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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.13 (1886) n.646, 19 settembre

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L’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI PRIVATI

Anno XIII - Voi. XVII

Dom enica 19 Settem bre 1886

N. 616

M I M I ] DEGLI ISTITUTI DI E B 1

In un recente articolo noi cercammo di dimo­ strare l’urgenza di provvedere al riordinamento de­ gli Istituti di emissione, essendo ormai vicina la scadenza del privilegio. E siccome siamo convinti che giovi altamente che intorno a un problema im­ portante si formi prima la pubblica opinione, la quale poi agisca sul Governo e sul Parlamento, così ci parve ragionevole esprimere il desiderio che la questione venisse largamente dibattuta dalla stampa e da tutti gl’individui o associazioni competenti. Al­ trimenti è a temersi che venga fuori una proposta affrettata, che non approdi a nulla e che si giunga all’ultimo momento e si approvi per necessità una proposta magari peggiore.

Tutti abbiamo veduto la sorte toccala al pro­ getto Berti-Magliani, nel quale crediamo che Fon. ministro delle Finanze non avesse gran parte, il che speriamo, anzi abbiamo ragione di credere non sia per avvenire questa volta. All’on. Magliani, col quale abbiamo talora potuto trovarci in disaccordo, ma a cui abbiamo sempre riconosciuto una eletta dottrina e una incontestabile abilità, noi domandiamo di sce­ gliere la strada che gli sembri migliore e quella seguire senza tergiversazioni. "

Si dice che il Governo abbia in animo di sot­ toporre alcuni punti principali, o quesiti che si vo­ gliano chiamare a quella Commissione testé nomi­ nata per studiare tutto quanto attiene alla questione monetaria e di cui è presidente l’on. Luzzatti, mentre fra i componenti sono i direttori degli Istituti di emissione. Forse questo sistema non è il migliore. Il direttore di un Istituto di emissione rappresenta certi interessi, e non è ragionevole chiedergli che faccia astrazione da questi. Ci pare che i direttori, che han diritto di essere consultati e ascoltati, avreb­ bero potuto, ciascuno per conto loro, esprimere al Governo la propria opinione invece di essere chia­ mati a rispondere ai suoi quesiti come consulenti. Poiché una delle due: o ciascuno tirerà l’ acqua al suo mulino, e tanto valeva consultarli separata­ mente, o si metteranno, il che non è probabile, d’ac­ cordo, e naturalmente cercheranno di fare l’interesse degl’istituti, e non altro. D’ altra parte il Governo dovrebbe pensare che in questo nostro curioso si­ stema si hanno Banche, che sono vere società com­ merciali con direzioni responsabili di fronte agli azionisti, e Banchi che sono quasi opere pie, che non hanno a rendere conto a nessuno del loro ope­ rato e che sono per conseguenza in una situazione molto diversa.

Comunque sia di ciò, il punto più importante è quello di sapere per quale via s’ intenda di met­ tersi. Ed è ormai certo che Fon. Magliani, malgrado le sue personali tendenze, non penserà alla solu­ zione della Banca unica. I nostri lettori conoscono in proposito la nostra opinione ; sanno come per noi la Banca unica rappresenterebbe la soluzione più razionale ; sanno come non riteniamo i Banchi senza azionisti atti alla funzione della emissione. Ma, come osservammo già, le occasioni che' potevano avviarci a quella soluzione non si vollero, non si seppero, o non si poterono afferrare, e oggi le con­ dizioni sono mutate. Contro la possibilità di una Banca unica sta il Banco di Napoli, collegatosi a quello di Sicilia, cresciuto in potenza sotto una energica direzione, e a cui sarebbe impossibile ten­ tare di togliere la facoltà della emissione. Da un altro lato la Banca Nazionale Toscana non ha più la voglia di lasciarsi assorbire dopo i suoi meritati successi. Dunque alla Banca unica non c’è per ora da pensarci.

Ciò è quanto dire che resteremo su per giù col­ l’ordinamento attuale. Data la nostra situazione mo­ netaria, non è serio parlare di libertà di Banche. Si ricadrebbe nelle contradizioni del progetto Berti- Magliani, rimaneggiato e malamente rimpastato dalla Commissione parlamentare. Fino a che 540 milioni di biglietti di Stato pesano sul mercato e manten­ gono una situazione anormale, non crediamo pos­ sibile che si rinunzi a fissare il maximum della circolazione complessiva, e, fìssardo questo, qual margine resterebbe a nuovi Istituti, specialmente se alle Banche attuali s’intendesse concedere la facoltà di aumentare il loro capitale?

A ogni modo, quand’ anche per contentare chi si appaga delle parole, comunque vuoto ne sia il significato, si volesse introdurre qualche disposizione simile a quella del progetto Berti-Magliani per ren­ dere possibile il sorgere di nuovi Istituti, ripetiamo che resteremmo presso a poco nello stato attuale. Noi avremmo cioè la Banca Nazionale, il Banco di Napoli collegato a quello di Sicilia, la Banca Na­ zionale Toscana, colla quale si potrebbe trovar modo di fondere in un modo o in un altro la Banca di Cre­

dito minacciala oggi nella sua esistenza come Istituto di emissione, la Ranca Romana. Si tratterebbe dun­ que di regolare le cose in modo da conciliare gli interessi di questi Istituti coll’ interesse dello Stato e del pubblico.

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L ’ ECO.N 0, M I S T A 1

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die 1? avvento d elao cialism o d i Stato cela Sotto il alla pari Bandii con azionisti o Banchi senza azio­

nisti, e di questo errore forse si vedranno in tempo non lontano gli effetti.. Ma ohe giova nelle fata dar di cozzò? Questa situazione c’ è, e abbiamo veduto per quali ragioni sia diffìcile oggi mutarla. Quindi sono opportuni tutti gli studi rivolti a cer­ care iì modo di correggere l’ attuale sistema per modo da toglierne gl’ inconvenienti maggiori e da ricavarne il maggior possibile profitto. Si sono fatte in proposito varie proposte, e noi ci riserbiamo di esaminarle in seguito. Intanto crediamo di sapere die non si sia alieni dal discutere l’ idea del re­ parto del tagli fra gl’ istituti. Essa vuole del resto essere studiata in massima e anderebbe studiata inoltre coll’ appoggio di dati statistici, quando s’ in­ tendesse accoglierla ed applicarla. Noi ci asteniamo sul momento da ogni giudizio, riconoscendola bensì fin d’ ora degna di essere presa in considerazione.

PROGRAMMI E CENSURE

. ( a l l a S a z i o n e )

Un ¡to'tarili, è vero, ma sempre in tempo, inten­ diamo richiamare l'attenzione dei lettori sopra un ar­ ticolo pubblicato nell’autorevole .periodico L a Nazione

232). -Prendendo argomento da un nostro studio sulla lega inglese per la difesa della libertà e della Il proprietà, l’egregio scrittore della Nazione ha esposte molte,considerazioni Che, non stentiamo a ricono­ scerlo, sono quasi tutte, a nostro avviso, improntate a uno spirito pratico assai lodevole, e mettono nei suoi veri termini una questione della più elevata Im­ portanza ; quella, cioè del programma che i seguaci della scuola economica liberale devono contrapporre ai programmi delle scuole avversarie.

Siamo grati alle scrittore della Nazione di aver cooperato con noi a far conoscere agli italiani i fini della Lega inglese, come siamo riconoscenti verso 1’ on. Corte per averne discorso assai bene nel Cor­ riere della Sera ; ma quanto alla Nazione ci corre l’obbligo di esaminare alcune sue critiche e di sot­ toporre all’ egregio articolista alcune considerazioni, dacché non ci pare che gli appunti ch’ egli fa alla scuola liberale siano tutti esatti e consoni a un giusto apprezzamento dei fatti.

Ca sostanza del ragionamento della Nazione ci pare, possa riassumersi così : Avendo l’ indirizzo , politico-economico odierno, ripudiato il principio della libertà o fatto intervenire lo Stato a regolare im­ portanti interessi economici, a far concorrenza alla iniziativa privata 6; a dare a taluni atti e sentimenti un carattere coattivo, coll! obbligatorietà sancita da leggi, in ciò che attiene la previdenza e simili, l'a­ zione dello ;StatO' è esiziale, a non lungo andare, alle stesse classi che intende beneficare, togliendole dalla inferiorità in cui si trovano per spingerle sulla via del progresso. Utile adunque e santo è lo scopo che si propongono la L ib erty and Property Defence League

e le altre associazioni consimili ; e lodevoli i mezzi ch’esse adoperano per combattere la mala pianta del socialismo di Stato, elio Im messe radici nell’Europa civile. Quella salda compagine d’intelligenze rette, che si oppone al detronizzamento dell’individualismo e si studia di convincere sopra tutto le classi lavoratrici

'

... —

^

manto dorato eon cui si-còpre, piaghe più sangui*’? nauti di quelle che oggi rattristano T umanità e ri­ serba per 1’ avvenire dolori’ più atroci dei presenti ; quella compatta e nobile accolta in cui sono rappre­ sentate tutte le forze vive di un paese, merita infine di trovare ovunque imitazione e plauso.

