L’ ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XL ■ Voi. XLIV
Firenze-Roma, 21 Dicembre 1913
N . 2068
SOMMARIO: La politica estera italiana — L’ immunità della rendita e la crisi francese — Un grave pericolo mondiale — Le idee sociali e le teorie economiche di John Ruskin, Lanfranco Maroi II bilancio com- merciale italiano nel 1912 — Il movimento dei traffici italiani nel 1912: provenienze e destinazioni — La statistica dei cattolici in Italia — Bilancio del Ministero delle Finanze — Bilancio del Ministero dell’ Interno — Bilancio del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio — Per i nuovi trattati di Commercio — Proventi del Dicastero delle Poste inglese — La forza idraulica in Europa — Raccolto mondiale dei cereali — Commercio internazionale del Brasile — RIVISTA DELLA PREVIDENZA : Propa- ganda per l’assicurazione obbligatoria - Assicurazioni - Infortuni per gli operai in Libia — NOTIZIE FINANZIARIE: Otto miliardi di buoni del Tesoro emessi dai grandi Stati d’Europa - Prestito interna zionale d’ Albania - La réclame sui biglietti di Banca - Mandati Postali al Venezuela — Corso forzato al Messico - Banca del Libano — Prestito di Duorburg - Prestito di Toronto - Prestito dell Africa Ucci- dentale Francese ~ Il Governo francese e i prestiti esteri - Emissione di 290 milioni di Buoni quinquen nali del Tesoro - Nuove banche argentine a Buenos Ayres — MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE RORSE — PROSPETTO, QUOTAZIONI, VALORI, CAMBI, SCONTI E SITUAZIONI BANCARIE
Nel prossimo fascicolo daremo annunzio
ai lettori di questa quarantenne rivista, delle
personalità, che, a cominciare dal nuovo anno,
entreranno nella Redazione, portando alto
coefficiente di energia e di sapere.
Siamo certi che la combinazione consenti
taci riuscirà gradita a quanti sono da lunghi
anni legati da intrinseca consuetudine di
rapporti eoi nostro periodico ed approvano
la rettitudine del suo indirizzo e la efficace
azione nella economia del paese.
Col prossimo anno anche la materia della
rivista sarà ampliata con maggiore utiliz
zazione di spazio ed altri miglioramenti sa
ranno a grado a grado introdotti.
La politica estera Italiana
Per la seconda volta in quest’anno ab
biamo udita dalla voce del Segretario di Stato
per gli Affari Esteri dichiarazioni intorno ai
rapporti internazionali dell’ Italia.
Troppa influenza sullo svolgimento econo
mico del paese ha l’ indirizzo della politica
estera, perchè nelle colonne dell 'Economista
non debbano essere rilevati gli avvenimenti
intesi a chiarire le direttive del Governo
nelle relazioni cogli altri popoli.
La politica estera, lo dicemmo fino dal
marzo decorso, in occasione delle dichiara
zioni dell’on. di San Giuliano cui abbiamo
accennato, contiene in sè importanti e vitali
questioni economiche propriamente dette,
quali quelle connesse ai rapporti commer
ciali fra i diversi paesi e nelle regioni
popolate anche lontane che sono aperte più
o meno alla concorrenza; ma, ancora più,
poiché la azione internazionale ha limitato
valore ove non venga appoggiata dalla forza
delle armi, cheatutt’oggi sono efficienti assai
più delle argomentazioni o del buon diritto,
interessa un indirizzo piuttosto che un altro
nella politica estera, perchè appunto esso può
significare aumento di armamenti e quindi
necessità di più alti tributi, ai quali sono
legate le relative ripercussioni economiche.
Per quanto le nuove dichiarazioni del Mi
nistro, non abbiano, a vero dire, nè era ne
cessario, accentuata alcuna novità nella po
litica estera, pure ci sia consentito confer
marci in quel desiderio di misura che è pur
tanto necessario in un paese giovane e di
temperamento vivace come il nostro. La li
nea di condotta deve essere, sì, ferma e se
vogliamo anche energica; ma certamente in
limiti tali da non apparire nè spavalda, nè
impulsiva.
Bisogna che all’estero ed all’ interno tutti
lo sappiano e tutti lo intendano; i giorni
della politica remissiva dell’ Italia sono pas
sati per sempre e non torneranno mai più,
ma l’ Italia manterrà nei giorni della pro
sperità e della potenza la promessa che fece
all’ Europa nei giorni ormai lontani della
lotta e del dolore ; essa sarà in Europa, nel
Mediterraneo e nei mondo un elemento di
ordine, di equilibrio, di pace ».
Indubbiamente belle, dignitose e lusin
ghiere parole, le quali impegnano la Nazione
tutta a mostrarsi all’altezza di un tale ideale
ed a dare assetto al suo interno in modo da
corrispondere allo ambito aspetto esterno,
e parole equilibrate e coscienti sulla giusta
misura da tenersi.
Nulla quindi da temere imminentemente
dai riflessi della politica estera per l’eco
nomia nazionale. 11 programma interno ri
mane invariato e quale fu più precisamente
delineato dall’on. Di San Giuliano nel feb
braio decorso e manca quindi un preciso
oggetto sul quale formulare una solida ob
biezione od armare una stretta critica.
L'immunità della rendita
e la crisi francese
Il prof. Federico Flora, colla competenza che gli è propria, tratta nel Resto del Carlino il vi tale e palpitante argomento della immunità della rendita, nella previsione che i recenti eventi della Repubblica Francese possano ripetersi in tempo non lontano anche fra noi.
Afferma dapprima il prof. Fiora che « i nove cento milioni di interessi pagati ogni anno dal l’ erario francese ai portatori dei titoli del debito pubblico — oggi ancora superiore a quello di ogni altro paese — sono pressoché immuni da imposta ».
« La grande maggioranza degli uomini poli tici che dal 1871 ad oggi ebbero a reggere le finanze della terza Repubblica non mancarono di proporne la tassazione, separata o comples siva, con dei tributi reali o personali sul red dito variamente ordinati. Ma i disegni di legge vennero sempre regolarmente respinti dalla Com missione del bilancio, dalla Camera o dal Se nato, senza per questo scoraggiare i ministri delle Finanze per i quali l’ imposta analitica o globale sul reddito alla maniera inglese o te desca è divenuta ciò che la Dame aux camélias rimane per le prime attrici. Ognuno vi ricorre per dare la prova p it squisita della propria vir tuosità finanziaria.
« Ad un solo progetto arrise la fortuna e fu quello del ministro Caillaux del 9 marzo 1909 che però attende da quattro anni l ’ approvazione del Senato, ancora ostile alla flessuosa imposta
personale e progressiva sul reddito e sopratutto alla imposizione della rendita che ne sarebbe la più temuta conseguenza.
« In esso, infatti, la rendita veniva assog gettata al tributo reale e complementare sulla entrata al pari di ogni altro reddito immobi liare e mobiliare, con speciali esenzioni per le quote minime od inferiori ai cinquemila franchi. E tale doveva pure essere la sorte fiscale del nuovo tre per cento per il quale invece il mi nistero Barthou rivendicava in perpetuo l’ im munità. 11 principio opposto approvato il 10 marzo 1908 dalla Camera con 338 voti contro 128, abbatteva una consuetudine che risaliva all’ antico regime, successivamente rispettata dalla Convenzione nel 1797 e riconfermata fino al 1902 ad ogni emissione o conversione della rendita ».
Giustamente osserva più oltre lo scrittore che la tesi del Caillaux accolla dalla Camera nel 1908 non poteva essere rinnegata cinque anni dopo, rinnovando a vantaggio dei portatori dei nuovo prestito i privilegi negati ai portatori dei pre stiti antichi. Perciò tutti i deputati che allora votarono con il Cailleux abbandonarono mar tedì il governo.
