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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.04 (1877) n.161, 3 giugno

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L ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno IV - Voi. VII

Domenica 3

La discussione intorno alla tassa sugli zucctieri

Nel passato numero del nostro periodico noi ab­ biamo espressa la nostra opinione intorno alla nuova tassa di fabbricazione e consumo sugli zuccheri in­ digeni e all’aumento del dazio d’importazione del caffè e degli olii minerali.

Ci sembra ora opportuno riassumere brevemente la discussione che ebbe luogo alla Camera dei de­ putati, al fine di sottoporre ai nostri lettori gli ar­ gomenti addotti prò e contra questo nuovo aggra­ vio, -che a noi non parve degno di molta lode.

A dire il vero si prese questa occasione percor­ rere per lungo e per largo il campo finanziario ed anche quello politico. Noi però ci restringeremo a quel che fu detto intorno alla tassa senza divagare in altri argomenti.

L’onorevole Minghetti osservò che a suo avviso un aumento sul dazio di introduzione desdi zuccheri (poiché la tassa sulla industria interna mira a que­ sto) non gli pareva di per sè sconveniente, ma ag­ giunse che egli e i suoi predecessori credevano che vi si opponessero le convenzioni commerciali.

Ad ogni modo non basta che una tassa econo­ micamente sia ragionevole per doverla applicare ai contribuenti. In pratica la tassa va considerata solto tre aspetti, cioè in rapporto alle tariffe doganali, in rapporto al corso forzoso, in rapporto a tutto il sistema finanziario.

Non sembra all’onorevole Minghetti che convenga modificare il dazio nella imminenza di concludere nuovi trattati commerciali. Collo stabilire durante le trattative che l’aumento del dazio sarà contrabbilan­ ciato da una tassa interna ; è poi difficile mutare lo stato delle cose e quindi il Governo rende mala­ gevole il conseguimento della libertà di questa voce. Inoltre sarebbe stato opportuno fare altri mutamenti di tariffe, che non si possono fare oggi, essendo legati dalle convenzioni. Alle imperfezioni esistenti ne aggiungiamo delle nuove e sarà impossibile che i prodotti zuccherini all’ interno non siano danneg­ giati. La restituzione di dazio ai generi che si espor­ tano offrono molte difficoltà e v’è sempre il pericolo

giugno 1877

N. 161

che il drawback si converta in un premio d’espor­ tazione. L’articolo 7 introduce un’anomalia, ribas­ sando della metà il dazio sul cacao. Se dentro l’anno, come si afferma, i nuovi trattati saranno conclusi,

perchè non aspettare? *

Questa osservazione dell’onorevole Minghetti ci sembra giusta, dacché è certo che nel •‘rimaneggiare le tariffe conviene procedere con certi criteri uniformi e non colpire qua e là secondo le necessità vere o supposte del momento, senza curarsi di un ordina­ mento razionale. E ci pare clic egli avesse pure ragione nel dire che le imperfezioni esistenti nel trattato del 18G3 colla Francia derivavano iu molta parte da mancanza di dati, mentre ora l’esperienza non manca, esperienza che in sostanza è stata fe­ conda.

Considerando poi la tassa di fronte al suo scopo, cioè quello di contribuire all’abolizione del corso forzato, l’onorevole Minghetti trova che in questo momento l’abolizione soverchia le nostre forze e che i mezzi che il ministro si propone di adoperare sono inadeguati allo scopo. E qui l’onorevole Minghetti torna sulle conclusioni della relazione da lui pre­ sentata nel 1875 d’accordo coll’onorevole Finali e ripete che le condizioni che si richiedono per poter compiere la impresa non esistono oggi. Noi abbiamo più volte espressa la stessa opinione.

Considerata infine la tassa in rapporto alla riforma amministrativa e tributaria, l’onorevole Minghetti trova che manca in questa un concetto direttivo. Quanto alla tassa in questione, manca per essa pure questo concetto direttivo. Non è esatto che essa col­ pisca il ricco e non il povero, non è vero che si repartiscono meglio i dazi, perchè non si prende da una mano il danaro sul consumo dei ricchi per alleg­ gerire dall’altra il gravame dei poveri, che anzi si aumenta il dazio sull’olio minerale ed il petrolio è il lume dei poveri.

L’onorevole Minghetti dice che tutto questo è em­ pirismo, scusabile quando a ogni costo bisognava fare il pareggio, non scusabile quando non si è più in quelle strette.

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svolta sulla raffinazione. Ma trova altresì che l’avere questa industria della raffinazione degli zuccheri non è di molta utilità per un paese, e che non è oppor­ tuno incoraggirla, perchè si l'onda non già nella creazione di un nuovo valore, ma nel profittare delle differenze fra il diritto di entrata degli zuc­ cheri grezzi e di quelli raffinati. Tutto considerato, l’onorevole Incagnoli trova che è opportuno proporre ora la nuova tassa.

Ci sia permesso dire che noi troviamo singo’ari le affermazioni dell’ onor. deputato. Non ci entra in testa che 1’ industria della raffineria non possa alla pari di ogni altra essere utile a un paese, e che non ci si debba preoccupare se sparisca o no.

L’onor. Incagnoli non crede poi alla impossibilità di togliere il corso forzoso in un tempo non lontano.

L’onor. Favaie esamina la tassa nei suoi rapporti col programma ministeriale, colle leggi di finanza, sia infine come mezzo di estinguere il corso forzoso.

Sul primo punto trova che si aumentano le gra­ vezze senza corrispondenti diminuzioni sugli articoli di maggior consumo dei poveri. Si maraviglia poi che possa affermarsi che un aumento sullo zucchero e sul calfè non possa portare una diminuzione ili consumo, e non ci pare davvero che egli abbia torto. Si tratta di cose vecchie e ben note. Se alla flut­ tuazione ordinaria dei prezzi, si aggiunge un diritto considerevole, questo determina naturalmente il minor consumo perchè accresce la media del prezzo in modo permanente.

Non ci si è poi abbastanza preoccupati del con­ trabbando. Il Conte di Cavour nel 1831 aveva dopo diligenti osservazioni calcolato che il contrabbando entrasse per un terzo nel consumo. Egli ridusse i diritti sul caffè da 70 lire a 35, quelli sugli zuccheri da IO in media a 25 in media.

L’approvazione di questa legge ci allontana sempre più da quei principii che ispirarono Robert Peel e il Conte di Cavour.

Anche l’onor. Favaie pensa che il Governo non abbia una idea ben chiara di ciò che è necessario per estinguere il corso forzoso, a . togliere il quale occorre accrescere la produzione, mentre invece si vogliono inceppare alcune industrie fra le più vitali e colla vendita dei beni parrocchiali sottrarre ancora una nuova parte di quel capitale che serve a mala pena per le esigenze deila produzione agricola.

L’ onor. Toscanelli dichiara che è favorevole al progetto di legge, ma che trova una lacuna, il non essersi cioè determinato l’uso che si ha a fare del retratto di questa imposta. Finora non si discuteva sull’uso delle imposte perchè erano destinate tutte a raggiungere il pareggio. Ora - sorge una questione finanziaria di un aspetto totalmente nuovo.

A senso dell’onor. Toscanelli, il sistema finanziario del Ministero ha l’inconveniente di recare un danno

immediato gravissimo al paese e ai contribuenti in vista di vantaggi lontani assai. Della nuova tassa del resto non è chiarito lo scopo, tanto è ciò vero che si accennano diversi fini. Noi pure abbiamo no­ tato questa incertesza. Si era poi detto di non pro­ porre nuove imposte prima di aver fatte tutte le

possibili economie, e non può dirsi che questo pro­ gramma si sia eseguito.

L’onor. Toscanelli insiste anche sulla necessità di pensare all’ ordinamento delle Banche di emissione, che si collega strettamente alla questione del corso forzoso. Nè il Ministero ha tenuto abbastanza conto delle condizioni economiche del paese, alle quali conviene pure guardare quando si tratta di intendere all’abolizione del corso forzoso.

L’ onor. Marazio dice che secondo le promesse ministeriali non si doveva gravare da una parte senza scemare i pesi dall’ altra in vantaggio delle classi meno agiate e senza fare tutte le possibili economie.

Qui si aumentano senz’altro le imposte e le nuove tasse colpiscono prodotti di consumo generalissimo. Il Governo vuol portare il dazio sugli olii minerali da 22 a 25 e da 23 a 28. E l’ aumento è tanto meno opportuno quanto T anno scorso l’importazione è diminuita di 38,000 quintali.

