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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.04 (1877) n.190, 23 dicembre

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(1)

L ECON OMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno IV - Voi. Vili

Domenica 23 dicem bre 1877

N. 190

L’IMPOSTA PROGRESSIVA

(Vedi N . 189)

L’ imposta è il debito dei cittadini verso lo Stato, il quale rende loro dei servigi. Ma come si ha dà pagare? Questo è il problema.

La imposta proporzionale preleva sempre la stessa aliquota della rendita dei cittadini, qualunque sia la importanza di questa rendita. Varia il dividendo, ma il divisore è costante, mentre al contrario nella im­ posta progressiva la quale preleva una maggiore aliquota della rendita di ciascun cittadino quanto più questa rendita aumenta, il divisore è variabile e cresce a misura che si eleva il dividendo.

Se noi esaminiamo la questione al lume dei prin- cipii della scienza, la imposta progressiva non ci sembra giustificata. Si è detto che lo Stato deve imporre la stessa quota di sacrifiizi, e die siccome chi ha 1000 e paga 100 fa un sacrifizio molto mag­ giore di chi ha 10,000 e paga 1,000, così è giusto che se si impone il primo del 10 per cento, il se­ condo si imponga del quindici o del venti. Ma quale fondamento di ragione ha questa teoria della pro­ porzionalità dei sacrifizi? Se la imposta è la ricom­ pensa di un servigio, sebbene essa non possa cal­ colarsi di fronte a ciascun cittadino con perfetta esattezza, è logico che ciascuno paghi, come diceva Smith, in ragione delle sue facoltà. Se Tizio com­ pra dieci prodotti in luogo di uno, sarebbe assurdo che egli dovesse pagarli a un prezzo maggiore, seb­ bene egli faccia quell’ acquisto perchè la sua fortuna è più grande di quella di colui che ne compra uno solo. Bisognerebbe dunque provare che i servitù che lo Stato rende ai cittadini crescono in ragione più che proporzionale all’aumento della loro fortuna.

Ma ciò non è nè punto nè poco. Lo Stato non ha da fare maggiori spese per tutelare le grandi proprietà che non per difendere le medie o le pic­ cole; anzi fu detto che mentre tutte le industrie private senza eccezione trovano che incontrano meno spese a rendere dei servigi ai particolari su larga scala che non su piccola scala, non può dirsi altri­ menti dello Stato. Qui ci pare che si possa osser­ vare che in realtà lo Stato rende un servigio pro­ porzionalmente maggiore a chi ha più, assicurandogli una maggiore fortuna, e quindi se l’ imposta è °la ricompensa di un servigio, non può dirsi che questo sia minore quando si tratta di proprietà più grandi, a parte la ricerca assai difficile di quel che lo Stato spende; la importanza del servigio va qui misurata di fronte a chi lo riceve.

Se noi passiamo poi a considerare gli effetti della mposta progressiva, troviamo che essa porta con sè gravi pericoli derivanti dal concetto che la in- sorma e che è in sostanza quello di voler correo- fgere le disuguaglianze sociali. È certo che la im­ posta progressiva illimitata finirebbe colla confisca della totalità delle grosse rendite, e non c’ è ormai scrittore dì buon senso che non la riguardi come impraticabile. Ma si è voluto limitare la progres­ sione. Citammo G. B. Say, il quale diceva che una progressione che si regolasse non sulla totalità della rendita, ma sul suo aumento, non ne assorbirebbe che la minima parte. Comunque fosse, l’ imposta progressiva mancherebbe sempre di una base ra­ zionale, teoricamente considerata.

Se non che la progressione potrebbe concepirsi come mezzo di raggiungere la stretta proporziona­ lità nell insieme del sistema fiscale. Si ha un gran numero di tasse indirette, e non c’ è dubbio che queste pesino maggiormente sui non abbienti, in particolar modo quando si tratta di prodótti di prima necessità. Si direbbe che esse hanno un carattere di progressività a rovescio, e appunto per questo può ripetersi con Smith che non sarebbe irragionevole che i ricchi contribuissero alle spese dello Stato non solamente in proporzione della loro rendita, ma anche al di là di questa proporzione.

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L’ E C O N O M I S T A 23 dicembre 1877 B58

un correttivo allo squilibrio cagionato dalle imposte indirette.

E qui facciamo punto per ora, riservandoci bensì di tornare sull’ argomento, nel prossimo numero, perchè giova in questa materia citare esempi e ad­ durre cifre.

Un ricordo storico importante

L’anno 1847 nel mese di settembre, l’associazione belga per la libertà commerciale riunì in Bruxelles un congresso di Economisti.

Il sig. Carlo de Brouckere, Borgomastro di Bru­ xelles, presidente della associazione per la libertà di commercio, occupò provisoriamente il seggio presi­ denziale.

Egli chiese il permesso ai convenuti, di ringra­ ziarli a nome della scienza e dell’umanità, pel loro concorso.

« Il progresso delle scienze, egli disse, tende ad « accrescere e ad aumentare la produzione dei beni; « la politica ha sinora contrariato tale tendenza ; « appartiene a noi di armonizzare queste due forze

« e condurle entrambe verso il desiderato scopo, al

« benessere Sociale. La vostra riunione in questo « recinto avrà un grande eco. Noi contiamo con « orgoglio fra noi, gli uomini più eminenti nelle « scienze politiche e morali, uomini di Stato legisla- « tori, magistrati di tutte le parti di Europa ; e con « altrettanta compiacenza contiamo dei proprietarj, « dei capitalisti, degli industriali. La loro presenza « attesta che i rappresentanti intelligenti di tutti gli « interessi Sociali sono d’ accordo per ¡sciogliere « uno dei più grandi problemi della umanità : la « libertà di commercio.

Il discorso, del quale abbiamo dato un breve sunto, fu applaudiiissimo.

Il sig. Anisson-Duperron, a nome de’suoi amici della associazione di Parigi, manifestò il desiderio che il signor de Brouckere, il quale dava una sì chiara testimonianza della sua devozione al pubblico bene, fosse nominato presidente stabile.

Dietro proposizione di un membro del congresso, egli fu nominato tale per acclamazione.

In seguito alla proposta del sig. de Brouckere furono nominati vice-presidenti; il sig. Duca d’ Har- court, presidente della associazione libero cambista di Parigi ; il sig. colonnello Perrounet-Thomson, uno dei propagatori più ardenti del libero scambio in Inghilterra; il sig. Ascher, delegato della asso­ ciazione libero cambista di Berlino ; in fine, disse il sig. de Brouckere, per completare T ufficio io credo essere 1’ interprete delle vostre intenzioni proponendovi di nominare il vice presidente della associazione Belga, del quale voi conoscete tutti le opere, e il cui nome da molto tempo possiede le nostre simpatie, il Conte Arrivabene.

Costituito così il Seggio presidenziale furono no- (*) (*) Ringraziamo l’illustre e venerando economista conte Giovanni Arrivabene che ci porge questi estesi ragguagli intorno ad un avvenimento che costituisce una pagina interessante e istruttiva della storia del

libero scambio. (Nota dell’Economista).

minati dal presidente a Segretarj i signori Lehardy de Beaulieu e Faider il quale fece l’ appello no­ minale.

Due centoventi individui trovavansi presenti. Non rispose all’ appello uno dei più strenui campioni del libero scambio, il sig. Michel Chevalier. Egli però diresse al congresso una lunga, interessante lettera nella quale esprimeva il dispiacere di essere stato im­ pedito da forza maggiore di recarsi in seno ad esso; ne loda i promotori, e giudica il congresso mezzo possente per popolarizzare una causa la quale è quella del progresso morale e materiale dell’ umano 'consorzio.

