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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.04 (1877) n.191, 30 dicembre

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(1)

L ’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno IV - V oi. V ili

Dom enica 30 dicem bre 1877

N. 191

L’ IMPOSTA PROGRESSIVA

( Vedi N . 190).

' Nel nostro passato numero noi abbiamo espresso 1’ opinione ebe l’ imposta progressiva non è sosteni­ bile di fronte ai principii della scienza; che però all’ atto pratico, veduta la diseguaglianza e per così dire la progressività a rovescio delle imposte indi­ rette, si poteva ammettere una progressione limitata delle imposte dirette, purché essa fosse tale che non

J

venisse ad assorbire la quasi totalità dei maggiori redditi.

Nondimeno ci pareva che quando anche si adot­ ta le una progressione, per la quale per le rendite più forti 1’ aumento del per cento della imposta fosse piccolissimo, si onderebbe incontro ad inconvenienti non lievi, e tutto considerato e principalmente il bisogno di scemare l’ arbitrio e di accrescere la semplicità, concludevamo per la esclusione dalla im­ posta dei redditi minimi, per una tassazione minore per i piccoli redditi al di sopra di questi e per una maggiore al di là iu modo proporzionale. E promet­ tevamo di tornare sull’argomento e di addurre fatti e cifre, e manterremo la promessa quando che sia. Però la questione è si grave e importante che ci è sembrato utile interpellare in proposito chi al pari della economia politica avesse familiari le matemati­ che, e noi siamo lieti di pubblicare alcune note elio un nostro chiarissimo e cortese amico ci ha inviate in modo del tutto confidenziale, ma che possono aiutarci nella soluzione del problema.

« Per rendersi ragione dell’ imposta progressiva si possono adoperare due metodi, il grafico che parla meglio agli occhi e 1’ algebrico.

Metodo g r a f ic o. — Tiriamo due linee rette per­ pendicolari (vedi la F i g . l nella tabella litografica ag­ giunta al presente fascicolo). Su quella orizzontale por­ teremo delle lunghezze che ci rappresentano I’ annua rendita imponibile; questa retta deve essere prolungata a'I’ iutìnito per rappresentare una rendita infinita. Sulla retta verticale porteremo delle lunghezze che rap­ presentano il per cento dell’ imposta. Ciò posto un sistema qualunque d’ imposta può essere rappresen­ tato con uria curva tracciata nel piano della figura. Im postap r o g r e s s iv aara g io n ec o st a n t e. — Sup­ poniamo che si voglia rappresentare un imposta pro­ gressiva tale che chi ha una rendita di 1000 paghi il 10 % , chi ha 2000 paghi 20 , chi ha 3000 pa­ ghi 30 0/° e così di seguito sempre crescendo in proporzione. Quest’imposta è rappresentata dalla retta

A B . Difatti all’ incontro della retta A B con la retta

segnata 1000 si trova corrispondere la retta oriz­

zontale 10 °/0 che ci da il per cento deH’imposta e così per una rendita qualunque si trova sulla figura il per cento dell’ imposta

Nel punto ove la retta A B incontra la retta oriz­ zontale che rappresenta T imposta 100 ° / 0 è evidente che tutta la rendita è assorbita dall’ imposta. Nel caso considerato ciò accade pel punto M il ([naie si vede corrispondere alla rendita di L. 10,000 dunque con questo sistema d’imposta chiunque avesseL.10,000 di rendita la dovrebbe pagare tutta per l’ imposta, e chi avesse più di L. 10,000 di rendita dovrebbe, cosa as­ surda, pagare d’ imposta più di quanto ha di rendita. Qualunque altra imposla proporzionale di questo genere è rappresentata da una retta e siccome due rette in un piano se non sono parallele s’ incontrano necessariamente, così, salvo il caso di parallelismo che ora vedremo, la retta che rappresenta l’imposta proporzionale deve necessariamente incontrare la retta che rappresenta il 100 °/0 e così rimane dimostrato il seguente teorema :

Ogni imposta il cui per cento della rendita và crescendo in proporzione della rendita stessa deve necessariamente, finire per assorbire tutta la rendita quando questa sia assai elevata.

Im posta d e t t a pro po r z io n a le. — La retta X Y , rappresenta la nostra imposta di ricchezza mobile supposta costantemente del 13,20 °/0 per tutti i red­ diti imponibili. Detta retta è parallela alla retta del 100* °/0 e perciò non la incontra mai.

Al t r i g e n e r id’ im po st a p r o g r e s s iv a. — Yi sono un infinità di curve che non raggiungono mai la retta 100 °/0 anche prolungate all’ infinito. In al­ tre parole vi sono infiniti sistema di imposte pro­ gressive che non assorbono mai tutta la rendita. L ’im­ posta rappresentata dalla curva V P è di questo ge­ nere. La curva si avvicina sempre più alla retta 4 0 ° /0 senza mai raggiungerla, in geometria si dice che la curva ha per assintoto la retta 40 °/0. L’ imposta rappresentata da quella curva è tale che chi ha L. 1000 di rendita paga il 10 °/0, chi ne ha 3000 paga il 30 °/0 e qualùnque rendita sia pure infinita non paga mai più del 40 °/0.

Se alla curva si sostituisce la retta spezzata punteg­ giata sulla figura si ha la rappresentazione di un imposta progressiva saltuaria. Nel caso considerato sino a L. 1000 di rendita non si pagherebbe nulla. Chi ha L. 1000 pagherebbe il 10 °/n e lo stesso pagherebbero coloro che hanno L. 2000, 3000 ecc. di rendita sino a L. 3000 per la quale rendita paghe- rebbesi il 30 °/0 e lo stesso sino a L. 10,000 di ren­ dita : per ogni rendita maggiore pagherebbesi il

50,70 °/0. .

(2)

sai-674

L’ ECONOMISTA

30 dicembre 1877 tuario può essere sostituito da un altro sistema d’im­

posta uniformemente progressiva.

Metodo a l g e b b ic o. — Diciamo A la rendita im pombile, x il per cento della tassa. Nell’ imposta proporzionale usuale a: è costante ; per la ricchezza mobile, ad esempio, supposta del 13,20 °/0 per tutte le rendite si ha:

x — 13,20

qualunque sia A

Nell’ imposta progressiva a ragione costante, che è in genere quella dei socialisti, il per cento a: del- P imposta cresce in proporzione della rendita, si ha cioè:

(!) x — m A

m essendo un coeffìcente più o meno grande.

Un’ imposta di questo genere (inirà sempre coll’ as­ sorbire tutta la rendita, infatti ciò accadrà quando si paghi il 100 °/0, basta dunque porre x = 100 nella formula (1) e si ricava:

A — L0(L m

questa è la rendita che sarà tutta assorbita dall’im­ posta.

Ese m p io. — Pongasi m = 0,003, allora x — 0 . 003 A.

chi ha L. 1,000 d’entrata paga il 5 % cioè L. 50

» 2 ,0 0 0 » » 1 0» / . » 20 0

» 1 0 ,0 0 0 » » 5 0 % » 5,000

» 2 0 ,0 0 0 » » • 1 0 0 °/0 » 2 0 ,0 0 0

Se tutta la rendita non deve mai essere assor­ bita dall’imposta allora occorre che per A infinita­ mente grande il limite di x sia minore di 100 in lingua algebrica si scrive ciò così:

lini x <C 100

A = oo

Vi sono infinite espressioni di x cbe soddisfano a questa condizione. Piuttostochè darne esempi a caso, vediamo qualche problema.

1. S tabilire un im posta p rog ressiv a tuie che nessuno

possa avere un en trala m aggiore d i un certo li­ m ite che direm o

M.

Questo è un problema che potrà piacere ai so­ cialisti.

Chi ha un entrata A , essendo x il per cento del-

P imposta paga e gli rimane quindi la somma

x A f x 3

A TÒÒ — ' A 1 1 — 100 J ^ di questa

espressione per A grandissimo deve essere M, ossia: lim. A [ ,

A — oc ( 1

Il problema comporta un’infinità di soluzioni. Ecco un’espressione assai generale che io risolve.

(2) x A O A*

N B . — In algebra il piccolo ieroglifa co significa infinito.

