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UNIVERSIT `A CATTOLICA DEL SACRO CUORE Facolt`a di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali ESERCIZI di APPROFONDIMENTI DI ALGEBRA M. Chiara Tamburini Anno Accademico 2013/2014

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(1)

UNIVERSIT `A CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Facolt`a di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali

ESERCIZI

di

APPROFONDIMENTI DI ALGEBRA

M. Chiara Tamburini

Anno Accademico 2013/2014

(2)
(3)

Indice

I Moduli su un anello 1

II Omomorfismi fra moduli liberi 13

III Moduli f.g. su PID 23

IV Forme canoniche delle matrici 35

i

(4)

ii INDICE

(5)

Esercizi I

Moduli su un anello

1.1 Sia M uno dei seguenti gruppi additivi: Z, Z5, Z8, Z12.

In ciascun caso, per ogni m ∈ M , si determinino il periodo di m e il sottogruppo

< m >= Zm generato da m.

Osservazione Considerando un gruppo abeliano M come Z-modulo, il periodo di un suo elemento m coincide con il generatore ≥ 0 del suo annullatore.

Svolgimento

• In Z lo 0 ha periodo 1, tutti gli altri elementi hanno periodo 0.

< 0 >= {0}, < 1 >=< −1 >= Z, < 2 >=< −2 >= {2k | k ∈ Z}, ecc....

• In Z5: [0]5 ha periodo 1, tutti gli altri elementi hanno periodo 5.

h[0]5i = {[0]5}, h[1]5i = h[2]5i = h[3]5i = h[4]5i = Z5,

• In Z8: [0]8 ha periodo 1;

[1]8, [3]8, [5]8, [7]8, hanno periodo 8;

[2]8, [6]8, hanno periodo 4;

[4]8 ha periodo 2.

h[0]8i = {[0]8}, h[1]8i = h[3]5i = h[5]5i = h[7]5i = Z8, h[2]8i = h[6]8i = {[0]8, [2]8, [4]8, [6]8}, h[4]8i = {[0]8, [4]8}.

• In Z12: [0]12ha periodo 1;

[1]12, [5]12, [7]12, [11]12, hanno periodo 12. Ciascuno di essi genera Z12. [2]12, [10]12 hanno periodo 6. Ciascuno di essi genera {[2k]12| 0 ≤ k ≤ 5}.

1

(6)

2 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO

[3]12, [9]12 hanno periodo 4. Ciascuno di essi genera {[3k]12| 0 ≤ k ≤ 3}.

[4]12, [8]12 hanno periodo 3. Ciascuno di essi genera {[0]12, [4]12, [8]12}.

[6]12 ha periodo 2 e genera {[0]12, [6]12}.

1. 2 Nel moduloZZ, si considerino i sottoinsiemi S = {4}, T = {12, 20}.

Si dimostri che hSi = hT i. Si dica inoltre se S `e indipendente e se genera Z.

Svolgimento

hSi := {4k | k ∈ Z}; hT i := {12k + 20h | k, h ∈ Z}.

12 = 4 · 3, 20 = 4 · 5. Ne segue T ⊆ hSi, da cui hT i ≤ hSi.

4 = 12(2) + 20(−1). Ne segue S ⊆ hT i, da cui hSi ≤ hT i.

Per k ∈ Z si ha k4 = 0 solo se k = 0. Quindi {S} `e indipendente. Non genera Z perch`e 1 non `e multiplo di 4.

1.3 Nello spazio vettoriale QQ, si considerino i sottoinsiemi S = {4}, T = {1

3,5 7}.

Per ciascuno di essi si dica se `e indipendente e se genera Q come Q-modulo.

Svolgimento

Per λ ∈ Q si ha λ4 = 0 solo se λ = 0. Quindi {S} `e indipendente.

S genera Q perch`e q ∈ Q si scrive nella forma q = q44.

1513 − 757 = 0. Quindi T `e dipendente su Q.

1

3 genera Q come Q-modulo perch`e q = 3q3 per ogni q ∈ Q.

A maggior ragione T genera Q.

1.4 Si consideri il gruppo abeliano Q come Z-modulo. Per ciascuno degli insiemi S = {4}, T = {1

3,5 7} si dica se `e indipendente e se genera Q come Z-modulo.