Ma la dimostrazione chiara, convincente, efficace e leale dell’ingiustizia, del danno e dell’errore in che si epiloga l’odierno indirizzo di soverchia ingerenza dello Stato in tutte le manifestazioni della vita so­ ciale, non basta ; è una parte del lavoro che il de­ plorato indirizzo stesso rende necessario, ma non è tutto. « Bisogna puranco, dice lo scrittore della N a ­ zione, dare opera a sostituirgliene un altro più logico, più liberale, non meno fecondo, anzi più fecondo di utili risultati »; e ciò perchè « con tanti impulsi interessati e disinteressati, un indirizzo cattivo non può in pratica arrestarsi, se non gli se ne contrap­ pone di fa tto un altro equivalente o migliore. »

Adunque per la Nazione 1’ assidua fatica dei membri della Lega inglese per porre in chiaro i mali derivanti dalle sempre nuove ingerenze dello Stato è insufficiente , è per lo meno poco pratica, minaccia d’essere fatica sprecata, dacché ai progetti dei fabbricanti di leggi essi non osano contrapporre altri progetti, e al programma dei radicali, o a quelli degli altri partiti, non sanno o non vogliono opporre un altro programma non meno provvisto di riforme legislative.

Ecco ; occorre distinguere per ciò che riguarda la

Liberty and P roperty Defence League o, diciamo meglio, l’Inghilterra. Se l’acuto scrittore della Nazione

avesse pensato per un momento allo sviluppo che il principio associativo vi ha preso, agrinnumerevoli e svariatissimi scopi per i qiydi sono fondate dagli inglesi le associazioni, crediamo eli’ egli avrebbe fatta una distinzione tra il continente e le isole britanni­ che. Nessuno ignora, infatti, che, per stare sul solo terreno economico, l’Inghilterra ha da molto tempo società fiorentissime per la riforma tributaria (F i ­ nancial R eform Association) per la libertà del com­ mercio della terra_ (Free land league) per la crea­ zione dei piccoli coltivatori (Association fo r thè vo luntary extension o f thè Allotments System), per lo sviluppo della piccola proprietà coltivatrice, por la co­ struzione di case operaie, ee., ee., e molte altre poi ne conta, le quali si propongono il miglioramento morale e intellettuale degli operai, come quelle per le biblioteche popolari, pei giardini pubblici ec., ec. Se la Liberty and P rop erty Defence League limita la sua sfera d’azione alla critica di un indirizzo po­ litico-economico, che giustamente reputa erroneo e dannoso, se I’ opera sua è negativa, od almeno per tale la si giudica, non bisogna però dimenticare che molte altre società inglesi si propongono scopi posi­ tivi, ed hanno, considerate tutte insieme, quel pro­ gramma di cui parla l’articolista della Nazione.

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informato a criteri, i quali implicano la applicazione di un programma assai più benefico, sebbene meno rut moroso ? Infatti, se la critica persistente della Liberty and P roperty Defence League avesse a raggiùn­ gere il suo effetto, non otterrebbe forse di ridurre il brutale e irragionevole intervento dello Stato e di lasciare che liberamente sorgessero quelle istitu­ zioni, le quali sono frutto dell’azione spontanea degli individui? Non sarebbe in altri termini un sostituire a un programma illusorio una serie di misure più modeste è vero, ma più benefiche perchè sorgenti dalle stesse condizioni dell’umanità e con esse pie­ namente corrispondenti ?

Che se lo scrittore della Nazione allude alla dif­ ficoltà grandissima di persuadere l’opinione pubblica che allorché chiede l’intervento dello Stato è sulla mala via, noi siamo d’accordo con lui e non pos­ siamo celare i nostri timori che la lotta impegnata abbia esito contrario alla causa liberale. Ma non ci dica, se non vuol sconoscere i fatti più palpabili, che l’apostolato della Lega inglese è incompleto, dacché essa veramente contrappone, come vuole la Nazione,

correnti d’ idee a correnti d’idee non solo, ma im­ plicitamente suggerimenti a suggerimenti, progetti a progetti, coalizioni di veri interessi sul punto d’es­ sere disconosciuti a coalizioni di pretesi interessi più inframmettenti e sul punto di conseguire abusivi trionfi. E laddove l’opera sua positiva può sembrare manchevole, è però integrata da quella di altre nu­ merosissime associazioni, per fini, come vedemmo, svariatissimi, ma i quali tutti collimano a mantenere il predominio alla iniziativa privata.

Senonchè, abbandonando questo punto che riguarda un solo paese, perchè leghe consimili a quella in­ glese non ne troviamo quasi in nessun altro paese, ci rimane da esaminare il rimprovero che la Nazione

rivolge alla scuola liberista, specialmente italiana e che ci pare fondato soltanto in parte. Deploriamo anche noi la ignavia dei liberisti, la sfiducia che ha invaso il maggior numero, l'abbandono nel quale paiono la­ sciati i pochi animosi che ancora osano sostenere una lotta impari cogli statolatri del nostro mondo politico, ma non possiamo ammettere, come pare sia opinione dell’egregio articolista della Nazione, che la scuola liberale economica non abbia un suo programma.

Il passato, e pur troppo anche quello che si con­ fonde col presente, ha accumulato, non pochi errori economici e finanziari che urge correggere per la salute della nostra economia e della nostra finanza, e non è alla Nazione che occorra di rammentare i difetti del nostro sistema tributario o della nostra po­ litica doganale. Certo un programma che dall’ oggi al domani e neanche al domani l’ altro, possa dare la felicità o il benessere a chi ne è privo, che ri­ solva le cosidette questioni sociali, che dia alle classi lavoratrici una parte maggiore nella ripartizione, un programma cosiffatto la scuola liberale non lo pos­ siede. Ma essa, mettendosi sul terreno della libertà, inculcando il massimo rispetto alla iniziativa indi­ viduale, mantiene salde le basi di ogni progresso, compatibile colla giustizia e colle forze operanti in seno alla società.

Ciò non vuol dire, per altro, che la scuola libe­ rale non debba ritemprarsi allo studio delle condi­ zioni del vivere sociale odierno, per tener conto dell’indirizzo mentale e psicologico di interi gruppi sociali, per apprezzare utilmente le condizioni di fa tto in mezzo alle quali la libertà economica do­

vrebbe imperare. Questo studio è anzi una condi­ zione perchè essa possa fruttuosamente combattere per la causa della libertà, che è pur quella del progresso.

Ed è per questa ragione che noi sottoscriviamo volentieri a quanto giustamente scrive la Nazione

intorno al modo di combattere talune ingerenze dello Stato già esistenti, od altre che ci minacciano^ E , per . citare uno di tali esempi, acutamente essa chiede in ordine alla questione degli infortuni del lavoro « per­ chè non spendere l’ ingegno e I’ opera volonterosa nel formare uffici di assistenza legale, optasi gratuiti, che non solo suggeriscano all’ ignaro operaio dan­ neggiato di farsi attore contro il suo principale, ma inoltre dirigano i suoi passi, lo guidino nel cammino intricalo della procedura, agiscano per lui con tutta la forza che manca all’individuo isolato e povero e che è propria degli enti collettivi bène organizzati1? » Certamente, sarebbe questa la maniera inglese di risolvere una questione che tanto appassiona gli animi e di curare una piaga sociale che sanguina e che a ogni costo vuole un rimedio purchessia, foss’ anco ingiusto e violatore del diritto altrui. Ma vi è probabilità che da noi una simile proposta possa trovare fautori convinti e pertinaci nell’ at­ tuarla ? Vorremmo poterlo credere, ma pur troppo una corrente malsana di indifferentismo e di cieca sornmessione ai grandi apostoli del socialismo di Stato va dominando sempre più anche la parte più colta del paese, e la legge di ingiustizia ha tutte le probabilità di passare, mentre non ne avrebbe nes­ suna una proposta seria ed efficace che faccia ap­ pello al concorso libero e spontaneo delle energie individuali.