100 ~ h -f- A — In questa formóla si ha :

- a rr N

'e (N - 1 )’ s (N - I ) r ’ , r - Í I Í ( A - . j positivo, assolutamente arbitrario

h

-A H -\ - -A 2

M 6 ( N - l )

£ e un numero purché minore di 1.

N è del pari *un numero positivo, pure arbitrario, ma maggiore di 1.

La forinola (2; ci rappresenta dunque un’infinità di sistemi d’ imposta, che si ottengono dando vari valori ai numeri arbitrari e e N. Tutti quei sistemi d’imposta godono delle seguenti proprietà:

ì ° Per una rendita piccolissima il per cento

dell’imposta é pure piccolissimo.

2° 11 per cento dell’imposta va crescendo colla rendita per modo tale che nessuno possa avere un entrata maggiore di M.

Ese m p io. In una società stab ilita confom em ente a un ideale d i alcuni viene fissato che nessun citta­ dino possa avere un en trata superiore alle 100,000 L .: il d i p iu lo p ren d e lo sOito. T rovare un sistem a d im posta progressiva che raggiunga l’intento.

Nelle formule 3) pongasi :

M = 100,000 N 4, e = sarà: , 3 „ lo M 2 M h = -T.- M ____l i — — n 16 e la formóla (2) diventa : A 2 ( 4) * _ _ S A __ M ---tv ---100 8A + 3 M 8 A A 2 A- ^ M 2 ib valendoci di questa formóla calcoliamo la seguente tabella.

Rendita imponibile dell’ impostaper cento Rendita depurata

dall’ imposta L. 100 0.2 L. 9 9 .8 0 » 1000 1,93 )) 980,70 » 5000 8.44 )) 4578 » 10,000 14,45 » 8555 » 50,000 30,82 )) 34390 » 100,000 40.46 )) 59540 » 150,000 50.6 )) 74100 » 200,000 58.9 » 82200 » 300,000 70.0 )) 90000 » 500,000 81,07 )) 94650 » 1,000,000 90,19 )) 98000 » 5,000,000 98.003 )) 99830 » 10,000,000 99.0014 » 99860

Quest’ imposta è stata rappresentata graficamente

F ig . 2. Si vede che la solita ragione die si porta

contro l’ imposta socialista, che nessuno lavorerebbe per accrescere la propria rendita, è troppo assoluta, conviene invece dire che coloro che hanno grandi ricchezze non vorrebbero andare incontro a rischi di speculazioni pel piccolissimo aumento che loro concederebbe la legge.

La formula (2) suppone che l’ imposta principii sin dalle rendite minime. È facile farla valere an­ che nel sistema d’ imposta con un minimo impo­ nibile; sia B la rendita più elevata che non paga ancora l’ imposta si sostituisce nella forinola (2) A - B invece di A e si ha :

x _ A - B Gr [A -B ) *

(3)

50 dicembre 1877 L’ E C O N O M IS T A 675 li. R iten u to che sia giusto ch e ogni cittadin s p a ­

ghi in p ro p o rz io n e d ella p r o p r ia ren dita trovare un im posta diretta progressiva che ristabilisca la prop orzion e alteruta dalle im poste indirette.

Supporremo che vi sia un minimo di rendita im ­ ponibile a che basta per l’ appunto ai bisogni della vita, le imposte indirette fanno pagare il per cento di questa somma, giustizia vuole che per tutti i cit­ tadini il per cento dell’imposta sia lo stesso, eguale a p , ristabilendosi l’ equilibrio con le imposte di­ rette. Sia F la somma che il possessere di una ren­ dita A dedica ai bisogni della vita e sulla quale

paga quindi l’ imposta indiretta F , sia x il per

cento dell’ imposta diretta, in tutto il cittadino

pa-p X

g'berà F-— ^ e il per cento dell’im­

posta totale diretta ed indiretta dovendo essere co­ stante ed eguale a p avremo :

P 10 0 100 V + A 100 ossia : (3 )

Es e m p i. È difficile determinare la somma F che ognuno dedica ai propri bisogni e sulla quale paga l’imposta indiretta, nonché il per cento di quest’im­ posta. Naturalmente qui non ci proviamo nemmeno a risolvere un simile problema e lacciiamo sqIol’ipotesi

che molto grossolanamente, non si allontanino troppo dalla verità.

l a Ipotesi. V cresce in proporzione della rendita del cittadino :

V

(6) = a - f h ( A - a )

pare poco probabile, F deve Quest’ipotesi mi

crescere meno presto.

2 A Ipotesi. V cresce con la rendila ma meno

cbe in proporzione, benché possa diventare grandis­ simo.

F — a - \ - b y / A _ a

V cresce con la rendita

(7)

3 a Ipotesi. V cresce con la rendita ma anche per questo grandissimo stà al di sotto di un deter­ minato limite.

(8)

r = . + K<A- a)'

h -j- [A — «)n

Il limite di F per A — co è: a -(- k. Sostituendo questi valori di F nella formola

avranno i valori corrispondenti di x.

1A Ipotesi. Si (3) ha : x = p

* - * -

5

+

Pongasi ad esempio, p ; = 1000 sarà : ab \ a ) 20 ° / 0..;.. b : 0,5., 20 ( 0,5 — 500 A

Rendita per cento Somma supposta

del cittadino dell’imposta diretta pei bisogni della vitaconsumata

L. 1000 0 1000 » 2000 3 °/„ 1500 » 5000 8 °/„ 3000 » 10000 9 °/„ 5500 2 a Ipotesi. Si ha : in X = r -p (’ , « b \ / A — a v A ~ A

)

Pongasi : p = 20 . »

II

O o o

II

.... m : x = 20 ( > 1 O 1

i

r

1

i A = 1000 x — 0 1000 2000 a: = 9,7 <*/0 1031 10000 x — 17,8 °/0 1094 100,000 x = 19,7(1 °/0 1300

Questa formola fa evidentemente crescere troppo adagio F ossia la somma che s’impiega nei bisogni della vita. Converrebbe prendere altri valori per m,

b ecc. 3a Ipotesi. Si ha: X — P ( x _ ± . _ . K U ~ a ) n ^ A A (h -j- (d. — a ) *) ) Pongasi : ^ = 2 0 ... « = 1 0 0 0 ... li = 21,000 ... l i — 20,000

II limite della spesa cbe si suppone che un cit­ tadino faccia pei bisogni della vita è 21000.

Rendita per cento Somma consumata

del cittadino dell’imposta diretta nei bisogni della vita

1000 0 1000 2000 0,92 »/„ 1909 5000 1,72 % 2759 4000 2,50 5500 10000 5,10 7452 100000 16,49 17528

Col crescere della rendita il per cento dell’ im­ posta si avvicina sempre più al 20 °|0 e la somma che il cittadino spende pei bisogni della vita e sulla quale si suppone che paghi il 20 °[0 d’imposte in­ dirette si avvicina sempre più a L. 20,000.

Si potrebbero evidentemente fare un’ infinità d’al­ tre ipotesi sulla forma di F e si calcolerebbe sem­ pre con la formola (5) il per cento dell’ imposta di­ retta. Riteniamo che in pratica F deve partecipare un po’ delle tre ipotesi fatte e che si debba avere : (9) F = f l

-e sc-egli-endo in modo conv-eni-ent-e i num-eri arbitrari :

a, b, c, le, li, a, fi non ci si dovrebbe scostare troppo

dalla realtà. Quei numeri non sono per altro com­ pletamente arbitrari, ma debbono essere presi in modo che non si possa aver mai Y maggiore di A poiché sarebbe assurdo che uno spendesse più della propria rendita.

Finalmente il per cento delle imposte indirette essendo diverso secondo le varie imposte se ne può pure tener conto. Sia:

F , la somma che si spende sulla quale si paga l’ imposta in d ir e tta ... P, °/0 F 2 altra simile somma sulla quale si spende. P 9 °/0

» » » K ° l0

Si avrà :

r = r , + vt+ r t+

. . . . .

(4)

G7G L’ E C O N O M IS T A 50 dicembre 187/ indirette e allora alla foratola (5 ) si deve sostituire

la seguente: (5 bis) x — p — Pj Z ’ A P . V ;

A

Ih v . eco.... Dividendo le imposte in varie categorie sono più facili a calcolarsi, per esempio pel macinato la som­ ma Vi deve essere sensibilmente costante qualunque sia la rendita.

