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IL GIOVANE PROVVEDUTO PER LA PRATICA DE’ SUOI DOVERI

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IL GIOVANE PROVVEDUTO

PER LA PRATICA DE’ SUOI DOVERI

NEGLI ESERCIZI DI CRISTIANA PIETÀ

PER

LA RECITA DELL’ UFFIZIO DELLA B . VERGINE DEI VESPRI DI TUTTO L'ANNO E DELL’ UFFIZIO DEI MORTI

c o l l ’ a g g i u n t a DI UNA SCELTA DI LAUDI SACRE

PE L S A C.

GIOVANNI BOSCO

101a Edizione

TORINO, 1885

T IP O G R A F IA E LIBRERIA SALESIANA S. Ben ign o Canav ese - S. P ier d’ A ren a - Lucca - Nizza m a r ittim a

M arsig lia - Mont e v ideo - B u en os-Aires.

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L’Editore intende godere dei privilegi conceduti dalle vigenti leggi, avendone adempiute le norme proscritte.

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ALLA GIOVENTÙ

Due sono gl’inganni principali, con cui il de­

monio suole allontanare i giovani dalla virtù.

Il primo è far loro venire in mente che il ser­

vire al Signore consista in una vita malinconica e lontana da ogni divertimento e piacere. Non è così, cari giovani. Io voglio insegnarvi un modo di vita cristiana, che vi possa nel tempo stesso rendere allegri e contenti, e additarvi quali siano i veri divertimenti e i veri piaceri, talché voi possiate dire col santo profeta Da- vidde: Serviamo al Signore in santa allegria:

Servite Domino in laetitia. Tale appunto è l o scopo di questo libretto: insegnare a servire il Signore e a stare allegri.

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L’altro inganno è la speranza di una lunga vita, di convertirvi poi nella vecchiaia od in punto di morte. Badate bene, miei figliuoli, che molti furono in simile guisa ingannati.

Chi ci assicura di venir vecchi? Uopo sarebbe patteggiare colla morte che ci aspetti fino a quel tempo; ma vita e morte sono nelle mani del Signore, il quale può disporne come a Lui piace.

Che se Iddio vi concedesse lunga vita, u- dite il grande avviso che Egli vi dà: Quella strada, che l ’ uomo comincia in gioventù, si continua nella vecchiaia fino alla morte: Ado­

lescens ju x t a viam suam, etiam cum senue­

r it, non recedet ab ea. E vuol dire: se noi cominciamo una buona vita ora che siamo giovani, buoni saremo negli anni avanzati, buona sarà la nostra morte e principio di un’eterna feli­

cità. Al contrario se i vizi prenderanno pos­

sesso di noi in gioventù, per lo più continue­

ranno in ogni età nostra fino alla morte, caparra troppo funesta di una infelicissima eternità.

Acciocché questa disgrazia a voi non accada,

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vi presento un metodo di vivere breve e facile, ma sufficiente perchè possiate diventare la consolazione dei vostri parenti, l'onore della patria, buoni cittadini in terra, per essere poi un giorno fortunati abitatori del Cielo.

Questa operetta è divisa in tre parti, Nella prima voi troverete le cose principali che do­

vete operare e quanto dovete fuggire per vi­

vere da buoni cristiani. Nella seconda si raccol­

gono parecchie pratiche divote, come soglionsi usare nelle parochie e nelle case di educazione.

Nell'ultima si contiene l'Uffizio della B. V. , i Vespri dell’anno e l'Uffizio dei Morti. In fine troverete un dialogo intorno ai fondamenti della nostra santa Cattolica Religione, secondo i bisogni del tempo, coll’aggiunta di una scelta di canzoncine sacre.

Miei cari, io vi amo di tutto cuore, e basta che siate giovani, perchè io vi ami assai. Nel vostro cuore voi conservate il tesoro della virtù, il quale possedendo, avete tutto; per­

dendolo, voi divenite i pia infelici e sventurati del mondo.

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Il Signore sia sempre con voi, e faccia che praticando questi pochi suggerimenti possiate accrescere la gloria di Dio e giugnere a salvare l’anima, fine supremo per cui fummo creati.

Il C ielo vi conceda lunghi anni di vita fe­

lice, e il santo timor di Dio sia ognora quella grande ricchezza, che vi colmi di celesti favori nel tempo e nell'eternità.

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PARTE PRIMA.

Cose necessarie ad un giovane per diventar virtuoso

Articolo I.

