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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2066, 7 dicembre

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L’ ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XL - Vol. XLIV

Firenze-Roma, 7 Dicembre 1913

N . 2066

SOMMARIO: Industrializziamo l ’ agricoltura — La statistica internazionale d e i, oYaJl0l’i ,dm'opoaci e & ■ Le società di commercio inglesi in Italia e la giurisprudenza italiana RIVISTA B1 U U 1

[Giorgio del Vecchio, L e valli della morente italianità - I l Ladino al Bivio Raffaele aje >

L ’opera di Enrico Cimbali nella riform a del diritto privato - Cobden Club, A decade of tariff footing - Ernest van Elewyck, L e Banque Nationale de Belgique ; les théories et tes fac sj La situazione economica mondiale secondo gli americani - Il risultato finanziano del a , . . . della cinta daziaria di Torino; un maggiore gettito di tre milioni - Imposta glo a e u in Francia - Imposta sul reddito globale in Inghilterra - Il bilancio deli Impero Germanico - [ razione rurale in Italia - Le condizioni economiche della Russia - Il monopolio dell alcool in Ru -L ’ Italia ed il commercio del Marocco - I sudditi italiani che vivono in Austria - I progressi e mercio estero nei principali paesi - Entrate del Tesoro e Strade ferrate in lurchia - io ll5,loae f sumo industriale del cotone dal 1884 al 1913 — NOTIZIE FINANZIARIE: Obbligazioni del s a e ^ e j<i tore-F u sion e di Banche in Ungheria - Prestito di Mosca - Prestito di Stoccolma - Casse di Risparmio per le colonie germaniche - Nuove imposte di borsa in Olanda - Prestito di Toronto - Banca commercia e < e Congo - Banca belga del Congo - Banca ipotecaria franco-argentina Parigi - Servizio di cheques postali - Società di Praga — MERCATO MONETARIO E RiVISTA OELLE BORSE — PROSPETTO, QUOTA­ ZIONI, VALORI, CAMBI, SCONTI E SITUAZIONI BANCARIE.______________ _

Industrializziamo l’agricoltura

L ’ argomento che trattammo brevemente alcune settimane or sono (1) e la nostra affermazione, del resto concorde colla opinione della maggior parte degli economisti, sulla necessità di trarre l’ agricoltura da una base empirica e tradizionale per condurla verso un regime prettamente in ­ dustriale, ha fatto convergere intorno a noi cri­ tiche benevoli ed incoraggiamenti autorevoli, tali da spingerci a ritornare nuovamente sulla trattazione per viemeglio precisare il nostro pensiero.

Ed in primo luogo sgombriamo il terreno dalla preoccupazione che ad alcuni ha creato la n o­ stra condanna del latifondismo. Sono insorti in ­ fatti difensori, i quali non hanno mancato, ri­ ferendosi all’ Italia, di additarci gli esempi, che del resto conoscevamo, del Pavoncella del Tor-lonia, della Bonifica Ferrarese, ecc... ma si sono ben presto arrestati nella elencazione d i­ mostrativa che, di fronte alla entità del latifon­ dismo dei nostro paese, ha un valore ben limi­ tato, ed ha forza positiva, soltanto in quanto sta a dimostrare la potenzialità o meglio la ca­ pacità di affrontare e risolvere quella specifica condizione.

Possiamo quindi ripetere la nostra afferma­ zione: essere il latifondismo deleterio per la no­ stra agricoltura ed anzi dichiararlo in più col­ pevole, perchè, malgrado le evidenti prove ed i chiari benefici esempi dei Pavoncella dei

Tor-(1) Vedi Econom ista, n. 2054, 14 sett. 1913.

Ionia ecc. persiste e permane nell’ errore, nè si ridesta ad una trasformazione, possibile, lu­ crosa individualmente ed altresì ^vantaggiosa agli interessi nazionali.

Il latifondista che non fa rendere alla propria terra tutto quanto essa può rendere, perchè sono sufficienti ai suoi bisogni i redditi che ora gli dà nelle condizioni presenti, è un ostruzionista della agricoltura ed un nemico dello svilupparsi della economia nazionale.

Nel regime attuale dell’ istituto giuridico della proprietà immobiliare, noi riconosciamo pur­ troppo essere impotente perfino lo Stato a ri­ muovere le cause del male che è comune colie altre Nazioni. Ne fa fede il progetto di Lord Lansdowne per l’ Inghilterra, che tocca appunto una delle più vive ed ardenti questioni sociali inglesi. Ne fa fede il discorso di Méline al X Congresso internazionale di agricoltura di Gand, il quale elevandosi brillantemente dal ristretto nazionalismo ha ispirata la politica della sua relazione sulle condizioni attuali della produ­ zione agraria mondiale, per cercare di trarre au­ spici rassicuranti per l’ avvenire, ed ha dovuto perciò rilevare l ’ enorme danno che deriva dalla emigrazione delle masse agricole verso le città, più sospinte dalle deplorevoli condizioni di vita sul latifondo, che attratte da miraggi di miglior vita nei grandi centri.

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di quella che riflette la agricoltura, la prima e più necessaria ricchezza.

Il problema o meglio la impellenza della s o ­ luzione apparisce chiara dalle stesse parole del Meline, pur solo riferite a due generi di mag­ gior consumo, connessi collaagricoltura: il grano e la carne. Secondo le statistiche dell’ Istituto Internazionale di Agricoltura, la superficie me­ dia seminata a grano nel mondo ammontava nel periodo 1881-90 a circa 70 milioni di ettarii mentre nel periodo più recente 1901-910 fu in­ vece di 95 milioni di ettari.

Contemporaneamente la produzione del fru­ mento passava da 624 milioni di quintali ad 880 milioni. Il che significa che mentre la su­ perficie coltivata aumentava del 3 4 % la pro­ duzione aumentava del 42 % , dando così la prova di un maggior rendimento medio, conse­ guenza dei migliorati metodi di coltura.

Contemporaneamente a questi fenomeni altri due se ne sono verificati : quello dell’ aumento della popolazione per effetto del quale in Europa la produzione del grano negli ultimi treni anni scendeva da kg. 126 circa a kg. 117 per abi­ tante, ed il sensibile aumento di consumo di pane di buona qualità per effetto dell’ aumentato benessere generale e del conseguentemente mi­ gliorato tenore di vita.

Da ciò il fatto che, malgrado la ingente pro­ duzione russa, la sua produzione granaria da molti anni non basta più ai bisogni della vec­ chia Europa, che deve chiedere all’ America ed all’ Australia il grano che le manca.

Qui il Méline nota che gli stocks disponibili per l’ esportazione diminuiscono annualmente negli Stati Uniti tanto che son già discesi da 72 milioni di ettolitri a 20 o 25 milioni; che anche nel Canadà non è lontano il verificarsi di un uguale fenomeno e che se si ricorre ora a paesi in pieno sviluppo, come l’ Argentina e l’ Australia, le risorse che se ne traggono messe insieme non valgono a compensare la diminuita esportazione degli Stati Uniti. Ed un fenomeno simile si nota anche nei paesi extra europei esportatori di bestiame, mentre il fabisogno del- 1’ Europa, in conseguenza del maggior consumo medio della carne, tende ad aumentare ogni anno sensibilmente. Donde pel Méline la conclusione che tutti i paesi, e specialmente quelli che non bastano a se stessi, sono interessati a porre ar­ gine alla diminuzione relativa (cioè in rapporto all’ aumento della popolazione), della produzione di grano e di carne nel mondo ed a ricondurre alla terra capitali e braccia, se non vogliono essere obbligati per necessità di cose a pagare un sempre crescente contributo a quei paesi

privilegiati che disporranno di una produzione maggiore dei loro bisogni.

Per forza di cose, concluse il Méline, il ri­ torno alla terra si opererà naturalmente ; il de­ siderio di benessere e la relativa facilità dei guadagni ricondurranno i lavoratori ai campi, nella stessa maniera con cui ad essi li avevano tolti per condurli alle officine ; si pagheranno i lavoratori agrari quanto sarà necessario per conservarli alle campagne e le aziende agrarie computeranno le maggiori spese dovute alla mano d ’ opera tra le spese generali nel prezzo di costo. Si verrà così a ristabilire a profitto dell’ agricoltura quell’ equilibrio, che altra volta, a suo danno era stato rotto.

Siamo d ’ accordo nell’ operarsi naturale del ri­ torno alla agricoltura, ma appunto perchè tale convinzione è concorde e deriva del resto da una dimostrazione palese ed irrefutabile, cre­ diamo che sia più che avvisabile, imprescindi­ bile di additare sia al capitale, sia al lavoro la migliore forma nella quale pel futuro dovrà trarsi dal suolo la maggiore quantità di pro­ dotto. E questa forma, noi ravvisiamo in una completa industrializzazione delle aziende agri­ cole, le quali, spogliandosi di quel patrimonio di pregiudizi e di grettezze, che tanto le hanno tenute arretrate in paragone ai progressi avve­ ratisi in tutti gli altri rami della attività umana, e ponendosi su quella base di praticità e di mo­ dernità che informa il procedere delle industrie manufatturiere, ed i rapporti di queste col ca­ pitale, col lavoro e coi mercati di consumo, po­ tranno conseguire il doppio beneficio sociale: di una maggiore utilizzazione della energia, di un più largo sodisfacimento dei bisogni generali.

