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Orchestra di Padova e del Veneto. 46 a Stagione 2011/2012

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Academic year: 2022

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Orchestra di Padova e del Veneto

46

a

Stagione

2011/2012

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Orchestra di Padova e del Veneto via Marsilio da Padova 19 35139 Padova

T 049 656848 · 049 656626 F 049 657130

info@opvorchestra.it press@opvorchestra.it www.opvorchestra.it

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Giovedí 17 novembre 2011 / turno A Venerdí 18 novembre 2011 / turno B Auditorium Pollini – ore 20.15

Concerto n° 5890-5891

Direttore

e contrabbasso solista

Nabil Shehata

Ricordando Giovanni Morelli

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Nino Rota (1911-1979) Balli per piccola orchestra

Suite di danze per orchestra da camera Entrata

Ballo della Villanotta Ballo del perché Ballo del buon umore Ballo della noia Ballo festivo Addio

Divertimento concertante per contrabbasso e orchestra Allegro (Allegro maestoso)

Marcia (Alla marcia, allegramente) Aria (Andante)

Finale (Allegro marcato)

{ intervallo }

Robert Schumann (1810–1856) Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 61

Sostenuto assai. Allegro, ma non troppo Scherzo (Allegro vivace)

Adagio espressivo Allegro molto vivace

Programma

PROGR AMMA

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NABIL SHEHATA

Nabil Shehata è nato in Kuwait nel 1980 da genitori di origine tedesca ed egiziana. All’età di quattro anni la sua famiglia è ritornata in Germania.

Dopo aver ricevuto lezioni di piano- forte dalla madre all’età di sei anni, tre anni più tardi ha preso la sua prima lezione di contrabbasso con Thomas Zscherpe ad Achim, vicino a Brema. Dopo il diploma all’istituto superiore nel 1999, Nabil ha ini- ziato gli studi di contrabbasso con Michinori Bunya a Würzburg e più tardi con Esko Laine alla Hochschule für Musik «Hanns Eisler» a Berlino.

Durante gli anni di formazione, ha ricevuto borse di studio dalla Ger- man National Academic Foundation e dalla Foundation «Podium junger Musiker». Nabil Shehata ha vinto numerosi concorsi internazionali tra i quali il Julio Cardona Competition in Portogallo e il Valentino Bucchi Com- petition a Roma. All’ARD competition Shehata non ha ricevuto solo il primo premio della giuria, ma anche quello del pubblico. Nell’autunno del 2006 il contrabbassista è stato riconosciuto con il Praetorius Prize dello stato della Bassa Sassonia. Nel 2003 Shehata è stato invitato da Daniel Barenboim alla Staatsoper Berlin come primo contrabbasso solista; un anno più tar- di ha ottenuto lo stesso ruolo presso i Berliner Philharmoniker. Come solista è spesso ospite di prestigiose orche-

stre, come la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, Gulbenkian Orchestra Lisbon, Bremer Philhar- moniker e Münchener Kammeror- chester. Nel 2008 ha debuttato come solista con i Berliner Philharmoniker diretti da Daniel Barenboim e l’anno seguente ha suonato come solista al Musikverein a Vienna. Shehata ha una speciale predilezione per il reperto- rio di musica da camera. Assieme a colleghi dei Berliner Philharmoniker e Tatjana Vassiljewa ha fondato il Philharmonic String Quintet, con il quale, dopo il primo grande successo, è stato invitato a ritornare in Giappo- ne per la stagione 2009/2010. Inoltre, ha interpretato il Quintetto La trota di Franz Schubert e il Sestetto di Felix Mendelssohn-Bartholdy in numerosi concerti con il Fauré Quartet durante la scorsa stagione. Thomas Quasthoff, Nikolaj Znaider, Christoph Poppen, Da- vid Geringas, Frans Helmerson, Elena Bashkirova, Klaus Thunemann, Vivia- ne Hagner e Daniel Barenboim sono tra i suoi abituali partners. Shehata si è esibito in numerosi rinomati festival come Schleswig-Holstein Music Festi- val, Jerusalem International Chamber Music Festival, Oxford Chamber Music Festival e Salzburg Festival. Valorizza- re i giovani artisti sta particolarmente a cuore a Nabil Shehata. È molto lega- to alla West-Eastern Divan Orchestra, della quale è stato membro per molti anni nonostante gli altri numerosi

