L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P RIV A TI
Anno XII - Voi. XVI
Domenica 17 Maggio 1885
N. 576
H > I S . A T s T Z O < ?
A pochi giorni di distanza due notizie vennero improvvisamente a preoccupare la pubblica opinione sulle cose finanziarie del paese; la prima riguardava il gettito delle imposte che a tutto aprile, cioè in dieci mesi di esercizio, si aveva avuto quasi cinquan- taduemilioni di maggior prodotto, a paragone dell’anno precedente. Annunciavansi infatti i seguenti risultati:
Imposte dirette. — Le riscossioni ammontarono a 305 milioni e 232 mila lire — contro 303 m ilioni e 574 mila del corrispondente periodo dell’ esercizio scorso ; quindi aumento di 1 milione e 657 mila lire.
Tasse sugli affari. — G l’ introiti sommarono 140 m ilioni e 42 mila lire, contro 137 milioni e 580 mila lire del corrispondente periodo passato : onde un aumento di 2 milioni e 461 mila lire.
Dogane, Gabelle, ecc. — G l’ incassi dell’ anno scorso salirono a 496 milioni e 801 mila lire: quelli dello stesso periodo deli’ esercizio in corso toccarono alla fine di aprile la cifra di 544 m ilioni e 572 mila lire : dal che risulta in quest’ anno un aumento di 47 milioni e 771 mila lire.
In conclusione : nei primi nove mesi dell’ eserci zio in corso, in confronto al periodo corrispondente dell’ anno precedente, i suddetti cespiti delle nostre entrate finanziarie presentano un aumento di cinquan tuno m ilioni e ottocentonovanta mila lire.
Tali cifre non potevano a meno di produrre sul pubblico una favorevole e gradita impressione. S i sapeva che il colera del 1884 aveva causate delle spese, che, per qualche mese, le stesse condizioni sanitarie avevano diminuiti gli affari ed il movi mento economico del paese, e quindi più scarse erano state le entrate; non si dubitava che la spe dizione militare in Africa non avesse essa pure il suo contingente di spese straordinarie. Doveva quindi riuscire veramente di compiacenza a tutti che le im poste dessero un prodotto di tanto superiore alle aspettazioni più fondate.
La seconda delle notizie, che venne resa pubblica poco dopo, fu che la Commissione parlamentare del bilancio aveva scoperto un deficit di 25 milioni di lire. La sola enunciazione del fatto scosse, come è naturale, la pubblica opinione; i commenti poi della stampa valsero ad accrescere la confusione, poiché alcuni si domandarono se possano essere conciliabili le due cose : un maggiore prodotto di cinquanta mi lioni ed un deficit di ventisei m ilioni; mentre se i due fatti esistessero contemporaneamente, quali sono indicali, ciò indicherebbe un disordine finanziano veramente grave.
Se non che a noi pare che anche in questo caso, come in tanti altri, o tacendo abilmente la verità, o alterandola, si abbia creato un equivoco intorno al quale, con non lodevole intendimento, si mantiene fuorviata la pubblica opinione. Abbiam o sottocchio la relazione della Commissione generale del bilancio e crediamo quindi nostro debito verso i lettori di ristabilire la verità, occupandoci della parte finan ziaria del bilancio e lasciando, come è nostro costume, la parte politica che non occupa breve spazio nella relazione della Commissione.
Come si sa in base alla nuova legge di contabilità il Ministro delle Finanze deve presentare alla Ca mera nel marzo l’assestamento del bilancio in corso, cioè tutte quelle variazioni ai capitoli del bilancio di previsione risultanti da leggi già votate dal Par lamento, da nuove occorrenze, o da prelevamenti già approvati sul fondo di riserva. La Commissione generale del Bilancio, prima di riferire sui bilanci di previsione per l’anno nuovo 1885-86, deve rife rire sul bilancio di assestamento, il quale per essere presentato in un tempo così prossimo alla fine del l ’esercizio, acquista una importanza grandissima poi ché dà, molto approssimativo, il risultato finale che può aspettarsi dal consuntivo del bilancio in corso.
Ora, senza perderci in lunghe discussioni che hanno più che altro il carattere politico, ecco i risultati che ottenne la Commissione generale dal bilancio di assestamento:
Entrata effettiva ordinaria. . L . 1,359,266,604.91 Spesa effettiva ordinaria . . » 1,268,471,181.22
Eccedenza . . L .- | - 90,796,423.69 Entr. effett. straord.. L . 8,699,295.00 Spes. effett. straord. . » 126,159,478.64 Deficenza . . L . — 117,460,183.64 onde una deficenza di L . — 26,664,759.95 Movimento di capitali: parte
straordinaria
Entrate . L . 59,001,185.00
Spesa . . » 30,675,587.80
Eccedenza . . L . - f 28,525,597.70 onde una eccedenza di L . -(- 1,660,837.75 A queste cifre la Commissione fa seguire le se guenti considerazioni:
in lire 26,664,759.95 cui si contrappone un’ eccellenza in lire 28,325,597.70 derivante dal movimento dei capitali, eh’ è la categoria delle alienazioni patrimo niali, e dei debili dello Stato; donde poi risulta una eccedenza di L. 1,660,837.75.
« Il ministro spiega questo risultato nel senso che sia conseguenza delle leggi del 1881, 1882 e 1884, che autorizzarono l’anticipazione di alcune spese stra ordinarie per i lavori pubblici, per la guerra e per la marina, determinando di farvi fronte eventualmente con emissione di obbligazioni ecclesiastiche. E l’on. ministro aggiunge che ciò costituirebbe un pericolo nel caso che tale sistema dovesse continuare anche nell’avvenire.
« Egli è altresì vero che l’ invasione colerica, eser citando un’ azione che turbò e depresse la vita eco nomica del paese, fu risentita, nè poteva essere d i versamente, dal bilancio dello Stalo per duplice in fluenza, come diminuzione dello svolgimento delle sue entrate, di cui la cifra è difficilmente valutabile, e come aumento nel carico delle spese per la tutela della pubblica salute e per la necessità dei soccorsi che ascesero a L. 5,284,000.
« Un altro fatto è venuto ancora a gettare il suo peso sulle spese del bilancio 1884-85'; le spedizioni africane, per le quali le somme che gravano su questo esercizio ascendono finora a L. 6,898,000.
« Ma tutte queste considerazioni, che valgono per apprezzare la responsabilità del passato, .pon mutano la situazione presente, nè possono invocarsi per eso nerare il Governo e la Camera dal dovere di preoc cuparsene.
« E questo dovere si rende più imperioso, se si volge lo sguardo alle spese fuori bilancio dipendenti da 'numeresi progetti di legge che stanno dinanzi al- 1’ uno o all’altro ramo del Parlamento, le cui spese graveranno tanto il bilancio in corso che quello del 1885-86 e successivi; e se si ricorda che rimane sempre da provvedere alla Cassa pensione per gli impiegati c iv ili e militari.
« E qui è obbligo della Commissione dichiarare che dall’esame delle riscossioni delle imposte a tutto il mese ultimo scorso, risulta un notevole incremento specialmente per le entrate doganali ; e ciò tanto per naturale incremento, quanto per le anticipate impor tazioni di articoli coloniali per i previsti aumenti di tariffe.
« È superfluo aggiungere che per questo fortu nato evento 1’ esercizio in corso ne avrà non lieve giovamento.
« Pel nuovo bilancio 1 8 8 5 -8 6 però noi non pos siamo anticipare il nostro giudizio, che anzi riser viamo completamente; ma sentiremmo di venir meno al nostro mandato, se non ci associassimo all’ ono revole ministro del Tesoro nel dichiarare formal mente alla Camera, che 1’ equilibrio finanziario po trebbe essere compromesso, qualora non si mode rassero le spese non richieste da bisogni reali ed urgenti e dalla difesa e dignità del paese. »
Francamente questa forma scelta dalla Commissio ne del bilancio per illustrare il proprio pensiero non ci sembra felice, poiché concorre a mantenere l’ opi nione che abbiamo più sopra lamentata, e vi con corre, non già perchè taccia la verità, ma perchè non la dice tutla'nettamente, esplicitamente e come avrebbe dovuto. La Commissione accertando il disavanzo di 26 milioni 1[2 tra le entrate e le uscite effettive, e solo fug gevolmente facendo cenno della autorizzata emissione
di obbligazioni, e quasi esponendo come una confes sione, strappata dalla evidenza dei fatti: la frase del Mi nistro che tale sistema sarebbe pericoloso se do vesse diventare sistematico, sembra voglia addossare al Ministro delle Finanze tutta la responsabilità dei fatti, e quasi quasi si direbbe che la Commissione di questi fatti si mostra dolorosamente sorpresa.