In seguito al nostro ultimo articolo l’ amico nostro ci scrive.

« Voi dite che invece di un’ imposta gradualmente progressiva, preferite che al di là di un certo limite tutte le rendite sieno imposte nella stessa misura e ne date ragiono che tanto per le rendite molto granili l’ aumento del per cento dell’ imposta progressiva è piccolissimo. Verissim o, ma permettetemi di farvi osservare che un piccolo aumento de! per cento che porta su una grande quantità dà per risultato una somma sensibile sia per lo Stato ohe la riscuote, come pel cittadino che la paga. Dalle note prime vedete elio anche nell’ imposta socialista, che riduce tutte le entrate al di sotto di un m axim um fìsso, gli aumenti del per cento dell’ imposta sono pure insensibili per le grandi entrate, ma il loro effetto è invece sensibilissimo poiché ha per conseguenza di ridurre tutte lo entrate al di sotto di un m a ­

xim um .

In tutti i casi, o, per meglio dire, nella maggior parte dei casi in cui V imposta progressiva deve in­ definitamente avvicinarsi ad un tanto per cento, che non raggiunge mai, si può svolgere in serie 1’ espres­ sione del per cento x dell’ imposta progressiva p e i

red d iti gran d issim i A e si ha approssimativamente

( I )

100x : E F

A

foratola ove si suppone che A sia molto grande. E e F sono due numeri costanti da determinarsi se­ condo i dati del problema. Non ho sott’ occhio le note matematiche che mandai ma sono quasi certo che la formola approssimativa (1) si può applicare a tutti i casi che citai di imposta progressiva.

Per. A grandissimo il secondo termine della for-

F

mula (l) cioè - ^ é piccolissimo e quindi è vero ciò che dicevate che per le rendite molto grandi il per cento dell’ imposta varia poco, ma osservate bene che

cc

il cittadino paga allo stato A cioè secondo la

formola (I)

E A — F

e che in questa formula la quantità F può essere tutt’ altro ohe trascurabile.

Esempio : E — 0, 10, F — 1000. A si suppone grande e più grande di 100 000

Per A — 100,000, X 100 0,09 » A = 500,000 X 100 = .0,095 » A = 1,000,000 X 100 == 0,099

Come vedete , varia poco ma se adottate per

misura fissa

= 0, 09 (primo valore)

avrete che chi ha 100,000 L. d’entrata paga 9,000

500,000 > » * 45,000

1000.000 » » 90,000

mentre con l’ imposta progressiva ora accennata

chi ha 100,000 L. d’entrata paga L. 9,000

300,000 » » 47 ,5 0 0

1,000,000 » » 99,000

L’ esempio sarebbe anche più dimostrativo se si prendesse per F un numero maggiore. Del resto ammetto anch’ io che in pratica possa convenire un j sistema di imposta progressiva che proceda a salti, ma conviene che così si approssimi il più possibile alla vera imposta progressiva. »

Queste dimostrazioni del valente amico nostro

possono portare molta luce nella discussione, e quanto alla conclusione a cui viene, esso si accosta solo in parte e all’ atto pratico alla nostra, m ane differisce sempre notevolmente. I lettori hanno gli elementi del giudizio. Noi ci raccogliamo un poco per medi­ tare e rientreremo più tardi pel « cammino alto e silvestre. » Intanto ringraziamo l’ egregio scrittore

delle sue note preziose, le quali lo ripetiamo, ci

mandò amichevolmente e che noi ci siamo presi la libertà di pubblicare in ossequio alla scienza e per

V

alta stima in cui teniamo il suo ingegno.

Società di Economia politica di Parigi

R iunione d el 5 dicem bre 1877 sotto la P residenza del s>g. De Parieu.

L’argomento scelto per la discussione è il seguente:

delle cause d e 1 la crìse attuale.

Il signor B relay trova che la causa dei male è la mancanza di sicurezza e di fiducia in ciò che av­ verrà nell’ avvenire. Il rimedio si presenta chiaro I alla mente di tutti : esso consiste nel rispetto delle leggi per parte di coloro che ne hanno il deposito e nell’ applicazione sincera del sistema costituzionale

j

che la nazione sj è data e pel quale manifesta un

incontestabile attaccamento.

Il signor C lam ageran si domanda, se le cause ! della crise attuale sono economiche o politiche, e se

j

si debbono cercare all’ interno o all’ estero. — È ! certo che al principio del 1877 un malessere gene­ rale si riscontrava in Europa e in America ed era aggravato dalla guerra d’ Oriente. — Ma mentre in tutti gli Stati si è poi verificato un certo migliora­ mento, in Francia il malessere ha preso le propor­ zioni di una crise che non servono a spiegarci la situazione generale dell’ Europa e dell’ America. (Ili avvenimenti all’ estero, è vero, vi hanno contribuito in certa misura da principio, ma non hanno potuto condurla al punto estremo al quale è giunta. Do­ vremo forse accusare il nostro sistema doganale ? È j stato detto al Senato che sotto l’ impero della no­

stra legislazione libero-scambista la Francia espor- | tava meno e pertanto i suoi benefizi erano dimi- ! nuiti. È dolente che un’ affermazione così temeraria

(5)
(6)
(7)

30 dicembre 1877 L’ E C O N O M IS T A G77 alle sedata del 29 novembre. In seno alla società

d’ Economia Politica è appena necessario di com­ batterla.^ Le nostre esportazioni hanno raggiunto nel 4875 una cifra sconosciuta finn allora: 3 miliardi e 873 milioni. Nello stesso anno il dazio di consumo della città di Parigi (che è uno dei segni principali della prosperità pubblica) ha dato un maggiore in­ casso di 21 milione (4-18 milioni invece di 97 nel 1874) Anche dopo la diminuzione del 4876 e quella dell’ anno corrente, la cifra delle nostre espor­ tazioni è superiore di oltre un miliardo al massimo degli anni che hanno preceduto i trattati di com­ mercio.

Li sforziamo invano di disconoscere la causa vera delta crise attuale. Questa causa è essenzialmente politica ; il rimedio deve essere della stessa natura. 1 popoli più prosperi, li vediamo intorno a noi, sono quelli presso i quali i principii del governo costitu­ zionale e parlamentare sono circondati di rispetto e praticati con lealtà Questi principii hanno un va­ lore inestimabile anche dal punto ili vista economico, perchè proteggono le grandi masse di esseri umani che lavorano, risparriiiano e producono contro gli intriganti di ogni specie che vivono alle spalle degli altri.

Il signor C lapier dice che lo sconto fuori di banca è diventato impossibile in Francia a condizioni van- taggiose, e ciò perchè i capitali francesi vanno a cercare sul mercato inglese un impiego che non tro­ vano più sul nostro. Questo però non è che un ac­ cidente momentaneo e non basta a indicare una vera crise ed anche meno a provare che questa crise, se realmente esiste, sia la consegue za degli avve­ nimenti politici. Una vera crise si manifesta con tutto un insieme di sintomi gravi: i fallimenti e i protesti si moltiplicano, le esportazioni diminuiscono, i fondi pubblici ribassano, le imposte non si possono esigere, il monte di pietà è assediato, gli sperali ri­ gurgitano di malati, la mendicità ricomparisce nelle strade. Da sei mesi questi sintomi si son dessi ac­ centuati? È ciò che ci insegnerà l’inchiesta del Se­ nato che saprà scoprire le vere cause del male sulle quali non sono state ancora interpellate le camere di commercio, i veri rappresentanti del commercio e dell’ industria.

Il sig. F o u ld , commissionario afferma che il com­ mercio di esportazione è gravemente colpito. — Si parla della crisi generale, ma a questa abbiamo po­ tuto sfuggire verso la metà dell’ anno corrente. Il nostro commercio langue perchè non vi è più sicu­ rezza e anche i nostri clienti all’ estero non osano impegnarsi con noi. Quanto all’ inchiesta ordinata dal Senato, il sig. Fould confessa che non ne aspetta nulla di decisivo perchè teme che si faccia con un’idea preconcetta.