Il dazio sul caffè si vuol portare fino a lire 80 il quintale. Si cammina verso le tariffe alte e più odiose per le classi inferiori. Nè si speri nel loro buono effetto. I coloniali primeggiano nelle contrav­ venzioni. Di più il consumo del caffè è in una pro­ porzione molto superiore alla importazione, il che prova che il contrabbando si esercita già su larga scala.

Quanto agli zuccheri, posto che la produzione in­ terna esista per non andare incontro al pericolò di difficoltà internazionali, se essa non è tale da poter sopportare una tassa qualsiasi, soccomberebbe con questa proposta. Aspettando il rinnovamento dei trat­ tati o ricorrendo alle tariffe libere, si sarebbe po­ tuto evitare la tassa sulla produzione interna. A ro­ vescio di quello che hanno fatto altri stati, imponiamo questa industria nascente in modo da non permet­ terle di vivere e prosperare. Di più questa tassa di fabbricazione sarebbe percepita direttamente da agenti finanziari, i quali porrebbero la lor sede nelle fab­ briche e riscontrerebbero tutte le operazioni, metodo oltremodo fiscale e molesto.

L’effetto dell’introduzione del dazio di importazione non sarà certamente buono di fronte alla industria; rispetto poi ai consumatori, può affermarsi che l’ef­ fetto sarà il consumo diminuito, il contrabbando cresciuto, le popolazioni malcontente.

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si aspetta a discutere il presente progetto ? Del resto nemmeno egli crede alla estinzione del corso forzoso nelle circostanze presenti. Egli crede in sostanza che questi aumenti potrebbero accogliersi solamente quando fossero proposti a tempo debito, e in una misura minore, e accompagnati da sgravi corrispon­ denti di generi di necessità maggiore.

L onor. Leardi opina che nelle condizioni in cui ci troviamo e cbe egli esamina a lungo non solo non si può pensare a diminuire le imposte, ma si ba bisogno di aumentare i redditi. La nuova tassa ci porterà al sicuro pareggio di competenza e cogli aumenti sperabili dallo altre imposte potremo rag­ giungere 1 equilibrio vero della finanza e con questo intraprendere una sicura riforma tributaria. Per l’onor. Leardi ogni tassa porta con sè qualche male economico, ma Io zucchero pagherà a ogni modo meno cbe in altri paesi. Di fronte alla raffineria, esiste una sola fabbrica, ma assai potente. Lo zuc­ chero raffinalo cbe viene di Francia e d’Austria per via dei drawback concessi ai raffinatori e fabbricanti dai loro Governi gode di un premio di protezione, per cui può fare vantaggiosa concorrenza ai rcffi- natori italiani, il cbe nuoce alla nostra industria. La tassa pareggierà le condizioni e gioverà a questa, tanto è vero che nessun reclamo è pervennto alla Giunta.

Quanto alla fabbricazione, la tassa non sarà un incoraggiamento, ma non danneggerebbe una fabbrica bene avviata, tanto più se l’esazione non si farà con mezzi troppo vessatorii. Del resto l’onorevole Leardi pensa che se qualche industriale nazionale o capi­ talista straniero volesse tentare fra noi cotesta indu­ stria, il Governo potrebbe accordargli qualche faci­ litazione, esentandoli, p. es. per qualche tempo dalla tassa di ricchezza mobile o da altro.

L’onorevole Panattoni si chiarisce contrario alla legge. Se lo scopo è di contribuire aH’ammortamento del corso forzoso, l’espediente si rivela del tutto sproporzionato all assunto. Del resto è grave errore colpire industrie troppo giovani ancora e fondarsi su tasse che non produrranno, finché i commerci non si sollevino dalla atonia in che si trascinano attraverso alle procellose incertezze della politica. Se si è voluto colpire un genere di lusso, perchè non si sollevano di altrettanto i generi di prima neces­ sità ? Perchè non si pensa a riordinare i tributi ?

1 confronti coi paesi esteri non calzano. L’ indu­ stria degli zuccheri in Italia è giovane ancora; essa entra più come coefficiente di altre industrie che come industria speciale. Ed è provvido in tanta ste­ rilita di commerci tormentare le industrie nascenti ? Quanto al caffè, l’aumento avrà per effetto di menomare il consumo e di favorire quello abusivo degli alcool. Nè maggiormente può approvarsi il dazio sugli olii minerali.

L’on. Panattoni vede che si continua coll’empiri­ smo e respinge la legge.

L’onorevole Toi~rigia:J trova che la legge stabi­ lisce un vero equilibrio di dazio per la fabbricazione degli zuccheri come per la raffineria. Non crede giuste le obbiezioni sollevate riguardo ai trattati di commercio. Rispetto ai consumatori non crede che il danno sia grave, e per provarlo si appoggia sulle statistiche, aggiungendo che il consumo maggiore è nelle classi agiate. Egli pensa che gli studii fatti dall’onorevole ministro-delle finanze sono una garan­ zia che la tassa sarà applicata in modo da non com­ promettere la industria esistente.

Osserva inoltre che di fronte ai premi che si danno presso altre nazioni è ragionevole, come il progetto propone, che noi facciamo altrettanto.

L’onorevole Torrigiani, dopo avere espressa la speranza che l’ industria degli zuccheri potrà svilup­ parsi nel nostro paese, confessa che non risulta chiaro che questo dazio andrà a diminuzione del corso for­ zoso, ma opina cbe esistono altre ragioni per cui non si deve negare il voto a questo aumento di sussidi al pubblico erario.

L’onorevole Luzzatti premette alcune dichiara­ zioni. Quando si tratta di produzioni che non alli­ gnano nel territorio nazionale, il criterio della ta­ riffa alta è diverso da quello che riguarda le pro­ duzioni che si esplicano nel paese. Un’alta tariffa sul caffè non può giudicarsi come un’alta tariffa sui tessuti, perchè la prima non sarebbe protezionista e la seconda sì. Conviene dunque esaminare questi argomenti non solo astrattamente, ma in concreto e in relazione all’obietto proposto al nostro esame. Si ripete pure che le tariffe basse aumentano note­ volmente le entrate del Tesoro, ma all’atto pratico conviene domandarsi in quanto tempo ciò possa accadere. Bisogna per conseguenza occuparci delle tariffe anche in relazione alle entrate del Tesoro.

Quanto alla tariffa sul caffè, può aggiungersi che un dazio deve essere reietto quando viene elevato fino al punto in cui la diminuzione del consumo toglie ogni aumento dell’entrata e quando suscita in modo enorme il contrabbando.

Riguardo al dazio sul caffè, l’on. Luzzatti si ap­ poggia a molti dati statistici interessantissimi, che ci duole di non potere riferire per mancanza di spazio. E in base a questi si domanda se l’aumento di 60 a 80 centesimi sul chilogrammo di caffè pare un progresso di tassa così lieve che non debba la­ sciare i suoi effetti nelle entrate fiscali, e non venga a restringer ancor più il godimento dei consumatori ovvero è uno di quegli aumenti che si possono ac­ cettare con animo rassegnato?

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grave questione delle tare, che segnatamente pei coloniali esuberano di difetti, onde almeno aceanto al male dei consumatori si rechi un lieve benefizio al commercio.

L’oratore tesse dipoi la storia delia tassa sul petrolio. Questo tende ad un rialzo e teu le ad nn esacerba­ mento l’aggio, che esso stesso è un aumento di dazio Egli domanda al Governo se non potrebbe rinun­ ziare a questo aggravio di tre lire al quintale sii! petrolio. Si tratta di un piccolo risultato finanziario perchè pare che non se ne attenda che un milione.

Quanto alla tassa sugli zuccheri, è un grave pro­ blema. Essa non è protezionista, ma è essa legittima? Qui si trattta addirittura di raddoppiare la tassa at­ tuale. Ora sul caffè il dazio quattro volte aumentato ha quasi irrigidito il consumo. Nello zucchero il dazio non si potè aumentare a causa dei trattati. L’oratore in principio non avrebbe ripugnanza a questo aumento. Ma a qual’ uso deve servire questa tassa? Il modo di svolgerla preso dal progetto di legge risponde ai fini die conviene avere sempre presenti nell’imporre questi aggravi? — Alcuni di questi vizi per la natura stessa delle cose non sono emendabili finché non si rinnovino i trattati di com­ mercio, o non si presenti una tariffa daziaria allo infuori dei trattati di commercio.