Comprendiamo benissimo che qui si tratta di un apprezzamento sul significato e sulla disposizione delle parole e che tal genere di apprezzamenti è veramente difficile sempre, talvolta anche pericoloso, ma ci pare che ad ogni modo fosse debito della Commissione di non dimenticare i precedenti, affin chè non sembrasse che il suo linguaggio meno chiaro tendesse a mantenere l’equivoco, sul quale da t into tempo si discute.
Ora alle parole della relazione amiamo contrap porre le seguenti dichiarazioni fatte dal Ministro 'ielle Finanze alla Camera nella seduta del 7 de- cembre u. s. parlando del bilancio 1884-85.
« L ’ entrata ordinaria è preveduta nella somma totale di lire 1,361.015,598.64 e la spesa ordina ria in 1,285,396,299.23, con una eccedenza dell’ en trata sulla spesa di 75,649,299.41.
«Questa eccedenza coprirà il disavanzo di 64,826,888 tra I’ entrata straordinaria di 10 milioni e la spesa straordinaria dei 74 m ilioni, lasciando un avanzo di lire 10,822,410.77.
« Questo avanzo copre, a sua volta, d deficit di 9,416,414 lire della categoria del movimento capi tali lasciando un avanzo definitivo a beneficio del Tesoro, di 1,405,996 lire.
« Questa situazione è migliore, come vedete del bilancio rettificato 84 -85 , dal quale non si presume che un beneficio pel Tesoro di 300,000 lire circa.
« Tale, signori, è la previsione del bilancio nor male, ispirata ai criteri della maggior severità, spe cialmente per quello che concerne le entrate. Tale è però il bilancio normale, ma a questo bilancio si aggiunge la solita appendice.
“ « V i sono spese straordinarie, per fronteggiare le quali si contrappongono alcuni mezzi speciali. Le maggiori spese per i lavori pubblici, per la guerra, p e H ’ armata cui si deve far fronte secondo le leggi 8 1 -8 2 -8 3 con emissione di obbligazioni ecclesiasti che, e quelle pel Tevere, ascendono a 41 m ilioni.
« Però a voler fare un conteggio esatto di que ste somme, bisogna togliere i 9 milioni di deficit nella categoria del movimento capitali, a cui deve sopperire l’eccedenza dell’entrata nella categoria me desima ; sicché rimarrebbe sempre una spesa di 31 milioni e mezzo, che io ho chiamata ultra straordi
naria. . . .
« È questo un disavanzo? Sì, o signori, perchè la categoria del movimento dei capitali sopperire anche alle spese effettive. Trattasi però di un disa vanzo che il Parlamento autorizzò, e che il Parla mento non avrebbe autorizzato se non avesse al tempo stesso votati i mezzi per colmarlo. Ecco per chè lo considero come un punto transitorio e spe ciale della situazione finanziaria, il quale non deve turbare g li apprezzamenti normali della situazione del bilancio, quale essa realmente è.
LA LEGISLAZIONE SOCIALE
entrate ne! consuntivo dell’ esercizio, dovremo ritro vare queste somme alla fine de! giugno 1886, a meno che nuovi tristi e più dolorosi eventi non ven gano a turbare tali previsioni. »
Ricordando queste dichiarazioni è egli possibile far credere sincere la meraviglia e la sorpresa? È lecito autorizzare lai stampa a proclamare la scoperta di un disavanzo? È lecito adoperare la frase: il Ministro spiega questo risultato, ecc. adoderaia dalla Commissione ?
Il Ministro delle Finanze nella discussione del bi lancio di previsione aveva già avvertito che egli, ad ogni buon fine, voleva che a certe maggiori spese, come quelle per i lavori pubblici, per la guerra e per l’ armata, si contrapponessero delle entrate rica vate dal patrimonio, per circa 31 milioni e mezzo; aveva lasciata solo la speranza che tra economia e maggiori entrate si potesse provvedere al pareggio senza ricorrere a questo mezzo « a meno che nuovi tristi e più dolorosi eventi non venissero a turbare tali previsioni »
Ora quali sono o promettono di essere i risultati del bilancio? A tutto rigore il Ministro avrebbe po tuto emettere sino a 51 milioni di obbligazioni ec clesiastiche, alla quale emissione era auiorizzato, e do mandare di più nuove autorizzazioni per le spese sopportate dal bilancio in causa del colera ed in causa della spedizione militare. Quindi fuori del bi lancio avrebbero potuto trovarsi :
per le spese ultra straordinarie già au torizzate... milioni 31 per spese del colera da autorizzarsi. . . » 5,2 per spese della spedizione militare pure
da autorizzarsi... » 6,8 Totale milioni 43,0 La differenza adunque tra le entrate effettive e le uscite effettive avrebbe potuto essere di 43 milioni.
Invece la stessa Commissione generale del Bilancio non trova che una differenza di 26 1/2 milioni, il che vuol dire che effettivamente vi fu un migliora mento sulle rigorose previsioni di 16 1
12
milioni.Questa a nostro modo di vedere è la verità intorno alle condizioni del bilancio.
Rimane un’ altra questione, il vedere cioè se sia lodevole che il Ministro delle Finanze accetti di prov vedere a spese straordinarie mediante alienazioni di patrimonio. Ma questa è una questione affatto diversa da quella del disavanzo, questione nella quale molto probabilmente ci troveremmo d’accordo cogli avver sari del Ministro, se non li vedessimo essi stessi do mandare tante altre e nuove spese, da farci temere che sarebbero ancora meno resistenti del Ministro Magliani.
Per ciò che riguarda adunque il bilancio 1884-85 il risultato è il seguente: Il Ministro delle finanze era stato autorizzato a vendere 51 m ilioni e mezzo di obbligazioni ecclesiastiche per mantenere il pa reggio ; malgrado il colera e la politica coloniale non avrà bisogno di venderne che per 26 milioni e mezzo.
La Camera dei deputati, terminata la discussione del progetto di legge dei premi per la marina mer cantile, ha intrapreso l’ esame della così detta legi slazione sociale cominciando dal disegno di legge tendente a determinare la responsabilità civile pei casi d’ infortunio sul lavoro.
È tutta una corrente di socialismo di Stato alla quale si abbandonano Governo e Camera, con una pre parazione così superficiale da renderci non solamente meravigliati, ma dolenti che le più importanti que stioni giuridiche e sociali vengano discusse e risolute in mezzo alla indifferenza generale.
Nel 1883 la Camera ed il Senato approvarono, quasi senza discussione, in poche oro il progetto di legge per la Cassa di assicurazione contro gli infor tuni degli operai sul lavoro, legge che segnava il primo passo verso un completo cambiamento nell’ indi rizzo economico del paese. Nel conflitto che esiste vivissimo tra le due scuole economiche, la liberale e quella dei Socialisti delle cattedra, il Parlamento avrebbe dovuto non già risolvere la questione di principio che divide le due scuole, ma pronunciarsi sull’applicazione che quella legge positiva presentava di uno di quei principi. La Camera italiana invece, pur conscia della importanza della questione, ha cre duto di essere superiore alla scienza ed agli scienziati, e finse di non avvedersi come dietro la legge che discuteva stesse tutto un programma di indirizzo economico il quale a poco a poco si sarebbe imposto.
Questurino si attendeva aspra battaglia tra le due scuole economiche in occasione della legge sui pre mi alla marina mercantile. Era così evidente per tutti che si commetteva un grave errore, che si sanzionava un principio pieno di conseguenze molto serie, che il paese si attendeva luce meridiana in torno alle intime convinzioni di chi sosteneva e di chi combatteva la legge. Tante volte il Parlamento aveva insistito perchè si ribassassero le tariffe ferro viarie affine di vincere la concorrenza dei trasporti marittimi, che si desiderava conoscere il modo col quale si giustificava ora una misura che tendeva, almeno in parte, a rendere più temibile questa con correnza. Però anche in questa occasione la Camera mancò alla generale aspettativa; la legge per i premi alla marina mercantile fu discussa dinanzi ad un esiguo numero di deputati, e della lotta, che pareva doversi impegnare, non si vide che l ’ombra lontana.
