UNIVERSIT `A CATTOLICA DEL SACRO CUORE
Facolt`a di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
ESERCIZI
di
APPROFONDIMENTI DI ALGEBRA
M. Chiara Tamburini
Anno Accademico 2013/2014
Indice
I Moduli su un anello 1
II Omomorfismi fra moduli liberi 13
III Moduli f.g. su PID 23
IV Forme canoniche delle matrici 35
i
ii INDICE
Esercizi I
Moduli su un anello
1.1 Sia M uno dei seguenti gruppi additivi: Z, Z5, Z8, Z12.
In ciascun caso, per ogni m ∈ M , si determinino il periodo di m e il sottogruppo
< m >= Zm generato da m.
Osservazione Considerando un gruppo abeliano M come Z-modulo, il periodo di un suo elemento m coincide con il generatore ≥ 0 del suo annullatore.
Svolgimento
• In Z lo 0 ha periodo 1, tutti gli altri elementi hanno periodo 0.
< 0 >= {0}, < 1 >=< −1 >= Z, < 2 >=< −2 >= {2k | k ∈ Z}, ecc....
• In Z5: [0]5 ha periodo 1, tutti gli altri elementi hanno periodo 5.
h[0]5i = {[0]5}, h[1]5i = h[2]5i = h[3]5i = h[4]5i = Z5,
• In Z8: [0]8 ha periodo 1;
[1]8, [3]8, [5]8, [7]8, hanno periodo 8;
[2]8, [6]8, hanno periodo 4;
[4]8 ha periodo 2.
h[0]8i = {[0]8}, h[1]8i = h[3]5i = h[5]5i = h[7]5i = Z8, h[2]8i = h[6]8i = {[0]8, [2]8, [4]8, [6]8}, h[4]8i = {[0]8, [4]8}.
• In Z12: [0]12ha periodo 1;
[1]12, [5]12, [7]12, [11]12, hanno periodo 12. Ciascuno di essi genera Z12. [2]12, [10]12 hanno periodo 6. Ciascuno di essi genera {[2k]12| 0 ≤ k ≤ 5}.
1
2 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO
[3]12, [9]12 hanno periodo 4. Ciascuno di essi genera {[3k]12| 0 ≤ k ≤ 3}.
[4]12, [8]12 hanno periodo 3. Ciascuno di essi genera {[0]12, [4]12, [8]12}.
[6]12 ha periodo 2 e genera {[0]12, [6]12}.
1. 2 Nel moduloZZ, si considerino i sottoinsiemi S = {4}, T = {12, 20}.
Si dimostri che hSi = hT i. Si dica inoltre se S `e indipendente e se genera Z.
Svolgimento
hSi := {4k | k ∈ Z}; hT i := {12k + 20h | k, h ∈ Z}.
12 = 4 · 3, 20 = 4 · 5. Ne segue T ⊆ hSi, da cui hT i ≤ hSi.
4 = 12(2) + 20(−1). Ne segue S ⊆ hT i, da cui hSi ≤ hT i.
Per k ∈ Z si ha k4 = 0 solo se k = 0. Quindi {S} `e indipendente. Non genera Z perch`e 1 non `e multiplo di 4.
1.3 Nello spazio vettoriale QQ, si considerino i sottoinsiemi S = {4}, T = {1
3,5 7}.
Per ciascuno di essi si dica se `e indipendente e se genera Q come Q-modulo.
Svolgimento
Per λ ∈ Q si ha λ4 = 0 solo se λ = 0. Quindi {S} `e indipendente.
S genera Q perch`e q ∈ Q si scrive nella forma q = q44.
1513 − 757 = 0. Quindi T `e dipendente su Q.
1
3 genera Q come Q-modulo perch`e q = 3q3 per ogni q ∈ Q.
A maggior ragione T genera Q.
1.4 Si consideri il gruppo abeliano Q come Z-modulo. Per ciascuno degli insiemi S = {4}, T = {1
3,5 7} si dica se `e indipendente e se genera Q come Z-modulo.
Si dimostri che il sottomodulo hT i generato da T ´e 1-generato, ossia ´e un gruppo ciclico.
3
Svolgimento
Per k ∈ Z si ha k4 = 0 solo se k = 0. Quindi {S} `e indipendente.