Si dimostri che il sottomodulo hT i generato da T ´e 1-generato, ossia ´e un gruppo ciclico.

(7)

3

Svolgimento

Per k ∈ Z si ha k4 = 0 solo se k = 0. Quindi {S} `e indipendente.

{S} non genera Q come Z-modulo perch`e, ad esempio, 1 6∈ h4i.

Infatti non esiste k ∈ Z tale che 1 = 4k.

1513 − 757 = 0. Quindi T `e dipendente su Z.

hT i =7a+15b

21 | a, b ∈ Z211 . D’altra parte −213+ 57 = 211 ∈ hT i.

Quindi 1

21 ≤ hT i. Si conclude 211 = hT i.

{T } non genera Q come Z-modulo. Infatti, ad esempio, 12 6∈ hT i. Perch´e ? 1.5 Si consideri il gruppo additivo Q dei numeri razionali come Z-modulo.

Si dimostri che:

i) il sottoinsieme 2

9, 14 `e dipendente;

ii) il sottomodulo L :=1

3, 25 `e libero di rango 1;

iii) 13 6∈2

7, 12 ; Svolgimento i) −929 + 814 = 0.

ii) L =a13 + b25 | a, b ∈ Z = 5a+6b15 | a, b ∈ Z ≤ Z151 =1

15 . Da

1

15 = −1 3+ 2

5 segue 151 ∈ L, da cui1

15 ≤ L. Si conclude L = 151 = Z151. Chiaramente B =1

15 `e una Z-base di L, che `e quindi libero di rango 1.

iii) Gli elementi del sottomodulo

 2 7, 1

2



= Z2 7+ Z1

2

sono della forma a27+ b12 = 4a+7b14 , con a, b interi. Se 13 appartenesse a tale sottomodulo, dovrebbero esistere due interi a, b tali che 13 = 4a+7b14 . Ne seguirebbe 14 = 3(4a + 7b), contraddizione perch`e 3 non divide 14.

1.6 Si consideri il gruppo abeliano Q come Z-modulo. Si dimostri che non `e finitamente generato.

Svolgimento

(8)

4 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO

Per assurdo supponiamo che S =n

m1

n1, · · · , mnk

k

o

sia un insieme finito di generatori di Q, come Z-modulo, ossia:

Q = hSi = Zm1

n1 + · · · + Zmk nk

.

Posto n = m.c.m. (n1, · · · , nk), ogni elemento di hSi `e della forma nz per un opportuno z ∈ Z. Detto p un primo che non divide n, il numero 1p non pu`o essere scritto in questa forma. Si ha cos`ı la contraddizione 1p 6∈ Q.

1.7 Siano M, M0 due R-moduli e Φ : M → M0 un R-omomorfismo. Si provi che Φ `e iniettiva, come applicazione, se e solo se Ker Φ = {0M}.

Svolgimento

Se l’applicazione Φ `e iniettiva, ogni elemento di M0 ha al massimo una preimmagine in M . Poich`e Φ(0M) = 0M0, si ha che 0M `e l’unica preimmagine di 0M0, ossia l’unico elemento di Ker Φ.

Viceversa sia Ker Φ = {0M}. Supponiamo che m1, m2 siano elementi di M tali che Φ(m1) = Φ(m2). Ne segue: Φ(m1)−Φ(m2) = 0M0, Φ(m1−m2) = 0M0, m1−m2 ∈ Ker Φ, m1− m2= 0M, m1= m2.

1.8 Siano M, M0, M00degli R-moduli e Φ : M → M0, Ψ : M0 → M00degli R-omomorfismo.

Si provi che il prodotto ΨΦ : M → M00 `e un R-omomorfismo.

Svolgimento

Per ogni m, m1, m2 ∈ M e per ogni r ∈ R si ha:

• ΨΦ (m1+ m2) = Ψ (Φ (m1+ m2)) = Ψ (Φ (m1) + Φ (m2)) = Ψ (Φ (m1)) + Ψ (Φ (m2)) = ΨΦ (m1) + ΨΦ (m2);

• ΨΦ(rm) = Ψ (Φ(rm)) = Ψ (r Φ(m)) = r Ψ (Φ(m)) = r ΨΦ(m).

1.9 Siano M, M0 due R-moduli e Φ : M → M0 un R-isomorfismo.

Si provi che Φ−1 : M0→ M `e un R-isomorfismo.