Oggi si ripete lo stesso fatto col progetto per la responsabilità civile nei casi d’ infortunio sul lavoro, La discussione generale è incominciata in mezzo alla indifferenza e alla svogliatezza della Camera. Non possiamo a meno di esprimere il vivissimo no stro rammarico per questo modo col quale procede l ’opera legislativa, rammarico che diventa tanto più profondo quando ricordiamo quanta importanza e quanta attività destino invece in Parlamento tutte quelle aride discussioni politiche, che servono a tener v iv i i partiti, ma non bastano a soddisfare tanto ur gente bisogno, che ha il paese dell’ opera seria ed efficace del suo Parlamento.
niente altro che della inversione della prova, e tutti sentono che l ’ aver toccato ai cardini fondamentali consacrati dal codice civile, ha fatto urtare in diffi coltà molto gravi, molto serie, le quali non si sono già sciolte collo studio accurato e profondo, sibhene si sono senz’ altro girate, per non darsi la pena di discuterle.
Si poteva ammettere, ed anzi generalmente si am metteva, che non fosse ozioso qualche provvedimento inteso a rendere più facile all’ operaio l’ azione per la rifusione dei danni che gli fossero prodotti dal fatto, dalla negligenza, degl’ intraprenditori. Ma era anche generale convinzione che questi provvedimenti dovessero riguardare soltanto la procedura dell’azio ne, affinchè gli operai potessero più facilmente far valere davanti la giustizia i loro diritti.
Il progetto di legge invece intacca ed offende quei rapporti giuridici che mantengono l ’ equilibrio della società moderna sulle basi della libertà e della responsabilità individuale. Rapporti di cui noi non vogliamo certo ora decretare la intangibilità, ma che, seCdebbono essere mutati, lo debbouo essere per tutti, affinchè non avvenga che si creino nuovi or dini di privilegi in contraddizione a quei principi di egualianza e di libertà, sui quali si basa la società civile.
Perchè mai se il codice consacra il principio di diritto comune che spetti al danneggialo provare il danno che ha subito, e provare la colpa di chi ne chiama responsabile in giudizio, perché mai una legge speciale deve modificare questa principio a favore di una sola classe di individui, ed obbligare l ’ intraprenditore, solamente perchè è tale, a provare la propria incolpabilità? Perchè solamente, impren ditore deve esser dalla legge presunto f in i a prova contraria colpevole, se in tutti gli altri casi, tutti i cittadini, sono fino a prova contraria presunti irre sponsabili?
Del resto noi non vogliamo intraprendere qui la discussione del progetto di legge, che la Camera sta esaminando; rimandiamo i lettori agli articoli che abbiamo scritto in proposito nel tempo passato; piut tosto lamentiamo, e vivamente, questa continua e crescente influenza che va prendendo anche in Italia il.socialism o di Stato, e lo lamentiamo tanto più, inquanto vediamo, la leggerezza e la indifferenza colle quali si accetta la prevalenza di questa scuola, che porterà tanto turbamento alle società civili.
Ci viene alla mente, a questo proposito, le parole profondamente sensate di H. Spencer nei suoi arti coli sull’ individuo contro lo Stato « S i dice — egli scrive — che quando le strade ferrate furono stabi lite in lspagna, spesso dei villani rimasero schiacciati e si attribuirono questi accidenti ai meccanismi che non erano fermati in tempo, poiché la pratica agri cola non aveva fornito alcuna idea dell’ impulso im posto a una grande massa, che si muove con rapidità. « Questo fatto mi torna al pensiero — continua l’egregio scrittore — quando esamino le idee dei sedicenti politici « pratici », i quali non pensano nemmeno all’ esistenza del momento politico e ancora meno di un momento politico che, in luogo di di m inuire o di rimanere costante, va sempre aumen tando. La teoria dietro la quale operano ordinariamente i politici, òche il cangiamento operato dall’azione loro si arresterà al punto dove si vuole che si fermi. Il politico esamina attentamente quali saranno i risultati della sua azione, ma non pensa nemmeno agli effetti
lontani del movimento che ha prodotto e ancora meno agli effetti concomitanti. Quando, all’ epoca della guerra bisognò procurarsi dello « alimento per la polvere » si incoraggiava la popolazione. Quando Pitt disse: « cerchiamo che i soccorsi accordati alle famiglie numerose sieno un diritto e un onore, in luogo di offrire un motivo di obrobrio e disprezzo » non si credeva che la tassa dei poveri sarebbe qua druplicata in 50 anni, che profittando della rendita ricavata dalla cassa dei poveri, si amerebbe me glio sposare la fanciulla con molti bastardi, piut- tostochè delle donne oneste, e che una moltitudine di contribuenti discenderebbe nelle file degli indi genti. I legislatori che nel 1883 votarono 20,000 lire sterline per aiutare la costruzione degli edifici scolastici, non supponevano che quel provvedimeato dovesse obbligare a contributi forzati , locali e ge nerali, che ora si elevano a 6 milioni di sterline ; essi non avevano l’ intenzione di stabilire il principio che rifo sse reso responsabile della istruzione dei figli di B\ essi non pensavano ad una legge che privasse le povere vedove dell’ aiuto dei loro figliuoli già ar rivati ad una certa età, e ancora meno che i loro successori, obbligando i genitori indigenti ad indiriz zarsi agli amministratori dei beni dei poveri per pagare la tassa scolastica, farebbero nascere la con suetudine di indirizzarsi a quegli stessi amministra tori per altri bisogni e creerebbero cosi il paupe rismo.
Come ho detto, il politico che si vanta di avere delle viste « pratiche » prevede ancora meno i risul tati indiretti, che diventeranno poi risultati diretti dei suoi provvedimenti. Il politico « pratico » che, a d i spetto di tante esperienze ripetute di generazione in generazione, continua a pensare solo agli effetti pros simi, non pensa naturalmente mai agli effetti più lon tani, ancora più generali, e ancora più importanti di quelli che abbiamo indicati. E , per ripetere la meta fora adoperata prima, non si domanda mai se il mo mento politico messo in azione, dal suo provvedimento qualche volta diminuendo di forza, ma in altri casi aumentando fortemente, segua o non segua la stessa direzione di altri momenti analoghi, e non possa unirsi a questi per produrre ben presto dei m ovi menti composti che producono dei mutamenti ai quali non si era mai pensato. »
Noi vorremmo che questi concetti tanto impor tanti e così gravi, stessero nella mente dei nostri legislatori ora che con tanto scarsa preparazione e con discussione così leggera, stanno sconvolgendo il diritto comune.
ANCORA SOL PRESTITO
B E V I L A C Q U A L A - M A S A
generali della operazione che viene proposta e che, a quanto sappiamo, è già stata accolta dal Governo. Il metodo prescelto a noi pare del resto semplicissimo e di facile intelligenza
Presso la Cassa depositi e prestiti vi sono 1,667,761 obbligazioni del prestito Bevilacqua La-M asa che il Governo non permise fossero emesse, poiché la Con cessionaria non aveva garantito in antecedenza e nei modi stabiliti dal R. Decreto 6 dicembre 1868 i mezzi sufficienti per far fronte agli obblighi, che colla emissione di quelle obbligazioni si sarebbe assunti davanti al pubblico. Rimanendo le cose quali sono oggidì, una parte dei portatori delle 784,830 obbli gazioni che sono tuttora in circolazione, vendereb bero all’ asta i beni della duchessa conformemente alle sentenze che sono state da essi promosse e che stanno per passare in giudicato. Sarebbero così ridotte a nessun valore le obbligazioni che sono depositate presso la Cassa depositi e prestiti, e quelle altre che rimarrebbero in circolazione non avrebbero altro va lore che quello derivante dal concorso al fallimento del prestito.