{S} non genera Q come Z-modulo perch`e, ad esempio, 1 6∈ h4i.
Infatti non esiste k ∈ Z tale che 1 = 4k.
1513 − 757 = 0. Quindi T `e dipendente su Z.
hT i =7a+15b
21 | a, b ∈ Z ≤ 211. D’altra parte −213+ 57 = 211 ∈ hT i.
Quindi 1
21 ≤ hT i. Si conclude 211 = hT i.
{T } non genera Q come Z-modulo. Infatti, ad esempio, 12 6∈ hT i. Perch´e ? 1.5 Si consideri il gruppo additivo Q dei numeri razionali come Z-modulo.
Si dimostri che:
i) il sottoinsieme 2
9, 14 `e dipendente;
ii) il sottomodulo L :=1
3, 25 `e libero di rango 1;
iii) 13 6∈2
7, 12; Svolgimento i) −929 + 814 = 0.
ii) L =a13 + b25 | a, b ∈ Z = 5a+6b15 | a, b ∈ Z ≤ Z151 =1
15. Da
1
15 = −1 3+ 2
5 segue 151 ∈ L, da cui1
15 ≤ L. Si conclude L = 151 = Z151. Chiaramente B =1
15 `e una Z-base di L, che `e quindi libero di rango 1.
iii) Gli elementi del sottomodulo
2 7, 1
2
= Z2 7+ Z1
2
sono della forma a27+ b12 = 4a+7b14 , con a, b interi. Se 13 appartenesse a tale sottomodulo, dovrebbero esistere due interi a, b tali che 13 = 4a+7b14 . Ne seguirebbe 14 = 3(4a + 7b), contraddizione perch`e 3 non divide 14.
1.6 Si consideri il gruppo abeliano Q come Z-modulo. Si dimostri che non `e finitamente generato.
Svolgimento
4 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO
Per assurdo supponiamo che S =n
m1
n1, · · · , mnk
k
o
sia un insieme finito di generatori di Q, come Z-modulo, ossia:
Q = hSi = Zm1
n1 + · · · + Zmk nk
.
Posto n = m.c.m. (n1, · · · , nk), ogni elemento di hSi `e della forma nz per un opportuno z ∈ Z. Detto p un primo che non divide n, il numero 1p non pu`o essere scritto in questa forma. Si ha cos`ı la contraddizione 1p 6∈ Q.
1.7 Siano M, M0 due R-moduli e Φ : M → M0 un R-omomorfismo. Si provi che Φ `e iniettiva, come applicazione, se e solo se Ker Φ = {0M}.
Svolgimento
Se l’applicazione Φ `e iniettiva, ogni elemento di M0 ha al massimo una preimmagine in M . Poich`e Φ(0M) = 0M0, si ha che 0M `e l’unica preimmagine di 0M0, ossia l’unico elemento di Ker Φ.
Viceversa sia Ker Φ = {0M}. Supponiamo che m1, m2 siano elementi di M tali che Φ(m1) = Φ(m2). Ne segue: Φ(m1)−Φ(m2) = 0M0, Φ(m1−m2) = 0M0, m1−m2 ∈ Ker Φ, m1− m2= 0M, m1= m2.
1.8 Siano M, M0, M00degli R-moduli e Φ : M → M0, Ψ : M0 → M00degli R-omomorfismo.
Si provi che il prodotto ΨΦ : M → M00 `e un R-omomorfismo.
Svolgimento
Per ogni m, m1, m2 ∈ M e per ogni r ∈ R si ha:
• ΨΦ (m1+ m2) = Ψ (Φ (m1+ m2)) = Ψ (Φ (m1) + Φ (m2)) = Ψ (Φ (m1)) + Ψ (Φ (m2)) = ΨΦ (m1) + ΨΦ (m2);
• ΨΦ(rm) = Ψ (Φ(rm)) = Ψ (r Φ(m)) = r Ψ (Φ(m)) = r ΨΦ(m).
1.9 Siano M, M0 due R-moduli e Φ : M → M0 un R-isomorfismo.
Si provi che Φ−1 : M0→ M `e un R-isomorfismo.