Anche il sig, F ou ch er de C areil, senatore, non ha che una mediocre liducia nei risultati dell’ inchiesta — dichiara che non approva, e crede che il sig. De Pa- rieu sia della stessa opinione, le dottrine economiche svolte da un suo collega al Senato e combattute adesso dal sig. Clamageran. Crede che la crise sia limitata alla Francia.

I! sig. D e P arieu , senatore non divide tutte le idee manifestate in Senato sulle cause delta crise ma è partigiano dell’ inchiesta e crede che la votazione del bilancio sarà una causa immediata di migliora­ mento nello stato economico del paese, perchè il fun­

zionamento del meccanismo finanziario non può esser fermato senza grave danno per la nazione.

Il sig. Courtois cita tra i fatti finanziari che pos­ sono esser considerati come indizi del malessere ge­ nerale la diminuzione degli incassi delle società degli omnibus e delle vetture pubbliche durante gli ultimi quattro mesi.

Il sig. F ed erico P assi/ non vuol parlare della crisi in se stessa, perchè in tal caso nulla avrebbe da aggiungere a coloro che hanno parlato prima di lui : dice qualcosa, senza uscire dal campo economico, del fatto che è stato la causa dell’ attuale conver­ sazione.

Alcuni uomini onorevolissimi e rappresentanti di interessi di grande importanza, di diverse opinioni politiche hanno domandato al Governo per il com­ mercio e f industria ciò che dappertutto i Governi, di qualsiasi forma hanno la missione di dare ai paesi di cui dirigono i destini, la tranquillità cioè dell’ oggi e la fiducia nell’ avvenire.

Ed i| Governo gli ha respinti dicendo loro ciò che Maria Stuarda disse al riformatore John K nox:C hi siete voi che vi permettete di occuparvi degli affari del mio regno? — La risposta del Knox : Sono uno

dei sudditi d i questo regno poteva esser data anche

dalla industria francese. — Il commercio, l’ industria e l’ agricoltura (che non ne va mai separata perchè serve loro di alimento) vale a dire il lavoro sotto le.sue differenti forme non sono soltanto qualcosa nella so­ cietà, sono la società stessa perchè tutto proviene da loro. Quando vedremo noi come è nostro vivo desi­ derio, e come fortunatamente si comincia a vedere altrove, l’ autorità e la libertà riconciliate, il lavoro tenuto in onore, la ricchezza rispettabile e rispettata e tutta l’ influenza ricondotti', per la legge inflessibile della responsabilità, al buon uso di se stessa? Il sig. Passy conclude il suo discorso, dicendo che è necessario vo'garizzare l’ economia politica se si vuole aver pace nel mondo.

Il signor C ernuschi nota che più o meno vi sono sempre e dappertutto delle crisi : lo stato di crisi è quasi lo stato normale dell’ umanità. Le crisi hanno cause fisiche, morali, economiche e politiche : in Francia la Causa dominante è politica, e questa non può vincersi che con mezzi politici — sta forse agli econonisti a deliberare? Pur troppo essi non posson nulla. Sarebbe lo stesso che consultarli sopra le questioni religiose fra protestanti e cattolici.

(8)

678 L ’ E C O N O M I S T A 50 dicembre 1877 aspettarsi che ultimati i lavori ufficiali, vi sarà un ri­

basso.

In questo difficile periodo di transizione si rico­ noscerà sempre più quanto sia chimerica la pretesa di « d a r lavoro a l pop olo » con decreti legislativi o municipali, e come il lavoro, per essere attivo e ricevere una rimunerazione razionale, debba avere j pace e libertà ed essere fornito da tutti.

RIVISTA ECONOMICA

L ’an n o 1 8 7 7 , si ch iu d e se n z a ch e le in d u strie e i co m m e rci a ccen n in o d ’a v v ia r si con s icu re z z a ad u n p rossim o r is v e g lio . — R e c e n ti sin to m i d e lla c r is i in In g h ilte r r a — I n F r a n c ia . —- I n A u s tria e in G e rm a n ia . — S in g o la r e accord o dei p r o p rie ta ri di m in ie re di ca rb o n e n ello S ta to di N u ova Y o r k . — I re c la m i dei fa b b r ic a n ti di s te a r in a fra n c e se e il d azio s u lle a r a n c io a proposito d el tr a tta to fra n c o -ita lia n o . — I l fu tu ro C on g resso teleg ratlco in te r n a z io n a le .

L ’ anno 1877 volge rapidamente al suo tramonto lasciando presso a poco le manifestazioni della vita economica nelle condizioni in cui l’ ha trovato. Lo stato di crisi e di marasmo che pesava sopra l’ in­ dustria ed il commercio or fa un anno, non accenna per anco a dileguarsi ; il movimento economico ral­ lentato dagli avvenimenti successi dopo il 1873, non accenna a riprendere la velocità iniziale, il cui regolare progresso può solo assicurare la migliore distribuzione della ricchezza e la maggior diffusione del benessere.. Segni numerosi di questo stato di cose si manifestano dovunque; se qua e là si pre­ senta qualche* indizio di progresso economico, è un fatto isolato che ha cause passeggierò e nessuna certezza di durata, e che non attinge forza e consi­ stenza dalle condizioni generali del paese ove si produce. Il passare in rassegna tutti questi indizi per gran parte non ignoti ai nostri lettori, ci farebbe trascorrere assai più oltre dei limili che ci sono concessi; contentiamoci adunque di notarne alcuni fra i più importanti che hanno preoccupato l'atten­ zione del pubblico in questi ultimi giorni dell’ anno. Dell’ Inghilterra parlammo assai a lungo nell’ ul­ tima rivista, mostrando a quali apprensioni lo stato attuale del commercio ivi dia luogo, aggiungeremo soltanto che l’ allarme e le incertezze che disturbano il libero movimento dei traffici, non hanno potuto che accrescersi dalla notizia dell’ anticipata convo­ cazione del Parlamento, provocata dalla piega che sembrano prendere gli avvenimenti in Oriente. Il semplice accentuarsi della possibilità di vedere il governo della regina Vittoria impegnato in una via che lo couduca alla necessità di energiche dimo­ strazioni, potrà giovare forse al suo prestigio politico ed a fargli riacquistare gran parte di quella influenza di cui ogni giorno più il suo sistema di astensione e d’ isolamento lo faceva scapitare nel concerto dei consigli delle nazioni di Europa, ma non può che accrescere a dismisura le presenti difficoltà della vita economica del paese, aggravando la precaria condizione delle industrie e ritirando da èsse la benefica azione dei capitali sempre facili ad adombrarsi. L 'E con o-

mist di questa settimana riconosce la possibilità che

il saggio dell’ interesse ridotto dalla Banca d’Inghil­ terra dal o al 4 per cento nel 28 dello scorso no­ vembre e che per l’ aumento considerevole della

riserva portata in pochi giorni da 11 milioni e mezzo a 12 milioni e 600 mila sterline dovrebbe subire nuove riduzioni, tenda invece a rialzare in conse­ guenza delle apprensioni politiche atte ad indurre le persone impegnate in affari a fortificare la loro posizioni ed a premun rsi contro ogni possibile eve­ nienza. Non vi è nulla che faccia temere tanto pre­ giudizio per gl’ interessi industriali e commerciali dell’ Inghilterra quanto un periodo di penuria mo­ netaria in questo momento di depressione industriale. In Francia la situazione non è molto più ridente. Cessala per la moderazione, la saldezza e la unità d’ azione del partito repubblicano, la fiera crisi che dopo il 16 maggio faceva pendere sopra il paese la spaventosa minaccia di una delle pi fi violenti com­ mozioni politiche, le industrie ed i traffici sembrano riprendere qualche alito di aria più pura e vivifi­ cante. Questo fatto segnalato anco alla commissione d’ inchiesta istituita dai Senato per accertare la na­ tura e le cagioni dei mali che affliggono l’ industria, è rivelato da varj indizj, fra cui può notarsi un nu­ mero importarne di commissioni che sono pervenute in questi ultimi giorni ad alcuni fabbricanti francesi, specialmente nell' industria del ferro e dal subitaneo impulso preso dagli affari nel commercio della seta a Lione, il cui ufficio di stagionatura ha registrato giornalmente partite considerevoli, risentendone pronta influenza i prezzi della merce che in pochi giorni sono aumentati da 4 a 5 trancili il clnlogramma. Ma all’ incontro non mancano anche in Francia fe­ nomeni assai gravi denotanti lo stato poco soddisfa­ cente dello svolgimento economico, il quale, per

quanto abbia raggiunto u d elevatissimo grado, pro­

duce sempre mali e sofferenze indicibili nei momenti in cui perde la sua progressiva continuità, retroce­ dendo o anco soltanto arrestandosi.

