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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.21 (1894) n.1076, 16 dicembre

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G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

S C IE N Z A E C O N O M IC A , F I N A N Z A , C O M M E R C IO , B A N C H I, F E R R O V IE , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno M I - Voi. XXV

Domenica, 16 Dicem bre 1891

N. 1076

Sili ESPOSIZIONE F IH D DELI'In. Siili

Già la stampa politica e tecnica ha manifestato il proprio giudizio intorno alla esposizione finanziaria, che lunedì scorso 1’ on. Sondino ha letto alla Ca­ m e ra ^ noi veniamo ultimi o tra gli ultimi ad espri­ mere il nostro pensiero ; nè ce ne duole, perchè, obbiettive come sono sempre le nostre considera­ zioni, abbiamo avuto modo, in questo frattempo, di tener conto anche del giudizio altrui, e quindi di formarci un concetto, non solo delle cose delte dal- l’ on. Sonnino, ma anche dell’ ambiente al quale quelle cose diceva; e, come abbiamo già più volte ripetuto, noi attribuiamo all’ on. Sonnino troppa in­ telligenza per non credere, che molta parte delle cose” dette, dalla considerazione dell’ ambiente rice­ vessero tono e forma.

E notiamo, prima di tutto, questo strano feno­ meno: - nel Febbraio decorso I’ on. Ministro del Tesoro fu reciso, rude e, se non quanto era neces­ sario, certo fu molto pessimista nei suoi giudizi sul passato, nelle sue affermazioni sulla situazione, nelle sue previsioni sull’ avvenire. Incontrò, per^ il suo co­ raggio, ammiratori persino esagerati, ma d altro canto oppositori tenaci, i quali desiderando per aver meno fa­ stidi che le cose fossero diverse da quelle enunciateci ribellavano quasi al Ministro che le trovava pessime. Si delineo allora una specie di lotta, tra coloro che avrebbero voluto dare la prevalenza al sistema delle economie, e coloro invece che ritenevano necessario applicare immediatamente nuovi aggravi. La lotta fu aspra in certi momenti, e parve che prevalessé il concetto del Ministro del Tesoro, cioè far capo saldo dei provvedimenti le imposte, tener solo come complemento, se possibili, le economie. À poco a poco però, nel fatto, fu il Ministro quello che re­ cedette dal suo divisamente e la riduzione delle spèse entrò nel suo programma con una parte molto maggiore di quella che non avesse prima.

Noi riserbiamo il nostro giudizio a quando le proposte economie daranno realmente i loro frutti, tauto piu che le crediamo effimere quando non si proceda a diminuire le attribuzioni dello State; ma no- tiamo intanto, con una certa compiacenza, che nel Ministero della Guerra, della G ’az'a e Giustizia e delle Finanze si sono fissati, almeno sulla carta, dei risparmi di spese di non poca importanza e costa­ tiamo che nulla impediva che si stabilissero lino dal Gennaio decorso raggiungendo così, fino da allora, un qualche vantaggio pel bilancio.

Fino a qual punto questo mutamento di indirizzo, è dovuto all’ entrata nel Ministero dell’ on. Boselli, e fino a che punto rappresenta invece una resipi­ scenza dell’ on. Sonnino? Non investighiamo la cosa, e invece rallegriamoci che almeno in parte le idee,

che l’ Economista da tanti anni propugna, abbiano ot­

tenuto I’ onore della applicazione, che cioè il Ministero abbia finalmente compreso che economie se ne posson fare, anche là dove egli aveva dichiarato che erano impossibili, ed auguriamoci che insistendo maggior­ mente nel programma di una finanza rigorosa, si persuadano i Ministri che altri e molti milioni, vo­ lendo, si potrebbero risparmiare.

Detto queste, sulla esposizione finanziaria dell’on. Sonnino e sul giudizio che ne fu portate dalla mag­ gioranza, poco abbiamo da soggiungere. L’on. Son­ nino ha smesso la parte di rigoroso censore per as­ sumere quella dell’uomo soddisfatte; ci ha detto nel febbraio, che lunga e difficile era la via per raggiungere l’assetto finanziario e che gravi erano i sacrifizi a cui i contribuenti dovevano sobbarcarsi per raggiungere la meta; — dieci mesi dopo, seb­ bene appena una parte delle proposte allora fatte per ordinare la finanza sieno state approvate, lo stesso Mi­ nistro ci dice che siamo già alla imboccatura del porto, o che un piccolo sforzo è sufficiente per en­ trarvi e rimanervi al sicuro. L ’ on. Sonnino rag­ giunge così due scopi molto importanti : elimina gran parte di quelle giuste inquietudini che egli av;va suscitate nel febbraio, e che si sono non c m- pletamente tranquillate coi provvedimenti del luglio ; — accresce il valore dell’opera propria, poiché quanto peggiore era la situazione e quanto migliore essa appare ora, tanto più degna di ammirazione è la valentìa di chi diresse il movimento.

Nel .-¡assunto della esposizione, del quale più in­ nanzi diamo il testo, è difficile formarsi un esatto criterio di ciò che disse il Ministro che in molti punti non fu chiaro, in altri probabilmente sottin­ tese molte cose; tante che a giudicarne attendiamo il teste completo della esposizione e soprattutto gli allegati di essa, nonché i documenti contabili che avrebbero dovuto essere dispensati ai deputati al più tardi alla fine di novembre, mentre oggi alla metà di dicembre ancora non li possediamo.

Intanto a semplice critica, siamo costretti a for­ mulare alcuni quesiti, sui quali le spiegazioni non potranno certamente mancare:

nei 33 milioni di spese per le costruzioni f e r ­

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nel caso che trattisi di nuove costruzioni, bisogna chiedersi con quali mezzi il Governo farà fronte agli oneri derivanti dalle vecchie ; se si tratta in­ vece che i 30 e 33 milioni debbano provvedere al pagamento degli oneri vecchi, è da chiedersi, se il Ministero abbia intendimento di sospendere ogni e

qualsivoglia costruzione ;

egualmente rimane inconciliabile nel nostro pen­

siero la affermazione, che non si faranno più.debiti

nuovi, con quella che si fa assegnamento sopra una

eccedenza del movimento di capitali ; mentre, come è nolo, la eccedenza del movimento dei capitali vuol dire che si contraggono più debiti di quelli che si estinguono ;

nè meno sibillina ci è parsa (a affermazione, ri­ spetto alla sistemazione delle Casse pensioni e di soccorso e gli impiegati delle ferrovie, in modo che non ne abbia-onere la finanza. Si tratta di più che 100 milioni, ed è lecito domandarsi in qual modo si produca questo miracolo. Forse le società ferro­ viarie hanno convenuto di addossarsi questo onere senza correspetlivo ? Non ci pare che navighino in abbondanze tali da accordare simili elargizioni ; — forse s’ intende di gravare di qualche nuova tassa i viaggiatori o le merci, affine di accrescere le do­ tazioni delle Casse di pensioni e di soccorso? — È bene spiegarsi, perchè il Parlamento può applaudire sentendo che senza onere di alcuno si colmano dei

deficit, ma nel paese vi è pure qualcuno che fa i

conti e domanda qualche spiegazione..;

anche la situazione del Tesoro ci sembra che sia stata dall’ on; Sminino trattata con troppa facile pa­ rola. Ricordiamo; die dal banco di deputalo e da quello di neo-ministro 1’ on. Sonnino sentiva la ur­ genza di alleggerire il debito del Tesoro, ed in base alle sue stesse affermazioni attendevamo i provve­ dimenti, che avrebbe proposti per raggiungere il fine. Oggi invece apprendiamo che, sebbene là situa­ zione del Tesoro sia peggiorata di dne milioni e mezzo, non dice più che « è pessima » ma si con­ tenta di affermare che « non è florida » e, ciò che è meraviglioso, si limita a dire che i provvedimenti da lui proposti non la peggioreranno. Perciò i 360 milioni di deficit del Tesoro rimarranno nella peg­ giore ipotesi quali sono ;

nè, infine, chi pensa seriamente alla finanza dello Stalo può smeitere di domandarsi : e le finanze del Municipio di Roma? e le. finanze de! Municipio di Napoli? Ed i bisogni della Sicilia e della Sardegna ? Potrà il Parlamento occuparsi, soltanto di accertare quali dei suoi membri sieno onesti e quali no, o dovrà anche finalmente, un qualche giorno, occu­ parsi degli interessi del paese?