Senonchè il Flora si domanda se la tassazione della rendita, giuridicamente inoppugnabile, sia sempre finanziaramente opportuna, ma tosto ri sponde che la storia delle immunità accordate alla rendita pubblica mostra che queste furono sempre stabilite nell’ interesse dello Stato e non già dei portatori dei titoli. Le cause del privi legio furono prima economiche e finanziarie che giuridiche.
E prosegue testualmente il chiarissimo pro fessore a svolgere le acute argomentazioni che non si possono riassumere;
« Il saggio corrisposto dallo Stato ai sotto- scrittori del prestito è sempre quello corrente sul mercato. Se questo è del cinque per cento ed i titoli emessi vengono colpiti da una im posta del 40 per cento, che riduce effettivamente il reddito netto del titolo dal cinque al tre per cento, i corsi scenderanno da L. 100 a L. 60 cioè alla quotazione corrispondente ali’ interesse del mercato, che in ogni caso il Tesoro è co stretto a subire. L ’ imposta pertanto deprezzai titoli emessi, accresce il debito dello Stato, co stretto per ottenere il capitale fissato ad aumen tarne l ’ ammontare e ritarda la conversione del prestito.
« Il ministro delle finanze, Fon. Dumont per dimostrarlo in modo assiomatico, ricorse ai ti toli stranieri. Ma, senza uscire dalla Francia, gli sarebbe bastato il confronto del 3 percento perpetuo immune con il quattro per cento fer roviario tassato1 ed al pari di quello inscritto solennemente al Gran Libro del Debito pubblico francese. Il 28 novembre il 3 per cento per petuo era negoziato a Parigi a 86,80, ossia, ex
coupon a 86,30 circa. Un franco di rendita 3 per
cento valeva perciò fr. 28,76 e quindi i 20 fr. di rendita di ogni obbligazione ferroviaria di 500 fr. avrebbero dovuto valere, senza l’ im posta, fr. 575,20. invece il corso delle obbliga zioni ferroviarie tassate era appena di 500 fr., nei quali sono già maturati quattro mesi di
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differenza tra questi 493 franchi, prezzo della obbligazione ferroviaria quattro per cento, ed i 575 fr. 20, prezzo di un reddito di 20 franchi in rendita 3 per cento, immnne da imposta, esprime l ’ effettò materiale, tangibile, direi quasi brutale, dell’ incidenza dèli’ imposta, temeraria mente negata dal radicali e dai radicali socia listi. Ló Stato èra quindi arbitro di assimilare i 1,300 milioni di nuovo 3 per cento alla ren dita immune o alle obbligazioni ferroviarie tas sate, ma nessun accorgimento di governo avrebbe potuto impedire che i prezzi ribassassero in pro porzione dell’ imposta, rendendo il prestito per il Tesoro, e indirettamente per le classi contri buenti, molto più oneroso.
«T a li gli argomenti dell’ on. Barthou non certo ignoti ad un finanziere della portata del Caillaux che non mancò di obbiettare tosto che la depressione dei corsi causata dall’ imposta sugli interessi che non poteva essere che tran sitoria. Egli ricordò a questo proposito le im poste sui valori mobiliari francesi che per quanto inasprite cinque volte ebbero sul loro prezzo una azione puramente passeggierà. Ma avrebbe potuto citare ancora la rendita italiana, 3 e mezzo per cento, della quale l ’ imposta, ora per sempre abolita, non arrestò mai il cammino ascendente. Introdotta alla borsa di Parigi il 9 agosto 1861 è a 25.90 alla vigilia della guerra con l ’Austria. Nel 1868 è colpita dalla imposta dell’ 8,80 per cento, portato al 13,20 due anni dopo. In questo periodo la rendita oscilla a Parigi fra un corso minimo di 35,90 ed un corso massimo di 65,80. Nel 1894 l’ on o revole Sonnino eleva l’ imposta al 20 per cento e la rendita a Parigi scende dal 87,30 a 71,25, ma risale poi a 95,80 raggiungendo nel periodo 1901-1905 la quotazione di 106,60, P imposta essendo stata neutralizzata dalia diminuzione del saggio dell’ interesse.
« La risposta dell’ on. Caillaux era però al quanto assoluta. L ’ onere dell’ imposta, se non arresta l’ ascensione della rendita tassata la ral lenta alla maniera stessa che la zavorra non im pedisce al pallone aereostatico di salire, ma, ne attenua la forza ascensionale. Con questo, inol tre, che se il saggio dell’ interesse sul mercato tende ad aumentare invece che a dimiuuire il periodo transitorio, invocato dall’ on. Caillaux, si prolunga a lungo compromettendo il credito pnbblico.
« E tale è appunto la situazione odierna che più del 3 percento perpetuo a 81 raccomandava l’ emissione di un 3 3/4 a 97 inconvertibile per sette anni. Non si sarebbe così esclusala pos sibilità di una lucrosa conversione, oltremodo difficile con 1’ emissione dei titoli sotto la pari. 1 francesi che acquistano ìa rendita italiana 3 1/2 a 98 non avrebbero mancato di sottoscrivere il 3 3/4 nazionale a 97. E tale fu la politica della Russia, della Germania, del Giappone cbe emi sero i loro prestiti recenti al quattro percento cioè a corsi prossimi al valore nominale. La Francia avrebbe dovuto seguire il loro esempio, che, speriamo, non sarà dimenticato al momento opportuno dall’ Italia. »
Ed invero come pretendere, data l’ odierna depressione dei prezzi dei consolidati che i ca pitalisti francesi si accontentino di un saggio
del 3 per cento, esposto, per effetto dell’ imposta, ad una ulteriore riduzione mentre l ’ interesse aumenta e si offrono già ad essi valori russi, egiziani, argentini che rendono il 4 e ,il 4 e mezzo per eento con l’ esclusione di ogni im posta presente e futura? Il Ministro delle Fi nanze on. Dumont non era già stato costretto a settembre ad elevare dal 2 e mezzo al 3 1/4 gli interessi dei buoni del Tesoro a breve scadenza, cioè ad un saggio superiore a quello della nuova rendita, per indurre i portatori a rinnovarli ?
La minaccia dell’ imposta non avrebbe certo favorito il successo del prestito. Lo Stato avrebbe perduto in capitale più di quello che guada gnava con quella nella riduzione dell’ interesse. Sicché se dal lato giuridico la condotta dal mi nistro Barthou, oblioso del voto anteriore della Camera, era censurabile, dal lato finanziario era pienamente legittima.
Il conflitto era inevitabile; ma quale dei due aspetti meritava nell’ ora presente — caratteriz zata da imminenti appelli al credito da parte di numerosi Stati stranieri — di essere sacri ficato dalla Camera chiamata a risolvere il pro blema?
* * *
Ogni qualvolta si tratta di spese pubbliche urgenti e improrogabili le esigenze finanziarie devono avere la preminenza su ogni altra esi genza giuridica.
Tale era il caso della Francia che negli ul timi anni sciupava senza risultato i cospicui avanzi dei suoi bilanci. Onde in confronto ai nuovi bisogni del Tesoro e dell’ esercito una si tuazione finanziaria estremamente difficile che solo il prestito poteva risolvere senza sottrarre al bilancio i futuri incrementi naturali delle en trate ed accrescere la pressione tributaria a danno dei consumi e delle energie produttive della nazione. La negata immunità dell’ imposta, mirante a facilitarne la copertura nel modo più vantaggioso per lo Stato e per i contribuenti, non basta certo ad escluderne la suprèma ne cessità, ma solo a ritardarne la stipulazione, resa più incerta dal pericolo della dispersione dei fondi ingenti all’ uopo accumulati.
Soltanto Fon. Jaurès, il poeta del collettivi smo, vorrebbe sostituire al prestito 800 milioni di nuove imposte, da prelevarsi esclusivamente dai ricchi, dichiarati una volta ancora dalla demagogia francese « taillables et corvéables à
merci ».
Ma dove sono i ricchi in Francia, che vanta fra tutte le grandi nazioni moderne la maggiore eguaglianza di condizioni? Non è forse questa grande eguaglianza di condizioni, che, malgrado le agitazioni del socialismo rivoluzionario,:ren,de la Francia uno dei paesi più conservatori ed equilibrati d’ Europa?