Svolgimento
• Per ogni m01, m02 ∈ M0, dette m1, m2 le rispettive preimmagini in M , si ha:
Φ(m1+ m2) = Φ(m1) + Φ(m2) = m01+ m02, m1+ m2= Φ−1(m01+ m02),
Φ−1(m01) + Φ−1(m02) = Φ−1(m01+ m02)
5
• Per ogni r ∈ R, m0∈ M0, detta m la preimmagine di m0 in M si ha:
Φ(rm) = r Φ(m) = r m0, rm = Φ−1(r m0),
r Φ−1(m0) = Φ−1(rm0).
1.10 Nel moduloZZ si calcolino i seguenti sottomoduli:
3Z + 6Z, 3Z + 5Z, 4Z + 6Z, 3Z ∩ 6Z, 3Z ∩ 5Z, 4Z ∩ 6Z.
Svolgimento
• 6Z ≤ 3Z. Quindi 3Z + 6Z = 3Z.
• 1 = 6 − 5 ∈ 3Z + 5Z. Quindi h1i ≤ 3Z + 5Z. Da h1i = Z segue 3Z + 5Z = Z.
• 2 = −4 + 6 ∈ 4Z + 6Z. Quindi h2i = 2Z ≤ 4Z + 6Z. D’altra parte 4Z + 6Z = {4a + 6b | a, b ∈ Z} = {2(2a + 3b) | a, b ∈ Z} ≤ 2Z.
Si conclude 4Z + 6Z = 2Z.
• 6Z ≤ 3Z. Quindi 3Z ∩ 6Z = 6Z.
• 15Z ≤ 3Z ∩ 5Z. Mostriamo che 3Z ∩ 5Z ≤ 15Z. A tale scopo sia a ∈ 3Z ∩ 5Z.
Ne segue che 3 e 5 dividono a. Pertanto anche 15 = mcm(3, 5) divide a. Si conclude 3Z ∩ 5Z = 15Z.
• 12Z ≤ 4Z ∩ 6Z. Mostriamo che 4Z ∩ 6Z ≤ 12Z. A tale scopo sia a ∈ 4Z ∩ 6Z.
Ne segue che 4 e 6 dividono a. Pertanto anche 12 = mcm(4, 6) divide a. Si conclude 4Z ∩ 6Z = 12Z.
1.11 Sia S = {s1:=
3 2
, s2:=
2 3
}.
• Considerando R2 come spazio vettoriale su R, si dica se S `e una base.
• Considerando R2 come Z-modulo, si dica se S genera R2 e se `e indipendente.
• Si dica se S genera Z2 come Z-modulo.
Svolgimento
• Verifichiamo che S `e una base di R2 su R mostrando che per ogni vettore v =
a b
∈ R2 esistono e sono unici x, y ∈ R tali che:
a b
= x
3 2
+ y
2 3
.
6 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO
Equivalentemente che il sistema
3x + 2y = a 2x + 3y = b ha un’unica soluzione. Portandolo in forma a gradini:
( x +23y = a3 x + 32y = b2
( x + 23y = a3
−5
6 y = 2a−3b6
( x = 3a−2b5 y = −2a+3b5
• S non genera R2come Z-modulo perch`e xs1+ys2ha coordinate intere per ogni x, y ∈ Z.
S `e indipendente su Z perch`e, per a = b = 0, il precedente sistema ha solo la soluzione x = y = 0.
• S non genera Z2 come Z-modulo. Infatti il vettore e1, ad esempio, si ottiene come combinazione lineare di elementi di S solo per i coefficienti x = 35, y = −25 , che non sono interi.
1.12 Sia M un gruppo abeliano finito. Si dimostri che M `e libero, come Z-modulo, se e solo se `e nullo.
Svolgimento
Se M = {0M} allora `e libero, con base ∅. Sia ora M 6= {0M} e supponiamo, per assurdo, che ammetta una base B, necessariamente 6= ∅. Detto m un elemento di B, l’applicazione Z → M tale che z 7→ zm `e iniettiva, essendo {m} indipendente. Si conclude ∞ = |Z| ≤ |M |, contraddizione.
1.13 Si dica se Z5 `e libero come Z5-modulo e se `e libero come Z-modulo.
Svolgimento
Z5 `e libero come Z5-modulo, avendo base {[1]5}. Non `e libero come Z-modulo per l’esercizio precedente.