In questi ultimi giorni uel mese di décembre si è parlato assai in Francia delle circostanze poco liete degli istituti di credito e non solo degli istituti che si sono lanciati in grandi intraprese finanziarie delle più aleatorie come il Credito agricolo affigliato al Credito fondiario ed ora stato assorbito da esso in­ sieme con un imponente stock di valori egiziani di cui si era empito le casse (oltre 166 milioni di tran­ cili) mediante un atto di fusione che ha salvato gli azionisti dei Credito agricolo da gravissime perdite ma che non ha giovato, molti dicono, alle sorti del l’ Istituto di Credito fondiario. Si è parlato assai di quello stabilimento colossale che è la Banca di Francia il quale, contuttoché possegga un’ enorme riserva metallica dà assai scarsi profitti ai suoi azio­ nisti. Nel 1876, delle 76 succursali aperte m vani di­ partimenti 26 non giunsero a cuoprire le spese e presentarono una perdita di 402,625 fianchi.

Il sig. Leroy-Beauheu ha suscitato questa questione nelle colonne dell’ E conom iste F r a n ç a is , egli mostra che quest’ anno net cinque mesi trascorsi dal luglio a tutto il novembre le rendite nette dello Istituto, dedotte le spese di amministrazione, ammontavano soltanto a 2,500,000 franchi e che calcolato su questa stregua il dividendo di tutta l’ annata, a meno che | non venisse aumentato con prelevazioni sopra le ri­

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30 dicembre 1877 L’ E C O N O M I S T A 679 pubblicato censura la direzione per aver seguito il

sistema di distribuire agli azionisti in aumento dei profitti la riserva speciale stata accumulata in seguito agli straordinari benefìzi del 1 8 7 2 ; questa riserva che asscendeva a 24 milioni è già stata ridotta a 12 e sopra a S I Iranco di dividendo distribuiti alla fine del semestre passato 51 franco e 23 centesimi erano presi da essa. Il Beaulieu crede giusto un alleviamento delle imposte che paga la Banca le quali nel 1876 rasentarono i cinque milioni di franchi; di questi una somma di 5,752,000 franchi proveniva dalla tassa di bollo di 1 e mezzo per mille sopra l’ ammontare totale dei biglietti in circolazione, tassa che il distinto eco­ nomista vorrebbe fosse pagata soltanto sulla circola­ zione eccedente la riserva metallica. Anco il traffico ferroviario ha sofferto in Francia l'influenza delle cattive condizioni del commercio. Dai resoconti uffi­ ciali pubblicati dal Ministero dei lavori pubblici in­ torno ai prodotti delle ferrovie durante i primi nove mesi dell anno risulta che, nella rete ferroviaria fran­ cese, esclusi ¡ tronchi d’ interesse locale nonostante un aumento di 460 chilometri nella lunghezza delle linee vi era di fronte allo stesso periodo dell’ anno scorso una diminuzione di più che 11 milioni di fran­ chi ossia 3-87 per cento nei prodotti, diminuzione che si era pronunziata in uguali proporzioni nel secondo e nel terzo trimestre ed a cut partecipavano tutte le sei compagnie, poiché nella vecchia rete presentavano una diminuzione di 8 -3 9 per cento, la Società del Nord, del 3 -9 2 quella di Lione e del Mediterraneo, di 2 -4 6 quella d’ Orleans di 0-94' quella dell’ Ovest, di 0-52 quella dell’Est, soffila Società del Sud presentando un piccolo aumento di 0 -2 0 per cento; e nella nuova rete presentavano diminuzione, quelladell’Orleans di 19-73, quella di Lione e del Mediterraneo di 9-30, quella del Nord di 5-16, quella del Sud di 3-39, quella dell’ Est di 2 -0 3 , presentando solo l’ esiguo aumento del 0,15 per cento la Società dell’Ovest.

Il fatto ora notato è dei più gravi, e lo è tanto più in quanto esso non è isolato, ma va accompa­ gnato da altri che possono, senza tema di grave errore, considerarsi come uguali sintomi di una medesima causa. Così i giornali francesi ci recano la notizia che la Commissione del bilancio è stata avvertita dal ministro delle finanze che il prodotto delle imposte indirette pel mese di novembre pre­ sentava u^a diminuzione di 8 milioni e che si può calcolare dovere ascendere a 14 milioni il minor prodotto di queste imposte durante, il mese di di­ cembre. Movimento ferroviario e prodotti delle im­ poste indirette ; niuno sarà che neghi che tali im­ portanti funzioni della, vita economica di un paese non possano considerarsi come termometri dei piu fedeli della situazione in cui la ricchezza del paese stesso si trova.

La Germania e 1’ Austria sono stati dei paesi più tra­ vagliati dalla presente stagnazione commerciale. Sono ormai troppo noti gli strepitosi disastri bancari che hanno sparse tante ruine nel paese, i non lievi im­ barazzi in cui si sono trovate alcune industrie spe­ cialmente quella del ferro e le clamorose lagnanze { di alcuni fabbricanti intesi a sollecitare dallo Stato soccorso e protezione. La stagnazione degli affari si è estesa anco alla proprietà territoriale che comincia a risentire la conseguenza della rigidità dei tempi che traversiamo. Ciò può osservarsi, dice un cor­

rispondente dell’ E conom ist, nelle città dove gli ap­ partamenti più vasti e più a caro prezzo sono ab­ bandonati per altri più piccoli ed a prezzo inferiore. Si dice, forse però non senza qualche esagerazione, che a Berlino vi sono da 17 a 18,000 quartieri spigionati. Quello che vi è di certo si è che le Banche di Credito fondiario si trovano in una situazione delle più imbarazzanti. 1 loro debitori ipotecari non sono in grado di pagare puntualmente gl’ interessi del loro debito ed accade sovente che il fondo una volta messo all’ asta non ha più un valore che basti a rimborsare la Banca del denaro imprestato. Per tal modo la Wiener Hypotheken Casse è stata obbligata a dichiarare di non poter pagare gl’ interessi delle sue cartelle ipotecarie che erano dovuti il 1° dello scorso novembre e la Banca ipotecaria di Pomerania in Cöslin è stata costretta ad assumersi pel prezzo di 500,000 marchi nna tenuta sopra la quale aveva preso ipoteca pel valore di 1,200,000. Lo stesso foglio da cui togliamo queste notizie aggiunge che questi casi non sono i soli, molti altri simili ne sono suc­ cessi ed essendo assai diffuso in Germania il cre­ dito fondiario, che ha in circolazione cartelle di un valore complessivo di circa 650 milioni di marchi, si reputa generalmente che possa esservi luogo a temere di una crisi.

Contro l’ infierire di questi disagi sociali manca quasi ogni mezzo di difesa, dovunque uno volga la propria attività dovunque cerchi impiego ai propri capitali incontra pericoli non compensati dai van­ taggi che gli è dato sperare; il solo consiglio a cui giovi attenersi è la somma prudenza il calcolo esatto delle forze su cui può contare l’ intrapresa a cui uno si affida, una perfetta conoscenza del suo modo di procedere ed un severo controllo sopra la sua ge­ stione. Degli accordi curiosi si fanno in America fra alcuni proprietari per assicurarsi le proprie intra­ prese contro i pericoli derivanti da un eccesso di produzione, accordi che per altro non ci sembra i consigli di prudenza, valgano a rendere pienamente giustificabili.

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680 L’ E C O N O M IS T A 50 dicembre 1877 correnza degli intelligenti perfezionamenti che altri !

si studia d’ introdurre.