Quanto più presto un tale indirizzo sarà in i­ ziato ed attuato, e quanto più esso precederà quella naturale necessità del ritorno alla terra sul quale il Méline concludeva e tanto più fa­ cili diventeranno le condizioni di vita, poiché una maggiore produzione agricola non potrà non influire nel determinare una discesa sul costo della vita.

J.

La statistica intemazionale dei valori mobiliari

, , ii È necessario di spiegare perchè la fiscalità cresce in tutti i paesi ? Si domanda Alfred Ney- marck in uno dei suoi soliti rapporti al gior­ nale « Le Rentier » e nelle sue relazioni al con ­ gresso di Statistica di Vienna.

O #

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7 dicembre 1913 L ’ ECONOMISTA 771

ed ovunque le spese di bilancio hanno una ampiezza colossale. E basta ricordare, per aver prova dell’enorme sproporzione, che sol­ tanto 50 anni or sono le spese militari europee si elevavano a 3 milioni di marchi.

Al 1912, esse reclamano più di 10 miliardi se­ condo le valutazioni fatte dallo stesso Lloyd George alla Camera dei Comuni il 15 agosto scorso.

Cinquant’anni or sono l’ insieme di tutti i bilanci europei, per tutti i servizi, compreso il debito pubblico, non raggiungeva neppure il solo ammontare necessario oggi alle spese m i­ litari !

Con un tale sistema, con una tale follia di armamenti, e di spese militari, si può doman­ darsi : dove andrà a finire l’Euorpa ? Dove fini­ ranno i contribuenti di tutti i paesi ? Quale destino attende i contribuenti e sopra tutto i capitalisti di domani ? Non vi è un solo paese dove, all’ora attuale, tali questioni non siano delle più preoccupanti ed il Cancelliere dello Scacchiere le ha affrontate con grande corag­ gio.

Gli statistici e gli economisti, che raccolgono e studiano le cifre della produzione, dei con ­ sumi della produzione delle ricchezze pubblica e privata, che mettono in vista, da una parte ciò che può produrre e guadagnare il paese, ciò che deve pagare dall’altra, che vedono i suoi debiti crescenti aggiungersi ai debiti antichi e che dall’altro lato esaminano le situazioni dei contribuenti, dei capital'sti, dei portatori ai titoli di ogni paese, non sono senza inquietu­

dini.

Aumento dei bilanci. Ass'eme alla fiscalità,

’ 1 tratto caratteristico è stato negli ultimi vent’anni insieme l ’aumento nuovo dei debiti pubblici e delle spese dei bilanci europei ed extra-europei.

Nella tabella che segue alcune cifre rissuntive mostrano questi aumenti :

Aumenti elei bilanci.

E sercizio E se rc izio fl 1890-91 T ota le 1911-12 T o ta le T o ta le © S f d e lle spese d elle spese < Germania. Milioni di marchi Impero Stati 1.280.5 2.354.0 2.935.7 ì 5.788 3 (5 089.5 140 Austria. Milioni di Monarchia corone 132.2 504.0 j Austria 546.3 2.916.7 4.339 410 Ungarica Francia. 355.9 1.852.7 1 Milioni di franchi 3.046.0 4.498.0 1.452.0 47 Inghilterra. Milioni sterline 154 6 240.6'' 86.0 55 Italia. Milioni di lire 1.872.1 2.630.2 758.1 40 Russia. Milioni di rubli 947.9 3.208.0 2.260.5 238 Spagna. Milioni di pesetas 810.7 1.165.3 354.6 43 Belgio. Milioni di franchi 333.8 708.1 374.2 112 Stati Uniti. Milioni di dollari 731.1 964.1 233.0 32 Giappone. Milioni di yens 84.9 536.0 491.1 578 A um enti dei debiti pubblici dopo il 1000

s C arico C arico

D e b ito d el deb. D e b ito d el deb. p u b b lic o p u b b l. p u b b lic o p u b b l. (m ilioni di franchi) G erm a n ia 21.100(1907) 825 25.930 (1912) 1190 A u stria - U n ­ gh eria 15.790(1905-07) 608 19.410 (1911) 870 F ra n c ia 29.177 (1907) 1232 31.162 (1912) 1286 G ran B r e ta ­ g n a 19.725 ('906) 775 18.103 (1912) 617 It a lia 13 022 (1906) 577 14.024 (1912) 575 R ussia 22.959 (1907) 1910 23.578 (1912) 1072 S pa g n a 9.146 (1907) 405 9.408 (1912 410 B e lg io 3 330 (1906) 125 3.739 (1912 199 S tati U n iti 4.530 (1906) 125 5.018 (1912) 109 G ia p p on e 4.840 (1906) 120 6.512 (1912) 380 Il bisogno di vivere, di lavorare, di svilup­ parsi, di accrescere ancora ciò che si possiede o di crearsi un patrimonio, sono talmente intensi, che malgrado tutte queste inquietudini e que­ sti pensieri, il movimento internazionale degli scambi ha preso nuovo impulso : le ba nche e gli stabilimenti di credito hanno veduto i loro affari svilupparsi ed a ragione di questo sviluppo stesso, come ho detto sopra, la necessità appa­ riva di stabilire una legislazione internazionale per la protezione dei portatori di titoli svaloriz­ zati sia per perdite, sia per furti. Gli studi in- . trapresi in Francia dalle Associazioni di por­ tatori francesi di titoli stranieri permettono di intravedere un resultato favorevole.

Dalle cifre principali risultanti delle stati­ stiche esposte dal Neymark si possono trarre in riassunto le seguenti conclusioni :

1° Alla fine 1912 esistevano nel mondo quotati e negoziabili nei diversi mercati fi­ nanziari mondiali 840-850 miliardi di titoli m o­ biliari.

2° su questi 840-850 miliardi di titoli ne­ goziabili, 625-675 miliardi appartengono in proprio agli indigeni dei diversi paesi.

3° su questi 625-765 miliardu di fondi di Stato e titoli mobiliari, la Gran Bretagna ne detiene la parte più considerevole : 145 a 150 miliardi; vengono in seguito gli Stati Uniti con 135-140 miliardi, la Francia con 108-115; la Germania con 100-110 "miliardi.

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e finanziario, i collocamenti mobiliari, ed il risparmio sono notevolmente cresciuti in Ger­ mania, assieme allo sviluppo del commercio e delle industrie.

5° Gli altri paesi europei ed extra europei si dividono i rimanenti 137-160 milioni di titoli mobiliari.

6° I due paesi che beneficano della più grande disponibilità di capitali e fanno prestiti alle condizioni più moderate sono la Gran Bre­ tagna e la Francia.

7° In nessun’epoca il totale dei valori m o­ biliari esistenti nel mondo è stato così elevato. 8° In nessuna epoca i bilanci degli stati eu­ ropei ed extra europei, i debiti pubblici, le spese per la guerra e la marina e gli armamenti di ogni specie, le spese sociali per il miglioramento della condizione di coloro che lavorano e che soffrono, le imposte infine, sono state così alte

9° Le relazioni commerciali, finanziarie^ industriali internazionali non sono state mai così intense. Mai egualmente è stato fatto ap­ pello al credito sotto tutte le forme con una tale intensità.

10° La pace del mondo, pace internazio­ nale tra i popoli ed i governi, la pace interna fra gli uomini si impongono, per mantenere l’attuale castello di carta di credito e di affari che è st:.to creato.

Le conclusioni del Neymark fanno natural­ mente riflettere e lasciano intravedere che i legami fra i popoli sono economicamente così intensificati, da potersi preconizzare uno esten­ dersi degli istituti internazionali diretti a di­ minuire gli effetti delle barriere politiche, sto- . riche ed antiquate.

Le Società di Commercio inglesi in Italia

e la Giurisprudenzaptaliana

L ’onorevole Carpano, uno dei proponenti il recente progetto di legge per l’emendamento defl’art. 172 del Codice di Commercio Italiano, diede ragione di quella iniziative, coll’afier- mare che 'le oscillazioni della giurisprudenza patria a ve va n reso quasi impossibile in Italia le emissioni di obbligazioni in società commer­ ciali, pel timore di incorrere in motivi di nul­ lità. Con egual ragione si può affermare che le oscillazioni di quella giurisprudenza in merito agli a rt. 230 e seguenti dello stesso Codic e, i quali regolano la condizione giuridica delle so­ cietà di commercio estere in Italia, hanno reso quasi impossibile la costituzione in Inghilterra

di società aventi per iscopo l’impiego di capi­ tali in imprese industriali e commerciali in Italia.