L’ Italia era rappresentata al congresso da due giovani toscani ; i fratelli Ridolfi. Pel nome che por­ tavano, per la parte d’ Italia di cui erano nativi, per l’età, pel nobile, modesto contegno loro, si erano guadagnata la simpatia di tutti i rpembri del con­ gresso. Il fratello che era stato designato dall’ acca demia dei Georgoftli a rappresentarla al congresso, chiese al presidente il permesso di fare una dichia­ razione. Ottenuto questa, egli si espressa nei ter­ mini seguenti :

« Io, che non sono specialmente dedito ai vostri « studj mi sentirei troppo inferiore alla mia mis- * sione ove non potessi contare che sulle mie pro- « prie forze ; ma fortunatamente viene in mio soe- « corso 1’ accademia stessa con pubblicazioni, le « quali, ben meglio che non lo potrei far io, vi « attestano lo zelo con cui fino dal suo nascere « essa propagò il principio della libertà commer- « citile, e della libera produzione ; e per isvilup- « pare i molti rapporti che corrono tra gl’ interessi « dei popoli e la generale applicazione di tale prin- « cipio a tutto il commercio, a tutte le industrie. « Questi documenti sono la prova dell’ omaggio reso « dall’ accademia dei Georgofoli a Sir Richard Cob- « den, e della ammirazione che in essa aveva egli « destata. Tali discorsi non potrebbero essere offerti « alla associazione Belga per la libertà commerciale, « ove questa non vi trovasse la prova che 1’ acca- « demia fiorentina divide pure con essa gli stessi « sentimenti, mira allo stesso scopo con uguale ze- « lo, con uguale devozione.

« Permettete o signori, che la voce di un toscano « al quale avete concesso di’ prendere primo la pa- «. rola, non la smetta senza alludere a quanto il go- « verno toscano operò per la libertà di commercio. « Appena la scienza ne addotto il principio, esso lo « applicò al commercio dei grani; e lo mantenne « in tempi difficili con grande successo.

Dopo questo discorso il Presidente disse: Che la prima discussione all’ordine del giorno era:

« L’ esame dei vantaggi generali che presenta la « libertà di commercio; in altri termini la discus- « sione è aperta sui principi generali che formano « la base dell’ economia politica, e delle dottrine « del libero scambio.

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25 dicembre 1877 L’ E C O N O M I S T A

659 vono quando le opinioni si trovano essere diverse

quando si mettono in lotta.

Aperta la discussione parlarono in favore della libertà commerciale i signori Fraider Segretario dell associazione belga per la libertà del commercio; Wolowski professore di legislazione industriale al conservatorio di Parigi; lolin Prince-Smith delegato dell associazione di Berlino, Blanqui, il Dottore Bowring e il sig. Eward ambi membri del parla­ mento inglese.

Lampau Segretario della Camera di Commercio di Bordeaux e delegato dell’ associazione del libero scambio di questa città, il Colonnello Thompson in­ glese e Dunoyer parlarono per la libertà commer­ ciale ed in favore della protezione i signori Rittin- ghausen tedesco e Duchataux delegato dell’associa­ zione di Yalencienne. La discussione fu chiusa con un breve discorso del sig. Demoyer.

Il rispetto che io portava a questo fermo e no­ bile carattere, il caso che io taceva di quest’alta intel iBenza, la sua competenza sul soggetto in dis­ cussione tutto ciò mi indusse a fare una eccezione al proposito preso di non riprodurre i discorsi degli oratori e ad inserire tradotto quello del sig. Dunoyer.

« Prendo la parola diss’ egli, per rispondere al « mio abile contradditore il sig. Duchataux. Anzi- « tutto sento il bisogno di rendere omaggio al ta­ le lento di cui egli diede prova. Colui il quale viene « come egli fece ad occupare la tribuna senza es­ ci sersi preparato e che non commette un solo errore « di lingua, si esprime coda più perfetta misura e « la maggiore lucidità, merita elogio. Ma dopo ciò

« mi sento obbligato a dargli torto in tutti i punti.

« Mi duole molto ^ che egli abbia voluto scusare

« 1 assenza de suoi colleghi. Non ascoltiamo noi

« con attenzione i partigiani del sistema protettore? « Non h applaudiamo di tutto cuore ? Non vi erano « quindi motivi di starsene assenti. Il nostro abile « conti auditore ha posto innanzi la differenza che « passeiebbe tra l’ industria dei prodotti naturali, e « I industria manifatturiera. Io credo eh’ egli si è « ingannato. Non è già perchè la produzione dei « cereali, a cagion d’ esempio, sia limitata, che si « sia derogato per essi dal sistema protettore.

« 1 prodotti agricoli sono tanto suscettivi di esten- « sione, che chè ne abbia detto Malthus, quanto ai « prodotti industriali.

« Avvi una enorme diflerenza, p. e. fra la coltura « dei contorni di Parigi e qnelia di taluni diparti- « menti. La produzione varia a seconda della varietà « delle colture. Il sig. Duchataux ha difeso benis- « simo gl’ interessi delle classi lavoratrici.

« Se il nostro sistema dovesse diminuire la quan- « tita di lavoro di queste classi, noi avremmo o-ran- « demente torto. Ma ciò è egli vero? Voi riconos- « cete che a cagione della libertà commerciale « interna, le industrie esistenti non hanno punto « sofferto ; ma qui non sta la quistione ! Io vi do- « mando se le provincie, se i dipartimenti che non « esercitano siffatte industrie hanno ricevuto danno.

« Perchè la vostra tesi fosse buona, farebbe d’uopo « stabilire che vi sono in Francia dipartimenti i « quali hanno sofferto a motivo degli effetti della « libertà interna.

« Voi non potete ignorare i risultati favorevoli « di tale libertà, a tutti i francesi.

« Considerate ora ciò che è avvenuto al di fuori. « Se le dottrine del nostro onorevole contradditore

« sono vere come sarebbe stato creato lo Zollverein | « in Germania ? Berlino avrebbe forse consentito a « sacrificare i proprii operai a quelli della Sassonia ? « Gli altri stati Germanici avrebbero essi voluto « compromettere la sorte di loro? Impossibile! E « definitivamente, la Germania ebbe essa a soffrire ! « da questa unione? No certamente. Tutte le po-

« polazioni vi barino invece molto profittato. « Si potrebbero citare molti altri esempj. E così « noi abbiamo veduto certi paesi industriali, posti « in condizioni estremamente sfavorevoli, che avendo « adottata la libertà commerciale prosperano essi « pure. Le industrie del cotone sorsero, sono or- « mai 15 anni, nei Vosgi accanto alle fàbbriche « dell’ Alsazia, e ciò nullameno si sostengono. Si « potrebbe citare pure come esempio la ^Svizzera « ove nel 1814, dopo che la pace fu conclusa do- « mandava a se stessa : Che faremo noi ?

« Sollevò la quistione se chiusi ad essa pel suo « commercio tutti i paesi, non le convenisse chiu- « dere pur anche essa il proprio. Ma pensò : noi « siamo collocati malissimo, nel centro dell’ Europa ; « tutti ci respingono ; ebbene apriamo lo nostre « frontiere a tutti i prodotti dell’ Europa. Che av- « venne egli? La Svizzera posta in condizioni le « più sfavorevoli ha veduto svilupparsi nel suo « seno le industrie che erano stabilite nei più avan-« zati paesi di Europa; e ciò avvenne perchè adottò « la libertà commerc'ale, lasciando entrare liberi da « ogni dazio gli oggetti necessari al suo consumo « e al suo lavoro.

« E come, o signori, dopo tali esempj si può an-« cora sostenere che il libero scambio sia tale da « nuocere ai paesi i più avanzati. (Applausi)

Il presidente riprese allora la parola: « Sembra- « mi, o signori, egli disse, che prolungando oltre « misura la discussione generale essa non ci condur- « rebbe a nessun risultato. In questa discussione « alcune quistioni hanno avuto la preminenza; io vi « propongo per ciò di porre all’ ordine del giorno « di domani le seguenti quistioni. »

Il Congresso esaminerà la libertà di commercio: I o Nei rapporti internazionali. Ci si oppone che in ciaschedun paese il sistema protettore difende il lavoro nazionale ; noi sosteniamo al contrario che la libertà commerciale estende ovunque la produzione.

Le nazioni sono tributarie (dice il sistema protet­ tore) le une alle altre ogni volta che esse consumano prodotti stranieri. Noi pensiamo al contrario che per mezzo dei cambj, per mezzo del commercio libero esse si prestano un mutuo appoggio.

2° Nei suoi rapporti coll’ industria : Il sistema protettore pretende che in ciaschedun paese esso difende il lavoro nazionale: noi sosteniamo al con­ trario che la libertà estende ovunque la produzione. 3° Sotto il rapporto degli operai. I nostri avver sarj parlano sovente in nome dei lavoratori. E questi sono ciechi ai punto di credere che le loro sorti sieno legate alla protezione.