Ora il sindacato costituitosi allo scopo di sistemare il prestito si assumerebbe di versare alla Cassa de positi e prestiti una somma che crediamo sia di circa undici milioni, rilevando in cambio le 1,667,761 ob bligazioni, che sono giacenti e ottenendo l’ auto rizzazione di emetterle sul mercato. La somma ver sata, insieme agli interessi composti che la Cassa depositi e prestiti attribuirebbe con legge speciale alla somma stessa, costituirebbe tante annualità ca paci di soddisfare tutti gli impegni del prestilo verso il pubblico, sia coi premi, sia coi rimborsi. Si riprenderebbero quindi le estrazioni secondo il piano antico del prestito stesso o, se si introducessero delle modificazioni, sarebbero dirette ad aumentare il nu
mero dei premi.
In pari tempo il sindacato costituitosi dorrebbe alla Concessionaria un equo compenso per ottenere da essa la cessione di ogni e qualunque diritto sulle obbligazioni che sono ora giacenti presso la Cassa depositi e prestiti, e sarebbe anche conseguentemente la Concessionaria stessa svincolata da ogni obbligo e garanzia verso i portatori delle obbligazioni, perchè, come dicemmo, la somma che il sindacato versetebbe alla Cassa ripetuta dovrebbe essere sufficente al ser vizio completo del prestito così rinnovato.
Però è naturale che i membri del sindacato stesso ' assumendo dietro una somma effettivamante ver sata le 1,667,761 obbligazioni corrono il rischio che il pubblico non accolga — il che tuttavia non sarà probabile — la nuova emissione, e quindi rimanga ad essi tutto o quasi tutto il carico della impresa, cioè le anzidette obbligazioni comperate ad un prezzo così superiore a quello che hanno attualmente sul mer cati). Per contrario, se la operazione non riesce, gli attuali portatori delle obbligazioni nulla perdono, per chè quel titolo non può essere maggiormente de prezzato di quello che fu in quei momenti nei quali nessuna speranza vi era di sistemazione del prestito stesso. ‘Se invece 1’ operazione ha un esito felice i portatori delle obbligazioni, senza alcun loro nuovo rischio od esborso, si troveranno ad avere in mano un titolo il cui prezzo crescerà in ragione della nuova fiducia che godrà davanti al pubblico.
Il sindacato adunque rivolgendosi collettivamente ai portatori delle obbligazioni dice loro : « Noi ten tiamo a nostro rischio e pericolo una sistemazione
riuscendo la quale avrete un grande vantaggio, senza alcun vostro sagri Ozio ; è giusto quindi che concor riate anche voi ad aiutarci, affinchè le vostre 784,830 obbligazioni (quante attualmente sono in circolazione) non impediscano la emissione di quelle che noi acquistiamo mediante l’ esborso di una grossa somma. Noi vi domandiamo che delle 784,830 obbligazioni ce ne vendiate una parte ad un prezzo determinato. Così voi realizzate sicuramente un valore minore del nominale ma vi liberate dall’ alea a cui è espo sta la operazione. Se voi rifiutate questo concorso noi non continueremo le pratiche cominciate ed i ti toli ricadranno ancora in quel discredito nel quale si trovavano alcuni mesi fa ».
Questo sommariamente è l’ invito che il Sindacato rivolge ai portatori, ed evidentemente esso è rivolto non già ai portatori speciali di qualche obbligazione, ma ai grossi portatori che dovrebbero trovare il loro tornaconto nella realizzazione d’ una parte di quei di ritti che, qualche tempo fa, si credevano completamente perduti. É veramente in tesi astratta il ragionamento del Sindacato ci pare logico e niente affatto esigente, inqunntoehè è ovvio che gli assuntori, pel fatto espon taneo dei quali terze persone risentono un beneficio, domandino ai terzi stessi una quota di questo bene fizio, sotto condizione di non promuovere l’ operazione. Tuttavia, o perchè il Sindacato non si è espresso chiaramente, o perchè il metodo di sistemazione non è riuscito ben chiaro al pubblico e quindi di fronte all’ ignoto od al mal noto i portatori hanno nutrite troppo grandi speranze, sappiamo che i depositi fatti presso le sedi dell) Banca Nazionale delle obbliga zioni tuttora in circolazione non furono ancora tali quali il Sindacato sperava.
Sappiamo però che non sono ancora abbandonale definitivamente le trattative per la confusione della cosa, e che anzi in questi ultim i giorni furono da una parte concretate le basi di un progetto di legge che sarebbe presentato dal Ministero, dall’ altra il Sindacato farebbe nuovo appello ai portatori offrendo condizioni ancora m igliori delle precedenti. Noi lo diamo veramente la costanza dei componenti il gruppo degli assuntori ed il Governo per l ’ appoggio che loro è disposto ad accordare. Dimostrammo negli articoli già pubblicati quanta responsabilità almeno morale incomba al Governo per questo prestito, e ad ogni modo tutti sanno come il pubblico si sia creduto in gannato, se non colla connivenza, certo colla quie scenza del Governo. Questo solo ci pare sufficente per desiderare che la questione definitivamente venga risoluta, quando nessun onere finanziario debba ve nirne allo Stato, come appunto qui sarebbe il caso
Auguriamo quindi che le nuove proposte del Sinda calo ottengano presso i portatori delle obbligazioni in circolazione la più sollecita accoglienza, ed eccitiamo questi a riun irsi e ad esprimere i loro voti e desi deri affinchè l’ accordo possa stabilirsi. In pari tempo però ci pare che i signori del Sindacato dovrebbero tener conto del lato morale derivante dalla attuale condizione di cose. Di fronte a tutte queste speranze di sistemazione, che vanno suscitandosi è troppo ovvio che i portatori sieno disposti a correre il rischio che loro verrebbe dall’ attendere gli effetti ultim i della operazione, e ciascuno di essi speri che tutti gli altri accedano alle domande, pur giuste, del Sindacato.
por-tatori non si spoglierebbero completamente della pro prietà dei loro titoli, a cui forse annettono un valore maggiore di quello che effettivamente non abbiano, ma sarebbero anzi per mezzo di tale compartecipazione, interessati a far si che la operazione riuscisse nel modo più soddisfacente.
Ad ogni modo giacché i nostri lettori ci doman dano con tanta insistenza notizie della cosa, non tra lasciamo di dir loro che il tempo stringe per una definitiva soluzione, giacché i termini per l’ aggiudi cazione dei beni della Concessionaria stanno scadendo, e che la soluzione non potrà ottenersi se non per mezzo dell’ accordo tra i portatori delle obbligazioni e il nuovo gruppo assuntore.
IL CONGRESSO DELLE CÀMERE DI COMMERCIO
La Camera di Commercio di Torino ha pubbli calo in questi giorni il d.* volume degli atti del Congresso delle Camere di Commercio del Regno tenutosi in Torino dal 23 al 29 Giugno 1884. Ve ramente questa pubblicazione viene alquanto in ri tardo e, malgrado ciò, non è completa poiché questo primo volume contiene gli studi preparatorii delle singole Camere, i processi verbali delle adunanze plenarie e le deliberazioni del Congresso. Il secondo volume, di cui è promessa sollecitamente la pubbli cazione, conterrà i resoconti dei lavori delle tre sezioni in cui il Congresso si è diviso, ed alcuni allegati.
La Camera di Commercio di Torino, inviandoci gentilmente il primo volume, richiama in modo spe ciale la nostra attenzione sui temi che hanno mag giore interesse di attualità, quali : — la revisione della tariffa doganale, la questione ferroviaria, i provve dimenti per la marina mercantile e la giurisdizione commerciale. A noi nulla può esser più gradito che trovare negli atti delle Camere di Commercio la prova dello zelo e dell’amore con cui esse si dedicano allo studio dei problemi riguardanti la pubblica econo mia e gli interessi commerciali e industriali. Troppe volte abbiamo ne\YEconomista sostenuto che le Ca mere di Commercio possono e debbono avere una funzione molto più importante di quella che effetti vamente non abbiano fino a qui esercitata, e troppe volte ci occorse dimostrare che, in gran parte, la in feriorità di influenza che si lamenta è dovuta alla scarsezza degli studi, alla scarsezza della attività che le Camere stesse manifestano. Nel caso concreto ci duole dover notare che viene fornita nuova prova alla verità delle nostre affermazioni. Il Congresso delle Camere di Commercio è stato tenuto nel Giugno 1884, gli atti di questo Congresso sono stati pubblicali, e incompletamente, nell’Aprile 1883, cioè quasi un anno dopo. Intanto la questione ferroviaria, della quale il Congresso si è a lungo occupato, è già legge dello Stato; i provvedimenti perla marina mercantile furono già discussi dalla Camera dei deputati ; la metà adun que del lavoro del Congresso oggi diventa, per ciò che riguarda il lato utile, quasi senza effetto. Sappiamo che la Camera di Torino è irresponsabile di questo r i tardo e quindi la nostra censura non è rivolta a quell’ ufficio ; solo avvertiamo che se vi è una classe sociale, la quale in tutti i suoi atti dovrebbe dare
prova di apprezzare il detto : il tempo è moneta, •— è la classe commerciale.