Questo fenomeno non può a meno di rattri­ stare chi desidera r.incremento delle relazioni commerciali fra i due Regni. Grazie a quel complesso di condizioni le quali fanno sì che Londra sia per eccellenza il mercato finanziario mondiale, grazie ancora alla legge inglese sulle Società di commercio, la quale è adattata con saggia elasticità agli usi di quel mercato, que­ sta metropoli dà vita ogni anno a gran numero di Società destinate a svolgere la loro proficua attività in quasi ogni parte del mondo e p o­ trebbe quindi rivolgersi anche in Italia.

Ma il capitalista inglese, che si accinge a lan­ ciare in Londra una Compagnia avente per og­ getto qualche impresa in Italia, vuol sapere quale sarà la posizione giuridica della società in quel paese. Dovrebbe essere possibile ras­ sicurarlo completamente, col citare sempli­ cemente la così detta Dichiarazione conchiusa tra l ’Italia e l ’Inghilterra il 26 novembre 1867, e resa esecutoria in Italia con R . D. 13 dicem­ bre 1867, n. 4089. Infatti questa Convenzione stabilisce: « Che le società per azioni (anonime) ed altre società commerciali, industriali e fi nanziarie, costituite ed autorizzate secondo le norme prescritte dalla legislazione di uno dei paesi, potranno liberamente far valere negli Stati dell’altro tutti i loro diritti, compreso, quello di stare in giudizio, sia per intentare azioni, sia per difendersi da quelle che venis­ sero loro intentate, conformandosi però sem­ pre alle leggi e consuetudini in vigore negli Stati medesimi ».

Di guisa che la Compagnia potrebbe stare in giudizio in Italia, a patto semplicemente di conformarsi alla legge procedurale italiana e potrebbe com piervi ogni specie di operazioni autorizzate dal proprio statuto, sciupici hi. si conformasse alle prescrizioni della legge italiana in merito alle medesime. Ma questa tesi fu re­ spinta dalla Corte d ’appello di Palermo, (1 gnu gno 1903, Foro. Sic. 1903, 390) nella nota causa riflettente la Già va Sulphur Company di L on­ dra. Lungi dall’ammettere che quella Dichia­

razione esonerava la Compagnia dall’obbligo

delle pubblicazioni di cui all’art. 230 Cod. Com., la Corte affermò avere quella Convenzione

perduto ogni efficacia, dopo l’attuazione del

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I

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sima responsabili personalmente e solidaria­ mente in tutte le obbligazioni sociali.

Si obbietterà che è facile evitare gli incon­ venienti accennati coH’adempimento dalle for­ malità del deposito e delle pubblicazioni, sia che la Società abbia in Italia una rappresen­ tanza che ne riproduce integralmente tutta la funzione organica, sia che la rappresentanza sia limitata ad Un solo ramo dell’attività so­ ciale. Ciò implica però una spesa che può es­ sere considerevole, dappoiché, mentre la legge inglese, ossequente al principio che la società estera viene ad adoperare nel Regno già rego­

larmente costituita, richiede pel deposito del

relativo atto costitutivo la tassa nominale di cinque scellini, la legge italiana del Registro considera la società estera come costituenda, ed esige pel detto deposito la tassa di costitu­

zione di società dell’uno per mille.

Ma ben più gravi sono le difficoltà cui dà luogo l ’ultima parte del detto articolo 230, ove è detto che: «L e società costituite in paese estero, le quali hanno nel Regno la loro sede e l ’oggetto principale della loro impresa, sono considerate come società nazionali e sono sog­ gette, anche per la forma e validità del loro atto costitutivo, benché stipulato in paese estero a tutte le disposizioni del presente Co- doce

Supponendo che si voglia costituire una so­ cietà anonima in Londra, con scopo principale della sua impresa in Italia, i promotori vor­ ranno certamente stabilire la sede sociale il centro àmministrativo della medesima in In ­ ghilterra; e pur confermandosi, per le opera­ zioni da compiersi in Italia, alla legge italiana, vorranno, come condizione imprescindibile, che la costituzione e 1’amministrazione generale della società siano regolate dalla legge inglese. Senonchè, una teoria infelice che si è infiltrata nella giurisprudenza di alcune Corti, tende a confondere in uno i due concetti ben distinti della sede e dell’oggetto principale dell’impresa, ed a ritenere che la sede della Società trovasi, non nel luogo indicato a tal uopo dall’atto costitutivo, e dove si accentra il Governo ge­ nerale degli affari sociali, ma che trovasi in­ vece colà dove esiste la miniera, la ferrovia, o quall’altra cosa qualsiasi formante l ’oggetto principale dell’impresa sociale. Giudicata alla Stregua di tale teoria, la supposta società do­ vrà considerarsi nazionale, con grave danno della medesima, dei promotori, dei soci e degli amministratori. Di guisa che ci troviamo di frónte a questa strana posizione di cose, che, cioè, dette società, mentre, dall’un canto, fu ­

rono riconosciute quali società estere, ai sensi e per gli effetti della prima parte dell’art. 230 Cod. Coni., e nessun dubbio fu elevato sulla regolarità dei loro statuti appunto perchè di società estere, dall’altro canto invece, vengono dai tribunali considerate come Società nazio­

nali, di fronte al Fisco, ai sensi e per gli effetti

dell’ultima parte dell’art. 230 Cod. Com. E siccome i tribunali, per considerarle nazionali, si basano su motivi precisamente opposti a quelli per i quali fu accordato a dette società il riconoscimento giuridico, emerge una specie di conflitto.

Una Società anonima scozzese, costituitasi ora con Sede in Edimburgo, allo scopo di la­ vorare alcune cave di granito nel territorio di Pallanza, il Tribunale civile di Pallanza, verificò l ’adempimento delle condizioni sta­ bilite dalla legge per la legale costituzione della società come legalmente costituita in Iscozia in conformità della legge scozzese, ed ordinò la pubblicazione e le altre formalità relative all’atto costitutivo ed allo statuto sociale, che vennero tutte regolarmente compiute. Ciò non impedì che più tardi lo stesso tribunale, ba­ sandosi sull’anzidetta teoria dell’essere la sede della società commerciale là dove esiste l ’og­ getto principale dell’impresa, considerasse na­

zionale la società che già aveva riconosciuta

come scozzese, e che ne dichiarasse il fallimento. E così gli amministratori della società, tra­ sformata d ’un colpo da scozzese in italiana, si videro, rinviati al pubblico giudizio, imputati di fatti che venivano a rivestire un carattere di illegalità soltanto perchè si voleva conside­ rarli compiuti nella costituzione e nell’ammi­ nistrazione di una società italiana.

Ma la gravità principale della teoria consi­ ste in questo che, mentre stando alla medesima, la società anonima costituita in Inghilterra allo scopo di operare in Italia, è soggetta, « anche per la forma e validità del suo atto c o ­ stitutivo, benché stipulato in paese estero, a tutte le disposizioni del presente Codice » in­ vece la legge inglese alla quale la società dovrà pure conformarsi non ammette che l ’atto c o ­ stitutivo sia stipulato secondo la forma voluta dalla legge italiana. Tale forma- è l’atto pub­ blico (articolo 87 Cod. com .) ricevuto da N o­ tàio, forma sconosciuta dalla legge inglese, la quale richiede per le società anonime il M e­

morandum of Association redatto secondo il

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77á L ’ ECONOMISTA 7 dicembre 1913

Gli inconvenienti arrecati sono troppo pa­ lesi, e i riformatori del Codice di Commercio opportune mente vorranno tenerli presenti per diminuirli ove possibile.

R

i v i s t a

B

i p l i o q r a f i c a

Gi o r g i o De l Ve c c h i o. — Le vaili della morente

italianità. Il Ladino « a l B iv io ». Roma, Nuo­

va Antologia 1912, pag. 21.

La difesa del Ladino come lingua autonoma è brillantemente trattata e la sua resistenza sia verso la lingua italiana che verso la ger­ manica ed alta apparisce di interesse indub­ bio nelle dotte e piacevoli pagine dettate dal prof. Del Vecchio.

Ra f f a e l e Ma j e t t i. — L ’opera di Enrico Cim-

hali nella Riforma del Diritto Privato. Roma,

1912, pag. 24.

Alle parole di cordoglio che per Enrico Cim- bali ebbero il Mattirolo, lo Schupfer, il De- pretis, il Gabba, il Mancini, alla sua morte im­ matura, mentre stava per varcare la soglia del Parlamento, il Majetti ha aggiunto nel suo pre- gievole discorso una biografia vivace ed efficace nella quale rievoca quella mente elevata di giu­ rista profondo e quell’ ingegno geniale, che la­ sciò priva la scienza di quei nuovi portati che le furono promessi e che le mancarono d ’ im­ provviso.

Co b d e n Cl u b. — A decade o f tariff footing. Londra, 1913, pag. 60, 2 pence.