Noi dobbiamo dimostrare che egli è impossibile migliorare la sorte degli operai sotto il regime at­ tuale di protezione; e che le teorie economiche pos­ sono sole far raggiungere lo scopo a cui tutto il mondo sembra aspirare.

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660 L’ E C O N O M IS T A 25 dicembre 1877

Seduta del 17 settembre.

Il Presidente : « Il sig. Bartels, membro del Con- « siglio Comunale di Bruxelles vi propone di esa- « ramare quali siano i mezzi più efficaci coi quali « i liberi cambisti possono fare sicuramente e pron- | « tamente entrare nella pratiea le loro dottrine. Io « propongo di mettere questa proposta all’ ordine « del giorno: immediatamente dopo noi discuteremo « quella del Conte Arrivabene la quale è così con-

j

« cepita.

« Il Congresso quantunque convinto che la li- « lertà di commercio è fondata in ragione e in

j

« giustizia, ciò nullarneno crede che ntJllo stato at- « tuale delle Società, questa libertà non possa essere « introdotta che gradatamente.

« Il sig. Suringard’ Amsterdam, ci propone ! esame j « della seguente proposta : 1 membri del congresso « sonoinv'itati a stabilire fr a essi nelle principali C'Uà « delle commissioni pel libero scambio, specialmente « nell' interesse degli operai e del commercio di « dettaglio.

« Questa proposizione coincide con quella stata « deposta dal sig. Bartels; non ne è che il corollario.

« Un'ultima proposizione è stata presentata dal « sig. Fortamps, membro della associazione per la « libertà di commercio e d’ industria di Bruxelles, « la quale è così concepita:

« Propongo al Congresso degli economisti di met- « tere al suo Ordine del Giorno, la discussione per « la riforma postale.

« Questa proposizione sarà esaminata dopo le « altre. Noi ritorniamo all’ Ordine del Giorno che « è: Esaminare la libertà commerciale ne’ suoi rap- « porti internazionali.

Parlarono in favore di essa i signori De Hesselle industriale di Verviers, Wolowski, Anisson-Duper- ron, Garnier, Blanqui, Dunoyer, il Presidente de Broukere, Lechevalier, capo squadrone d’Artiglieria a Parigi, il Conte Arrivabene Vice Presidente del- I’ associazione belga, Horace Say, membro del Con­ siglio Generale della Senna, ed il sig. David Prof, dell’ università di Copenaghen.

Parlarono contro i signori Duchataux, Rittingha- usen ed altri.

Esaurita la prima quistione si passò alla seconda la quale concerneva l’esame della libertà commer­ ciale relativamente al lavoro particolare di ciascuna nazione.

Ma essendo questa quistione stata svolta simulta­ neamente colla prima non venne particolarmente discussa.

La terza riguardava l’ esame dei risultati della libertà commerciale relativamente alle classi operaje.

Considerata l’ importanza di tale quistione, la dis­ cussione venne rimandata alla successiva seduta.

Ecco il testo della prima e della seconda quistione: « Il Congresso economico esaminati e discussi gli

< effetti generali della libertà di commercio, non

« che tutte le quistioni speciali che vi sono affini, « è di avviso che la libertà commerciale è un bi- « sogno della Società umana e che avrà i seguenti « risultati.

« I.° Di restringere l’ unione dei popoli i quali « lungi dal divenire tributarli gli uni degli altri, si « prestano un mutuo appoggio.

2.° Di estendere la produzione e di porre l’ in­ dustria e il commercio al coperto delle scosse vio­

lenti che sono inevitabili nei mercati ristretti della produzione.

La prima risoluzione fu addottata all’ unanimità meno una astensione. La seconda all’ unanimità meno tre astensioni ; dopo di che la seduta fu sciolta.

Seduta del 18 settembre.

Il Presidente : « Ho ricevuta la seguente propo- « sizione :

« 11 nostro scopo non è soltanto di istruirci ; ma « esso mira pure a far sì che le nostre discussioni « sieno accolte con benevolenza dai governi e dalle « popolazioni. Tale intento può essere difficilmente « raggiunto colla sola pubblicazione dei processi ver- « bali? Io propongo quindi di aprire una specie di « concorso per la soluzione di certe tesi in un tempo « determinato, e che questi trattati sieno stampati in « seguito ad una decisione delle nostre riunioni.

«°La discussione di queste tesi può condurre a « conoscere quali sieno state le circostanze politiche « che hanno determinato l’adozione del sistema proi- « bitivo o di protezione; e quali cambiamenti sieno « poscia avvenuti per renderne la totale abolizione « utile e necessaria.

(firmato) As c h e k.

« Noi siamo giunti alla terza quistione. Colgo que- « sta occasione'per deporre sul banco della Presi- « denza cento copie di un opuscolo che scrissi, sono « già 2 anni. Esso è estraneo alla situazione attuale « ma lo faccio distribuire ai membri del Congresso « perchè contiene regolamenti stabiliti per una So- « cietà metallurgica che io dirigeva già. Essi con- « cernono le casse di risparmio, di soccorso ai fe- « riti dell’industria e di previdenza. Tali soggetti « sono affini alla questione che ci occupa. La terza « quistione è così concepita:

« Esame dei risultati della libertà di commercio « relativamente alle popolazioni operaie.

Ma nel lasso di tempo che separa la riunione del Congresso dai tempi nostri, questa quistione fu tanto discussa, che riportare i discorsi allora pronunciati sarebbe inopportuno.

La risoluzione presa su questa terza quistione fu lei se^uentGi

« Migliorare la sorte delle classe lavoratrici ren- « derido loro minore la pena in cambio di maggiori « godimenti.

Il Presidente da poscia lettura della quarta pro­ posizione risguardante le pubbliche gravezze e prega il Sig. Blanqui di volerla sviluppare. Questi però opina richiedere essa lungo esame perchè ciò si possa fare di presente. Tutto al più si potrebbe fare palese l’immoralità delle misure state prese in conseguenza del sistema protettore.

Il Congresso prese poscia all’unanimità la seguente risoluzione.

« I dazi moderati hanno per risultato rannienta- « mento di una causa costante di immoralità quale « è in contrabbando.

Il Presidente pone poscia ai voti la proposta del Conte Arrivabene così concepita :

« Sebbene il Congresso sia convinto, la libertà « commerciale essere fondata in ragione e in prin- « cipio è di avviso che nello stato attuale degli spi - « riti essa non possa essere stabilita che graduata- « mente.

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23 dicembre 1877 L’ E C O N O M I S T A 661 « bene sul modo di formulare questa proposizione. |

« Non bisogna credere, o Signori, che il sistema da « noi combattuto sia buono per picciole parti; che « sr potrebbe sopprimerlo tutto quanto all’istante, ove « il pubblico fosse convinto che la forza di tale si- « stema non giace già nello stato materiale della « società, in quello nel quale trovasi l’industria, ma « nella condizione degli spiriti. Cambiate gli spiriti « e quando saranno convinti, voi potrete immedia- « tamente modificare il sistema tutto quanto. Que- « sto risultato è facilmente ottenibile perchè, o Si- « gnori, io non sono fra coloro i quali credono es- « servi molte industrie condannate dal libero senni- « bio; ma ciò che deve costituire la base del sistema « liberale si è la distruzione degli errori indivi- « duali.

« Egli è lo sviluppo delle intelligenze, la buona « direzione die importa dare agli spiriti.

« Giova adunque che non si vada errati nel giu- « dicare la natura dei nostri sforzi. Non conviene « cercare di porre i paesi sovra un piede di ugua- « glianza ove non fossero in caso di sopportarla. Se « l'Inghilterra possedeva un vantaggio sopra di noi « prima della sua riforma commerciale, essa ne « ebbe uuo ancora maggiore, dopo che ebbe ope- « rata questa riforma. E così non si tratta già di « giungere ad un sistema di eguaglianza inammis- « sibile, ma bensì di fare sparire gli errori che « possono opporsi al principio da noi preconizzato.

Arrivacene. « lo sono convinto, profondamente

« convinto della bontà, della verità, della utilità della « giustizia della umanità infine dei principi del libero « scamDio. Questa convinzione la ho acquistata collo « studio e colla riflessione. Ebbi anche l’onore di co- « noscere parecchi degli uomini più eminenti che « hanno scritto sull’economia politica e che l’hanno « professata; di discutere con essi nella intimità, i « punti più astrusi della scienza. Non ne citerò che « uno solo: il celebre Gio. Batt. Say, del quale ab- « biamo l’onore di possedere fra noi il figlio e il « nipote che seguono con tanto successo, con tanto « amore le treccie dell’ illustre padre ed avolo loro.

