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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.12 (1885) n.577, 24 maggio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XII - Voi. XVI

Domenica 24 Maggio 1885

N. 577

LA QUESTIONE FINANZIARIA

La Cam era in questi giorni si è occupata, com e era stato già prom esso dai giornali più autorevoli, delle finanze dello Stato. La discussione intorno al bilancio di assestam ento doveva, secondo le voci che correvano, d ar luogo ad un am pio e profondo esam e delle condizioni nelle quali si trovano le finanze dello Stato. Già più volte nell ’Economista ci siam o occu­ pati degli apprezzam enti che da qualche tem po si leggevano nei periodici più autorevoli del paese e non nascondem m o la convinzione che questi ap­ prezzam enti non tu tti tranquillanti sullo stato delle finanze ita lia n e , fossero direttam ente od in d ire tta­ m ente ispirati dai principali uom ini politici de! P a r­ lam ento. E siccom e pareva a noi a llo ra , com e ci pare ancora, che la vera, la sola sede anzi per di­ scutere dei più alti interessi del paese siano le C a­ m ere, esprim em m o il ram m arico che da così lungo tem po andasse perdendosi da parte della Assemblea elettiva la consuetudine di trattare a fondo sulla situa­ zione finanziaria; non ristam m o anzi dal m uovere rim provero all’ on. M agliani perchè non provocasse esso stesso una larga discussione affine di fare la luce sui dubbi che erano stati sollevati.

Egli è per questo ch e l’annuncio di u na battaglia finanziaria fu da noi accolta con p ia c e re , e giudi­ cam m o anzi che dovesse riuscire più interessante per ciò che la Com m issione G enerale del bilancio se m ­ brava discordante dalle idee del M inistro, Come cer­ cam m o di rilevare nel nostro ultim o n um ero.

S venturatam ente — diciam olo subito — i fatti non .corrisposero alle nostre speranze e confessiam o che —- m eno qualche lam po fugace —■ la discussione g en e­ rale avvenuta non ha portato quella luce che si pro­ m etteva da una parte e che si attendeva dall’ altra. Infatti si può dire che da due anni a questa parte fossero in cam po tre program m i finanziari, dei quali p er som m i capi accenniam o i diversi concetti, affine di poter meglio d im ostrare la verità del giudizio sopra form ulato.

Uno dei program m i era quello del M inistero, quale risulta dalle esposizioni finanziarie del M inistro Ma­ gliani e più ancora dai fatti da esso com piuti od accettati. Esso aveva per concetto generale di m an­ tenere il pareggio delle entrate colle uscite quanto p iù rigorosam ente fosse possibile, consacrando gli aum enti delle entrate prim a ancora che si verifi­ cassero, cioè appena fossero presum ibili, vuoi in aum enti di spese, vuoi in ¡sgravi di im poste, non senza escludere che a talune categorie di spese si potesse anche provvedere — si intende dietro auto­

rizzazione delle C am ere — m ediante aum enti di pas­ sività patrim oniali. E gli è ben vero che talvolta il M inistro Magliani parve desideroso e quasi risoluto di m antenere questo program m a in più ristretti li­ m iti, così da lasciare m inor m argine alle nuove spese # ed agli s g ra v i; ed a questi periodi di rigorism o | dobbiam o le dichiarazioni esplicite di chiusura del G ran libro del debito p u b b lic o , alle quali dichiara­ zioni l’Economista fece p la u so ; e dobbiam o lo splen­ dido e vibrato discorso che l’on. M inistro pronunciò al chiudersi della discussione ag raria. Ma non sap­ piam o se per ¡scarsa energia del M inistro, o per so­ verchiarne volontà di altri m em bri del G abinetto, ò un fatto che questi periodi di rigorism o furono passeg­ g eri ed inefficaci. 11 G ran libro del debito pubblico non si chiuse ; e le accentuate parole sui provvedi­ m enti p er la crisi agraria si tradussero in conces­ sioni ed in prom esse, tanto m eno lo d ev o li, quanto m eno efficaci allo scopo.

Il secondo dei program m i a cui alludiam o, à quello che ebbe interpretazione specialm ente nei pe­ riodici l’Opinione, la Perseveranza e il Diritto, e alla C am era p er mezzo di molti deputati di tutti i partiti, i quali non lodavano l’indirizzo finanziario dell’on. Ma­ gliani, perchè troppo corrivo nella dim inuzione delle entrate e n ell’ aum ento delle spese, e dom andavano che si desse al bilancio m aggiore elasticità. Ma viceversa questi stessi oppositori, quando si d eter­ m inavano a spiegare la parte positiva del loro p ro ­ gram m a, scoprivano troppo facilm ente il lato debole poiché si com prendeva che essi stessi dom andavano tanti altri sgravi e tante altre nuove spese da con­ sum are tutta e forse più di quella forza del bilan­ cio che rim proverano a ll’ on. M agliani di non aver conservata. È chiaro quindi che questo secondo pro­ gram m a non aveva — come in altre occasioni cer­ cam m o di dim ostrare — che una differenza di forma con quello dell’on. Magliani. Infatti per la elasticità, p er la forza e per la consistenza del bilancio poco im porta che gli aum enti delle entrate siano consa­ crati a questa od a quella spesa, a questo od a quello sgravio. Il nostro paese ha ancora tanti e così u r­ genti bisogni da soddisfare, che innum erevoli si p o s­ sono dim ostrare le spese delle quali è giustificabile la necessità. Si potrà in alcuni casi discutere sul grado di tale necessità, m a di fronte al bilancio ed alla sua elasticità è u na questione del tutto secon­ daria se lo sgravio sia piuttosto sul sale che sulla im posta fondiaria^ se la spesa sia per la m arina m ercantile piuttosto che per le u niversità.

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ipotecas-322 L’ E C O N O M I S T A 24 maggio 1885

sero di aum enti naturali delle entrate, m ediante sgravi anticipati, o m ediante n u ove spese, ma si lasciasse che il bilancio ogni anno avesse un m argine ab b a­ stanza largo per dare da sè un avanzo delle en­ trate sulle uscite. A ccennavasi a non troppa solidità delle entrate stesse che potevano p er v arie ragioni soffrire im provvisam ente delle dim inuzioni, accen­ navasi a soverchia ristrettezza di molti articoli di spesa, da cui potevano n ascere motivi p er accrescere le uscito. I fatti avvenuti di alcuni disastri parziali prim a — com e le inondazioni nel veneto — e negli ultim i tem pi delle condizioni sanitarie da una parte, della spedizione alfricana dall’ altra, parevano d ar m olto valoro a questo terzo program m a che era v eram ente divergente dalla via sin qui seguita dal- I’on. M agliani. Aveva incom inciato — se non erria­ m o — ad av e r vita questo indirizzo, per mezzo della relazione sul bilancio dell’ entrata 1 8 8 4 -8 5 ,scritta dall’on. Sonnino, e per mezzo dei discorsi dallo stesso deputato pronunciati alla C am era in varie occasioni.

Ora noi veram ente credevam o che la C am era fosse im paziente di discutere I’ argom ento e crede­ vam o di vedere le tre categorie di cam pioni bat­ tersi tra loro vivam ente. S peravam o che dalla lotta il M inistero avrebbe ricevuta luce sufiìcente per r e ­ golare la sua condotta, ed il M inistro Magliani in particolar forza ed energia per ribadire quei prin- cipii di rigorism o, a cui in qualche occasione aveva alluso chiaram ente.

I nostri letto ri leggendo i resoconti della C am era avranno facilm ente veduto che tale aspettativa fu delusa. La C am era non ha discusso che fuggevol­ m ente dell’indirizzo finanziario; ha occupati molti giorni a discutere gli atti am m inistrativi del M ini­ stero, ai quali poteva benissim o consacrare tutto al più qualche m inuto, specialm ente se, com e apparve dalla.votazione unanim e, tu tti erano d’ accordo. Ma i sostenitori di altri sgravi e di altre spese che non sieno q uelle fatte o prom osse dal M inistero non si fecero vivi. I sostenitori di u na m aggiore elasticità del bilancio tacquero. Solo l’ onorevole C rispi, con encom ievole franchezza, d ichiarò che voleva un bi­ lancio forte e sicuro : non nascose il pentim ento di aver votata la abolizione della tassa sul m acinalo, aggiunse che 1’ erro re doveva ren d erci più esperti p e r l’ avvenire, e non rifuggì a parlare di nuove im poste p er consolidare il bilancio.

A nostro cred ere, il discorso dell’onorevole Crispi doveva essero la base della discussione, ma la Ca­ m era non accolse la iniziativa, nè il M inistro seppe condurla a tra tta re 1’ argom ento dal punto di vista veram ente elevato nel q u ale l’aveva posta il depu­ tato di P alerm o. La C am era ed il M inistero si oc­ cuparono per tre giorni di u na questione bizantina sulla interpretazione di u n articolo della legge di contabilità ; gli uni asserendo che dovesse in te rp re­ tarsi in un m odo, gli altri studiandosi di dim ostrare che doveva bensì in te rp retarsi nel modo stesso, ma che non era stato m ale in terp retarlo in modo di­ verso. F inirono a trovarsi tu tti d’ accordo nel voto, dichiarando però di votare con anim o ed intendi­ m ento diverso.