Il trattato di commercio coll’ Italia comincia a sollevare in Francia qualche reclam o; nella città di Lione l’ industria della stearina che ha acquistala una certa importanza ed impiega un migliaio di ope­ rai, trova che le sono pregiudicevoli le disposizioni del trattato relative all’ acido stearico ed alle candele di stearina. Secondo le tariffe A e B annesse al trattato, l’ acido stearico pagherà 8 franchi ogni 100 chilogrammi per l’ introduzione in Francia e 12 franchi per l’ introduzione in Italia. L’ industria di Lione protesta contro questa ineguaglianza, allegando che manca per essa ogni motivo, poiché l’ Italia, paese agricolo, alleva una grande quantità di be­ stiame e trova quindi nei suoi mercati interni in abbondanza ed a buon mercato il grasso animale che costituisce la materia prima della stearina. Giù che per altro esaspera al più alto grado l’ indignazione dei fabbricami francesi è il silenzio che la tariffa francese serba relativamente alle candele steariche, le quali invece dalla tariffa italiana sono colpite da un dazio di 15 franchi il quintale. Si è in forse se questo silenzio significhi assoluta esenzione delle candele, ovvero le riconduca sotto il regime a cui è soggetto I’ acido stearico, ma ad ogni modo vi si trova da ridire e non poco.

E già che siamo a parlare della tariffa franco ita­ liano di cui per altro non abbiamo ancora potuto procurarci copia ufficiale ci si permetta di aggiun­ gere una notizia che potrà interessare un ramo di commercio assai esteso e assai importante in Italia. Non dubitiamo che in essa tariffa si contenga la olausula del trattamento della nazione più favorita che va generalmente inclusa nei più recenti trattati, in grazia della quale il commercio delle arance sarà avvantaggiato dalla convenzione stipulata fra la Fran­ cia e la Spagna, di cui parlammo nell’ultima rivista. In questa convenzione infatti si riduce a 2 franchi ogni 100 chilogrammi il dazio d’ importazione in Francia delle arance e potrà avvantaggiarsene anco l’ Italia che ai termini del suo trattato di recente concluso, avrebbe dovuto pagare 4 franchi per l’in­ troduzione in Francia del frutto dorato di cui sono cose ricche le sue provincie meridionali.

Il 1° del prossimo mese di luglio si riunirà a Londra un congresso internazionale telegrafico tendente a gettare le basi di una unione telegrafica modellata sopra gli stessi concetti dell’unione postale stipulata a Iìerna. L’oggetto principale dei lavori del Congresso sarà la determinazione di una tariffa internazionale unica la cui attuazione andrà incontro a molti osta­ coli ma che avrà indubbiamente vantaggi inconte­ stabili. La nuova tariffa avrebbe una base diversa da quelle che generalmente sono adesso in vigore ; in luogo di una tassa fissa per un numero minimo di parole ed un supplemento per ogni parola od ogni diecina di parole che superi questo minimo, dovrebbe pagarsi una piccola tassa fissa per ogni parola. La Svizzera e la Germania sono per ora i soli paesi che abbiano adottato come base della loro tariffa questo sistema ; l’ Inghilterra, 1’ Austria e la Svezia sembrano propense ad accettarlo, ma il Belgio ha rifiutato di accoglierlo durante le ultime tratta­ tive occorse in proposito fra questo paese e la Ger­

mania. La Francia e crediamo pure l’ Italia non hanno ancora avuto occasione di pronunziarsi intorno al contegno che contano di adottare nel futuro Con­ gresso.

LA SITUAZIONE MONETARIA

E LA BANCA D ELL’ IMPERO IN GERMANIA

(Nostra Corrispondenza)

Berlino, 25 dicembre. La situazione monetaria ci si presenta dappertutto tanto sull’ aperto mercato che negli ultimi bollettini delle primarie banche dell’ impero 'germanico, sotto l’ aspetto più favorevole. L’ ultimo prestito rilevante della Prussia, sottoscritto sei volte, ci dimostra pa­ rimenti l’ esistenza di grandi capitali oziosi i quali cercano sicuro impiego in valori ad interesse fisso. Sarebbe però in errore il ministro dello finanze prussiano, ov’ egli credesse che, ad accogliere il pre­ stito del 4 °/0 si trovino ancora realmente disponi­ bili più centinaja di milioni di marchi; e ciò, non ostante che il suo collega il ministro del commer­ cio sia riuscito, benché senza volerlo, a far ritirare, impaurito, il capitale dal mercato delle azioni delle ferrovie. Molti dei soscrittori e tra questi anche grandi Case dell’ estero concorsero al prestito solo per pscopo di speculazione e rivendettero subito dopo la loro quota per assicurarsi circa un terzo per cento di utile. È davvero sorprendente che gli speculatori dedichino oggi giorno la loro attività a simili piccolezze! Ad ogni modo noi ci domandiamo se il governo prussiano potrà agevolmente ed util­ mente usare del credito di 260 milioni di marchi, tuttora disponibile e già da molto tempo accordato dal Parlamento per la costruzione di ferrovie dello Stato. Una funzione non insignificante, quantunque troppo spesso disconosciuta, è esercitata in Germa - nia, nella circolazione de’ capitali, da cinquanta mi­ lioni di marchi, in buoni del tesoro a tre mesi emessi dal cancelliere imperiale per conto dell’ im ­ pero germanico.

Nell’ interesse del commercio e dell’ industria sa­ rebbe più che desiderabile che tali buoni del tesoro i quali ritornano ogni tre mesi alle Casse dello Stato, fossero tramutati in prestito consolidato dell’ impero; queste somme danneggiano per esempio, in modo appena credibile gli affari di sconto in quanto che istituti di credito più o meno importanti, come so­ cietà d’ assicurazione ed altro, preferiscono di im­ piegare nell’ acquisto di buoni del tesoro le somme disponibili momentaneamente e per breve tempo, anziché impiegarle nello sconto di cambiali.

Mentre il mercato del denaro presentasi dapper­ tutto facile, le lagnanze contro la restrizione degli sconti operata dalla Banca imperiale germanica ( K a i-

serVche R eich sban k) van facendosi invece sempre

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30 dicembre 1877 L’ E C O N O M IS T A 681 animate, da una certa tal quale diffidenza respinge

dalle sue casse, apparentemente anche senza motivo, delle cambiali presentate allo sconto. Tale procedi­ mento, che senz’ altro trattiene massime molte case importanti dal rivolgersi alla Banca e far affari con essa, non trova veramente una scusa nell’ attuale stato dell’ industria e del commercio. Tutt’ altro, chè anzi le difficoltà dei rapporti commerciali dovreb­ bero, quanto alla limitazione del credito, eccitare alla massima prudenza l’Amministrazione della Banca Imperiale Germanica che lavora pure con capitali sì colossali e col favore della legge, e il cui scopo prin­ cipale è quello per l’ appunto di venire in ajuto del commercio tedesco. Che il credito accordato dalla Banca non sia effettivamente in proporzione di quello che sarebbe meritato da ciascuno, lo prova la par­ tecipazione eli’ ebbe la Banca ad una serie di note­ voli fallimenti, come puossi facilmente verificare nello Relazioni degli ultimi anni.

A caratterizzare in modo più preciso, la condizione dello sconto cambiario e della Banca imperiale in Germania giova osservare che per effetto della legge dell’ impero che chiamò in vita la Banca stessa e le accordò il diritto di emettere biglietti di banca, lo piccole banche di emissione {Zette baule) furono ri­ strette per numero e per capitali, imperocché sol­ tanto poche di esse si trovassero in grado di sod­ disfare alle maggiori esigenze che portava seco la legge bancaria dell’ Impero. La conseguenza fu che la Banca imperiale germanica, la quale sta sotto la immediata direzione della Cancelleria imperiale do­ vette assumere l’ eredità delle banche di emissione e ciò fece aumentando a norma dei bisogni le suc­ cursali, di modo che oggigiorno tutte le più grandi città commerciali della Germania hanno liliali od agenzie della Banca imperiale germanica, le quali tutte vengono però sempre dirette dalla Sede prin­ cipale di Berlino. Al primo cominciare della crisi che ancora oggi aggrava sì fortemente la Germania, questa Banca principiò a restringere gli sconti; le conseguenze di questa politica bancaria furono e sono tanto più contrarie alla vita economica del paese in quanto che all’epoca del cosiddetto risor-

g mento dell’ in du stria, negli anni 1 8 7 1-1873 le ban­

che di emissione, ora per la maggior parte prostrate di forze, con alla testa la Regia Banca Prussiana, dalla quale uscì poi la Banca Imperiale, gareggia­ rono di zelo nello estendere il credito e ajularono efficacemente le grandi speculazioni e l’ esuberanza di produzione in tutti ì rami della vita economica e in special modo ancora le Borse della Germania.

