione integrale e professionale e il Congresso formulò più voti in proposito coi quali chiede la istituzione di scuole speciali per i fanciulli che hanno compiuto il corso elementare e la fondazione di borse da 250 a 500 franchi da parte dello Stato per essere accordale ai fanciulli i cui genitori han o un reddito inferiore a 5000 franchi.

La quarta questione era forse la più importante, poiché come è noto le coalizioni operaie, le società corporative nazionali e internazionali e il loro modo di organizzazione da lungo tempo formano oggetto di lunghi e seri studi da parte degli economisti e dei filantropi, ma ogni discussione fu soppressa e vennero adottate le proposte del delegato belga De Paepe. La conferenza internazionale si pronuncia con­ tro tutte le leggi esistenti in tutti i paesi per impedire ai lavoratori di unirsi internazionalmente e ne domanda l’abrogazione. Esprime il voto che sia ricostituita l’Internazionale tra i lavoratori di tutti i paesi e siano creati gruppi corporativi internazionali e nazionali.

L’e ecuzione di queste misure è stata però rinviata al prossimo Congresso che avrà luogo nel 188!) assieme a una esposizione operaia internazionale.

Se questi voti del Congresso fossero accolti si avrebbe un movimento retrogrado verso il despotismo. Queste tendenze autoritarie e protezioniste che non riguardano una industria, ma una classe numerosa sono deplorevolissime; esse inceppano l’ azione delle forze che traggono la classe operaia, lentamente ma costantemente, se lasciate libere, verso una migliore condizione. Agli amici sinceri dei lavoratori rimane pure un conforto che emerge limpidamente dal re­ soconto del Congresso ; ed è che là i veri lavoratori erano rappresentali in minima parte al Congresso e le parole assennate erano appunto le loro.

— Una agitazione agricola, la cui importanza po­ litica potrebbe diventare considerabile è scoppiata in una delle parti del Regno Unito che fa meno parlare di sè : nel paese di Galles, La popolazione agricola di quella regione si rivolta da qualche set­ timana contro la decima che viene prelevata sulla produzione agraria per sovvenzionare la chiesa an­ glicana del paese. Nelle frequenti riunioni tenute in questi giorni è stata denunciata con molta violenza quella imposta secolare. In parecchie località si sono ripetute anzi le stesse scene di quelle avvenute nelle campagne irlandesi ; . contadini resistono alla forza e lasciano mettere il sequestro ai loro beni piutto­ sto che cedere.

Questi movimenti agricoli sono ora assai frequenti nel regno Unito. Non è molto che i Crofters degli altipiani e delle isole della Scozia davano seriamente da pensare al Governo il quale per far cessare l’agi­ tazione presentava e faceva approvare un bill, che ora, nella discussione dell’indirizzo in risposta al di­ scorso della Corona, è stato da più parti dichiarato insufficente e inefficace. Oggi mentre continua l’agi­ tazione dei crofters, i Guaioli del Galles ricusano di pagare la decima, adducendo che è loro impos­ sibile di pagare la rendita, la tassa e la decima.

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mezzi di esistenza ; chiesa che realmente conta pochi aderenti perchè i nove decimi della popolazione fanno parte delle sette dissidenti o non conformiste. Ma nel movimento che si è prodotto coutro la decima o entra anche la tristissima condizione dei fittaioli. Questi per dimostrare la ragionevolezza della loro agitazione, citano i prezzi dei prodotti agricoli di cinque anni fa e dell’oggi e i farmers dei distretti meno colpiti dalla depressione agricola domandano almeno una riduzione della decima.

Questa agitazione che già viene indicata coll’espres­ sione « guerra della decima » non sembra che debba essere eflìmira e fittizia. I deputati del paese di Galles si sono riuniti in un gruppo distinto come gl’ irlan­ desi e intendono di difendere sopra tutto gl’ interessi del loro paese. In tal modo la questione agraria nel Regno Unito non solo è mantenuta continuamente viva, ma si complica sempre di più. Come vedesi le promesse fatte dai radicali e dai conservatori, per conquistarsi i voti delle classi rurali, non sono di­ menticate e vengono loro rammentate con forme non sempre legali.

Sono fatti questi che meritano di essere segnalati e di seguirli attentamente. Il sig. Gladstone nell’opu­ scolo sulla questione irlandese che ha pubblicato in questi giorni, rammenta che il Regno Unito si com­ poneva di quattro nazionalità ben distinte che po­ trebbero a un dato momento staccarsi le une dalle altre e cercare ciascuna per sè ciò che conviene alla sua situazione geografica. Questa profezia è di ieri, ma non mancano certi sintomi che fanno ritenere la sua realizzazione meno lontana di quello che può parere.