1.14 Sia R un anello commutativo. Considerando R2 come R-modulo, si dimostri che non pu`o essere generato da un unico elemento.
Svolgimento
Supponiamo, per assurdo, che R2 sia generato da v :=
x1 x2
. Dovrebbero esistere a1, a2∈ R tali che e1 = a1v, e2 = a2v, ossia:
x1 0 x2 0
a1 a2
0 0
= a1v a2v =
1 0 0 1
7
contraddizione perc`e le due matrici a sinistra non hanno inversa.
1.15 Si consideri il gruppo additivo R2 rispettivamente come Z-modulo, come R-modulo e come Mat2(R)-modulo. In ciascun caso si descrivano il sottomodulo he1i e il sotto- modulo he1, e2i, dove
e1 =1 0
, e2 =0 1
.
Svolgimento
• Considerando R2 come Z-modulo:
he1i := Ze1=a 0
| a ∈ Z
, he1, e2i = Ze1+ Ze2=a b
| a, b ∈ Z
.
Si noti che, ad esempio,
1
3
0
6∈ he1, e2i.
• Considerando R2 come R-modulo:
he1i := Re1 =x 0
| x ∈ R
, he1, e2i = Re1+ Re2 =x y
| x, y ∈ R
= R2.
• Considerando R2 come Mat2(R)-modulo:
he1i := Mat2(R)e1 = R2. Infatti, per ogni x, y ∈ R: x
y
=x z y t
1 0
.
Da he1i ≤ he1, e2i = R2 segue, a maggior ragione, he1, e2i = R2.
1.16 Sia M un R-modulo finitamente generato. Si dimostri che, per ogni sottomodulo N di M , il modulo quoziente MN `e finitamente generato.
Svolgimento
Sia S = {m1, · · · , mk} un insieme di generatori di M , come R-modulo. Dimostriamo che
{N + m1, · · · , N + mk}
`
e un insieme di generatori di MN, come R-modulo.
Infatti, per ogni elemento N + m di MN si ha m ∈ M , quindi
m =
k
X
i=1
rimi
8 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO
per opportuni ri ∈ R (non necessariamente unici!). Ne segue
N + m = N +
k
X
i=1
rimi =
k
X
i=1
ri(N + mi).
1.17 Siano M un R-modulo. Si dimostri che M ⊕ M `e finitamente generato se e solo se M `e finitamente generato.
Svolgimento
Sia M finitamente generato e sia S = {m1, · · · , mk} un insieme finito di generatori di M , come R-modulo.
Ne segue che
m1
0M
, · · · , mk 0M
, 0M
m1
, · · · , 0M
mk
genera M ⊕ M . Infatti:
m m
= Pk
i=1rimi Pk
i=1simi
!
=
k
X
i=1
ri
mi 0M
+
k
X
i=1
si
0M mi
.
Si conclude che M ⊕ M `e finitamente generato.
Viceversa, M ⊕ M sia finitamente generato. Considerando la proiezione (sulla prima componente) π1: M ⊕ M → M si ha
M ⊕ M Ker π1
' M.
Per l’esercizio precedente si conclude che M `e f.g.
1.18
Considerando hxC[x]2−1i come C[x]- modulo, si trovi un elemento che lo genera.
Svolgimento
x2− 1 + 1 genera hxC[x]2−1i come C[x]- modulo. Infatti:
x2− 1 + f (x) = f (x) x2− 1 + 1 .
1.19 Considerando hxC[x]2−1i come C- modulo, se ne trovi una base.
Svolgimento
Una base per hxC[x]2−1i su C `e B = {v1, v2}, dove
v1 :=x2− 1 + 1, v2 :=x2− 1 + x.
9
Infatti:
• Per α, β ∈ C, αv1+ βv2= 0 se e solo se
x2− 1 + α + βx = x2− 1 + 0 se e solo se
α + βx = (x2− 1)q(x) se e solo se q(x) = 0, cio`e α = β = 0.
• Per ogni f (x) ∈ C[x], eseguendo la divisione per x2− 1 si ha f (x) = (x2− 1)q(x) + α + βx, α, β ∈ C.