Interpreti

INTERPRETI

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6 INTERPRETI

impegni professionali. Come docente è stato attivo in masterclass in Europa, Israele e Giappone. I suoi incarichi come insegnante comprendono l’Ac- cademia dei Berliner Philharmoniker e, sin dall’autunno 2007, la cattedra alla Hochschule für Musik und Theater a Monaco. Negli ultimi quattro anni Nabil Shehata ha accresciuto il suo interesse per la direzione, ricevendo incoraggiamenti e lezioni da Daniel Barenboim, Rolf Reuter, Lawrence Fo- ster and Christian Thielemann. Dopo le sue prime esperienze lavorando con varie orchestre giovanili e orchestre da camera, ha debuttato con successo a Cottbus nel 2007. Nel maggio 2008 Shehata è stato invitato da Gustavo Dudamel a dirigere la Simón-Bolívar- Youth Orchestra a Caracas dove ha riscosso un grande successo, tanto da ricevere un nuovo invito per la prossi- ma stagione. Recentemente ha diretto la Dohnányi Orchestra Budapest, la Rundfunkorchester a Ljublijana, la Qa- tar Philharmonic Orchestra, la Cham- ber Orchestra of the Konzerthau- sorchester e l’Orchestre National du Capitole de Toulouse. Futuri progetti nella direzione comprendono concerti con la Kyoto Symphony Orchestra e la produzione di un’opera con la Kamme- roper München, di cui è stato recente- mente nominato Direttore Musicale.

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO

L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell’ottobre 1966 e nel corso di quarant’anni di attività si è affermata come una delle principali orchestre da camera italiane nelle piú prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero. L’Orchestra è

formata sulla base dell’organico del sinfonismo ‘classico’. Peter Maag – il grande interprete mozartiano – ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001, mentre Piero Toso ne ha ricoperto il ruolo di primo violino solista dalla fondazione al 2009. Alla direzione artistica si sono succeduti Claudio Scimone (dalla fondazione al 1983), Bruno Giuranna (dal 1983 al 1992), Guido Turchi (1992-93) e, come direttore musicale, Mario Brunello (2002-2003). L’attuale programmatore artistico dell’Orchestra è Filippo Ju- varra, che collabora con la stessa dal 1984 ed ha contribuito decisivamente a dare continuità al profilo artistico e musicale definito, dopo il 1983, da Bruno Giuranna e Peter Maag. Per questo suo lavoro Filippo Juvarra ha ricevuto nel 2002 il Premio della Cri- tica Musicale Italiana “Franco Abbiati”.

Nella sua lunga vita artistica l’Orche- stra annovera collaborazioni con i nomi piú insigni del concertismo inter- nazionale tra i quali ricordiamo: S. Ac- cardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V.

Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, J.

Bream, R. Buchbinder, M. Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi, G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, A. Hewitt, C. Hogwood, L.

Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich, R.

Lupu, M. Maisky, C. Melles, V. Mullo- va, A.S. Mutter, A. Nanut, M. Perahia, I. Perlman, M. Quarta, J.P. Rampal, S.

Richter, M. Rostropovich, N. Santi, H.

Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H.

Szeryng, U. Ughi, S. Vegh, T. Zehet- mair, K. Zimerman. L’Orchestra ha dato, attraverso la propria produzione concertistica, un grande impulso alla vita musicale di Padova e del Ve- neto e, per questo impegno, è stata riconosciuta dallo Stato come l’unica