La proporzione tra il dazio assegnato allo zuc­ chero greggio e quello assegnato allo zucchero raffinato rimane illesa. Anzi crede che la sola raffi­ neria che esiste in Italia ne avrà più vantaggio che danno, tanto è vero che non ha avanzato alcun re­ clamo. Raccomanda come l’on. Torrigiani lo studio della questione dei premi di esportazione. Mostra i danni che derivano alla fabbrica nazionale di Sam- pierdarena dai premi di esportazione per parte del Governo Austriaco sullo zucchero raffinato.

L’on. Luzzatti passa di poi all’esame tecnico del progetto di legge. Noi non possiamo seguirlo in questa nuova ed importante parte del suo discorso, ma no­ teremo ben volentieri che l’oratore, come noi pure avvertimmo, trova non approvabile l’art. 6, che dà al potere esecutivo una grande facoltà, una grande responsabilità e anche un potere discrezionale, men­ tre la legge dovrebbe determinare la misura in cui i dazi debbono essere rimborsati. L’oratore propone ■ che a questo proposito valendosi dell’esperienza e degli studi in parte fatti si presenti dopo un anno un regolamento, per essere tradotto in legge. Os­ serva poi che se si ha a rimborsare il dazio tenendo conto della tassa stabilita nella legge sembra che non si tenga conto del primo dazio sugli zuccheri, e ciò può dar luogo ad alcuni gravissimi casi di spere­ quazione. \ ri sono prodotti per cui oggi si concede il rimborso e per questi al rimborso della tassa nuova si aggiungerebbe quello della precedente. Ma vi sono altri prodotti, come la mostarda e il torrone che non ,

hanno oggi il benefizio della restituzione, e ciò non è giusto.

Questo progetto di legge prepara pertanto pericoli e insidie alle esportazioni. Quando alle importazioni, l’oratore crede coll’onorevole Minghetti che il difetto principale di questo progetto di legge sia in ciò che non è possibile coordinare i dazi delle materie, le quali contengono lo zucchero in guisa da preparare una tariffa armonica e ben proporzionata in tutte le sue parti. Le sperequazioni che sovrabbondano nella nostra legislazione daziaria si accrescono, e lo prova con alcuni esempi. Trova a ragione che non è lecito turbare le industrie per causa di dazi fiscali impo­ sti senza aver la coscienza del danno che si arreca. Il sistema corretto sarebbe quello di tassar poco le materie che entrano a formare la parte principale delle industrie, ma dal momento che bisogna pro­ cedere per altra via, bisogna pure lasciar vivere la industria, « onde, salvando il fisco, non si ruini la nazione. »

Sempre circa alle importazioni, parla dei succe­ danei. Quando si tassa in modo esagerato la materia principale, il consumo si rivolge a quelli. In tale caso corre pericolo il fisco e l’industria peggiora. Alcuni dei succedanei non vincolati dai trattati si potrebbero coordinare fin d’ora colla tariffa daziaria.

Veduta la poca probabilità che la tassa possa ser­ vire all’estinzione del corso forzoso, a che cosa deb­ bono servire questi nuovi milioni? L’on. Luzzatti accetterebbe la legge se fosse il principio di una riforma nelle tasse indirette e mirasse a disgravare le merci più nel consumo delle classe meno agiate.

Ma come provvedimento empirico non saprebbe approvarla. Si augura che si proceda a una riforma nazianale dei tributi indiretti nell’interesse delle classi meno agiate.

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il vino : che se non si cerca uno sgravio di altre tasse ciò dipende da che, come ha già notato, bi­ sogna bene assicurarsi contro lo spauracchio del deficit. Non ammette che non vi sia stato mai al­ cun provvedimento legislativo che abbia potuto ef­ ficacemente cooperare all’abolizione del corso forzoso. Dopo il discorso dell’onorevole Villa fu chiusa la discussione generale. Ci riserbiamo di parlare nel prossimo numero delle idee relative alla nuova tassa manifestate da alcuni oratori nello svolgere gli or- dini del giorno da loro presentati, nonché dei con­ cetti espressi dall’on. ministro delle finanze.

CONFERENZE INTORNO ALLA LEGGE FORESTALE

ALLA

R. ACCADEMIA DEI GEORGOFILI

Conferenza del 13 m aggio — Discorso dell’onorevole Peruzzi lo non vengo qui come accademico a confortarmi nel seno dell’Accademia dei Georgofili, dai fiaschi, diciamolo pure, fatti come Deputato nel Parlamento intorno alla Legge forestale. Forse sarebbe stato utile che l’Accademia avesse preso ad argomento delle sue discussioni il progetto della Legge fore­ stale prima che questa venisse in discussione alla Cantera; ma convien dire che pochi credevano pro­ babile la discussione di questa legge nella presente Sessione; dopoché tanti Progetti di Legge forestale erano venuti dinanzi alila Camera ed erano rimasti vuoti d’effetto. Dacché il Regno d’Italia è costituito, (il primo fu proposto dal march. Pepoli nel 1862) non abbiamo avuto Ministro di Agricoltura e Com­ mercio che non mettesse avanti un progetto di Legge forestale; ed anzi due di questi progetti vennero approvati dal Senato, uno fu discusso ed approvato nei singoli suoi articoli dalla Camera che poi lo respinse nel suo insieme. Nell’anno decorso un pro­ getto di legge forestale già approvato dal Senato, stava dinanzi alla Camera dei Deputati. Ma questo progetto essendo stato, nell’occasione della crisi del 18 marzo 1876, annoverato fra quelli che rivelavano le divergenze rispetto all’applicazione di diversi prin- cipii economici tra le due scuole, delle quali in una ultima Conferenza parlò fra noi il nostro socio Pa­ reto, nessuno si aspettava ch’esso fosse con leggiere variazioni riproposto dal presente Ministero e quasi a bruciapelo discusso ed approvato. Eppure quel progetto risorse; e di esso si può dire con lieve variante quello che di se stesso diceva Cesare; venne, fu visto e vinse: in pochi giorni lo esaminò la Com­ missione, e la Relazione fu pubblicata due o tre

settimane dopo ch’era stata presentata, ma due o tre giorni soltanto prima della sua discussione alla Camera. Io non intendo, lo ripeto, venir qui a far la critica ili questo progetto di legge: ciò che oramai sarebbe pressoché inutile, e per me manifestamente sconveniente: intendo svolgere i quesiti già pubbli­ cati che per incarico dei Consigli accademici ho avuto l’onore di proporre e che in gran parte sono stati dai Consigli stessi, con lievi modificazioni, ap­ provati. E vengo a svolgere questi quesiti che rac­ comando caldamente all’Accademia, coll’intendimento di agevolarne lo studio maturo e quella soluzione che sarà reputata più conforme ai principii tenuti per veri, ed agli interessi del nostro paese. Natu­ ralmente io mi studierò di restringermi allo svol­ gimento ed alla esplicazione de’ quesiti; ma sento il bisogno di chiedere scusa ai miei colleghi se nello svolgimento di questi quesiti non userò per avven­ tura tutta quella imparzialità che mi proporrei di usare, come lo potrebbe agevolmente chi fosse in­ differente nella quistione. Io, invece, tutti lo sanno ho una opinione, che schiettamente manifestai, ma che cercherò di dimenticare quanto più potrò; per atlenermi il più che sia possibile allo svolgimento dei quesiti. Per essere meglio inteso in questo svol­ gimento, mi permetto innanzi tutto di dare un sunto delle principali disposizioni del progetto di Legge in quanto possano interessare gli studi dell’Accademia. Torno un momento indietro: questi studi, com’è detto nel proemio dei quesiti, hanno poca speranza di riuscire a far sì che la legge sia modificata dal Senato e quindi dalla Camera dei Deputati ; ma io credo che la Conferenza d’oggi, e quelle che le (errano dietro abbiano una singolare importanza per queste pro- vincie e costituiscano per l’Accademia l’adempimento di un dovere; cui, lo dico schiettamente, essa non potrebbe venir meno senza disonore. Per dimostrare la verità di questo che affermo, basterà, o Signori, rammentare le dispcsizioni di alcuni Articoli del Progetto di Legge testò approvato dalla Camera dei Deputati. L’arl. 3° dispone che: « In ogni provincia è costituito un Comitato, composto dal prefetto della provincia, che eserciterà le funzioni di presidente, dall’ispettore, e, in sua mancanza, da un sotto-ispet­ tore forestale, da un ingegnere da nominarsi dal Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, e da tre membri nominati dal Consiglio provinciale.