Ne segue:
x2− 1 + f (x) = x2− 1 + α + βx = αv1+ βv2.
1.20
Considerando hxC[x]3−1i come C[x]- modulo, si trovi un elemento che lo genera.
Svolgimento
x3− 1 + 1 genera hxC[x]3−1i come C[x]- modulo. Infatti:
x3− 1 + f (x) = f (x) x3− 1 + 1 .
1. 21 Considerando hxC[x]3−1i come C- modulo, se ne trovi una base.
Svolgimento
Una base per hxC[x]3−1i su C`e B = {v1, v2, v3}, dove
v1 :=x3− 1 + 1, v2:=x3− 1 + x, v3 :=x3− 1 + x2. Infatti:
• Per α, β, γ ∈ C, αv1+ βv2+ γv3= 0 se e solo se
x3− 1 + α + βx + γx2 =x3− 1 + 0 se e solo se
α + βx + γx2= (x3− 1)q(x) se e solo se q(x) = 0, cio`e α = β = γ = 0.
10 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO
• Per ogni f (x) ∈ C[x], eseguendo la divisione per x3− 1 si ha f (x) = (x3− 1)q(x) + α + βx + γx2, α, β, γ ∈ C.
Ne segue:
x3− 1 + f (x) = x3− 1 + α + βx + γx2= αv1+ βv2+ γv3.
1.22 Si dimostri che hxZ33−1i[x] ha ordine 27.
Svolgimento
Ogni elemento di hxZ33−1i[x] si scrive in modo unico nella forma:
x3− 1 + α + βx + γx2, α, β, γ ∈ Z3. Ne segue che hxZ33−1i[x] ha ordine 3 × 3 × 3 = 27.
1.23 Sia V uno spazio vettoriale di dimensione n su K. Si dimostri che una applicazione lineare f : V → V `e iniettiva se e solo se `e suriettiva.
Svolgimento
La dimostrazione `e basata sulla formula:
dim(V ) = dim(Im f ) + dim(Ker f ).
Se f `e iniettiva, si ha Ker f = {0V}, dim(Ker f ) = 0. Ne segue dim(Im f ) = n = dim(V ). Poich`e K `e un campo, Im f = V .
Viceversa, se f `e suriettiva, si ha Im f = V , dim(Im f ) = n. Ne segue dim(Ker f ) = 0, Ker f = {0V}, f iniettiva.
1.24 Si dia un esempio di applicazione lineare di uno spazio vettoriale V in s`e stesso, iniettiva non suriettiva.
Svolgimento
Sia V := K[x], considerato come spazio vettoriale su K. L’ applicazione lineare µx : V → V , tale che f (x) 7→ xf (x) `e iniettiva (perch`e K[x] `e privo di divisori dello zero), ma non `e suriettiva. Infatti Im µx = xK[x].
1. 25 Sia m ∈ M , gruppo abeliano additivo. Sia o(m) = n ≥ 0, dove o(m) indica il periodo di m. Si dimostri che, per ogni intero non nullo k, si ha:
o(km) = n
MCD(k, n).
11
In particolare
o(km) = n ⇔ MCD(k, n) = 1.
Svolgimento
Lasciamo al lettore la verifica del caso n = 0. Sia quindi n > 0.
Poniamo d := MCD(k, n). Se d = 0, allora k = 0 e l’asserto `e ovvio. Altrimenti possiamo supporre d > 0. Scriviamo n = dn, k = dk. Abbiamo:
n (km) = (ndk)m = k(nm) = k0M = 0M.
Indicando con t il periodo di km, ne segue che t divide n. D’altra parte, da 0M = t(km) = (tk)m
segue che n divide kt, quindi n divide kt. Siccome n e k sono coprimi, si ottiene che n divide t. Si conclude t = n.
1. 26 Siano M un R-modulo e f : M → M un R-omomorfismo.
• Si dimostri che Im f2≤ Im f e Ker f ≤ Ker f2.
• Si dia un esempio di M e f per i quali le precedenti inclusioni sono proprie.
12 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO
Esercizi II
Omomorfismi fra moduli liberi
2.1 Si verifichi che ogni v ∈ R2 coincide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica. Idem per w ∈ R3.
Svolgimento v =x
y
=x 0
+0
y
= x1 0
+ y0 1
,
w =
x y z
=
x 0 0
+
0 y 0
+
0 0 z
= x
1 0 0
+ y
0 1 0
+ z
0 0 1
.