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7 INTERPRETI

Istituzione Concertistico-Orchestrale (ICO) operante nel Veneto e le è stata riconosciuta nel 1984 la personalità giuridica da parte della Regione del Veneto. L’Orchestra realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria sta- gione a Padova, concerti nella regione Veneto, in Italia per le maggiori So- cietà di concerto e Festival, e tourneé all’estero. Tra gli impegni piú recenti si ricordano in particolare i concerti diretti dal Maestro Tan Dun per il Festival Pianistico Internazionale Arturo Benedetti Michelangeli al Teatro Donizetti di Bergamo e al Teatro Gran- de di Brescia con musiche dello stesso Tan Dun, il concerto al Festival In terra di Siena diretto dal Maestro Vladimir Ashkenazy, i concerti a Milano per il Festival MITO SettembreMusica 2009 con il pianista e direttore Olli Mustonen, e a Venezia per il 53° e il 54° Festival Internazionale di Musica Contemporanea (2009 e 2010) e per il 7° Festival Internazionale di Danza Contemporanea (2010) della Biennale di Venezia, tutti appuntamenti che hanno riscosso l’unanime plauso della critica. Nel settembre 2010, su invito della Pontificia Accademia delle Scien- ze, l’Orchestra ha eseguito il Requiem K 626 di W.A. Mozart con la direzione del Maestro C. Desderi alla presenza di Sua Santità Benedetto XVI. A parti- re dal 1987 l’Orchestra ha intrapreso una vastissima attività discografica realizzando oltre cinquanta incisioni per le piú importanti etichette, tra le quali si segnalano: i Concerti BWV 1054 e BWV 1058 di Bach e il Con- certo K 503 di Mozart con S. Richter e Y. Bashmet (Teldec), i Concerti per violoncello di Boccherini con D. Gerin- gas e B. Giuranna (Claves-Grand Prix du Disque 1989), La Betulia liberata di

Mozart con P. Maag (Denon), i Concerti per violino e la Sinfonia Concertante di Mozart con F. Gulli e B. Giuranna (Claves), l’Integrale delle Sinfonie di Beethoven con P. Maag (Arts), il Con- certo K 466 di Mozart con M. Argerich e A. Rabinovitch (Teldec), L’Isola disa- bitata e La fedeltà premiata di Haydn con D. Golub (Arabesque), i Concerti per violino di Haydn con S. Tchakerian (Arts), i Concerti per pianoforte K 595 e K 271 di Mozart e Hob:XVIII.11 di Haydn con J.M. Luisada e P. Meyer (BMG-France), il Concerto per violi- no e archi e il Concerto per violino, pianoforte e archi di Mendelssohn con D. Nordio, R. Prosseda e P.C. Orizio (Amadeus), la Serenata di L. Bernstein e il Concerto per violino di S. Barber per la rivista Amadeus con S. Tchake- rian e Z. Hamar, i Concerti K 622 per clarinetto e K 314 per flauto di W.A.

Mozart con L. Lucchetta, M. Folena e Z. Hamar (Audiophile Sound n. 69) e un CD dedicato a E. Wolf-Ferrari con D. Dini Ciacci, oboe e corno inglese, P.

Carlini, fagotto e Z. Hamar (cpo). Piú recente è l’uscita dell’oratorio La Pas- sione di Gesú Cristo di J.G. Naumann diretto da S. Balestracci (cpo), del DVD Homage to Amadeus con François-Joël Thiollier, pianoforte (Multigram) e del CD dedicato alle Sinfonie concertan- ti per oboe e fagotto di G. Cambini con D. Dini Ciacci, oboe e direttore, P. Carlini, fagotto (Sony Classical); di prossima pubblicazione la prima regi- strazione mondiale della Passione di Gesú Cristo di Ferdinando Paër diretto da S. Balestracci (cpo). L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Cultu- rali, Regione del Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova e Fonda- zione Antonveneta.

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Esecutori

ESECUTORI

Violino principale Giovanni Fabris Violini primi

Stefano Bencivenga **

Enrico Rebellato **

Pavel Cardas

Sonia Domoustchieva Chiaki Kanda David Mazzacan Chiara Di Bert ° Violini secondi

Gianluca Baruffa * Serena Bicego Davide Dal Paos Ivan Malaspina Roberto Zampieri Camilla Bisco ° Viole