Gl
Un grave pericolo mondiale
Il recente sciopero degli operai di razza bianca impiegati nelle miniere del Transvaal ha messo in rilievo le difficoltà che i direttori debbono 1
superare per reclutare la mano d ’ opera neces saria alla loro speculazione. Per evitare dei con flitti col personale europeo è stato rispettato sui campi dell’ oro di Raud il principio della bar
riera nera in uso nelle miniere di diamanti di
Kimberley ed è stato ammesso che i negri non lavorano che dome semplici braccianti e che il com pito degli operai bianchi consiste nel condurre le macchine nel dirigerà i reparti di depurazione e cianurazione nel sorvegliare i cantieri di la vorazione, in una parola nel dirigere il la voro esecutivo coll’ aiuto della mano d ’ opera nera.
La generalizzazione di questo principio ha impedito i direttori delle miniere di trarre dai lavoratori indigeni tutto il vantaggio che sa. rebbe stato possibile allo scopo di indurre i prezzi di estrazione al livello necessario per un esercizio rimunerativo di alcune concessioni di minerale assai povero.
Alcune cifre fanno meglio comprendere la im portanza della questione. Secondo la statistica della Camera delle miniere di Johannesberg il personale impiegato nelle miniere del Rand nel 1912 si è elevato a 213.506 lavoratori dei quali 24.253 operai bianchi e 189.253 indigeni. I 24.253 operai bianchi hanno ricevuto, come sa lari annuali 6.962.000 Lst. ossia 174 milioni di franchi e 189.253 operai neri 5 milioni 562.997 Lst, pari a 149 milioni di franchi. Il che dà un salario medio annuo di 7.177 fr. per i bian chi e 786 fr. per i neri. Si sa che il lavoro di fondo, ossia quello di estrazione veramente pro duttivo è fatto soprattutto dai neri a quindi bi sogna riconoscere che vi è una sproporzione grave per le due categorie di spese. Supponendo che. 12.000 neri più intelligenti con un salario di 1500 fr. annui che li renderebbe felici, so stituiscano altrettanti bianchi, s’ avrebbe una diminuzione di circa 70 milioni di fr. ossia del 20 % ed oltre nelle spese. Sarebbe dunque possibile con tale economia di esercitare con cessioni a debole potenzialità aventi un tenore di rendimento di 20 o 25 franchi per tonnellata, mentre la conservazione della barriera nera rende impossibile la messa in valore di una quantità di concessioni di miniere.
Gli azionisti della società proprietaria della concessione non realizzerebbero che 3 a 5 mi lioni di utili, ma lo stock aurifero del mondo aumenterebbe di 25 milioni interi.
Questa cassa forte resterà ancora aperta a supplire ai bisogni monetari che le antiche mi niere dell’ America e dell’Australasia sono im potente a soddisfare ?
Questo è il problema che i paesi prestatori
come l ’ Inghilterra, la Francia, la Germania, il Belgio e l ’ O la n d a ,avrebbero interesse di vedere rapidamente risolto.
È possibile, si chiede il Théry una soluzio ne favorevole ? Egli crede di sì perchè il Go verno sud-africano è il primo* interessato più di ogni altro non soltanto alla prosperità delle miniere attuali, ma anche alla messa in eser cizio di nuove.
D ’ altra parte gli operai di razza bianca hanno loro stessi un interesse potente a che la situa zione attuale si modifichi.
Infatti se le cose restano allo stato attuale, cioè colla barriera nera vigente, non potrebbero aprirsi nuove miniere al Transvaal e quelle at tuali, che sono in via di esaurimento, non po trebbero migliorare il salario degli operai bian chi, perchè i loro benefìci, lungi dall aumentare avrebbero fatalmente una tendenza a diminuire.
Se al contrario la barriera nera fosse tolta gli operai bianchi che restassero nelle antiche miniere potrebbero essere meglio retribuiti di oggi, e quelli che restassero disponibili potreb bero trovare impiego immediato nelle miniere a minerale povero che potrebbero essere allora in condizione di offrire un esercizio rimune rativo.
Lo sciopero del luglio scorso ha dimostrato che se il regime della mano d ’ opera messo in vigore nelle miniere di diamanti di Kinberley, alla loro creazione poteva convenire a questo genere di esercizio ; se questo regime non aveva avuto dei gravi inconvenienti al Witwa- tersrand quando le miniere d ’ oro erano alla superficie e ad alto tenore, esso non è però ulteriormente conveniente all’ ora presente.
Si augura quindi il Théry che una riforma equa e razionale possa intervenire fra non molto, in modo che la mineralizzazione ed il progresso umano possano guadagnarvi.
Le idee sociali e le teorie economiche
di John Ruskin (’)
Il Ruskin, dunque, entra nel campo economico come osservatore coscienzioso della vita ma an cora come discepolo fervido degli insegnamenti della Bibbia; e sotto l’influenza delle teorie cri stiane dà vita ad un ottimismo dogmatico che si afferma principalmente come reazione al pes simismo che regnava ai suoi tempi in tutta 1 e- conomia politica.
Ai calcoli di Malthus ed alle osservazioni di Ricardo egli oppóne due conclusioni che deri vano direttamente dalle leggi divine: le forze produttrici dell’universo sono ricche e feconde all’infinito per chi saprà utilizzarle, ed ogni in dividuo messo da Dio nel mondo vi troverà
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cessariamente di che vivere sol che abbia voglia di lavorare. Ma poiché l’ottimismo è presso di lui una virtù principalmente pratica, così egli se ha fiducia in qualche cosa è nell’iiitelligenza e nell’energia dell’uomo, e se da solo tenta op porsi alla teoria dèlia produttività decrescente del lavoro lo è colla speranza di una migliore .utilizzazione delle forze umane e di un più pro- ficuo metodo industriale che procuri da vivere per tutti. Ai pericoli del pauperismo egli risponde con la promessa divina della fecondità del lavoro; fino ad ora, egli dice, l’uomo è stato troppo igno rante dei principi di una sana organizzazione del lavoro e delle energie ohe si nascondono m esso: è la nostra inazione e non il nostro appetito che ci manda alla rovina. E ’ tutto un nuovo si stema morale e sociale che sta a base delle sue teorie.
La scuola inglese da Adamo Smith a Stuart Mili aveva visto nell’economia politica una scienza di pura osservazione, una scienza che si limita a constatare delle leggi. Ruskin rovesciò questo metodo e senza negare la portata e l’interesse dell’osservazione introdusse fra i termini del pro blema un elemento nuovo: la vita umana. Con lui l’economia diviene una scienza psicologica la quale, mirando alla realtà, si propone l’utilizza zione intelligente ed efficace del lavoro; si pro pone di essere il fine moderatore dell’attività umana che conduce l’uomo a lavorare con av vedutezza e gli insegna a fare dei beni che ha prodotto un uso ragionevole ed utile. Come 1 e- conomia domestica regola le azioni e le abitudini di una famiglia, così l’economia politica regola quelle di una società o di uno Stato in rapporto ai suoi mezzi di sussistenza.
La scuola inglese aveva visto la prosperità nel l’abbondanza della ricchezza; Ruskin la vede nella natura della ricchezza e nel suo adattamento ai bisogni attuali e precisi cui essa deve servire. Lo spirito che anima tutte le investigazioni eco nomiche, tutti gli sforzi che l’uomo fa per pro curarsi la ricchezza è il rispetto della vita umana, poiché il bene per eccellenza è la vita, il fine ultimo dell’economia politica è la vita.