E così rim angono le tenebre. Nè v arrà a portare la luce il troppo ritardato tentativo dell’on, Sonnino S id n ey il quale volle rin n o v are le sue acute consi­ derazioni sulla finanza a proposito dell’ articolo se ­ condo della legge di assestam ento del bilancio. Ot­ te rrà tutto al più una risposta dal M inistro, ma avrà

egli p u re evitato un am pio svolgim ento della q u e­ stione quale poteva e doveva aver lu o g o , p er co­ stante consuetudine della C am era duran te la discus­ sione generale della legge. A vrem o dei discorsi isolati, ma non dei criteri precisi. E dom ani fuori del P arlam ento si ricom incerà a discutere la questione finanziaria allo stesso modo che si è fatto fino a qui, senza che il program m a del M inistero sia stato rafforzato da un voto, senza che gli oppositori ab­ biano osato form ulare il loro. E gli uni diranno che le finanze rovinano, gli altri che sonò solidissim e, ed il pubblico concluderà che anche le questioni finan­ ziarie sono diventate in P arlam en to questioni non serie.

QUESTIONE MONETARIA

La Società d’E conom ia politica di P arigi nella sua adunanza del 5 maggio ha discusso il seguente tema: la Francia ha interesse a prolungare l'unione mone­ taria latina ? E intrinsecam ente e per le cose dettevi l’argom ento ha troppa im portanza p er l’Italia perchè non esam iniam o un poco i discorsi pronunziati in quella adunanza, alla q uale assisteva anche il sena­ tore P ierantoni.

In questa riunione hanno parlato i signori S ay, De P a r ie u , C e rn u s c h i, Monteau , lu g la r , Sim oniu, | B roch, D ucrocq ; ma quello di cui vogliam o qui so­ prattutto occuparci è il discorso del Sig. C ernuschi, il quale ha riconferm ate le sue convinzioni radicali su questo proposito, aggiungendo anche nuovi a r ­ gom enti.

L’ on. C ernuschi osserva che tutte le operazioni di banca tra la F rancia, Inghilterra, O landa, G erm ania, Stati U niti, A u stria , R u ssia , Spagna, ecc., si re g o ­ lano esclusivam ente in oro, e vuole che sia lo stesso p er le operazioni di borsa tra il B elgio, l’Italia, la F ra n cia ; e per lui, b im etallista, trova di più sem ­

plicissim a questa idea.

Noi v eram ente la troviam o inconciliabile od al­ m eno in qualche contraddiziane col sistem a a doppio tipo che lo stesso sig. C ernuschi accanitam ente di­ fende, ma ci lim itim o a p relu d er atto di questa n u ova form a' di bim etallism o ò gobbo, o sciancato che esser si voglia.

In teressante assai è il punto nel q uale il sig. C er­ nuschi parla della liquidazione degli scudi. I nostri lettori conoscono la questione poiché ne abbiam o p ar­ lato nel num ero 575 dell’ Economista. Il sig. C ern u ­ schi dom andò all’ adunanza il perm esso èli parlare della liquidazione degli scudi sotto form a di apologo e disse :

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24 maggio 1885 L ’ E C O N O M I S T A 323

ogni genere (emissione di 340 m ilioni di biglietti di piccolo taglio in Italia; form azione di un portafoglio di 80 milioni sull’estero nella banca belga, ecc.). Ed eccoci al term ine del contratto, e si viene a dire alla F ra n cia : « le nostre vacche si n u tro n o da voi, esse m angiano la vostra erba e noi vendiam o la n ostra. E una grande perdita per voi, ma è un grande g u a ­ dagno per noi. P erciò desideriam o lasciare le cose allo statu quo ; rinnoviam o il contratto di reciproco pascolo. Ma se mai voi rifiutaste di rinnovarlo, noi rifiuterem m o di ritirare le nostre vacche. » E in che m o d o ? « Il modo di liquidazione non è stip u lato ; non è stato detto che noi dobbiam o ritira re le nostre vacche al term ine del contralto. »

Il sig. C ernuschi dopo questo apologo conclude af­ ferm ando che la tesi presentata dall’ Italia è inac­ cettabile; il contratto di circolazione reciproca è stato stipulato per un certo tem po, non però per la per­ petuità. Se aveste il diritto di rifiutare la ripresa dei vostri scudi, voi non avreste bisogno di dom andare come lo fate il rinnovam ento della convenzione, rin ­ novam ento che avrebbe precisam ente per effetto di im pedire che la F rancia possa sbarazzarsi dei vostri scudi.

Q uesto il concetto del sig. C ernuschi espresso in form a nuova, ma non nuovo nella sostanza. Ci sia perm esso fargli una sola dom anda :

A m m ettiam o per un m om ento applicabile in ogni parte il suo apologo, am m ettiam o che la F rancia sia la più grande delle tre praterie, ed am m ettiam o an ­ che che le vacche italiane e helghe sieno attratte verso la prateria fra n ce se; infine am m ettiam o pure che nulla sia stato stipulato nelle convenzioni prece­ denti per la liquidazione degli scudi. R egge per questo l’apologo del sig. C ernuschi ?

Non regge perchè egli stesso am m ette che prim a della fine della convenzione debbano le parti con­ traenti stipulare il m odo di liq u id az io n e, al che le parti stesse non si rifiuteranno certam ente. Se il sig. C ernuschi non am m ettesse la necessità di questo nuovo contratto rivolto a disciplinare il ritorno delle vacche nelle due praterie, egli am m etterà l’assurdo d ie cioè il m attino del 1° gennaio 1 8 8 6 , o meglio la mezzanotte tra il 31 decem bre 188 5 ed il prim o gennaio 188 6 la F rà n cia potesse respingere al di là del confine tutte insiem e le vacche italiane e belghe anche a costo di creare una tal confusione da m et­ tere a rischio la pace e la tranquillità dei pastori francesi. Che se il sig. C ernuschi am m ettesse, com e deve am m ettere per logica ragione, che non debba il ritiro degli scudi esser fatto allo scoccare d el­ l’istante in cui la Convenzione 1878 term ina, è na­ turale che occorra stabilire un term ine, e questo te r­ m ine di quanto può e deve essere ? — P erch è sei mesi e non sei anni.? Chi può- im p o rre ad una delle parti contraenti di accettare la legge dell’altra, quando si tratti di stabilire il term ine di un nuovo contratto? Noi vorrem m o che da qui a qualche settim ana un fatto qualsivoglia rialzasse così il prezzo dell’argento da attrib u ire ad esso u n rapporto inferiore al l o ’ /2 ; e vorrem m o vedere se il sig. C ernuschi am m ette­ rebbe che l’Italia ed il B elgio dicessero alla F ra n c ia : ora che gli scudi d ’argento valgono più dell’oro, il prim o gennaio 188 6 dovete darci indietro tutti i no­ stri scudi e noi vi darem o altrettanto oro. Q uanta logica, quante argom entazioni, quanti apologhi, quanta vivacità di linguaggio non troverebbe il sig. C ernuschi p er dim ostrare la ingratitudine di questi contraenti

che dopo aver lasciate pascolare le vacche m agre nel prato francese , le vogliono subito indietro ora che fossero ingrassate ! E il sig. C ernuschi av re b b e ra­ gione poiché quando una società qualsivoglia non ha fissati i modi di liquidazione al m om ento in cui si è costituita ha diritto di fissarli prim a di sciogliersi e le parti contraenti debbono in proposito accordarsi. P erchè adunque vuole il sig. C ernuschi im p o rre al­ trui un danno, quando nessuna ragione obbliga il con­ traente a sopportarlo nel m odo p eg g io re?

Non regge poi l’apologo del sig. C ernuschi per una altra ragione. Fino ad ora nei concetti che dom ina­ rono i contraenti si fu che 15 1/2 d ’argento valesse

uno d ’ oro. Ed è per questa ragione che gli scudi italiani passarono num erosi in F ra n cia . La liquida­ zione dom andata con tanta insistenza e subito a che risultato potrebbe co n d u rre se l’Italia ed il Belgio pagassero gli scudi d ’argento con altrettanta m oneta legale d’argento a 1 5 - 1/* ? Non sarem m o in un cir­ colo vizioso, in u n giuoco non se rio ? E d ’altronde chi potrebbe obbligare F ran cia e Belgio a pagare gli scudi con dell’oro, se la base della Convenzione m o­ netaria fu sem pre di ritira re gli scudi a pieno titolo m oneta pagatrice quanto l’oro al rapporto del 15 ^2?

Si com prende benissim o il desiderio della F ra n cia di liberarsi dalla m assa di argento che tiene nelle sue casse. La sola Banca di F ran cia ne ha p er più di un m iliardo che soffre il deprezzam ento del 20 per cento. Ma da questo legittim o desiderio di d i­ fesa m ediante il quale, viene ad essere evitata una perdita, a volere im p o rre tutta questa perdita ad un altro paese, ci pare corra m olta distanza e m olta giustizia !