2.2 Si trovi la matrice Q di passaggio dalla base canonica di R2 alla base C = 8
−1
, 1
5
.
Svolgimento
Le colonne di Q sono i vettori coordinate degli elementi di C rispetto alla base canonica.
Quindi Q = 8 1
−1 5
.
2.3 Si considerino le seguenti basi di R2: C =1
3
, 2
4
, C0 =0 1
, −1
4
. 1) Si scriva la matrice Q di passaggio da C a C0;
2) si determini v ∈ R2 sapendo che vC =x y
, 3) si verifichi che Q−1vC = vC0.
Svolgimento
13
14 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI
1) Siano Q1 e Q2 le matrici di passaggio dalla base canonica a C e a C0 rispettivamente.
Risulta:
Q1 :=1 2 3 4
, Q2:=0 −1 1 4
.
Per ogni u ∈ R2, tenendo presente che u concide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica, si ha allora:
u = Q2uC0 = Q1uC. Ne segue
Q−11 Q2 uC0 = vC, ∀ u ∈ R2. Pertanto la matrice di passaggio da C a C0 `e
Q−11 Q2=
1 6
−1 2
−7 2
!
= Q.
2) Se vC=x y
, allora v = x1 3
+ y2 4
= x + 2y 3x + 4y
.
3) Q−1vC = 7 12
−1 −2
x y
=7x + 12y
−x − 2y
. Da:
(7x + 12y)0 1
+ (−x − 2y)−1 4
= x + 2y 3x + 4y
= v, concludiamo che Q−1vC = vC0.
2.4 Si considerino le seguenti basi di R3:
B =
1 0 1
,
3
−1 2
,
−2 1 0
, B0=
2 2 2
,
0 4 1
,
−1 0 0
.
1) Si scriva la matrice P di passaggio da B a B0; 2) si determini v ∈ R3 sapendo che vB =
x y z
, 3) si verifichi che P−1vB = vB0.
Svolgimento
Siano P1 e P2 le matrici di passaggio dalla base canonica a C e a C0 rispettivamente.
Risulta:
P1 :=
1 3 −2
0 −1 1
1 2 0
, P2 :=
2 0 −1 2 4 0 2 1 0
.
15
Per ogni u ∈ R3, tenendo presente che u concide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica, si ha allora:
u = P2uB0 = P1uB.
Ne segue P1−1P2 vB0 = vB. Quindi la matrice di passaggio da B a B0 `e :
P = P1−1P2=
2 4 −1
−1 −2 1
−1 −1 1
P2=
10 15 −2
−4 −7 1
−2 −3 1
.
2) Se vB =
x y z
, allora:
v = x
1 0 1
+ y
3
−1 2
+ z
−2 1 0
=
x + 3y − 2z
−y + z x + 2y
. 3)
P−1vB =
2 3
3 2
−1 6
−1
3 −1 13
1
3 0 53
x y z
=
2
3x +32y − 16z
−1
3 x − y + 13z
1 3x +53z
.
Da:
2 3x +3
2y − 1 6z
2 2 2
+ −1
3 x − y + 1 3z
0 4 1
+ 1 3x +5
3z
−1 0 0
=
x + 3y − 2z
−y + z x + 2y
= v, concludiamo che P−1vB = vB0.
2.5 Considerata la applicazione lineare α : R3 → R2 tale che
x y z
7→−12x − z 7x + z
si scrivano la matrice A di α rispetto alle basi canoniche di R3 e R2, e la matrice A0 di α rispetto alle basi
B =
1 0 1
,
3
−1 2
,
−2 1 0
, C =1 3
, 2
4
.
Si calcolino Im α e Ker α.
16 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI
Svolgimento
Indicando con {e1, e2, e3} la base canonica di R3 e con {e1, e2} quella di R2:
α(e1) = −12 e1+ 7 e2 α(e2) = 0 e1+ 0 e2
α(e3) = −1 e1+ 1 e2
=⇒ A =
−12 0 −1
7 0 1
.