Adamo Smith aveva nettamente separato l’e- conomia politica dalla morale; Ruskin, che vede la realizzazione dell’ordine e della giustizia nella concorde volontà degli individui, dà alla morale un posto di controllo e di direzione, poiché scopo precipuo dell’economia è di rispettare nelFuomo 10 sviluppo armonioso delle energie del corpo e dell’anima. Non farà più meraviglia, quindi, se 11 Ruskin creda che l’acquisto della ricchezza non sia possibile che in certe condizioni morali e sociali di cui la prima è la fede nell’esistenza dell’onestà e della giustizia; nè che egli, pur non negando la potenza dell’interesse nèli’attività umana, giustifichi come questa non sia la sola forza che possa muovere l’uomo.
Vediamo qualche applicazione delle sue idee. Il concetto di ricchezza, ad esempio, è consi derato da lui da un punto di vista tutto sociale: due oggetti identici avranno una sorte differente, e quindi un’utilità reale ineguale, secondo che cadranno nelle mani di un consumatore energico o indolente. La ricchezza, perciò, consiste nel possesso di cose che hanno un valore il quale dipende, traducendo alla lettera la sua frase, dal valore degli uomini (thè possession oí thè valuable by thè valiant): la cognizione della ricchezza non è completa se ci arrestiamo alla mercanzia suscet tibile di essere utilizzata: e l’impiego che farà giudicare del suo valore reale. Essa è quindi qual che cosa di soggettivo legato alla persona stessa del consumatore. - c ,
Estendendo tale concetto ne deriva che può
dirsi ricca, secondo il Ruskin, quella nazione che non solo ha beni in forma utilizzabile, ma che li ha in possesso di persone che possono e sanno utilizzarle. « Essenso data una certa massa di ricchezza non se ne conclude dal semplice fatto della sua esistenza che essa sia un bene od un male per la nazione che la possiede. Il suo valore reale dipende dalla moralità che vi è annessa, come il valore di una quantità matematica dipende dai segni algebrici che la compongono. Ogni accumula zione di ricchezza può essere l’indice di abitudini laboriose, di energie crescenti e costanti, ma può anche essere l’indice di un lusso criminale, di una tirannia spietata: vi ha dei tesori che sono pe santi di lagrime umane come mèsse conservata dopo una pioggia inopportuna; vi ha dell’oro che brilla pei riflessi del sole anziché per quelli della sua propria sostanza ». Sono parole di Ruskm che noi ricordiamo con un senso di malinconia per il mondo, di ammirazione per chi le ha scritte.
La dignità del lavoro: ecco l’altro cardine del suo sistema economico. Il lavoro è qualche cosa di sacro ed il Ruskin lungamente si intrattiene a dettare ai lavoratori le regole morali del lavoro, il quale è per lui un’opera d’arte ed elemento potente di educazione, di miglioramento perenne, di rigenerazione sociale. Per questo concetto ideale e quasi biblico che ha del lavoro, egli, se non condanna le macchine, osserva con tristezza che queste, costringendo il lavoratore ad un o- pera automatica e di semplice sorveglianza, di struggono tutta la gioia e la bellezza della fatica. Perchè poi il lavoro raggiunga perfettamente i suoi scopi egli ne preconizza l’organizzazione, ma non nel senso che i sindacalisti danno .oggi a questa parola, ma come una coordinazione delle forze produttive della società agli effetti di met ter termine agli inconvenienti di una libertà senza limiti; è quindi per difendere l’individuo che egli reclama un intervento sociale, ed al medesimo tempo per assicurare allo sforzo collettivo la sua piena efficacia.
Dal concetto di lavoro non si può separare quello del salario, ed infatti uno degli aspetti essenziali del lavoro, secondo Ruskin, è che esso costituisce per il proletario la principale, se non l’unica risorsa per vivere. Ammette perciò, come Ricardo, un minimo di salario necessario alla vita, un minimo che deve sfuggire alla concorrenza; con questo però che il Ruskin, in luogo di vedere in esso una necessità di ordine matematico, ne scorge una regola di giustizia e di equità; per Ricardo è lo sviluppo dello « standard of life » che potrà a lungo andare determinare un aumento di salario, per Ruskin la regola è che questo mi nimo di salario deve in ogni tempo rispettare le esigenze dell’operaio, il quale ha diritto ad una vita sana e tranquilla. Il salario è il solo mezzo per il proletario di procurarsi non solo i beni del mondo materiale ma anche quelli del mondo morale; poiché vivere non vuol dire trascinare un’esi stenza inquieta, sofferente ed incerta del domani. Ad assicurare questo minimo di salario Ruskin reclama l’intervento legale e poiché l’operaio non può passare tutta intiera la giornata nel lavoro, ma deve avere anche il tempo di godere di tutto ciò che la natura ha messo a sua disposizione, così egli dalla legge richiede ancora la regolamen tazione delle ore di lavoro . Come si vede tutta la legislazione protettrice del lavoro è in germe in queste regole dettate da uno spirito che sentiva tutta la grandezza e la dignità del destino umano.
che è soltanto colla scoperta di qualche mezzo per spogliare il lavoro degli altri che l’uomo può divenire opulento. So non pronuncia la frase di Proudhon : la proprietà è un furto, dimostra chiaramente di pensarla. Ma, mentre per Proudhon ciò che procura ingiustamente la proprietà è l’in teresse, per Ruskin, al contrario, che ammette la legittimiti, di un interesse, la spoliazione at tenta ' al lavoro xtmanó sótto forma di salariò.
In Ruskin, ancora, potrà trovarsi un’analisi del capitale molto vicina a quella di Carlo Marx, ma ciò che lo distingue dai socialisti è un punto essenziale : questi vedono un pro blema giuridico laddove egli non vede che una questione di ordine economico ; i socialisti sono forse più pratici nelle loro conclusioni : essi vogliono una riforma giuridica che consacri in ma niera definitiva ed ottenga dalla coercizione ciò che Euskin attende da un miglioramento morale e dallo sforzo di quelli che hanno in mano la ric chezza. Il Euskin spera molto dal ravvedimento dei ricchi o si ricorda perciò dei loro doveri più dei socialisti i quali non vedono che il diritto del povero. Questa distinzione è sufficiente da sola a non includere il Euskin fra i socialisti. Si dimentica sempre che egli è un solitario e che le sue idee sono' superiori a qualsiasi partito perchè di tutti egli accetta quanto v’ha di buono e di onesto che si addica ai suoi ideali.
Uno dei fatti contemporanei che più lo commuo vono è la persistenza del pauperismo. Che vi siano dei poveri nella società è fatale ; le ineguaglianze inerenti alla nostra natura non sono un ostacolo all’ordine. Ma le ineguaglianze non sono il paupe rismo. Che degli individui la cui salute è compro messa siano posti nelFimpossibilità di guadagnarsi il pane è doloroso, ma è un fatto di cui non pos siamo lagnarci. Crii esseri infermi ed incapaci, inatti a lavorare, sono un carico sociale che in combe alla carità. Ma che degli esseri forti e vigo rosi non siano capaci di guadagnarsi la vita, vit time di una concorrenza senza freno, di una so cietà economica che non conosce che il diritt o del più forte, è un abuso contro il quale la giustizia protesta.
La causa di questo disordine consiste in un’or ganizzazione economica difettosa : organizzare il consumo, il fine di ogni produzione ; ricercare, cioè, un metodo che assicuri la distribuzione dei beni a ciascuno secondo i suoi bisogni ma anche a ciascuno secondo le sue capacità, deve essere l’idea fondamentale di tutti quelli che vedono nella coo perazione il tipo futuro dell’orgaaizzazione so ciale.