Il noto club liberista inglese non poteva me­ glio commemorare il decennio della iniziata cam­ pagna per la imposizione di una tariffa prote­ zionista nel Regno Unito che con l’ opuscolo nel quale, dalla nascita di quella eresia, si consi­ dera tutta la energia spesa dal partito Unionista per giungere al conseguimento di un tale scopo. Conclude l’ opuscolo colla dimostrazione che mai l ’ Inghilterra avrà e potrà avere una tariffa do­ ganale simile a quella degli altri Stati Europei, e noi siamo pienamente convinti delle evidenti ragioni portate dal solerte Club.

Eb n e s t Va n El e w y c k. — La Banque National

de Belgique ; les théories et les fauts. 2 voi.

1913, pag. fr. 15.

L’ autore cosi si esprime nella prefazione del suo libro : « Ho pensato che a fianco della voce socialista che accusa la Banca Nazionale di es­ sere una creazione capitalista, più curante degli

interessi privati che dell’ interesse pubblico, e che proclama la imperiosa necessità di una Banca di Stato ispirata all’ evangelo mutualista, era utile di fare sentire una voce liberale, con­ dannare gli errori dell’ intervento parlamentare, così spesso incompetente e quasi sempre mal­ destro, e richiamante il fatto che il credito, per risolversi in pioggia feconda, ne può essere con­ trariato nei suoi movimenti delle volontà arbi­ trarie delle leggi ».

Questo è il pensiero determinante del libro. I fatti vi si svolgono attraverso sessanta annidi attività finanziaria, descritti e commentati dalla teoria e dall’ esperienza. Il libro prezioso per chi voglia conoscere il funzionamento della Banca Nazionale del Belgio, è diviso in 18 capitoli di cui ecco i titoli : La Società Generale prima del 1850. Primi saggi di organizzazione del credito in Belgio ; - Le origini della Banca Nazionale ; - 1 comptoires ; - Il capitale della Banca Nazio­ nale; - Le finanze, le azioni e gli azionisti; - Il privilegio; - L’ emissione ; - L ’incasso metallico; - L’ incasso ed il portafoglio estero; - Conti cor­ renti, depositi e camere di compensazione; - Lo sconto ; - Il tasso di sconto ; - Prestiti su fondi pubblici ; - Operazioni in metalli preziosi ; - De­ positi volontari; - Incassi; - Le operazioni im­ produttive ; - Le operazioni produttive ed impro­ duttive ; - I prodotti e gli oneri ; - I preleva­ menti dello Stato; - Banca di Stato ; - Contabi- lism o; - Banche libere di Emissione. J.

La situazione economica mondiale

secondo gli americani

Il New York Annalist, ha pubblicato un articolo sulla situazione econom ica mondiale. Egli non nasconde lo scetticism o che prova, relativam ente ai lavori degli statistici le cui previsioni sono smentite più sovente dai fatti.

P uò sembrare imprudente il menar vanto che l ’anno 1913 abbia smentito le previsioni degli statistici che si sono messi così n ote­ volm ente d ’accordo nel dichiarare che esso sarebbe un anno di crisi. Le loro previsioni senza basi consistenti, riposavano sopratutto sopra un insieme di fa tti critici, quali ; la stravaganza abituale delle persone, la mania che buon numero di esse hanno di collocare il loro danaro in affari im produttivi, il li­ vello rid otto delle riserve bancarie, il rialzo dei corsi, il caro dei viveri ed infine l ’indiscuti­ bile evidenza della penuria mondiale di ca ­ pitali.

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7 dicembre 1913 L ’ ECONOMISTA 775

questo senso, che il p ubblico, essendo a vver­ tito, ha potu to mostrarsi circospetto. Noi crediamo pure che mai indicazioni relative alla minaccia di una crisi siano state tanto largamente e così intelligentem ente enunciate. Predire una crisi, è dare il mezzo di scongiu­ rarla. Ora i prezzi sono sempre m olto elevati, i capitali ancora cari e scarsi, le persone non sono meno stravaganti, ciò che non impedisce che l ’ opinione che predomina nel m ondo in ­ tero, sia che le condizioni econom iche fo n ­ damentali si siano rinvigorite.

Agli Stati Uniti, fin dal principio dell’anno, i banchieri hanno ristretto il credito, o b b li­ gando così i com m ercianti a liquidare le loro merci per procurarsi del denaro. Gli istituti di credito avevano finito per notare che i mutuatari ne prendevano un p o ’ troppo a loro piacim ento, lim itandosi essi a rinnovare i loro prestiti invece di rimborsarli. Messi in mora per soddisfare i lo r o d e b iti, essi hanno naturalmente protestato energicamente co n ­ tro i banchieri, il cui potere nuoceva alla prosperità del paese. Fu allora che nacque il popolare progetto di riform a monetaria.

Comunque sia, la situazione bancaria era salva ; e quelli che, al principio dell’estate, dichiaravano che in autunno sarebbe ine­ vitabile una crisi monetaria, oggi amm ettono di essersi ingannati. Meno della meta dei ca p ­ tali resi liberi dal Tesoro, e stata accettata dalle banche nazionali.

In Europa, la situazione è sanissima ; tutte le grandi banche hanno fortificato le loro riserve d ’oro, che raggiungono un li­ vello soddisfacente. N ondim eno, esse m an­ tengono i loro tassi di sconto elevatissimi, non solo per restringere l ’ onda dei prestiti, ad eccezione beninteso dei più essenziali, ma altresì per paralizzare in qualche m odo la speculazione.

La relazione normale che esisteva fra le riserve delle banche ed i tassi di sconto è scomparsa. Ne segue che le sottoscrizioni a nuovi capitali son dim inuite. Se i banchièri del m ondo intero avessero adottata una p o ­ litica diversa, essi si sarebbero sicuramente sommersi da sè stesso. L ’ammontare dei pre­ stiti necessarii, attualm ente in vista, è ancora m olto sostanziale.

Così il Governo francese ha giudicato o p ­ portuno di opporsi all’emissione di prestiti esteri sul mercato francese, finché i suoi p ro ­ pri bisogni siano stati coperti. Oggi il p u b ­ blico vuol capitalizzare m olto più rapida­ mente che le sue econom ie non lo perm ettano.

Sicché, non v ’è da aspettarsi del danaro a buon mercato in un prossimo avvenire.

La misura restrittiva imposta dai banchieri ha costretto i mutuatari a rendersi con to di questo fatto che i primi non controllino la creazione del capitale ma. soltanto la sua di­ stribuzione. Distribuendolo in piccole quanti­ tà, essi hanno permesso a questo capitale di estendersi, e se, infatti, i banchieri hanno e v i­ tato una crisi monetaria' agli Stati Uniti, gli statistici faranno bene, nella prossima o c ­ casione di tener con to, nelle loro deduzioni matematiche, che l ’equazione che essi si sfor­ zano di risolvere, contiene una incognita che non è punto trascurabile : la volontà d ell’u o ­ mo in generale, duplicata eia quella del banchiere... in particolare.

Il risultato finanziario

dell’allargamento della cinta daziaria di Torino

Un m a g gio r g ettito di tre milioni Come si ricorda, l ’allargamento della cinta daziaria, attuatosi col 1° settembre dello scorso anno, ha sollevato non poche op p osi­ zioni e dato luogo a vivaci dibattiti anche sotto il punto di vista finanziario, sostenen­ dosi da taluni che il maggior gettito daziario non avrebbe raggiunta la somma prevista dall’ Amministrazione com unale, e cioè di due milioni e mezzo circa. E ’ quindi interes­ sante, a p oco più di un anno di distanza dal­ l ’attuazione del predetto provvedim ento, e- saminare sotto questo aspetto l ’avvenuta ri­ forma.

I primi mesi di esercizio della cinta ampliata non diedero alcun sensibile incremento al gettito daziario, tanto che al 31 dicembre dello scorso anno, e cioè dopo quattro mesi, si registrava un aum ento di poco più di 100.000 lire in confronto dello stanziamento in b i­ lancio. Si avvertiva però al riguardo che ciò doveva essenzialmente attribuirsi alle forti « rimanenze » di generi soggetti a ciazio, esi­ stenti nella parte inclusa nella nuova cinta, e per le quali si addivenne soltanto alla par­ ziale riscossione del dazio d ovu to, in segu ito a transazioni con gli interessati, mancando una precisa disposizione di legge in proposito.

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770 L'ECONOMISTA 7 dicembre 1913

ha d ovu to adottare nell’attuazione d ell’ im ­ portante provvedim ento fiscale.

Certo è che, in tali condizioni di cose, i primi mesi di esercizio della nuova cinta d a ­ ziaria non potevano dare alcun indice per v a ­ lutare il gettito normale del dazio dopo l ’a v ­ venuta riforma, chè anzi, la rilevante quan­ tità di merci esistente nella zona che doveva includersi nella nuova cinta, ha non soltanto provvisto in buona parte, per alcuni mesi, ai bisogni della zona stessa, ma anche, ad allargamento avven u to, a quelli della città compresa nell’antica cinta, con una sensibile ripercussione sulle entrate dell’esercizio 1912 e dei prim i mesi d e ll’esercizio del 1913.