E con queste dimenticanze, con queste omissioni, con queste reticenze, che l’on. Sonnino ha potuto

dire al Parlamento che il fabbisogno si riduce

a 27 milioni, per trovare i quali, come ben disse la R iform a, si è risuscitato e rivendicato il Sella, l’empirico fatale della finanza italiana, e si è ag­ gravata questa o quella aliquota, si è inventata qualche nuova tassa male studiata, rimandando per la millesima volta quella riforma tributaria, che do­ vrebbe essere finalmente il programma di un mi­ nistro delle finanze, che fosse compreso della situa­ zione e del suo dovere. Sulle proposte dell’un. Sen­ nino circa le nuove imposte o gli aggravi delle esistenti non abbiamo nulla da aggiungere al giudizio, che sul suo lavoro di uomo di finanza abbiamo espresso

nel febbraio decorso. Si tratta di una scelta irrazio­ nale di nuovi aggravi che hanno la loro base, non nella considerazione dei principi generali della finanza e della economia del paese, ma nelle esigenze dei partiti parlamentari.

L ’on. Sonnino sempre più tende a rassomigliare al Sella, e per noi è il giudizio peggiore che si possa portare ad un Ministro delle finanze, il quale non vogliamo confuso con un direttore del fisco.

L’On. Sm ino e ili Istituti di eiissione

Pubblichiamo più innanzi il testo della conven­ zione stipulala fino dal 30 ottobre decorso tra la Banca d’ Italia ed il Ministro del Tesoro, per il cosi detto riordinamento della circolazione, e rimandando ad altro momento un esame particolareggiato di quel­ l’importante documento, ci limitiamo oggi ad espri­ mere un giudizio sommario che, lo dichiariamo su­ bito, noti può essere favorevole per quanto vera­ mente, dati i precedenti, non potessimo attendere dall’ on. Sonnino altra cosa che la continuazione di quella demoliz one, alla quale sembra che egli abbia dedicato il meglio delle sue forze.

Fino da quando la questione bancaria cominciò a

delinearsi, in progetti di legge, Y Economista si è

trovato in disaccordo coll’on. Sonnino, ¡1 quale se­ guendo, non sappiamo bene ancora quale meta , si è sempre manifestalo ostile agli Istituti di emissione e specialmente alla Banca Nazionale prima, alla Banca d’Italia poi. Il punto fondamentale di divergenza tra le idee del Ministro del Tesoro e le nostre consisteva, se non erriamo, in ciò, che noi credevamo non do­ vessero pesare soltanto sugli azionisti le conseguenze degli errori commessi dalla Banca Nazionale, in parte istigati dallo stesso Governo ; I’ on. Sonnino invece pensava che se gli azionisti avevano mal curato il Im o interesse dovessero sopportarne essi .soli i danni. Mentre adunque noi volevamo che la Banca d’Italia fosse messa in caso — anche con qualche sacrifizio da parte dello Stato — di riparare ai propri guai per apparecchiarsi una vita avvenire meno diffìcile, l’on. Sonnino voleva la liquidazione della vecchia e

•la creazione di una Banca nuova con copi tale vergine.

Ma quando alla Direzione della Banca d’ Italia venne chiamato I’ on. Marchiori, verso il quale I’ on. Sonnino notoriamente nutre tanta stima, noi abbiamo ritenuto, e con noi gli amici nostri, che tale nomina, gradita al Ministro del Tesoro, fosse prova indubbia che il Ministro stesso si era ricre­ duto dal precedente concetto, e desisteva dalla idea di considerare la Banca d’ Italia come un guaio per la nazione. L* on. Marchiori, a nostro avviso, doveva essere in certo modo per il Governo attuale almeno il pegno che la Banca d’ Italia avrebbe seguita una linea di condotta lutta diversa da quella precedente e che quindi il Governo potesse vigilarla sì, ma non tormentarla ulteriormente per procurarne la morte a colpi di spillo.

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16 dicembre 1894

L’ E C O N O M I S T A

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noi semplici osservatori, ma il Parlamento ed il Paese non hanno avuta nessuna spiegazione che ne indichi 10 scopo e la utilità. E per quanto cerchiamo di in­ dovinare il perchè di quel sequestro, non troviamo ancora oggi altra spiegazione che quella di dar prova, coll’ esercizio dell’ arbitrio, di una prepotenza che è nella natura dell’ uomo, ma che non dovrebbe essere in quella del Ministro.

Poi venne il primo ribasso dello sconto, il quale, date le condizioni della Banca, non è cbe un in­ ciampo maggiore al suo risanamento, ed un evi­ dente sacrifizio della logica alle esigenze parlamen­ tari meno illuminate. E nonostante le rimostranze venute da tante parti contro quella misura, quasi a sfidare l’ opinione del pubblico, venne rincarata la dose con un nuovo ribasso, voluto al tempo della assunzione al potere dell' on. Barazzuoli.

Se ne commossero gli azionisti ; il prezzo delle azioni precipitò e il Governo, di fronte al pericolo di un disastro finanziario gravissimo, per bocca del Ministro di agricoltura, industria e commercio fece esplicite promesse di buone intenzioni verso la Banca d' Italia, e di intendimenti diretti a facilitarne il compito.

E infatti si annunciarono subito studi intrapresi tra il Ministero del Tesoro e la direzione della Banca, per riflettere sui risultati della ispezione straordinaria e per avvisare ai provvedimenti che fos­ sero necessari; e quando gli studi parvero maturi, 11 Ministro esigette che alla Direzione e Presidenza della Banca venissero dati dal Consiglio superiore poteri ampi per trattare, concludere ed impegnare la Banca.

Ne risultò la convenzione cbe oggi è di pubblico dominio e che fu per noi e per molti una vera delusione, giacché, per quanta buona volontà mettiamo a renderci conto delle difficoltà di ogni genere, che circondavano il delicatissimo argomento, non pos­ siamo dissimularci che la situazione della Banca esce da quella convenzione grandemente peggiorata, e che il Governo lungi dall’aver agevolato alla Banca il modo di escire dalle difficoltà tra le quali si di­ batte, gli ha assegnati nuovi e non piccoli oneri.

E tanto più ci'duole, che questo sia il risultato che a noi appare anctnTsolo dal sommario studio della convenzione del 30 ottobre, in quautochè, e per l’amicizia sincera che professiamo all’ egregio direttore della Banca d’Italia, e per il vivo deside­ rio che avevamo di vedere finalmente risoluta in modo definitivo tale questione, eravamo disposti alla maggior possibile indulgenza nel nostro giudizio, consci delle difficoltà della situazione.

Mà, se non speravamo grandi concessioni le quali diminuissero gli oneri della Banca, ci parve di poter essere sicuri che questi oneri non sarebbero au­ mentati.

E veramente quale poteva essere lo scopo, per il quale si modificassero con una convenzione i ter­ mini della legge 10 agosto 1893 ?

Il Ministro del Tesoro, responsabile del buon as­ setto della circolazione, e supremo regolatore di quello stromento al quale si affida la buona fede del pubblico, il biglietto, avrebbe potuto esigere che la Banca al più presto coprisse con garanzie facil­ mente realizzabili, la propria circolazione. E per quanto la misura potesse essere inopportuna e per­ sino pericolosa per T andamento del mercato spe- cialraente quello ligure, avremmo non consigliato,

nè giustificato, ma spiegato che l’on. Sonnino avesse voltato il versamento da parte degli azionisti dei 90 milioni a saldo delle azioni perchè stessero a garanzia delle perdite risultanti dalla liquidazione della im­ mobilizzazione; avremmo anche compreso che avesse vietato alla Banca di dare agli azionisti, ad esempio, più del 3 per cento di interesse sul versato delle azioni sino a liquidazione compiuta ; avremmo infine compreso l’obbligo di portare in un periodo anche breve al 50 ed anche al 60 per cento dei biglietti le riserve metalliche.

Ma non potevamo nemmeno pensare che con­ traddicendosi, come del resto sembra ormai suo co­ stume, ì’on. Sonnino accrescesse la somma di quelle immobilizzazioni, contro le quali- ha mosso tanto lamento.

E dalla esposizione dell’on. Sonnino apprendiamo che le immobilizzazioni della Banca d’ Italia ascen­ dono a 388 milioni, e che difficilmente la Banca potrà nel decennio voluto dalla legge IO Agosto 4893 realizzarle ; da ciò il provvedimento del Ministro di obbligare la Banca a chiedere agli azionisti un ver­

samento di 30 milioni a fondo perduto, cioè 30 mi­

lioni, che non ricupereranno mai più e sui quali non godranno interesse. Così le immobilizzazioni e le perdite da esse derivanti, scemano di trenta mi­ lioni. E sin qui nulla a ridire.

Ma lo Stato Ita sulle spalle la liquidazione della Banca Romana « la quale va accumulando un de­ bito di parecchie diecine di milioni » e l’on. Son­ nino lo addossa senz’altro alla Banca d’ Italia. Sono 97 milioni di immobilizzazioni che così si aggiun­ gono al bilancio della Banca d’ Italia, alla quale col versamento se ne erano diminuiti trenta. Il peggiora­ mento della situazione è quindi di 67 milioni. Si noli che parliamo di immobilizzazioni e non di per­ dite ; i 97 milioni di nuove immobilizzazioni [da cui viene afflitta la Banca d’ Italia daranno, a quanto si sa, una quota di perdite maggiore di quella che si avrà dalla liquidazione dei 388 milioni di immo­ bilizzazioni proprie della Banca.