Conoscenza di Dio.

Alzate gli occhi, o figliuoli m iei, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra. Il so le, la luna, le stelle, l’aria, l ’acqua, il fuoco sono tutte cose che un tempo non esistevano. Nè mai alcuna cosa potè dare l’esistenza a se medesima. Egli è Dio che colla sua onnipotenza le trasse dal niente creandole, motivo per cui si nomina Creatore.

Questo Dio, che sempre fu e sempre sarà, dopo aver create le cose che nel cielo e nella terra si contengono, diede esistenza a ll’uomo, il quale di tutte le creature visibili è la più nobile e perfetta.

Onde i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua, le orecchie, le mani sono tutti doni del Signore.

L ’uomo è distinto da tutti gli altri anim ali, spe­

cialmente perchè è fornito di u n ’anima, la quale pensa, ragiona, vuole e conosce ciò che è bene e ciò che è male. Quest’anim a essendo un puro spi­

rito non può m orire col corpo; ma quando questo

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sarà portato al sepolcro, quella andrà a cominciare un’altra vita che non finirà più. Se fece bene, sarà sempre beata con Dio in P arad iso , dove godrà tutti i beni in eterno; se operò male, verrà punita con un terribile castigo nell’inferno, dove p atirà per sempre il fuoco ed ogni sorta di pene.

Badate per altro, o miei figliuoli, che voi siete tutti creati pel Paradiso, e Iddio qual padre amo­

roso prova grande dispiacere, quando è costretto a condannare qualcheduno all’inferno. Oh! quanto mai il Signore vi am a e desidera che voi facciate buone opere, per potervi rendere partecipi di quella grande felicità, che a tu tti tiene preparata in e- terno in Cielo.

A rtic o lo II.

I giovanetti sono grandemente am ati da Dio.

P ersuasi, cari giovani, che noi siamo tutti creati pel P arad iso , dobbiamo indirizzare ogni nostra azione a questo gran fine. A questo deve muoverci il premio che Dio ci propone, il castigo che ci minaccia; ma assai più deve spingerci ad amarlo e servirlo il grande amore che ci porta.

Imperciocché quantunque Egli ami tutti gli uo­

mini, come opera delle sue m ani, tuttavia porta una particolare affezione ai giovanetti, a segno che Egli trova la sua delizia nel dim orare con essi: Deliciae meae esse cum filiis hom inum . Dio vi am a perchè siete ancora in tempo a fare molte opere buone; vi ama perchè siete in una età sem­

plice, umile, innocente, ed in generale non ancora divenuta preda infelice del nemico infernale.

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Simili prove di speciale benevolenza vi diede pure il nostro divin Salvatore. Egli assicura che con­

sidera come fatti a se stesso tutti i benefizi fatti a ’ fanciulli. Minaccia terribilmente coloro, che con parole o con fatti vi danno scandalo. Ecco le parole sue: « Se qualcheduno scandalizzerà uno di questi parvoli che credono in me, per lui meglio sarebbe che gli fosse legata una macina al collo e fosse gettato nel profondo del mare. » Gradiva che i fanciulli lo seguissero, li chiamava a sè, li ab­

bracciava e dava loro la sua santa benedizione. La­

sciate, Egli diceva, lasciate che i fanciulli vengano a me: Sinite parvulos venire ad me, facendo così ad evidenza conoscere come v o i, o gio v an i, siete la delizia del suo cuore.

Posto che il Signore tanto vi ami nell’età in cui vi trovate, quale non dev'essere il vostro fermo proposito per corrispondergli, facendo tutte quelle cose, che gli possono piacere, ed evitando quelle che lo potrebbero disgustare?

Articolo III.

L a salvezza di u n Cristiano dipende ordinariamente dal tempo della gioventù.

Due sono i lu o g h i, che nell’altra vita stanno a noi preparati: l ’ Inferno, dove si patisce ogni male: il Paradiso, ove si godono tutti i beni. Ma il Signore vi fa sapere, che se voi comincierete ad esser buoni in gioventù, tali sarete nel resto della vita, la quale sarà coronata con una felicità di gloria. Al contrario la mala vita cominciata in gioventù troppo facilmente si continuerà fino alla morte, e vi condurrà inevitabilmente all’Inferno.