LA SITUAZIONE ECONOMICA DELL’ ARGENTINA

In tutte le repubbliche, specialmente nelle ame­ ricane, il periodo che precede l’ elezione del Presi­ dente, è un periodo d’agitazione politica, e spesso di torbidi, che distoglie le persone dagli affari seri, e pregiudica gli interessi commerciali, occasionando spesso crisi economiche. Grande era l’aspettativa ri­ guardo a tale elezione nella Repubblica Argentina, temendosi da alcuni che si rinnovassero i disordini del 1880, delle precedenti elezioni; fortunatamente però la lotta elettorale non esci dal campo legale, risultando vittorioso il partito nazionale, ora af po­ tere, sicché il 12 ottobre p. v. il generai Roca, spi­ rando il suo sessennio, tramanderà pacificamente il ba­ stone presidenziale al suo cuccessore il D.r Michele Juarez-Celman.

Conseguenza di questa tranquillità politica, è stato il risveglio straordinario negli affari, che si è verifi­ cato in quest’ ultimi mesi; l’ oro poi, che pel de­ creto 7 gennaio 1885 stabilente il corso forzoso du­ rante due anni, ai primi di giugno era a 156, al 31 di luglio u. s. ora sceso a 131 con tendenza a ribasso. Il Governo Nazionale onde migliorare le condi­ zioni generali economiche del paese cerca, di sta­ bilire il pareggio nelle finanze dello Stato, ed il bi­ lancio pel 1887, presentato recentemente al Congresso,

offre le seguenti cifre in pesos nacionales (valore nomínale 5 lire). Entrate D iritti d’importazione... 27,000,000 Id. d'esportazione... 2,700,000 Id. e x t r a ... 4,500,000 Ferrovie dello S ta to ... 2,350,000 Banche... 1,617,000 Bollo, telegrafi, poste... 3,320,000 Opere idrauliche , ecc. . . . 2,209,000 Pezzi 47,876,000 Uscite

Interno (comprendente i lavori pubbl.) 10,068,101. 92 E ste ri... ... 479,004.00 F in an z e... 16,186,573.17 Giustizia, Istruzione e Culti 6,745,851.74 G u e rra ... 6,934,838.80

M arina... 2,963,580.60

Pezzi 43,377,950.23

ossia in cifra rotonda, pesos 43,378,000 cui aggiun­ gendo 4,000,000, importo della differenza per ser­ vizio in oro degli interessi dei prestiti all’estero, si ha un’ uscita di 47,378,000, superante le entrate di 498,000 pesos.

Questo bilancio è abbastanza rilevante per una nazione di poco più di 3 milioni di abitanti, e mo­ stra come i proventi principali provengano dalle do­ gane, di cui quella di Buenos-Ayres è la più impor­ tante rappresentando 1*80.1 0/q dell’importazione ed il 67.6 0 /o dell’ esportazione di tutta la repubblica.

Nel I o semestre 1886 entrarono nella dogana di Buenos-Ayres merci pel valore di pesos 48,288,032, (cioè per 11 milioni più che nel I o semestre 1885) e ne vennero esportate per 37,681,496 (cioè press’a poco come nel primo semestre 1885). L’ aumento nell importazione si deve attribuire al costante au­ mento della popolazione, dovuto principalmente al- 1 immigrazione europea, all’ accresciuta agiatezza, al- I estendersi delle ferrovie, che creano nuovi bisogni e nuovi consumatori.

All’incontro l’esportazione ha sofferto una diminu­ zione nelle lane e nei cuoi salati, facendovi riscontro un aumento nei cuoi secchi e nei cereali, come ap­ pare dalle seguenti cifre riferentisi al solò mercato di Buenos-Ayres dal I o ottobre al 31 lùglio:

1885 1886

L an e...F ardi 305,631 265,365

Cuoi salati vaccini N. 438,658 343,592

Id. salati cavallini » 102,290 165,271

Dal I o gennaio al 31 luglio.

1885 1886

Cuoi secchi vaccini N. 130,720 422,864

Id. secchi cavallini » 2,661 7,377

F arin a di frumento Kil. 724,148 1,521,274 M aiz... » 18,964,117 38,956,809

Il nolo dei vapori neH’ultima quindicina di luglio era per Genova sui grani 15 lire la tonnellata sui cuoi 45 lire sul sevo in botti 25 sulla lana in fardi 15.

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due mesi dal corso di 160 andarono quasi al 200, e le azioni del Banco d’ Italia quotate a 180 scudi in oro, alle quali pel solo 1° semestre 1886 toccò un dividendo di 7 scudi in oro, cioè il 14 per cento annuo per azione del valore nominale di 100 scudi.

La prosperità pubblica poi si manifesta, oltreché col crescere del commercio e dell’industria, coll’ab­ bondanza dei depositi presso le Banche, ammontanti nella capitale, 116 milioni di scudi. Ecco qual era ultimamente la situazione dei depositi presso la sede di Buenos-Ayres del Banco della Provincia, uno fra i più importanti Istituti bancari, in pezzi (da 5 lire).

D ep o sita n ti Im porto M edia

I t a l i a n i . . . 15,808 12,658,000 801 A rgentini--- 10,608 22,467,000 2109 Spagnuoli.. . . 5,175 6,514,000 1260 Francesi... 2,526 3,715,000 1488 In g le s i... 1,303 4,001,000 3077 Tedeschi... 800 2,325,050 2906 V a r i ... . 1,662 3,991,000 2420 Totale 37,882 55,671,000 1460 medi«.