L ’on. Sonnino aveva ragione di dire nella sua esposizione che è riuscito a « liberare lo Stato dai danni della liquidazione della Banca Romana senza danno del bilancio e senza aumento di carta circo­ lante ». Infatti il danno della liquidazione della Banca Romana è tutto a carico degli azionisti della Banca d’ Italia ; con quale logica però, ed anche con quale tenso morale, si vogliano prendere dalle tasche degli azionisti della Banca d’ Italia i denari necessari per tacitare i debiti lasciati dalla Banca Romana, noi non sappiamo vedere in verità. Ed anche per questo lato morale i lettori comprenderanno che non possiamo esprimere un voto favorevole alla Convenzione del 30 ottobre, della quale ci riserviamo di esaminare in se­ guito gli altri patti, parendoci di poter dimostrare — e saremmo lieti di essere in errore — che di fronte agli oneri nuovi i correspettivi ottenuti sono più illusori che reali.

Le nostre speranze che la questione bancaria- si chiudesse definitivamente sono pur troppo svanite, vediamo la Banca stretta dalla legge in tutti i sùoi atti così che ogni libertà d’azione le vien tolta ; ve­

diamo il Ministro considerarla come res nullius a

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amico, seguire,— ? certo suo-malgrado — quella u d ì- Ipterabtà 41 vedute che finirà certo a perderà l’ono- revyJe. S o u n in o ., , , liU, : , . .

levotl aflOiVnoa tuo *teq ,io«-.i« mb ¡min*

nel periodo 1862-1892

rgeffl allid: mu; . ,, : :i _

Lo studio'delle questioni, phe interessano il nostro paese, è troppo spesso trascuralo dai nostri scrittori di cose qconqmiene, per rivolgere la loro attenzione aj: fatti che avvengono fuori di casa nostra o alle teorie pure. Pare strano, ma è cosi! Talvolta perchè i nostri scrittori e proffssori di economia politica si occupino' delle cose Italiane, bisogna che prima se ne interessino all’ .estero. Questo spiega anche la sparsa influenza che.gli economisti italiani della pre­ sente generazione Iranno sulla opinione pubblica; èssi si curano , ben poco,, generalrnente, di ciò che interessa la vita economica e finanziaria del paese. È perciò che Vediamo cpn piacere, come nel Labo­ ratorio di Economia politica delia Università di To­ rino si facciano, studi sulle condizioni del nostro Commercio, e in generale della economia italiana, e di uno anzi dì questi studi vogliamo far cenno, come quello che offre un. interesse retrospettivo è yérp, ma di non poco rilievo. Esso ,è dovuto al si­ gnor Luigi Einaudi il quale ha preso in esame la esportazione dei principali prodotti agrari dall’ Italia neLperiodo 1862-92.

Si tratta dì,un trentennio, periodo abbastanza lungo per .poter vedere in .modo sicuro I* andamento e le tendenze di un commercio tanto importante, pel nostro paese, qual’ ò quello dei prodotti agrari. Egli ha diviso i prodotti agrari in tre gruppi che

com-f

»rendono: il primo i cereali, il secondo il vino e

jddio, il terzo gii agrumi e le frutta.

La voce più importante del primo gruppo è cer­ tamente il graup, sul quale giova che ci fermiamo subito. Lasciando da parte gli anni 1870-73 in cui la vóce « grano » è confusa insieme colle granaglie, mppaschi éd; avena, si possono notare due grandi perìodi, ali’incirca, nella esportazione di questa der­ rata ; uno comincia nel ¡,1862, quando la esporta- zjpne .è di 209,000 ettolitri e va fino ai 1882, nel miale anno essa fu di 962,000 quintali ; il secondo comprende l’ ultimo decennio 1883-92, nel quale ultima anno scende alla quantità trascurabile di 5,000 quintali. Quali le eause di questa diminuzione ?

U Einaudi, osserva che ì’ aumento, che si verificò

ner ventennio 1862-82, dipende da un accrescimento nella produzione interna di questo cereale; dopo la unificazione d’ Italia, i campi salivi erano aumentati

f

r minori impacci messi alla libera circolazione fra

yarje provincia, ma altre cause contribuirono pure all? aumento della produzione : i migliorati metodi dJr,coltivazione, le bonifiche, le ferrovie, la sostitu­ zióne nell’ Italia meridionale del grano al cotone, la introduzione delia trebbiatura meccauica e delle macchine mietitrici. La tendenza all’ aumento della esportazione del grano fu fermala dallo svilimento dei prezzi, cagionato dalla concorrenza dei grani ame­

ricani, russi e indiani, la qual cosa è troppo nota perchè occorra insistervi.

Quanto alla esportazione delle granaglie e del­ l’avena, essa raggiunse una sol volta, nel 1878, i 131,000 quintali, ed ora è caduta a 900, ha se­ guito cioè, lo stesso movimento del frumento. Invece le castagne ebbero una crescente esportazione, 19,000 quintali nel 1862, 132,000 nel 1892. Le patate se­ guirono una corsa poco differente, nel 1862 se ne esportarono 8,000 quintali, nel 1882 70,000, nel 1892 203,000 quintali, i quali vanno specialmente nel­ l’Austria, Germania e Svizzera.

Il riso, per il passato, figurava per quantità co­ spicue sì alla entrata che alta uscita, ma i dazi hanno modificate le correnti; nel 1862 erano 26,000 ton­ nellate esportate e fino al 1886 la cifra rimase in­ feriore a 100,000, nel 1887 essa salì a 531,000 per scendere poi a meno di centomila e riprendere nel 1891 con 277,000 quint. e nel 1892 con 273,000. La produzione del riso oscillò sensibilmente per le malattie distruggitrici, per il rincaro dei prezzi delle acque irrigatorie, i danni prodotti dalla grandine, la discesa dei prezzi che spinse a proteggere coi dazi il riso con lolla (5 lire) e senza lolla (11 lire). Negli ultimi due anni si verificò un aumento nella espor­ tazione in causa del favorevole raccolto che permise ai coltivatori di lottare con efficacia sui mercati stra­ nieri, specialmente in Austria, col riso indiano.

Veniamo al secondo gruppo il quale comprende il vino in fusti e in bottiglie, l’olio di oliva, l’ agro di cedro e di limone, il tartaro o feccia di vino.

La esportazione del vino come è noto rappresenta per l’Italia uno dei maggiori cespiti di entrata, spe­ cialmente per le provinole meridionali. La esporta­ zione del vino in bottiglie è di poco conto (200,000 bottiglie nel 1862, 3,100,000 nel 1892), ma quella del vino in fusti fu invece ed è tuttora assai im­ portante. Essa ammontava a 211,000 ettol. nel 1862, nei 1872 era ancora di 586,000 ma nel 1879 la tro­ viamo salita a 1,063,000 ettol., nel 1880 a 2,188,000, scende nel 1882 a 1,312,000 per risalire subito nel 1883 a una cifra che non si era mai avuta, a 2,611,000, dopo di che si hanno queste cifre:

1884... . 2,361,000 ettolitri 1889... . 1,408,000 ettolitri 1885... . 1,463,000 » 1890... 904,000 » 1886 .. . 2,330,000 » 1891... . 1,158,000 » 1887... . 3,582,000 » 1892... . 2,417,000 » 1888... . 1,802,000 » 1893... . 2,328,993 »

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16 dicembre 1894

L’ E C O N O M I S T A

805 verso altri paesi, che prima importavano poco o

punto vino italiano, così vanno citati l’ Austria, la Svizzera, l’Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti, Malta; male invece corrisposero i fatti rispetto alle spe­ ranze concepite relativamente all’ Inghilterra e alla Germania, la qual cosa si spiega per la preferenza delle popolazioni nordiche per le bevande forte­ mente spiritose e per la birra.

Un movimento quasi parallelo al vino ha avuto il tartaro ; .esso però risulta in aumento importante: nel 1862 la esportazione era di 14,000 quintali e nel 1892 di 187,000.

Quasi stazionario invece è il commercio, importante per la Sicilia, del sugo di cedro e di limone, sog­ getto per le vicende del raccolto a periodiche an­ nue oscillazioni ; nel 1862 se ne esportarono 13,000 quintali, e nel 1892 26,000 quintali.