« Ebbene, Signori, malgradociòè mio profondo con- « vincimento, che nel passaggio dalla protezione alla « libertà, giovi usare una grande misura; non al- « larmare punto gli interessi, non ¡spaventare le « anime timide. Hanno esistito nel mondo esistono « tuttora mali, ingiustizie ben maggiori, ben più « atroci che il sistema protettore non sia, e ciò nul- « la meno se si volessero far scomparire ad un tratto « si nuocerebbe alla buona causa che si difende. La « schiavitù p. es. Gli uomini più devoti a questa « santa causa, coloro che alla sola idea di questo « orribile abuso della forza, di questo obblio della « giustizia fremono d’indignazione, non hanno osato « di chiedere alle legislazioni dei paesi che hanno « la sventura di possedere la schiavitù, non hanno « osato dico, di proporre il passaggio immediato, « senza preparazione, dall’aria impura della scliia- « vitù all’atmosfera benefica della libertà.

« Supponete, o Signori, che poco dopo essere il « Conte Ugolino ed i suoi figliuoli stati chiusi nella « torre di Pisa, dannati a morire di fame, un’anima « pietosa vi avesse potuto penetrare e portar loro « dei cibi; con quanta misura, non avrebbe essa « dovuto darli loro onde non essere convertita da « angelo salvatore in angelo sterminatore?

« Questa necessità di por modo nel trapasso dal

« sistema protettore al libero scambio, è stata sen- « tita da parecchi di noi, proclamata da questa tri- « buna dalle più grandi autorità economiche. E ciò « nullameno oso ripetere che noi vogliamo l’attua- « zione immediata della libertà commerciale, che « noi vogliamo porre sottosopra la società, rovinare « le posizioni acquistate. Io ho dunque pensato che « una dichiarazione ne! senso delia mia proposta ema- « nata dal Congresso, illuminerebbe il pubblico sulle « intenzioni dei propagatori del libero scambio e « guadagnerebbero partigiani alla causa loro. Questa « proposta proverebbe inoltre che in questa frater- « nità da noi desiderata, in questa umanità di cui « noi difendiamo la causa, vi comprendiamo pure « coloro che pensano diversamente da noi, che hanno « interessi opposti ai nostri, e di coloro pure che « versano giornalmente sopra di noi l’insulto e il « disprezzo. » Un membro opina che la proposizione Arrivabene nasconda un pericolo, che egli crede poter essere prevenuto. Noi abbiamo a fare diss’e- gli, con avversari abili; badate che essi non dicano che noi retrogradiamo. Egli propone quindi di in­ trodurre in tale proposizione, la disposizione se­ guente.

« In conformità all’opinione dei più illustri eco- « nomisti, e di quella espressa nel Congresso, il li- « bero scambio sarà introdotto per gradazione.

Arrivabene aderisce.

Il Sig. Iohn Prince Smith — vista l’ importanza della proposizione ne domanda l’aggiornamento; il Sig. Jottraud la respinge. Il Sig. Dunoyer crede che la proposta debba essere mantenuta, ma pensa che nel modo che è stata formulata non sia ammissi­ bile.

Non bisogna, diss’egli, far violenza agli spiriti; Quanto a me non consentirei a stabilire bruscamente un nuovo sistema; che se avvenisse il menomo ac­ cidente negli affari commerciali ci potrebbero essere fatti dei rimproveri.

Il Sig. Bowring respinge la proposizione per ti­ more di essere tacciati di pusillanimità.

Il Sig. Wolowski la ammette.

I! Presidente: « Yoi vedete o Signori che la qui- « stione è grave e merita di essere discussa sotto « tutte le faecie e propongo di aggiornarla sino al « prossimo congresso.

Arrivabene. « Io sto fermo perchè sia presa una

« decisione immediata.

Il Sig. Faure dice: L’aggiornamento lascia la qui- stione intatta.

La proposizione di aggiornamento messa ai voti è stata approvata.

Giunti al termine dei lavori del Congresso sopra i quali mi sono forse troppo a lungo intrattenuto, il Presidente pronunciò queste parole:

« Permettete o signori che io attribuisca il pen- « siero di aprire in Bruxelles questo Congresso al « mio amico Sig. Lehardy di Beaulieu; pensiero che « fu immediatamente accolto dalla associazione di « Bruxelles.

« Io vi ringrazio della indulgenza che avete avuto « per me durante queste tre interessanti sedute.

« Yi ringrazio dunque tutti e spero che noi ci « incontreremo fra breve in un altro congresso.

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662 L’ E C O N O M IS T A 23 dicembre 1877 Dopo il congresso ebbe luogo un banchetto.

Essendo indisposto il Presidente, il banchetto fu presieduto dal Vice Presidente Arrivabene, 137 fu­ rono i membri del Congresso che vi presero parte. Il primo brindisi fu portato dal Presidente il quale si espresse con qùéste parole: « Signori io ho l’onore « di proporvi un toast alla libertà commerciale. Noi « abbiamo avuta la buona idea di riunire a Bru- « xelles un congresso di economisti.

« Facendo appello a tutti gli uomini eminenti che « in Europa si occupano di economia politica, fummo « pienamente esauditi. Abbiamo così riuniti in un « congresso gli economisti più distinti di tutte le na- « zioni incivilite, ed ove furono discussi con eguale « libertà i principii del libero scambio e della pro- « tezione. Il primo ha trionfato alla quasi unani- « mila. Facciamo voti perchè tutte le nazioni di- « vengano favorevoli ad esso, che entrino tutte « prontamente nell’era novella della libertà com- « merciale.

Il Sig. Faider bevve alla salute dei membri che risposero all’ appellò dell’associazione commerciale belga.

Il Duca d’ Harccurt propose di bere alla salute della Associazione belga la quale diede alla nostra causa l’appoggio di un congresso internazionale.

« Io spero, dice egli, che questa istituzione pro- « pagandosi in Europa, contribuirà efficacemente a « lare ovunque trionfare in un prossimo avvenire « il principio della libertà commerciale (applausi).

Il Colonnello Thompson portò un brindisi a tutte le associazioni che hanno per ¡scopo il libero scambio.

Il Sig. Wolowsky. « Io vi propongo di bere alla « salute degli operai (bravo, bravo). Ci fu rimpro- « verata l’assenza di operai dal Congresso. Nessuno « ci accuserà di non aver la simpatia la più viva « per essi. E che siamo noi se non gli operai del « pensiero mirando al soccorso dei nostri fratelli « che lavorano colle loro braccia!! (benissimo, be- « nissimo).

« I nostri avversarii dicono: Non facciamo inno- « vazioni ! — Noi siamo sotto un dato punto di vi- « sta, dello stesso avviso. Io non credo che l’avve- « nire appartenga a quelle idee di livellamento che « vorrebbero far ¡scomparire qualsiasi superiorità, « condurre tutto al più basso livello, noi non vo- « gliamo abbassare nessuno ; sollevare, bensì, tutto « il mondo, (applausi).

« Speriamo che col regime della libertà commer- « ciale tutte le vesti degli operai si allungheranno « e che la sorte loro divenga migliore. Se noi ot- « terremo questo risultato esso sarà la più bella « ricompensa dei nostri lavori, (applausi reiterati).

« Il Sig. Rittinghausen: Al Congresso ho difesa « una opinione diversa da quella che ha prevaluto; « ma noi miriamo tutti allo stesso scopo: il miglio- « ramento della sorte delle classi operaie.

« Le idee del nostro Onorevole Presidente, sotto « questo punto di vista, hanno riunito tutti inostri « suffragi. Bevo quindi alla salute dell’ Onorevole « Sig. De Brouckere, del quale noi ammiriamo « tutto il talento e le alte sue qualità. (Bravo e « applausi).

« Il Sig.^ Bowring porta un brindisi alla fusione « ed alla Santa alleanza dei popoli, (applausi).

Il Sig. Welikter: alla libertà delle nazioni, (ap- « plausi).

Il Sig. Bartels: Io propongo di bere alla salute

« di quegli che è il padre di tutti coloro che sulla « terra sono uomini di buona volontà, del più grande « uomo che io conosca del Papa Pio IX (Bravo pro- « lungati applausi).