Le

pitizioni al Parlamento illese

Il d iritto d’ogni suddito in g lese di p resen ­ ta r e una petizione al P a rla m en to « è ricono sciu to — dice sii- E rs k in e May — come p rin ­ cipio fondam entale della costitu zione ed è stato esercitato senza in terru zio n e da tem po a n t i ­ chissim o. »

Il sistem a di petizionam ento a b b ra c c ia ad un tem po m aterie m olto im p o rtan ti e m olto tr iv ia li.

Il m etodo di vo tare « l i l l s p riv a ti » per

q u alsiv o g lia q g g etto , sieno ferrovie, ca n a li, porti o a ltri p u b b lici lavori o per l’assesta- m en te di faccende personali, com e di divorzio e di m atrim o n i d u b b i', siccom e v ien e ad ottato nei tem pi attu ali, non è invece a ltro ch é un rim a su g lio dell a n tico d iritto di petizion a- m ento.

Sin o a ll’epoca d ella g ran d e rivolu zion e del 1688 questo d iritto venne ese rcitato soltanto per pregare d’esser sollevati da gravezze o per ch ied ere favori e poteri non a ltrim e n ti o t­ te n ib ili.

Ma q u an tu n q u e la p ra tica del P arlam en to nel ricev ere e nel prendere in considerazione quelli che vengono ch ia m a ti p ro g etti di le g g i p riv ate ( P r iv a te b i l l s ) sia veram ente ai tem pi p resen ti, solo u n a con tin u azio n e dell’an tico costum e di prestar ascolto e di dare esecuzione a p etizion i, il ricev im en to di ciò ch e adesso si rife risce a petizion i è faccend a del tu tto d ifferente.

L e petizioni in favore o contro ce rte m isure p u b b lich e la cu i d ecisione è pendente in P a r ­ lam ento. o sopra m aterie di p o litica g o v e r­ n a tiv a piovono adesso a diluvio sulle tav ole di am bedue le Cam ere.

La C am era dei Comuni è più g e n era lm e n te tem p estata da sim ili d ocu m enti, i q u ali sono ta n to num erosi che g li onorevoli m em b ri li presen tano e li vedono p resen tare sen za esser m olto cu riosi di sapere il loro con ten u to .

È raro ch e passi una seduta senza che un num ero più o meno copioso di p etizion i v e n g a deposto su lla tav ola della C am era dei Co­ m u ni. E d ¡ lordi non ne sono e sen ti.

C uriosissim i sono spesso i so g g e tti su cui volgono queste « p re g h iere. »

Q ualche tem po addietro v en n e p resen tata a lla C am era dei lordi una petizion e fo rm u lata in un m eetin g ten u to a L ond ra, n e lla quael si facev a istanza acciò « venissero diffusi n elle scuole, per cu ra dei com itati d ire ttiv i, lib ri i q u ali spiegassero i m alanni ca g io n a ti d a ll’ uso del tab acco. »

R esta a sapersi se le persone ch e so tto m i­ sero q u ella petizione avevano la in g e n u ità di cred ere in buona fede ch e la loro ric h ie s ta potesse essere esau d ita.

Or non ha m olto, i m em bri d ell’an tico or­ d ine dei D an ieliti, u n a corporazione, a quanto ab biam o luogo rii supporre, di recen te orig in e, p etizionarono affine venisse o rg an izzata una nu ova spedizione al polo artico, i com ponenti d eila quale non dovevano usare nè carn e, nè sp irito , nè tabacco. Col favore di ta li astinenze i p etenti erano fiduciosi che i n av ig ato ri polari riu scireb b ero p e rfettam en te n e lla loro im presa.

1 m em bri dell’an tico ordine dei D a n ieliti, le cui petizioni sono sem pre so tto scritte da R. N. S h e ld e rick , capo g ia rd in ie re , sono p ie­ n am en te con v in ti della eccellen za delle opi­ n ioni da essi sosten u te, m a professano uno stran o metodo acciò v engaho a c c e tta te d alla g e n e ra lità .

(12)

L’ E C O N O M IS T A - 30 dicembre 1877

case di lavoro (workhouses) e invece di pane

i reclusi dovranno cibarsi di farinata. » Tale

richiesta sembra contenere implicitamente un

dubbio circa i beneiìzii da ottenersi dal si­

stema dietetico tanto entusiasticamente rac­

comandato dai petenti. Se lo astenersi dall’uso

della carne riuscisse così profìcuo come essi

sostengono, s rebbero stati capaci di trovare

persone più degne su cui tentare l’esperienza

di quello che lo sieno coloro i quali riempiono

le nostre carceri. Può darsi che cotesti poveri

diavoli sieno considerati come un corpus vile

opportuno su cui può venir provato l’esperi­

mento.

Uno scozzese entusiasta petizionò affinchè

il dialetto antico scozzese venisse insegnato I

nelle scuole del suo paese, mentre un’altra

petizione raccomanda caldamente l’ insegna­

mento della musica in tutte le scuole superiori,

come uno dei rami consueti d'educazione.

Ma i soggetti su cui vertono di preferenza

le petizioni sono quelli che si riferiscono alle

materie che offrono campo alle discussioni del I

giorno.

P«r esempio, in una recente sessione, quasi

9,000 petizioni sono state presentate alla sola

Camera dei Comuni.

Di queste, 984, sottoscritte da 134,398 per­

sone, sono contro la proposta di aprire i Mu- !

sei nazionali nella domenica; 1,500 sono in

favore del progetto di legge per proibire la

vendita dei liquori inebrianti nella domenica

e queste petizioni portano non meno di 260,999

firme. Queste colossali petizioni sono cose

assai poco manevoli e se il loro contenuto non

è sovente di grande importanza, i documenti

sono almeno di per se stessi di gran peso.

Non è cosa infrtquente il veder parecchi ono­

revoli membri riunire le loro forze affinchè

queste suppliche possano fare la loro ascen­

sione nella debita forma sino alla tavola della

Camera.

Ora non è gran tempo, il colonnello Be-

resford presentò non meno di 200 petizioni,

cariche di 50,000 firme, contro la proposta di

aprire i Musei nella domenica, ed una di

quelle petizioni misurava millecinquecento

piedi di lunghezza ed era sottoscritta da

trentaquattromilaseicento persone.

Molto è stato detto di tanto in tanto circa

la « manifattura » delle petizioni, e riesce

cosa molto dubbiosa che questi documenti

sieno veramente un indizio della pubblica

opinione.

Circa la questione orientale, per citare an­

cora un esempio, la semplice menzione della

quale pochi mesi addietro cagionava un ec­

citamento incredibile, vennero ricevute sola­

mente novantuna petizioni, incluse quelle

presentate circa le famose conclusioni del

signor Gladstone.

La rarità di petizioni concernenti reclami

contro torti e gravezze personali è forse un

buon segno da potersi addurre della generale

contentezza goduta da ogni classe della po­

polazione in tutta l’ Inghilterra. Quando ogni

uomo ed ogni donna, dal più ricco al più

umile, hanno il diritto e il comodo di far per­

venire direttamente le proprie lagnanze al cos-

p tto di-1 più alto tribunale del reg’no, colla

certezza che esse saranno per ricevere i’accu

i rata attenzione d’un comitato di quell’augusto

corpo e che probabilmente v.-r ann . stampate,

in guisa da esser poste in evidenza dinanzi a

j coloro che sono sempre pronti ad alzarsi in

difesa d’una causa che pare ad essi degna, è

per lo meno motivo di sodisfazione il vedere

! come così raramente il popolo si valga di

quel suo invidiabile privilegio.