« Il Consiglio d’ogni Comune deila provincia no­ minerà altro membro, il quale prenderà parte, con voto deliberativo, ai lavori del Comitato, limitata- mente a quanto si riferisce al territorio del Comune che rappresenta.

« L’ingegnere nominato dal Ministero e i membri elettivi del Comitato dureranno in ufficio due anni, ma potranno sempre essere rieletti. »

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in questo Comitato stieno due elementi, I’ elemento governativo e l’elemento elettivo. Presidente ne è il Prefetto, membro nato ne è l’Ispettore forestale, cui il Ministro aggiunge un Ingegnere da esso no­ minato: ecco i tre membri eletti dal governo; ed oltre a questi, ve ne sono altri tre eletti dal Con­ siglio provinciale.

Essendovi così parità fra i membri governativi e gli elettivi del Comitato; nel caso di divergenza e di parità la vittoria starà in pugno al settimo mem­ bro: il quale muterà ogni qual volta si tratti di boschi appartenenti al territorio di questo o di quel Comune; ma che sarà sempre lo eletto del Consiglio comunale di un qualche Comune della provincia. Non crede l’Accademia desiderabile che i criterii i quali guideranno le maggioranze dei Consigli provinciali e dei Consigli comunali nella scelta di questi loro de­ legati nel Comitato forestale, sieno desunti da pre­ cise nozioni e da retti giudizi di queste maggioranze rispetto alle idee, ai propositi, agli intendimenti dei diversi candidati intorno al modo di esercitare l’ufficio di Membri .del comitato forestale? Quindi vede l’Accademia quanto importi che la pubblica opinione si occupi e si preoccupi di questa legge, ! quanto importi che ne conosca le singole disposi­

zioni, che conosca gli effetti di queste disposizioni, diverse a seconda dei modi nei quali saranno ap­ plicate ed esplicate, e ciò perchè i cittadini che fanno parte dei Consigli Provinciali o Comunali possano dibattervi con sicura cognizione queste quistioni, possano vedere quali prineipii giovi far prevalere nella applicaziono dello varie dispozioni di questa legge. E dopo queste discussioni potrà farsi la scelta dei membri delegati a rappresentare la Provincia e il Comune, con giusto criterio e colla coscienza di eleggere chi si studierà di applicare la legge con quésto o con quello spirito; lo che è tanto più de­ siderabile in quanto che il ministro attuale con una lealtà di cui gli faccio elogio, avendo voluto ado­ perarsi perchè questa legge vincolasse il meno pos­ sibile la privata proprietà, è necessariamente venuto a disposizioni alquanto indefinite; le quali, siccome avviene generalmente delle disposizioni di Legge mal definite, lasciano moltissima libertà a’ giudici, i quali rei caso nostro, sono i Comitati forestali. In­ fatti l’art. 1“ dice: « Sono sottoposti al vincolo forestale, a norma delle disposizioni della presente legge, i boschi e le terre spogliate di piante legnose sulle cime e pendici dei monti fino al limite superiore della zona del castagno....»

Questo articolo, dà occasione ad un quesito d’in­ dole eminentemente scientifica; se questa delimita­ zione di zona sia giusta, e corrispondente a sani prineipii di coltura silvana. Checché sia di ciò, questa della zona del castagno è almeno una determina­ zione precisa. Ma ben diversa è la seconda parte

dell’articolo primo, rispetto alla quale, assai più im­ portante può essere lo studio dell’ Accademia: t e quelli che, per la loro specie e situazione, possono, disboscamdosi o dissodandosi, dar luogo a scoscen­ dimenti, smottamenti, interramenti, frane, valanghe e, con danno pubblico, disordinare il corso delle acque, o alterare la consistenza del suolo, oppure danneggiare le condizioni igieniche locali.

Chi è che dovrà pronunziare questo giudizio in­ torno ai terreni il cui diboscamento può produrre la ben funesta apertura di un nuovo vaso di Pan­ dora, ed a quei terreni nei quali il diboscamento può esser fatto senza danno? Il Comitato forestale di ciascuna provincia. Io veramente non ho nessuna pratica, nell’ interpretare le leggi, ma coloro che hanno maggiore esperienza di me converranno che quanto meno le leggi sono precise nella loro dizione, tanto più cresce l’importanza dell’ufficio dei ma<ù-

.

«3 strati, qualunque essi sieno, che devono applicarle. Quindi la importanza che il Comitato forestale sia costituito di uomini i quali, alla scienza relativa alla cultura silvana uniscano la coscienza di quello che intendono fare, per l’applicazione di questa legge. In una parola è di supremo interesse che i Consigli chiamati ad eleggerli sappiamo se nel dubbio essi abbiano l’intendimento di far prevalere l’ interesse pubblico ai diritti della privata proprietà o quello di limitare i diritti della privata proprietà soltanto allorché l’assoluta ed imprescindibile necessità di vincolarla comparisca ad essi manifesta; essendo necessario il far prevalere sia l’uno sia l’altro di questi interessi che si troveranno sempre in con­ flitto ogni qualvolta si tratterà di applicare le dispo­ sizioni di questa legge. Nel dire questo, o signori, io non intendo menomamente di pronunziarmi nè per Cuna nè per l’altra di queste prevalenze; ma, senza venir meno al proposito d’essere imparziale, dico che qualunque sia la opinione che sarà per trionfare nei Consigli provinciali e comunali, viste le disposizioni di questa legge, visto che tutto di­ pende dal modo col quale il Comitato forestale giu­ dicherà, è importantissimo che coloro che opinano in un senso conte quelli che opinano in un altro, si studino di far sì che le disposizioni della legge sieno universalmente conosciute, che tutto quello chè è necessario per bene applicarle sia noto a quanti possono aver mano ad eleggere i membri del Co­ mitato forestale, siccome quello dal cui prudenti ar­ bitrio dipende che questa legge sia benefica, oppure diventi cagione di malcontento, di vessazioni, di spese e di molti mali pubblici e privati.

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autorizzazione. » Per lo che parrebbe che fossero completamente liberi i proprietari di boschi al pari di quelli di uliveti e di vigne; ma nello stesso arti­ colo -4 è soggiunto: < I proprietari devono però conformarsi a quelle prescizioni di massima che saranno stabilite da ciascun Comitato forestale. »

« Codeste prescrizioni devono limitarsi agli scopi di assicurare la consistenza del suolo e la riprodu­ zione dei boschi, e, nei casi di punblica igiene, la conservazione di essi. »

Yoi vedete, o Signori, quanto difficile e grave sia la missione data per queste disposizioni al Co­ mitato forestale: esso deve trovar modo di conci­ liare la libertà della cultura silvana e del taglio dei boschi, con la consistenza del suolo e la riprodu­ zione dei boschi, e in caso di pubblica igiene con \ la conservazione di essi. A me, dallo studio che fe­ ci di queste disposizioni parve che meno gravose a’possidenti fossero quelle proposte nei progetti an­ tecedenti, i quali davano a ciascun proprietario il diritto di affrancarsi da queste prescrizioni, propo­ nendo essi stessi quello che chiamavano un piano di economia, che è quanto dire un modo di cultura silvana e di taglio dei boschi : il quale, esaminato dal Comitato forestale, avrebbe potuto dal Comitato stesso essere approvato, e tener luogo di questa prescrizione dell’articolo testé riferito. È stato detto nella discussione alla Camera che il piano di eco­ nomia non potrebbe coesistere colle disposizioni della legge attuale; imperocché il piano di economia pre­ suppone un vincolo della cultura silvana e del taglio dei boschi, dalle prime parole di quest’articolo di- cbarato completamente libero; ed è stato aggiunto che invece queste prescrizioni di massima devono essere date dal Comitato forestale senza vincolare minimamente la libertà del proprietario di coltivare le selve a suo talento, di tagliare i boschi come a