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P e rc iò , se voi vedete uomini avanzati negli a n n i, dati al vizio dell’ubriachezza, del giuoco, della bestemmia, per lo più potete dire che questi vizi cominciarono in gioventù: Adolescens ju x ta via m su a m , etiam cum senuerit, non recedet ab ea. Ah! figliuolo, dice Id d io , ricordati del tuo Creatore nel tempo di tu a gioventù. Altrove di­

chiara fortunato quell’uomo, che fin dalla sua ado­

lescenza avrà portato il giogo dei comandamenti:

B onum est viro, cum portaverit ju g u m ab adole­

scentia sua. Questa verità fu conosciuta dai Santi, specialmente da santa Rosa di Lima e da s. Luigi Gonzaga, i quali avendo cominciato fin dall’età più tenera a servire fervorosamente i l Signore, fatti adulti non trovavano più gusto se non per le cose che riguardavano Dio; e così divennero grandi santi. Lo stesso diciamo del figliuolo di Tobia, il quale in ogni cosa fu sempre ubbidiente e sommesso a ’ suoi genitori. Essi morirono ed egli continuò a vivere virtuosamente fino alla morte.

Ma taluni diranno: Se cominciamo al presente a servire il Signore diventiamo malinconici. Vi r i­

spondo che ciò non è vero. Sarà malinconico colui che serve il dem onio, poiché comunque si sforzi per mostrarsi contento avrà sempre il cuore che piange, dicendogli: Tu sei infelice, perchè nemico del tuo Dio. Chi più affabile e più gioviale di san Luigi Gonzaga? Chi più lepido e più allegro di s. Filippo Neri e di s. Vincenzo de’ Paoli? Non­

dimeno la loro vita fu una continua pratica di ogni virtù.

Coraggio adunque, miei cari, datevi per tempo al servizio del nostro buon Dio, e voi avrete sempre il cuore allegro e contento, e conoscerete per prova quanto sia cosa dolce e soave servire al Signore.

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L a p rim a v irtù d i u n giovane è l’ubbidienza a ’ proprii genitori e superiori.

Siccome una tenera pianta, sebbene posta in buon terreno dentro un giardino, tuttavia prende cattiva piega e finisce m ale, se non è coltivata, o, per modo di dire, guidata fino ad una certa grossezza, così voi, miei cari giovani, piegherete sicuramente al male, se non vi lasciate guidare da chi ha cura della vostra educazione e del bene dell’anima vo­

stra. Questa guida voi l ’avete nei vostri genitori e in quelli che ne fanno le veci, cui dovete docil­

mente ubbidire. « Onora tuo padre e tua madre, e avrai lunga vita sopra la terra, » dice il Signore.

Ma in che consiste questo onore? Consiste nell’ub­

bidienza, nel rispetto e nello assisterli. Nell’ub­

bidienza: e perciò quando vi comandano qualche cosa, fatela prontamente senza mostrarvi ritrosi, e guardatevi dall’essere di que’ tali che brontolando alzano le spalle, crollano il capo, e, quello che è peggio, rispondono insolenze. Costoro fanno grande ingiuria a ’ loro genitori e a Dio medesimo, il quale per loro mezzo vi comanda questa o quell’altra cosa. Il nostro S alvatore, quantunque onnipo­

tente, volle insegnarci ad ubbidire sottometten­

dosi in tutto alla Beata Vergine ed a s. Giuseppe nell’umile mestiere di artigiano: E t erat subditus illis. P er ubbidire poi al suo Padre Celeste si offerì a m orire spasimando in croce: Factus o- bediens usque ad mortem, m ortem autem crucis.

Dovete altresì portare grande rispetto al padre ed alla m ad re, e non intraprendere cosa alcuna

Articolo IV.

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senza il loro permesso, nè mai mostrarvi impazienti in loro presenza nè scoprirne i difetti. S. Luigi non faceva cosa alcuna senza licenza, e non es­

sendovi a l t r i , la chiedeva ai suoi medesimi ser­

vitori.

Il giovane Luigi Comollo fu un giorno costretto a star lontano dai suoi genitori più che non gli avevano concesso. Ma giunto a casa piangendo chiese umilmente perdono della disubbidienza in­

volontariamente commessa.

Devesi eziandio prestare assistenza a ’ genitori n e’ loro bisogni, sia per quei servigi domestici, d i cui siete capaci, e molto più consegnando loro ogni danaro, regalo, roba che vi possa venire fra le m ani, e farne quell’uso che da’ medesimi verrà suggerito. È altresì stretto dovere di un giovane di pregare mattino e sera pe’ suoi parenti, affinchè Dio loro conceda ogni bene spirituale e temporale.