Alberto Salomon * Floriano Bolzonella Silvina Sapere Luca Zanetti Violoncelli

Mario Finotti * Caterina Libero Fernando Sartor Giancarlo Trimboli Contrabbassi

Ubaldo Fioravanti * Giorgia Pellarin Riccardo Valdettaro Flauti

Mario Folena * Riccardo Pozzato Oboi

Paolo Brunello * Victor Vecchioni

Clarinetti

Vincenzo Paci * Rocco Carbonara Fagotti

Aligi Voltan * Laura Costa Corni

Marco Bertona * Danilo Marchello * Trombe

Simone Lonardi * Roberto Caterini Tromboni

Alessio Savio * Alessio Brontesi Fabio Rovere * Timpani

Alberto Macchini *

* Prima Parte

** Concertino

° L’organico del concerto di questa sera prevede l’inserimento di studenti dei Conservatori del Veneto, nell’am- bito di un progetto di formazione pro- fessionale realizzato in collaborazione fra l’OPV e il Consorzio tra i Conserva- tori del Veneto reso possibile grazie alle borse di studio che l’Associazione Amici dell’Orchestra di Padova e del Veneto ha generosamente destinato a sostegno dell’iniziativa.

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Locandina del concerto del 12 settembre 1932 (Venezia, Teatro La Fenice) con la prima esecuzione dei Balli per piccola orchestra di Nino Rota (Archivio Storico del Teatro La Fenice di Venezia)

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11 NOTE DI SAL A

Note di sala

NINO ROTA

Nino Rota nacque a Milano nel 1911 e morì a Roma nel 1979. Figlio della pia- nista Ernesta Rinaldi, a sua volta figlia del compositore e pianista Giovanni Rinaldi (uno dei più eminenti strumentisti italiani del suo tempo, 1840-1895), cominciò a comporre a 8 anni: già nel 1923 fu eseguito a Milano e a Lilla un suo oratorio per soli, coro e orchestra. Aveva cominciato a studiare nel 1919 solfeggio con A.

Perlasca e pianoforte con la madre; nel 1923 entrò al Conservatorio di Milano, dove fu allievo di P. Delachi, G. Orefice, G. Bas e, nel 1925-26 di I. Pizzetti (com- posizione), quindi studiò con A. Casella a Roma, dove si diplomò in composizione all’Accademia di Santa Cecilia.

Nel 1931-32 frequentò al Curtis Institute di Philadelphia i corsi di R. Scalero (com- posizione), F. Reiner (direzione d’orchestra) e J.B. Beck (storia della musica); nel 1937 si laureò in lettere a Milano con una tesi su Zarlino.

Nel 1937-38 insegnò Teoria e solfeggio al Liceo Musicale di Taranto, dal 1939 Armonia e successivamente Composizione al Conservatorio di Bari, di cui fu di- rettore dal 1950. La sua attività si è esercitata in ogni genere, con perfetta misura e padronanza tecnica. La sua notorietà internazionale si deve anche alle musiche per film, spesso dedicate a pellicole di prima importanza (ad esempio quelle di Fellini, che in tutta la sua carriera si è servito per la musica esclusivamente di lui), nelle quali emerge la sua duttilità agli assunti più diversi. Non ultima ragione del favore di cui Rota godeva presso i registi (del cinema e del teatro drammatico) era la sua estrema facilità di improvvisatore al pianoforte: ciò gli permetteva di abbozzare le sue musiche sotto lo sguardo stesso del regista, e dare a lui quasi l’illusione che la componesse sotto la sua dettatura.

Riguardo alla propria attività di compositore di musica per film, Rota scrisse:

«Non credo a differenze di ceti e di livelli nella musica. Secondo me, la differenza fra musica ‘leggera’, ‘semileggera’, ‘seria’, è del tutto fittizia. Le musiche di Of- fenbach, che ormai sono vicine ai 150 anni, saranno leggere fin che si vuole, ma di una leggerezza che dura nel tempo e ha una formidabile vitalità. Mentre c’è molta musica della stessa epoca che, rispettabilissima, erudita e serissima, ci rompe le scatole e basta! Il termine ‘musica leggera’ si riferisce solo alla leggerezza di chi l’ascolta, non di chi l’ha scritta. E, in fondo, la leggerezza dell’ascolto è una specie di immolazione della propria presunzione a una facilità degli altri di ascoltare. Per

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questo non mi offendo, quando mi danno del ‘cinematografaro’: musica per film o altra musica, vi metto sempre lo stesso impegno. È diverso soltanto il territorio tecnico in cui mi muovo.»