Svolgimento

• Per ogni m01, m02 ∈ M0, dette m1, m2 le rispettive preimmagini in M , si ha:

Φ(m1+ m2) = Φ(m1) + Φ(m2) = m01+ m02, m1+ m2= Φ−1(m01+ m02),

Φ−1(m01) + Φ−1(m02) = Φ−1(m01+ m02)

(9)

5

• Per ogni r ∈ R, m0∈ M0, detta m la preimmagine di m0 in M si ha:

Φ(rm) = r Φ(m) = r m0, rm = Φ−1(r m0),

r Φ−1(m0) = Φ−1(rm0).

1.10 Nel moduloZZ si calcolino i seguenti sottomoduli:

3Z + 6Z, 3Z + 5Z, 4Z + 6Z, 3Z ∩ 6Z, 3Z ∩ 5Z, 4Z ∩ 6Z.

Svolgimento

• 6Z ≤ 3Z. Quindi 3Z + 6Z = 3Z.

• 1 = 6 − 5 ∈ 3Z + 5Z. Quindi h1i ≤ 3Z + 5Z. Da h1i = Z segue 3Z + 5Z = Z.

• 2 = −4 + 6 ∈ 4Z + 6Z. Quindi h2i = 2Z ≤ 4Z + 6Z. D’altra parte 4Z + 6Z = {4a + 6b | a, b ∈ Z} = {2(2a + 3b) | a, b ∈ Z} ≤ 2Z.

Si conclude 4Z + 6Z = 2Z.

• 6Z ≤ 3Z. Quindi 3Z ∩ 6Z = 6Z.

• 15Z ≤ 3Z ∩ 5Z. Mostriamo che 3Z ∩ 5Z ≤ 15Z. A tale scopo sia a ∈ 3Z ∩ 5Z.

Ne segue che 3 e 5 dividono a. Pertanto anche 15 = mcm(3, 5) divide a. Si conclude 3Z ∩ 5Z = 15Z.

• 12Z ≤ 4Z ∩ 6Z. Mostriamo che 4Z ∩ 6Z ≤ 12Z. A tale scopo sia a ∈ 4Z ∩ 6Z.

Ne segue che 4 e 6 dividono a. Pertanto anche 12 = mcm(4, 6) divide a. Si conclude 4Z ∩ 6Z = 12Z.

1.11 Sia S = {s1:=

 3 2



, s2:=

 2 3

 }.

• Considerando R2 come spazio vettoriale su R, si dica se S `e una base.

• Considerando R2 come Z-modulo, si dica se S genera R2 e se `e indipendente.

• Si dica se S genera Z2 come Z-modulo.

Svolgimento

• Verifichiamo che S `e una base di R2 su R mostrando che per ogni vettore v =

 a b



R2 esistono e sono unici x, y ∈ R tali che:

 a b



= x

 3 2

 + y

 2 3

 .

(10)

6 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO

Equivalentemente che il sistema

 3x + 2y = a 2x + 3y = b ha un’unica soluzione. Portandolo in forma a gradini:

( x +23y = a3 x + 32y = b2

( x + 23y = a3

−5

6 y = 2a−3b6

( x = 3a−2b5 y = −2a+3b5

• S non genera R2come Z-modulo perch`e xs1+ys2ha coordinate intere per ogni x, y ∈ Z.

S `e indipendente su Z perch`e, per a = b = 0, il precedente sistema ha solo la soluzione x = y = 0.

• S non genera Z2 come Z-modulo. Infatti il vettore e1, ad esempio, si ottiene come combinazione lineare di elementi di S solo per i coefficienti x = 35, y = −25 , che non sono interi.

1.12 Sia M un gruppo abeliano finito. Si dimostri che M `e libero, come Z-modulo, se e solo se `e nullo.

Svolgimento

Se M = {0M} allora `e libero, con base ∅. Sia ora M 6= {0M} e supponiamo, per assurdo, che ammetta una base B, necessariamente 6= ∅. Detto m un elemento di B, l’applicazione Z → M tale che z 7→ zm `e iniettiva, essendo {m} indipendente. Si conclude ∞ = |Z| ≤ |M |, contraddizione.

1.13 Si dica se Z5 `e libero come Z5-modulo e se `e libero come Z-modulo.

Svolgimento

Z5 `e libero come Z5-modulo, avendo base {[1]5}. Non `e libero come Z-modulo per l’esercizio precedente.