La esportazione dell' olio d’ oliva presenta ac­ centuatissimo il fenomeno dell’ alternarsi di annate favorevoli, dovuto all’ essere questo raccolto in ge­ nere biennale. Attraverso gli alti e bassi si notano tre periodi nelle esportazioni ; il primo va dal 1862 al 1868, quando la esportazione era scarsa, 49,000 tonn. I’ anno in media ; il secondo, dal 1869 al 1883, rappresenta il massimo svolgimento del traffico, con 70,000 tonn. in media, e il terzo, che arrivò fino al 1892 è contrassegnato da un continuo de­ cadimento, 48,000 tonn. in media. Le cause della forte esportazione del secondo periodo, si devono ri­ cercare nell’ alto limite a cui erasi spinta la colt- vazione dell’ olivo per i prezzi rimuneratori, per la crisi granaria, mie nell’ Italia meridionale convertì molti°campi in chiudende, pel diboscamento di col­ line prima appartenenti alle manomorte, per P ac­ crescersi delle relazioni commerciali, dovute all’ado­ zione, più o meno compiuta, della politica^ del libero scambio. Ma già fin d’allora i prezzi, per l’aumentata produzione e per la concorrenza, che sui mercati esteri ci faceva la Spagna, sola nostra competitrice, con una esportazione media di oltre 1,600,000 etto­ litri, diminuirono continuamente con progressione raramente, interrotta che da 180 lire l’etto!. Del 1874 scesero a 120 lire nel 1883. Si aggiunga la con­ correnza degli olj di seme e si spiegherà facilmente come, mancando il tornaconto, si estirpassero gli olivi, per piantare le viti.

Il terzo gruppo comprende gli aranci, i berga­ motti, i limoni, l’uva, i fichi, la manna, le noci, le carrube, le mandorle, i foraggi e i legumi. 1! com­ mercio degli agrumi costituisce uno dei maggiori cespiti di entrata per le provinole di Salerno, Reg­ gio, Palermo, Messina, Siracusa, Girgenti e Trapani, fesso segna un aumento continuo fino al 1887, perchè da 4-S8^migliaia di quintali siamo saliti a 2296 mi­ gliaia dopo il 1887 si hanno frequenti oscillazioni intorno a 1,500 migliaia nel 1892, la esportazione è stata di 1799 migliaia di quintali. Le richieste mag­ giori di questo nostro prodotto ci sono sempre ve­ nute finora dagli Stati Uniti d’America, dall Inghil­ terra. dall’Austria. Ma la esportazione per gli Stati Uniti è seriamente minacciata; infatti, nota il sig. Ei­ naudi che bisogna tener conto della concorrenza at­ tivissima, che esercita su quel mercato la produzione della California e della Florida, il cui clima è adatto alla coltivazione degli aranci e dove vi sono difficoltà come in California, per la mancanza di acqua, supplisce l’opera dell’ uomo, che vi conduce l’ acqua per mezzo di canali e dighe. E a questo

riguardo I’ Einaudi dà varie notizie interessanti, lé quali non lasciano dubbio che T Italia non tarderà1 ad essere in parte esclusa dal nuovo rtlòndò pèrTò1 smercio dei suoi aranci, per cui conviene trovar loro nuovi sbocchi'fiét nòrd d’ Europa.

Quanto alle altre voci comprase in questo gruppo, basterà dire che la esportazione 'dell' uva secca è

di poco,confo, e,, si J i p i ita . f f f o w Q ;pMsia?f<tó| M,ep-

zogiorna, le' quél: di rado si(tóeparaho'‘ dnnÓi'a scopo commerciale, e non possono competere con quelle di Corinto e di Spagna.

L’ uva fresca, che rappresentava una delle mag­ giori risorse degli agricoltori italiani,, tende in rapa­ si aia a diminuire ; la maggio)’ parlé va rìdila Sviz­ zera éd è destinata poi al confezionamento dei vini; si è creduto però più conveniente da qualche tempo l’ esportare i mosti che non le uve. Negli‘Ùltimi anni si è‘ però notato ùn risveglio notevole' in questo commercio che da 24,000 quintali nel 1889 astióse a 54,000 nel 1890 a 130,000 riel 1891 a _ 236,000 nel 1892, aumento che deriva da maggior richiesta della Germania. In via generale un atíplenlo si dóve ánche notare nella esportazione delle noci, noeeiuole, fichi sécchi, frutta fresche, carrube, mandorle, prodotti pei quali le nazioni straniere difficilriìentè póssonò eserci­ tare una concorrenza fòlle còti noi nfii mèrda ti seitèn- trionali d’ Europa, Aumentó rìotèvolé si verificò àrìtihe per i foraggi e prodótti vegetali diversi, principaftrìente nel 1891-92 per i pessimi raccolti del fieriò in Francia, Olanda e Belgio.

Nello studio del sig. Einaudi‘ Sei diagrammi pre­ sentano graficamente I’ andamento tli quéste varie esportazioni, le quali harirìó risentito, e non poteva essere diversamente, l’ influsso di varie pauso; só­ pra tutto recò loro danno la politica

rista inaugurata con la tariffa 14 Luglio lBÍS?. Giu­ stamente I* Einaudi dìèe che si appalesa' iAdi'spen- sabile la ricostituzione economica delle aziende agràrie mercé la trasformazione graduale del debiti) ipote­ cario in debito fondiario a mite interesse, ed a capitale ammortizZabile in lungo periodo d’ anni ;; ma occorre anche, é in sostanza ne conviene lo stesso Einaudi, che il goyerùo non faccia sorgere con la sua politica doganale, continuamente mutabile, le cause di perdite, di danni, di inconsulte trasfor­ mazioni agrarie. AH’agricottura, come a tutte le aftre industrie occorre un regime doganale liberale e sta­ bile ; soltanto a questa condizione essa potrà svol­ gersi e dare incremento alla prtjdìiziòne éd espor­ tazione. Ma che cosa barino .fatto i irìinistèri che si sono succeduti in Italia negli ultimi treni’ anni se non creare una continua, intensa e generale incer­ tezza e sfiducia nello sviluppo agricolo e industriale con le continue modificazioni dei dàzi autonomi e convenzionali? Ciò che è avvenuto in seguito'alla rottura dei rapporti commerciali cori la Fraricià'do­ vrebbe aver servito di lezione ; invece cM ’pOtrébbe garantire che in condizioni identiche non si Com­ mettesse ancora lo stesso gravissimo errore ? E come è mai possibile con questa volubilità politica è con 1’ acoieeamento e I’ egoismo dei protezionisti che la; industria agricola arrischi capitali e lavoro per àu-

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L ’ ESPOSIZIONE FINANZIARIA

Il ministro comincia dichiarando il proposito di esporre nel modo più breve e chiaro la situazione del bilancio e del Tesoro e le condizioni della cir­ colazione e del credito, indicando i provvedimenti che il Governo presenta.

Bilancio consuntivo 1893 94.

I insultanti si riassumono in un totale disavanzo effettivo di circa lire 168,150,000, di cui circa 94 mi­ lioni nella categoria Entrate e spese effettive e il r i­ manente per le ¿ostruzioni ferroviarie.

A questo d eficit si provvide per circa 35,718,000 con emissioni di titoli per costruzioni ferroviarie ; per circa 73,575,000 lire con l ’avanzo della categoria Mo­ vimento di Capitali. Rimase a carico del Tesoro un d eficit di poco meno di 59 milioni di lire.

N ella spesa effettiva il m aggior carico derivò dalle conseguenze dei fatti di Sicilia e Lunigiana, e dalle m aggiori spese per il cambio nei pagamenti eseguiti a ll’estero. L a m aggiore spesa per queste ed altre mi­ nori cagioni fu compensata in parte da economie nei va ri dicasteri e ridotta in complesso a 13,090,000 lire.

N elle entrate le più notevoli variazioni derivarono da minori accertementi nelle dogane e nel lotto: ma compensate in parte da aumenti in altri cespiti, la deficenza nella somma totale delle entrate effettive si ridusse a 7 lj2 milioni.

I provvedimenti finanziari attuati in virtù dei de­ creti del 21 febbraio e della legge del 22 luglio 1894 ebbero necessariamente poca influenza sull’esercizio passato, per quanto riguarda le spese effettive ; ma il bilancio se ne giovò notevolmente per effetto del­ l ’operazione sui debiti redimibili, riducendo di quasi 43 milioni la spesa reale. Ciò non ostante e nono­ stante i 36 milioni presi a prestito per le costruzioni ferroviarie e i 35 avuti dalla Cassa Depositi per la cosidetta operazione sulle pensioni, il conto del T e ­ soro risenti un carico finale di 58,850,090 lire, oltre una deficienza di altri 6,850,000 per effetto della ge­ stione dei residui e di altre minori partite.

Assestamento 1894-95.

In questo esercizio si còminciano a risentire g li effetti salutari degli ultimi provvedimenti finanziari.