Fer Euskin il rimedio ai mali che egli constata risiede, come abbiamo visto, sopratutto nella buona, volontà individuale : la sua predicazione si rivolge prima di ogni altro agli individui. E ’ dai padroni, dai capitalisti, dagli operai e dai consumatori che egli attende la sparizione del pauperismo ed una più equa ripartizione dei beni economici. Ma non è a credere che egli sia un individualista : il Euskin sa, quando ve n’è bisogno, fare anche appello ai poteri pubblici. Il primo dovere di un go verno è di fare regnare l’ordine. Ma per Euskin non vi è ordine senza giustizia e l’ordine non deve limitarsi ad essere ordine di strada o di foro, ma deve regnare nell’officina e nello stabili mento e da per tutto dove l’uomo dispieghi la sua azione. Lo Stato è il custode della giustizia: il suo dovere è di intervenire dove essa rischia di essere violata. Ma l’intervento non deve essere so lamente negativo : lo Stato non dovrà limitarsi ad impedire il male : dovrà anche provocare il bene e sostituirsi alle iniziative dove queste si mani festano insufficienti. Lo Stato, per Euskin, non è insomma un’Amministrazione anonima e tiran
nica che governa ciecamente, ma un’autorità be nefica che ha per missione di vegliare al bene co mune e cioè al bene di ciascuno.
Si è detto, parlando dell’opera di Euskin, che egli non ha legato il suo nome alla scoperta di nessuna legge nuova, Come Adamo Smith, J. B. Say o Ricardo, nè ad una sintesi ordinata di cono scenze anteriori come Stuart Mill. Ed è vero. Ma egli ha fatto di più : suo scopo era di aprire all’e conomia politica dei nuovi orizzonti, di ricondurla alla sua vera origine, introducendo in essa un eie mento importante fino allora trascurato : l’uomo con la sua dignità ; ed in ciò è riuscito pienamente.
Lo si è accusato di essere stato unilaterale, di aver considerato la questione sociale troppo esclu sivamente una questione morale, di avere avuto su alcuni problemi economici idee troppo incomplete, di essere stato troppo idealista di fronte alla realtà della vita. Ed anche questo, in parte, è vero.
Ma il Ruskin non ha mai preteso di dettare un si stema completo di economia ; il suo fine era di in segnare^ la verità, di assegnare all’ uomo la sua parte di responsabilità e di doveri nell’ordine eco nomico, di richiamare al rispetto della dignità umana la scienza e la pratica della vita, di predi care un lavoro più sano e più tranquillo, di intro durre un po’ di morale dove non vi era che l’egoi smo ; ed in questo che è stato lo sforzo di tutta la sua vita egli è pienamente riuscito.
Ed è sublime la figura di quest’uomo che con la fede di un apostolo porta, fra le aride teorie della scienza, un così puro idealismo, una concezione così elevate della vita, un amore così nobile per la verità e la giustizia.
Roma, dicembre del 1913.
La n fr a n c o Ma r o i.
Il bilancia commerciale italiano nel 1912
Dal confronto delle cifre re1 siti ve al 1912 con quelle del 1911, si vede che all’importazione, sopra un aumento complessivo di milioni di lire 312.6, ben 132,2, pari a 42.3 per cento, vennero forniti dalle materie prime per le industrie - (95,1 milioni, cioè 30.4 % dalle materie greg- bie, cioè l ’ 11.9 % da quelle lavorate), 119.3/ni- lioni pari, a 38.1 % dai generi alimentari, eco. e 61.1 corrispondenti a 19.6 % dai prodotti fabbricati ; e che all’esportazione, sopra un au mento totale di 192.6 milioni di lire, ben 81.8 milioni, pari a 42:4 % vennero fom iti dalle ma terie necessarie e li’inclusi ria (35.9 milioni, cioè 18.6 % , dalle materie greggie e 45.9 cioè 23.8 % dà quelle laviorate) 73.0 milioni peli a 37 % dai generi alimentari ecc., e 37.9, corrispondenti a 19.7 % dai prodotti fabbricati.
an-L ’ ECONOMISTA
807
21 dicembre 1Ö13
¿lamento, riservando essi, in ambedue i casi, la quota più alta alle materie necessarie all’indu stria, quella media ai generi alimentari, e quella più bassa ai prodotti fabbricati.
Nel gruppo delle materie per le industrie, gréggie e semi lavorate, troviamo in aumento il carbon fossile (milioni 83.8), il rame (19.2), le lane greggie (14.5), la gomma elastica (8.2) l ’avena (5.7) la ghisa (5.6) e troviamo in dimi nuzione i bozzoli (milioni 7.2) la seta (6.7) il cotone (6.5).
L ’azione dei prezzi è stata decisiva, vuoi quale unica causa nell’aumento dell’impbrta- zione, come per il carbone ; vuoi quale causa determinante della diminuzione della quantità, come per il cotone; vuoi accentuando nel valore un aumento quantitativamente limitato, come per il rame, la ghisa, la lana e l ’avena, vuoi attenuando nel valore una quantità molto m ag giore, come per la gomma elastica ; o, come per la seta, determinando maggiore diminuzione di valore di quella che sarebbe stata data dalla diminuzione della quantità.
Nel gruppo dei prodotti fabbricati, gli au menti più segnalati furono : mercerie comuni e pellicole cinematografiche milioni 14.5 ; ferri di seconda fabbricazione 12.1; gioielli 8.7; stru menti scientifici 6.9; pietre preziose lavorate 6,6 ; e la diminuzione più notevole fu quella delle parti staccate di macchine mil. 9.1
lì quarto gruppo presenta non i più numerosi, a i più grossi sbalzi di valore fra il 1911 e il 1912 ; i più rilevanti furono : in aumento : frumento milioni 102.5 : granturco 27.8, legumi secchi 9.6 ; carne fresca 6.7 ; caffè 5.9 ; in diminuzione : bestiame bovino 38.7 ;
Passando all’esportazione le materie prime, greggie e semi lavorate che provocarono le maggiori variazioni, furono le seguenti : in au mento : seta greggia milioni 33.5 ; pelli crude 8.7 ; seta greggia torta 6.2 ; capelli 5.5 ;in dimi nuzione : olio d ’oliva lavato mil. 5.0.
Fra le maggiori differenze nel gruppo dei p ro dotti fabbricati si notano nell’esportazione,in aum ento: pneumatiche milioni 29.4 ; mercerie comuni e pellicole cinematografiche 9.1; auto mobili, 6.7 ; cappelli di feltro di lana 5 .1 ; in diminuzione : bastimenti mil. 2 0 .9 ; tessuti di cotone colorati 10.8 ; tessuti di cotone stampati 10.2; corallo lavorato 10.2 ; tessuti di cotone greggi 6.8 ; tessuti di seta mista 6.3.
Le derrate alimentari esportate danno in au mento : buoi milioni 16.9 ; mandorle sgusciate 10.9 ; olio d ’oliva ¡commestibile 6.6; uova 6.3 ; formaggi 6.1 ; conserva di pomodori 6.1 ; ver mut 5.6; in diminuzione: frutta fresche 13.1.
Il movimento dei traffici italiani
nel 1912
provenienze e destinazioni
Il movimento totaled’importazione fu di 3701.9 milioni di lire, con un aumento di 312.9 milioni sul 1911, corrispondente a 9.2 % . La maggior contribuzione a questo aumento fu data dalle materie prime e per le derrate alimentari dei cereali; l ’ azione dei prezzi fu particolarmente attiva all’ ìnsù sopra numerose materie esotiche. Al detto aumento parteciparono assai più, asso lutamente e proporzionalmente, i paesi extra europei che non quelli del vecchio Continente, giacché i primi più dei secondi versano sul no stro mercato materie prime e largamente con tribuirono nel 1912 a fornirci di cereali : in fatti noi importammo da paesi europei 2,480.3 milioni contro 2,342.3 nel 1911, e da paesi extra-europei 1,221.6 milioni contro 1,047.0 nel 1911.
Fra i paesi europei, quelli che presentano un divario, in più o in meno, superiore a 5 milioni furono i seguenti :
Aumenti Diminuzioni
Milioni Milioni
Germania 76.1 Francia 37.6
Gran Bretagne 66.5 Turchia 23.9
Romania 49.0 Russia 19.9
Svizzera 7.1 Paesi Bassi 10‘5
Norvegia 7.0
Grecia 5.9
Austria-U n gheria 5.6
Nell’ insieme bisogna cercare solo oltre Atlan tico i Continenti extra-europei ai quali l ’ Italia richiese nel 1912 valore maggiore di mercanzie: alle due Americhe per 172.9 milioni in più, al l ’ Australia per 17.7; invede l ’ Asia diede 14.7 milioni in meno, l ’ Africa 1.2.