L ’ Italia non può av e r negato di trattare per uu accordo sul modo di liquidazione; tanto se si rinnovi com e se abbia a cessare la C onvenzione; ma deve essersi rifiutata, e l ha fatto benissim o, e deve m a n ­ tenere il suo rifiuto, di accettare le condizioni che le venissero im poste senza discuterle e senza esa­ m inare, se 0 no, sieno sopportabili al paese.

Lo ripetiam o se l’argento rincarasse e da 1 a 20 passasse a 1 .14 la F ran cia ci renderebbe subito senza condizioni i nostri scudi dietro nostra richiesta? — 0 non dom anderebbe di fissare d ’accordo le condi­ zioni della liquidazione ?

Q uesto è il punto sul quale vorrem m o sentire il p are re 0 l’apologo del sig. C ernuschi.

Che noi siam o quanto altri mai solleciti degli in­ teressi delle classi che vivono del lavoro, i nostri let­ tori lo sanno. F ino dalle origini del nostro periodico abbiam o con sincera cura studiati i vari aspetti sotto cui la questione operaia si presenta a’ dì nostri.

R ecentem ente tornam m o a sostenere la giustizia e la convenienza di affrettarsi a m utare la legislazione che in m ateria di scioperi vige in tutta Italia, eccetto nelle provincie toscane.

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324 L ’ E C O N O M I S T A 24 maggio 1885 Ciò non toglie però che la citata sentenza tratti

delio sciopero com e di un vero reato di per sè stante, tanto è ciò vero che trova che altri fatti diretti a fine diverso da quello di lare alzare le m ercedi, com e ad es., il cercare di allontanare operai di al­ tre regioni, ricadono forse sotto titoli di reato più gravi, che noi sarem m o curiosi di conoscere, sem - prechè s’ intende, non si sieno adoperate violenze o m inaccie. Il v enire a parlare di fratellanza fra o pe­ rai di d iverse regioni ò nobilissim a cosa senza dub­ bio, ma non fa al caso. Qui si tratta di sapere quali atti si possano colpire con una legge penale. A n­ ello le U nioni inglesi sono tu tt’altro che anim ate da un sentim ento di fratellanza verso tutta la c las­ se operaia ; taluna fra loro giunse ad obbligare uii principale a licenziare un ragazzo, -che era d o t ­ tavo figlio di u na m adre vedova, solo perchè non unionista, tantoché il Mill diceva che l’unionism o si m ostrava con sim ili atti contrario a tutte le più no­ bili aspirazioni della dem ocrazia m oderna. Ma per questi fatti la legge inglese non pensò mai a punire le Unioni ; poiché u n ’associazione che accetta di la­ vorare per u n industriale a patto che non riceva operai che non le appartengano, non offende i diritti di alcuno. Del resto, per tornare allo sciopero, dim ostram ­ mo già che l’abbandono del lavoro è di per sè un fatto lecito, nè più nò m eno di quello della chiusura delle officine per parte dei principali.

Ma la sentenza, in conform ità della pessima legge che ci governa, dichiarava che lo sciopero in questo caso era un reato perchè la causa non ne era stata r a ­ gionevole. I contadini nel periodo corrispondente del l’anno scorso ricevevano invero un salario da L. 4,25 a L. 4,4 0 , m en tre ora ne ricevono uno da L. 4,40 a li­ re 1,20 ma considerando le condizioni presenti esso non poteva, secondo il tribunale, sem b rare insufficiente. Noi non v orrem m o sostenere che i più fra i proprie­ tari siano in u n letto di rose, ma vorrem m o anche chiedere se la loro incuria e la loro im previdenza non furono singolari quando i tem pi erano migliori e quindi se non raccolgano oggi i fru iti di ciò che hanno sem inato. Non sappiam o perchè si trovi n aturale che un industriale che ha fatto m ale i suoi affari, abbia scarsi profitti e m agari sia in perdita, e le nostre v i­ scere si abbiano a com m uovere unicam ente quando i p roprietari di te rre veggono scem ati i loro proventi. Che poi ci si debba m aravigliare che' quell’ esiguo salario sem bri insufficiente a chi deve v iv ere con esso, in verità non ci p ar cosa ra g io n e v o le , e per parie nostra ci sentiam o inclinati a d iv id e re quella opinione. M a non è quistione di ciò. Noi neghiam o al m agistrato la com petenza p er giudicare la ragio­ nevolezza o m eno delle cause che determ inarono lo sciopero; gliela neghiam o com e gli negherem m o quella di giudicare se fu ragionevole la causa che indusse un proprietario a licenziare i suoi lavoranti. Lo Stato non deve accordare privilegi ad alcuno. Se i pro­ prietari crederanno di non poter cedere alle dom ande dei contadini, abbandoneranno la coltura delle terre, se non trovano da venderle ; se i contadini, persuasi dal bisogno ad accettare più miti salari, torneranno al lavorò, non ci sarà egualm ente nulla da dire. Lo S tato deve tu telare im parzialm ente i diritti di tutti; il resto non è aliar s u o , ma da accom odarsi dalle parti contendenti. Noi siam o tanto convinti di ciò che nella stessa questione dei tribunali dei probi—v i r i , crediam o bensì che lo S tato debba dare forza ese­ cutiva alle loro sentenze quando l’arb itrato sia stato

liberam ente accettato dalle parti, ma non crediam o che debba essere in alcun caso sostituito alla g iu ri­ sdizione ordinaria, nè che il G overno abbia ad en­ trare in alcun modo nella sua com posizione, se non gli si vuole far perdere gran parte del vantaggio m orale che può deriv arn e.

Q uesto abbiamo voluto dire per conferm are che noi siam o pronti ad appoggiare sem pre e in ogni oc­ casiono le eque dom ande dei lavoranti. Ma non pos­ siam o certo am m ettere che a favore di essi si stabi­ liscano dei privilegi, com e il progetto di legge in discussione alla Cam era e rig u ard an te gl’ infortunii sul lavoro farebbe invertendo l’onere della prova, e non saprem m o am m ettere del pari che ci si vengano a dom andare m isure protezioniste, portando p er ra ­ gione l’ interesse degli operai. I quali anzi gioverebbe si persuadessero che quei privilegi e quelle m isure si risolverebbero in fin dei conti in un danno per loro.. Q uanto al prim o punto, si potrebbe osservare che il gettare in ogni caso addosso al com m ittente l’onere della prova, e lo stabilire pure in ogni caso la soli­ darietà dei proprietari, dei com m ittenti e dei loro preposti,' potrebbe allontanare molti capitali da utili im prese con danno evidente degli operai.

Q uanto al secondo punto, ci piace p ren d ere bre­ vem ente in esam e due lettore che vennero pubblicate nei giornali di L om bardia, una del sig. R edaelli o l’altra dell’on. Maffì, al quale il prim o si era in d i­ rizzato.

Il sig. Redaelli si fa in terp rete dei bisogni e dei voti del quarto Stato, e nota che tra le classi di operai più travagliate da incerto lavoro, vi sono quelli dati alle industrie m eccaniche. E gli dice che la concorrenza estera fa sì che g l’ italiani rico rran o alle officine u ltram ontane allettati dall’apparente eco­ nom ia, e deplora che si schernisca quasi inabile il produttore italiano. Il m ale si è, secondo lo scritto re della lettera, che le tariffe doganali sono troppo basse e sui caratteri da stam pa che vengono dall’ estero v orrebbe alm eno u na tassa di 100 lire al quintale, com ’ è p er le categorie « metalli in lavori diversi. » L’on. Maffi dichiara di approvare le idee espresse nella p red etta lettera e si duole che l’arte tipografica sia trib u taria dello stran iero . Egli riconosce che alla iniziativa privata bisogna chied ere scuole professio­ nali, e fin qui s ia m o . perfettam ente d ’accordo, ma lam enta il trattam ento doganale secondo lui ingiusto per le m acchine a vapore e pei caratteri tipografici di fronte ai prodotti di altre industrie m eno utili, e non esita a raccom andare la proposta del sig. Re- daelli alla Com m issione governativa incaricata della revisione della tariffa doganale.

Indi soggiunge :

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24 maggio 1885 L’ E C O N O M I S T A 325 quintali 4 5 4 di caratteri a lire 3 8 0 , e quintali 475

a lire 575; nel m edesim o tem po l’Italia ne esportò 290 a lire 3 2 0 e 195 a lire 315 per quintale.