G li stati di previsione vota ti dal Parlamento con­ tenevano già 12 milioni di maggiore entrata netta effettiva (sale e spiriti) e 12 milioni di m aggiore en­ trata nel Movimento di capitali (nickel) ; effètto dei decreti reali del 21 febbraio. T u tta via presentavano fra le entrate e spese effettive un disavanzo di circa 89,652,000 lire, alle quali aggiunte 64,414,000 per spesa netta di costruzioni ferroviarie si aveva un di­ savanzo effettivo di oltre 154 milioni di lire, cui si riparava per 32,795,000 con avanzo del Movimento capitali. Quindi il fabbisogno finale di 121,271,000 lire circa.

L a legge dei provvedimenti finanziari (22 luglio 1894) ha mutato radicalmente questo stato di cose, sebbene non tutti i suoi effetti si siano esplicati nel corrente esercizio. Inoltre si è cercato con minuto e diligente studio di tutti i capitoli del bilancio, di ridurre in ciascun dicastero g li stanziamenti già votati. D i tal che, tra nuove risorse ed economie introdotte e no­ nostante alcuni inevitabili aumenti di spesa, le risul­ tanze del bilancio 1894-95 quali appariscono dalla legge di assestamento, che il ministro presenta, si riassumono in un disavanzo di 34,889,000 lire nelle entrate e spese effettive e di 64,414,000 nelle costru­ zioniferroviarie: in complessoun disavanzo di 99,303,000 cui si contrappone un avanzo nel Movimento capi­

tali di 96,848,000 lire. I l fabbisogno finale di questo esercizio si riduce quindi a 2,455,000 lire.

I l Ministro osserva però che non bisogna illudersi con queste cifre finali che rappresentano un pareggio apparente e contabile, mentre il disavanzo effettivo è di quasi 100 milioni.

L ’ eccedenza nel Movimento di capitali, mediante la quale si giunge a colmare il fabbisogno, dipende dalla emissione di titoli redim ibili (Tevere e Napoli), dai fondi anticipati dalla Cassa depositi, e dalla ren­ dita di proprietà del Tesoro, ceduta al bilancio per T operazione dei debiti redimibili, e infine da qualche altra meno rilevante entrata eccezionale.

_ G iova paragonare queste risultanze con le previ­ sioni enunciate nell’ esposizione finanziaria del feb­ braio scoi’so ; ma occorre rammentare alcuni fatti notevoli. Durante la discussione dei provvedimenti furono ritirate o sospese proposte che avrebbero dato un reddito normale di 28 milioni, di cui 23 per l ’eser­ cizio 1894-95, Fu rinviata l ’ applicazione di altri prov­ vedimenti e si fecero m aggiori concessioni a Corpi morali per circa 6 milioni.

L e previsioni per le dogane furono ridotte di ben 18_ milioni, astrazione fatta degli aumenti provenienti dai decreti del febbraio. I l contributo di 4 milioni alle Casse ferroviarie per g li aumenti patrimoniali fu dalla Camera collocato fra le Spese effettive. L ’ eco­ nomia di 5 milioni sperata nella spesa per cambi, interessi, ecc., fu assorbita dal maggiore ^bilancio del 1893-94. Si è dovuto aumentare di un milione 1’ an­ nualità che si anticipa al Comune di R om a; di 1 milione si è dovuta diminuire la previsione per le tasse di registro.

Sono dunque 57 milioni di mhiori entrate o di m aggiori spese, di cui non era poHibile tenere conto al 21 febbraio scorso. Se ora si ricorda che in quel giorno si presagiva che attuandosi tutti i provvedi­ menti proposti, la categoria Entrate e Spese effettive avrebbe dato un supero di circa 23 */, milioni, la deficienza attuale nell’ assestamento di circa 34 mi­ lioni viene a riprova della rigorosa esattezza dei cal­ coli di allora.

L e cifre ora esposte dovranno in qualche parte essere modificate in peggio per la m aggiore spesa di 840.000 lire per la bonifica dell’ A g ro romano ; per lire 1,600,000 per la rateazione che si ripropone dei debiti provinciali.

Qui il Ministro nota come si vadano accumulando segnatamente da parecchie provincie del Mezzogiorno, arretrati enormi verso il Tesoro, e deplora che cio­ nonostante g li enti stessi si sobbarchino allegramente a nuovi oneri e promuovano opere monumentali, im­ pegnandosi a concorrervi con forti contributi.

Finalmente, qualche m aggiore spesa e qualche m i­ nore entrata dovrà pure derivare dai recenti disastri di Calabria e di Sicilia.

M a,a questi m aggiori oneri si potrà nel Conto Con­ suntivo far fronte con m aggiori economie e con le risorse che anche al presente esercizio deriveranno dai provvedimenti che proporrà il Ministro delle finanze.

Previsione pel 1895-96.

In questo esercizio avranno piena efficacia g li ul­ tim i provvedimenti finanziari : e ne deriverà di fronte all’ assestamento 1894-95 un m aggior beneficio di 11.630.000 lire. Inoltre non si ripeterà la spesa di 5 milioni pel ritiro degli spezzati d’ argento. Per queste due sole ragioni il disavanzo nella categoria effettiva si ridurrebbe da 34,890,000 a 18,260,000 lire.

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16 dicembre 1894

L ’ E C O N O M I S T A

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il fondo di riserva ; a ll’Interno per imperiose occor­

renze della sicurezza pubblica e per la necessita di supplire al capitale già accumulato nei residui per la costruzione di fabbricati carcerari e distratto poi negli esercizi precedenti per far fronte persino al mantenimento dei carcerati; alle Finanze per rifor­ nire le scorte troppo esauste dei tabacchi ; ai L a vo ri pubblici per maggiori stanziamenti dipendenti da leggi.

Avrem m o quindi in complesso pel 1895-96 una ine­ vitabile maggiore spesa effettiva di 12,810,090 lire.

Perciò ove nulla si facesse di nuovo, il disavanzo della categoria entrate e spese effettive risalirebbe a 31,070,000.

A questa cifra va aggiunta la spesa per le costru­ zioni ferroviarie, la quale dopo le ultime vicende le­ gislative è oggi predeterminata, salvo ulteriori oc­ correnze, in mdioni 33 1 [2, che al netto dei rimborsi dei corpi locali, peserebbero sul bilancio per 32,910,000 lire elevando cosi il disavanzo totale a 63,980,000.

La categoria del Movimento capitali darebbe al­ l ’incontro, cessata ogni anticipazione della Cassa de­ positi e prestiti, e mantenendo saldo il programma di non emettere nuovi titoli di debito, un avanzo di 8,540,000 lire. Onde il fabbisogno complessivo sarebbe ridotto a 55,440,000 lire.

Ma occorre rammentare che fino dal febbraio il governo chiese 16 1;2 milioni per maggiori spese fer­ roviarie e 4 milioni per assicurare il servizio delle Casse ferroviarie per gli aumenti patrimoniali. L a Camera lasciò impregiudicate queste proposte, ma ora, tenendo conto delle due partite, il fabbisogno finale crescerebbe di 20 1|2 milioni.

Non è possibile trascurare altre m aggiori spese o minori entrate, quando si voglia considerare _la si­ tuazione nella sua piena realtà, 1,600,000 lire si deb­ bono depennare dall’entrata coll’accennata proposta di rateazione dei debiti provinciali.

L a bonifica dell’ A gro Romano richiede di_ urgenza una maggiore spesa di 1,800,00(1 lire clic distesa so­ pra tre esercizi, ricade per 600,000 lire sul 1895-96. Occorrono 800,U00 lire a rinforzare gli stanziamenti per g li inabili al lavoro e per anticipazioni alla Congregazione di carità di Roma, dimostratisi insuf- fiden ti. Si presenta un disegno di legge, implicante una spesa annua di 500,000 lire per soddisfare in nna diecina di esercizi ¡’ obbligo formale contratto pel rimborso a 13 provinole delle spese pel catasto lombardo-veneto. Si propone un concorso fisso limi­ tato a due milioni da ripartirsi sopra sei esercizi all’opera del completamento dell’ Università di N a ­ poli, cui lo Stato si è già da a.nni moralmente im­ pegnato a contribuire : 300,000 lire saranno stanziate nel bilancio prossimo.

I l Ministro accenna inoltre a due minacciose que- stioni. quella delie Casse ferroviarie di pensioni e di soccorso e quella della liquidazione della Banca R o­ mana le cui conseguenze ultime per effetto della le°-ge del 1893 accumuleranno un debito ingente a caiaco dello Slato. Ambedue richiedono provvedi­ menti ; ma pur non tenendone conto per ora e com­ putando invece tutte le altre partite precisamente enumerate, il fabbisogno complessivo per il 1895-96 ammonterebbe a lire 79,740,000.

Come vi si provvede? Economie.

In primo luogo con economie per circa 53 milioni, cioè 20 milioni per effetto immediato di vere riforme organiche e il rimanente per iduzioni di stanzia­ menti o rinvii di spese.