Comunque, la taccia rivolta alla scuola liberale di non avere un programma pratico e di limitarsi ad adempiere un còmpito negativo non ci pare esatta perchè essa ha più volte formulati i suoi progetti di riforme intorno alla legislazione doganale, tributaria, sul lavoro ecc.; ma aggiungiamo che mancò sovente l’accordo intorno ad essi e la costanza nel sostenerli. Se non siamo quindi disposti ad approvare in tutto e per tutto quanto i rappresentanti della detta scuola hanno so­ stenuto in passato, e tanto meno l’ abbandono odierno della lotta, giustizia vuole si riconosca che essi, oppugnando il socialismo di Stato, non hanno man­ cato mai di sostenere quelle misure e di proporre quelle riforme che sono coefficienti del progresso, perchè stanuo nell’ orbita della libertà.

Alieni da qualsiasi feticismo, noi usiamo dire la verità agli amici come agli avversari, ma non siamo soliti a trascurare, per comodo nostro, le ragioni che giustificano o spiegano la condotta degli uni e degli altri. Ora appunto le due scuole liberista e vin- colista si trovano attualmente, in Italia e fuori, in una condizione che in parte è opera loro, in parte è un portato delle vicende politiche e sociali. Gio­ verà che ci soffermiamo ad esaminare prossimamente

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LA PROPRIETÀ LETTERARIA

E LA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI BERNA

Il discutere sulla esistenza e sulla legittimità della proprietà letteraria è oggi diventato per lo meno ozioso, dacché molti di coloro che pur negano il di­ ritto esclusivo di proprietà agli autori delle opere dell’ ingegno, sono tuttavia disposti a consentire almeno un privilegio più o meno lungo all’ au­ tore, affinchè possa tutelare e curare gli inte­ ressi materiali inerenti alla pubblicazione e diffusione dell’opera sua. La discussione quindi non avrebbe altra importanza die quella scientifica.

E infatti presso tulli gli Stati la legislazione si è dedicata a tutelare, o, come dicono, a proteggere, la proprietà letteraria con minore o maggiore larghezza è Vero, ma sempre coll’intento di favorire gli autori delle opere dell’ingegno. Giudicare ora le varie legi­ slazioni sarebbe un fuor d’opera; valutare gli effètti dei vincoli posti al cammino delle idee sarebbe in­ dubbiamente interessante, ma ci porterebbe troppo oltre e in un campo estraneo a questo periodico.

Gioverà piuttosto che i lettori dell’ Economista

siano informati del nuovo passo fatto sul terreno della legislazione internazionale, e conoscano le di­ sposizioni concordate definitivamente alla Conferenza internazionale di Berna.

La nuova convenzione è dovuta alla iniziativa della associazione letteraria internazionale fondata sotto gli auspici di Victor Hugo e la quale, alcuni anni or sono, riuniva a Berna buon numero di letterati, ar­ tisti e giureconsulti. Un progetto di convenzione ela­ borato da questa prima conferenza non ufficiale, fu rimesso al Congresso federale svizzero, il quale ac­ cettò il compito di comunicarla ai governi degli altri Stati e prese nello stesso tempo l’iniziativa di una conferenza diplomatica allo scopo di fondare una Unione internazionale sul genere di quelle che esi­ stono di già per altri argomenti, in ¡specie per la protezione delia proprietà industriale. Nel 1884 si riunì a Berna la prima conferenza diplomatica che sviluppò considerabilmente il programma dell’Asso ciazione letteraria e codificò alcune branche della proprietà industriale. Il progetto di convenzione, frutto di quella conferenza, dovette essere ripreso in esame alla conferenza del 1885 perchè l’ Italia non aveva potuto assistere alla conferenza del 1884 e la Gran Brettagna vi aveva partecipato ad audiendum.

Questa secónda conferenza diplomatica richiese molti sforzi e un vero spirito di conciliazione per poter mettere d’accordo le legislazioni e gl’ interessi così disparati dei vari Stati che vi erano rappresentati.

Per tal modo dopo aver fissato il lesto della convenzione, tutti i delegati si misero d’accordo per stabilire ch’esso non dovesse essere più modificato, e che i governi si dovessero pronunciare soltanto per la sua adozione o pel suo rigetto. In queste condizioni la conferenza che si è riunita a Berna il 6 corr. non poteva essere, come fu, che breve e poco laboriosa. Essa si è limitata a introdurre nel testo della convenzione qualche modificazione di pura forma per chiarire il testo stesso, ed ha ricevuto le dichiarazioni dei vari delegati rispetto alla parteci­ pazione delle colonie respettive, nonché rispetto alla classe nella quale ciascun paese intende di essere

posto nei riguardi della parte contributiva per le spese dell’ ufficio internazionale.

Come è attualmente composta, I’ Unione per la protezione delle opere letterarie e artistiche com­ prende una popolazione di circa 500 milioni di ab., ossia quasi un terzo della popolazione del globo. I paesi contraenti sono : La Germania, l’ Italia, il Bel­ gio, la Spagna e le sue colonie, la Francia e le sue colonie, la Gran Brettagna e le sue colonie, la Sviz­ zera, la Tunisia, Haiti e Liberia. Gli Stati Uniti e il Giappone erano rappresentati alla Conferenza da delegati ad audiendum, ma c’è foudata credenza che quei due paesi, come pure l’Austra-Ungheria la Scandinavia e I’ Olanda, non tardino ad entrare nella Unione ora fondata. — La ragione per la quale alcuni Stati n >n sono entrati subito nella Unione, sta nel fatto eh’ essi hanno o una legisla­ zione contraria ad alcuni principi consacrati nella convenzione, come l’Austria Ungheria e i Paesi Bassi, o desiderano prima di condurre a termine i loro lavori legislativi sulla materia, come l’ Olanda.

Il gruppo dei popoli slavi si è tenuto fin dal prin­ cipio a parte e la Russia anzi pare disposta più a restringere la protezione accordata ai cittadini stra­ nieri che non ad ampliarla nelle nuove convenzioni. Ciò premesso, vediamo brevemente le principali norme sancite dalla nuova convenzione.

Gli autori, appartenenti a uno o all’ altro dei paesi formanti 1’ Unione, godranno negli altri paesi, per le loro opere, gli stessi diritti che le leggi rispettive accordano o accorderanno ai nazionali. In altri ter­ mini è accordato il trattamento nazionale in tutta l’ Unione agli autori dei paesi contraenti, nonché agli editori di opere pubblicate in un paese dell’ unione anche se I’ autore sia cittadino di un paese che non faccia parte dell’ Unione.

Il godimento di questi diritti è subordinato al- l’ adempimento delle condizioni e delle formalità prescritte dalla legislazione del paese d’ origine del­ l’ opera e la sua durata non può eccedere la durata della protezione accordata nel detto paese d’ origine. È considerato come paese d’ origine dell’ opera quello della pubblicazione, o se questa pubblicazione ha luogo simultaneamente in più stati dell’Unione, quello fra essi la cui legislazione accorda la durata della protezione più breve.

L ’ espressione « opere letterarie ed artistiche » alle quali è accordata la protezione, comprende i libri, gli opuscoli (brochures) e tutti gli altri scritti, le opere drammatiche o drammatico-musiéali, le composizioni musicali con o senza parole, le opere di disegno pittura, scultura, incisione, le litografie, le illustrazioni, le carte geografiche, gli abbozzi (croquis) e le opere plastiche relative alla geografia, finalmente qualunque produzione nel campo letterario, artistico e scientifico che fosse pubblicata con qualsiasi modo di stampa o di riproduzione.

Gli autori godono, per IO anni dalla pubblicazione dell’ opera originale, il diritto esclusivo di fare o di autorizzare la traduzione delle loro opere.

Per quanto riguarda ai giornali e ai periodici, gli articoli in essi pubblicati possono essere riprodotti nell’originale o tradotti quando gli autori e gli editori non l’abbiano espressamente interdetto. In nessun caso però questa interdizione può essere applicata agli articoli di discussione politica, o alla riproduzione delle notizie quotidiane e dei faits divers.

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messo a esercitare atti giudiziari contro i contraf­ fattori, è sufficiente che il suo nome sia indicato sull’ opera nel modo consueto; se si tratta di una opera anonima o pseudónima,T editore è considerato come avente causa dell’ autore. La protezione delle opere fotografiche è accordata ai cittadini (ressortis■ sants) dell’ Unione da tutti i paesi contraenti presso i quali è riconosciuto alle opere fotografiche il ca­

rattere di opere artistiche e parimente è accordata alle opere coreografiche nei paesi in cui esse sono comprese implicitamente fra le opere drammatico- musicali.