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lui piace, e restringersi unicamente a far si che sia assicurata la consistenza del territorio nazionale e la riproduzione dei boschi. Sarà probabilmente a cagione della scarsa mia intelligenza e della poca esperienza che hodella cultura silvana, che malgrado la miglior volontà, non sia riuscito ad intendere come i due elementi costitutivi di quest’ articolo, esser possano fra loro conciliabili; e confido chela Accademia vorrà studiare con singoiar cura questo che parmi il punto più sostanziale della legge; perchè per me tutta la legge sta nel sapere se la cultura silvana, ed il taglio dei boschi sieno o no liberi, e se queste prescrizioni di massimo possano essere ; date in modo da assicurare la consistenza del suolo e la riproduzione dei boschi senza minimamente scemare la ilbertà della cultura silvana e del taglio E siccome questo quesito non può essere sciolto che dagli uomini periti della cultura silvana e del taglio dei boschi, fra i quali molti seggono nella '

nostra Accademia, così io credo che questo sia un argomento degnissimo dell’Accademia nostra, e me­ ritevole di molta ponderazione ; anche perchè si veda se nel territorio di una provincia, avuto riguardo alla differenza della costituzione del suolo, alle di­ verse essenze coltivate nei boschi, alle differenze climatologiche, possano per avventura queste pre­ scrizione di massima essere uniformi, o quali diver­ sità debbano avere tra loro; se debbano prendere per esempio certi boschi quali tipi per certe corri­ spondenti prescrizioni di massima, oppure se queste debbano variare, quasi direi, caso per caso. Impe­ rocché specialmente avuto riguardo allo scopo della consistenza del territorio ò evidente che principa­ lissimi elementi da considerare sono : la composizione del terreno, la qualità delle essenze che costituiscono i boschi, e sopra tutto le pendenze della superficie dei terreni boschivi. Andando avanti, o Signori, questo Comitato forestale ha poi per l’Art. 6 l’Uf­ ficio di fare gli elenchi dei terreni, oggi vincolati da svincolare, e questo veramente non riguarda per adesso le nostro provincie. Sporinno invece che dopo due anni essi possano, per virtù dell’Art. 8, esercitare questa missione di scemare i vincoli; oggi da noi è data loro la missione opposta, non già quella di scemare i vincoli ma di aumentarli.

Anche l’Art. 9 ha un’importanza tecnica che mi induce a richiamare sopra di esso la particolare at­ tenzione dell’Accademia nostra. L’Art. 9 dice: — € Quando per opere conservative o riparative ricor nosciute sufficienti, o per altro qualunque motivo, cessino le cause per le quali un terreno era stato sottoposto al vincolo forestale, il Comitato, sia per propria iniziativa, sia a richiesta delle parti interes­ sate, delibererà, previa inchiesta sulle condizioni di fatto, intorno alla cessazione del vincolo. »

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664 L’ E C O N O M IS T A 3 giugno 1877

convenga perciò ch'Esso sia composto di uomini forniti di cognizioni pratiche, di retti intendimenti e di sani principii economici.

L’Art. 24 che a parer mio, è uno dei migliori di questo progetto di legge, dà al Comitato forestale la facoltà di proporre in ogni provincia le disposi­ zioni di polizia-forestale. Dico che questo è uno dei migliori perchè altrimenti, venuti dal centro, anche i regolamenti di polizia forestale sarebhhero stati presso a poco uniformi in tutte le provincie del regno ; nelle quali così diverse sono le condizioni e le consuetudini, che parmi lodevole l’intendimento dell attuale Ministro di affidare ai Comitati forestali di ciascuna provincia l’ufficio di proporre le dispo­ sizioni di polizia forestale. Laonde anche questo parmi un argomento degno dello studio, e della sol­ lecitudine della nostra Accademia. Si vedono in vero nei Consigli provinciali molti possidenti, uomini ver­ sati nelle cognizioni e nella pratica della silvicoltura nonché nelle scienze giuridiche, ambedue necessarie per formulare un buon progetto di regolamento di polizia forestale; ma evidentemente tanto più i Con­ sigli provinciali seguiranno i dettami dell’ una e dell’altra scienza che ho testé ricordate, quanto più il loro studio sarà stato preceduto da quello pacato ed accurato che nessuno meglio che l’Accademia nostra potrebbe fare unendo quelle sezioni che ap­ punto di queste diverse discipline si occupano.

L’Art. 26 del progetto di legge dà ancb’esso un ufficio molto importante al Comitato forestale, im­ perocché esso viene abilitato a diminuire quanto più sia possibile uuo dei gravi inconvenienti di que­ sto progetto di legge, quello di aggiungere anch’esso un onere nuovo ai tanti oneri che non poche leggi hanno aggiunti ai già esistenti a carico delle pro­ vincie e dei Comuni.

L’Art. 26 dispone : « Le spese pel mantenimento degli ufficiali e sorveglianti forestali sono a carico dello Stato.

« Quelle del solo personale di custodia sono a carico fino a due terzi, dei Comuni interessati ed il resto della Provincia.

« Il Consiglio provinciale, udito il Comitato fore­ stale, determinerà l’ammontare degli stipendi, il nu­ mero delle guardie ed il reparto della relativa spesa »

Il Comitato forestale dovendo anche per questo rispetto dire la sua opinione, e da questa sua opi­ nione dipendendo le deliberazioni dei Consigli Pro­ vinciali avrà modo d’impedire che anco fra noi sorga un novello sciame di pubblici funzionari, di guardie forestali ; e che si faccia ancor qui quello che avviene in molte altre provincie del Regno, com’è agevole rilevare dall’esame dei Bilanci del Ministero di Agricoltura e da quelli provinciali gra­ vati d’ingenti spese per fruire dei benefizi promessi

dalle Leggi forestali. E di questa spesa nessuno meglio che i possidenti può misurare l’utilità, im­ perocché non può essere che l'effetto di una lunga esperienza quasi universale quel dettato dei nostri contadini che rammentai nella discussione parlamen­ tare : il guardia ha due provvisioni, una per guar­ dare e una per non vedere. Quanto a me, credo che tanto più si renderanno benemeriti i Comitati lorestali e i Consigli provinciali, quanto minore sarà il numero delle guardie forestali che aggiungeranno alle tante guardie di diverso genere che, con utilità assai contestabile, abbiamo già nel nostro paese.

Ma finalmente, sempre per dimostrare la impor­ tanza del Comitato forestale e la difficoltà pratica della sua missione, darò lettura dell’Art. 36 del progetto di legge: « In quelle provincie in cui non sono leggi forestali, le disposizioni dell’Art. 7 della presente legge cominceranno ad applicarsi tostochè il Coverno avrà raccolto i pareri delle rappresen­ tanze provinciali e comunali. »

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gnori, non perchè trionfino le mie idee piuttosto che altre, ma perchè una volta promulgata questa legge, una volta divenuta legge del paese non sia alterata nella sua applicazione che il legislatore con un in­ tendimento abbastanza liberale affida principalmente agli elementi nati e cresciuti nel paese, capaci di conoscerne i bisogni, piuttosto che a funzionari della amministrazione centrale. Questi funzionari potranno dare suggerimenti preziosissimi, ma sarebbero, a parer mio, grandemente dannosi per queste provin- cic se avessero quella prevalenza che avrebbero nel Comitato forestale quando la scelta dei membri elet­ tivi non fosse latta dai Consigli provinciali e comu­ nali con sicuri criteri. Occorre quindi che questi Consigli procedano alla nomina dei loro delegati con la coscienza di fare un atto importantissimo, siccome quello dal quale può dipendere la ingiusta violazione del più sacro dei diritti dei cittadini, del diritto di proprietà ! E questi Consigli eleggeranno uomini i quali abbiano, come dicevo poc’anzi, scienza e co­ scienza, quando procedano con sicure nozioni in ­ tórno alle prescrizioni di questa legge ed ai suoi effetti economici ed a quelli che avrà sull’esercizio del diritto di proprietà, sulla cultura silvana e sulla produttività delle terre; argomenti tutti che possono essere ottimamente studiati dalle varie sezioni in cui è repartita 1’ Accademia nostra. Per hi quale, come sarebbe vergognoso il rimanere silenziosa in questa occasione, così la legge forestale è bella opportunità di adempire un importante dovere e di riprendere quel vessillo che in tempi più difficili seppe tenere alto nel nostro paese e far vittorioso. Nè crediate, o signori, che per aver noi un libero reggimento invece di quel Governo assoluto sotto il quale una parola di libertà non poteva esser pronunziata altrove che dalla tribuna accademica, r.oi possiamo addormen­ tarci senza venir meno alla missione di questa Acca­ demia. Io credo anzi che mai, come nei tempi in cui viviamo, le accademie, specialmente le accademie eco- nomico-scientifiche come la nostra, possano produrre così larghi benefizi al paese colle dotte e pacate loro discussioni. Imperocché oggi i cittadini sieno nella possibilità di discutere le leggi avanti che sieno fatte ed hanno poi gran parte e larghe influenze sul modo 'di eseguirle ed applicarle. Ora parmi, o signori, che se in questi due stadii dell’opera legi­ slativa, gli uomini che sanno, rimangono ognuno da sè, studiando nel silenzio dei loro Gabinetti, o stampando qualche opuscolo che spesso pochissimi leggono, la loro azione rimarrà poco meno che ste­ rile. Se invece tutti gli uomini che conoscono gli elementi scientifici delle leggi, si adunassero per discutere pacatamente e senza l’azione perturbatrice delle gare di parte, come la nostra Accademia im­ prende a fare oggi, rispetto alla legge forestale, si avrebbero critiche rispettose e feconde. Così le

Ac-3 giugno 1877

endemie insegnerebbero ai cittadini il modo di cavar dalle leggi il maggior bene, il trionfo dei princ-ipii reputati migliori, ui patire il minor danno possibile per le disposizioni giudicate rnen buone; il modo nel quale devono esercitare gli uffici dalle leggi ad essi affidati; e così operando, o signori, le Accade­ mie, e particolarmente la nostra, riprenderebbero in Italia quell’alto ufficio che hanno esercitato altre volte. Nessuna migliore occasione di quella che oggi le viene offerta dalla legge forestale, l’Acca­ demia nostra potrebbe sperare per adempiere di bel nuovo quell’elevata missione che ha in altri tempi nobilmente eser itato. Perlochè io caldamente le rac­ comando lo studio dei quesiti, elio imprendo a svolgere.