D i questa somma di economie, 41 milioni sono com­ presi negli stati di previsione o faranno oggetto di speciali note di variazione. Derivano da minori r i ­ chieste di fondi, da D ecreti Reali modificanti gli organici ed alcuni servizi e che dovranno essere sot­

toposti alla Camera e da appositi articoli proposi1

nelle stesse legg i di bilancio. In complesso la spesa effettiva si riduce di circa 24,600,000 lire e quella! delle costruzioni ferroviarie di milioni 16 1(2, to r­ nando ai 33 lj2 della legge del 1893.

I l resto delle economie per circa 11,800,000 lire si otterrà da speciali disegni di legge riguardanti i di­ casteri dell’ Interno, delle Poste e dei telegrafi, della Grazia e giustizia e dei L avori Pubblici.

D alle cifre enumerate apparisce quanto sia stato vivo l ’impegno del Governo nel ridurre la spesa fino ai limiti minimi, oltre i (fia li i servizi si disorganiz­ zerebbero.

Le sole economie m ilitari acquisite al bilancio som­ mano a 10 milioni che si aggiungono al 10 milionq già fatti nell’ esercizio corrente. Sono in totale 20 milioni di economie nette realizzate dai presente G a ­ binetto nelle spese militari. Andare più oltre non è possibile senza mettere in pericolo g li interessi su­ premi della difesa del paese. A n zi un totale di 3 mi­ lioni dovrà reintegrarsi in alcuni capitoli Sei due bilanci militari non appena le condizioni della finanza si presentino migliori.

I lavori pubblici hanno dato larghissimo contin­ gente alle economie. Con appositi disegni^ di legge si propongono 5 milioni dì economie in più di altri

4 che s! ottengono provvedendo alla sistemazione organica delle casse per g li aumenti patrimoniali. G li stanziamenti per le costruzioni ferroviarie, eseguite direttamente dallo Stato, scenderanno a soli 33 1[2 milioni dai 50 chiesti nel febbraio- scorso.

II ministro guardasigilli presenterà proposte, le quali oltre a g i o v a r e a ll’ amministrazione della giu­ stizia, daranno all’erario un beneficio di 5 milioni di cui due nel 1895-96.

I l ministro dell’ interno con speciale disegno di legge riparerà alla m aggiore spesa di 400,000 lire per la Congregazione di carità di Roma, e regolerà al tempo stesso in modo definitivo la grave questione della beneficenza nella capitale del R gno.

Dalle ri orme dell’ insegnamento che proporrà: il ministro della istruzione pubblica, egli calcola avere 1 milione di maggiore entrata. Intanto ha introdotto 400,000 lire di economie negli stanziamenti del suo bilàncio.

I l ministro delle poste e telegrafi ha provveduto con economie alle crescenti esigenze di una gestione di natura industriale, realizzando pure qualche di­ minuzione di spesa. Inoltre presenta un disegno di legge per una ulteriore economia di mezzo milione ed altre se ne attende da alcune riforme già iniziale.

Le importantissime riforme organiche attu ate:dal ministro delle finanze daranno una economia nor­ male di 2,900,000 lire, di cui g ià 2 milioni per l’eser­

cizio venturo.

I l tesoro dà subito, se si approveranno i p r o c e ­ dimenti che si presenteranno, oltre 1 milione di eco­ nomie organiche con un graduale incremento per l ’avvenire.

Cosi si dimostra come il Governo abbia coscien­ ziosamente lavorato per mantenere con larghezza g li impegni presi nel giugno scorso.

Provvedimenti.

Ma fatto tutto ciò, rimane ancora a provvedere a circa 27 milioni, che debbono chiedersi ad aumenti di entrate. È una somma simile a quella che si at­ tendeva dalle proposte ritirate o sospese nella pas­ sata Sessione.

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L e proposte sono le seguenti : 1. ° Modificazione nell’ assetto della

tassa sugli alcools : provento sperato . 3 milioni 2. ® Tassa sui fiammiferi sotto forma

di bollo sulle s c a t o l e ...4 1(2 » 3. ’ Qualche leggero ritocco nei dazi su varie voci libere della tariffa doga­ nale (cotone greggio 3 lire con restitu­ zione proporzionale all’ esportazione ; zucchero raffinato 5 lire, ed aumento proporzionale sul greggio,"olii di palma, cocco ed altri grassi, 4 lire, ecc.) : pre­

visione ...7 1[2 » 4.° Alcuni provvedimenti intesi a me­

glio tutelare la riscossione dei dazi

a t t u a l i ...1 » 5. ® Un aumento di mezza lira nel dazio sul grano, che compensa come pro­ tezione dell’ industria agricola l ’ effetto del ribasso nel cambio avvenuto in que­ sti ultimi mesi...2 1[2 »

6. ° Una lieve tassa sul consumo, per parte dei privati, del gas e della luce

e le ttr ic a ... 4 » 7. ® L a privativa delle polveri . . 1 1[2 »

8. ° Ripresentazione della legge r i­ masta sospesa sui pesi e misure . . . 1]2 »

9. ° Modificazioni nell’ ordinamento delle Conservatorie delle ipoteche e lievi

ritocchi in alcune tasse ipotecarie . . 2 1|2 » D a l numero dei cespiti a cui si chiede in com­ plesso non più di 27 milioni, si rileva come si tratti delle cosiddette tasse blande. D i questi 27 milioni, 18 debbono imporsi provvisoriamente sotto forma di c a t e n a c c io per impedire indebite speculazioni.

I l ministro del Tesoro conchiude 1’ esame del bi­ lancio, rilevando che con tale aumento di entrata si può sperare di avere completamente pareggiata l’En trata con P Uscita nel bilancio 1895-96. A tutte le Spese effettive si provvederebbe con Entrate effet­ tive ; alle costruzioni ferroviarie si supplirebbe con soli 8 1/2 milioni di consumo patrimoniale, ma anche ciò senza alcuna nuova emissione di titoli di debito nè a ll’ estero, nè a ll’ interno di qualsiasi natura o denominazione.

Il quinquennio avvenire.

I l ministro del Tesoro presenta una tabella che sarà allegata al suo discorso da cui risultano i mag­ giori o minori oneri prevedibili pel quinquennio suv- cessivo al 1895-96, partendo dal presupposto di te­ ner ferme le spese straordinarie nelle somme previste per quest’ultimo esercizio, e di non oltrepassare 33 1/2 milioni per le costruzioni ferroviarie nel 1896-97 e 30 milioni negli anni successivi.

D alla tabella risulta che il Fabbisogno a cui prov­ vedere oscillerà fra un minimo di 11,852,000 lire nel 1896-97 e un massimo di 25,000,000 nel 1899-900. I l ministro nota come queste cifre siano tali da non destare alcun allarme per P avvenire. Ma d ’ altra parte impongono la massima prudenza nel non as­ sumere nuovi e m aggiori impegni per non ripiom­ bare nei disavanzi cronici e jperdere il terreno fati­ cosamente conquistato.

Tesoro.

A lla chiusura del consuntivo 1893-94 lo sbilancio nel Conto Generale del Tesoro era di lire 358,665,000. P e r effetto dell’ esercizio 1894-95 la deficienza si eleva di soli 2 1/2 milioni. Le condizioni del Tesoro non possono perciò dirsi floride, ma non sono peggiorate dall' attuale gestione, nè, se si approveranno i prov­ vedimenti proposti, saranno peggiorate in avvenire.

Provvedendo al bilancio, consolidando il pareggio,

migliorando le condizioni della circolazione il Tesoro potrà compiere le sue funzioni nonostante la triste eredità del passato. L o dimostra quanto si è fatto dal gennaio 1891 ad oggi, ritirando dall’ estero 90 milioni di spezzati, saldando senza rinnuovarli 28 milioni di Buoni del Tesoro e 42 milioni in oro do­ vuti a Berlino; e tutto ciò senza turbare il movi­ mento decrescente dei cambi, nè chiedere alcuna emissione di titoli al Debito Pubblico.

Nel 1895 si spera saldare il rimanente dei Buoni del Tesòro collocati a ll’ estero (circa 21 milioni).

I nuovi titoli di Consolidato 4 per cento netto e 4. 50 per cento netto si stanno preparando. Il mini­ stro dichiara aver fede che verranno favorevolmente accolti dai mercati interni od esteri e gioveranno a rinvigorire la cresciuta fiducia del pubblico nel cre­ dito italiano.

Sarà presentato un disegno di legge, d’ accordo coi Corpi locali interessati, per rendere possibile la con­ versione in 4. 50 per cento netto delle obbligazioni del T evere e di quelle pel risanamento di Napoli.

Cosi potrà inaugurarsi una situazione di cose più regolare e sicura, cessando da qualunque emissione di titoli di qualsiasi denominazione e mettendo cosi termine all’ ultimo fenomeno anormale e morboso del nostro bilancio.