Ecco gli aumenti e le diminuzioni di almeno 5 milioni per i singoli paesi :
Aumenti Diminuzioni
Milioni Milioni
Stati Uniti 100.0 India 31.8
Argentina 43 6 Egitto 17.2 Australia 18.2 Turchia 8.1 Giappone 16.3 Brasile 14.0 Persia 5.8 Uruguay 5.2
56.6 milioni ; dalla Romania : frumento 41.5 mi lioni, granturco 16.4 ; dal Giappone : seta greg gia 14.9 milioni ; dall'ìiidia : frumento 15.9 mi lioni ; dall’ Australia : frumento 16.6 milioni;
dniV Argentina : frumento 25 milioni, granturco
19.6, carne frésca 7.3, dal Brasile : gomma ela stica 7.1 milioni ; dagli Sfati Uniti: cotone62.1 milioni, rame 20.8, òli minerali 6.9.
Ed ecco le principali diminuzioni : dalla Fran
cia: animali bovini 21.5 milioni, seta greggia
15.9 milioni ; bozzoli 8.3 ; dalla Russia : frumento 13.9 milioni ; dall’ India.- cotone 16.8 milioni ;
dall'Egitto: cotone 19.1 milioni ; dall’ Argentina :
bovini 6.7 milioni.
L ’ esportazione del 1912 ebbe un valore di 2396.9 milioni di lire; con un aumento di^192.6 milioni, sul 1911, vale a dire di 8.7 per cento.
A questo contribuirono in più larga misura, con cifre assolute i paesi d ’ Europa,¡conjcifre pro porzionali gli extra-europei, e cioè i paesi eu ropei con 1,514.6 milioni contro 1,408.3 nel 1911; i paesi extra-europei con 882.3 milioni, contro 796.0 nel 1911.
La guerra italo-ottomana operò in due op posti sensi : quasi annullando la nostra corrente di traffici verso le due Turchie, ingrossando con invii di materiale e di derrate, che non possono essere considerati vere esportazioni commerciali, i valori delle merci dirette in Tripolitania e Ci renaica; astraendo dal cennato fenomeno, in de finitiva, il commercio d ’ uscita italiano del 1912 fu più attivo di quello che già non apparisca dalla sua cifra globale ; ma la maggior parte della più attiva corrente di traffici appare di retta, tanto assolutamente quanto proporzio nalmente, ai paesi europei. Infatti furono espor tati, verso le due Turchie per 6.5 milioni di lire, contro 95.4 nel 1911; (e cioè 2.7 milioni verso la Turchia d ’ Europa nel 1912 contro 51.3 nel 1911; e 3.8 milioni verso la Turchia d ’ Asia nel 1912, contro 44.1 nel 1911), verso la Tri politania e Cirenaica per 100.8 milioni, contro 24.7 nel 1911 ; verso tutti gli altri paesi per 2,289.6 milioni, contro 2,084.2 nel 1911; verso i paesi europei, esclusa la Turchia per 1,511.9 milioni, contro 1,357.0 nel 1911 ; verso i paesi extra-europei, esclusa la Turchia d ’ Asia, la Tri politania e la Cirenaica, per 777.7 milioni, con tro 727.2 nel 1911.
Lasciando a parte le differenze in meno o in più col paese col quale fummo in ¡stato di osti lità e con quello che fu teatro della guerra, in dichiamo quale divario presentino nel 1912 (per 5 milioni almeno) i nostri commerci coi paesi d ’ Europa :
Aumenti Diminuzioni
Milioni Milioni
Gran Bretagna 41.6 Grecia 20.4
Austria-Ungheria 34.4 Germania 27.0 Belgio 22.8 Francia 16.4 Svizzera 15.6 Russia 5.8
e fra i paesi extra-europei
Aumenti Diminuzioni Milioni Milioni Argentina 15 9 Egitto 18.4 Stati Uniti 14.7 Brasile 13.9 India 6.0
A gli aumenti per i singoli paesi di
destina-zione contribuirono per cifre più vistose i se guenti prodotti : verso la Gran Brettagna : ma nufatti serici per 7 milioni, canapa per 6.3 ; frutti e ortaggi preparati 3.9 ; pelli crude 2.7 ; uova 2 ,6 ; cappelli di feltro 2 ,2; verso l’ Austria- Ungheria : manufatti di cotone 5.1 milioni, ani mali bovini 4.9, riso 2,4; verso la Germania : seta greggia 10.3, pelli crude 3.7; pnematiche 3.1; marmo greggio 2 ; verso il Belgio : pneumatiche 18.2 milioni; verso la Francia: seta greggia 4 m ilioni; bastimenti 3 .3; verso la Svizzera: seta greggia 10.7 milioni, animali bovini 3.8 ; verso la Grecia: manufatti di cotone 3 .8 ; verso l’ Argentina: tessuti di cotone 3.7 milioni, olio d ’ oliva 2 .2 ; verso gli Stati Uniti: seta greggia 11 milioni, conserve di pomodori 3.9, olio di oliva 2.7; agrumi 2 ; verso il Brasile : automo bili 2.7 milioni, vini e vermout 2.3.
Ecco le principali diminuzioni: verso la Gre cia: una diminuzione di 25 milioni per la voce « bastimenti », essendo stato nel 1911 venduto alla Grecia un incrociatore corazzato di tal va lore ; verso l ’ Egitto: tessuti di cotone 6.2 mi lioni, tessuti di seta 4.1, farina
3.9-A proposito della diminuzione di 88.9 milioni, nella nostra esportazione verso le due Turchie, si può osservare eh’ essa diminuzione non fu senza, qualche compenso.
21 dicembre 1913 L ’ ECONOMISTA 809
La statistica dei cattolici ia Italia
Una opportuna statistica è stata rievocata dalla Perseveranza, la quale asserisce, che nelle discussioni del genere di quelle che hanno tanto coinvolto il partito cattolico occorre procedere con criteri positivi e realistici ; occorre interro gare le cifre, farsi dalle cifre dire quanti sono i cattolici in Italia. Esse sole potranno illumi nare circa i cattolici come partito, e quindi sul valore di certe tendenze politiche, e circa la rispondenza più o meno larga che le ormai fre quenti invocazioni per una diversa sistemazione della questione romana trovano nella massa dei credenti, per tali dichiaratisi.
Afferma la Perseveranza che ebbe cura di racco gliere al riguardo gruppi di cifre, che non temono smentite ; « cifre che stampiamo senza commenti, desiderosi che i commenti vengano prima fatti dal pubblico che da noi, e, tra il pubblico, dagli uomini che si occupano dei problemi della vita p u bblica». Ecco, intanto, due significanti ta belle.
Risultati del censimento 9 febbraio 1901 nei rapporti della popolazione presente.
C redenti o n o i 15 a n n iBOttO da i 16 anni in p iù T o ta le
Cattolici Evangelici e prò-10,608,584 20,931,279 31,539,863 testanti 16,723 48,872 65,595 Greci scismatici 469 2,003 2,472 Cristiani 10,625,776 20,982.154 31,007,930 Israeliti Maomettani e bud-9,419 26,198 35,617 disti 14 324 338 Atei dichiarati ladifferenti c h e 7,017 29 075 36,092 non fe c e r o di chiarazione d i culto 514,532 280,744 795,276 Totale 11,156,758 21,318,495 32,475,253
Riparto dei credenti o no su ogni 1000 abitanti censiti il 9 febbraio 1901.