« Il Colonnello Thomson: Quantunque discendente « da Protestanti, dei maggiori Protestanti che si « chiamarono i Neri, io non posso lasciare passare « l’occasione per dichiarare con quanta speranza noi « abbiamo veduto in Inghilterra le nobili imprese « del nuovo pontificato. Quando vediamo Pio IX « prendere in mano tutti gli interessi del genere « umano, noi siamo tutti papisti, (bene, benissimo « applausi).

« Io mi unisco quindi all’Onorevole Bartels per « chiedere l’adesione generale ad un toast in onore « del nostro ammirabile Pio IX!

Il Sig. Eivart: In nome degli stranieri inglesi ho « l’onore di bere alla salute della ospitalità belga « colla speranza che coloro i quali ci hanno si bene « ricevuti, ci faranno l’onore di venire a rivederci « in Inghilterra. (Bravo).

« Il Sig. Jottrand propone che si beva all’indi­ pendenza del Belgio.

« Il Sig. Horace Say dice: In una riunione che « non temo dire di famiglia, noi non possiamo di- « menticare i nostri amici assent'; io bevo quindi « alla salute di Riccardo Cobden, e di Federigo Ba- « stia ! (applausi prolungati)

« Arrivabene. Dopo avervi ringraziati del modo « col quale avete accolta la mia presidenza io vi « propongo di bere alla salute di un uomo eminente « che occupa un’alta posizione sociale, dotato di un « abile talento, il quale aveva durante molti anni « difeso il sistema protettore : al seguito di assidui « studj e di molla esperienza non arrossì di cam- « biare opinione e di protezionista che era divenire « libero cambista.

« Io vi propongo di bere alla salute di Sir Ro- « berto Peel ! (applausi entusiastici che si prolun- « garono per parecchi minuti).

RIVISTA ECONOMICA

SOMMARIO. — U na nuova fase delle tra tta tiv e com m erciali. — L ’eccedenza delle im portazioni sulle esportazioni in In g h ilte rra .

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23 dicembre 1877 L ' E C O N O M I S T A 663 dato ascolto ad alcuni giusti reclami delle industrie

e di aver corretto deplorevoli anomalie della tariffa. L’ Austria non avrebbe potuto rifiutare all’ Italia un prolungamento di un anno, come ha concesso al go- | verno di Berlino, nè per la stessa ragione avrebbe potuto rifiutarlo l’ Inghilterra, che ha pure acconsen­ tito con la Germania di prorogare il suo trattato com- j mereiaio a tutto il 1878. La sola che avrebbe po­ tuto avervi difficoltà sarebbe stata la Svizzera che è intenta ad elevare le proprie tariffe giacché il Belgio ha ben pochi vantaggi da sperare da un nuovo trat­ tato coll’ Italia.

A noi per altro, semplici cronisti, non spetta il di­ scutere su ciò e solo ci basti il constatare che per j la stipulazione dei nuovi trattati sembra si preparino tempi migliori di quelli a cui assistevamo finora e che I’ orizzonte della politica commerciale che segna­ lavamo coperto dalle più dense nubi quando par­ lammo della trattative fra la Francia e la Spagna e ira la Germania e 1’ Austria-Ungheria pare accenni a rischiararsi. Fra le prime due nazioni infatti è già intervenuto un accomodamento provvisorio destinato a regolare le relazioni commerciali fino alla conclu- I sione di un trattato definitivo.

La Spagna rinunzia ai dazi differenziali stabiliti nel luglio scorso; riduce i dazi sui vini mussanti da 136 franchi a 20 franchi l’ettolitro e da 36 a 6 franchi per gli altri ; riduce anco la tariffa riguardo ad alcuni articoli di gioielleria non che all’oro ed all’argento manifatturato. La Spaglia rinunzia anco ad alcuni privilegi relativi alla pesca e al commercio marittimo di cui godeva in virtù di antichi trattati; sarebbe stato più desiderabile ch’essa li avesse con­ servati accordandoli altrui a titolo di reciprocanza. In compenso ottiene dalla Francia il trattamento della nazione più favorita. 1 vini spagnuoli entreranno in Francia pagando il dazio di 3 Ir. 30 cent, stabilito dall'ultimo trattato franco-italiano. Il trattato defi­ nitivo fra la repubblica francese e la penisola iberica dovrà esser stipulato nel termine di due anni. Un accordo stipulato su queste basi è dei più soddisfa­ centi che le circostanze permettessero di sperare.

Un movimento di reazione più notevole contro le pretese eccessive dei protezionisti è quello che si osserva in Austria : si è ivi sollevata una vera agitazione contro la tariffa autonoma presentata dal Ministero al Parlamento. Ne sono cagione principal­ mente gli aumenti dei dazi sul caffè, il cacao, il riso il vino altri articoli di alimentazione e il petrolio con i quali si sperava di rendere accetta all’ Ungheria l’elevazione dell’altra parte della tariffa relativa -ai tessuti ed agli oggetti di grande consumo. Il popolo ungherese che è in stato di coltura ed in condizione economica poco avanzata fa un’uso limitatissimo dei primi, si riteneva che sarebbe stato allettato dall’idea di godere la sua parte dei benefìci pei maggiori proventi che da queste elevazioni affluivano all’erario senza sopportarne i pesi. Ma col voler contentar i

tutti si finisce sempre allo scontento generale; appena conosciuti in Austria i termini della tariffa le peti­ zioni al Ministero cominciarono a piovere da tutte le parti, i dazi sul caffè portati da 16 a 24 fiorini, sul cacao da 20 a 33 e sulle spezie da 80 a 100 sol­ levarono i più vivi reclami. È impossibile si è detto premunirsi dal contrabbando sopra articoli dt tra­ sporto così facile; dei 10 milioni e mezzo di fiorini che il Governo calcola ricavare dall’ aumento dei dazi sopra i generi di alimentazione, una metà andrà |

perduta a cagione del contrabbando ed un’ altrà metà andrà spesa per aumentare la sorveglianza alla frontiera.

Ai reclami ili questo genere si sono aggiunti, ce lo attesta il signor Neumann Spallart in una sua corrispondenza all’Economiste français, quelli degli industriali stessi alle prese fra loro, i tessitori si sono accapigliati contro i filatori, i sarti contro tutti e due. Si è provato in questo caso, come sempre, l’impossibilità di stabilire un sistema essenzialmente protezionista che non sia un sistema di privilegio per pochi a carico dei molti. Lo stesso sig. Spallart dice che il comitato parlamentare formato per con­ cludere il Compromesso fra le due parti della mo­ narchia austro-ungarica, avendo rigettato l’aumento che la tariffa autonoma portava sul caffè che farà certo seguire dal rigetto di altri aumenti, il governo imperiale si trova nel caso o di dover romper l’unione doganale austro-ungarica o di dover riprendere nuove trattative con le potenze e compilare una nuova ta­ riffa generale. Essendo poco probabile il primo espe­ diente, la libertà commerciale ci avrà guadagnato non per avvedutezza di governanti ma per la forza delle cose.

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664 L’E C O N O M I S T A 23 dicembre 1877 predire che raggiungerà, se non oltrepasserà a fin

d’ anno, i 140 milioni di sterline; cifra che raggua­ glia 3 miliardi e mezzo di franchi ed è tale da de­ stare vera sorpresa in Italia se si pensa che supera di un terzo la cifra complessiva del movimento dei traffici internazionali della penisola. I! sig. Ralhbone procede ad una minuta analisi dei modi che ha l’In­ ghilterra per pagare questa eccedenza dividendoli in cinque categorie in cui comprende I o II prodotto netto delle esportazioni aumentate del valore dei noli e di tutti gli utili ricavati dagli armatori pel trasporto. 2° I proventi che ricava l’ Inghilterra come inter­ mediaria nell’ industria dei trasporti per conto dei paesi esteri. 3° I redditi ricavati dagli imprestiti e dall’ impiego di capitali presso nazioni straniere. 4° Le operazioni all’ estero del mercato monetario in­ glese. 3° Le esportazioni di numerario eccedente il semplice movimento di transito. Cerca egli quindi di determinare in quali di questi modi di pagamento, se cioè nei tre primi, ch’egli dice provenire dalle rendite del paese, o nei due ultimi che dice prove­ nire dai capitali, possa riscontrarsi un movimento ascensionale.