BALLI PER PICCOLA ORCHESTRA

Balli per piccola orchestra è una suite del 1932 che Rota scrisse, a partire dal Ballo della villanotta per il «Concorso per musica radiogenica» indetto dal II Fe- stival Internazionale di Musica di Venezia e che a Venezia furono eseguiti al Gran Teatro La Fenice il 12 settembre dello stesso anno dall’Orchestra E.I.A.R. diretta da Ugo Benvenuti.

Cosí ne scrisse (L’Italia letteraria, 2 ottobre 1932) Gianandrea Gavazzeni: «La mu- sica di questi Balli ha la caratteristica di riportarci ad un’emozione che diremmo infantile, senza usare di puerilità o di ingenui giochetti. Non è difficile scorgere qua e là, appena sotto la superficie, una sottile vena personale che reca alla compo- sizione un tono tra la realtà e la favola, in modo che non si potrebbe dire esatta- mente quali esseri, piú o meno umani, muovano dei passi di danza su questi Balli».

[N. Scardicchio, Dossier Nino Rota e tutta la sua musica, in Musica, L’Aquila, Aprile 2010]

DIVERTIMENTO CONCERTANTE PER CONTRABBASSO E ORCHESTRA La straordinaria «abilità artigianale» di Rota nel mettere in risalto le possibi- lità espressive dei vari strumenti musicali, ha prodotto opere di grande interesse per il modo in cui il musicista ha saputo equilibrare in una superiore sintesi formale il discorso musicale dell’orchestra con le esigenze espressive dei diversi strumenti solisti. Nella sua vasta produzione cosí figurano un Concerto per trom- bone e orchestra (’68), due Concerti per violoncello e orchestra, rispettivamente del 1972 e del 1973, un Divertimento concertante per contrabbasso e orchestra (’68), la Ballata per corno e orchestra Castel del Monte (’74) e un Concerto per fagotto e orchestra (1974-77).

Il Divertimento concertante per contrabbasso e orchestra ci consente di parlare della collaborazione di Rota col noto contrabbassista Francesco Petracchi, per il quale il compositore aveva scritto il brano, il cui secondo movimento, Marcia, fu composto prendendo spunto dagli esercizi (scale, arpeggi, passaggi cromatici, ecc.) che Rota sentiva eseguire dagli allievi della classe di contrabbasso nel corso delle lezioni tenute da Petracchi.

Sull’abbozzo autografo del Divertimento sono riportate date riferibili al 1968 mentre l’autografo della partitura non riporta alcuna data ed è presumibile, sulla

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13 NOTE DI SAL A

base delle consuetudini del maestro, che l’orchestrazione della composizione sia avvenuta a ridosso della prima esecuzione cui seguirono numerose revisioni nate dalla collaborazione del maestro con il dedicatario. La prima esecuzione ebbe luogo a Genova, Salone Margherita, il 6 novembre 1970.

ROBERT SCHUMANN

SINFONIA N. 2 IN DO MAGGIORE OP. 61

Il 20 settembre 1845 Schumann cosí scrive a Mendelssohn: «Timpani e trom- be suonano violentemente nel mio cervello da alcuni giorni (tromba in do); non so cosa ne sortirà».

Forse erano queste le prime idee per la successiva sinfonia in do maggiore. Sei anni prima grande eccitazione gli aveva procurato l’esecuzione della «grande»

sinfonia in do maggiore di Schubert che lui stesso aveva scoperto e aveva fatto conoscere al pubblico ma solo nel dicembre 1845 aveva buttato giú i primi abboz- zi della sinfonia. Conversando con Wasielewski qualche tempo dopo Schumann ebbe a dire: «I primi schizzi li scrissi quando ero fisicamente ancora molto soffe- rente, e, lo posso ben dire, fu al tempo stesso una reazione dello spirito, che qui ha avuto un visibile influsso e con il quale io ho cercato di reagire al mio stato fisico».