I paesi dell’ Unione possono poi conchiudere a c­ cordi particolari per favorire maggiormente i loro autori.

Un ufficio internazionale avrà l’ incarico di cen­ tralizzare le informazioni di ogni natura intorno alla protezione dei diritti d’ autore e le pubblicherà nel suo giornale; la sua dotazione è fissata, come mas­ simo, in 60,000 lire.

Questa convenzione, di cui abbiamo riferito i punti principali, unifica il diritto sulla materia letteraria e artistica assai meglio di quello che si fece per la protezione della proprietà industriale. Essa entrerà in vigore dopo lo scambio delle ratifiche, quindi forse col nuovo anno e ad ogni modo si può ritenere che nel 1888 Berna avrà un quarto ufficio internazionale destinato aneli’ esso a mantenere una certa unifor­ mità legislativa e i buoni rapporti fra gli Stati civili.

RIVISTA ECONOMICA

/ / p r o s s im o C o n g re s s o d e lle S o c ie tà c o o p e ra tiv e a M ila n o - I l C o n g re s s o d e lle Trades-Unions e le te n d e n z e s o c ia lis t e - L a q u e s tio n e m o n e ta r ia in I n g h i lt e r r a e la n u o v a in c h ie s ta - L a s itu a z io n e d e i m e r c a ti f in a n z ia r i a l l ’ estero.

La cooperazione ha preso in questi ultimi anni un rilevante sviluppo anche in Italia e ne fanno fede le varie e complicate questioni che sono sorte intorno all’ordinamento legislativo delle società coo­ perative e ai loro rapporti col fisco. Nelle società cooperative di produzione, di consumo e di credito taluni ravvisano una leva potente per svincolare le masse dalla soggezione al capitale; ma, a parte queste esagerazioni, non si può negare che i recenti pro­ gressi della cooperazione nei vari paesi abbiano disarmato i pochi avversari e suscitate speranze fon­ date nell’avvenire.

In Italia la cooperazione nel credito va estenden­ dosi sempre più e in generale fa buona prova ; le società cooperative di consumo non sempre diedero buoni risultati, ma fioriscono invece assai bene i magazzini cooperativi annessi alle società di mutuo soccorso a Torino, a Milano a Venezia. Per la pro­ duzione quantunque non manchino buoni esempi come per la costruzione di case operaie, per forni a sistema Anelli, per le cucine economiche ecc. c’è ancora molto da fare prima che la cooperazione possa dirsi alla prova anche nel campo della produzione. Se si fa astrazione dalle società cooperative di credito, le altre hanno incontrato nei loro tentativi ostacoli talvolta gravi assai, che rendono urgente un esame della legislazione che ad esse si riferisce. E

questo compito, tra gli altri, si propone appunto il con­ gresso che avrà luogo a Milano il 10 ottobre delle società cooperative milanesi allo scopo anche di accer­ tare il movimento cooperativo in Italia e di istituire un ufficio centrale per la propaganda, le informazioni e il coordinamento del lavoro analogo.

I quesiti proposti alla discussione del congresso sono i seguenti : 1° come devonsi ripartire gli utili nelle società cooperative — 2* come regolare i rap­ porti del dazio consumo colle società cooperative di consumo, con avvertenza se trattisi di comuni chiusi 0 aperti — 3° se alle società cooperative di con­ sumo convenga più distribuire le merci ai prèzzi di costo oppure ai prezzi correnti — 4° come rego­ larsi rispetto alla imposta di ricchezza mobile — 5 ° dell’ opportunità della costituzione legale delle cooperative e della corrispondenza delle leggi attuali coi bisogni della cooperazioni — 6° dell’opportunità e modi di una federazione nazionale delle coopera­ tiv e— 7° del modo di attivare e regolare il credito tra le associazioni cooperative.

Vogliamo sperare che questo Congresso, nel quale per la prima volta in Italia sarà studiato il dif­ ficile problema della cooperazione da chi la ha pro­ vala e sperimentata con minore o maggior fortuna, sarà modesto e pratico e lascierà le vane glorifica­ zioni per conseguire risultati positivi. Sopratutto, le cooperative che si aduneranno a Milano si guardino dall’abbandonarsi alle facili pretese di privilegi e di favori ; uniscano le loro forze, le ordinino e in esse soltanto confidino per progredire. La via è certo più lunga e più aspra, ma è la sola che conduce a un vero e duraturo progresso.

— Il 1 9 mo Congresso delle Trades Unions, tenuto quest’anno a Hull, ha chiuso sabato p. p. i suoi lavori, cominciati il 6 corrente. Le discussioni procedettero in generale assai ordinate e le risoluzioni adottate testificano che ancora il senso pratico delle cose ispira, se non tutti, la gran maggioranza dei delegati al Congresso. Esamineremo in un prossimo numero 1 principali voti formulati dall 'unionism o inglese; oggi vogliamo soltanto soffermarci brevemente sul discorso del presidente del Congresso, Mr. F . Maddison, il quale ha reso un immeritato tributo al socialismo o meglio al collettivismo continentale. Sebbene in una forma calma e temperata il Maddison non ha mancato di ripetere viete accuse contro gli economisti e contro il capitale; accuse le quali provano che il presidente del Congresso non è troppo versato nelle discipline economiche. L’ economia politica della vecchia scuola, disse il Maddison, sostenne la teoria che il capitale è il più potente fattore della prosperità mondiale e il lavoro affatto seconda­ riamente. Noi ameremmo di sapere esattamente in quali economisti della vecchia scuola si trova cotesta dottrina, non certo in Smith, in Ricardo, in Mill. Ad ogni modo il Maddison ha trovato il modo di correggere quella che egli chiama vieta e ingiusta teoria e la rovescia nel senso che il lavoro è lutto e il capitale una mera escrescenza, è il frutto dell’albero il quale, s’ intende, è il lavoro. Ma il vero si è che l’ albero non produce senza che un capitale, o grande o piccolo, sotto qualsiasi forma, non vi cooperi, dacché la loro alleanza, il loro mutuo scambio di servigi è legge di natura.

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ñuto pel più grande nemico e ad esso sono impu­ tati, eon ¡strazio della logica, le sofferenze del lavoro che spesso derivano invece dalla disunione di quei due fattori della produzione.

Il difetto di trarre da fatti isolati, da casi singo­ larissimi principi generali, ha impedito al Maddison di vedere esattamente come stanno le cose e lo ha portato a fare dei paragoni che vorrebbero provare le più gravi ingiustizie, mentre non sono che con­ dizioni, qualche volta anormali se vuoisi, ma affatto transitorie; come allorquando cita la compagnia fabbricante di fiammiferi che da un dividendo del 22 0|0 e il povero operaio che fa le scatole per fiam­ miferi a due pence per dozzina.

Ma non è questo quanto di più rimarchevole offre il discorso del presidente del Congresso. Un cam ­ biamento sembra andarsi delineando sempre più nelle idee degli Unionisti inglesi. Essi lentamente vanno abbandonando molte delle loro vecchie teorie, che erano poi parte sostanziale del programma fin qui seguito, appunto per allargare il programma stesso. Buona parte del discorso del sig. Maddison fu de­ dicata a una classe di operai di cui ancora jeri le Unioni inglesi si occupavano pochissimo e precisa- mente agli operai e alle opera.ie che non fanno parte delle varie organizzazioni di lavoratori. Pare che gli Unionisti non vogliano incorrere più nella taccia di essere egoisti, di occuparsi solamente dei loro propri interessi ; e, sotto un certo aspetto, è commen­ devole l’ interessamento ch’essi addimostrano per le schiere di operai che ancora non hanno saputo o potuto organizzarsi ed esercitare la previdenza. Ma sotto un altro punto di vista, questo sentimentalismo può essere dannosissimo alle Trades-unions perchè può stornarle dai loro veri intenti e gettarle com­ pletamente nelle braccia dei socialisti. Infatti un po’ per quella ragione un po’ per le relazioni che gli unionisti hanno coi collettivisti francesi e tedeschi, per la prima volta al congresso delle Trades-unions

sono stati patrocinati dal presidente dei progetti socia­ listi, quali la nazionalizzazione della terra, il mini­ mo del salario e simili. Non abbiamo bisogno di dire quanto è deplorabile l’ invasione delle teoriche collettiviste francesi e tedésche nella salda compa­ gine delle associazioni operaie inglési, ma fortuna­ tamente, finora, il discorso del presidente non ha avuto conseguenze importanti, dacché l’approvazione, non a tutti i delegati gradita, delle deliberazioni del congresso di Parigi era un atto di cortesia e nien- t’altro. Auguriamoci pel bene della causa del lavoro in Inghilterra, che l’esempio fecondo, istruttivo delle

Trades—Unions non cessi di essere un sano ammae­ stramento per gli altri paesi e abbia ancora altre splendide pagine nella storia dell’economia inglese,

— Il governo inglese ha ceduto alle vive insistenze che da più parli gli erano fatte affinchè nominasse una Commissione d’ inchiesta sulla questione mone­ taria. « La necessità di una inchiesta dice la relazione, della Tesoreria, è confermata dall’ inquietudine che alle Indie e in Inghilterra si è manifestata da qualche tempo »;ed è un fatto che poche questioni impensieri­ scono ora la stampa inglese come quella della currency.