C red en ti o n o i 15 annisotto da i 16 anni in p iù T ota le
Cattolici Evangelici e prò-326,67 644,52 971,19 testanti — 51 1,51 2,02 Greci scimatici — 02 — 06 — 08 Cristiani 327,20 646,09 973,29 Israeliti Maomettani e bud — 29 — 80 1,09 disti — — — Atei dichiarati — 22 — 89 1,11 Indifferenti c h e non fe c e r o di chiarazione d i culto 15,84 8,67 24,51 Totale 343,55 656,45 1,000 — 48,923 78,859 3,690 Con legge 8 maggio 1910 fu ordinato il. quinto censimento generale della popolazione del Regno pel giorno 10 giugno 1911. Al nu mero otto della scheda individuale distribuita dal Governo il notificante doveva dichiarare se apparteneva al «ulto - cattolico, evangelico, israelitico o ad altro culto.
La Direzione generale di statistica in Roma, guidata dal prof. G. Montemartini, incaricata delio spoglio delle schede personali e del rag gruppamento del mezzo miliardo di risposte, non ha peranco reso di pubblico dominio tutto il ri sultato del suo mastodontico lavoro. Sappiamo però che la popolazione del Regno risultò di abitanti 34,686,683.
Usando dei dati che leggonsi in pub blicazioni di periodo fisso (annua rio Bemporad) si ha che nel 1912 gli italiani di culto israelitico (nel 1910 erano 35,617) sono
Gli italiani ascritti nelle nuove chiese di culto evangelico (nel 1901 erano 65,595) sono
Quelli del culto orientale
Per gli altri culti, in attesa dei ri sultati ufficiali del censimento 1911, si è costretti a fare calcoli di approssimazione avendo a base i risultati ufficiali del precedente censimento 9 febbraio 1901. Ab biamo cosi maomettani e buddisti Calcolando gli atei dichiaratisi tali censimento 1911 sono saliti (dai
36,092 del 1901) a 60,000 Valutando in misura larga gli ef
fetti della propaganda areligiosa che i parliti estremi fecero in oc casione dell’ ultimo censimento, quando la guerra libica, allora im prevista, non aveva ancora deter minato l ’ evidente risveglio reli gioso che tutti hanno potuto ugual mente rilevare, si ritiene che quelli ¡quali per indifferenza non abbiano risposto alla domanda n. 8 siano
saliti dai 795,276 del 1901 a 1,100,000 Si avrà per ultimo che i dichiarati
cattolici (praticanti o aderenti) dai 31,536,863 del 9()1, saranno ve
rosimilmente saliti a 33,400,000 11 che sarebbe giustificato dalle ma
uifestazioni nei diversi momenti della vita ed in quello di morte.
400
Il rapporto su mille regnicoli complessiva mente considerati al 10 giugno 1911 viene isti tuito qui in seguito, con la intelaiatura della uguale ricerca, fatta nel censimento 1911.
C K E D E N T I O NO . Qu o z ie n t i Cattolici 962 91 Evangelici e protestanti 2,27 Greci Scismatici — 11 Cristiani 965,29 Israeliti 1,27 Maomettani e buddisti ---Atei dichiarati 1,73
Indiflerenti che ritiensi non avranno
fatto dichiarazione di culto 3,71
Totale 1,000
Veramente noi dobbiamo osservare che le cifre parlano dei cattolici come appartenenti alla con fessione della chiesa romana, non già come partito politico e a chiunque si fermi a conside rarla la differenza appare notevole.
Bilancio del Ministero delle Finanze
La spesa del ministero delle finanze, come si rileva dal disegno di legge presentato alla Ca mera dal ministro Tedesco, per l ’ esercizio 1914- 15 è prevista, comprese le partite di giro, nella comma complessiva di Lire 350.378.656,34 la quale, in confronto della previsione autoriz zata per l ’ esercizio 1913-14, presenta un au mento di L. 18.281.082.72. Esso comprende un aumento di L. 15.767.565 nelle spese effettive ordinarie, costituito come appresso : compra ta bacchi 6,000,000 ; aggio e vincite al lotto Li re 1,350,000; quota delle tasse sugli automo bili spettante ai Comuni e ’ alle Provincie Li re 1,100,000; applicazione della legge 5 giugno sugli organici delle Gabelle e delle Privative L. 4.475.70(1; applicazione della legge 5 giugno 1913 sulla guardia di finanza L. 1.051.555.67; aumenti sessennali L. 80.357; indennità di re sidenza in poma L. 35.598; variazione in rela zione all’ entrata L. 210.000 ; fitto dei locali L. 210,500; aggio ai contabili delle tasse sugli affari L. 295.000; restituzione di imposte di fabbricazione e di diritti doganali L. 140.000 ; pensioni agli operai delle manifatture L. 300.000; economie per eventuali vacanze L. 278.121.67 ; trasporto di fondi ad altri capitoli L. 39.Q00; contributo dello Stato nella gestione del dazio consumo di Napoli L. 879.350; rimanenti varia zioni L. 1.714.830.
Nella relazione del ministro Tedesco, che ac compagna il disegno di legge si accenna in modo speciale alle variazioni concernenti le mag giori o minori occorrenze.
Nelle spese generali di amministrazione le variazioni sommano a L. 205.180, costituite quasi esclusivamente da maggiori rimborsi che si prevede di dover operare al Tesoro per le forniture affidate all’ officina carte-valori di To rino ed alla zecca di Roma’ e dall’ aumento della spesa per indennità ai volontari.
Nell’ amministrazione del Catasto si aumen tano di L. 100.000 le spese riflettenti le inden nità di missione, i soprassoldi ed i lavori di cottimo.
Notevole aumento presentano le spese per la guardia di finanza. L ’ applicazione della legge 5 giugno 1913, portante provvedimenti per la guardia, oltre la maggiore spesa di L. 051.555.67, che ne deriva direttamente, ne richiede altre, in relazione all’ aumento del contingente per inden nità varie, assegni di primo corredo e caser maggio.
L ’ amministrazione delle Gabelle presenta gli aumenti di L. 27.000 nelle spese generali, di L. 190,000 per imposte di fabbricazione, di L i re 150.000 per le dogane e di L. 165.000 pel dazio consumo. Pel dazio consumo 1’ aumenlo si riferisce principalmente ai sussidi spettanti ai Comuni pel passaggio dalla categoria dei chiusi a quella degli aperti.
Bilancio del Ministero dell’ Interno
Lo stato di previsione della spesa del Ministero dell’interno per l ’esercizio finanziario 1914-15 presenta un totale generale di lire 140.895.779.71 così ripartite : spese effettive : parte ordinaria 133.461.367.64 lire ; parte strordinaria lire 5.706.857.50, partite di giro L. 1.727.554.57.
In confronto con lo stato di previsione ap provato per l ’esercizio 1913-1914 quello per il 1914-15 presenta un aumento complessivo di L. 3.186.132.69. Tale aumento è così suddiviso: parte ordinaria L. 2.187.637 e cent. 44 ; parte st raordinaria L . 988.040; parte di giro L . 10.455.25.
21 dicembre 1913 L ’ ECONOMISTA 811
per lire 100 mila ; le paghe, le indennità d ’al loggio, i premi d ’ingaggio, li rafferma e i s o prassoldi vari concernenti le guardie di città, nonché le indennità eli disagiate, residenza a funzionari e guardie L. 441.000, il mantenimento dei detenuti per L. 300 mila. Gli altri maggiori stanziamenti sono d è s'im ti a meglio provve dere a diversi servizi riguardanti la sanità pub blica, l’amministrazione provinciale, la pub blica .sicurezza.
Le diminuzioni di stanziamenti nelle spese ordinarie seno di L. 170.287.50 e sono costi tuite da cessazione di decimi sessennali-, sugli stipendi, dalle spese per combattere le frodi nella preparazione e nel commercio dei vini, per servizi di pubblica sicurezza.
Nella parte straordinario, i maggiori stan ziamenti sono restituiti dalle seguenti somme : L. 642.500, per effetto delle diverse leggi ri guardanti i mutui contratti dai comuni per l ’ese cuzione di opere, igieniche e a provvista di acqua potabile : L. 350 mila per effetto delle leggi che autorizzano e ripartiscono in più esercizi le spese per costruzione di determinati stabili- menti carcerari.