E ciò appare evidente prendendo in esame il provèn to daziario d ell’anno in corso, che è andato progressivamente aum entando mese per mese, fino a raggiungere al 12 ottobre c o r ­ rente un maggior gettito di lire due milioni e 30 mila in con fron to del corrispondente p e­ riodo del 1912, senza che possa in alcun m odo attribuirsi tale fa tto a circostanze eccezionali, attraversando la vita cittadina un periodo normale.

Ora, posto il suddetto progressivo aum ento e tenuto con to che nei mesi di ottobre, n o ­ vem bre e dicem bre le riscossioni daziarie sono assai elevate, non è fuori luogo prevedere che il maggior gettito daziario si avvicinerà al 31 dicem bre prossim o ai tre milioni, o n d ’ è che — mentre nel bilancio preventivo daziario per lire 15.900.000, di fronte a lire 14.200.000 dell’esercizio precedente, e così con un au ­ mento di lire 1.700.000 — si avrà invece un gettito eli circa lire 17.000.000, con un au ­ mento di lire 1.000.000 sullo stanziamento del bilancio. f

Se si considera che i prim i mesi del c o r ­ rente esercizio risentirono ancora del fatto aòeérìnatd di grandi ’ quantità di merci accu ­ mulate nella parte esterna del Comune, ora inclusa nella nuova cinta — è lecito r i­ tenere che, nel prossimo esercizio, il maggior gettito della cinta allargata abbia a superare sensibilmente là : cifra di tre milioni e raggiun­ g e te 'fo is e i tre m ilioni e mezzo, ossia un m i­ lióne di piu di quanto venne previsto d all’ Am­ ministrazione comunale.

Imposta globale sul reddito in Francia

■ In Frància, le esigenze vistose ed urgenti del bilancio e le difficoltà incontrate nella Commis­ sione della Camera1 dalle proposte di nuovi ag­ gravi presentate dal ministro delle Finanze,

hanno risollevato agli Onori della discussione, insieme r.l progetto del prestito dei 1300 milioni che è stato causa della ceduta del ministero, l’imposta progressiva sul reddit o , globale pro­ posta diversi anni or sono dal ministro delle fi­ nanze di quel tempo, signor, Caillaux, ed appro­ vata dalla Camera francese nel 1908, ma arenata nelle secche del Senato davanti alle forti oppo­ sizioni incontrate nel paese, specialmente per la inquisizione che imponeva raccertamento del reddito. Il caduto ministro delle Finanze, sig. Doumont; per ottenere l ’approvaz.ione dell’alto Consesso, ha manifestato le più favorevoli di­ sposizioni di emendare le proposte, specialmente nei modi d ’accertamento del reddito globale ; forse era probabile che, di fronte anche all’ur­ genza ed alle necessità delle finanze, egli avesse ottenuto di vedere definitivamente approvata la nuova imposta se il ministero non avesse do­ vuto dimettersi.

L ’imposta globale in Francia si sovrappor­ rebbe all’imposta del 4 per cento sul reddito dei valori mobiliari e sui redditi fondiari, del 3 V2 sui redditi commerciali ed industriali, del 3 per cento sugli stipendi ed emolumenti.

Secondo la proposta francese la nuova im­ posta sarebbe graduata come appresso :

Sulla parte di reddito :

Inferiore a 500 franchi : nulla. Compresa tra 5.000 e 10,000 fr. 1 6 %

» 10,000 » 15,000 » 2 )) » 15,000 » 20,000 » 3 )) » 20,000 » 25,000 » 4 ))

Superiore a 25,000 5 .1)

In Francia, anche con l ’applicazione dell’im ­ posta globale progressiva, l’aliquota delle im ­ poste dirette rimane molto inferiore, a quella che pesa sui cittadini italiani

Imposta sul reddito globale in Inghilterra

La relazione dell’amministrazione fiscale, testé pubblicata, contiene dei dati sull'accresci­ mento del reddito globale sottoposto alVincome-

tax, da una diecina d ’anni, cioè a cominciare

dall’esercizio del bilancio 1902-1903. Questo accrescimento è di 190 milioni di lire sterline, quasi cinque miliardi di lire. Eceone il dettaglio di due in due anni :

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7 dicembre 1913 L ’ ECONOMISTA 777

E ’ da notarsi che l ’ultima linea di questo rilievo si riferisce c d un solo anno in confronto con la precedente, e fa resultare, tuttavia,un accrescimento di oltre 26 milioni di lire st. (600 milioni di franchi). Interessi.nte è ciò che riguarda il reddito globale sottoposto alla sopra­ tassa. Occorre appena ricordare che dopo il bilancio che provocò il conflitto fra la Camera dei Comuni e la Camera dei Lordi, i contribuenti che godono di un reddito superiore a 5000 lire sterline - 125,000 ir. — sono soggetti ad una sopratassa di 6 pence per lira sterlina su tutta la parte di questo reddito che è in eccedenza di 3000 lire sterline (75,000 franchi). Ora in questi ultimi tre esercizi, il numero dei contri­ buenti chiamati a pagare questa sovratassa, ed il reddito globale così imposto, resultano nelle cifre seguenti :

E s. d i b ila n c i N u m . d i con tr. R e d d ito g lo b a le 1910- 1911 11,500 141,300,000 lire st. 1911- 1912 11,554 144,994,000 lire st. 1812-1913 11,800 149,400,000 lire st. Penetrando più addentro nelle cifre si con ­ stata — esercizio 1911-1912 — che sugli 11,554 contribuenti passibili della sovratassa 7,411 possedevano un reddito individuale inferiore a 10,000 lire sterline formanti un reddito globale di lire sterline 50,851,000 — in cifra rotonda 1,270 milioni di lire italiane. Ne segue che 4,143 contribuenti possedevano un reddito glo­ bale di 94,143,000 lire sterline in cifra rotonda 2 miliardi e 354 milioni di lire italiane. La se­ guente categoria, quella dei contribuenti che pos­ seggono Un reddito individuale che sorpassa le 100,000 lire sterline (2,500,000 lire italiane) non presenta più che un gruppo di 66 individui il cui reddito individuale medio di 184,500 lire sterline più,di 4 milioni e mezzo di lire italiane .

Sono istruttive le informazioni fornite dalla relazione sui progressi della valutazione catastale rèsa necessaria dai bisogni della posizione sta­ bile delle nuove imposte fondiarie.

Al 31 marzo scorso il lavoro già compiuto pre­ sentava i seguenti resultati :

Numero di valutazione . . . 3,504,000 Superficie acri . . . 14,422,000 Valore globale lire st... 1,561,286,000 Questo valore ridotto in lire italiane a- scende a 39 miliardi. Circa la superficie si sa che un ettaro è uguale a 2,47 aeri. La rapidità c o n ia quale l ’operazione è stata condotta è dimostrata dal fatto che, durante l’esercizio 1912-1913, essa è ascesa a 10,783,000 acri, ciò che equivale al quinto circa della superficie totale della Gran Bretagna. Le successioni liquidate nel 1911-1912 d ’individui deceduti

che possedevano più di 100,000 lire sterline di fortuna sono ascese a 253 e rappresen­ tano un valore globale di 89,341,000 lire ster­ line, cioè 2 miliardi e 250 milioni di franchi.

Il bilancio dell’ Impero Germanico

Il bilancio ordinario dell’Impero per il 1914 si equilibria per le entrate e per le spese in 3.403.111.871 marchi con un aumento di 174.387.044 su quelli dell’anno scorso.

Le spese militari derivanti dalle leggi votate nel 1913, ammontano a 152.782.119 marchi per le spese ordinarie e a 269.820.861 marchi per le spese straordinarie non rinnovabili. Sono destinate all’ammortizzazione del debito pubblico 68.383.399 marchi. Si prevede che si ricorrerà a un prestito per ottenere la somma di 17.697.160 marchi, mentre l ’anno scorso fu concluso un prestito p e r 139.151.330 marchi.

Le spese ordinarie del bilancio ammontano a 2.162.991.092 marchi con una aumento di 213.161.950 marchi, di cui 871.705.789 marchi, con un aumento di 96.420.503 marchi, sono destinati all’ esercito e 221.062.817 marchi, con un aumento di 23.266.274 marchi, sono de­ stinati alla marina.

Le spese non rinnovabili si elevano a marchi 740.090.576 con una diminuzione di 387.549.012 marchi in confronto al bilancio dell’anno pre­ cedente, di cui 344,833,048 marchi, con un aumento di 235.755.909 marchi, sono destinati all’esercito, e 237.479.550m archi con un au­ mento di 4.271.499 marchi sono destinati alla marina.

La cooperatone rurale in Italia

Togliam o queste inform azioni, relative al numero delle Casse rurali, Società co o p e ­ rative agricole di credito in nome collettivo ed enti affini esistenti in Italia alla fine del

1912 e loro ripartizione territoriale.

Alla fine dicembre 1912 esistevano adu n ­ que in Italia 2033 di questi enti così ripartiti: Italia Settentrionale 1168 e cioè: Venezia 449 ; Emilia 304 ; Lom bardia 238 ; Piemonte 168 ; Liguria 9.