Circolazione e Credito.

Bisogna partire, dichiara il ministro Sonnino, dai risultati della Ispezione straordinaria degli Istitu ti di emissione, eseguita in febbraio ultimo e di cui presenta il tt-sto alla Camera.

I risultati di essa sono poco lieti.

L a somma complessiva delle partite classificate, come immobilizzazioni vere e proprie, è pei tre Isti­ tuti di emissione riu n i'i di 588 milioni in cifra tonda. Togliendo da questa cifra 1’ ammontare delle masse di rispetto o fondi di riserva le immobilizzazioni si riducono per la Banca d’ Italia a circa 388 milioni; pel Banco di Napoli a 159 m ilioni; pel Banco di Sicilia a 12 milioni : in tutto 559 milioni. Deducendo da questi numeri quelli rappresentanti il capitale effettivo dei tre Istituti, si ha un residuo di oltre 272 milioni di attività incagliate, che non stanno di fronte a capitale proprio degli Istituti, ma invece ad una corrispondente somma di biglietti in circolazione. È questo il punto grave della situazione a cui occorre mettere riparo il più prontamente possibile.

Una parte (79 1/2 m ilioni) delle immobilizzazioni può essere liquidata al di là del decennio, derivando da contratti preesistenti alla legge del 1893. Il rima­ nente dovrebbe liquidarsi entro il decennio, cioè un quinto per ogni biennio.

Nelle cifre delle immobilizzazioni sono compresi i crediti degli Istituti di emissione verso i propri C re­ diti fondiari, ma purtroppo potranno crescere in av­ venire per la necessità del servizio delle cartelle.

I debiti per cartelle al 20 febbraio sommavano per i tre Istituti a circa 480 milioni di lire.

L ’esperienza di un anno ha dimostrato essere vano sperare che nei termini prefissi dalla legge del 1893, e senza altre facilitazioni, g li Istituti possano riuscire a liquidare l ’intricata matassa delle loro immobiliz­ zazioni.

U n altro pericolo si cela nella liquidazione della Banca Romana. P e r effetto di essa si stà accumu­ lando a carico dello Stato un ingente debito di pa­ recchie diecine di milioni, oltre all’addossarsi a ll’am­ ministrazione pubblica di g ravi responsabilità e fun­ zioni, alle quali è disadatta.

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mer-16 dicembre 1894

L’ E C O N O M I S T A

cato tali versamenti da supplire subito ad ogni pos­ sibile perdita nella liquidazione delle immobilizza­ zioni, e per di più, la rinunzia per dieci e più anni ad ogni interesse sui loro capitali.

A risolvere il problema bancario bisogna dunque : per tutti tre g l’istituti aiutare efficar. mente la liqui­ dazione delle immobilizzazioni e nei Crediti fo n d ia ri, per la Banca d’ Ita lia in i.-pecie, rinvigorirla senza violenti perturbazioni e rendendo possibile una limi­ tata distribuzione di utili annui; per lo Stato, libe­ rarlo dai danni della liquidazione della Banca Ro- mana. T u tto ciò, senza danno del bilancio e senza aumento di carta circolante.

Due importanti atti preparatori si sono compiuti in questo senso, concentrando per renderla più effi­ cace, nel Ministero del Tesoro la vigilanza degli Isti­ tuti e sopprimei do l’apparente e costosa autonomia del Credito Fondiario del Banco di Napoli, ché non aveva più ragione di essere dopo la legge del 1893.

A lt r i provvedimenti si presentano dal Governo, consistenti in una convenzione conchiusa con la Banca d’Ita lia e in un disegno di legge per approvarla e per statuire una serie di disposizioni intese a mi­ gliorare le condizioni di tutti tre gli Istituti.

P e r tutti si propone portare a 15 anni, divisi in cinque trienni il termine per le smobilizzazioni. Si allungano pure i termini per la riduzione delle tasse di registro relative a trasferimenti e cessioni di cre­ diti immobiliari, e si dà modo di goderne anche ad altre operazioni ed alle liquidazioni dei Crediti fon­ diari degli Istituti di emissione.

A questi crediti fondiari si concedono speciali fa­ coltà già vivamente invocate per rendere meno gra­ voso il ritiro delle cartelle senza pregiudicare in alcun modo i diritti dei possessori di esse. A tutti tre g li Istituti si concede un lieve aumento dell’ in­ teresse netto sulle anticipazioni statutarie al Tesoro, portandole da 1.33 ad 1.50 per cento; e si concede altresì di comprendere nella divisa estera, che fà parte della loro riserva, i depositi d’ oro in conto corrente presso le Banche corrispondenti del Tesoro.

P e r la speciale convenzione con la Banca di Ita lia questa assume tutte sopra di sé le conseguenze della liquidazione della Banca Romana, le quali per la legge del 1893 ricadevano in ultimo sullo Stato

In contraccambio viene affidato alla Banca di Ita ­ lia il servizio di tutte le Tesorerie provinciali che sarà da essa eseguito gratuitamente.

A tutela dello Stato e dell’ interesse stesso della m aggior solidità della Banca, le vengono imposte parecchie condizioni, cioè: prestare al Tesoro una cauzione immediata di 50 milioni in titoli di Stato da portarsi in sei anni a 90 milioni ; elevare da 90 a lUO milioni il massimo delle anticipazioni statuta­ rie ; chiedere agli azionisti il versamento di 100 lire per azione cioè di 30 milioni, svalutandosi altrettanto dell’ attuale suo capitale, e ciò a compenso delle perdite verificate o previste nella liquidazione delle immobilizzazioni ; accantonare ogni anno per 15 anni di seguito, dopo passate a perdita le sofferenze e ver­ sati due milioni nel conto della liquidazione della Banca Romana, la somma di sei milioni.

T a li somme insieme con g li interessi composti, im ­ piegate in titoli dello Stato, costituiranno un fondo di riserva straordinario per iar fronte alle eventuali perdite per la liquidazione delle immobilizzazioni e della Banca Romana. Solo nei primi due esercizi, per speciali ragioni, l ’accantonamento potrà ridursi a 4 milioni pel 1894 e a 5 pel 1895.

F a tto questo accantonamento, la Banca potrà di­ stribuire agli azionisti ogni supero negli utili netti, non oltrepassando però il lim ite massimo di 40 lire

per azione. . , . ,

A tutela dei legittim i interessi dei due altri Isti­ tu ti di emissione, la B a n c a d’Ita lia non avrà diritto di chiedere la riscontrata dei loro biglietti, se non

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che nella misura in cui essi possiedano biglietti suoi.

Fino a questo limite, il baratto è sempre di con­ venienza reciproca a risparmio della tassa di circo­ lazione.

Il complesso di questi provvedimenti tende ad age­ volare il risanamento della circolazione e ad aiutare g li Istituti a smobilizzare le loro attività incagliate, rafforzando in pari tempo l’autonomia dei duo Is ti­ tuti minori, col togliere loro, senza alcun compenso, ogni incubo di eventuale pressione da parte del maggiore. 11 tesoro in pari tempo si libera dal calice amaro della liquidazione della Banca Romana; od economizza ogni anno oltre un milione, migliorando il servizio di Tesoreria.

Altre proposte.

V i sono altre importanti questioni di ordine eco­ nomico e finanziario che saranno argomento di spe­ ciali disegni di legge. Il ministro le enuncia breve­ mente. accennando a un ritocco della vigente legge sulle pensioni in guisa da frenare il precipitoso au­ mento della spesa relativa; a una sistemazione d’ac­ cordo con le Società ferroviàrie e senza maggiore aggravio pel bilancio delle Casse per pensioni e soc­ corso agli im piegati delle ferrovie: alla l'innovazione della legge per i premi alla marina mercantile che scade col 1895, uniformandosi al concetto di mantenere lo s ta ta q u o ; al riordinamento dei tributi locali, di cui il ministro delle finanze ha già pronti g li ele­ menti. Intanto si presenterà subito il disegno di légge sul consolidamento del dazio consumo pei Comuni.

Situazione generale.

I l discorso si chiude con una rapida rassegna dei principali elementi della situazione economica e fi­ nanziaria del paese, da cui risulta evidente il note­ vole miglioramento conseguito dal gennaio e anche dal g iu .n o in qua.

L a rendita che anteriormente a ll’ aumento della ricchezza mobile si quotava a Parigi a 72, in gen­ naio, e a 78 in giugno, ora oscilla intorno a 86. I l cambio è disceso da Iti a circa 7 per cento.