Il ribasso del prezzo delle merci, di quello dei noli, le continue lagnanze degli armatori gli danno argo­ mento a concludere (mettendo anco in conto la più attiva concorrenza delle nazioni estere sotto l’ influsso delle libere istituzioni) non potersi calcolare sopra nessun notevole aumento nella facoltà che la prima categoria possa avere di saldare ¡debiti dell’Inghil­ terra. Circostanze analoghe gli suggeriscono la stessa conclusione riguardo alla seconda categoria che com­ prende anco le costruzioni navali fatte per conto dell’estero le quali non figurano nella cifra delle esportazioni. Gli Stati che erano i migliori clienti dell’ Inghilterra e intraprendevano lavori con i denari tolti ad imprestito da essa, trovànsi in condizione di fallimento; i prodotti dell’ Oriente che prima dell’aper­ tura del Canale di Suez mettevano capo nei porti del Regno Unito sono adesso spediti direttamente al loro luogo di destinazione, la marina inglese conserva è vero la sua preeminenza sopra le marine di tutte le altre nazioni, ma a prezzo di continui ribassi nella tariffa dei trasporli, per cui mentre è considerevol­ mente aumentato il tonnellaggio, è diminuito in pro­ porzioni corrispondenti il profitto sopra ciascuna ton­ nellata. Nella categoria degli interessi per gli imprestiti fatti all’estero non vi è da sperare che esista aumento negli ultimi quattro anni e lo mostrano i segni di cre­ scente economia che si manifestano fra le classi pres­ so cui i titoli di imprestiti esteri erano maggiormente diffusi. Procedendo così per esclusione, il signor Rathbone corrobora con una osservazione ingegnosa la convinzione che 1’ aumento debba ascriversi alle ul­ time due categorie, e rappresenti per conseguenza una prelevazione sopra i capitali antecedentemente accumulati. Egli rileva la grande quantità di capi­ tali che economizza il commercio per le facilitazioni introdotte nei trasporti, nelle comunicazioni e nel meccanismo degli scambi in seguito alle recenti sco­ perte ed ai recenti lavori compiuti ; non che le eco­ nomie che la produzione realizza in conseguenza dell’ immenso sviluppo da essa conseguito e della vasta scala su cui è esercitata. Gran parte di questi capitali, egli dice, trovavano prima sbocco nella crea­ zione di nuove grandi fondazioni industriali e di la­ vori pubblici giganteschi, ma lo spirito d’intrapresa, spintosi troppo oltre su questa via, ha trovato final­

mente una remora, ed appunto quando le operazioni di commercio, che già si trovavano in piedi, ridu­ cevano considerevolmente il capitale ad esse neces­ sario, il ravvedimento, la diffidenza, il giusto timore diminuivano le occasioni d’ impiego. Questo capitale, rimasto ozioso, ha concorso largamente a cuoprire la differenza fra le importazioni e le esportazioni : esso però non sarebbe stato sùfficiente a preservare da una crisi il mercato monetario, se non fosse stato il ricavo della grande quantità di valori esteri di cui l’ Inghilterra si è sbarazzata; onde per tal modo, non colle rendite ma con i capitali, la popolazione inglese ha pagato i propri consumi, intaccando il risparmio accumulato e indobolendo la sua posizione finanziaria. Da tutto ciò deriva come conseguenza pratica : « che il paese — sono le parole testuali dell’ autore — preso nel suo insiemè, ha mancato di prudenza ; che la sua prodigalità renderà fra poco necessaria una nuova recrudescenza di economia, la quale sarà accompagnata da molte sofferenze indi­ viduali e da angusta penuria del mercato monetario, e che in vista dei mali latenti e del periodo di dif­ fidenza pecuniaria, che sono conseguenza del restrin­ gersi del mercato monetario dopo una lunga fase di abbondanza di capitali, i banchieri ed i negozianti che vogliono mostrarsi prudenti, faranno bene a mettersi in guardia ed a restringere la cerchia delle loro operazioni dentro confini più sicuri. » Queste sono, brevemente riassunti i concetti esposti nel lungo articolo a cui I’Economist consacrava un ap­

posito supplemento, e che riprodotto a migliaia di esemplari, ha messo a rumore il campo spesso tur­ bolento delle manifestazioni economiche in Inghil­ terra.

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23 dicembre 1877 L’ E C O N O M I S T A

063

Calcolando che senza tener conto dell’ aumento dei capitali consacrati alle ferrovie, ai canali, ad intra­ prese industriali e ad altri simili impieghi, risulta dai resoconti ufficiali &&\Y ìnconie tax che dal 1863 al 1873 il solo reddito dei fabbricati è passato da 69 a 93 milioni di sterline, olire cioè un aumento di 23 milioni, il quale, capitalizzato in ragione de! saggio normale dell’ interesse dei fondi In Inghil­ terra, rappresenta un maggior capitale di 400 mi­ lioni ossia di 40 milioni I’ anno ; ed il reddito ilei beni rustici da 62 milioni è passato a 69 nello stesso periodo di tempo, il che, con lo stesso calcolo dà un aumento di 130 milioni, ossia di 13 milioni l’ anno. Tutti questi calcoli e questi ragionamenti che si contrappongono alle previsioni alarmiste del signor Rathboue, ci sembrano tendere al vizio oppo­ sto e non andare immuni dalla taccia di un ottimismo un poco troppo eccessivo: forse quello che era vero prima del 1873 non ó più vero negli ultimi due anni, in cui la crise commerciale si è fatta più intensa e molti capitali, essendo scemata la loro ricerca, hanno diminuito invece che aumentato di valore, e ad ogni modo egli è certo che l’Inghilterra, se pure per man­ tenere i suoi consumi al livello in cui un lungo pe­ riodo di prosperità li aveva spinti, non ha bisogno di prendere nessuna parte del suo capitale ha certo dovuto almeno restringere le sue economie e questo è un fatto che senza avere per ora tale carattere di gravità e di permanenza da mettere in apprensioni serie per il futuro, merita per altro di esser tenuto d’ occhio e meditato non solo dagli inglesi, ma dagli uomini di stato e di finanza di tutte le nazioni che sono abituati a far largo assegnamento sull’ uso e sull’ abbondanza dei capitali inglesi.

Luglio nei quali le riscossioni furono inferiori a quelle dei mesi stessi del 1876.

Gl’ incassi del novembre scorso olirono un aumento complessivo di lire 1,730,863. L’imposta sul tra­ passo di proprietà e sugli affari concorre per ol­ tre un milione di lire in questo aumento, e i pro­ venti del lotto per quasi un milione. Anche nell’im­ posta fondiaria abbiamo un aumento di circa un mezzo milione di lire e nell’imposta sui redditi di ricchezza mobile l’aumento è stato quasi di 200 mila lire. Era i cespiti che presentano una diminuzione nel mese di novembre dobbiamo registrare per oltre 200 mila lire la tassa sulla macinazione dei-cereali.

I pagamenti effettuati dalle Tesorerie del Regno negli undici mesi trascorsi del corrente anno e quelli eseguili nei mesi corrispondenti del 4 876 sono in­ dicati dalle seguenti cifre:

LE RISCOSSIONI E I PAGAMENTI

a tutto novembre 1877

La direzione generale del Tesoro ha pubblicata la dimostrazione dei risultamene del conto del Te­ soro al 30 novembre 1877 ed il prospetto compa­ rativo delle riscossioni e dei pagamenti dal 1° gen­ naio a tutto novembre 4877.

Vediamo innanzi tutto a quanto ammontarono le riscossioni in ciascuno degli undici mesi già trascorsi dal corrente anno e confrontiamole con quelle che si verificarono nei mesi corrispondenti del 4876.