« Lascio per brevità tutti i p articolari e vengo alla conclusione : le poche cifre esposte provano che se l’Italia ha poca fede di sè stessa e va all’ estero ad o rdinare i caratteri da stam pa, vi sono degii stra­ nieri che ci conoscono meglio di quanto ci co n o ­ sciam o noi m edesim i, e vengono ad offrirci la loro clientela, ed infine che se a noi piace, per avere i prodotti degli altri spendere lire 3 8 0 o 375, agli altri m eno gonzi, piace spendere lire 3 2 0 o 5 1 5 p er avere i nostri. »

Ci siano perm esse brevi considerazioni. In fatto di m acchine è verissim o che m olli tipografi ric o r­ rono all’ estero, m a è anche vero che le m acchine estere costano in generale più delle nostre. Se dun­ que essi si sottopongono a questa m aggiore spesa, si è perchè le m acchine nostre, salvo alcune ecce­ zioni, sono di gran lunga inferiori e si guastano presto, onde quel sacrifizio è più che com pensato. R iguardo ai caratteri poi si può rip etere lo stesso ragionam ento. S e .i nostri fossero sem pre pari per bontà a quelli di fuori, dal m om ento che il loro prezzo è m inore, non ci sarebbe una ragione al m ondo per non servirsi della industria nazionale. Se ciò non è, vuol dire che, per quanto siam o in pro­ gresso, restiam o ancora addietro ad altri paesi.

Se il dazio si elevasse quanto gli scrittori delle lettere in questione pretenderebbero, certo questo sarebbe u n modo eccellente per obbligare i consu­ m atori a com prare in paese, ma è evidente del pari che sarebbe vano il chiedere all’iniziativa p rivata le scuole vagheggiate dall’ onorevole Malli, poiché sa­ rebbe tolto lo stimolo ad ogni perfezionam ento.

D’altra parte l’onorevole Malli non si accorge che, proteggendo il fonditore di caratteri, si peggiorerebbe la sorte del tipografo, e che am m esso che gli operai avessero da una parte m aggior lavoro, ne perde­ rebbero dall’altra, poiché i prodotti di una industria resi più cari artificialm ente equivalgono a u na di­ m inuzione nella dom anda e nel consum o.

E doloroso dover sem pre toccare lo stesso tasto, m a è p u r necessario ripetere certe cose « in fin che il danno.... d u ra ». Che i proprietari o gl’indu­ striali tirino fuori tutte le vecchie arm i arrugginite dagli arsenali della protezione, si capisce perchè com battono per le are e pei focolari. Ma che uom ini che giustam ente si onorano di essere operai e che sono chiam ati fino in seno alla nazionale rappresen­ tanza, per difendere gl’ interessi della classe a cui appartengono si lascino ingannare dalle frasi di co­ storo e li aiutino nella cam pagna d iretta a provocare un rin ca ro della vita, è cosa v eram ente singolare e che ci fa lam entare anche una volta che non si pensi a diffondere con ogni mezzo tra le classi la­ voratrici la conoscenza delle p rincipali verità eco­ nom iche, che dim ostrate dalla ragione han trovato la più larga conferm a nella esperienza.

DIRITTO FERROVIARIO

§ l . ° — La ditta H artleben di V ienna ha in tra ­ preso u na serie di interessanti pubblicazioni relative alle strade ferrate. Il sesto volum e uscito da, poco tratta del diritto ferroviario austriaco ed è dovuto al

I dott. Ila b e re r, che già contribuì a questa raccolta col volum e secondo, dove delineava la storia delle fer­ rovie.

L ’aforismo classico: ex facto ius o ritu r, trova qui una delle più splendide sue esplicazioni. P erocché questo fatto principalissim o del secol nostro, l’ intro­ duzione delle strad e ferrate, creò in breve tempo tanta m olteplicità e varietà di rapporti giuridici nuovi ed im periosi, innanzi a cui, sì nel diritto pubblico che nel diritto privato, dovettero presto riconoscersi im potenti le vecchie legislazioni ed i veeclii ordina­ m enti, e fu quindi forza escogitare un diritto nuovo. P ersino istituti g iu rid ici che oggi hanno vita propria ed estendono la loro cerchia d’azione a rapporti so­ ciali di ben altra n atura, ebbero il loro vero svolgi­ m ento, se non la stessa origine, dalla creazione delle strade ferrate. Tali sopratutto la società anonim a e l’espropriazione.

Collo svilupparsi, col crescere degli in teressi che abbisognano di n o rm e regolatrici, si venne così com­ plicando questa legislazione speciale. E la difficoltà di bene orientarsi in mezzo ad essa spiega i tentativi qua e là iniziati p er raccogliere, sistem are, spiegare gli sparsi elem enti del diritto ferroviario. A questa ten­ denza dobbiam o il nuovo lavoro dell’ H aberer, com e l'altro dello S ch rò tte r *) pu r recentissim o sul diritto ferroviario prussiano.

Ci piace riconoscere che il concetto fu da am bedue, sebbene con diverso m etodo, tradotto in atto molto diligentem ente. E n tram b i in fatti seguono colle loro indagini tutte quante le fasi, tutti gli accidenti a cui la vita giuridica ferroviaria dà m anifestazione; talché p u r esponendo legislazioni vigenti in altri paesi, ci fanno accorti che negli stessi punti, negli stessi ob­ bietti, benché con form e difi’erenti, p u r si sostanzia il diritto nostro.

Le ragioni p er le quali, diversam ente da ciò che succede nel diritto civile, tende alla m assim a som i­ glianza se non all’ uniform ità nei vari paesi il diritto com m erciale, diventano anco m aggiori rig u ard o alla legislazione ferro v iaria. In alcune p arti di questa anzi si fa ogni giorno più se n tire il bisogno d’ una uniform ità asso lu ta ; è una legge di progresso che tende a perfezionare viem m eglio T uso dei mezzi di com unicazione. Com e già nell’ evo medio fu la n a­ vigazione che diede l’ im pulso ad avvincere i vari popoli nella m edesim ezza dei principii giurid ici; spetta nell’età nostra alle strade ferrate di dare nuova im ­ pronta a quell’ opera di civiltà e di fratellanza. P e ­ rocché poco v arreb b e che con tanti sforzi e sacrifizi s’aprano le b a rrie re che ci separano gli u n i dagli altri, poco v arreb b e che con sublim i audacie si fac­ ciano pressoché scom parire le distanze, quando con m alaccorti ordinam enti ne paralizzassim o gli effetti continuando a m antenerci di fronte com e stranieri.

§ 2 . ° — Un p r o g r a m m a n i d i r i t t o f e r r o v i a r i o - Au s t r i a Un g h e r i a. — Il dott. H aberer nel presen­

ta re il suo quadro si inspirò a! criterio strettam ente giuridico, al form alism o, può dirsi, del diritto com une; e sotto questo aspetto giova quindi m eglio dello S c h rò tte r a porgere l’ idea del posto che la nuova legislazione piglia in seno al ju s recep tu m .

Egli infatti s’attiene alla classica distinzione di G iustiniano e tratta in tre parti distinte delle

per-M Ha b e r e r— Das Oesterreichische Eisenbalinrecht

1885. — Sc h r ò t t e r — Das Preussische Eisenbahn-

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326 L ’ E C O N O M I S T A 24 maggio 1885 sone, delle cose e delle obbligazioni : aggiunge in

fine la procedura, distinguendo le form e di questa dalle autorità innanzi a cui procedere. Con tanto am ore al form alism o, che qualche volta lo trae ad analogie forzate, è m eraviglia che l’abbia offeso in­ tercalando dopo le tre prim e parti una quarta cbe concerno i registri ipotecari ; m entre avrebbe potuto dirn e benissim o nella terza parte delle obbligazioni, com e fa il nostro codice civile.

L’opera sua costituisce un vero p rogram m a del diritto ferroviario, e sotto questo aspetto ha valore non soltanto p e r il diritto positivo austro-ungherese, m a eziandio p er la scienza giuridica in sè stessa.

Le persone.

% 3.° — Di s t i n z i o n e d e l l e f e r r o v i e - o r i g i n e e c e s s a z i o n e. — Dal punto di vista soggettivo le

am m inistrazioni ferroviarie sono istituti governativi o privati e la distinzione dipende unicam ente dalla qualità di c h i ha l’ e s e rc iz io , poco im portando a spese di chi avvenga la costruzione. O ggettivam ente poi, secondo la n atura dell’esercizio, distinguonsi le ferrovie di interesse pubblico e privato nello stesso senso della nostra legge sui lavori pubblici (a rt.206).

L ’esistenza giuridica delle ferrovie esige apposita m anifestazione della volontà del G overno. La quale per le am m inistrazioni governative risu lta 1° da una legge con cui lo Stato dichiara di voler costruire ed esercitare date linee ; 2° dall’attuazione c h e ne fa il potere esecutivo. Q uanto alle am m inistrazioni private, esse devono l’esistenza propria alla concessione che lo S tato ac co rd a; concessione in senso stretto se lo Stato non fa che delegare unilateralm ente nell’interesse pub­ blico la propria facoltà di co stru rre una data v ia ; in senso ampio se l’atto stabilisce anche diritti e doveri reciproci fra Stato e concessionario. P er la conces­ sione occorre u n decreto im periale; tranne riguardo alle ferrovie di interesse privato ed alle ippoferrovie p er le quali basta un decreto m inisteriale : le ferro ­ vie per le m iniere non abbisognano di speciale con­ cessione, essendo esse costrutte in base alla legge m i­ n eraria. S e però nella concessione lo Stato assum e im pegni finanziari, essa non può allora essere accor­ data se non per legge. P er le ferrovie che passano oltre ¡confini dello Stato, si provvede con trattali in­ ternazionali, in ¡specie quanto alle stazioni di confine. § 4.° — C om e' si estingue l’im presa ferroviaria ? Se governativa, m ediante legge che affida l’esercizio alla industria privata ; altrim enti coll’estinguersi della Concessione. La quale finisce a) per legge colla d e ­ voluzione alla scadenza del te rm in e, colla decadenza p e r inadem pim ento de’patti, anche ad es. se la linea non sia costrutta nel tem po prefisso; b) per contratto col riscatto già previsto nella concessione dopo un dato periodo (3 0 anni di solito) o p uram ente facol­ tativo alle parti ; colla fusione di due o più società alla quale però occorre il consenso del G overno ; colla rinuncia alla concessione da parte dell’im presa, c) per incapacità giuridica dell’im presa se ad es. il c a ­ pitale scem a sotto il lim ite legalm ente necessario al­ l’esistenza, se avvenga il fallim ento o lo scioglim ento per altri m otivi. T en e n d o m eno la fiducia personale che è la base della concessione, p u r questa deve ces­ sare e non può passare agli eredi, nè ad un procu­ ratore.