La Commissione dovrà ricercare se i cambiamenti sopravvenuti sono dovuti al deprezzamento dell’ar­ gento o all’aumento del valore (appreciation) del­ l’oro, oppure a queste due cause insieme; e, qualora trovi che dipendono dal deprezzamento dell’argento, ricercare se esso proviene dall’aumento dell’offerta

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0 dalla diminuzione della domanda Ò simultanea­ mente dalle due cause e sforzarsi di scoprire in quali proporzioni le varie cause hanno agito. Se invece è constatato che la situazione monetaria odier­ na deriva As\Vappreciation dell’oro, la commissione avrà pure da investigare se l’aumento del suo valore proviene dall’offerta diminuita o dalla domanda in aumento.

Naturalmente la Commissione ha anche il compito di esaminare da una parte l’influenza che la perturba­ zione monetaria esercita sull’ India e particolarmente sui pagamenti del governo indiano, sulle industrie è 1 commerci indiani, sui cambi anglo-indiani, sulle relazioni commerciali tra l’ Inghilterra e l’ India ; e dall’altra la influenza eh’essa ha sul commercio del Regno Unito con gli altri paesi a tipo d’argento, sul commercio estero in generale come sul commercio interno e sulle industrie del Regno Unito.

Se la commissione venisse alla conclusione che i suddetti cambiamenti nel valore dei metalli pre­ ziosi non hanno, in nessuno dei casi summentovati, prodotte perturbazioni permanenti o importanti, essa dovrà allora ricercare i mezzi che il governo po­ trebbe mettere in opera sia isolatamente sia di con­ certo con altre potenze per sopprimere o attenuare quelle perturbazioni. Ma questi mezzi non dovranno in nessun caso essere causa di ingiustizie e non do­ vranno provocare mali d’altra natura e della stessa importanza. Finalmente se la Commissione fosse di opinione che è possibile rimediare alla crisi moneta­ ria, dovrà indicare l’indole precisa delle riforme che dovrebbero introdursi e occuparsi del metodo da se­ guirsi per la loro applicazione.

Non si può negare che il compito della Commis­ sione è assai bene definito, forse è troppo definito; ma comunque ci pare indiscutibile che arduo assai sarà il lavoro cui dovrà sobbarcarsi la Commissione per gettare un po’ di luce sulla materia.

Invero anche in queste ultime settimane la que- tione monetaria ha formato argomento su pei gior­ nali inglesi di molte lettere, relazioni, studii, ecc., dai quali non emerge limpidamente che un fatto solo, la grande discordanza delle opinioni che hanno corso intorno alla circolazione.

Vi è una agitazione a favore di una ristorazione della circolazione aurea al pieno peso ed alle spese dello Stato ; ve ne sono altre per la emissione di biglietti del taglio di 1 sterlina, per l’ introduzione del bimetallismo con molte variazioni e tutta questa propaganda non ha di comune che il fine, la stabilità, cioè, del medium circolante. L e sovrane e le-mezze sovrane che hanno un peso minore del legale sono oggi un segno di valore, ma non una moneta effettiva e i loro possessori non potendole versare alla Banca di Inghilterra al valore nominale, do­ mandano che siano ricondotte al peso legale. La emissione di biglietti di una sterlina sarebbe accolta purché la loro accettazione fosse facoltativa e fos­ sero convertibili in sovrane, ma prima è appunto necessario che queste abbiano il pieno peso e il loro valore reale. I bimetallisti dicono che con l’oro solo si ha un cattivo sistema monetario e vogliono una legge e una convenzione internazionale che fissi il rap­ porto tra i due metalli, affinchè sia evitata ogni per­ dita derivante dalle fluttuazioni dei cambi.

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abbiano violanti fluttuazioni nel valore del danaro, come in quello di tutte le altre cose.

Certo è, interesse generale che il valore della mo­ neta oscilli il meno- possibile, ma credere di poter ottenere una stabilità perfetta è un dimenticare com­ pletamente l’ indole e le condizioni del fenomeno economico della circolazione monetaria. Ad ogni modo se la nuova Commissione d’inchiesta inglese, svolgendo il programma che le è tracciato, potrà correggere molte idee erronee in fatto di circolazione, sarebbe da illusi il credere che essa possa presen­ tare una soluzione netta e definitiva della questione. Non conviene pregiudicare l’avvenire, ma si può asserire senza tema di precitare un giudizio che gli undici membri della Commissione diffìcilmente si assumeranno la grave responsabilità di proporre cambiamenti sostanziali nel sistema monetario del l’ Inghilterra e dell’India.

— I recenti avvenimenti della Bulgaria rendono in­ teressante ed opportuno a un tempo di esaminare la situazione dei mercati finanziari all’ estero, per farsi un’ idea della influenza che le vicende politiche vanno esercitando sull’ andamento delle transazioni di borsa. I lettori sanno che prima della detroniz­ zazione del principe Alessandro le Borse dei prin­ cipali paesi, quella di Londra come quella di Ber­ lino, davano segni palmari di molta attività e tutto lasciava credere che l’autunno sarebbe stato oltre­ modo favorevole alla speculazione. I titoli ferroviari americani e inglesi davano luogo a molte transazioni e in generale vi era una tendenza marcatissima al rialzo dei valori senza tener conto del loro merito. In tale condizione di cose, le notizie gravissime re­ lative alla nuova fase in cui stava per entrare la questione orientale non hanno avuto sul mercato di Londra quella influenza che altre volte, in simili circostanze, si è verificata. Ma fortunatamente il mondo finanziario è oggi assai meno impressionabile che un tempo e ss lascia meno facilmente invadere dal panico. È cotesto indubitatamente uno degli ef­ fetti del persistere di una situazione politica molto incerta, nella quale la pace è mantenuta con grandi sforzi e talvolta non senza sacrifici da parte dei go­ verni. Patto sta che a Londra tutto si limitò a un rallentamento negli affari, dacché, senza lasciarsi sopraffare dallo spavento, gli speculatori invece di correre alla Borsa per vendere si astennero pura­ mente dal comperare.

Tuttavia non sarebbe esatto il credere che la calma relativa del mercato inglese derivi unicamente dall’opinione che la pace sarà mantenuta a qnalun- que costo. Egli è che la posizione dei vari mercati esteri in fatto di influenza e di importanza si è in questi anni di molto alterata, hi passato il mercato londinese godeva di una posizione assolutamente de­ spótica sugli altri tutti ; ma presentemente Parigi, e più ancora Berlino, specialmente rispetto ai valori stranieri, hanno quasi soppiantato Londra nel con­ trollo e nella fissazione dei prezzi. Londra è ancora un gran centro al quale fa capo la speculazione e il danaro inglese è sempre un elemento importante per sostenere le operazioni, ma sono ora in buona parte i grandi speculatori del continente che control­ lano i prezzi e il mercato londinese raramente fa opposizione. Se si pensa adunque che a Berlino e a Parigi si sono considerati gli avvenimenti bulgari con molta calma e serenità, si può comprendere anche come a Londra i prezzi abbiano mantenuta

una certa fermezza e soltanto alcuni titoli: russi, turchi e greci isono ofa quotati l’uno o il 2 a per.OjO meno dell’agosto.