(Continua)

665

RIVISTA ECONOMICA

Situazione degli istituti di emissione alla fine di aprile. — 1^ movimento dello stato civile nel 1875 — Alcune notizie stati, stiche su Londra pel 1876. — La N a tio n a l U nion o f F a rm bo u rers. — Il progetto di un nuovo mare nel Sahara.

Il Ministero d’Agricoltura e Commercio ha pub­ blicato il Bollettino delle situazioni degli Istituti di emis­ sione alla fine di aprile. I capitali e le masse di rispetto dei sei Istituti, insieme considerali son au­ mentati da 330 a 333 1|2 milioni; nei biglietti di banca in circolazione v’ha regresso da 616 milioni a 636, mentre son cresciuti i debiti a vista da 113 a 119 1|2 milioni e i conti correnti e i depositi frut­ tiferi da 81 1|2 milioni a 87. L’incasso è aumentato da 317 1|2 milioni a 323; il portafoglio è rimasto quasi invariato a 323 milioni, ma risulterebbe sce­ mato di 28 milioni ove si ponessero fuori conto i buoni del Tesoro che crebbero da 26 I|2 milioni a 54 1|2. Sono pure diminuite da 98 milioni a 8 ì I[2 le anticipazioni sopra pegno e crébbero in­ vece i titoli da 79 milioni a 84 1|2 e i crediti da 367 1[2 a 377; le sofferenze son scemate da 16 milioni a 15 I [2. La diminuzione delle anticipazioni e, perciò che riflette le cambiali, quella del porta­ foglio e la corrispondente diminuzione della circo­ lazione, palesano quella periodica sosta d’ affari che si riscontra ogni anno' noi mesi che precedono la raccolta dei bozzoli.

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666 L’ E C O N O M IS T A 5 gmgno 18 V 7

scorso aprilo. Intorno alle vicende del Consorzio e degli Istituti di emissione dall’attuazione della legge 50 aprile 1874 sino al termine del passato anno, si troveranno estesi ragguagli nella Relazione teste pre sentala su questa materia alla Camera dei deputati dai ministri delle Finanze e del Commercio, relazione che è ora in corso di stampa e che gioverà certo assai a preparare il disegno di legge sull’ordinamento dogli Istituti di emissione, che il Ministero ha pro­ messo di presentare prima della fine dell’ anno corrente.

La direzione generale della statistica in Italia, ha pure pubblicato un bel volume contenente il movi­ mento dello stato civile nell’anno 1875.

Ne ricaviamo che furono registrati in tutto il re­ gno 230,486 matrimoni, 1,035,377 nati vivi, 20,830 nati morti, e 843,161 morti.

• Questi tre ordini di fatti segnano un sensibile aumento in confron'o dell’anno precedente, e pre­ cisamente di 22,489 (10,81 per 100) matrimoni: 83,718 (8.80 per 100) nati: 2,839 (10,52 per 100) nati morti: 15,988 (1.92 per 100) morti.

Per l’azione continuata di questi fattori e astrazion fatta da ogni movimento d’immigrazione dall’estero e di emigrazione, la popolazione si accrebbe nel corso del 1875 di 192,216 abitanti, ossia del 0.70 per 100, mentre era cresciuta di soli 124,405 abi­ tanti (0,46 per 100) nel 1874.

La popolazione calcolata del Regno alla line del 1875 era di 27,482,174 abitanti.

Il Register General ha pubblicato il suo consueto rapporto sulle condizioni sanitarie di Londra, durante l’anno 1870, e lo ha fatto precedere da alcune no­ tizie statistiche su questa immensa città, che si di­ stende su 31,597 ettari, ovvero su 516 chilometri quadrati. La lunghezza delle sue vie è di circa 2415 chilometri, e la loro superficie misura circa 31 chi­ lometri quadrati, ed i condotti sotterranei 3220 chilometri. Il valore locativo annuo degl’immobili, valore, che serve di base alla ripartizione dell’im­ posta, si elevava, il 51 dicembre 1876, a 581,292,550 lire italiane. L’ultimo censimento fu eseguito nel 1871, e non si ha quindi la cifra esatta della po­ polazione di Londra nel 1876; non per tanto il Register General, valuta la popolazione nel corso di quest’anno a 3,480,428 abitanti, dei quali 1,633,221 uomini ed 1,836,207 donne. Il numero delle case abitate si calcola a 415,717, le quali in media, con­ tengono 7 od 8 individui per ogni casa, risultato questo che corrisponde esattamente alla proporzione indicata dal censimento del 1861. Yi sono in questa vasta città 103 abitanti per ettaro. La proporzione media an­ nuale deli’aumento della popolazione è stata di 1 75

per cento durante il periodo decennale 1831-61 e di 1 50 nel decennio 1861—71. Le nascite si sono elevate nei 1876 a 127,015, di cui 64,920 maschi e 62,095 femmine. Yi ha dunque 36 3 nascite su ogni 1000 abitanti. Il numero dei morti è di 77,411 dei quali 40,000 uomini, 37,410 donne, con una media per 1000 abitanti di 24 5 nel sesso maschile, e di 20 2 nel femminile. Risulta dal complesso di queste cifre che il numero delle nascite nel 1876 superò di 49,604 quello dei decessi, e quindi si può va­ lutare a 44,164 l’aumento della popolazione. Nel totale dell i popolazione del 1876 i giovanetti dai quindici anni in giù, sono 1,160,000 circa, e fino ai 5 anni il numero dei bambini e delle bambine è pressoché eguale; ma dai 15 anni in su il nu­ mero delle giovani è sensibilmente maggiore di quello dei giovani, e questa superiorità del sesso femminile sul maschile va sempre aumentando, a causa del­ l’emigrazione progressiva degli uomini, e dell’emi­ grazione costante delle donne. I primi infatti, senza tener conto dell’età, stanno alle seconde come 100 a 114. La immensa popolazione di Londra deve im­ portare da fuori tutto quello che è necessario alla sua alimentazione a cominciare dall’acqua, e si sono co­ stituite all’uopo parecchie compagnie, le quali spen­ dono circa 30 milioni di nostre lire, delle quali 12 milioni sono assorbite dalle spese di esercizio, e le rimanenti vanno divise come interessi sul capitale erogato per la conduttura dell’acqua.

Cinque o sei anni or sono l’esistenza di una as­ sociazione o di un patto di solidarietà fra i lavoratori dei campi, predicata da Joseph Ardi, era considerata in Inghilterra, una cosa affatto incredibile e non rea­ lizzabile. Pure la National Union o f Farm Labourers, ' da circa tre anni è un fatto compiuto, ed un fatto eloquente giacché in questo brevissimo tempo, tale associazione si è estesa sopra 33 distretti, dove at­ tualmente conta 900 sezioni con un totale di oltre 100,000 nembri.

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3 giugno 1877 L’ E C O N O M IS T A

667 sembrava esistere un tacito patto onde mantenere in

uno stato così misero, una delle classi più numerose del paese; ma i lavoratori trovarono un rimedio nell’associazione, ed ora la National Union of Farm Labourers è in grado di disporre di 40,000 lire alla settimana onde venire ai aiuto dei membri lavoratori ammalati e senza lavoro. Essa la provveduto alla emigrazione di contadini dai centri trodpo popolati e dai campi esausti dell'Inghilterra ai fertili e vergini campi dell Australia, del Canada e della Nuova Bret­ tagna. E finalmente l’associazione ha infuso un’ po, di vita e di energia nella massa inerte e demoraliz­ zata dei lavoratori della campagna. Questo movimento non mancherà di produrre nuovi più razionali e scientifici sistemi di coltivazione, un impiego più giudizioso del lavoro, e servirà inoltre a rialzare il carattere morale dei coltivatori.