§ 5 .° — Colla concessione vera non va confusa quella prelim inare o, com e dice la nostra legge, il perm esso di fare gli studi sul terren o . L ’ accordare

quest’ ultim a spetta al M inistero del C om m ercio (da cui com e è noto dipendono in A ustria le ferrovie) sentito però (è degno di nota) il M inistero dell’ In ­ terno e quello della G uerra. Il perm esso vale tu tt’al più per un anno quanto alle ferrovie locali, per sei mesi quanto alle p rin cip ali; ma la validità può essere prorogata a determ inate condizioni, richieste per pro­ vare la serietà dell’im presa. D iversam ente cbe da noi, esso può im plicare vera espropriazione, com e si scorge dalle particolari n o n n e inserite nelle leggi sull’espro­ priazione : nell’ austriaca del 18 febbraio 1878, nel­ l’ungherese del 1868. L ’ austriaca in dati casi (atter­ ram ento di a lb e ri, di m u r i, ecc.,) autorizza i pro­ prietari a richiedere che intervenga prim a l'au to rità a decidere sulla necessità della cosa, com e pure ad esigere il deposito d ’ una cauzione; l’ungherese non riconosce loro se non il diritto di ottenere a suo tem po il giusto risarcim ento. In A ustria pensa il M inistero per far conoscere l’avvenuta concessione prelim inare alle autorità locali, in U ngheria deve provvedervi il concessionario. A nche là, come da noi, essa non le­ gittim a nessun diritto di prelazione.

§ 6.° — Di r i t t i e d o b b l i g h i. — L ’esistenza del­

l’im presa ferroviaria porla seco im m ediatam ente al­ cuni diritti e doveri ; i quali riguardano in particolar modo le ferrovie private. Soltanto allorché trattasi di regolare l’esercizio e sorgono speciali rapporti verso i terzi, si identifica la posizione giuridica delle fer­ rovie private e di quelle governative. P erocché quanto al resto, avendosi in m ira unicam ente di garan tire l’in­ teresse pubblico, il fatto stesso che l’am m inistrazione spetti al G overno, (teoria econom ica discutibile) as­ sicura l’adem pim ento di tale scopo e dispensa dallo stabilire apposite disposizioni.

§ 7° — Di r i t t i. — V enendo adunque alle fer­

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24 m aggio 1885 L’ E C O N O M I S T A 327 § 8 .° — A ltra fonte di diritto sta nei singoli atti

di co n cessio n e, i quali sogliono contenere alcune clausole di natura generale, che orm ai form ano un diritto com une. Così il concessionario è autorizzato a costituire una società anonim a (il rapporto delle obbligazioni alle azioni è fissato di volta in volta dal G overno in relazione ai la produttività probabile delle linee, in guisa che veggasi assicurato il pagam ento degli interessi alle obbligazioni). Così p u re sorge il diritto di stabilire agenzie com m erciali all’interno e all’estero ; di provvedere secondo il bisogno a sp e­ ciali mezzi di trasporto (sui laghi, sui fium i, e c c e ­ di variare i prezzi di tariffe al disotto dei m assimi (la legge 15 luglio 1877 unificò i prezzi per i viag­ giatori) conservando però l’egual trattam ento a tutti coloro che sono nelle stesse condizioni ; di che sta m allevadrice la pubblicità richiesta p er le tariffe e per i contratti ad esse relativi, toltine però quelli di concorrenza coll’estero.

D iritti speciali che le concessioni garantiscono ai singoli concessionari sono principalm ente quelli pel­ la prelazione rispetto a certe linee: patto spinoso m assim e di fronte alle crescenti nuove costruzioni, ond’ è bene vedere che lo si v a lim itando nei più ristretti confini. S ’ aggiungano i favori finanziari: sovvenzioni (in doni o in lavori), garanzie d’ interessi, esenzioni da im poste com e da d iritti di dogana, da im poste prediali, e c c , da tasse di re g is tro ,'e c c . Se p er lo p iù si stabiliscono con leggi speciali per date linee, qualche volta questi favori form ano provvedi­ m ento d’ordine generale per certe categorie di linee, com e è per le ferrovie locali in base alla legge del 25 maggio 1880.

§ 9.° — Ob b l i g h i. — P assiam o agli obblighi del

concessionario. P er la legge organica' del 185 4 gli incom be anzitutto di soddisfare ai precetti della legi­ slazione com une e quindi specialm ente alla iscrizione della Ditta nei registri com m erciali, se anche per la ottenuta esclusione da im poste, m anchino gli scopi della legge 17 dicem bre 1862, con cui talb iscrizione fu regolata ; come pure all’altro obbligo di tenere i libri prescritti per i com m ercianti. M aggiorm ente poi im porta notare questi altri suoi doveri.

E g |i deve presentare all’approvazione governativa tutti i progetti di costruzione ed eseg u ire i lavori conform e alle apposite norm e generali. Non che siavi u n regolam ento, giacché finora non si riu scì a com ­ pilarlo, ma 1’ esperienza creò a poco a poco certe regole d’ uso. Si fa eccezione per i ponti in ferro p er cui vale l’ordinanza del 50 agosto 1 8 7 0 : da ul­ tim o anche p e r il corpo stradale e per 1’ arm am ento furono determ inati alcuni punti principali coll’ ordi­ nanza 25 gennaio 1879, che per il suo interesse raccom andiam o. Secondariam ente egli deve p er lo esercizio conform arsi alle disposizioni governative, in ¡specie alla ordinanza fondam entale del 16 novem ­ b re 1851 colle successive modificazioni. Q ueste di­ sposizioni in parte hanno carattere di polizia, tendono a garan tire che la strada e il m ateriale si trovino in buon stato e sufficienti, così da perm ettere l’eser­ cizio senza pericolo, che il personale sia scelto op­ portunam ente e conosca i propri doveri ec c.; in parte regolano i rapporti fra il pubblico e le ferrovie a n ­ che indipendentem ente dall’ uso di queste (com e i rapporti di vicinato) ; in parte ancora contengono le norm e per la vigilanza governativa e finalm ente an­ che le particolari agevolezze che le ferrovie devono concedere alle am m inistrazioni g o vernative (p er i

trasporti postali, m ilitari, ecc., per gli edifizi daziari, e c c .); agevolezze a cui in g en e re non sono obbligate le ferrovie locali. S onvi facilitazioni anche per le ferrovie quanto alla tassazione e al pagam ento delle im poste. L a legge dell’ 8 m aggio 186 9 ha in propo­ sito n orm e m inute : notiam o che quando una ferrovia tocca p iù provincie il 40 0 /0 dell’ im posta sul red­ dito va a favore della provincia dove si trova la sede sociale (o soltanto il 10 0 /0 se v’ è la sola sede senza linee) e il 6 0 0 /0 (o il 90 nell’altro caso) va diviso fra le altre provincie percorse dalla ferrovia in proporzione dei chilom etri posti in ciascuna.

In terzo luogo il concessionario, giusta la legge organica del 1854, ha doveri per riguardi pubblici, m assim e in quanto trattasi di conciliare lo scopo della sua ferrovia coi diritti d’ uso pubblico. A q u e­ sto titolo gli incom be di ristabilire le strade, i ponti, i sentieri, i canali, i corsi d’acqua, ecc., di proprietà pubblica che nella costruzione ferroviaria abbia do­ vuto p ertu rb are e di concorrere, ove sia d’ uopo, alle m aggiori spese di m antenim ento che ne siano derivate. Del pari egli è tenuto alle chiusure dei passaggi così detti a livello per isolare a tem po debito il binario.