Quanto dico circa l ' obbedienza e il rispetto ai vostri genitori s’intende pur detto di ogni vostro superiore ecclesiastico o secolare, de’ vostri maestri, dai quali parim enti riceverete volentieri con u- m iltà e rispetto g l’insegnam enti, i consigli, le correzioni, perchè ogni loro comando è indirizzato a vostro maggior vantaggio, e perchè l’ubbidienza prestata ai superiori è come prestata a Gesù Cristo medesimo e a M aria SS.

Due cose con tutto il cuore vi raccomando. La prim a che siate sinceri coi vostri m ag g io ri, non coprendo mai con finzioni i vostri m ancam enti, molto meno negandoli. Dite sempre con franchezza la verità; perciocché le bugie ci rendono figli del

demonio principe della menzogna, e fanno sì, che, conosciuta la v e rità , voi sarete reputati menzo­

gneri, disonorati presso i vostri superiori e presso

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i compagni. In secondo luogo vi raccomando di fare in modo che i consigli e gli avvertimenti dei vostri superiori siano regola del vostro vivere e del vostro operare. Beati voi, se così farete; i vostri giorni saranno felici, ogni vostra azione sarà sempre bene ordinata e di comune edificazione.

Perciò conchiudo con dirvi: Un giovanetto ubbi­

diente si farà santo. Il disubbidiente va per una strada che lo condurrà alla perdizione.

A rtic o lo V.

Del rispetto che devesi alle Chiese ed ai sacri Ministri.

L ’ubbidienza ed il rispetto ai superiori vuole essere congiunto col rispetto alle Chiese e a tutte le altre cose di Religione. Siamo Cristiani, perciò dobbiamo venerare tutto quello che riguarda a questo stato, e specialmente la chiesa che è de­

nominata tempio del Signore, luogo di san tità, casa di orazione. Qualunque cosa noi dimandiamo a Dio in ch iesa, la otterremo: I n ea om nis qui petit accipit. Ah miei cari figliuoli, che grande

piacere recate a Gesù Cristo! che buon esempio date al prossimo standovi con divozione e racco­

glimento! Quando s. Luigi andava in ch iesa, la gente correva per osservarlo, e tutti erano edi­

ficati dalla sua modestia e dal suo contegno.

Quando voi entrate in chiesa, guardatevi dal cor­

rere o fare strepito; m a presa l ’acqua benedetta, e fatta la debita riverenza a ll’altare, andate al posto assegnato, ponendovi ginocchioni ad adorare la SS. T rin ità con tre Gloria Patri.

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In caso non sia ancor tempo delle sacre fun­

zioni, potete recitar le sette Allegrezze di M aria o fare qualche altro divoto esercizio di pietà. Guar­

datevi poi dal ridere in chiesa, o dal parlare senza necessità, perchè basta una parola od un sorriso per dare scandalo e disturbare q u e lli, che assi­

stono alle sacre funzioni. S. Stanislao Kostka stava in chiesa con tanta divozione, che più volte non udiva le chiamate, nè sentiva le spinte, colle quali i suoi servitori lo avvertivano di recarsi a casa.

Vi raccomando poi sommo rispetto ai Sacerdoti ed ai Religiosi. Perciò ricevete con venerazione quegli avvisi, che vi danno; scopritevi il capo in segno di riverenza, quando parlate con essi o li riscontrate per istrada. Dio vi guardi dal di­

sprezzarli con fatti o con parole. Alcuni giovanetti avendo deriso il profeta Eliseo con soprannom i, il Signore li castigò facendo uscire alcuni orsi da una selva, i quali avventandosi sopra quelli ne sbranarono quarantadue. Chi non rispetta i Sacri M inistri deve temere gran castigo dal Signore.

Qualora si parli di essi imitate il giovanetto Luigi Comollo, il quale soleva dire: De’ Sacri Ministri o parlar bene o tacere affatto.

Da ultimo debbo avvertirvi di non aver rossore d i comparire Cristiani anche fuori di chiesa. P er la qual cosa quando passerete dinnanzi alle chiese o a qualche immagine di Maria o di altri Santi non trapassate senza scoprirvi il capo in segno d i venerazione. Così vi mostrerete veri Cristiani e il Signore vi colmerà di benedizioni pel buon e- sempio che date al prossimo.

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Lettura spirituale e parola di Dio.