Tempo fa la stampa ha parlato del progetto di un nuovo mare Sahariano, che, mediante un canale d’immissione delle acque del Mediterraneo, sarebl esi formato a capo di 15 anni circa alla base meridio­ nale della catena dell’Atlante colmando tutti que'laghi che là esistono. Il Generale Favo relatore della Commissione speciale per studiare l’utilità e la pos­ sibilità di tale progetto, contrariamente all’aspettiva di tutta la stampa scientifica e dei membri dell’Ac­ cademia delle Scienze di Parigi, nella seduta del 21 corrente rendendo omaggio allo zelo, al sapere, alla costanza del gene-ale Roudair cui è dovuto il progetto stesso, dice che gii studi fatti in proposito non furono sufficientemente elaborati perchè si possa decidere della possibilità e utilità di ristabilire quel mare inteono e quali poi i risultati finanziari che potrebbe dare.

LE STRADE FERRATE DELLA ROMANIA

Al Journal de Génève venne comunicato il se­ guente studio, intorno alle strade ferrate della Ro- mania: studio che in questo momento ha un inte­ resse speciale di attualità e che perciò offriamo tradotto ai nostri lettori.

I

La rete delle strade ferrate della Romania si compone di linee esercitate dallo Stato e di linee concesse ed esercitate dalle Compagnie concessiona­ rie. Le prime comprendono: la linea da Bucharest a Giungevo (porto del Danubio dirimpetto a Rout- schouk), della lunghezza di 70 chilometri ; a la linea da Jassv al Pruth, della lunghezza di 21 chilome­ tri, che termina al villaggio d’ Ungheni, ed è con­

giunta, mediante un ponte comune sul Pruth, alle linee russe da Kischeneff e dal Mar Nero.

Lo linee concesse, molto più importanti, com­ prendono i 921 chilometri della Compagnia detta Società delle Strade Ferrate Rumene, ed i 224 chi­ lometri della Compagnia Lemberg-Czernowitz-Jassy. Questa seconda Comgagnia possiede pure in Austria, dalla frontiera rumena d’Itzkani a Lemberg per Czernowitz, una rete di quasi 400 chilometri ; la sua sede sociale è a Vienna, mentre quella della Società delle Strade Ferrate Rumene è a Berlino. Amhidue hanno a Bucharest un Consiglio d’ammi­ nistrazione ed una Direzione generale.

Per quanto riguarda l’esercizio, tutte le linee ru- mcue hanno il loro punto di partenza, il loro centro di movimento a Bucharest. Da qui partono gli or­ dini, le istruzioni di servizio e la distribuzione del materiale mobile. Per le linee dello Stato, questo lavoro si fa al Ministero dei lavori pubblici; per le linee concesse, nei rispettivi loro uffici. Un servizio generate di controllo, creato sulle stesse basi di quello delle ferrovie francesi dall’ispettore generale sig. Charlier, e da lui diretto per 4 anni, funziona al Ministero, e riceve, pei diversi servizi! degl’inge­ gneri governativi, le informazioni giornaliere relative all’esercizio commerciale, alla trazione ed alla ma­ nutenzione.

Bucharest possiede due Stazioni, ambedue quasi tuori della città, ma collegate per mezzo di una strada ferrata ili 6 chilometri. La più importante, la Stzione ili Tergovisti, è a capo dei 921 chilo­ metri dello Strade ferrate Rumene, che si dividono a Bucharest in due parti quasi eguali, una diretta all’ovest, a Turn Severin e Virciorova, confine u n ­ gherese sul Danubio, dirimpetto alla città serba di Kladova; l’altra, che va all’est, a Braila e Galatz, por rimontare in seguito bruscamente al nord e rag­ giungere a Roman le linee della Compagnia Lem ­ berg-Czernowitz-Jassy.

La seconda Stazione di Bucharest, detta di Fila- rete, è a capo della linea di Giurgevo, che è quasi perpendicolare al Danubio. Questa Stazione è piccola, male installata, non ha che delle officine incomplete e delle rimesse insufficienti pel materiale ruotatole: in una parola, è una Stazione secondaria. Quella di Tergovisti, al contrario, senza essere esente da qual­ che critica come primo concetto, possiede delle of­ ficine di riparazione bene ordinate: una fonderia, magazzini ben provvisti di materiale, un servizio di ti anione e sufficienti binari di servizio. Si può an­ dare da questa Stazione a quella di Filarete, senza entrare nel recinto, ciò che facilita molto la rapidità delle comunicazioni col Danubio.

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L’ E C O N O M I S T A 3 giugno 1877 608

Como tracciato, la rete delle ferrovie rumene parte dunque da Bucharest in duo opposte direzioni: al­ l’ovest, pe Pitesti, Slatina, Craiova e Turn-Severin, arriva al Danubio ed al confine ungherese; all’est, per Plojesti Buzeo, Braila, Barboelii, Galatz, Tecoutch e Bacau, arriva a Roman, ove incontra le linee del nord. Una biforcazione a Tecoutch conduce a Berlad, che si trova a piccola distanza dal corso inferiore del Pruth. La maggior parte dei nomi sopra indicati può prendere, in seguito agli avvenimenti guerreschi, come punii strategici o come punti d’arrivo, un’im­ portanza particolare, soprattutto se il teatro della guerra venisse trasportato nella Romania.

A Roman comincia In rete rumena della Compagnia Lemberg-Gzerhowitz-Jassy. Essa si dirige al nord fino al confino austriaco, con due diramazioni all’est: la prima, sola importante, a Pascany, va di là a Jassy ed al Pruth; la seconda va da Yeresti a Bo- tosani, in mezzo alla campagna.

La linea dal Pruth (Ungheni) a Jassy ha lo scar­ tamento russo di metri 1.58 fino alla Stazione ili Jassy; obbliga dunque (finora) ad un trasbordo i i questa Stazione ma per contro permetto I’ arrivo a Jassy del materiale ruotatole delle ferrovie russe. Tutte le altre linee della Romania hanno lo scarta­ mento ordinario di m. 1.50. Si è detto finora, perchè si parlò rovente di trasformare, per le future pre­ visioni della guerra tutte le ferrovie rumene a M. 1 58. Ma questo sarebbe un lavoro colossale, e che avrebbe soltanto un vero interesse nel caso di una guerra di parecchi anni e di un invio incessante di truppe e di materiale da guerra. È quindi poco probabile che tal lavoro si faccia.

Vediamo ora i punti principali, pei quali l’armata russa ha potuto o può ancora entrare in Romania per utilizzare le strade ferrate, e le direzioni che può seguire un corpo d’armata per portarsi al Danubio, giacché è questo fiume che forma, sopra una lun­ ghezza di circa 600 chilometri, in causa delle nu­ merose sue sinuosità, le separazione naturale tra la Romania e la Turchia europea.

Il passagio più importante, ed il primo in vista per la sua posizione all’est, è quello di Ungheni. Esso richiede qualche spiegazione. I treni vi arrivano direttamente dalla Russia, passano il magnifico ponte internazionale sul Pruth compiuto lo scorso anno, ed entrano a Jassy—Deli ; fatto quivi il trasbordo, passano a Pascany ed a Roman, e, por Tecoutch, arrivano a Galatz, ovvero a Braila, o si dirigono all’est verso Bucharest. Questo è il solo punto pel quale l’armata russa può giungere al Danubio senza abbandonare la ferrovia; ed essa potrebbe perdi là coprire tutta la linea del Danubio, compresa tra Galatz e Yirciorova, cioè Galatz, Braila Slobotsia, Kalarasch, Oltenizza, Giurgevo, Turn-Maugrele, Ka- lafat, Turn-Severin, Yirciorova ed i punti intermedii,

utilizzando la strada ferrata per quasi tutto il suo percorso.