1.14 Sia R un anello commutativo. Considerando R2 come R-modulo, si dimostri che non pu`o essere generato da un unico elemento.

Svolgimento

Supponiamo, per assurdo, che R2 sia generato da v :=

 x1 x2



. Dovrebbero esistere a1, a2∈ R tali che e1 = a1v, e2 = a2v, ossia:

 x1 0 x2 0

  a1 a2

0 0



= a1v a2v  =

 1 0 0 1



(11)

7

contraddizione perc`e le due matrici a sinistra non hanno inversa.

1.15 Si consideri il gruppo additivo R2 rispettivamente come Z-modulo, come R-modulo e come Mat2(R)-modulo. In ciascun caso si descrivano il sottomodulo he1i e il sotto- modulo he1, e2i, dove

e1 =1 0



, e2 =0 1

 .

Svolgimento

• Considerando R2 come Z-modulo:

he1i := Ze1=a 0



| a ∈ Z



, he1, e2i = Ze1+ Ze2=a b



| a, b ∈ Z

 .

Si noti che, ad esempio,

1

3

0



6∈ he1, e2i.

• Considerando R2 come R-modulo:

he1i := Re1 =x 0



| x ∈ R



, he1, e2i = Re1+ Re2 =x y



| x, y ∈ R



= R2.

• Considerando R2 come Mat2(R)-modulo:

he1i := Mat2(R)e1 = R2. Infatti, per ogni x, y ∈ R: x

y



=x z y t

 1 0

 .

Da he1i ≤ he1, e2i = R2 segue, a maggior ragione, he1, e2i = R2.

1.16 Sia M un R-modulo finitamente generato. Si dimostri che, per ogni sottomodulo N di M , il modulo quoziente MN `e finitamente generato.

Svolgimento

Sia S = {m1, · · · , mk} un insieme di generatori di M , come R-modulo. Dimostriamo che

{N + m1, · · · , N + mk}

`

e un insieme di generatori di MN, come R-modulo.

Infatti, per ogni elemento N + m di MN si ha m ∈ M , quindi

m =

k

X

i=1

rimi

(12)

8 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO

per opportuni ri ∈ R (non necessariamente unici!). Ne segue

N + m = N +

k

X

i=1

rimi =

k

X

i=1

ri(N + mi).

1.17 Siano M un R-modulo. Si dimostri che M ⊕ M `e finitamente generato se e solo se M `e finitamente generato.

Svolgimento

Sia M finitamente generato e sia S = {m1, · · · , mk} un insieme finito di generatori di M , come R-modulo.

Ne segue che

m1

0M



, · · · , mk 0M

 , 0M

m1



, · · · , 0M

mk



genera M ⊕ M . Infatti:

m m



= Pk

i=1rimi Pk

i=1simi

!

=

k

X

i=1

ri

 mi 0M

 +

k

X

i=1

si

0M mi

 .

Si conclude che M ⊕ M `e finitamente generato.

Viceversa, M ⊕ M sia finitamente generato. Considerando la proiezione (sulla prima componente) π1: M ⊕ M → M si ha

M ⊕ M Ker π1

' M.

Per l’esercizio precedente si conclude che M `e f.g.

1.18

Considerando hxC[x]2−1i come C[x]- modulo, si trovi un elemento che lo genera.

Svolgimento

x2− 1 + 1 genera hxC[x]2−1i come C[x]- modulo. Infatti:

x2− 1 + f (x) = f (x) x2− 1 + 1 .

1.19 Considerando hxC[x]2−1i come C- modulo, se ne trovi una base.

Svolgimento

Una base per hxC[x]2−1i su C `e B = {v1, v2}, dove

v1 :=x2− 1 + 1, v2 :=x2− 1 + x.

(13)

9

Infatti:

• Per α, β ∈ C, αv1+ βv2= 0 se e solo se

x2− 1 + α + βx = x2− 1 + 0 se e solo se

α + βx = (x2− 1)q(x) se e solo se q(x) = 0, cio`e α = β = 0.

• Per ogni f (x) ∈ C[x], eseguendo la divisione per x2− 1 si ha f (x) = (x2− 1)q(x) + α + βx, α, β ∈ C.