Me s i 1877 1876 Gennaio . . . L. 99,412,852 L. 82,931,708 Febbraio . . . » 103,530 778 > 103,009,435 Marzo . . . . » 90,632 242 » 75,176,615 Aprile . . . . » 149,448,755 » 150,178,251 Maggio . . . » 72 051,052 » 60 980.165 Giugno . . . » 173.821,410 » 141,643765 Luglio . . . > 105 234 837 » 106.119 206 Agosto. . . . » 144,377,143 » 106,070,964 Settembre . . » 84,341362 » 74,440,918 Ottobre . . » 169,065,256 » 163,491,000 Novembre » 64,784,464 » 63,017,601 Totale L. 1.256,764,171 L. 1,125,059,678 Le riscossioni del corrente anno presentano un aumento complessivo di lire 434,701,493 a fronte degli incassi effettuati nel 4876. A questo aumento concorrono tutti i mesi ad eccezione di Aprile e

Mesi Gennaio . L. 71,400,1081877 L. 77,058,3491876 Febbraio . . » ■85,817,317 » 60,763,322 Marzo . . . » 83,296,354 » 77,049,339 Aprile . . > 102,047,022 » 95,014,497 Maggio. . . » 62,976,■'43 » 59,950,835 Giugno. . . » 309,467,340 » 258,692,731 Luglio . . • » 88,507,686 » 102,813,039 Agosto . . » 99,858,302 > 66,079,795 Settembre. » 80,597,111 » 66,398,823 Ottobre. . « » 106,703,528 » 100,021,519 Novembre • » 61,651,159 » 54,956,719 Totale L. 1,152,322,770 L. 1,018,998,959 Nei pagamenti del corrente anno abbiamo un au­ mento complessivo di lire 433,323,814. Alla differenza in più di lire 6,094,440 che si riscontra nei pagamenti effettuati nello scorso mese di novembre vi concorre principalmente il Ministero dei Lavori Pubblici per essere stata soddisfatta in detto mese la quinta rata di concorso in lire 4,603,332 per i lavori al San Gottardo.

Esaminiamo ora l’ammontare degli incassi fatti dal gennaio a tutto novembre per ciascun cespite di entrata tanto nell’anno corrente, quanto nel 4876, e confrontiamolo conte previsioni degl’incassi dell 877, secondo il bilancio definitivo dell’ entrate raggua­ gliate a undici dodicesimi delle cifre totali indicate per la competenza dell’esercizio corrente:

Cespiti Riscossioni Incassi prev.

4877 " 'l876 1877

Pondia-ies.cor. L. 150,820,483 150,485,616 166,412,333 ria [arretrati 1,259,402 2 318,626 1,008,333 Ricci, leser. cori-, 136,742,930 132,340,362 167 710,019 mobile [arretrati 647,513 1,973,341 1,650,000 Tassa di macin. 75,8»2,423 75,135.814 73,933,473 Tassa ideman. 124,4i-9 908 115,019 009 120,511,667 sugli aff. [ferrov. 11,847,518 11,526,536 12,529,550 Tassa sulla fabb. 3,082,240 2,708,607 2,933,184 Dazii di conf. 92,046,659 91,623,494 97,175,410 Daziiint. dicons. 65,073,293 64,418,217 63,604,108

Privative 132,948,150 127,237,823 157,202,198

Lotto 59,886,164 63,650,661 69,075,420

Servizii pubblici 80,306,486 57,272,354 82,860,389 Patr. dello Stato 65,639,090 62,142,490 82,718,118 Entrate eventuali 6,230,339 5,766,335 7,725,085

Rimborsi 82,783,320 84 547,461 78,213,982

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6 6 6 L’ E C O N O M I S T A

23 dicembre 1877 mila lire. I maggiori aumenti s' hanno per 89 mi­

lioni 700 mila lire nelle entrate diverse straordi­ narie e per 23 milioni nei proventi sui servizi pubblici. A riguardo di questi aumenti e di quello di S mi­ lioni e 700 mila lire nelle privative, abbiamo più volte nei decorsi mesi accennato le cause che li hanno prodotti, e perciò riteniamo qui inutile il ri­ peterle. Merita piuttosto di essere notato l’ aumento di 9 milioni e 400 mila lire che presentano gl’ in­ cassi delTimposta sul trapasso di proprietà e sugli affari, tanto più che i proventi di questa tassa ac­ cennano a qualche diminuzione in alcuni mesi del decorso anno e nei primi mesi del cadente. Nell’im­ posta sui redditi di ricchezza mobile abbiamo nel 1877 il notevole aumento di 4 milioni e 400 mila lire, mentre la tassa sulla macinazione dei cereali non presenta che un aumento di poco più di 700 mila lire. Abbiamo pure un aumento di 3 milioni e mezzo nella rendita del patrimonio dello Stato, di oltre 600 mila lire nei dazi interni di consumo, di 460 mila lire nell’entrate diverse eventuali e di 400 mila lire nei dazi di confine.

Fra i cespiti che presentano invece delle dimi­ nuzioni primeggia il lotto, i di cui proventi, nono­ stante l’aumento di quasi un milione di lire che si è verificato nel mese di novembre scorso, sono tuttora inferiori di 3 milioni e 760 mila lire a quelli che si verificarono nel 1876.

Dal confronto delle somme riscosse a tutto no­ vembre del corrente anno con le previsioni del bi­ lancio abbiamo in complesso una differenza in meno negl’introiti di I l i milioni. L’ imposta fondiaria e quella sui redditi di ricchezza mobile concorrono in buona parte a questa differenza, la quale però verrà in buona parte a sparire con le riscossioni, che in maggior numero si effettuano alla fine del mese di dicembre, specialmente poi per ciò che riguarda la imposta di ricchezza mobile, essendo noto che sol­ tanto alla fine del semestre si computano gl’incassi che si fanno di detta imposta per mezzo di rite­ nuta. Anche la notevole differenza che si riscontra nei proventi effettuati nelle privative, in confronto delle previsioni, verrà a diminuire con gli incassi del corrente mese di dicembre.

Meritano di essere osservati, il maggior incasso di 4 milioni che presenta la tassa sugli affari e quasi di 2 milioni di lire la tassa sul macinato, in confronto degli introiti previsti.

Durante gli undici mesi trascorsi del corrente anno i pagamenti fatti dalla Tesoreria per conto di ciascun ministero resultano dalle cifre seguenti che poniamo in confronto con quelle effettuate nel pe­ riodo stesso del 1876 e con le previsioni del bi­ lancio del corrente esercizio, ragguagliate a ùndici dodicesimi della spesa totale.

Mi n is t e r i Pagamenti Spese previste

1877 Finanze L. 703 113.259 Graz, e Giust.» 24,711.019 Esteri » 5.563.007 Istruz. pub. » 19,505,475 Interno » 49.500.H13 Lavori pub. » 107,522 753 Guerra » 187 073,961 Marina » 46.007,431 Agr. e comm.» 9,263,521 1876 18 77 603.291685 926 832,227 24.711,519 26 898,340 5 38:),919 5,837.091 18,746,-05 21 909 917 50,009.295 55.525 502 99,061,8)8 163,0'3.899 176 749 500 196,714 973 31,482,280 49,119,677 8,958.608 10,6 i4 077 Totale L. 1,152,322,770 1,018,998,959 1,456,495,703

Nel corrente anno i pagamenti furono in com­ plesso maggiori che nel 1876 per oltre 113 milioni di lire. Tutti i Ministeri concorrono in questa mag­ giore spesa ad eccezione di quello dell’ Interno e di quello di Grazia e Giustizia. Il Ministero delle Fi­ nanze nel 1877 Ita pagato quasi 100 milioni in più che nel 1876, quello della Marina l i milioni e mezzo, quello della Guerra 10 milioni e quello dei Lavori Pubblici quasi 8 milioni di lire.

I pagamenti previsti nel bilancio 1877 pel corso di undici mesi sarebbero stati maggiori di quelli effettivamente eseguiti per oltre 300 milioni di lire. Anche questa differenza verrà in buona parte a spa­ rire col chiudersi del corrente esercizio. Intanto è bene osservare che tutti i Ministeri hanno pagato finora meno dell'ammontare delle somme previste nei rispettivi bilanci, e nella sola amministrazione delle finanze le somme pagate a tutto il mese no­ vembre 1877 sono inferiori di oltre 200 milioni alle speso previste.

Confrontando poi le somme riscosse a tutto no­ vembre con quelle pagate durante il periodo stesso, risulta che le riscossioni superano i pagamenti per lire 104,441,401.

La situazione del Tesoro al 30 novembre 1877 presenta un aumento di cassa per lire 19,416,639, un aumento nei crediti di Tesoreria di lire 14,455,788, un discarico di tesorieri e ricevitori per lire 47,641 e finalmente una diminuzione di lire 70,521,313 nei debiti di Tesoreria. Il totale di queste partite ammonta a lire 104,441,401 che corrisponde, come sopra ve­ demmo, alla somma delle maggiori riscossioni effet­ tuate nei primi undici mesi del corrente anno in confronto dei pagamenti eseguiti nel periodo stesso.