Le esportazioni sono aumentate in l o mesi di 108 milioni di fronte agli stessi dieci mesi dell’anno scorso, e contemporaneamente sono diminuite di 58 milioni le importazioni, onde lo sbilancio commerciale è ri­ dotto da 213 a soli.47 milioni. Analizzando la natura delle merci importate ed esportate si traggono lieti auspici per l’incremento delle manifatture nazionali, in i-pecie delle a rt’ tessili. In quanto ai prodotti agricoli la diminuzione della esportazione del vino è compensata largamente dal ravvivato commercio del bestiame, degli olii d’oliva, e delle uova di pollame, tre articoli che da soli dànno un aumento di 41 mi­ lioni di lire.

Da questi dati il Ministro è tratto a confutare la voce diffusa nella stampa di continue diminuzioni nelle Entrate del bilancio. Invece da qualche mese si è arrestata la tendenza delle Entrate al regresso e per alcune anzi vi è una leggera ripresa.

L e previsioni fatte per questo esercizio è a rite­ nersi che si verificheranno salvo qualche piccola ri­

duzione già accennata.

La minor riscossione nelle tasse sugli affari si spiega con la eccezionale riscossione conseguita nel settembre 1893 per effetto del condono straordinario in quel­ l ’anno accordato e con la riduzione della tassa di circolazione. Tenuto conto di questi due elementi, il provento è piuttosto in aumento. ,

L e dogane danno una riscossione media mensile di oltre 19 milioni, mentre se ne prevedevano^18 1|2.

I l confronto coi cinque primi mesi deU'esercizio passato non regge a causa degli sdoganamenti allora anticipati, in previsione del prossimo decreto pel p a ­ gamento dei dazi in valuta metallica. Quest’anno

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vece l’intiera cifra rappresenta i pagamenti in oro o in argento. L e altre imposte indirette non danno in complesso variazioni importanti. I prodotti delle fer­ rovie segnano un lieve aumento assoluto per tutte tre le grandi reti.

Passando ad un altro ordine di fenomeni economici, il ministro nota che la ragione ufficiale dello sconto è scesa da fi a 5 per cento; che le riserve metalliche degli Istituti di emissione sono cresciute dal 31 gen­ naio al 2U novembre di oltre 28 milioni, mentre la carta circolante, loro propria è diminuita di oltre 95 milioni. Se alle medesime due epoche si considera la totalità della carta in circolazione sia per conto dello Stato s a per conto delle Banche in confronto della totalità dello stole metallico, si avrà che al 31 gen­ naio il rapporto del metallo alla carta era di 34.74 per cento ed al 20 novembre era salito a 42.30 per cento. In altri termini la carta in circolazione è di­ minuita di 36 milioni, mentre il fondo metallico te­ saurizzato si è accresciuto nei dieci mesi di 110 mi­ lioni, di cui 36 in oro. Tuttociò nonostante che si sia provveduto ampiamente alla minuta circolazione coi buoni da 1 e 2 lire e nonostante i ragguardevoli pagamenti in oro fa tti all’estero e indipendentemente dai fondi in larga misura provveduti a ll’estero (57 1)2 milioni) pel pagamento delle cedole al 1 gennaio venturo.

Buon indizio di ripresa nel movimento degli affari è il veder sorgere nuovi ed importanti stabilimenti bancari per mezzo dei quali i capitali esteri tornano a cercare impiego in Italia.

G li enumerati sintomi di miglioramento generale confortano a bene sperare e dimostrano la efficacia degli sforzi fa tti per conseguire il pareggio reale del bilancio. Ma d ’altra parte creano un maggiore im ­ pegno d’onore di rispondere degnamente alla restau­ rata fiducia della pubblica opinione in tutta Europa compiendo e consolidando l ’opera felicemente inco­ minciata.

C O N C L U S IO N E .

Signori ! I l porto è in vista — conclude il Ministro — un ultimo ed animoso sforzo e saremo fuori dei marosi E prosegue esprimendo il voto che toccata la r iva ci si volti spesso a riguardare l'acqua peri­ gliosa, in guisa che non si dimentichi troppo presto il rischio scampato e non appena dichiarato in pa­ reggio il bilancio si cerchi di cacciare il paese nella folle via delle speculazioni, degli indebitamenti, delle immobilizzazioni di capitali e dell'abuso del credito.

O ggi la finanza nostra è una malata in convale­ scenza, salvata mediante una cura energica da una crisi gravissima. L e forze rivivono ogni giorno più, ma occorrono prudenza e fermezza. Ogni atto di de­ bolezza sarebbe la cagione di ricaduta, ed una rica­ duta sarebbe fatale.

E finalmente, rivolgendosi ai deputati, il Ministro dice : L ’ avvenire finanziario ed economico della pa­ tria dipende da voi: oggi dalla prontezza, dal corag­ gio e dalla saggezza delle vostre risoluzioni ; domani dalla ferm ezza e dalla costanza con cui manterrete saldi i punti essenziali del comune programma, cioè :

1

° il pareggio sincero ed ■ ffctt.ivo ; 2° la cessazione da ogni emissione di titoli di debito.

A lien u m a e s... a c e r b a serv itu s.

Rivista Bibliografica

Ignazio Scarabelli. I l so c ia lis m o e la lotta d i cla sse. — Ferrara, Tip. Sociale, 1894, pag. V II-4 2 5 (lire 3).

L ’Autore di questo libro era finora noto per al­ cune pubblicazioni non contrarie al liberismo economico; ci ha quindi recato qualche sorpresa questa sua nuova

opera.il cui scopo ultimo è di dimostrare come la lotta di classe sia naturale, necessaria e utile e come il socialismo in fondo abbia ragione nelle sue critiche sull’ordinamento economico-snciale. Nella introduzione il prof. Scarabelli vuol dimostrare che il socialismo dilaga e moltissimi ancora ignorano che cosa esso sia. Due fatti indiscutibili e che ciascuno, che non sia nè sordo nè cieco, può accertare facilmente da sè stesso. Seguono poi Ire parti: la prima tratta del socialismo e della lotta di olisse nel tempo passato, è cioè una rassegna storica delle lotte e delle dot­ trine sociali sino alla rivoluzione francese; la se­ conda parte è dedicata all’ odierno socialismo e alla odierna lotta di classe; la terza infine tende a di­ mostrare che deve venire la costituzione di una sola classe, quella dei lavoratori. Nessuna di queste tre parti ha vera importanza scientifica, perchè l’ Autore accetta quasi sempre ciò che hanno scritto i socia­ listi, e non intraprende ricerche proprie sul valore delle loro affermazioni e dottrine. Però in tutto il libro, e specialmente nella seconda e terza parte vi sono pagine eloquenti che si leggono con interesse ; accen­ niamo ad esempio quelle in cui delinea le ingiustizie tributarie ; ma non possiamo tacere che ve ne sono molte altre nelle quali vengono ripetute semplicemente le solite cose che i socialisti vanno dicendo da pa­ recchio tempo. L ’ Autore pare abbia cercato piuttosto a toccare le corde del sentimento, che a discutere metodicamente e col sussidio della scienza le gravi questioni sociali del nostro tempo. Per questo ci pare che se anche il suo libro potrà trovare lettori non ne sarà però avvantaggiata la vera coltura scien­ tifica in materia economica e di questo fatto non possiamo che dolerci, considerando che il libro di cui ci occupiamo viene da un professore e non da uno dei soliti giovani rimasticatori del Marx e del- l’Engels.

Questo libro è un altro segno dei tempi e di­

mostra che anche tra coloro che dovrebbero

offrire meno presa al socialismo non manca chi, per sentimento o per ragionamenti più o meno fallaci, cede alla corrente. Molto vi è da riformare nella nostra società, molto vi è da disapprovare; su questo non v’ è dubbio; ma dal riconoscere che occorre to­ gliere non poche cause di mali, di ingiustizie, di danni e di perdite al credere che si possa o che sia utile di sostituire all’ ordinamento economico presente un altro ideato di sana pianta da qualche studioso ci corre, e necessariamente ci corre dimoilo. Non basta disapprovare ciò che esiste, bisogna vedere se ed in qual modo si possa correggere I’ ordinamento in vigore. Il sig. Scarabelli potrà aver ragione su pa­ recchi punti, questa è una ricerca che la moltepli­ cità degli argomenti da lui toccati non ci consente di compiere; ma quello che non ci pare lodevole è lo spirilo ohe anima il suo libro; spirito antiscientifico perchè guarda le cose da un punto di vista unila­ terale, com’ è abitudine dei socialisti, esagera spesso la portata di certi fatti e non tiene conto di molti altri fatti che danno ragione delle conseguenze che egli deplora. Tuttavia è un libro che molti che non san no cosa dica e cosa voglia il socialismo faranno bene a leggere. L’ Autore promette un altro volume nel quale, tra le altre cose, dimostrerà, come dice a pag. 1 5 i , « che hanno ragione i socialisti di soste­ nere che la produzione può essere ordinata in modo da evitare le terribili odierne crisi industriali ».

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