Ne segue:

x2− 1 + f (x) = x2− 1 + α + βx = αv1+ βv2.

1.20

Considerando hxC[x]3−1i come C[x]- modulo, si trovi un elemento che lo genera.

Svolgimento

x3− 1 + 1 genera hxC[x]3−1i come C[x]- modulo. Infatti:

x3− 1 + f (x) = f (x) x3− 1 + 1 .

1. 21 Considerando hxC[x]3−1i come C- modulo, se ne trovi una base.

Svolgimento

Una base per hxC[x]3−1i su C`e B = {v1, v2, v3}, dove

v1 :=x3− 1 + 1, v2:=x3− 1 + x, v3 :=x3− 1 + x2. Infatti:

• Per α, β, γ ∈ C, αv1+ βv2+ γv3= 0 se e solo se

x3− 1 + α + βx + γx2 =x3− 1 + 0 se e solo se

α + βx + γx2= (x3− 1)q(x) se e solo se q(x) = 0, cio`e α = β = γ = 0.

(14)

10 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO

• Per ogni f (x) ∈ C[x], eseguendo la divisione per x3− 1 si ha f (x) = (x3− 1)q(x) + α + βx + γx2, α, β, γ ∈ C.

Ne segue:

x3− 1 + f (x) = x3− 1 + α + βx + γx2= αv1+ βv2+ γv3.

1.22 Si dimostri che hxZ33−1i[x] ha ordine 27.

Svolgimento

Ogni elemento di hxZ33−1i[x] si scrive in modo unico nella forma:

x3− 1 + α + βx + γx2, α, β, γ ∈ Z3. Ne segue che hxZ33−1i[x] ha ordine 3 × 3 × 3 = 27.

1.23 Sia V uno spazio vettoriale di dimensione n su K. Si dimostri che una applicazione lineare f : V → V `e iniettiva se e solo se `e suriettiva.

Svolgimento

La dimostrazione `e basata sulla formula:

dim(V ) = dim(Im f ) + dim(Ker f ).

Se f `e iniettiva, si ha Ker f = {0V}, dim(Ker f ) = 0. Ne segue dim(Im f ) = n = dim(V ). Poich`e K `e un campo, Im f = V .

Viceversa, se f `e suriettiva, si ha Im f = V , dim(Im f ) = n. Ne segue dim(Ker f ) = 0, Ker f = {0V}, f iniettiva.

1.24 Si dia un esempio di applicazione lineare di uno spazio vettoriale V in s`e stesso, iniettiva non suriettiva.

Svolgimento

Sia V := K[x], considerato come spazio vettoriale su K. L’ applicazione lineare µx : V → V , tale che f (x) 7→ xf (x) `e iniettiva (perch`e K[x] `e privo di divisori dello zero), ma non `e suriettiva. Infatti Im µx = xK[x].

1. 25 Sia m ∈ M , gruppo abeliano additivo. Sia o(m) = n ≥ 0, dove o(m) indica il periodo di m. Si dimostri che, per ogni intero non nullo k, si ha:

o(km) = n

MCD(k, n).

(15)

11

In particolare

o(km) = n MCD(k, n) = 1.

Svolgimento

Lasciamo al lettore la verifica del caso n = 0. Sia quindi n > 0.

Poniamo d := MCD(k, n). Se d = 0, allora k = 0 e l’asserto `e ovvio. Altrimenti possiamo supporre d > 0. Scriviamo n = dn, k = dk. Abbiamo:

n (km) = (ndk)m = k(nm) = k0M = 0M.

Indicando con t il periodo di km, ne segue che t divide n. D’altra parte, da 0M = t(km) = (tk)m

segue che n divide kt, quindi n divide kt. Siccome n e k sono coprimi, si ottiene che n divide t. Si conclude t = n.

1. 26 Siano M un R-modulo e f : M → M un R-omomorfismo.

• Si dimostri che Im f2≤ Im f e Ker f ≤ Ker f2.

• Si dia un esempio di M e f per i quali le precedenti inclusioni sono proprie.

(16)

12 ESERCIZI I. MODULI SU UN ANELLO

(17)

Esercizi II

Omomorfismi fra moduli liberi

2.1 Si verifichi che ogni v ∈ R2 coincide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica. Idem per w ∈ R3.

Svolgimento v =x

y



=x 0

 +0

y



= x1 0



+ y0 1

 ,

w =

x y z

=

x 0 0

+

0 y 0

+

0 0 z

= x

1 0 0

+ y

0 1 0

+ z

0 0 1

.