Italia Centrale 238 e cioè : Lazio 101 ; Marche 61 ; Toscana 61 ; Umbria 15.

Italia Meridionale 191 così distribuite : A bru zzi e Molise 77 ; Campania 43 ; Calabria

41 ; Puglie 2 3 ; Basilicata 7.

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778 L ’ ECONOMISTA 7 dicembre 1913

Fra le provincie, vantano un numero di Casse superiori alle cinquanta le seguenti : Verona 106 ; Rom a 101 ; Bologna 87 ; Palermo 81 ; Girgenti 74 ; Bergamo 73 ; Padova 73 ; Cagliari 70 ; Cuneo 70 ; Tre­ viso 69 ; Udine 60 ; Alessandria 60 ; Aquila 55 ; R ovigo 54 ; Brescia 52 ; Catania 52, Cal­ tanisetta 52 ; Parma 50 ;

Facendo il rapporto fra la popolazione delle varie regioni, secondo l ’ultimo censi­ mento del 10 giugno 1911, e le rispettive Casse rurali ed altre Società cooperative agrarie di credito in nome collettivo esistenti si rileva che nelle singole regioni esiste uno di questi enti per il numero di abitanti a fianco se­ gnato.

Piemonte 21,011 : Liguria 133,419 ; L o m ­ bardia 20,645 ; Veneto 8.326 ; Emilia 8.992. Toscana 45,664 ; Marche 18.185 ; Lazio 12.770 ; Umbria 51,046 ; Abruzzi e Molise 20,776 ; Campania 80.763 ; Puglie 94,558 ; Basilicata 69.499 ; Calabrie 37.440 ; Sici­ lia 11.503 ; Sardegna 8.375.

Va da ultimo notato com e alla fine del 1910, data a cui sisale il primo elenco di Casse rurali com pilato dalla predetta Federazione, il numero di esse era di 1763.

La macchina da scrivere B M P I R R è la più solida, la più perfetta, la meno costosa [V . inserzione in copertina pag. 3].

Le condizioni economiche delia Russia

La Russia è un paese essenzialmente agri­ colo, ed il progresso manifestatosi in questo vasto cam po della sua a ttività costituisce quindi il fenom eno più interessante della sua vita econom ica.

La produzione del frum ento della Russia europea si fa ascendere pel 1913 a 184.000.000 quintali, cioè 8 % più che nel 1912, e quella della Russia asiatica a 375.000.000 quintali cioè 33.5 % più che nel 1912.

L ’ esportazione dei cereali, eh’ era di 608.000.000 rubli (1 rublo = L. 2,67) nel 1895, sopra una produzione totale di 4 m i­ liardi di rubli, è passata a 947.000.000 rubli nel 1909, a 1.282.000.000 rubli nel 1910, ed a L. 1.365.000.000 rubli nel 1911 sopra una produzione totale di circa 10 miliardi di rubli.

L ’uso delle macchine agricole si diffonde sempre p iù ; dal 1906 al 1911, l ’im portazione annua è passata da 21 a 58 milioni di rubli, e nel 1911 là produzione indigena è stata di 62 m ilioni di rubli. La produzione dei concim i

minerali da 220.000 tonnellate sul 1908 è passata a 491.000 tonnellate nel 1911, m en­ tre la im portazione di concim i artificiali è passata da 150.400 tonnellate a 416.000 to n ­ nellate.

Nel 1912, il numero delle società agricole ascendeva a 3.700; il numero delle associazioni di credito era di 7.978 e quella delle coop e­ rative era di 22.000.

L ’insegnamento è in. continuo sviluppo, le scuole di agricoltura contano oltre 15.000 alunni, ed i corsi com plem entari contano ben 32.000 uditori.

Le spese per la riform a agraria, dal 1908 al 1912, hanno raggiunto la cifra di 94.000.000 rubli.

Per la più razionale ripartizione dei te r­ reni, in base a cui 22 milioni d ’ettari dovranno essere suddivisi in 1 milione di fondi distinti e l ’un dall’altro indipendente, sono stati im ­ piegati 12.000 agenti e agrimensori. Per e f­ fetto della migrazione nella Russia asiatica, più di 1.200.000 ettari sono inoltre diventati disponibili, aum entando l ’estensione dei ter­ reni da essere coltiva ti dai contadini rimasti sul posto.

Nel Turkestan e nella Transcaucasia, allo scopo di favorire culture di gran valore, com e quella del cotone, dei frutti e della vigna, sono stati eseguiti o iniziati lavori d ’ir­ rigazione, di bonifica di paludi, di con soli­ dam ento di sabbie m obili.

Nei paesi essenzialmente agricoli, i co n ­ tadini si aiutano, aggiungendo al lavoro dei cam pi, segnatamente nei lunghi mesi in ­ vernali, l’ esercizio di qualche piccola indu­ stria com plem entare, com e quella dei ricami, dei tappeti, dei m erletti, dei coltelli, di lavori in legno. Questa piccola industria, a cui si dedicano oltre 2 m ilioni di persone d ’am bo i sessi con un p rod otto annuo di circa 500.000.000 rubli, è largamente aiutata e protetta dal Governo russo, il quale spende somme cospicue per organizzarla ed elevarne il livello. La maggiore difficoltà si incontra nell’organizzazione com m erciale.

L ’emigrazione russa in Siberia, trovan do in alcuni punti, il terreno vergine ha p otu to m et­ tere in valore regioni appena esplorate e steppe aride per u n ’estensione di 20 milioni di die ialine (1 diciatina — 1 ettaro e 9 are). Le spesefatte dallo Stato per l ’emigrazione sono state di

118 milioni di rubli.

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7 dicembre 1913 L ’ ECONOMISTA 779

F E U M E N T O

T u tti i cerea li autun. p rim a v . segala avena 1896-1900 3.287 224 470 1.219 709 1901-1905 3.857 343 708 1.223 781 1906-1910 4.032 333 708 1.223 842 1911 3.699 314 351 1.164 760

1912 — 406 802 1.599 946

Il raccolto del 1912, nel quale l ’orzo entra per 616 milioni di puoi contro 550 milioni nel 1911, ha dato, senza l ’avena, 639 milioni di puoi.

E cco i dati relativi alla esportazione dei cereali della Russia :

M ilio n i d i p o n i M ilio n i d i r u b li 1900 419 305 1901 466 344 1902 579 433 1903 651 478 1904 648 495 1905 695 567 1906 588 471 1907 467 428 1908 399 376 1909 761 749 1910 847 746 1911 821 735

La potenza d ’assorbim ento del mercato indigeno aum entò con lo sviluppo della p o ­ polazione e della ricchezza. Nel periodo dal 1907 al 1911, le esportazioni agricole si sono fatte a prezzi più elevati e rimuneratori di quelli del 1900. Contemporaneamente, i prezzi sono saliti anche aH’interno. La Banca di Russia interviene attivam ente per facilitare a ll’agricoltura e al com m ercio le transazioni e permettere ai coltivatori di ritardare il momento della vendita, costruendo immensi magazzini di deposito o per con to dello Stato con il concorso d ’intraprenditori russi e stranieri.! Nel 1911 sono stati costruiti 13 magazzini nella regione di Samara e di Vo- rones con una capacità di 1.720.000 quin­ tali, e nel 1912 è stata deliberata la costruzione da effettuarsi in quattro anni di altri 71 m a­ gazzini della' capacità com plessiva di 8 m i­ lioni di quintali.

In Russia, vi sono 770.000 ettare adibite alla coltivazione della barbabietola. In quin­ dici anni, la superfìcie seminata è raddoppiata e la domanda interna dello zucchero aumenta continuamente. Tuttavia, benché la superficie della Russia, coltivata a barbabietola sia superiore a quella della Francia e della Germa­ nia dà un reddito inferiore, per effetto del clima del suolo.

La Russia occupa il primo posto com e p ro ­ duttrice di lino, e nel 1911, ha prod otto 31 milioni di pudi di fibre sopra 1.418.00 de- ciative (20 pud per deciatina in Russia, 46 in Francia). L ’esportazione del lino russo rappresentava nel 1909 ben 68 milioni, nel 1910 ne rappresentava 74, per scendere nel 1911 a 71 milioni, per effetto della co n co r­ renza del cotone, la cui produzione è in co n ­ tinuo aum ento nella Russia asiatica, essendo ivi passata da 17 milioni di pud nel 1907 a 27 milioni nel 1910 e a 27 milioni e mezzo nel 1911. La produzione del coton e è fatta su 83.000 deciatine nella Transcancasia e su 400.000 nell’Asia Centrale.

A malgrado di tali progressi la Russia è tuttora costretta ad importare la metà del cotone necessario al suo consum o. Per svi­ luppare la cultura del cotone sono state in ­ traprese vaste opere d ’ irrigazione nella steppa di Fain e di Nongale.