Il volume che abbiamo so tto c c h io , oltre alla parte preliminare che riferisce sui documenti per mezzo dei quali il Congresso si è costituito, con tiene i verbali delle cinque adunanze generali del Congresso, e le deliberazioni prese nelle adunanze stesse. La prima adunanza viene impiegata nell’ esau rimento delle formalità d’ uso, ha quindi un interesse secondario.
Nel verbale della seconda troviamo la relazione dell’on. Paolo Palestrino e la discussione sul tema relativo alle Tasse Camerali, e la relazione dell’ono revole Giuseppe Scudellari e la discussione sul tema l’ Emigrazione, fi terzo verbale contiene la Relazione dell’onorevole Fiaschi e la discussione sul tema Re visione della Tariffa doganale generale e dei Trat tati di commercio, nonché la relazione deH'avvocaio Bortolo Benedini e la .discussione sul tema Norme che regolano la materia doganale, il verbale della quarta seduta è tutto occupato della Questione fe r roviaria, di cui fu relatore l’ onor. Giuseppe Lioy. Finalmente nel quinto verbale troviamo la relazione dell’on. Gioachino Elia e la discussione sul tema, la Giurisdizione commerciale, e la relazione dell’ ono revole Nicola O xilia , e la discussione sul tema le Compagnie di navigazione sussidiate.
La lettura di questa importante pubblicazione ci ha dimostrato di quanta preziosa attività e di quanto severo studio dispongano le Camere di Commercio italiane. Non diremo che tutto v i sia perfetto, anzi le lacune da una parte, i troppo superficiali giudizi o le gratuito affermazioni dall’ altra, qua e là si tro vano nei documenti pubblicati; ma non per questo mancano elementi eccellenti, dai quali il paese po trebbe ritrarre molto maggiori vantaggi di quelli che veramente non ritragga.
Le nostre Camere di Commercio hanno bisogno di avere una funzione più chiara e più determinata nel complicato meccanismo della amministrazione pubblica; più che altro sembrano sconfortate dalla scarsa influenza che loro è serbata e della seconda ria funzione che esercitano anche nelle questioni che più davvicino le toccano.
Però noi ripetiamo quello che altra volta abbiamo detto : le Camere di Commercio non acquisteranno la importanza e la influenza a cui legittimamente aspirano, se non quando avranno, mediante la attività loro resa necessaria I* opera che possono prestare, quando cioè si saranno imposte al paese per la se rietà e saggezza dei loro atti. P e r raggiungere que sta alta autorità, questo prestigio , bisogna che so pratutto tendano tutte a spogliarsi del carattere lo cale che ancora mantengono, nel senso che i loro atti sieno sempre diretti a far in modo che l’ interesse locale che sono chiamate a difendere, si fonda e col lim i coll’ interesse generale, e mai pretendere che questo possa piegarsi ai bisogni del luogo.
I trasporti ferroviari m arittim i
È stata annunziata alla Camera una interrogazione dell’on. Sciacca della Scala intorno all’ andamento dei servizi cumulativi.
È bene ricordare che questi vengono disimpegnati in forza d’ una Convenzione vigente tra le diverse Amministrazioni ferroviarie del Regno e la Naviga zione Generale Italiana. La Convenzione venne sti pulata nel 1883, ma ha tardato fino al 1" febbraio di quest’ anno a entrare in vigore, dapprima per il lungo indugio frapposto dal Governo ad approvarla, in seguito a causa della epidemia colerica, la quale interruppe molte comunicazioni e in molte altre alterò la regolarità del servizio. — L ’ esperienza fatta in questi tre mesi, per quanto breve, ha già dimostrato luminosamente i dife'ti esistenti nella anzidetto Con venzione; tantoché si sente il bisogno di venire ad un ritocco della medesima.
Prima di tutto si osserva che nel Prontuario-Ta riffa che la accompagna e ne fa parte integrante sono state o dimenticale o volontariamente emesse talune piazze di commercio che per l’;uldietro godevano nei trasporti il vantaggio del servizio cumulativo in forza delle Convenzioni che le Società marittime Rubattino e Fiorio avevano conchiuso separatamente con alcune Amministrazioni ferroviarie. Il fatto è tanto più strano e il danno ne è tanto più sentito, inquanto ogni giorno si progredisce nel creare allo scambio dei prodotti e quindi al traffico commerciale ogni sorta di facilita zioni e si fa di lutto per abbreviare le distanze, ri durre al minimo possibile le soste e i trasbordi delie merci e distruggere gli ostacoli d’ogni natura. Nè le piazze di commercio che sono state escluse dalla rete del servizio cumulativo hanno mancato di fare udire i loro reclami.
Ma lamenti anco più vivi si sono levati per le alte tariffe che il nuovo servizio impone a chi voglia usarne. Col risparmiare l’opera degli spedizionieri si sperava ottenere un conseguente risparmio sui prezzi dei tra sporti, mentre ciò non avviene od avviene in troppo scarsa misura. E perchè ?
Occorre premettere poche parole sul meccanismo del servizio in discorso. Si dà spesso il caso che tra il luogo di partenza e quello d’arrivo d’ una merce intercedano distanze da percorrersi in parte colle strade ferrate, in parte con navi. — Ciò può acca dere anco se i due punti estremi sono entrambi si tuati su continenti, ma avviene poi sempre per ne cessità quando uno di essi sia in un' isola. Suppon gasi per esempio che la merce deva andare da Roma a Palermo. 11 mittente la consegna in Roma, all’ uffizio del traffico delle strade ferrate Romane, queste la trasportano fino a Napoli ove la consegnano alla Navigazione Generale, che la fa giungere per mare fino a Palermo ove il destinatario la ritira. Non occorre più, come iti altri tempi, incaricare a Napoli uno spedizioniere di ritirarla dal vagone e imbar carla sul piroscafo. E , sia alla partenza sia all’ ar rivo, il prezzo cumulato del trasporto ferroviorio e di quello marittimo si paga una volta sola. Natural mente le due ricordate amministrazioni se lo d ivi dono in proporziono della lunghezza del tratto su cui ciascuna ha prestato l’opera propria, ossia pren dendosi ciascuna la quota che le spetta a norma dei patti stabiliti.
Quale sarà dunque il mezzo di procurare alle merci
un trasporto a buon prezzo? Quello, evidentemente, di far loro percorrere, tra le diverse vie possibili la meno costosa; e poiché le tariffe marittime sono, come è noto, sempre più miti di quelle ferroviarie, avendo in mira il tornaconto del ceto commerciale, bisognerà tra due punti estremi scegliere sempre il più breve itinerario terrestre e il più lungo itinerario marittimo. In altri termini si dovrà fare in guisa che la merce si imbarchi sul piroscafo al primo scalo che incontra sul suo cammino e non lo abbandoni se non là dove, seguitando, devierebbe dalla strada che aveva al punto prefisso, e viceversa non si serva del vagone se non pei tratti di viaggio che il piro scafo non può percorrere.
Invece oggi succede precisamente l’ opposto. A l pi roscafo si è lasciato quel minimum che non poteva assolutamente evitarsi. Ma diamo qualche esempio.
Eccettuate le spedizioni tra due punti nei quali sia compresa la linea di mare Napoli-Palermo, quasi tutte le altre fra la Sicilia e il continente non si servono del piroscafo fuorché pel brevissimo tratto dello Stretto di Messina e pel rimanente si servono della ferrovia.