Un secondo punto di passaggio, discendendo verso il sud, è quello di Leowa, situata pure sul Pruth: punto già utilizzato, per il quale si può, o raggiun­ gere la ferrovia a Berlad, o recarsi a Galatz per terra, per Bolgrad e Remi. Infine vi ha anche Boi- grad e Kilia, sul confine nord della Bessarabia ru­ mena, punti pei quali si può arrivare ad Ismaila e raggiungere, dirimpetto a Toultcha, il punto di par- ternza delle tre bocche formate dal Danubio prima di scaricarsi nel Mar Nero, cioè Kilia, Sulina ed il Canale San Giorgio.

Da principio, i corpi d’armata destinati alla Do- brutcha devono arrivare per terra; gli altri potreb­ bero arrivare por ferrovia e spandersi, per Galatz, lungo il Danubio. Questi ultimi pure, per alleggerire il movimento delle linee ferrate, abbandonare la fer­ rovia a Marasesti, seguire la strada comune da Ma- rasesti a Buzeo, ed ivi riprendere la ferrovia, perchè i tre punti di Marasesti, Barbochi e Buzeo formano i tre lati di un triangolo equilatero, essendo il tra­ gitto in ferrovia due volte più lungo che per la strada ordinaria.

Da circa quattro anni la linea diretta è concessa; il principe Carlo l’ha dichiarala sovente indispensa­ bile, come linea strategica di ritirata, nel caso in cui l’armata fosse tagliata a Galatz, oppure lungo il Sereth; ma l’incuria delle Camere ed il malvolere degl’ingegneri rumeni ne impedirono la costruzione. Ed ora si potrebbe deplorarlo.

La linea diretta da Roman a Bucharest non passa a Galatz, ma a Barbochi, punto citato cosi spesso e con singolari indicazioni negli ultimi dispacci. Galatz 6 l’estremità di una piccola diramazione di 20 chilometri; la strada ordinaria non ne ha che 9 perchè la ferrovia gira intorno ad un poggio, che costituisce l’importanza di questo punto e che do­ mina nello stesso tempo Galatz, il Danubio, il Se­ reth ed il ponte di Barbochi.

Barbochi non è neppure un villaggio, ma soltanto la Stazione di biforcazione. La sua importanza è do­ vuta al suddetto poggio ed al ponte sul Sereth. Questo ponte ha 257 metri di lunghezza, ed è il solo dopo Marasesti, cioè sopra HO chilometri. Le truppe che discendessero dal nord al sud per terra, dovrebbero passare a Maresesti o Barbochi ; in altro punto, bisognerebbe dapprima gettare un ponte, poscia in mancanza di strade praticabili, traversare le pa­ ludi. D’altra parte, il Sereth non è, come si crede, un piccolo affluente del Danubio, ma bensì un fiume importante, di un corso d’oltre -iOO chil., largo al­ l’imboccatura 300 m. almeno, e che si getta nel Danubio a 8 chil. al disotto di Barbochi.

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sono scontrati, specialmente nel 1828. Il ponte vi dà ora una importanza ancora maggiore. Braila n’è distante 19 chil. verso l’ovest; questa città e Galatz sono i due punti più importanti del Danubio in Ro­ mania, tanto più che la riva destra del fiume, la riva turca, è dinnanzi a queste città così bassa e paludosa, quanto è elevata e difendibile in tutta la parte a monte, Passare dunque il Danubio sn questo punto non è, si può dire, che affare di tempo (a meno che le cannoniere non vengano ad interrom­ pere i lavori da ponte), poiché dalla riva opposta non c’è nulla a

temere.-Poste queste basi topografiche, considereremo la utilità delle ferrovie rumene per l’arrivo delle truppe russe, rispetto al loro modo di costruzione, ed altresì rispetto al materiale ruotabile di cui dispongono.

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L’armata russa del sud-ovest è in gran parto sca­ glionata sulla riva sinistra del Prudi, che scende sensibilmente dal nord al sud. Le ferrovie della Moldavia sono composte d’una grande arteria paral­ lela al Pruth, con un primo ramo all’est, Ungheni, che va sino al confine, ed un secondo ramo che vi si avvicina soltanto, Berlad.

I corpi d’armata russi possono quindi, sul prin­ cipio, dirigersi rapidamente dall’ est all'ovest, verso un punto qualunque delle strade ferrate tra Ungheni e Galatz, e poscia utilizzare queste linee secondo la loro convenienza. Questa convenienza dipende dal loro punto di partenza e dalla loro destinazione ; ma dipende altresì (il che è più importante) dalle faci­ lità che offrono le linee e dai mezzi di cui esse di­ spongono pei trasporti.

Già in Russia, da Kischeneff ad Ungheni, la co­ struzione delle ferrovie è ad un solo binario; e così pure in Romania per tutte le linee senza eccezione. Da Kischeneff ad Ungheni, il tracciato verso Comesti, a 70 chil. circa da Ungheni, traversa un terreno instabile, sommamente diffìcile, e che diede luogo, in tre anni, ad accidenti e disinganni crudeli. Basti dire che vi sono delle trincee di un migliaio di metri cubi, e dei rilevati del doppio, e che sdruc­ ciolano gli uni e gli altri; che si dovettero colmare delle vallate per mantenere i lavori di terra ; che su 20 o 30 chil. si va ancora con molta precauzione, in modo che, prima della guerra, i treni viaggiatori dovevano esser limitati a due per settimana, per avere il tempo di spazzare le trincee che scorrono e di rialzare i terrapieni che sfuggono.

Senza dubbio, da sei mesi si è lavoralo febbril­ mente e senza risparmio di denaro per compiere questa sezione di linea, ma non si giunge in tempo; ed un primo punto da notare si è che, da Kischeneff ad Ungheni, i trasporti sono assai limitati e p iu t­ tosto pericolosi. 11 che spiega perchè 1 armata non

ha immediatamente lanciato per Ungheni tante truppe, quante le ferrovie rumene potessero trasportarne, malgrado le loro proprie difficoltà, e come l’entrata in Romania ebbe luogo per quattro punti diversi.

Passando ora alle linee di Romania, esaminiamo anzitutto la fisionomia generale del loro tracciato.

Questo tracciato è il più sovente difettoso. 11 Go­ verno rumeno ha concesso le sue linee con sovven­ zione chilometrica, spingendo così all’ allungamento nelle parti piane; il diritto di veto, ch’erasi riservato, divenne pressoché illusorio per le condizioni di tempo in cui doveva essere osservato. Perciò l’aspetto di codeste linee è sovente assai curioso: esse serpeg­ giano e fanno mille curve, laddove la linea retta era la direzione, ad un tempo, la più breve, la più facile e la più sicura. Meno male se non si trattasse che della lunghezza ; ma si tratta pure della sicu­ rezza della strada. Lo stesso errore che permise al direttore Stroussherg di fare 26 chil. tra Barbochi e Galatz, lo ha pure autorizzato a costruire i grandi ponti nei punti più aperti e più fucili all’assaZ'o, ed a disporre la linea nelle parti più basse del suolo, soggette alle inondazioni, senza s»rie difese, senza elevazione sufficiente nei lavori di terra.

Da Ungheni, per Jassy, sino a Pascany, il pro­ filo della strada è sommamente basso nella prima parte, inondabilissimo dal Balilui, affluente del Pruth e poscia assai accidentato, in modo da richiedere in parecchi punti due macchine, anche per treni ordinari, il che diminuisce considerevolmente il traffico possibile.

Da Pascany a Roman la strada è pressoché nor­ male.

Ma da Roman a Galatz, essa è regolarmente inon­ data e tagliata due volte all’anno (l’una in prima­ vera al momento dallo sgelò delle nevi; e l’altra in autunno all’epoca delie pioggie), presso Bacau e lungo il Sereth davanti Barbochi, per una lun­ ghezza di oltre 30 chilometri. Ora il Sereth, mal­ grado la sua larghezza, ha l’andamento di un tor­ rente: è una continua minaccia per la ferrovia, da Pascany a Galatz, per circa 300 chilometri, ed i suoi affluenti, la Bistritzn, la Moldava ed il Trotousch non sono meno terribili.

I ponti di Marasesti, di Bacau, della Moldava, del Trotusch e di Barbochi furono tutti portati via, in tutto od in parte, dalle piene della primavera del 1872. Malgrado i lavori di consolidamento ese­ guiti in cinque anni, la maggior parte di essi non ha ancora se non una solidità insufficiente e non resisterebbero certo ad una piena eccezionale.

Tra Barbochi e Galatz, pendenze e rampe ecces­ sive, strada che sdrucciola ogni anno. Da Barbochi a Braila, la linea passa sopra una vera diga, eretta tra le acque del Danubio e quelle del Sereth. Quando questi due fiumi sono contemporaneamente alti,

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