L ’industria del latte dà splendidi risultati : il trasporto del burro e d ’altri prodotti per ferrovia è aum entato del 64 % dal 1911 al 1910 ; nel 1911 ha raggiunto circa 16 milioni di pudi di cui la metà costitu iti dal burro, un terzo dal latte e dalla crema ed il resto dal form aggio. Il gran centro di produzione si trova nella Siberia occidentale che nel 1911

ha spedito 4.363.000 pudi di burro.

Nel 1911 la Russia ha esportato verso l’ In ­ ghilterra, la Germania e la Danimarca 77 m i­ lioni di kg. eli burro per 190 milioni di franchi. Anche il bestiame è in aumento : m ontoni da 75.900.000 nel 1908 sono saliti a 78.500.000 nel 1911.

L ’allevam ento del maiale è anch'esso in progresso : da 11 milioni nel 1908, si è arri­ vati a 13 milioni nel 1911.

Vi è una stretta correlazione fra la prospe­ rità dell’ industria del latte e l’allevam ento del inaiale.

Le provincie della Vistola, del Sud-Ovest e del N ord-Ovest forniscono la maggior quan­ tità di maiali russi alla Germania e a ll’I n ­ ghilterra.

L ’allevam ento del pollame si riassume in u n ’e ­ sportazione di 100 milioni di rubli, in cui le uova rappresentano 81 % il pollam e vivo 10 % , il pollam e m orto 7 % le penne 2 % . Nel 1911, la Russia ha esportato 3.682 milioni di uova.

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780 L ’ ECONOMISTA 7 dicembre 1913

Il Monopolio dell’alcool In Russia

Dal 1° gennaio 1895 esiste in Russia il m o­ nopolio della vendita dell’alcool a profitto dello Stato.

L ’amministrazione del monopolio non pro­ duce l ’alcool greggio, ma lo compra e lo rettifica. Attualmente il monopolio è esercitato in tutta l ’estensione dell’Impero, eccettuata la Transcaucasia, il Turkestan, l ’Amur, la pro­ vincia marittima della Transcaspia e di Semiret- chiè.

Il com pito deH’amministrazione elei m ono­ polio consiste puramente e semplicemente nel vendere un prodotto unico identico in tutto l ’Im- pero, offerto al pubblico nel minor numero pos­ sibile di giorni nell’anno e per il minor numero d ’ore possibile nella giornata.

La produzione dell’alcool è esclusivamente riserbata all’industria privata, sotto il controllo degli agenti del fisco ; mentre il monopolio si occupa solo della vendita.

Dal 1895 al 1912 le entrate della regia sono salito ad 8.664 milioni di rubli equivalenti a 23 miliardi a 132 milioni di lire, mentre le spese non hanno superato 6.542 milioni di lire.

Si tratta di un incasso medio netto di 230 milioni all’anno.

L’ITALIA E IL COMMERCIO DEL MAROCCO

Il m ovim ento com plessivo dell’im poita - zione ed esportazione del M arocco (escluso quello per via di terra con l ’Algeria) ammonta a franchi 200.363.620 nella quale cifra l ’im ­ portazione entra per franchi 134.309.266 e l ’esportazione per franchi 66.054.356. Il com m ercio via di terra per l ’Algeria sommò a franchi 27.171.000 di cui franchi 18.178.000 per l ’im portazione e franchi 8.995.000 per l ’esportazione.

L ’ Italia nella totalità del m ovim ento entra per franchi 6.343.965 di cui franchi 1.093.812 per le im portazioni e franchi 5.250.153 per le esportazioni. In base al suo m ovim ento resta classificata, di fronte alle altre potenze al quinto posto nel m ovim ento com plessivo di im por­ tazione ed esportazione riunite, al 9° per le im portazioni ed al 5° per le esportazioni. Le cifre sul m ovim ento del nostro com m ercio nel 1912 di fronte al corrispondente m ovim ento del 1911 indicano un aum ento di franchi 583.031 nelle im portazioni e di fr. 2.736.870 nelle esportazioni. Le varie colonie italiane sparse nelle diverse località dell’impero fanno

i maggiori sforzi per potere attivare il, com ­ mercio con la madre patria, quantunque non sempre sieno coronati dal successo. Esse si trovano di fronte alla fortissima coiteorrenzn francese, tedesca ed inglese ed in condizioni di visibile inferiorità poiché i francesi hrnno fon d a to colà delle potenti società che oltre del loro capitale sono sorrette da unottimo servizio di navigazione che rende possibile in un tem po assai breve il trasporto di merci dalla sua patria ed a condizioni assai buone : i tedeschi e gli inglesi si im pongono sul m er­ ca to per le stesse ragioni.

Le varie colonie italiane si trovano quindi oppresse da questa forte lotta cui non hanno da opporre che la loro attività, e la manifesta ed anche riconosciuta bontà dei nostri a r­ ticoli il cui com m ercio già segna un apprez­ zabile aum ento su quello del 1911.

Il nostro -servizio di navigazione è disim ­ pegnato dalla società ita lo-spr gnu ola ed in parte dalla società ungherese Adria ma in m odo assolutamente inadatto alle esigenze del com m ercio per il lunghissimo periodo di tem po loro necessario pef il trasporto delle merci e per la scarsità ed irregolarità dei loro vapori. Il numero dei prioscafi che toccano i porti del Marocco è di 3679 con tonnellaggio di 2.921.071, la Francia con 723 piroscafi e tonnellaggio 803.670, l’Inghilterra con 717 pirosccfi e tonnellaggio 381.515 e la nostra na­ vigazione con 90 piroscafi per un tornielli ggio di 67.944.

I sudditi italiani che vivono in Austria

La Sorìt-u-Montags Zeitung riporta una

statistica ufficiale pubblicata ultimamente, se condó la quale, i sudditi italiani in Austria sono aumentati dal 1809 (anno in cui erano 29.493) a 79.072 chè tanti erano nel 1910.

(13)

L ’ ECONOMISTA

1

7. dicembre 1913

I progressi del commercio estero dei principali paesi

Il commercio estero dei principali paesi nel 1912 è in progresso relativamente all’anno pre­ cedente.

Il commercio estero dell’Inghilterra è au­ mentato di 2.686 milioni, vale a dire dell’8 .6 per cento; quello della Germania di 2.267 mi­ lioni o di 10.3 % ; quello degli Stati Uniti di

1396 milioni o di 7 .6 % ; quello dell’Argentina di 868 milioni o di 25 % ; quello delle Indie inglesi di 761 milioni e di 11.6 % ; quello della Francia di 800 milioni o di 5 .6 % ; quello del­ l ’Austria di 729 milioni o di 12.4 % ; quello del Giappone di 842 milioni o di 19.5 % ; quello del Canadà di 442 milioni o di 11.7 % ; quello dell Italia di 406 milioni o di 7 .2 % ; quello della Svizzera di 277 milioni o di 9 % ; quello dell’Egitto di 12 milioni o di 8 .3 % .

Entrate del Tesoro 6 Strade ferrate in Turchia

Secondo i dati del bollettino di statistica del Ministero delle Finanze, le entrate del T e­ soro durante l ’esercizio 1328 (1912) si sono ele­ vate a 2 miliardi 941.130.759 piastre ( lp ia - s t r a -lir e turche 0.2305).

Il bilancio di previsione prevedeva un’en­ trata di 3.051.415.854 piastre, e le entrate del 1911 furono di 2.941.130.759 piastre.

Ecco in qual modo si scompongono queste entrate:

1912 1911

(piastre)

Contiibuzioni dirette . 1.566.571.723 1.620.763.162 Bollo, tasse giudiziarie

spese di registro . . 119.389.238 145.100.495 Contribuz. indirette. . 472.682.149 502.581.139 M onopoli... 303.782.591 362.952.874 Regia di Stato... 21.235.928 24.818.042 Prodotti demaniali . . 61.337.722 75.412.341 Entrate diverse . . . . 119.915:804 135.639.746 Disponibilità ... 86.202.081 107.009.800 Le entrate delle strade ferrate ottomane nel 1912 sono ascese a 3.233.747 lire turche (1 lira tu r c a -L . 23.05) contro 3.247.711 lire turche nel 1911. Nel totale delle entrate del 1912 non figurano quelle della linea di Salonicco-Mo- nastir nè quelle della ferrovia di Hedjaz non ancora comunicate. Le entrate di queste due linee si elevavano rispettivamente nel 1911 a lire turche 152.943 e 288.866.

Tenendo conto di queste due ultime cifre nel totale delle entrate del 1912, queste ùltime risultano superiori a quelle delFanno precedente.