Ora, ove si pensi che non è peranco costruita la Eboli Reggio e che per andare in ferrovia da Reg gio fino alle regioni centrali della penisola bisogna fare un lunghissimo giro, si vedrà quanto costosa riesca in tali casi una spedizione in servizio cumu lativo. Fra la Sardegna o il continente è la stessa cosa. La città colla quale la Sardegna effettua il maggior numero di transazioni commerciali è Ge nova. Ebbene, una merce che dall’ Italia superiore venga a Genova per poi avviarsi alla Sardegna non viene già imbarcata in quel porlo, ma deve seguire per ferrovia tutta la costa ligure e toscana fino a Livorno e a Livorno prendere il piroscafo sino a Por- totorres e spesso anche la costa maremmana fino a Civitavecchia, facendo poi per mare il tratto Civita- vecchia-Golfo degli Aranci. Per citare un fatto con creto di cui abbiamo cognizione, tra cento e mille che accadono, sappiamo che in questi ultim i giorni fu spedito da una città della Francia, in servizio cumu lativo, una cassetta di oggetti scientifici destinata a Cagliari. Giunta a Genova, ognuno credeva fosse stata caricata a bordo d’ uno dei piroscafi che fanno un servizio regolare e frequente pei porti sardi tra i quali anche Cagliari. Tùtt’altro: la cassetta dopo aver corso lungo la riviera di ponente, da Marsiglia a Genova, e lungo quella di levante fino alla Spezia, e costeggiato il mare in ferrovia fino a Civitavec chia (!), fece di là la breve traversata che mette al Golfo degli Aranci, ove riprese di nuovo la ferrovia fino a Cagliari tagliando l ’ isola in tutta la sua lun ghezza. È mai possibile che un tale sistema riesca economico?
E come mai, si dirà, furono stabiliti itinerari così poco Consentanei allo scopo che il servizio cumulativo si propone ? La risposta è facile. Ognuno tira l’acqua al suo mulino, e la Società di Navigazione nelle trattative per l’attuazione del servizio in parola ebbe contro di sè gli interessi coalizzali delle ferrovie del l’Alta Italia, delle Romane, delle Meridionali, delle Sicule Occidentali e delle Sarde. Uno contro cinque. D ’altronde a concordare colle Strade ferrate il ser vizio cumulativo essa era tenuta dai suoi quaderni d’oneri pel servizio postale marittimo e le fu forza subire là volontà del maggior numero. Piuttosto è da meravigliare che il Governo, dopo aver tardato ad approvare la Convenzione, l ’abbia poi approvata quale essa è.
Per fortuna i contratti per l’ esercizio ferroviario testé approvati dal Parlamento dispongono « sulle basi delle tariffe generali e speciali comuni, il Go verno avrà sempre facoltà di ordinare alle Società di introdurre miglioramenti nei servizi cumulativi esistenti o di istituirne dei nuovi, tanto colle ammi nistrazioni ferroviarie italiane e straniere, quanto con Società di navigazione ».
N ell’ interesse del commercio nazionale bisogna che di tale sua facoltà il Governo si valga presto e ocu latamente.
A l 31 decembre 1884 la situazione della Cassa dei depositi e prestiti era rappresentata dalle seguenti partite :
A ttivo Lire
Prestiti, conto capitale. . . . 207,558,000.77 Prestiti, conto interessi. . . . 688,177.34 Tesoro dello Stato , conto corrente
fruttifero - Capitale . . . . 24,639,544.69 Tesoro dello Stato, conto corrente
fruttifero - Interessi . . . 932,535.71 Capitale rinvestito in consolidato
5 e 3 per c e n t o ... 83,161,487.52 Rata semestrale sul consolidato 5 e
3 per cento da riscuotere . . 2,001,255.71 Cassiere dell’ Amministraz., conto
effetti pubblici in deposito . . 327,370,279. 73 Tesorieri provinciali, conto effetti
pubblici in deposito . . . . 91,436,676.05 Tassa di custodia sui depositi in
effetti pnbblici... 385,936.20 Ordini di riscossione... 4,309,753.06 Affrancazioni di canoni, censi, ecc. -
Contabilità speciale, conto corr. 19,357.54 Tesoro dello Stato, conto corrente
infruttifero per anticipaz. di fondi
per il servizio dei pagamenti . 15,067,359.81 Credito dipendente dalla liquidaz.
del soppresso Monte di pietà di
R o m a ... 8,048,628.52 Cassiere dell’ Amministraz., conto
n u m era rio... 1,737,118.59 Spese dell’esercizio in corso . . 9,067,126.17
776,423,237.41 Lire 163,367,627. 76 7,289,827. 68’ 418,806,955. 78 1,665,139.37 9,478,103.16 158,079,023.15 78,771.98 1,096.170. 36 1,953,819. 89 4,000,000. 00 10,613,798. 28 776,423,237. 41 Alla stessa data la Gassa centrale postale di r i sparmio presentava la seguente situazione :
A ttivo L ir e
Somma rimasta da versare dalla Po
sta per risparmi e depositi giudiz. 823,489,92 Somma per prezzo di rendita con
solidata ceduta ai librettisti. . 189,335.56 Capitale della rendita disponibile
per far fronte alle richieste d’ in
vestimento per parte dei librettisti 1,937.00 Debitori div. al netto dei creditori 16,601.92 Capitali amministrati dalla Cassa
Depositi e Prestiti come Cassa di
risparmio... 158,079,023.15 159.110.387.55 Lire 148,362,024. 64 7,432,383. 06 455,549. 26 147,160.15 2,713,270. 44 159.110.387.55 Finalmente la situazione alla stessa data del Monte Pensioni per gli .insegnanti pubblici si decomponeva come segue : Lire 11,25?,176.10 255,148. 60 78, 771. 98 179,734. 94 171,671.51 11,944,503.13 P as siv o Lire
Credito di alcuni comuni per con tributi versati anticipatamente
nelle Tesorerie provinciali. . . 1,315.56 Attivo costituito fino al 31 dieem-
bse 1884 per far fronte al paga mento delle pensioni, le assegna zioni delle quali incomincieranno
col 1° gennaio 1889 . . . . 11,943,187.57 ~ 1 1 ,944,503. Ì3
A ttivo
Capii, rinvestito in consolidato 5 “|„. Rata semestrale sul consolid. 5 °/0 da r is c u o t e r e ... Cassa dei Depositi e Prestiti, conto
corrente ... Vaglia del Tesoro rilasciati dalle
Tesorerie provinciali il 31 dicem bre 1884 e perciò riscossi dall’Am- ministraz.nei primi giorni del 1885 Contributi maturati e non ancora versati dai comuni nelle Tesore rie p ro v in cia li...
Passivo
Depositi del risparmio . . . . Depositi g i u d i z i a l i ... Fondo disponibile per far fronte alle
spese di amministrazione . Fondo di riserva... Utili netti dei primi quattro anni
del quinquennio 1881-1885 .
P assivo
Depositi in numerario, conto capitale Id. in numerario, conto interessi Id. in effetti pubblici,conto cap. Id. in effetti pubbl. conto inter. Mandati di pagamento . . . . Casse postali di risparmio - Con
tabilità speciale, conto corrente. Monte delle pensioni per gli inse gnanti pubblici elementari, conto corrente ... Essattoria conto tassa di ricchezza
Li ST IM IN E DEGLI ISTITUTI DI EUSSIONS
al S8 felblbraio 1885
Il Ministero di Agricoltura e Commercio ha re centemente pubblicato il bollettino mensile della si tuazione dei conti al 28 febbraio p. p. in confronto del precedente mese di gennaio.
Questo bollettino è stato compilato secondo il nuovo modello approvato col R. Decreto 26 marzo 188o e fa conoscere 1’ ammontare degli impieghi diretti, fa sa pere quanta parte dell’argento al titolo di 900 è co stituito da scudi di conio nazionale, e quanta parte di scudi di conio estero ; contiene la distinzione che si fa nell’ammontare della circolazione fra quella se condo il limite fissato dalla legge, e l’ altra coperta da altrettanta riserva, (chiamata circolazione impro duttiva) secondo i regi decreti 12 agosto 1885 e 50 novembre 1884, e finalmente distingue la circola zione dei biglietti secondo i tagli, potendosi così dal l’esame del movimento mensile degli istituti cono scere verso quale di essi il pubblico si rivolge di preferenza.