Oltre le consuete preghiere del mattino e della sera, vi esorto a spendere eziandio un po’ di tempo a leggere qualche libro che tratti di cose spiri­

tuali, come il libro Dell’Im itazione di Gesù Cristo, la Filotea di S. Francesco di Sales, l’Apparecchio alla morte di s. Alfonso, Gesù al cuor del giovane, le vite dei Santi od altri simili. Dalla lettura di questi libri riporterete grandissimo vantaggio per l’anima vostra. Sarebbe poi doppio il merito avanti a Dio, se quanto leggete lo raccontaste agli altri, ovvero leggeste in loro presenza, soprattutto in presenza di quelli che non sanno leggere.

Ma nel tempo stesso che vi inculco la buona let­

tura, debbo caldamente raccomandarvi di fuggire come la peste i cattivi libri e la cattiva stampa. P er­

ciò ogni libro, ogni giornale o pagella, in cui si parli male della Religione, de’ suoi M inistri, o vi si contengano cose immorali o disoneste, tosto get­

tateli lungi da v o i, come fareste di una tazza di veleno. In simili casi dovete im itare i Cristiani di Efeso, quando udirono s. Paolo a predicare sul danno che cagionavano i cattivi libri. Que’ fervo­

rosi fedeli a fasci li portarono sulla pubblica piazza e ne fecero un falò, giudicando miglior cosa mettere in fiamme tutti i libri del m ondo, piuttosto che esporre l ' anima loro al pericolo di cadere nel fuoco eterno dell’Inferno.

Siccome poi il nostro corpo senza cibo diviene infermo e muore, così è dell’anima nostra, se

A rtic o lo VI.

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non le diamo il suo cibo. Nutrimento e cibo del­

l’anima nostra è la parola di Dio, cioè le predi­

c h e , la spiegazione del Vangelo e il Catechismo.

Fatevi pertanto grande prem ura di intervenire a tempo debito in chiesa, standovi con massima at­

tenzione, applicando per voi le cose conformi al vostro stato. Vi raccomando poi molto d’interve­

nire al Catechismo. Nè vale il dire: Io sono già promosso assoluto per la santa Comunione; poiché allora eziandio l ’anima vostra abbisogna di cibo, come ne abbisogna il corpo; e se voi private l ' anima vostra di questo nutrim ento, vi mettete a rischio di gravissimo danno spirituale.

Guardatevi altresì da quell’inganno del demo­

nio quando vi suggerisce: Questo fa pel mio com­

pagno Pietro, quello conviene a Paolo. N o , miei cari; il predicatore parla a voi e intende di ap­

plicare a voi le verità che espone. D’altra parte quello che non serve a correggervi del passato servirà a preservarvi da qualche peccato in av­

venire.

Udendo la predica procurate di tenerla a mente, e lungo il giorno ed in ispecie alla sera prima di coricarvi fermatevi un tantino a riflettere sulle cose udite. Se così farete, grande vantaggio ri­

donderà all’anima vostra.

Vi raccomando pure di fare ogni possibile per intervenire alle vostre parochie per l ’adempimento di questi vostri doveri, essendo il vostro Paroco in modo particolare destinato da Dio ad aver cura d ell’anima vostra.

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COSE DA FUGGIRSI

M A S S I M A M E N T E D A L L A G I O V E N T Ù

A rtic o lo I.

F u g a d e l l ' o z i o .

Il laccio principale che il demonio tende alla gioventù è l ’ozio, sorgente funesta di tutti i vizi.

Persuadetevi adunque, o miei cari, che l’uomo è nato pel lavoro, e quando desiste da esso egli è fuor del suo centro e corre grande rischio di of­

fendere il Signore. L’ozio, dice lo Spirito Santo, è il padre di tutti i v izi, e l ’occupazione li com­

batte e li vince tutti. Non v’ha cosa che tormenti maggiormente i dannati nell’Inferno che il pensiero di aver passato in ozio quel tempo, che Dio aveva loro dato per salvarsi. Al contrario non v’è cosa che più consoli i beati in P arad iso , quanto il tempo impiegato per la gloria di Dio.

Non intendo per altro che vi occupiate da mat­

tino a sera senza verun sollievo, perciocché io vi voglio bene e vi concedo volentieri que’ diverti­

menti che non sono peccati. Tuttavia non posso a meno di raccomandarvi di preferenza que’ tra­

stulli, che, mentre servono di ricreazione, possono recarvi qualche utilità.