2.2 Si trovi la matrice Q di passaggio dalla base canonica di R2 alla base C = 8

−1

 , 1

5



.

Svolgimento

Le colonne di Q sono i vettori coordinate degli elementi di C rispetto alla base canonica.

Quindi Q = 8 1

−1 5

 .

2.3 Si considerino le seguenti basi di R2: C =1

3

 , 2

4



, C0 =0 1

 , −1

4



. 1) Si scriva la matrice Q di passaggio da C a C0;

2) si determini v ∈ R2 sapendo che vC =x y

 , 3) si verifichi che Q−1vC = vC0.

Svolgimento

13

(18)

14 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI

1) Siano Q1 e Q2 le matrici di passaggio dalla base canonica a C e a C0 rispettivamente.

Risulta:

Q1 :=1 2 3 4



, Q2:=0 −1 1 4

 .

Per ogni u ∈ R2, tenendo presente che u concide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica, si ha allora:

u = Q2uC0 = Q1uC. Ne segue

Q−11 Q2 uC0 = vC, ∀ u ∈ R2. Pertanto la matrice di passaggio da C a C0 `e

Q−11 Q2=

1 6

−1 2

−7 2

!

= Q.

2) Se vC=x y



, allora v = x1 3



+ y2 4



= x + 2y 3x + 4y

 .

3) Q−1vC = 7 12

−1 −2

 x y



=7x + 12y

−x − 2y

 . Da:

(7x + 12y)0 1



+ (−x − 2y)−1 4



= x + 2y 3x + 4y



= v, concludiamo che Q−1vC = vC0.

2.4 Si considerino le seguenti basi di R3:

B =

1 0 1

,

3

−1 2

,

−2 1 0

, B0=

2 2 2

,

0 4 1

,

−1 0 0

.

1) Si scriva la matrice P di passaggio da B a B0; 2) si determini v ∈ R3 sapendo che vB =

x y z

, 3) si verifichi che P−1vB = vB0.

Svolgimento

Siano P1 e P2 le matrici di passaggio dalla base canonica a C e a C0 rispettivamente.

Risulta:

P1 :=

1 3 −2

0 −1 1

1 2 0

, P2 :=

2 0 −1 2 4 0 2 1 0

.

(19)

15

Per ogni u ∈ R3, tenendo presente che u concide con il proprio vettore coordinate rispetto alla base canonica, si ha allora:

u = P2uB0 = P1uB.

Ne segue P1−1P2 vB0 = vB. Quindi la matrice di passaggio da B a B0 `e :

P = P1−1P2=

2 4 −1

−1 −2 1

−1 −1 1

P2=

10 15 −2

−4 −7 1

−2 −3 1

.

2) Se vB =

x y z

, allora:

v = x

1 0 1

+ y

3

−1 2

+ z

−2 1 0

=

x + 3y − 2z

−y + z x + 2y

. 3)

P−1vB =

2 3

3 2

−1 6

−1

3 −1 13

1

3 0 53

x y z

=

2

3x +32y − 16z

−1

3 x − y + 13z

1 3x +53z

.

Da:

 2 3x +3

2y − 1 6z



2 2 2

+ −1

3 x − y + 1 3z



0 4 1

+ 1 3x +5

3z



−1 0 0

=

x + 3y − 2z

−y + z x + 2y

= v, concludiamo che P−1vB = vB0.

2.5 Considerata la applicazione lineare α : R3 → R2 tale che

x y z

7→−12x − z 7x + z



si scrivano la matrice A di α rispetto alle basi canoniche di R3 e R2, e la matrice A0 di α rispetto alle basi

B =

1 0 1

,

3

−1 2

,

−2 1 0

, C =1 3

 , 2

4



.

Si calcolino Im α e Ker α.

(20)

16 ESERCIZI II. OMOMORFISMI FRA MODULI LIBERI

Svolgimento

Indicando con {e1, e2, e3} la base canonica di R3 e con {e1, e2} quella di R2:

α(e1) = −12 e1+ 7 e2 α(e2) = 0 e1+ 0 e2

α(e3) = −1 e1+ 1 e2

=⇒ A =

 −12 0 −1

7 0 1

 .