Bilancio del Ministero di flgriroltura Industria e Commercio
La previsione della spesa del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, come ri sulta dal disegno di legge presentato dal Mini stro del Tesoro alla Camera è fissata per l’eser cizio finanziario 1914-1915 in lire 36.849.353.04, e posta in confronto con quella dell’esercizio an teriore, presenta un aumento per L. 1.508.707,70. Tale aumento riguarda per lire 829.150.66 la spe sa ordinaria, per lire 455.912.04 la spesa straor dina ria. ; per L. 192.000 la categoria « movimento di capitali », e per L. 31.645 le partite di giro.Sono notevoli fra gli aumenti : quello di L. 339.944 in dipendenza della legge 22 d i cembre 1912 che istituisce il corpo degli ispet tori dell’industria e del lavoro ; quello di L. 347.000 relativo alla legge 26 giugno 1913 per i consorzi di difesa della viticultura e i procedimenti contro la diffusione della filos sera ; quello di L. 188.000 dovuto alla legge 20 marzo 1913 sull’ordinamento degli istituti superiori di istruzione com m erciale; quello di L. 160 mila concesso dalla legge .6 luglio 1912 relativa pH’inrremento della produzione zoo tecnica, per. il funzionamento ...dei depositi e l’acquisto di cavalli . stalloni all’interno e a l l ’esterno ; quello di 99 mila in,dipendenza della legge 26 giugno 1913, che reca provvedimenti
contro malattie delle piante, e quello di lire 51.798 e cent. 30 per il concorso nelle opera zioni di credito fondiario a favore dei danneg gici i dal terremoto nella Liguria. Riguardo a quest’ultimo aumento dal bilancio si rileva che dei 25 milioni concessi con la Iggee 31 mag gio 1887 portante provvedimenti a favore dei danneggiati dai terremoti nelle provincie di Genova, Porto Maurizio e Cuneo, ridotti a 23 milioni e mezzo per effetto della legge 6 luglio 1912; furono stanziati a tutto il 1913-1914 circa 20 milioni e mezzo di lire ; pel 1914-15 in base agli impegni, si stanziano lire' 672.910.80, e restano esponibili per gli stanziamenti 1915-16 al 1928-29 lire 2.375.142.
Un aumento di L. 500 mila è dovuto allo stanziamento della seconda rata della spesa sta bilita per la partecipazione ufficiale dell’Italia alla Esposizione internazione del Panama e de Pacifico.
Fra le diminuzioni sono notevoli : quella di L. 135 mila dipendente dalla soppressione (per effetto della legge 26 dicembre 1912, che istituiva il corpo degli ispettori della industria e del lavoro) delia spesa per la esecuzione della Convenzione fra l ’Italia e la Francia relativa alla reciproca protezione degli operai e quella di lire 65 mila riguarda,nte la legge per l ’incre mento della produzione e dell’industria serica.
Per i nuovi trattati di commercio
Il Ministro di Agricoltura, Industria e Com mercio comunica :
Da varie parti vien dom andalo a questo Mi nistero se il termine per le risposte ai questio narli diramati dalla Commissione reale per i trattati di commercio sia stato prorogato al
15 marzo 1914.
Giova, invece, confermare che il termine di cui trattasi è mantenuto fermo al 15 corr.
Una ulteriore proroga impedirebbe alla Commissione di presentare al R. Governo le sue conclusioni nel tempo stabilito.
Urge, quindi che gli interessati facciano per venire al più presto alla Commissione le loro risposte.
Proventi del Dicastero delle Poste malese
a 739 milioni e 375 mila franchi — ripartiti come S; gue :
Servizio postale st. 20.300.000 Servizio telegrafico » 3.100.000 Se vizio telefonico » 5.775.000 -La spesa dotate ammonta a 23.624,000 -ster* lin e — cbguisachè il profitto netto fedi 6.151.000 sterline — pari a fr. 153.775.000.
La forza idraulica in Europa
Ecco i dati relativi alla forza idraulica di cui dispongono i principali Siati europei.
Cavalli vapore Cavalli vapore
Norvegia 7,500,000 per kmq, 30 Svezia 6,750,000 15 Austria-Ungheria 6,400,000 9 Francia 5,900,000 15 Italia 5,500,000 19 Svizzera 1,500,000 36 Germania 1,425,000 26,06 Inghilterra e Scozia 970,000 1,6
Le modeste risorse dell’ Inghilterra in forza idraulica sono largamente compensate dalle sue immense ricchezze in carbon fossile.
L’ impiego della forza idraulica delta per an tonomasia i il carbon bianco » si va og ii giorno più allargando in tutte le industrie dalla distri buzione della luce e della forza elettrica, all’ elet- Irometallurgica, aU’ elettrochimica, alla fabbri cazione dell’ alluminio.
Raccolto mondiale dei cereali
Ecco pel 1913 le cifre relative alla produzione dei cereali nell’ emisfero settentrionale, in ri scontro con quelle dell’ anno precedente, rag guagliando la produzione del 1912 a 100.
Produzione Percentuale del i o t i comparativa (Quintali) col 1012 % Frumento 935,296,768 109.2 Segala 408,501,164 100,2 Orzo 296,750,712 107 5 Avena 601,882,736 100 8 Mais 776.078,008 82.6
Il solo raccolto m ondiale del mais è inferiore a quello del 1912, mentre i1 raccolto del fru-mento e d ell’ orzo sono n tevohnente supe ior>.
Commercio internazionale de! Brasile
Hi è constatato nel 1912 e’.si è mantenuto u d ranno in torse un aumento notevole , del -comi mela io estero del Brasile.
Il valore totale del movimento di affati (ail eccezione di quello delle spot ie metalliche) si
è elevato nel 1912 a 3.450.534.000 1. it contro 2.994,592.525 nel 1911, un aumento quindi di L. it. 455.941.475.
Le importazioni raggiunsero 1.866.190.000 cioè L. it. 195.217,000 più che nell’»m io pre cedente : le importazioni sono aumentate a L. it. 1.584.334.000 con una differenza in più sul 1911 di L. it. 260.723.775.
Nel movimento d ’importazione occupa il primo posto l ’Inghilterra, poi la Germania, gii Stati Uniti, la Francia, l’Argentina ed il Belgio.
Il commercio dell’Italia nel 1911 segna una promettente attività, avendo importato nel Brasile per il valore di L. it. 62.219.912 mentre nel 1911 la. sua importazione fu di L. ita liane 48.157.050.
Rivista della previdenza
Propaganda per l’assicurazione obbligatoria
Sotto la Presidenza dell’on. Ferrerò di Cam biano, nei lccaii della Cassa Nazionale di Pre videnza si è riunite il Comitato permanente di propaganda per l’assicurazione obbligatoria contro la malattia e contro l'invalidità e la vec chiaia .
Giunse graditissima ai convenuti hi comuni cazione che Fon. Cabrini si era fatto promotore delle costituzione di un Comitato Parlamentare per lo stesso scopo. La discussióne, dotta e nu trita dall’autorità e dalla fede dei presenti chiarì alcuni punti principali della questione, dai quali il Comitato intese che la sua azione dovesse avere origine e svolgimento nel paese.
Così tutti furono concordi nell’abbinamento delle due grandi questioni : assicurazione oh bligatoria contro la malattia, ed assicurazione contro l’invalidità e la vecchiaia ; anelli indis solubili di una catena stessa insieme alla già esistente assicurazione contro gli inlortuni. Ma per ragioni di opportunità e di urgenza, pur convenendo nella gradualità delle due con- quiste, si giudicò necessario cominciare dalla assicurazione contro la- malattia estensibile tanto ai lavoratori dell’industria comò ai lavo ratori della terra.
Circa la questione dei contributi che dovreb bero alimentare la. Casse malattia, il Comitato fu unanime, nel ritenere che insieme a quello dei proprietari e degli operai, vi dovesse essere il contributo integratore dello Stato.