Il primo tempo è pieno di questa lotta ed è nel suo carattere lunatico e ribelle.

Nel 1844 Schumann aveva avuto un crollo fisico e psichico e gli era diventato quasi impossibile comporre. Le conseguenze si percepiscono anche nell’anno successivo, in cui si dovette sottoporre a delle cure: è l’epoca che utilizza per uno studio intenso del contrappunto («L’anno delle fughe»). Tutto ciò appare anche in una lettera del 1849 al direttore Georg Dietrich di Amburgo: «Ho composto la “Sinfonia” nel dicembre del 1845. Ero appena convalescente, e mi sembra che ognuno se ne debba accorgere ascoltandola. Componendo l’ultima parte mi sentii rinascere. Veramente solo dopo aver terminata l’opera stetti di nuovo bene. Del resto, come Le ho detto, essa mi ricorda un lugubre periodo. Che, malgrado questi dolorosi echi, possa destare interesse, mi dimostra la Sua simpatia per me. Tutto ciò che mi dice in proposito m’indica quanto bene Lei conosce la musica, e non Le dico che gioia che m’ha procurato mostrandomi che non Le è passato inosserva- to il melanconico fagotto nell’Adagio, che io ho posto a quel punto con speciale predilezione».

La composizione della sinfonia, dopo gli schizzi buttati giú fra il 12 e il 28 dicem- bre 1845, fu completata fra il 12 febbraio e il 19 ottobre 1846: seguí un lavoro di revisione (prima e dopo la prima esecuzione diretta da F. Mendelssohn Bartholdy al Gewandhaus di Lipsia il 5 novembre 1846) fra il 21 ottobre e il 12 novembre, anche in vista della seconda esecuzione del 16 novembre 1846.

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14 NOTE DI SAL A

Note di sala a cura di Filippo Juvarra

Il 1847 è l’anno della stampa della sinfonia che Schumann preparò in un impegno assai pesante per le molte correzioni apportate. Ma quando la sinfonia nel no- vembre di quell’anno uscí per l’editore Whistling di Lipsia in partitura e parti – e la cosa all’epoca non era affatto ovvia – l’autore poteva essere fiero del fatto che la dedica«A Sua Maestà il Re di Svezia e Norvegia Oscar I» gli avesse procurato una pesante medaglia d’oro su cui era scritto «Oscar, Rex Suecie etc. a Robert Schumann».

La frequentazione creatrice con Bach, Mozart e Beethoven danno alla seconda sinfonia – che in ordine di pubblicazione è la terza – un profilo del tutto partico- lare che fa apparire come non del tutto inadeguato il concetto di «Classicismo»

(un concetto troppo strapazzato e del quale spesso ingiustamente si parla male).

Il dominio sovrano del contrappunto come frutto dell’intenso studio del 1845 da forma a tutta la composizione e ciò è particolarmente visibile nel Trio secondo dello Scherzo e nel tempo lento. Il riferimento è a Mozart sulla creazione schu- manniana è stato piuttosto sottostimato) ed è un riferimento consapevole se si pensa che Schumann alla domanda dell’amico Verhulst di come fosse riuscita la sinfonia rispose: «Sí, io penso sia giusto una Jupiter». Il riferimento a Beethoven fu notato giustamente anche dalle recensioni dell’epoca (come nella Zeitschrift für Musik). Un ruolo particolare possono aver giocato la quinta sinfonia (in do minore con Finale in do maggiore!) e la nona sinfonia. Non è certo un caso che Schumann porta avanti la definitiva affermazione del do maggiore partendo dal do minore nell’ultimo tempo con l’aiuto di una citazione dal ciclo di Lieder «An die Ferne Geliebte» op. 98 («Nimm sie hin denn, diese Lieder») di Beethoven che Schumann già aveva usato nella Fantasia in do maggiore op. 17 per pianoforte e nel mo- vimento finale del Quartetto op. 41 n. 2 per archi. Se la citazione testuale fosse inoltre un messaggio alla moglie Clara, come è stato dimostrato con sicurezza per la Fantasia op. 17, qui lo si può solo pensare. Schumann stesso nella sua riserva- tezza nei riguardi dell’opera in una lettera allo scrittore di cose musicali Johann Christian Lobe espresse l’opinione… «di alcuni dolori e alcune gioie le racconterò e forse ciò non è senza interesse nella struttura musicale qui e là».