781

Pioduzione e consumo industriale dei cotone dai 1884 al 1913

Benché il cotone sia d ’origine asiatica, gli Stati Uniti non hanno cessato di essere il cen­ tro più importante della produzione cotoniera», come si può desumere dal seguente specchietto, in milioni di bc Ile di 225 kg-. S ta ti U niti R a c c o lti A lt r i P aesi T ota li C on su m o in d . 1884-1890 6 . 1 2 .5 8 . 6 8 .7 1890-1896 7 .8 3 .2 1 1 . 0 10,8 1896-19.12 10.0 3 .5 13.5 13.4 1902-1903 10.5 4 .2 ' 14.7 14.4 1903-1904 9 .8 4 .3 14.1 14.3 1904-1905 13.4 4 .4 17.8 15.6 1905-1906 1 1 . 0 4 .5 15.5 16.4 1906-1907 13.3 5 .2 18.5 16.9 1 9j7 - 1 9 0 8 11.2 4.1 15.4 16.2 1908-1909 13.4 4 .4 17.9 17.1 1909-1910 10.2 5 .0 15.2 15.9 1910-1911 11.8 . 5 .0 16.8 16.6 1911-1912 15.6 4 .8 20.5 18.4 1912-1913 13.9 5.1 19.1 19.2

NOTIZIE FINANZIARIE

Obbligazioni del sale 4

%

dell’Equatore. —

Il nono ammortamento semestrale delle obbliga­ zioni dell’ Equatore sul prestito del sale è stato sot­ toposto pubblicamente all’ufficio del Council of foreign bondholder. La somma destinata all’ammortamento era di Lst. 5J 91 "/g. I titoli pei quali i detentori do­ mandavano il 70 % o meno sono stati accettati to ­ talmente. Quelli pei quali si domandava il 70 % % sono stati accettati fino a s3/ 84 per cento.

Fusione di Banche in Ungheria. — A com­ pletamento della nostra informazione precedente, la assemblea straordinaria della Ungarische Bank und Handels. A. C. ha votato l’aumento del capitale da 60 a 66 milioni di corone colla emissione di 15.000 azioni nuove di 400 corone, godimento ai 1° gennaio prossimo. La maggior parte di questi titoli è desti­ nata allo scambio delle azioni della Hungarische Ef- fekten und lndustrlebank, il cui capitale è di 15 mi­ lioni di corone e che si troverà assorbito dalla Un­ garische Bank und Hardels A. G.

Prestito di /ftosca. — La municipalità di Mosca ha chiesta l ’autorizzazione per la conclusióne di un prestito di 40 milioni di rubli destinati a lavori edilizi.

Prestito di Sfocccl-na. — La città ha concluso con un sindacato internazionale un prestito 4 % per cento di un milione di sterline. La metà è presa ferma dalla casa Hambro, di Londra, e l’altra metà da Banche locali.

(14)

ave-782 L ’ECONOMISTA

7

dicembre 1913

vano possibilità d’ impiegare fruttuosamente le loro economie.

Nuove Imposte di borsa In Olanda.— Ugo

verno dei Paesi Bassi presentava al Parlamento olan­ dese un progetto di legge che tende ad aumentare il diritto di bollo e la creazione di una tassa sulie operazioni di borsa.

Prestito di Toronto- — Questa città canadese ha collocato nel mercato di Londra 1.200.000 Lst. di obbligazioni consolidate 4 y2 % al prezzo di 97 y2 per cento. Il prodotto di questa operazione sarà de­ stinato al rimborso dei buoni del Tesoro, come al pagamento delle spese relative ai lavori pubblici,

Banca commerciale del Conjo. — L’esercizio chiuso al 30 giugno ultimo fa apparire an utile di 11.235 fr. che il residuo anteriore porta a 19.465, il che permette un dividendo del 5 per cento.

Banca Belga del Conjo. — Il dividendo con­ sentito agli azionisti sarà del 6 y> % come prece­ dentemente.

Banca ipotecarla franco ar jentina - Pari ji. —

Gli utili netti dell’esercizio scorso si sono elevati a 6.314.307 fr contro 3.636.260 fr. per l’esercizio pre­ cedente.

Serylzjo Belja di chéques Postali. — Le operazioni fatte nel novembre scorso ammontano a 172,666.242 fr. dei quali 67.985.717 di girata. I ti­ tolari dei conti al 30 sett. erano 4275 per un cre­ dito globale di 9,739.013 fr. Dopo l ’apertura del ser­ vizio (16 aprile 1913) il totale delle operazioni sorpassa il miliardo ed ammonta esattamente a 1,039,543,837 fr. dei quali 404.384 089 di girata iuterna.

Prestito di Praja.

11

prestito 5 per cento di 25 milioni di corone è stato emesso il 2 dicembre a 95 y2 per cento per le sottoscrizioni libere e a 95 % per cento per i titoli bloccati fino al 2 giugno 1914.

Mercato monetario e Rivista delle Borse

6 dicembre 1913.

L ’ andamento del mercato monetario europeo negli ultimi otto giorni porge scarsa materia a nuove osservazioni in quanto, oltrepassato il termine mensile, questo ha ripreso la precedente sua tendenza, in complesso favorevole, che dàbene a sperare perla liquidazione di fine d ’ anno, pur non incoraggiando la illusione di qualsiasi pros­ simo ribasso dei saggi. La mancanza di ritiri di metallo da Londra e l ’ affluenza della mag­ gior parte del nuovo oro sud-africano verso la Banca d ’ Inghilterra hanno continuato, affidando per una sempre più forte situazione dell’ istituto inglese. Il quale, per altro nella settimana scorsa ba visto declinare di circa Ls. 4/5 di milione il fondo metallico e di 1 */s milioni la riserva; ma la proporzione di questa agl’ impegni è salita da 54,40 a 5 5 ,1 0 % , contro 5 0 ,1 0 % un anno fa, quando riserva e metallo erano solo di poco in­ feriore al livello attuale. Il mercato londinese ha sensibilmente ridotto il suo debito verso la Banca e fatto fronté, aiutato anche dagli sborsi governativi, a importanti versamenti su nuovi titoli, mentre lo sconto libero declinava da 4 1L a M * %•

L ’ avvenire prossimo dei movimenti metallici di cui è centro la piazza di Londra, infatti, non ispira ormai inquietudini : da parte degli Stati Uniti, nonostante la tensione monetaria verifi­ catasi in questi giorni a New York (dove il

prezzo del denaro è salito a 6 % ), non si pre­ vedono ritiri, e il continente si astiene dagli acquisti pel mercato libero. Berlino, da un la­ to, se ha sospeso le sue rimesse, come lo mo­ stra il movimento retrogrado del corso della sterlina, non si presenta quale probabile im­ portatore di oro; Parigi, dall’altro, con tutta la tendenza mostrata sino a poco fa, ad assorbir­ ne, continua a impiegare provvisoriamente a Londra una parte delle sue disponibilità flut­ tuanti, in attesa di investimenti definitivi al­ l ’ interno, che tardano a offrirsi. Su qiièsti due mercati lo sconto è stazionario, a 4 % % sul primo e a 3 s/8 sul secondo, e gli istituti cent ali accentuano i vantaggi del proprio bilancio sulla situazione dello scorso anno.

Le condizioni del mercato del denaro come si è detto, e la generale esiguità delle posizioni specu­ lative incoraggiano le previsioni favorevoli sul passaggio al nuovo anno dei varii centri finan­ ziari, ma non sembrano incuorare gli operatori ad allargare fin da ora la cerchia della propria attività, nonostante la calma che ha regnato all’ orizzonte politico internazionale.

Egli è che si serba ogni energia per le nuove grandi sottoscrizioni di Stato attese da tempo, cui il mercato parigino pareva dover dare l ’ ac­ cenno di questi giorni, col nuovo grande pre­ stito nazionale, arenato, invece, proprio in vista del porto.

E il forzato rinvio che, con la crisi ministe­ riale di cui essa è stata origine, subisce rem is­ sione francese, oltre ad avere accresciuto il ma­ lessere della piazza di Parigi ha gravato in parte sulla tendenza delle altre Borse europee, sulle quali hanno anche agito altre cause deprimenti. Ci riferiamo alla indecisione e irregolarità mo­ strate dal mercato di New-York; alla impres­ sione sfavorevole prodotta dalle statistiche ame­ ricane del rame e dell’ andamento dei prezzi del ferro, che son state ragione o pretesto ai ri­ bassisti per premere sui corsi.

Mentre, però, i valori in generale, attraverso le oscillazioni subite, registrano perdite nella maggior parte dei casi, non rilevanti, i fondi internazionali, versò i quali si portano di pre­ ferenza le disponibilità in attesa di nuove oc­ casioni d ’ impiego, presentano, tolta la Rendita francese e qualche altra, sensibili progressi.

Anche il nostro Consolidato ha avuto un mer­ cato favorevole e chiude, così a Parigi come all’ interno, in buon aumento facendo contrasto col contegno irregolare dei valori. Fra noi le Borse, infatti, dopo aver esordito c o i grande fermezza e buona animazione, hanno rallentato in breve la propria attività, offrendo così mag­ giore sensibilità alla ripercussione della fiac­ chezza prodottasi a Parigi, salvo a riprendere 1 interrotto movimento ascendente verso la fine dell’Ottava, e permettere alla chiusura di avve­ nire, nella maggior parte dei casi, in guadagno.

C av. A v v . M . J. DE Johaknis, D irettore-respon sab ile.

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