Tale è lo studio della s to ria , della geografia, delle arti meccaniche e lib erali, e di altri studi e lavori domestici, i quali ricreando possono ac­

quistarvi cognizioni utili ed oneste, e contentare i

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vostri superiori. Del resto potete anche divertirvi con giuochi e trattenimenti leciti, atti a darvi ri­

creazione. Ma non recatevi mai a questi diverti­

menti senza aver prim a chiesta la debita licenza, e preferite quelli che ricercano destrezza del corpo, come più utili alla sanità. Lungi siano da voi certi inganni, certe frodi e destrezze di mano, bizzarrie di spirito, le quali sovente cagionano discordie e offendono i vostri compagni. Mentre state nel giuoco, nella conversazione od in altro passatempo, alzate qualche volta la mente al Signore, offerendo que’ trastulli ad onore e gloria di Lui. Omnia in gloriam Dei facite, scrive s. Paolo. Interrogato una volta s. Luigi, mentre trattenevasi con altri suoi pari allegramente giuocando, che cosa fatto avrebbe se in quel punto fosse stato avvertito da un Angelo, che dopo un quarto d ’ora il Signore lo avrebbe chiamato al tremendo suo giudizio, egli pronta­

mente rispose che avrebbe seguitato il suo giuoco

— perchè so di certo, soggiunse, che questi diver­

timenti piaciono al Signore.

Quello poi che vi raccomando caldamente nei passatempi e nelle ricreazioni si è di fuggire come la peste i cattivi compagni.

A rtic o lo II.

Fuga dei cattivi compagni.

Vi sono tre sorta di compagni. Alcuni buoni, altri cattivi; alcuni poi non sono del tutto cattivi, ma nemmeno buoni. Coi primi potete trattenervi e ne avrete vantaggio; cogli ultimi trattar solo quando lo richiede il bisogno senza contrarre famigliarità.

I cattivi poi si devono assolutamente fuggire. Ma

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quali sono questi compagni cattivi? State attenti e conoscerete quali siano. Tutti quei giovani, i quali in vostra presenza non arrossiscono di fare di­

scorsi osceni, proferir parole equivoche o scanda­

lose, mormorazioni, bugie, spergiuri, imprecazioni, bestemmie, oppure cercano d’allontanarvi dalle cose di chiesa, vi consigliano a ru b a r e , a disob­

bedire ai vostri genitori o trasgredire qualche loro comando, tutti costoro sono compagni cattivi, ministri di Satanasso, dai quali voi dovete guar­

darvi come dal diavolo stesso. Ah miei cari, colle lacrime agli occhi io vi supplico a fuggire ed abborri r e simili compagnie!

Udite ciò che dice il Signore: Chi cammina col virtuoso, sarà altresì virtuoso. L ’amico degli stolti diventerà loro somigliante. Guardati dal cattivo compagno come dalla faccia di un serpente vele­

noso, quasi a facie colubri. Insomma se voi cam­

minerete co’ b u o n i, io vi assicuro che andrete co’ buoni in Paradiso. Al contrario frequentando compagni perversi, vi pervertirete ancora voi, con pericolo di perdere irreparabilm ente l ' anima vostra.

Dirà taluno: Sono tanti i cattivi com pagni, che si dovrebbe uscire dal mondo per fuggirli tutti. Certo son molti i cattivi compagni; ed ap­

punto per questo vi raccomando caldamente di fuggirli. Che se per non trattare con essi foste costretti a starvene soli, beati voi, poiché avreste in vostra compagnia Gesù Cristo, la Beata Vergine, il vostro Angelo Custode. Potranno trovarsi com­

pagni migliori di questi? Nondimeno si possono anche avere buoni compagni, e saranno quelli, che frequentano i SS. Sacramenti della Confessione e Comunione, intervengono alle chiese, e che colle

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parole e coll'esempio vi animano a ll’adempimento dei vostri doveri, e vi allontanano dall’offendere il Signore. Frequentate pure costoro, e ne trarrete grande profitto. Da che il giovane Davidde co­

minciò a frequentare un buon compagno di nome G ionata, divennero buoni amici con reciproco vantaggio; perciocché l ' uno incoraggiava l ' altro alla pratica della virtù.

Articolo III.

Evitare i cattivi discorsi.