Le accennate cifre mostrano, che l’elemento stra­ niero concorre potentemente alla prosperità della Na­ zione Argentina e che trova facile compenso alle sue fatiche ed ai suoi lavori.

E non solo i lavoratori concorrono volentieri alle sponde del Piata, ma altresì i capitalisti stranieri, felici di poter trovare un utile impiego ai loro ca­ pitali, che per la pletora del denaro sulle piazze europee, danno nel nostro continente meschino frutto. Ciò hanno ben compreso gl’inglesi, sempre avveduti nelle cose finanziarie, i quali hanno impiegato nelle ferrovie, nei prestiti governativi, nella proprietà ru­ stica ed urbana, nelle banche eco,, dell’ Argentina, per più di 90 milioni di sterline, che rappresentano circa la quarta parte della ricchezza pubblica ar­ gentina.

lng. G. Cobniani

LA SITUAZIONE DEGLI ISTITUTI DI EMISSIONE

a.1 3 0 giu gn o ISSO

Il Ministero di agricoltura e commercio ha pub­ blicato il bollettino della situazione degli istituti di emissione al 30 Giugno 1886. Per potere meglio giudicare dell’ importanza del movimento degli affari compiutosi nei primi sei mesi del 1886, confronte­ remo questa situazione con quella esistente alla fine di decembre 1885.

L ’attivo delle sei banche di emissione alla fine delle due date era rappresentato dalle seguenti partite:

30 g iu g n o 1886 31 d ee. 1885 Cassa e riserva L. 530,110,288 471,756,571 Portafoglio » 615,069,546 616,075,923 Anticipazioni » 139,097,663 140,494,052 Impieghi diretti » 149,454,988 165,108,927 Titoli » 20,936,225 15,622,871 Crediti » 174,419,876 168,294,813 Sofferenze » 15,084,196 14,692,681 Depositi » 571,133,273 564,371,596 P a rtite varie » 144,385,356 124,872,622

Spese del corr. esercizio » 4,717,596 11,427,595

Totale L. 2,364,709,310 2,202,717,954

Dal confronto di queste due situazioni resulta che alla fine dei primi sei mesi del 1886 l’ attivo delle sei banche di emissione era aumentato di Li­ re 161,991,359.

Furono in aumento la cassa e riserva, i titoli le partite varie, i crediti, le sofferenze e i depositi. Diminuirono invece il portafoglio, le anticipazioni e gli impieghi diretti.

L’ ammontare del portafoglio per ciascuna delle sei banche di emissione dava alla fine delle due date sopra indicate i seguenti risultati :

30 giu g n o 1886 31 dee. 1885

Banca Naz. Ita lia n a L. 392,402,778

Banco di Napoli » 107,384,090

Banca Naz. Toscana» 41,082,052

Banca Romana » 33,589,991

Banco di Sicilia » 36,646,348

Banca Tose, di cred. » 3,964,285

398,033,055 102,769,940 40,915,288 35,346,749 35,132,450 3,878,438 Totale L. 615,069,546 616,075,923

Nei primi sei mesi del 1886 il portafoglio delle sei banche di emissione diminuiva di L. 1,006,377.

Diminuivano i portafogli della Banca Nazionale italiana, e della Banca Romana.

Furono in anniento i portafogli del Banco di Na­ poli, della Banca Nazionale Toscana, del Banco di Sicilia, e della Banca Toscana di credito.

Il passivo delle sei banche resultava come ap­ presso :

30 giugno 1885 30 d ee. 1885

Capitale e massa di rispetto L.

Circolazione » D ebiti a vista » D ebiti a scadenza » D epositanti » Partite varie » R endite...» 376,601,343 996,802,281 150,189,836 145,492,088 571,133,273 105,669,556 9,730,929 372,507,994 948,451,677 155,277,977 146,387,873 564,371,596 85,680,147 20,040,778 Totale L. 2,364,709,310 2,292,717,954

Il passivo delle sei banche di emissione aumen­ tava di L. 161,991,339.

Aumentarono il capitale, e la massa di rispetto, la circolazione, i depositanti e le partite varie.

Furono in diminuzione i debiti a vista e i debiti a scadenza.

La circolazione complessiva delle sei banche di emissione ascendeva al 30 Giugno pross. pass, a Li­ re 1,133,630,133 contro L. 147,358,727.30 al 31 di­ cembre 1883. La circolazione complessiva esistente al 30 Giuguo dividevasi per L. 1,996,892,281.30 in biglietti propri degli istituti di emissione, e per L. 150,998,913.30 in biglietti già consorziali. La cir­ colazione dei biglietti consorziali è quindi diminuita di L. 781,201,828.50 in confronto di quella di L. 940,000,000 e la diminuzione deriva da essere stati cambiati in moneta metallica biglietti per L. 476,167,108.50 ed in biglietti di stato da L. o e 10 per L. 305,00-4,720.

La circolazione propria degli istituti di credito dividevasi fra essi come segue :

30 giu g n o 1886 31 d ee. 1885

Banca Naz. italiana L, Banco di Napoli... » Banca Naz. Toscana . » Banca Rom ana... » Banco di Sicilia... » Banca Tose.di Credito»

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