Q uesto isolam ento acquista im portanza m aggiore quando si tratta di ferrovie locali costrutte sulle strade com uni e vi provvede la legge del 25 m a g ­ gio 1880. V uoisi pure annoverare l’obbligo de’ ser­ vizi cum ulativi, delle coincidenze colle am m inistra­ zioni finitim e; rig u ard o a che il G overno ha solo facoltà d’ord in are tutto ciò che l’ interesse pubblico richiede, salvi i diritti privati delle ferrovie ad esempio p er la ripartizione dei prodotti tra esse. Da ultim o ricordiam o l’obbligo di far approvare le tariffe e di p u b b licarle; di ribassarle a richiesta del G overno quando l’ utile netto dell’azienda superi il 15 0 /0 . Degna di m enzione ci sem bra una facoltà che l’or­ dinanza del 1851 p er l’esercizio riserv a al G overno, e che forse non fu mai usata, quello cioè di mode­ rare per ragioni di interesse pubblico quei prezzi di tariffa che siano troppo alti.

In q u arto luogo restano gli obblighi p er la tutela dei diritti privati dei terzi, dove siano lesi dalla co­ struzione o dall’esercizio della ferrovia.

§ 10." — T utti questi obblighi d ’ordine generale conservano valore, in quanto non vi si deroghi lim i­ tandoli o am pliandoli coi singoli atti di concessione. In questi ricorrono di solito alcune condizioni che form ano orm ai u na vera consuetudine g iuridica : quelle che fissano un term ine per la costruzione, che stabiliscono l’eguaglianza di trattam en to per tu tti gli speditori, il ribasso di certe tariffe a m età in caso di carestia, i trasporti a prezzo ridotto p er i funzio­ n a ri dello Stato e p e r i m ilitari, ecc. L e recenti con­ cessioni sogliono anche d eterm in a re il capitale di prim o im pianto o riserv a rn e la determ inazione al G overno ; lim itare e spesso vietare 1’ em issione di obbligazioni; obbligare ad assum ere dietro richiesta del G overno d eterm inate costruzioni.

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d’ac-328 L ’ E C O N O M I S T A 24 maggio 1885 cesso alle stazioni diede luogo a num erose questioni;

onde quasi tutte le provincie si trovarono costrette a darvi n orm a con apposite leggi (Tirolo, S tiria, S le ­ sia, ecc.). Le leggi m ilitari del 1868 e del 1872 ob­ bligano le ferrovie ad assum ere di preferenza com e impiegati i sotto ufficiali cbe servirono lodevolm ente nell’esercito per 12 anni o elio in g u erra siano di­ ventati inabili al servizio m ilitare pur rim anendo abili ad altre m ansioni.

§ 12.° — Or g a n is m o a m m i n i s t r a t i v o. — L ’Am­

m inistrazione ferroviaria consta di due parti : l’una finanziaria cbe si occupa del capitale dell’azienda e de’ frutti che esso ren d e; l’a ltra tecnica che attende all’esercizio ferroviario nei rapporti coll’interesse pub­ blico. La distinzione appare poco nelle ferrovie g o ­ vernative , perchè in esse tutto quanto concerne i mezzi finanziari diventa sem plicem ente questione a c ­ cessoria del bilancio dello Stato. Ma nello ferrovie private l’azienda finanziaria dà v ita ad u n organism o apposito cui ne spetta la gestione ; cioè alla società anonim a col suo consiglio am m in istra tiv o , c o lf as­ semblea degli azionisti, col sindacato interno, senza dire della sorveglianza governativa esercitata a mezzo di com m issari, incaricati fra l’altre cose di tutelare gli interessi dei portatori d ’ obbligazioni, conform e alle varie leggi vigenti in m ateria. D iversità di g iu ­ dizi ! l’ Italia soppresse quella sorveglianza, l’A ustria l’estese ancor più.

Q uanto all’am m inistrazione tecnica non co rre dif­ ferenza tra ferrovie private e governative. Vi si p ro v ­ vede coll’organizzazione dei vari servizi a) del m a n ­ tenim ento stradale; l) della trazione e del m ovim ento; c) della gestione co m m erciale; d) dell’azienda am ­ m inistrativa in senso stretto (ufficio legale, segreta­ riato, ufficio sanitario, del personale, della cassa, della contabilità, del controllo). P e r le ferrovie private il G overno esercita la vigilanza m ediante l’Ispettorato G enerale e con Ispettori distrettuali conform e all’O r— dinanza del 26 agosto 1 8 7 5 ed all’altra del 1851. I rapporti dell’ Ispettorato generale colle ferrovie g o v er­ native sono regolati dall’O rdinanza del 15 luglio 188-4. Som m a di poteri grande che arriv a fino a destituire gli stessi direttori delle società private, ma cbe giovò ben poco al G overno nella sua politica ferroviaria.

Il m andato degli agenti delle strad e ferrate si estende anche a v e re funzioni di polizia ; epperò in tali casi essi devono p restare giuram ento. Godono speciali fa­ vori per l’ esenzione dal servizio di g iu r a ti, per le testim onianze in giudizio, ecc. Li protegge il codice penale con parecchie com m inatorie per chi rechi loro offesa nell’esercizio delle p roprie funzioni. La legge m ilitare del 5 dicem bre 1 8 6 8 non li distrae dal s e r­ vizio ferroviario nem m eno in caso di g u erra, quando l’ opera loro sia indispensabile p er il buon andam ento del servizio. Notevoli le disposizioni per 1’ evenienza di m obilitazione dell’esercito.

Ü QUESTIONE COLÍMALE Ut GERMANIA

La Revue de Droit international et de legislation comparèe nel suo n. 2 del Tom o X III contiene un articolo del G effcken che svolge am piam ente la q ue­ stione, controversa anche in G erm ania, se sia o m eno da attu arsi la così detta politica coloniale, con quali

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popo-24 maggio 1885 L’ E C O N O M I S T A 329 lazione dell’ increm ento nella esportazione e del si­

stem a protettore applicato alle m erci indigene. « Si può provocare una attività m om entanea nelle industrie protette, ma si fa una m aggior concorrenza all’ interno, e si dim entica che ogni com m ercio r i­ posa sulla reciprocità, ch’esso consiste essenzialm ente nello scam bio di prodotti dei vari paesi! e che per conseguenza l’ im portazione e la esportazione sono solidari. Se si elevano delle b arriere artificiali contro la prim a, non si fa già salire l’altra, ma dim inuisce la capacità di vendere, com e la dim inuzione della esportazione im plica la dim inuzione della facoltà di acquistare, cioè dell’ im portazione ». E da questa si­ tuazione economica n aturale è il fatto dell’ em ig ra­ zione, la quale sebbene rilevante (circa un m ilione nel decennio 1 8 7 2 -8 2 ) non è però tale da costituire un gran vantaggio e da m igliorare lo stato di chi rim an e. Inoltre sono le forze vive del paese che em igrano, sia rispetto all’età (il 62 per cento degli em igranti agli. Stati Uniti erano dai 15 ai 40 anni), sia perchè non son già proletari o gente priva di ogni capacità; ma artigiani e contadini, piccoli pro­ prietari e giovani operai che dispongono d’un piccolo capitale, il quale supposto soltanto di 400 m archi, sarebbe per 5 m ilioni d’em igranti, 2 m iliardi. Q ueste forze e questo capitale sono essenzialm ente perduti per la patria. L’ im m igrazione tedesca, ha invece contribuito molto allo sviluppo ed alla prosperità degli Stati U n iti; essa ha esercitato anche una grande influenza sulla vita politica e intellettuale di quei p a e si; m a d ’altro canto essa non può resistere alla forza di assim ilazione della razza anglo-sassone. I tentativi fatti per fondare delle colonie tedesche com ­ patte e om ogenee nell’O vest e nel Sud fallirono ; ad eccezione anzi di qualche setta religiosa, le em igra­ zioni collettive non hanno avuto successo favorevole in A m erica.

Data questa condizione di cose, il Geffcken riduce la questione al vedere se sia possibile di dim inuire gli svantaggi prodotti alla m adre patria dall’em igra­ zione attuale affinchè gti altri paesi non abbiano a godere essi ì guadagni del capitale um ano che la G erm ania fornisce oro, ma concorrano alla m aggiore prosperità del paese da cui em igra quel capitale. E l’A utore intende dim ostrare che le colonie sono so r­ genti di vantaggi ; nè accetta com e prova in contrario l’esem pio della F ran cia e dell’Olanda. Invero rispetto alla F ra n c ia , per u na parte l’ am m inistrazione colo­ niale francese è radicalm ente errata nel suo sistem a, volendo, per cosi dire, plasm are le colonie a im agine della m adre p a tria ; dall’altra la politica coloniale fu condotta a caso, senza un criterio direttivo e con mezzi insufficienti. Q uanto alla Olanda, se anche la sua am m inistrazione coloniale presenta oggi un deficit di 10 o 12 m ilioni di fiorini, ciò deriva dal ribasso verificatosi nei prezzi dei prodotti e dalla g u erra di A tchin, m entre non è molto 1’ O landa ricavava un utile sensibile. Tanto m eno poi può aver forza pro­ batoria in tale argom ento l’esempio dell’ Inghilterra ; non ostante le forti spese che le derivano dalle colo­ nie ch’essa possiede, I’ In g h ilte rra non cessa dallo am pliare il suo vastissim o im pero coloniale, che in d i­ scutibilm ente è per lei un coefficiente rilevantissim o del suo benessere econom ico. E se I’ Inghilterra trae costantem ente grandi vantaggi dal suo im pero tra n ­ satlantico, pare al G effcken che ciò debba esser la m ira persistente dei tedeschi ; i quali, sin dal prin ­ cipio della storia hanno provato che sanno colonizzare.