Ecco adesso i punti principali della situazione ' al 28 febbraio p. p.
L’attivo delle sei Banche di emissione era rappre sentato alla fine di febbraio dalle seguenti cifre:
28 Febbraio 31 Gennaio
Cassa e riserva L. 545,484,018 534,762,198 Portafoglio » 397,409,893 402,148,319 Anticipazioni »
Impieghi diretti (buoni del Tesoro, fondi
65,627,546 68,075,338
pub. (titoli, immob.ec.)» 220,430,792 218,720,410
Titoli » ' 21,341,504 22,447,357 Crediti » 171,089,497 166,487,531 Sofferenze » 15,251,262 15,439,032 Depositi » 490,981,876 487,180,216 Partite varie » 125,381,856 125,056,581 Totale L. 2,052,998,248 2,010,316,986 Spese del cor. eser. 2,048,261 1,146,596 Totale generale L. 2,055,046,509 2,041,433,583 Da queste cifre comparative apparisce che nel mese di febbraio 1885 in confronto del mese precedente si ebbe nell’ attivo delle sei Banche un aumento di L . 15,612,926.
Aumentarono: la cassa e la riserva, gli impieghi diretti, i crediti, i depositi e le partite varie.
Diminuirono: il portafoglio, le anticipazioni, i titoli, e le sofferenze.
L ’ ammontare del portafoglio per ciascuna delle sei banche di emissione dava alla fine dei due mesi i se guenti resultati :
28 Febbraio 31 Gennaio
Diminuirono i portafogli del Banco di Napoli, della Banca Nazionale Toscana, della Banca Romana e del Banco di Sicilia.
Aumentarono quelli della Banca Nazionale italiana e della Banca Toscana dì Credito.
Il passivo delle sei banche emissione era costituito dalle seguenti partite :
28 Febbraio 31 Gennaio
Capitale e massa di rispetto L . Circolazione » Debiti a vista » Debiti a scadenza » Depositi » Partite varie » 368,398,630 866,205,785 149,691,092 110,631,153 490,981,876 62,482,017 368,993,630 871,725,575 146,321,661 111,444,110 487,180,216 51,416,559 Totale L. 2,048,985,556 2,037,081,753 Rend, del cor eserc. 6,060,953 4,351,829 Totale generale L. 2,055,046,509 2,041,433,583 Da questo prospetto resulta che il passivo delle sei banche crebbe nel mese di febbraio di L . 45,612,926.
Aumentarono: i debiti a vista, i depositi e le partite varie.
Diminuirono: la circolazione, e i debiti a scadenza. La circolazione complessiva delle sei banche di emiss. ascendeva al 28 febbraio a L . 4,479,908,495.50 contro L . 4,200,257,566 alla fine di gennaio e si re partiva per L . 513,702,408.50 in biglietti già con sorziali, e per L. 866,205,785 in biglietti propri degli istituti di emissione. La circolazione dei biglietti con sorziali èridotta come si è visto a L. 545,702,408.50 con una dimiii. in confronto di quella di L . 940,000,000 di L. 626,297,591.09, delle quali L. 568,050,714.50 furono cambiate in moneta metallica e L. 257,666,880 in biglietti di Stato da L. 5 e da 40.
L ’ ammontare dei biglietti propri degli istituti di emissione si repartiva fra essi come segue :
28 Febbraio 31 Gennaio
Banca Naz. Italiana L. Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana »
» Romana »
Banco di Sicilia » Banca Tose, di cred. »
518,415,668 180,104,172 63,753,175 48,069,701 42,300,599 13,562,470 525,551,868 180,950,622 62,479,150 48,230,371 40,021,394 14,492,170 Totale L. 866,205,785 871,725,575 Nel mese di feb. la circolazione propria diminuiva di !.. 5,519,790.
Della somma di L . 866,205,785 costituenti la cir- colaz. propria delle banche di emis. L . 682,027,782.67 rappresentavano la circolazione secondo il limite fis sato dalla legge 50 aprile 1874 e L . 184,478,002.35 quella coperta da altrettanta riserva che si chiama circolazione improduttiva.
I biglietti propri delle sei banche si dividevano al 28 febbraio come segue :
Banca Naz. Italiana L. Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana » Banca Romana » Banco di Sicilia » Banca Tose, di cred. »
249,856,967 63,733,948 27,488,680 28,880,548 23,389,868- 4,059,879 246,641,198 68,179,056 29,236,620 29,414,802 24,857,713 3,818,928 Totale L. 397,409,018 402,148,319 Il portaf. diminuiva nel febbraio di L . 4,739,301.
sconti e anticipazioni operati nel mese di febbraio, le quali operazioni si dividono nel modn cbe segue:
Sconti . Anticipazioni
Banca Naz. Italiana L, Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana »
» Romana »
Banco di Sicilia » Banca Tose. diCred. »
120,593,211 20,471,520 14,631,688 10,913,971 8,190,687 1,284,704 3,695,083 4,235,809 85,050 33,100 812,841 572,340 Totale L. 182,031,891 9,434,225 Chiuderemo questi confronti col riportare il prezzo corrente delle azioni di quelle banche cbe sono co stituite in Società anonime.
28 Febbraio 31 Gennaio
Banca Naz. Italiana L. 2,221.50 2 , 1G3. 00 » Naz. Toscana » 1,115.00 1,100.00
» Romana » 1,015.00 1,010.00
» Toscana di cred. » 520.00 520. 00
L E C A SSE P O STA LI DI R ISPAR M IO
È stato pubblicato il resoconto sommario delle ope razioni delle Casse postali di risparmio a tutto il mese di marzo p. p. Eccone i resultati.
I depositi eseguiti nel mese predetto ammontarono alla somma di L. 11,664,3815.99 mentre i rimborsi non oltrepassarono la cifra di L. 9,360,177.98. V i è pertanto una rimanenza di !.. 2,104,209.01.
Nei mesi precedenti dell’ anno in corso i depositi ascesero a L . 50,964,20.1.72 con una rimanenza in più sui rimborsi di L . 15,689,838.78.
Dal 1876 a tutto il 1884 i depositi comprese L . 10,267,626.73 di interessi capitalizzati ammonta» rono a L. 547,549,1)66.67 ; dalla qual somma sot traendo l’ importare ilei rimborsi in L. 3 7 1,279,567.10 ne deriva una rimanenza di L . 143,908,733.59.
Quanto ai libretti ecco le cifre sommarie:
Rimasti
Emessi Estinti accesi
Nel mese di marzo.. . . N. 27,869 8,900 18,969 Nei mesi precedenti del
l ’anno in corso...» 65,128 6,913 58,215 Dal 1876 a tutto il 1884 » 1,168,312 156,832 1,014,480 Per cui rimangono libretti accesi...N. 1,088,664
Da questo movimento si hanno i seguenti totali : Depositi...L. 547,549,066.67 Interessi capitalizzati... » 10,267,626.73 Somma complessiva dei dep. e inter. » 557,816,693.40 Rimborsi... » 398,713,912.02 Rimanenza...» 159,102,781.38
Da una statistica sulla produzione e consumo dello zuceheso in Europa togliamo alcuni elementi cbe ci pare importante mettere sott’ occhio ai nostri lettori. Ecco prima di tutto il consumo di zucchero che
se-condo il Górz si verifica in ciascuno degli Stati d’Europa disposti in ordine decrescente :
Gran Brett. ton. 985,000 Turch. eBuIg. ton. 27,950 Francia » 424,493 Danimarca » 26,280 Germania » 378,270 Portogallo » 15,640 Russia » 279,000 Norvegia » 40,200 Aust. Ungh. » 227,260 Rumeiiia » 7,600 Italia » 80,000 Finlandia » 7,050
Spagna » 49,265 Grecia » 4,300
Belgio » 37,325 Serbia » 3,345
Svezia » 36,440 Lussemburgo » 1,500 Paesi Bassi » 34,725 Montenegro » 70 Svizzera » 28,790
Per cui l’ Europa intera avrebbe bisogno annual mente di tonn. 2,664,565 di zucchero.