CRONACA DELLE CAMERE D- COMMERCIO

Camera di Commercio di Genova. — Nella riu­

nione del 12 novembre si occupa della proposta latta dada camera di Alessandria di stabilire presso le camere di Commercio un Registro dei fallimenti e delle riabilitazioni — Il presidente osserva che la ca­ mera si è già pronunziata' contro tale proposia paren­ dole che questo Registro sia inutile non essendo che una ripetizione di quello che tengono già i tribunali di Commercio.

Lagorio è contrario ad un registro dei protesti cambiarli (che forma argomento di alcune deposi­ zioni del progetto del nuovo codice di commercio) perchè esso darebbe luogo ad un lunghissimo lavoro senza alcuna utilità e anzi potrebbe esser eagiome di inconvenienti perchè sovente facendosi dei pro­ testi anche contro a persone solvibili, e che possono avere ragioni per ritardare i pagamenti, non sa­ rebbe conveniente pubblicare il nome di i|ueste per­ sone assieme a quello di persone fallite; in quanto poi al Registro dei fallimenti credeva elle tale pro­ posta potesse meritare di essere presa in consi­ derazione, poiché un’elenco dei falliti esposto al | pubblico potrebbe giovare come un freno per coloro che talliscono di mala fede e non distribuiscono fra i loro creditori che piccole somme del 5, o del 6 % sapendo che i loro fallimento sarebbe conosciuto da tutti e che ricadrebbe sopra di essi lo scredilo ge­ nerale onde non potrebbero facilmente riprendere i

loro commerci; che pertanto egli accetterebbe la proposta della pubblicazione dei Registro dei falliti, da farsi alla Borsa.

Ca laidi risponde che la pubblicazione del nome dei falliti si fa già presso i Tribunali di Commercio, e crede che una maggiore pubblicità non diminuirà ■! numer? dei fallimenti, perchè a coloro che fal­ liscono di mala fede poco importa che il loro nome sia esposto al pubblico; che restava inutile il cono- scere il nome di questi per il caso in cui ritornino agli affari perchè essi non rientrano quasi più mai in Commercio col nome della Ditta sotto il quale tallirono, e quindi non si otterrebbe lo scopo dalla pubblicità; che di più un tale elenco sarebbe assai voluminoso e quindi non sarà letto e darebbe lurnm a molto lavoro con troppo poco vantaggio.

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30 dicembre 1877 L’ E C O N O M IS T A 683 Camere di Commercio debbano fare una simile pub­

blicazione; che in quanto ai protesti cambiàri gli pareva che la loro pubblicazione potesse dare causa ad errori e confusioni, perchè molte volte i protesti si fan o a persone solvibili, per le quali la pubblica­ zione del protesto potrebbe essere cagione di danno e poi questa pubblicazione farebbe perdere molto tempo senza vantaggio alcuno.

Lagorio dice che egli intese di limitare la pub­ blicazione dei fallimenti a quelli del distretto delle Camere; ed aggiunge che vi sono disposizioni nel co­ dice di Commercio che esigono la formazione del- l’e eneo dei falliti ma crede che esse non siano in­ tieramente osservate, per cui ritiene che sarebbe ne­ cessaria una pubblicazione da farsi dalle Camere di Commercio in Borsa di tempo in tempo; e ripete che il sapere che il proprio nome sarà esposto in Borsa sarebbe un ritegno per chi fallisce di mala

fede.

I)'Alberlis dice che essendo in tempo di crisi e di mala fede non sarà mai troppa la pubblicità da darsi a fallimenti; che tanto più crede utile questa pubblicità per i protesti cambiari in quanto che questi sono il primo passo che conduce ai fallimenti, e mentre si ha già la pubblicità di questi, troverebbe conveniente che si avesse anche per i protesti cam­ biari.

Pescetto appoggia le idee del sig. D’ Albertis ed aggiunge che è cosa assai importante conoscere la solvibilità deile persone ed i protesti cambiarii per­ chè l’ignoranza di questi spesso da luogo a molti incon­ venienti, facendosi sovente rimontare i fallimenti alla data dei protesti, nel qual caso chi abbia fatto nel frattempo dei mutui con ipoteca, rimane senza al­ cuna garanzia, dichiarandosi nulla l’ipoteca presa; e perciò è favorevole alla pubblicazione dei protesti cambiarii.

Cataldi osserva che per i fallimenti del circonda­ rio si ha già la pubblicazione del relativo elenco al Tribunale d. Commercio, che la pubblicazione dei fal­ limenti successi tu tutte le parti del Regno, la trova senza scopo, mentre la reciproca comunicazione delle Camere di tutti i fallimenti costituirebbe un pesante lavoro e soggetto a molte difficoltà; che i protesti cambiarii sono numerosissimi e quando nel relativo elenco da pubblicarsi accadesse qualche errore, forse la Camera ne potrebbe essere tenuta responsabile nel caso che questi errori conducessero in inganno qualcuno; che molte volte succede; che i piccoli bot­ tegai si lasciano protestare le cambiali ritardandone però il pagamento soltantodi qualche giorno per aver tempo di raggranellare i denari neeessarii, ma che- in sostauza non possono dirsi insolvibili e il far co noscereche hanno subito dei protesti sarebbe per essi causa di grave danno.

Romauengo dice che egli crede che sia più di danno che di vantaggio, la pubblicazione dei pro­ testi cambiati i quali si fanno per garantirsi; ma non sono un atto contro le persone; che le pubbli­ cazioni volute dal Codice di commercio riguardo ai fallimenti hanno luogo regolarmente; ammette però che le Camere di commercio debbano pubblicare in Borsa un elenco dei fallimenti dell’anno, ma aggiun geudovi un’auuotazioue del loro esito, per dare una idea del carattere del fallimento, il che permetterà di formarsi un giusto apprezzamento delle persone fallite.

11 Presidente dice che la nota dei fallimenti del

distretto si trova già pubblicata nelle sale del Tri­ bunale di commercio; e che quando occorresse di essere informati degli altri falliti, ogni Camera po­ trebbe ricorrere direttamente a qualunque Tribunale come ha già praticato in molte occasioni la nostra Camera di commercio, ma l’incaricare le Camere della reciproca comunicazione di tutti i fallimenti, gli pare che sia lavoro soverchio dispendioso ed iuutile essendo questi per la massima parte locali e non potendo interessare generalmente il paese ; che egli non sarebbe favorevole alla pubblicità dei pro­ testi cambiarii, perchè se questi vengono fatti a ca­ rico di persone insolvibili ne rimane inutile la pub­ blicazione essendo conosciuto dal pubblico commer­ ciale; mentre gli pare che non sarebbe conveniente la pubblicazione dei protesti delle cambiali che in certe circostanze indipendenti dalla solvibilità del- roccettante, soltanto momentaneamente possono dirsi cadute in sofferenza.

D’Albertis insiste sulla sua opinione che cioè sia conveniente la pubblicazione dei protesti cambiari, e dice che a senso suo non vale la ragione che si allega contro questa pubblicazione, cioè che con essa si potrebbe nuocere a persone che non sono in con­ dizione di insolvibilità, perchè il pubblico commer­ ciante sa distinguere benissimo fra queste e quelle che realmente non possono pagare.

Lagorio approva quanto ha detto in proposito il sig. Roinanengo, ma soltanto vorrebbe pubblicare l’elenco dei fallimenti non di anno in anno ma in vece ogni sei mesi, e propone il seguente ordine del giorno:

« La Camera opina che sia utile di rendere pub­ bliche le dichiarazioni dei fallimenti, del loro esito e delle riabilitazioni, verificatesi nel rispettivo distretto di ogni Camera di Commercio, che saranno comu­ nicate a questa dai Tribunali di Commercio di se­ mestre in semestre per essere affisse in Borsa o in quegli altri luoghi che saranno determinati.

Messo ai voti quest’ordine del giorno viene ap­ provato ull’unanimità.

Quindi il Presidente mette in votazione la pro­ posta del Ministero del Commercio cioè che le Ca­ mere di Commercio debbano comunicarsi a vicenda la nota dei fallimenti e delle riabilitazioni; ed essa non viene accettata.

Messa ai voti la proposta della pubblicazione dei protesti cambiari, viene respinta con sei voti con­ trari e due favorevoli.

RIVISTA DELLE BORSE

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