La lega anseatica, l’occupazione della Prussia e delle provincie baltiche p er opera degli ordini equestri, le num erose colonie dei contadini sassoni e svevi in U ngheria, in T ransilvania, in Russia lo provano abbastanza. F u soltanto l’esaurim ento politico ed eco­ nom ico che teune dietro alla g u erra disastrosa dei tre n fa n n i, che im pedì alla G erm ania di p render parte alla divisione del nuovo mondo. E se gli esem pi che si portarono contro le colonie non provano altro fuorché bisogna prendere diversam ente, era naturale che dopo la unificazione della G erm ania si presen­ tasse la questione di allargare l’orizzonte economico e di porre un piede sulle feraci terre transatlantiche.

Si com inciò ad u n q u e nel dicem bre del 1882 a fondare una Associazione coloniale, la quale propo- nevasi essenzialm ente di richiam are l’opinione p u b ­ blica sull’ argom ento, di interessarla e di p ro d u rre un m ovim ento decisam ente favorevole alle colonie. Ma essa non avrebbe condotto al lavorio attuale senza che il principe di B ism ark nel 1884, visto come la F rancia aìlontanavasi sem pre più da ogni idea di rivincita, non si fosse m ostrato favorevole all’espan­ sione coloniale della G erm ania. Intanto u n negoziante di B rem a, Liideritz, aveva acquistato delle te rre lungo la baia d’A ngra-P equena, al nord della colonia della Colonia, del Capo, si trattav a d’ una costa lunga 4 0 0 chilom etri e ,d i un territorio di 9 0 0 m iglia qua­ drate. Il C ancelliere il 2 4 aprile 1884 ordinò al Console tedesco del Capo di an nunciare ufficialm ente che A n g ra -P eq u e n a era sotto la protezione dell’ im ­ pero. Poco dopo venne l’annessione di C am erun nel raggio del N iger, e quest'anno la costa nordica della N uova G uinea e le N u o v e-E b rid i furono occupate. In Africo una .società privata acquistò terre conside­ rabili a Z anzibar e ricevette una carta im periale. Q uanto al valore m ateriale di questi acquisti tran­ satlantici, ogni giudizio sarebbe ora p rem a tu ro ; piut tosto giova assai notare il m etodo seguito dalla G er­ m ania in questi prim i passi. Nella seduta del R eichstag del 24 giugno il cancelliere tentò di tracciare un program m a per la colonizzazione tedesca : respinse form alm ente il sistem a francese e disse c h e la colo­ nizzazione è di spettanza dei privati. Se dei nego­ zianti o degli arm atori fondassero degli stabilim enti in paesi non sottom essi ad alcun sovrano civile, il governo im periale accorderebbe loro protezione, ma lascerebbe ad essi la cura di am m in istrare. Però in una riunione che il cancelliere ebbe il 25 settem bre coi principali negozianti di A m burgo dovette convin­ cersi che una colonia non può essere governata da privati ; essa ha bisogno di un governo, di una giu­ risdizione, di una polizia; sicché il governo im periale chiese al Reichstag di accordare lo stipendio pel governatore di C am erun. Sono queste, del resto, colonie com m erciali perchè le regioni tropicali non si prestano alla im m ig razio n e; il loro vantaggio con­ siste nell’ ap rire nuovi m ercati all’ industria della m adre patria e dell’ im pedire che altre nazioni li chiudano con dazi protettori o proibitivi, com e fanno la F ra n cia e il Portogallo nei loro possessi africani.

Il Geffcke:) conchiude ripetendo col L eroy-B eau- lieu che la nazione la quale colonizza di più, è la prim a e che se essa non lo è oggi lo sa rà dom ani.

Q ueste ultim e parole giustificano, ci pare, le r i­ serve fatte fin dal principio.

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330 L ’ E C O N O M I S T A 24 maggio 1885

IL COMIRCIO ESTERO DELLA FRANCIA

nei primi quattro mesi del 1885

Il seguente specchietto contiene il com m ercio estero della F rancia dal 1° gennaio 1885 a tutto aprile p. p. :

Importazione 1885 1884 Alimentazione... fr. 476,438,000 Materie greggie... » 814,501,000 Oggetti manifatturati .. » 201,741,000 Merci d iv erse... » 56,062,000 468.702.000 846.359.000 220.218.000 58,231,000 Totale fr. 1,548,737,000 1,593,510,000 Esportazione Alimentazione...fr. 237,865,000 Materie greggie... » 217,892,000 Oggetti m anifatturati.. » 548,422,000 Merci diverse...¡> 54,580,000 251.596.000 217.100.000 524.634.000 51,290,000 Totale fr. 1,058,759,000 1,044,620,000

Da questo confronto apparisce che nei prim i q u a t­ tro mesi del 188 5 l’ im portazione dim inuì di fran ­ chi 4 4 ,7 7 3 ,0 0 0 e l’ esportazione aum entò di fra n ­ chi 1 4 ,1 3 9 ,0 0 0 .

Nel mese di aprile le im portazioni som m arono a 368 m ilioni di fr. e le esportazioni a 325 m ilioni. C onfrontando questi resultati con quelli ottenuti nel­ l’aprile del 1 8 8 4 si trova che le prim e dim inuirono di 62 m ilioni e le esportazioni di 17. N elle im por­ tazioni la m aggior dim inuzione è stata nelle m a­ terie greggie cha sono dim inuite di circa 6 0 milioni in confronto dell’aprile dell’anno scorso. Il m ese di m arzo aveva presentato un aum ento di 25 milioni ma l’apparente ripresa del com m ercio non ebbe se­ guito. Gli oggetti m anifatturati decrebbero di 7 m i­ lioni, ma aum entarono invece di 5 gli articoli di alim entazione. N elle esportazioni la dim inuzione si estese a tutte le categorie ma più di tutto colpì le m aterie greggie che perderono 12 m ilioni.

E cco adesso le cifre rig u ard an ti il m ovim ento com ­ m erciale esteriore dell’ In g h ilterra :

Esportazione 1885 1884 Bestiame . L. st. 150,477 165,124 Sostanze alimentari . » 2,625,259 2,978,162 Materie greggie . . » 3,931,820 4,175,880 Oggetti manifatturati » 62,828,1)26 69,795,495 Totale L. st. 69,535,682 77,114,661 Prodotti coloniali ed esteri . . . . » 20,031,182 80,826,665 Totale generale L. st. 89,566,864 97,941,326 Importazione 1885 1884 Bestiame. Sostanze alimentari Tabacco . Met al l i . . . . Sostanze chimiche O lii... Materie greggie . Oggetti manifatturati Oggetti diversi . L. st. 2,376,102 46,822,814 970,586 5,571,700 4,184,346 2,181,328 46,027,476 18,210,727 4,963,725 3,156,657 46,224,419 731,333 5,723,314 4,680,967 1,878,790 51,471,445 18,193,340-4,734,060 Totale gen. L. st. 131,308,804 136,794,325

Da q ueste cifre com parative che nel 1° q u a d ri­ m estre del 1 8 8 5 dim inuirono in confronto del pe­

riodo corrispondente del 1 8 8 4 tanto le esportazioni che le im portazioni: le prim e per un im porto di steri. 8 ,3 7 4 ,4 6 2 e le seconde per un v alore di lire steri. 5 ,4 8 5 ,5 2 1 .

C hiuderem o questi confronti col rip a rtire il mo­ vim ento dell’oro e dell’argento nella G ran Brettagna nel m ese di aprile e d u ran te i prim i q u attro mesi dell’anno in corso.

Oro im portato n el mese di a p r. L st. 675,307 n ei4 m esi Lst. 3,317,462 Oro esp o rtato » » » 511,742 » * 1,766,804 A rgento im p. » » » 762,935 » » 3,164,650 A rgento esp. » » * 933,437 » » 3,442,027

C onfrontate queste cifre coi resultati ottenuti nei prim i q u attro mesi del 1 8 8 4 si trova che q u est’anno il m ovim ento dell’oro è stato inferiore di st. 2 ,8 3 5 ,5 4 3 all’im portazione e di st. 1 ,8 6 7 ,5 0 3 alla esportazione.

A nche il m ovim ento d ell’argento fu in decrem ento presentando dal confronto una differenza in m eno tanto nell’im portazione che nell’ esportazione, che si traduce in st. 19 7 ,1 4 3 p er la p rim a e st. 1 1 5 ,3 5 0 p er la seconda

BOLLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

Banca Popolare di Vicema

E stato pubblicato il resconto dell’ esercizio 188 4 della Banca P opolare di Vicenza.

Il capitale sociale alla fine del 1 8 8 4 era ra p p re ­ sentato dalla somma di lire 1 ,0 1 9 ,1 9 0 divise in N. 3 4 ,9 7 3 azioni possedute da 3 ,8 3 6 azionisti.