Che se dal passato vuoisi arguire l’avvenire più prossimo, bisogna tener conto della circostanza che Berlino ha tenuto testa a qualsiasi tentativo di ri­ levante ribasso e conseguentemente il mercato di Londra nonostante molta ansietà politica, tenne fermo anch’esso. Si potrebbe inferirne che; Berlino cono­ sce la situazione politica meglio di Lòiidra e tierie per sicuro il mantenimento dèlia pace. Ma molto presumibilmente questo, arparte ogni probabilità ? ébie la pace europea sia turbata, sarebbe un giudizio poco fondato. È più esatto icmser^iv,riferiiisih alla r e f e ­ zione specialissima del mercato di Berlino il quale ha preso a sostenere lei finanze russei fino rdaflf epoca della guerra turco-mlsSa e successivamente anche ¡1 credito russo. Ora in tale duplice e ardua impresa sono impegnati i più potènti banchieri’ e tesocietà non meno possenti, sicché essi possono; dare al mercato finanziario quella direzione, ohe meglio (oro talenta essendo limitatissimo, in loro ;páfcagMe;?itfppte»idèi pubblico. A Londra; invecerunitimorè politico agendo su un gran numero: di possessori di valori, li può spingere a vendere, dando luogo «osi a un forte ri­ basso. :' il. l i s o i i so:;;á7C tii'tfiV. ¿I,3Í) La posizione stessa del mercato berlinese spiega adunque la fermezza relativa degli altri mercati e lascia ritenere che, salvo il peri colo palese di una guerra, non si avranno per ora grandi fluttuazioni nei prezzi dei valori internazionali.

RIVISTA DI COSE FERROVIARIE

P ro d o tti f e r r o v ia r i (f e r r o v ie ita lia n e e fra n c e s i)

La S ocietà a u s tria c a d e lla SiidbahnLe

S trade fe r r a te d ella Russia n e i 1 8 8 5Giu­

ris p ru d e n z a .

I prodotti delle ferrovie italiane nel maggio I886.

— Il prospetto dei prodotti lordi delle ferrovie, ita­ liane ottenuti nel maggio scorso dà i seguenti resul­ tati che porremo in confronto con quelli del mag­ gio 1885, affinchè meglio so ne possano valutare le differenze di aumento, o di 3qqreipen|o ¿phql.pppgqjjp essersi verificate.

Maggio 1886 Maggio 18S5

R ete M editerr. L . 9,227,930 8,844,426 » A d ria tica » 7,584,006 ibi 8,000,111 » S ic ilia ... » 652,081 701,113 F errovie V enete.» .... 117,170 98,100 » S arde.. » 147,770' 142,714 » D iverse » 575,323 528,200 T o t. generale L . ‘18,304,370 18,820,754

Le ferrovie italiane dettero adunque nel mese di maggio un minor prodotto, di L. 46,384 in confronto del mese corrispondente del 4885.

Dettero aumento la rete mediterranea e 1« ferro­ vie venete, sarde e diverse. Le reti adriatiea e sì­ culo ebbero un minor prodotto.

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dell’ esercizio precedente. E in questo aumento le 'feti esercitate dalle tre società concessionarie vi en­ trano per L . 6,875,130 con questa proporzione:

Rete Mediterranea . . . -f- 7;610,982

* Adriatiea . . . . . — 424,969

» Sicula . . . — 310,885

Devesi però considerare che la lunghezza generale delle linee-in esercizio dal 1° luglio 1883 a tutto maggio 1886 (esclusi i tratti comuni) era di chilo­ metri 10,886, mentre nel 1883 non era che di chi­ lometri 10,262.

Ecco adesso il movimento chilometrico nel mese di maggio 1886, enei periodo dal luglio 1885 a tutto maggio 1886.

Dal 1» luglio 1885 a tutto mag. 1886 R ete M editeran ea..

» A d r ia tic a .. . . » Sicula. . . . F errovie V e n e te ... » S a rd e , .. » D iverse.. Maggio L . 2,164 » 1,692 » . 1,022 855 » 359 » 699 23,440 19,329 11, 308 9,517 3,341 7,702 M edia chilom etrica . . . L . 1,702 18,935

vi è una diminuzione di L. 104 sul maggio dell’anno scorso, e di L. 206 per gli altri mesi, in confronto dell’esercizio precedente.

Nel mese di maggio vennero aperti all’esercizio 497 chih di nuove ferrovie, di cui 33 spettano al tronco San Benedetto del Tronto-Ascoli Piceno; 6 al tronco Pausula Macerata ; 15 al tronco Moretta-Cavaller maggiore; 20 al tronco Cajanello-Venafro e 23 al tronco Città di Castello-Anghiari.

Dal 1° luglio 1885 a tutto maggio 1886 furono aperti all’esercizio 497 chilometri di nuove linee fer­ roviario.

Ferrovie francesi. — Dal 23 luglio al 26 agosto

le ferrovie francesi non hanno avuti risultati mi­ gliori di quelli che abbiamo notato nel N. 641 del l’Economista.

La P a ris -L y o n -M é d itè rra n ie che sul 1885 aveva perduto poco più di 11 milioni e mezzo dal primo genoaio a tutto il 15 luglio, ne perdè oltre 12 a tutto il 26 agosto; e la perdita si verifica distribuita in tutto ih periodo, meno una sola settimana, che diede tin aumento di 18 mila lire sulla corrispon­ dente del 1885.

Cosi i risultati del periodo che qui esaminiamo, sono i seguenti : i prodotti che dal 1° gennaio 1886 al 22 lùglio erano stati di franchi 156,8 7 3 ,3 1 0 con­ tro 168,584,965 nell’anno precedente e quindi con una perdita di fr. 1 1 ,7 1 1 ,6 5 5 , diventarono al 26 agosto fr. 1 8 5 ,2 5 9 ,7 8 0 per I’ anno corrente contro fr. 197,268,000 nell’anno passato e perciò con una perdita di fr. 12,008,220.

Una differenza ih meno dell’8,37 per cento e per chilometro.

L’Ovest alla 30* settimana dà un prodotto di fr. 71,1 3 1 ,3 4 0 contro 7 1 ,9 5 4 ,2 5 0 dell’anno prima, ed al 26 agosto la perdita si spinge a fr. 1,024,043 essendo stati i prodotti di quest’anno fr. 82,909,081 e fr. 8 3 ,9 33,127 quelli dell’anno precedente. La di­ minuzione quindi per chilometro è di 4,27 0/0.

L’ Est ha invece lievemente diminuita la perdita durante il periodo 16 luglio—56 agosto, essendo scesa da fr. 1,742 mila a fr. 1,649 mila. Infatti i prodotti

della prima settimana del periodo erano fr. 68,272,805 contro 70,026,027 del 1 8 8 5 , e quelli dell’ ultima fr. 78,679,619 contro 80,328,729. Rimane sempre una inferiorità chilometrica à paragonò del 1885 del 7,22 0/0.

Il N o rd , cerne abbiamo notalo nella precèdente rassegna, si trova in migliori condizioni poiché là sua perdita è relativamente leggera ; però in questo periodo è quasi raddoppiata. Il 29 luglio si avevano fr. 8 7 ,4 1 1 ,5 5 9 di prodotti contro fr, 87,876,996, cioè una differenza di fr. 87,876,996, il 26 agosto i prodotti erano 99 ,8 3 4 ,8 2 1 contro fr. 100,573,167 cioè una diminuzione di 702,314. Il prodotto chilo- metrico è in perdita solo del 2,98 0/0.

Il M id i continua nella rapida scesa che, seb­ bene abbia appena 50 milioni di prodotti supera già i 6 milioni nelle perdite. Ecco le cifre : al 29 lu­ glio fr.44,170,568 contro fr. 50,474,495 dell’ anno precedente, cioè una differenza di fr. 6 ,5 0 3 ,9 2 7 ; — al 26 agosto fr. 51,123,567 contro fr. 57,706,422, quindi lina perdita di fr. 6,582,854. Il prodotto chi­ lometrico ò quindi falcidiato dall’11,41 0 /0.

Nè risultati più confortanti offrono i prodotti del— l’Orléans ; continua anche questa rete nella sen­ sibile diminuzione. Al 29 luglio aveva avuto fran­ chi 88,134,850 di prodotti contro fr. 95,347,378 del' 1885 e perciò con una perdita di fr. 7,212,527 ; il 26agosto la perdita era salila a fr. 7,693,004 essendo i prodotti di quest’ anno fr. 100,794,543 e quelli del 1885 108,487,547. La perdila chilometrica si eleva quindi al 10,35 per cento.

Le strade ferrate dello Stato sono la sola rete che abbia avuto una sviluppo nel prodotto, a tutto il 26 agosto ebbe fr. 16,558,329 contro fr. 15,645,603 quindi un aumento di fr- 912,726, il che, sui 2459 chilometri dà un aumento chilometrico dell’1,13 per cento.