Ora la produzione dello zucchero di barbabietola si limita a tonn. 2,233.400, quindi una differenza di 418,665 tonnellate, le quali, naturalmente devono provenire da paesi non europei. Però non tutti gli Stali europei producono secondo il loro consumo.
I diversi paesi si possono dividere in due categorie: quelli ohe producono più del loro consumo, e quelli cbe prodocono meno del loro consumo ; perciò con frontando il consumo colla produzione si ha come conseguenza o una necessaria importazione se quello supera questa, o una necessaria esportazione se questa supera quello.
Disponendo, in ordine decrescente la prima cate goria di paesi, diamo la cifra della produzione e la cifra della necessaria importazione ricavata dalla dif ferenza tra la produzione stessa e il consumo sopra indicato. Gran Brettagna . Produzione ton. — Deficienza 983,000 Italia . . . . » 1,000 79,000 Spagna . . . » 12,500 36,765 Svezia . . . » * — 36,440 Svizzera . . . » — 28,790 Turchia e Bulgaria » — 26,280 Danimarca . . » 10,000 17,950 Portogallo . . » —- 15,640 Paesi Bassi . . » 21,000 13,725 10,200 Norvegia . . . » — Rumetiia . . . » — 7,600 Finlandia . . . » — 7,030 Grecia. . . . » — 4,300 Serbia . . . . » — 3,543 Lussemburgo » 1,400 160 Montenegro . . » — 70
Sono adunque sedici Stati di Europa cbe hanno bisogno di importare dello zucchero, e di questi un dici perchè non ne producono affatto e cinque perchè hanno una produzione inferiore al consumo. La pro duzione complessiva di questi sedici Stali essendo di tonn. 45,900 la differenza tra la loro produzione ed il consumo è di tonn. 4,226,445.
G li Stati cbe producono più che non consumino sono solamente cinque, ed ecco le cifre della loro produzione e della esportazione necessaria cbe rica viamo deducendo il consumo sopraindicato :
L ’eccedenza complessiva in questi cinque Stati è adunque di tono. 853,650; essendo tonn. 2,200,000 la loro produzione e quindi tonn. 1,346,350 il loro consumo.
E a notarsi che tutto lo zucchero prodotto in Europa è di barbabietola meno tonn. 12,500 di zuc chero di canna che viene prodotto nella Spagna.
La produzione maggiore, come si è veduto, è of ferta dalla Germania, la quale sviluppa questa indu stria con grande successo come si può vedere dal seguente quadro che ne dimostra l’ incremento della produzione nel decennio 1875-1883 :
Campagna 1874-75 quintali 2,564,124 1875-76 a 3,580,482 4876-77 » 2,894,227 1877-78 » 3,750,091 1878-79 » 4,261,551 18 79-80 » 4,094,152 1880-81 » 5,559,451 1881-82 » 5,997,223 1882-83 » 8,351,646 1883-84 » 9,250,000
La produzione de! sale in Italia.
L ’ Italia ha dieci saline delle quali sei sono diret tamente amministrate dallo Stato cioè: quelle di Cervia, Comacchio, Corneto-Tarquinia, Lungro, Mar gherita di Savoia, Portoferraio, e quattro appaltate che sono : Cagliari, Salsomaggiore, San Felice e Yolterra.
Le sei saline dello Stalo nel 1883 produssero quintali 755,823 di sale, mentre nel 1882 ne ave vano prodotto 853,129. quindi una differenza in meno di quintali 97,303. Tale prodotto andava così diviso : C e r v ia ... Comacchio. . . . Corneto-Tarquinia . Lu n gro ... Margherita di Savoia Portoferraio . . . quintali 108,152 » 221,976 » 52,904 » 69,000 » 282,949 » 20,858 Il costo di produzione fu complessivamente per tutte e sei le saline nel 1885 di L. 832,096.86, cioè di L. 1,101 al quintale, mentre era stato nel 1882 di L . 797,251 cioè L. 0,934 il quintale. Non egual mente però si distribuisce questo costo complessivo nelle diverse saline, che anzi si hanno i seguenti elementi : Lungro . . . Cervia . . . Portoferraio . . . Corneto-Tarquinia . Margherita di Savoia Comacchi o. . . .
L ’ alto costo del sale prodotto nella miniera di Lungro è dovuto alle spese che nel 1883 si so stennero per l’assetto della miniera stessa.
Le quattro saline appaltate danno il seguente pro dotto : . costo L. 3,292 al quinl. . » » 1,948 » . » » 1,650 » » 1,234 » 0,661 » » 0,485 Cagliari . . Salsomaggiere San Felice . Volterra . . quintali 1,492,494 » 4,057 » 107,951 » 80,000
Le vendite del sale all’ interno nel 1883 salivano a quintali 1,644,084 dei quali quintali 1,378,043 di sale comune, quintale 127,802 di sale macinato, quintali 7,090 di sale raffinato, quintali 89,693 di sale per la pastorizia, quintali 41,434 di sale perle industrie. A ll’ estero ne furono venduti 6,082.
L ’ incasso totale fu di L. 84,169,680 di cui li re 84,565 per contravvenzioni e proventi eventuali. Le spese salirono invece a L . 12,331,237 cioè L. 4,485,716 per l’ amministrazione, L . 4,314,116 per l’ industria, L. 3,273,713 di spese generali per la guardia di finanza, L . 259,691, per diminuzione di valore in essere. Perciò il prodotto netto ricavalo dallo Stato fu di L. 71,858,442.
Il consumo del sale da cucina fu di chilogrammi 6,616 per abitante pari ad un contributo di L . 5,58 per testa. Osservata però questa media per provin ole si ha che il massimo è fornito dalla provincia di Piacenza che dà una inedia di chilogrammi 7,622 per abitante pari a L. 4,13; il minimo è fornito dalla provincia di Belluno con chilogrammi 3,510 pari a L . 2,21 per testa;
Sta al disopra del minimo, senza superare i quat tro chilogrammi per abitante, la sola provincia di Treviso cbe dà un consumo di chilog. 5,923. Danno un consumo dai chilog. 4 ai chilog. 4 1|2 le provincie Ravenna, Siena, Pesaro, Urbino; — dai 4 1|2 ai 5 chilogrammi: Udine, Venezia, Arezzo, Livorno, Ascoli Piceno, Napoli; — dai 5 ai 5 1|2 chilogrammi: Forlì, Massa Carrara, Firenze, Grosseto, Lucca, Pisa, Macerata, Catanzaro, Reggio Calabria; — dai 5 1|2 ai 6 chilogrammi : Porto Maurizio, Padova, Rovigo, Reggio Em ilia, Ancona, Perugia, Lecce, Teramo, Avellino, Cosenza, Salerno; — dai 6 ai 6 1|2 chi logrammi: Alessandria, Pavia, Sondrio, Vicenza, Ferrara, Roma; Chieti, Bari, Potenza; — d a i6 1|2 ai 7 chilogrammi: Genova, Novara, Torino, Bre scia Como, Mantova, Verona, Bologna, Caserta ; — dai 7 at 7 1|2 chilogr.: Cuneo, Bergamo, Milano, Cre mona, Modena, Parma, Aquila, Campobasso, Bene- vento ; — finalmente dai 7 1[2 al massimo sopradetto la sola provincia di Foggia.
Per compartimento invece si avrebbe il seguente prospetto in ordine decrescente :
Lombardia. . . . ch ilogi’ammi 6 , 9 5 9 per abitante L. 3 , 8 2 Piemonte Liguria . 6 , 6 6 0 » 3 , 6 6 Napoletano Adriatico 6 , 5 0 6 » 3 , 5 3 Em ilia . . 6 , 3 4 5 » 3 , 4 7 Lazio . . . . 6 , 2 6 3 » 3 , 5 6 Napoletano Tirreno . 5 , 7 0 9 » 3 , 0 8 Marche ed Umbria . 5 , 3 4 9 » 3 , 0 3 V e n e to ... 5 , 2 6 1 » 2 , 9 6 Toscana . . . . 4 , 9 9 4 » 2 , 1 7