[Joachim Draheim]

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15 RICORDANDO GIOVANNI MORELLI

In occasione dell’esecuzione di due composizioni di Nino Rota, nel primo centenario della nascita, l’Orchestra di Padova e del Veneto ricorda con affetto e rimpianto Giovanni Morelli, che come studioso, musicologo e direttore della Fondazione Cini di Venezia – dove volle fortemente l’Archivio Rota – ha dato un impulso fondamentale alla conoscenza di uno dei grandi compositori italiani del Novecento. Ringraziamo il Prof. Emilio Sala e Il Giornale della Musica per aver concesso l’autorizzazione a riprodurre l’articolo di seguito riportato.

IRONICO LABIRINTICO MORELLI di Emilio Sala

Il 12 luglio è morto a Venezia il musicologo italiano: era nato a Faenza il 14 maggio 1942. Dal 1978 insegnava a Ca’ Foscari

Ero presente nell’aula di San Sebastiano (allora sede didattica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia) quando Giovanni Morelli inaugurò il suo primo corso di Storia della musica. Era il 1978. D’altronde, noi studenti musi- cofili aspettavamo quel giorno con una certa trepidazione. Francesco Orlando ci aveva annunciato quello ‘strano’ personaggio di cui ammirava l’intelligenza critica ma anche temeva l’estro capriccioso (ricordo la sua faccia quando lesse un articolo di Giovanni che conteneva un capitolo intitolato L’ibis si fa un clistere). Abituati com’eravamo alla sistematicità e al rigore metodologico orlandiani, fummo presi in contropiede dall’eccentricità e apparente disordine dell’argomentare morel- liani. «Questo è un nodo avviluppato» pensai in cuor mio. Ma già alla seconda lezione rimasi affascinato: il discorso ruotava intorno al problema dell’unité de mélodie nell’estetica di Rousseau (lo ricordo come fosse ieri), affrontato secondo diverse chiavi di lettura e seguendo rotte impreviste, talora avventurose. Alla fine mi resi conto che Giovanni stava cercando di porre le basi di tutto il suo insegnamento futuro: l’estetica, l’ermeneutica, la musica come oggetto culturale (e dunque inseparabile dalle sue rappresentazioni) da ricostruire e ridefinire continuamente. Benché (perché?) labirintico e tortuoso, quel corso era stimolante e fecondante: mi segnò senza che me ne rendessi conto (il vero magistero può funzionare anche così). Negli anni successivi, Giovanni animò la Venezia musicale creando un ‘sistema’ di interconnessioni tra varie istituzioni (case editrici, teatri, centri di ricerca) presso le quali operava direttamente o indirettamente: quale

Ricordando Giovanni Morelli

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opportunità formativa fosse per noi catecumeni poter collaborare con enti così prestigiosi è facile immaginare (a beneficiarne fummo in tanti: tra gli altri – cito solo quelli allora a me più vicini – David Bryant, Paolo Cattelan, Paolo Cecchi, Michele Girardi, Paolo Pinamonti, Luca Zoppelli). Ma l’architrave del sistema morelliano – almeno per ciò che riguarda l’attività più strettamente musicologica – era costituito dall’asse tra l’Università e la Fondazione Cini, dove fondò l’Istituto per la musica. Tra convegni internazionali, seminari, corsi di alta cultura e piccoli festival fummo presi in un vortice di esperienze di cui capiamo solo oggi quanto dobbiamo essere grati a Giovanni.