Dette P1 e Q1 le matrici di passaggio dalle basi canoniche a B e C rispettivamente (si vedano i due esercizi precedenti), la matrice A0 di α rispetto B e C risulta quindi

A0= Q−11 AP1 =1 2 3 4

−1

A

1 3 −2

0 −1 1

1 2 0

=

 34 99 −62

−47 2

−137

2 43

 .

Verifichiamo che, per ogni v =

x y z

∈ R3, si ha A0vB = (α(v))C.

A0vB = A0P1−1vE = A0P1−1v = A0

2x + 4y − z

−x − 2y + z

−x − y + z

= 31x + 3z

−43 2 x − 2z

! .

(α(v))C= Q−11 −12x − z 7x + z



= 31x + 3z

−43 2 x − 2z

! .

Poich`e R3`e generato da e1, e2, e3, il sottospazio Im α di R2`e generato da α(e1), α(e2), α(e3).

Pertanto:

Im α = hAe1, Ae2, Ae3i =−12 7

 ,−1

1



.

Questi due vettori sono indipendenti, quindi Im α = R2. Ne segue che Ker α ha dimen- sione 3 − 2 = 1. Poich`e e2∈ Ker α, si conclude Ker α = he2i.

2.6 Data A ∈ Matn(R), si consideri l’applicazione µA : Rn → Rn definita mediante µA(v) = Av, ∀ v ∈ Rn. Si dimostri che:

1) µA`e un R-omomorfismo;

2) se A ha inversa in Matn(R), allora µA `e un R-isomorfismo.

Svolgimento

1) • µA(v1+ v2) = A(v1+ v2) = Av1+ Av2= µA(v1) + µA(v2).

• µA(rv) = A(rv) = r Av = r µA(v).

2) Se A−1 ∈ Matn(R), possiamo considerare l’applicazione µA−1 : Rn → Rn definita mediante µA−1(v) = A−1v, ∀ v ∈ Rn. Essa `e l’inversa di µA. Infatti:

µA−1A(v)) = A−1Av = v, µA−1A(v)) = A−1Av = v.

(21)

17

Si conclude che µA`e bijettiva, quindi un isomorfismo.

2.7 Siano B e C due basi di un R-modulo L. Dette A la matrice di passaggio da B a C e B la matrice di passaggio da C a B, si dimostri che B = A−1.

Svolgimento Per ogni v ∈ L:

 AvC = vB

BvB = vC =⇒

 (AB)vB = vB

(BA)vC= vC

Sia B = {v1, . . . , vn}. In particolare, per i vettori vi∈ B, si ha:

(AB) (vi)B = (vi)B, 1 ≤ i ≤ n ossia

(AB)ei = ei, 1 ≤ i ≤ n.

Si conclude che le colonne di AB sono ordinatamente uguali a quelle della matrice identica I, da cui AB = I, B = A−1.

2.8 Sia S = {v1, . . . , vn} un sottoinsieme di Rn. Si dimostri che S `e una base di (RR)n se e solo se la matrice A = v1 · · · vn  ha inversa in Matn(R).

Svolgimento

Sia S una base di Rn. Allora A `e la matrice di passaggio dalla base canonica a S. Detta B la matrice di passaggio da S alla base canonica, si ha B ∈ Matn(R). Inoltre B = A−1, per l’esercizio precedente.

Viceversa supponiamo che A−1∈ Matn(R).

• S = {v1, . . . , vn} = {Ae1, . . . , Aen} genera (RR)n. Infatti per ogni v ∈ Rn: v = A A−1v = A

n

X

i=1

xiei =

n

X

i=1

xi(Aei) =

n

X

i=1

xivi.

• S = {v1, . . . , vn} `e indipendente. Infatti 0Rn =Pn

i=1xivi implica:

0Rn = A−10Rn = A−1

n

X

i=1

xivi=

n

X

i=1

xi A−1vi =

n

X

i=1

xiei. Si conclude x1= · · · = xn= 0.

2.9 Tenendo presente l’Esercizio 2.8, di ciascuno dei seguenti sottoinsiemi di R2 si dica se `e una base rispettivamente nel caso R = Q e R = Z:

S1 = 8

−1

 , 1

5



, S2= 2

−1

 ,  4

−2



, S3 =1 1

 , 5

4



.

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