Nelle reti minori si hanno perdite relativamente più sensibili : la rete Algerina perde 215 mila franchi su 5 1 /2 milioni di prodotti; cioè il 4,23 per cento del prodotto chilometrico. L ’E s t-A lg e rin o (511 chilome­ tri) perde 154,000 fr. su poco più di due milioni, cioè il 2 2 .3 0 per cento e per chilometro; la rete

Rodano-Moncenisio perde il 2,20 -per cento del pro­ dotto chilometrico.

La Società austriaca della Siidbahn. — Rias­

sumiamo il rapporto presentato alla Assemblea ge­ nerale sull’esercizio 1885 dal Consiglio d’ ammini­ strazione della Siidbahn.

Nell’ultima relazione erano state imputate a 2 mi­ lioni di lire le spese per le costruzioni nella rete austro-ungherese, ma non raggiunsero che 1,993.104 lire di cui 1,524,000 per lavori nelle stazioni; così la cifra costruzioni a tutto 31 dicembre 1885 ammonta per la Siidbahn a L. 5 7 2 ,1 9 1 ,5 4 3 , non es­ sendo ancora stato concluso nulla circa la lite pendente col Governo per la linea Vienna-Trieste. Discorre poi la relazione delle spese per la linea Liesin-Kal- tenleutgeben, per quella elettrica Modling-Vorder- briihl e per quella locale Spielfeld-Radkersburg che ammontano a L. 2 ,6 4 8 ,1 1 9 , essendo stata ter­ minata la linea Spielfeld Radkersburg ed aperta al pubblico il 14 luglio 1885.

La Siidbahn poi dietro invito del Governo intra­ prese la costruzione in regia dei lavori di difesa e bacini della Drava per un totale a tutto il 1885 di 2,268,946. Egualmente per conto dello Stato la regolarizzazione delle linee nei

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Südt)ahri si è incaricata del ristabilimento della strada lungi» la ferrovia del Pusterthal, che era stata dan­ neggiata dalle inondazioni del 1882, per una spesa a tutto il 1885 di 669,112 lire. Dietro domanda poi del Presidènte della provincia di Corinzia lit Südbahn intraprese la costruzione della strada del— l’Iselberg da Dolsacb a Wiuklern, strada di quasi 11 chilometri e mezzo ora già terminala. Le spese di tale costruzione che salivano al 31 dicembre 1885 a L. 123,162 sono sostenute in concorso dallo Stato, dalle provincie del Tirolo e dalla Corinzia, da al­ cuni comuni e dal Club austro-tedesco.

Come è noto la Südbahn in alcuni dei punti più pittoreschi e salubri della sua rete ha costruiti degli

hôtels intorno ai quali cosi parla la relazione. V hô­ tel del Semmering è stato provveduto nel 1885 di un secondo annesso che comprende 54 stanze e che è stato aperto il 1° agosto accogliendo un gran numero di passeggeri ; venne anche ingrandito il

restaurant del Wolfsbergkogel. Il secondo hôtels d’Abbazia, presso Fiume, è stato terminato ed aperto nel décembre 1885, essendosi così portato a 205 le camere messe a disposizione dei viaggiatori il nu­ mero dei quali è aumentato in misura soddisfacente. Secondo le speranze concepite le stazioni presso le quali sono posti gli hôtels hanno avuto un aumento negli introiti, quella del Semmering di 8 ,5 1 0 lire, quella Mattuglie-Abbazia di 59,255, quella di Fiume di 7,912, quella di Tolbach di 14,352. La spesa per la costruzione di questi hôtels saliva a tutto il 1885 a L. .3,292,895 e per completarli occorrerà meno di mezzo milione.

Sul Lam inatoio di Gratz la relazione dà anche il resoconto del 1884, che non era stato terminato nella relazione precedente e ci apprende che nel 1884 produsse 20,030 tonnellate di rotaie d’acciaio di cui 9,565 furono impiegate nelle linee della società ed il rimanente furono vendute ricavando da queste ultime un guadagno di L. 20,341. Nel 1885 la pro­ duzione di 17,115 tonnellate di cui 5,507 vendute con un benefizio di L. 29,709 e L. 38,205 si rica­ varono da altri prodotti del Laminatoio ; il conto patrimoniale di questo stabilimento ammontava a 31 dicembre 1885 a L. 584,120.

Intorno al materiale mobile la relazione ci dice che vennero nel 1885 ordinate 25 locomotive, 59 va­ goni viaggiatori, 73 vagoni merci e 3 spazzaneve. Le spese hanno perciò sorpassate le previsioni sia perchè si dovettero mettere fuori servizio alcuni vei­ coli, sia perchè aumentò il traffico; tali spese fu­ rono nel 1885 in L. 3,155.133 salendo così dall’epoca della fondazione della Società a L. 111,781,160. Perciò il parco di materiale mobile della Südbahn si compone di 632 locomotive, di 1354 vagoni viag­ giatori, di 10,459 vagoni merci, di 554 vagoni di­ versi, di 258 vagoni a bollosi e 71 spazzaneve ; e la relazione aggiunge di sperare che tale materiale potrà servire per qualche anno ai bisogni del traf­ fico, senza che sieno necessarie nuove spese impor­ tanti.

Lo stock degli approvvigionamenti che alla fine del 1884 era di L. 9,536,720, al 31 Décembre 1885 era di L. 9 ,1 8 5 ,0 1 4 ; la diminuzione si riferisce al servizio di manuntenzione ed alle provviste del la­ minatorio, mentre il servizio di esercizio aveva un aumento di 139,000 lire.

Dopo ciò la situazione finanziaria della società viene così indicata: - capitale impiegato nella rete austro­

ungarica, materiale di esercizio, approvvigionamenti in L. 875,659,387; — valore degli immobili L . 5,740,27W; - capitale impegnato nelle lince dell’ Alta Italia L. 7 0 0 ,8 0 3 ,6 2 9 ; di questo capitale impiegato di L. 1,582 milioni, il fondo sociale e le obbligazioni non hanno dato che L. 1,548 milioni ; rimanevano così scoperti al 31 Dicembre 1885 circa 33 milioni mentre erano 52 nel 31 Dicembre 1884, da ciò una diminuzione di circa 19 milioni.

Ora il Consiglio di Amministrazione alludendo al voto della Assemblea generale che gli aveva dati pieni poteri per negoziare ed effettuare l’emissione di un prestito sino alla concorrenza di 40 milioni di marchi, ha trattalo con un sindacalo che ha assunta la prima metà del prestito al tasso normale del mer­ cato e la società ne ha ricavata la sommò di quasi 28 milioni della quale si è servila per rimborsare alcuni creditori, per pagare alcune spese di primo impianto e per aumentare la entità dei fondi dispo­ nibili.

Riguardo all’ esercizio la relazione ci dice che i prodotti della rete salirono a L. 99,835,939.90 con un aumento dell’ 1,70 0 /0, cioè di L. 1,627,494.65 sull’anno precedente; levando da queste cifre le en­ trate diverse si ha una somma di L. 98,291,285.70 superiore all’ 1,20 0/0 a quella del 1884. Il mo­ vimento dei viaggiatori è aumentato a paragone del­ l’anno precedente dell’8,90 0/0, però è diminuito il percorso medio di ogni viaggia tore da 37 1 /2 a 33 1 /2 chilometri e ciò, dice la relazione, « in causa della costruzione di nuove linee concorrenti che penetrano nella nostra rete. » Il numero dei militari trasportati è aumentato da 216 mila a 240 mila, ma a causa delta diminuzione del medio percorso sono diminuite le entrate relative a questo movimento. I trasporti a Grande Velocità da 51 mila tono, salirono a 34 mila con un aumento del 6,30 0/0, notandosi anche qui un abbassamento nel percorso medio. I trasporti a Piccola Velocità scesero a 562 mila tonnellate in­ vece che 5 6 4 mila che erano nel 1 8 8 4 , cioè una diminuzione del 0,40 0/0. La relazione osserva che questa diminuzione è solo dovuta ad un notevole ristagno nel trasporto del ghiaccio, togliendo il quale si avrebbe invece un aumento del 0,45 0/0. Gli aumenti principali sono negli spiriti del 24 0 / 0 , (tonn. 10 mila) nei cereali del 13 0 /0 (tonn, 69 mila), nella carta del 13 0/0 (tónn. 6 mila), nei vini del 10 0 /0 (tonn. 15 mila.) Invece vi furòno diminuzioni del 59 0/0 nel ghiaccio (ridotto a ton­ nellate 28 mila), del 31 0 /0 nelle piètre dà costru­ zione (tonn. 52 mila), de! 23 0 /0 nelle armi e mu­ nizioni (tonn. 3 mila), del 17 0/0 nel carbone, le­ gno e torba, del 14 0 /0 sull’olio, ec. ec.