Quanti giovanetti si trovano a ll’inferno per aver dato ascolto ai cattivi discorsi! Questa verità pre­

dicava già s. P ao lo , quando diceva che le cose sconce non devonsi nemmeno nominare tra ’ Cri­

stiani, perchè sono la rovina dei buoni costumi:

Corru m p u n t mores bonos colloquia mala. Consi­

derate i discorsi come il cibo: sia pur buona una pietanza, ma una sola goccia di veleno ca­

dutavi sopra basta per dar la morte a quanti ne mangiano; lo stesso fa il discorso osceno. Una p a ro la , un gesto, uno scherzo bastano per inse­

gnare la malizia ad uno ed anche a più giovanetti, i quali, vissuti fino allora come innocenti agnelli, per quei cattivi discorsi e fatti perdono la grazia di Dio e diventano miseri schiavi di Satanasso.

Qualcheduno potrà d ire: Conosco le funeste conseguenze dei cattivi discorsi, ma come fare?

Io mi trovo in una scuola, in una bottega, in un negozio, in un sito a lavorare, dove si fanno cat­

tivi discorsi. P u r troppo, miei cari giovani, so che ci sono questi luoghi; perciò vi suggerisco il modo per liberarvene senza offendere il Signore.

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Se sono persone a voi in fe rio ri, correggetele ri­

gorosam ente; qualora siano persone a cui non convenga fare rimprovero, fuggite, se potete; e non potendo, state fermi a non prendervi parte nè con parole, nè con sorriso; e nel vostro cuore dite: Gesù m io , misericordia. Qualora poi mal­

grado di queste precauzioni vi trovaste in pericolo di offendere Id d io , vi darei il consiglio di s. A- gostino che dice: Apprehende fu g a m , si vis re­

ferre victoriam. F u g g i, abbandona il luogo, la scuola, il lavoro e l’officina, sopporta qualunque male del m ondo, piuttosto che dim orare in un luogo o trattare con persone, che mettono in pe­

ricolo la salvezza dell’anim a tua. P e rc h è , dice il Vangelo, è meglio essere povero, disprezzato, sopportare che ci siano tagliati i piedi, le m ani e perfino cavati gli occhi e andarcene così al P ara­

diso, piuttosto che aver quanto desideriamo nel mondo e andarcene di poi eternamente perduti.

Può darsi che taluno vi metta in canzone e si beffi di voi, ma non importa. V errà tempo in cui il ridere ed il burlare dei maligni si cambierà in pianto nell’in fern o , ed il disprezzo dei buoni si muterà nella più consolante allegria in P ara­

diso: Tristitia vestra vertetur in gaudium . No­

tate per altro che stando voi fedeli al Signore, ne avverrà che gli stessi vostri dileggiatori sa­

ranno costretti a pregiare la vostra v ir tù , di maniera che non oseranno più molestarvi coi loro perversi ragionamenti.

Dove si trovava s. Luigi Gonzaga niuno più ardiva proferire parola meno onesta e, sopraggiun­

gendo egli in atto che altri ne pronunziava, tosto si diceva: Zitto c’è Luigi.

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A rtico lo IV.

Evitare lo scandalo.

La parola scandalo vuol dire inciam po, e si dice scandaloso colui che coi detti o coi fatti porge ad altri occasione di offendere Iddio. Lo scandalo è un peccato enorme, perchè ruba a Dio le a nime da lui create pel Paradiso, e riscattate col pre­

zioso sangue di Gesù C risto, e le ruba per met­

terle nelle mani del demonio, che le condurrà al- l ’ Inferno. Per la qual cosa lo scandaloso si può chiam are vero ministro di Satanasso. Quando il demonio colle sue arti non può altrim enti riuscire a far preda di qualche giovanetto, si suole servire degli scandalosi. Di quanti enormi peccati si ag­

gravano la coscienza quei giovani, che nella chiesa, nelle s tra d e , nelle scuole, od altrove nelle loro occupazioni danno scandalo! Quante sono le per­

sone, da cui sono osservati, altrettanti sono i peccati di cui si rendono colpevoli agli occhi di Dio. Che si dovrà poi dire di coloro, i quali giun­

gono fino ad insegnare la malizia a quelli, che sono ancora innocenti? Questi sciagurati odano c iò , che loro dice il Salvatore. Preso Egli un giorno un giovinetto per mano si volse alle turbe, che lo ascoltavano, e disse: « Guai a chi dà scandalo ad uno di questi fanciulli, che credono in me; pur troppo ci sono degli scandali nel mondo, ma guai a chi ne dà: meglio per lui sarebbe che gli si legasse una pietra da molino al collo e fosse gettato nel profondo del mare. »

Se mai si potessero levare gli scandali dal mondo, quante anime camminerebbero pel P ara-