Dette P1 e Q1 le matrici di passaggio dalle basi canoniche a B e C rispettivamente (si vedano i due esercizi precedenti), la matrice A0 di α rispetto B e C risulta quindi
A0= Q−11 AP1 =1 2 3 4
−1
A
1 3 −2
0 −1 1
1 2 0
=
34 99 −62
−47 2
−137
2 43
.
Verifichiamo che, per ogni v =
x y z
∈ R3, si ha A0vB = (α(v))C.
A0vB = A0P1−1vE = A0P1−1v = A0
2x + 4y − z
−x − 2y + z
−x − y + z
= 31x + 3z
−43 2 x − 2z
! .
(α(v))C= Q−11 −12x − z 7x + z
= 31x + 3z
−43 2 x − 2z
! .
Poich`e R3`e generato da e1, e2, e3, il sottospazio Im α di R2`e generato da α(e1), α(e2), α(e3).
Pertanto:
Im α = hAe1, Ae2, Ae3i =−12 7
,−1
1
.
Questi due vettori sono indipendenti, quindi Im α = R2. Ne segue che Ker α ha dimen- sione 3 − 2 = 1. Poich`e e2∈ Ker α, si conclude Ker α = he2i.
2.6 Data A ∈ Matn(R), si consideri l’applicazione µA : Rn → Rn definita mediante µA(v) = Av, ∀ v ∈ Rn. Si dimostri che:
1) µA`e un R-omomorfismo;
2) se A ha inversa in Matn(R), allora µA `e un R-isomorfismo.
Svolgimento
1) • µA(v1+ v2) = A(v1+ v2) = Av1+ Av2= µA(v1) + µA(v2).
• µA(rv) = A(rv) = r Av = r µA(v).
2) Se A−1 ∈ Matn(R), possiamo considerare l’applicazione µA−1 : Rn → Rn definita mediante µA−1(v) = A−1v, ∀ v ∈ Rn. Essa `e l’inversa di µA. Infatti:
µA−1(µA(v)) = A−1Av = v, µA−1(µA(v)) = A−1Av = v.
17
Si conclude che µA`e bijettiva, quindi un isomorfismo.
2.7 Siano B e C due basi di un R-modulo L. Dette A la matrice di passaggio da B a C e B la matrice di passaggio da C a B, si dimostri che B = A−1.
Svolgimento Per ogni v ∈ L:
AvC = vB
BvB = vC =⇒
(AB)vB = vB
(BA)vC= vC
Sia B = {v1, . . . , vn}. In particolare, per i vettori vi∈ B, si ha:
(AB) (vi)B = (vi)B, 1 ≤ i ≤ n ossia
(AB)ei = ei, 1 ≤ i ≤ n.
Si conclude che le colonne di AB sono ordinatamente uguali a quelle della matrice identica I, da cui AB = I, B = A−1.
2.8 Sia S = {v1, . . . , vn} un sottoinsieme di Rn. Si dimostri che S `e una base di (RR)n se e solo se la matrice A = v1 · · · vn ha inversa in Matn(R).
Svolgimento
Sia S una base di Rn. Allora A `e la matrice di passaggio dalla base canonica a S. Detta B la matrice di passaggio da S alla base canonica, si ha B ∈ Matn(R). Inoltre B = A−1, per l’esercizio precedente.
Viceversa supponiamo che A−1∈ Matn(R).
• S = {v1, . . . , vn} = {Ae1, . . . , Aen} genera (RR)n. Infatti per ogni v ∈ Rn: v = A A−1v = A
n
X
i=1
xiei =
n
X
i=1
xi(Aei) =
n
X
i=1
xivi.
• S = {v1, . . . , vn} `e indipendente. Infatti 0Rn =Pn
i=1xivi implica:
0Rn = A−10Rn = A−1
n
X
i=1
xivi=
n
X
i=1
xi A−1vi =
n
X
i=1
xiei. Si conclude x1= · · · = xn= 0.
2.9 Tenendo presente l’Esercizio 2.8, di ciascuno dei seguenti sottoinsiemi di R2 si dica se `e una base rispettivamente nel caso R = Q e R = Z:
S1 = 8
−1
, 1
5
, S2= 2
−1
, 4
−2
, S3 =1 1
, 5
4
.