Le spese per 1’ esercizio nel 1885 furono di L. 40,065,174.50 contro L. 39,329,310,93 del 1884, quindi un aumento di L. 735,865.57. Questo au­ mento trova la sua ragione nello sviluppo del ser­ vizio poiché il percorso dei treni da 15 milioni di chilometri salì a 16 milioni ; l’aumento nel numero dei viaggiatori trasportati fu dell’ 8,90 0 / 0 , delle tonnellate-chilometro del 2,40 0/0, del 12,30 0/0 nel numero dei treni viaggiatori e del 10,40 0 /0 quello dei treni merci.

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settembre 188(5

Nel 1884 il trasposto ad un chilometro di 4000 tonnellate lordo, aveva costato al servizio di movi­ mento L. 4,91 ed a quello di trazione di L. 4 ,0 0 ; nel 4883 costarono rispettivamente L. 4,82 e L. 3,87.

Dalle predette cifre risulta quiudi che il prodotto netto fu di L . 39,770,763.40, cioè le spese furono il 40,43 0/0 delle entrate ; da tale prodotto netto deducendo L. 4,429,902 per spese generali della Società l i . 6,019,867 per imposta sulla rendita e L. 83,849 per perdite spinte per I’ esercizio delle strade che servono il porto di T rieste, rimangono L. 3 2 ,2 5 7,444.38 a cui aggiungendo il versamento annuo del governo, italiana ed altre entrate si ha un totale di L. 82,863,348. Gli interessi ed ammor­ tamenti dèi prestiti ’salgono a L. 73,709,4 60, la ri - tenuta sui còupons delle obbligazioni in ragione di

ij. 't per coupon'4 L. 8,2 6 9 ,9 9 9 , l’ ammortamento delle azioni L. 344 ,3 0 0 i diritti ed imposte pagati per le obbligazioni 3 0(0 L. 4 ,4 4 3 ,8 8 9 , le perdite per il cambio L . 10,067,308, in totale L. 78,233,058 per cui rimane un avanzo nettò disponibile per il 4885 di L. 4,6 3 0 ,4 8 9 al quale aggiungendo quello di L. 2 ,0 9 4 ,5 0 0 riportato dal conto dell’ anno pre­ cedente risulta una somma disponibile di L. 6,724,990. Il Consiglio Sèbbene potesse con tal somma di­ stribuire il 6 pér OIq àgli azionisti, propose e l’as­ semblea approvò d i limitare il dividendo al 5 0|o impiegando per le' 744 ,4 3 2 azioni la somma di L. 3,722,460 e rimandando al conto nnovo l’avanzo di L. 3,002,830. , f <

Le strade ferrate della Russia nel 1885. —

Al 1° gennàio 1886 c’ erano in Russia 8 linee fer­ roviarie; appartenenti alto Stato per una lunghezza di 2,925 verste (la versta è lunga m. 1066) e 44 com­ pagine ferroviarie private le quali possedevano com­ plessivamente verste $ ¡ { 0 8 ; in totale la Russia, pro­ priamente detta, aveva adunque verste 2 4 ,0 3 3 . Si contavano inoltre in Finlandia l',098 verste di fer­ rovie dello Stato, 31 verste di ferrovie private e nell’ Asia centrale 217 verste di linee amministrate dal ministero della-guerra. Complessivamente l’ im­ pero russo possiede 25,379 verste di ferrovie. Quanto ai prodótti dftènufi da queste varie reti bisogna dire che ì risultati non sono punto soddisfacenti. Delle 8 linee dello Stato, cinque hanno visto dimi­ nuire le loro entrate lorde fi&v versta rispetto al 4884 e due soltanto sono in aumento, I’ ottava, la ferrovia Jekatennenhurg-Tjmnen non era ancora aperta al­ l'esercizio nel 4884 e non può essere quindi com­ putata nei confronti.

Le altre 42 compagnie private hanno 48 conti, perchè alcune possiedono diramazioni per i cui pro­ dotti ¡esistono contabilità speciali, come ad esempio la grande compagnia russa delle strade ferrate che possiede quattro linee aventi amministrazione sepa­ rata ; la compagnia Liban-Rom ny che ha due linee distinte e finalmente la ferrovia Grjasy-Zaritzin che si compone di tre sezioni le cui entrate sono de­ terminate in modo speciale. Di queste 48 reti, 28 sono pure in diminuzione rispetto al 1 8 8 4 , le altro 22 mostrano lievi aumenti. Fra queste ultime poi ve ne sono 12 le cui entrate sono in aumento dall’ 4 al 5 per cento rispetto al 4884 ; 5 altre dal 5 al 4 per cento e per 4 grandi linee gli aumenti si elevano dal 24,5 al 29 per cento. Ed è appunto a cagione dei forti aumenti avuti dalle linee della Transcaucausia, d’Orenburg, di Fastow e del S u d - Est che il totale dei prodotti delle ferrovie private

durante il 1883 e per versta .sopra unàr lunghezza totale di 24,108 verste non ha: avuto; una rilevante diminuzione ; mentre nel 1884 era di 10,574 rubli nel 4 >•85 fu di 10,256 rubli perdendo soltanto 415 rubli. 1 buoni raccolti e una ripresa negli af­ fari fanno sperare un aumento nei prodotti delle fer­ rovie russe.

Giurisprudenza. — Interpretando l’ art. 88 del

Codice di Commercio circa il ritard o dell' arrivo di m erci ed alla prescrizione conseguente la Corte di Napoli ha deciso che la prescrizione ili sei mesi e di un anno, di cui parla quell’articolo, è applicabile al caso di ritardo all’ arrivo delle merci spedite a Grande Velocità quando lo speditore si fa a chiedere l’ indennizzo considerandole come perdute. Giacché, motiva la Corte stessa, negli usi commerciali un determinato ritardo nell’ arrivo di una merce si con­ sidera come perdita della quale appunto parla l’ar­ ticolo 45 del regolamento ferroviario; che se in senso volgare la parola perdita può denotare lo smar­ rimento e la distruzione materiale <)i una cosa, in senso economico giuridico comprende altresì il caso in cui la cosa cessi di servire all’ uso cui era de­ stinata. In questo senso può cessare di aver valore pel destinatario o committente — in caso di ritardata consegna od arrivo — la cosa che perciò non si può adibire nella sua forma specifica allo scopo pel quale era stata commessa o spedita. Perciò è appli­ cabile l’art. 88, il cui scopo manifesto è quello di escludere la lunga prescrizione dei rapporti col vet­ turale o commissionato.

Ma si fece anche questione sulla decorrenza della prescrizione, se cioè doveva intendersi decorrente dal termine dell’ avviso stabilito dalla lettera di ca­ rico od altrimenti. Invocavasi per rispondere affer­ mativamente l’ art. 78 del Codice di commercio abo­ lito ed il 926 del vigente, dicendo che che non si può partire da un punto ipotetico ed incerto ma riferirsi alla disposizione della legge per la quale il commissionario è responsabile dell’ arrivo nel termine stabilito dalla lettera di vettura. Però la Corte di Torino decise in modo diverso, osservando che di fronte alla dizione dell’ art. 88 del Codice cessato cui corrisponde l’ art. 926 del vigente, è manifesto che si volle invece lasciare al giudizio discrezionale del magistrato di stabilire con criteri di verosimi­ glianza il punto di partenza o il principio del pe­ riodo di prescrizione, eccitando così la diligenza degli speditori e proprietari a far valere al più presto le competenti ragioni onde i commissionari possano più facilmente determinare e giustificare la causa e l’ origine della perdita che li espone al risarcimento dei danni.

E più tardi in altra sentenza la stessa Corte di Torino decideva che la prescrizione di sei mesi del- 1' azione contro il vettore per avviso della merce è applicabile anche a favore della Compagnia ferro­ viaria non ostante le disposizioni delle tariffe nor­ mali dei trasporti. E motivava questo suo responso affermando che le tariffe sono di ordine puramente amministrativo, e non possono esercitare alcuna influenza sul procedimento giuridico, nè togliere l’ applicabilità della legge generale.

Aggiungeva anche la stessa Corte che la p re s cri­ zione di cui parla 1’ art. 88 del Codice di commercio

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