Dalla stessa situazione risulta che nei Buoni del Tesoroabbiamo un aumento di 53 milioni e mezzo e che alla fine di novembre ammontavano a lire 223,866,600; nelle anticipazioni statutarie delle Banche abbiamo in­ vece una diminuzione di 31 milioni ed al 30 novembre scorso erano ridotte a 18 milioni e mezzo.

CRONACA DELLE CAMERE Di COMMERCIO

Camera di Commercij di Roma. — Nella sua

riunione dell’ 11 corrente discusse intorno ai prov vedimenti da prendere dinanzi alla minaccia di un-

progetto di legge per la riduzione della circolazione cartacea.

Secondo questo progetto di legge per la cui pre­ sentazione insiste l’onorevole ministro di agricoltura e commercio, la Banca Romana dovrebbe ritirare dalla circolazione ventuno milioni della sua carta moneta.

Un simile fatto produrrebbe una grandissima per­ turbazione tra i commercianti di Roma.

La Camera di Commercio ha deliberato un indi­ rizzo all’onorevole presidente del consiglio nel quale lo scongiura di non consentire alla presentazione di un simile progetto di legge.

Camera di Commercio di Firenze. — Nella sua

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25 dicembre 1877 L ’ E C O N O M IS T A 667 Padovani d’inviare alla famiglia del defunto una

lettera esprimente i sensi di rammarico per la per­ dita di un così distinto cittadino e di uno dei piti cospicui promotori delle industrie nella città di Prato alle quali esso dedicava una lunga ed onorata car­ riera. A surrogare il defunto fu chiamato l’onorevole signor marchese Giorgio Niccolini.

2° La Camera esaminò una petizione di alcuni esercenti di Empoli circa alle tariffe del Dazio di consumo vìgenti in quel Comune ed ai criterii coi quali regolasi la vendita all’ingrosso e quella al mi­ nuto, e deliberò dietro elaborata relazione dell’on. Torricelli di appoggiare presso il Municipio di E m ­ poli le domande che erano state presentate.

3° Sulla proposta dell’on. Presidente la Camera deliberava di contribuire colla somma di L. 1,000 alla spesa che il R. Governo intende di fare per la costruzione di vetrine uniformi, destinate ai prodotti che saranno esposti a Parigi nella Mostra universale del 1878.

4° La Camera prese in considerazione un reclamo del sig. Odoardo Pontanari avente per ¡scopo di chie­ dere al Municipio di Firenze di poter continuare nell’esercizio della propria industria, col sistema spe­ ciale per la vuotatura dei Pozzi Neri sin qui ado­ perato da esso sig. Pontanari e di fare revocare la deliberazione colla quale si volle accordare un pri- | vilegio alla Società l’Anonima fiorentina. 11 reclamo fu dalla Camera inviato ad una delle sue Commis­ sioni permanenti alfinchè ne riferisse in una pros­ sima tornata.

RIVISTA DELLE BORSE

Firenze, 22 dicembre Gli affari d’ Oriente, che dopo la resa di Plewna sembrava dovessero avviarsi in una strada più fa­ vorevole ad un componimento pacifico, minacciano invece di complicarsi piu gravemente, mercè I en­ trata in campagna della Serbia, e la probabilità che la Grecia pure faccia in breve altrettanto. Anche la mediazione richiesta dalla Turchia, tacitamente ri­ fiutata dalla maggior parte delle grandi Potenze, e la pretesa della Russia di voler trattare la pace di­ rettamente col Governo turco, vengono general­ mente aneli’ esse considerate come causa di più serie complicazioni. L’ unica potenza che avrebbe mostrato la volontà di entrare mediatrice, e di su birne le conseguenze sarebbe 1’ Inghilterra. Le no­ tizie infatti venute da Londra nel corso della setti­ mana fanno intravedere la probabilità ili un intervento inglese nelle cose d’ Oriente. Il Morning Post, il

Globe, lo Standard ed altri giornali più, o meno

officiosi scrivono essere giunto il momento in cui l’Inghilterra deve prendere decisioni importantissime, e parlano di seri provvedimenti bellicosi, aventi per scopo la protezione degli interessi inglesi minacciati dalle pretese della Russia, a cui l’Austria e la Ger­ mania avrebbero, a quanto dicesi, lasciato carta li­ bera. Le apprensioni quindi cominciano in Inghilterra a farsi gravi, e provocarono fino da mercoledì un ribasso di circa un punto sui consolidati ing'esi. Anche Vienna e Berlino, come vedremo più sotto, camminarono sulla stessa via. La speculazione pari­ gina al contrario contenta di aver veduto il

Mare-sciallo sottomettersi alla volontà della maggioranza dei francesi, e poco, o punto preoccupandosi della gravità delle cose d’ Oriente tentò di consolidarsi nella via del rialzo, e avrebbe probabilmente rag­ giunto il suo scopo, se gli sforzi fatti non fossero stati paralizzati dalle cattive disposizioni del mercato di Londra.

Il movimento della settimana nei principali mer­ cati europei fu il seguente :

A Parigi sul mercato al contante la settimana cominciò con poche domande e con molti venditori, tantoché la differenza fra il contante e 1’ a termine si spinse fino a 23 centesimi tanto per il 3 per cento che per il 5. Sul mercato a termine le transazioni furono attivissime, tantoché vi fu un momento che il 3 per cento giunse a guadagnare 82 centesimi e il 3 per cento 30 sui prezzi del sabato. Verso la chiusura vi fu un poco più di calma, e quindi il guadagno ottenuto non fu che di 27 centesimi per il primo e di 20 per il secondo. Queste buone di­ sposizioni andarono mano a mano declinando, tanto che giovedì il 3 per cento da 72 87 ex coupon de­ clinò a 72 lo, il 3 per cento da 108 27 a 107 82, e la rendita italiana da 73 63 a 73 23. Ieri sera vi fu una nuova ripresa che fece risalire il 5 per cento a 72 50, il 3 per cento a 108 10, e la rendita ita­ liana a 73 33. Gli altri valori rimasero generalmente stazionari ad eccezione dei fondi russi, che fecero nuovi passi nella via del rialzo.

A Londra il mercato trascorse per tutta la setti­ mana debole, e con tendenza al ribasso, a motivo della cattiva piega che sarebbero per prendere le cose di Oriente. 1 consolidati inglesi da 03 1|2 de­ clinarono a 94 5(4, la rendita italiana da 73 50 a 72 7|8 e i fondi turchi da 9 13|16 a 9 a 8 5|4.

A Vienna prevalse la medesima corrente del mer­ cato di Londra, e quindi tutti i valori chiudono con ribasso sui corsi della settimana passata. Il mobiliare da 208 90 declinò a 202 25 le lombarde da 76 75 a 75 ; la rendita austriaca in carta da 63 83 a 63 25 e quella nuova in oro da 74 60 a 74 40.

A Berlino pure la settimana chiude con perdita essendo le austriache da 436 50 declinate a 131, le lombarde da 151 a 127 50, il mobiliare da 556 a 311, e la rendita italiana da 72 a 71 70.

In Italia il fatto più notevole della settimana fu la caduta del ministero Depretis-Nicotera ma essa non ebbe alcuna influenza sulle nostre borse, per la ragione che la rendita italiana su cui opera quasi esclusivamente la nostra speculazione, essendo trat­ tata in altre Borse, e specialmente su quella di Pa­ rigi, non è possibile mantenere una forte differenza di prezzi, la quale dando luogo ad operazioni di ar­ bitraggio, sarebbe tosto ristabilito l’ equilibrio. In conclusione il mercato italiano sta in attesa di una decisione nella lotta che si combatte fra Londra, e Parigi, e di notizie nella formazione del Ministero.

La rendita 3 per cento fu l’oggetto principale della speculazione.

Sulla nostra Borsa essa si spinse martedì fino a 80 33 in contanti, oscillò in seguito fra 80 e 80 10, e resta oggi a 80 30.

Il 3 per cento trascorse nominale da 47 a 47 50, e il prestito nazionale da 35 a 33 23.

A Roma i prestiti cattolici si negoziarono al prezzo di 81 20 e 25 per il Blount, e di 80 90 e 81 per il Bothscild.

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