Memorabile Stiffelio

Il culmine fu probabilmente raggiunto nel 1985, «anno europeo della musica», durante il quale – tra le mille iniziative – Giovanni trovò il tempo di organizzare, insieme al Teatro La Fenice, una memorabile ripresa dello Stiffelio di Verdi cui associò un altrettanto memorabile convegno. D’altra parte erano quelli anni in cui la musicologia italiana conobbe un formidabile lancio internazionale. Il terreno era stato preparato da studiosi e docenti autorevoli e cosmopoliti, come Nino Pirrotta e Pierluigi Petrobelli, cui seguì (a ruota), con uno spirito innovativo e un’energia entusiasmanti, quella che ci appariva come una vera e propria ‘trimur- ti’ musicologica: Lorenzo Bianconi, Giovanni Morelli, Thomas Walker. Nel 1987 il XIV convegno della Società Internazionale di Musicologia si svolse a Bologna (presente Carl Dahlhaus, tanto per fare un nome) e nello stesso anno uscì per l’EDT la Storia dell’opera italiana, a cura di Lorenzo Bianconi e Giorgio Pestelli. Ad entrambi i progetti partecipò naturalmente anche Giovanni. Poi le cose andarono diversamente. La stagione dei grandi convegni settembrini alla Cini si concluse.

La Storia dell’opera italiana, di cui uscirono solo i volumi 4-6, si interruppe. Il momento magico era finito.

I libri

Nella sua Venezia, Giovanni Morelli continuò a lavorare alacremente, insegnando e pubblicando molte decine di saggi e libri di straordinaria densità critica: Il mor- bo di Rameau (1989), Il paradosso del farmacista (1998), Scenari della lontananza (2003), Prima la musica, poi il cinema (2011)… Libri ostici, labirintici, fatti di di- gressioni (come il Tristram Shandy: il «libro dei libri», per Giovanni) ma irrinun- ciabili. Un suo saggio fondamentale (di quasi cento pagine), dedicato a Nino Rota (e compreso nel libro Storia del candore, pubblicato dall’editore Olschki nel 2001), incomincia con una infinita divagazione sull’Urone di Voltaire, una divagazione uronico-ironica il cui nesso (allegorico) con Rota si capisce solo a scoppio (molto) ritardato. Poi si capisce anche che l’Urone era lui, era Giovanni, del cui candore uronico-ironico-onirico dobbiamo far tesoro, ora che l’erba inaridisce il verno.

[© il giornale della musica EDT 2011, per gentile concessione]

RICORDANDO GIOVANNI MORELLI

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Discografia

ROTA

Divertimento concertante D. Botto

Filarmonica ‘900 del Teatro Regio dir. G. Noseda

1 CD ChanDos W. de Boevé

Philharmonie Baden Baden dir. P. Baleff

1 CD Bella

SCHUMANN

Wiener Philharmoniker dir. L. Bernstein 2 CD DGG

Berliner Philharmoniker dir. H. von Karajan 3 CD DGG

Staatskapelle Dresden dir. G. Sinopoli 2 CD DGG

Academy of St. Martin in the Fields dir. N. Marriner

1 CD hv

London Philharmonic Orchestra dir. K. Masur

1 CD telDeC

DISCOGR AFIA

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Prossimi appuntamenti

PROSSIMI APPUNTAMENTI

55a Stagione Concertistica Martedí 22 novembre 2011 / fuori abbonamento

Auditorium C. Pollini – ore 20.15 Un pianoforte per Padova

In collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ANDRÁS SCHIFF

Pianoforte W.A. Mozart

Dodici Variazioni K 500 F. Mendelssohn-Bartholdy Variations sérieuses op. 54 J. Haydn

Variazioni Hob. XVII:6 R. Schumann

Tema e variazioni WoO 24 L. van Beethoven

33 variazioni op. 120 Diabelli

Lunedí 28 novembre 2011 / ciclo B Auditorium C. Pollini – ore 20.15

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO

HOWARD SHELLEY Direttore e pianoforte solista

Musiche di L. van Beethoven

46a Stagione Concertistica

Martedí 6 dicembre 2011 / turno A Mercoledí 7 dicembre 2011 / turno B Auditorium C. Pollini – ore 20.15

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO

GIORDANO BELLINCAMPI Direttore

SÉBASTIEN SOULÈS Baritono

Johannes Brahms Serenata n. 1 in re maggiore op. 11 G. Mahler

Adagietto dalla Sinfonia n. 5 Sette lieder da Des Knaben Wunderhorn e Rückert Lieder per voce e orchestra

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