I depositi a risparm io che alla fine del 18 8 3 som ­ m avano a L. 3 ,9 5 2 ,6 0 2 .1 8 salirono al 31 D icem bre 188 4 a L. 4,52 7 ,7 5 2 .2 1 divise in 4 ,4 0 8 libretti.

I depositi a conto co rrente esistenti alla fine del 1 8 8 4 am m ontavano a L. 7 8 3 ,0 0 0 .1 7 divisi in 106 libretti.

II portafoglio al 31 d icem bre 18 8 3 aveva cam biali per un im porto di L. 3 ,1 3 7 ,4 8 7 .6 1 ; d u ran te il 18 8 4 si fecero sovvenzioni e sconti per L. 9 ,9 4 2 ,0 8 8 .1 9 e se ne estinsero per L. 1 0 ,3 6 2 ,7 9 1 .7 1 con una rim anenza di L . 2 ,7 7 6 ,7 8 4 . Q uesta dim inuzione nel portafoglio in confronto dell’ anno precedente si a t­ tribuisce in g ran parte all’ arren am en to degli affari prodotto dalla com parsa del C holera in v arie pro- vincie del Regno.

Gli effetti in sofferenza da L . 3 5 ,8 8 2 .0 6 dim i­ nuirono a L. 1 4 ,6 8 6 .4 6 ; il contenzioso da L. 2 5 ,5 2 6 .5 2 discese a L. 2 3 ,4 8 9 .0 2 e i debitori diversi da L. 3 8 ,8 8 8 .2 1 a L. 3 5 ,9 1 8 .0 2 .

I m utui assicurati con ipoteca fatti nel 1883 con privati raggiunsero la cifra di L. 1 2 0 ,1 4 3 .6 3 ; nel 188 4 se ne fecero per lire 1 9 4 m iia e se ne estin­ sero m ediante am m ortizzazione per un im porto di L. 5 8 ,7 7 4 .7 0 ; al 31 d icem b re del 1 8 8 4 vi erano pertanto m u tu i per L. 2 5 5 ,3 6 8 .9 3 che arrivano fino a L . 2 6 0 ,6 5 2 .1 6 aggiungendovi L. 5 ,2 8 3 . 23 di in­ teressi m a tu rati.

I prestiti coi com uni si residuarono alla fine del 1 8 8 4 a L. 1 1 3 ,3 4 8 .9 0 com prese L . 2 ,5 4 3 .7 0 di interessi m aturati.

D urante il 1884 entrarono in cassa L. 4 7 ,5 2 0 ,1 1 8 .5 4 e uscirono L. 4 6 ,6 8 8 ,4 0 0 .6 9 ; si ebbe così una r i­ m anenza al 31 dicem bre 1 8 8 4 di L . 8 3 2 ,7 1 7 .8 5 .

(11)

24 maggio 1885 L’ E C O N O M I S T A 331 Gli utili lordi dell’ esercizio 1881 am m ontarono

a L. 41 9 ,6 5 6 .1 6 da cui tratte le spese in L .2 9 5 ,7 7 2 .9 6 resta un’avanzo'netto di L. 125 ,8 7 3 .9 0 di cui 9 0 ,1 2 4 .4 0 vennero distribuite agli azionisti in ragione di L. 2. 80 per azione.

Banca popolare dì Ortona

La gestione del 1884 gentilm ente inviataci dal Consiglio di am m inistrazione si chiudeva dando i seguenti resu ltati.

Il capitale sociale alla fine del 1884 ascendeva a L. 45,040 sottoscritto da 573 soci, e la riserva com preso il 20.mo sugli utili dell’ esercizio suddetto in L. 7 3 0 ,9 5 , a L. 6,326.70.

I depositi a risparm io al 51 dicem bre 1883 d e t­ tero una rim anenza di L. 4 ,6 2 9 .5 6 ; nel corso del 1884 si ebbero versam enti per L. 3 2 ,6 8 9 .5 8 e r im ­ borsi per l’ im porto di L. 22,071.86, sicché alla fine del 1884 i depositi a risparm io ascendevano alla som m a di L. 1 5 ,2 4 7 .2 8 .

I depositi a scadenza fissa esistenti al 31 d ic e m ­ bre 1884 rappresentavano una cifra di L. 63,934.31 a cui aggiungendo i versam enti fatti nel 188 4 in L. 5 9 ,6 7 5 .7 2 si ha u n com plessivo di L . 1 2 3 ,6 1 0 .0 3 . Sottraendo da questa som m a i ritiri per L. 35,021.81 rim anevano al 51 dicem bre 1884 depositi a scadenza fissa per l’am m ontare di L. 8 8 ,5 8 8 .2 2 .

D urante il 18 8 4 vennero scontati N. 9 4 4 effetti pel valore di L. 2 6 7 ,9 6 4 .1 3 e alla chiusura di cassa del 31 dicem bre del detto anno rim asero in porta­ foglio N. 405 effetti per la com plessiva somm a di L. 110,512.24.

Gli effetti in sofferenza ascendevano al 31 dicem ­ b re a 8 per L. 5 ,7 4 6 .8 0 per i quali furono in i­ ziati i relativi atti giudiziali.

G li utili lordi am m ontarono a L. 1 1 ,6 6 5 .1 1 , da cui detratte le spese in L. 8 ,0 1 0 .3 7 si ebbe un utile netto di L. 3 ,6 5 4 .7 4 . Q uest’utile netto perm ise di dare a ciascuna azione un dividendo di L. 2 ,6 0 d ie corrisponde al 6 ,5 0 per cento.

II m ovim ento di cassa fu all’entrata di L. 4 3 0 ,4 3 6 .9 5 o all’uscita di L. 4 2 7 ,1 7 8 .2 8 rim anendo cosi in cassa la som m a di L. 3 ,258.67.

Camera di commercio di Teramo. — Nell’adu nanza del 18 marzo p. p. essa approvava il seguente ordine del giorno:

Preso in esam e il presentato conto, tanto nella parte Entrata che nell’ U scii«:

A ttesoché il m edesim o redatto con le norm e p re ­ scritte dal Reai D ecreto 6 aprile 1861, è in piena regola, e ciascuna partita di Entrata e di Uscita è giustificata con i corrispondenti docum enti ed alli­ gati del conto stessa:

R itenuto che l’effet. Entrata fu di . L. 9 ,793.61 e la Uscita d i ... » 5 ,7 1 8 .9 2 Sicché si ha u n reliquato attivo per l’ esercizio seguente di L. 4 ,0 7 6 .6 9 .

Facendo plauso alle conclusioni della C om m issione: A pprova il bilancio consuntivo per l’eserc. 1884 e m anda pubblicarsi per le stam pe, previo il visto del sig. P refetto della provincia.

Camera di commercio di Bari. — Nella tornata del 27 gennaio approvava il bilancio di previsione per la gestione del 1883 nelle seguenti c ifre :

E n trate o rd in a rie ... L. 1 3 2,967.76 Id. s tr a o r d in a r i e ... » 19,50 3 .5 8 Totale delle E n trate . . . L. 1 5 2 ,4 7 1 .3 4 Spese o rd in a rie ... !.. 4 4 ,2 8 0 .0 0 Id. s tr a o r d in a r ie ... » 1 0 8 ,1 9 1 .3 4 Totale dello spese . . . . L. 1 5 2 ,4 7 1 .3 4 Camere di commercio di Siena e Grosseto. — N ell’adunanza del 7 aprile venne approvato il bilan­ cio consuntivo del 188 4 nelle seguenti c ifre :

E n t r a t a ... L. 1 9 ,9 3 5 .4 8 U s c i t a ... » 1 3 ,6 1 5 .8 4 R im . alt... L. 6 ,5 1 9 .6 4

Stato attivo e passivo

Patrim . al 31 die. 1884 . . . . L . 10,78 9 .0 5 Id. al 31 id. 1883 . . . . » 7 ,673.95 A um ento di pat. nel 1884 . . . L. 3 ,1 1 5 .0 8 Ma questo aum ento di L. 3 ,1 1 5 .0 8 si riduce real­ m ente alla cifra di L. 894 se si toglie l’am m ontare del fondo di previdenza in L. 1 ,0 0 3 .2 7 che figura nell’attività della C am era, e si tien conto dell’ inno­ vazione relativa al m obiliare portato nell’attiv o del 1 8 8 5 nella cifra di L. 1,217.40.

Notizie economiche e finanziarie

Situazioni delle Banche di emissione estere.

(in milioni) Banca di Francia 15 ap rile differ. (Incasso metallico Fr. 2,141,8 2,150,5 — 8,7 (Portafoglio... 833,9 795,0 — 38,9 (Anticipazioni... 293,4 291,0 2,4 Pjm»n (Circolazione... 2,833,4 2,794,3 — 38,9 (Conti correnti... 582,5 572,9 - 9,4

Banca dei Paesi Bassi

2 maggio 9 maggio differ. Incasso metallico Fior. 133,5 134,0 0 5 Portafoglio... 55,0 52,9 — 2*1 Anticipazioni... 49,7 49,4 — 0,3 Circolazione... 199,0 196,8 — 2,2 Conti correnti... 20,1 23,4 _ 3,3

Banche associate di Nuova York.

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