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diso, e al contrario vanno eternamente perdute nell’Inferno! Guardatevi pertanto da questa razza di scellerati, e fuggiteli più che il demonio me­

desimo. Una fanciulla tenera di età a ll’udire un discorso scandaloso disse a chi lo faceva: Fuggi di qui, o diavolo maledetto. Se voi, o miei cari, volete essere veri amici di Gesù e di M aria, do­

vete non solo fuggire gli scandalosi, ma adope­

rarvi col buon esempio di riparare al gran male che eglino fanno alle anime. Perciò siano i vostri discorsi buoni e modesti; siate divoti in chiesa.

ubbidienti e rispettosi ai vostri superiori. Oh quanti compagni vi imiteranno e cammineranno per la strada del Cielo! E voi sarete sicuri di an­

darvi in loro compagnia, perchè, come dice sant’A- gostino, colui che procura la salvezza di un’a ­ nima può fondatamente sperare di salvare la propria: A n im a m salvasti, an im am tuam prae­

destinasti. Queste sono le cose principali che voi, giovani cari, dovete fuggire ed evitare nel mondo:

sono poche, ma bastanti perchè possiate formarvi uno stato di vita virtuosa e cristiana.

Articolo V.

Modo di portarsi nelle tentazioni.

Anche nella vostra tenera età, o am ati giovani, il demonio vi tende lacci per farvi cadere in pec­

cato, e così rendere l ’anima vostra schiava di lui e nemica di Dio. Perciò dovete vegliare attenta­

mente per non soccombere quando siete te n ta ti, ossia quando il demonio vi suggerisce di fare del male. Gioverà moltissimo a preservarvi dalle ten­

tazioni il fuggire l e occasioni, le conversazioni

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scandalose e i pubblici spettacoli, dove non c'è niente di bene e si riporta sempre qualche danno all’anima. Procurate di star sempre occupati o nel­

l’arte, o nello studio, nel canto, nel suono, e quando non sapete che fare, adornate altarini, aggiustate im­

magini o quadrettini, o almeno andate a passar qual­

che tempo in onesto divertimento, ben inteso, con licenza dei genitori. P ro c u ra , dice s. Girolamo, che il demonio non ti trovi mai disoccupato.

Quando poi siete te n ta ti, non fermatevi aspet­

tando che la tentazione prenda possesso del vostro c u o re , ma fate subito qualche cosa per liberar­

vene, o per mezzo del lavoro, o per mezzo della preghiera. Se poi la tentazione continua, fate il segno della santa C roce, baciate qualche oggetto benedetto, dicendo: M a r ia , Aiuto dei Cristiani, pregate per m e; oppure: San L u ig i, fate ch ’io non offenda il m io Dio. Vi nomino questo Santo, perchè è proposto dalla Chiesa a protettore speciale e modello della gioventù. Infatti egli per vincere le tentazioni fuggiva ogni sorta di occasioni; di­

giunava sovente a pane ed a c q u a , si flagellava per modo che le v esti, le pareti ed il pavimento erano tinti del suo innocente sangue. Così ottenne Luigi una compiuta vittoria di tutte le tentazioni;

così la otterrete anche v o i, se procurerete d ’imi- tarlo almeno nella mortificazione dei sensi, so­

prattutto nella m odestia, e se vi raccomanderete di cuore a lui quando siete tentati.

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Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù.

Il primo laccio, che suole il demonio tendere per rovinare l’ anim a vostra, è il presentarvi alla mente, come sarà mai possibile che per quaranta, cinquanta o sessantanni, che vi promette di vita, possiate camminare per la difficile strada della virtù sempre lontani dai piaceri.

Quando il demonio vi suggerisce questo, voi rispondetegli: Chi mi assicura che io giunga fino a quell’età? La mia vita è nelle mani del Signore;

può essere che questo giorno sia l ’ultimo di mia vita. Quanti della mia età erano ieri allegri, be­

nestanti, spiritosi, ed oggi sono condotti al sepol­

cro? E quand’anche dovessimo faticare alcuni anni pel Signore sopra la t e r r a , non saremmo abbondantissimamente compensati da u n ’eternità di gloria e di piaceri nel Paradiso? Del resto noi vediamo che quelli, i quali vivono in grazia di Dio, sono sempre allegri, ed anche nelle affli­

zioni hanno il cuor contento. Al contrario coloro, che si danno ai piaceri, vivono arrabbiati, inquieti, e si sforzano per trovare la pace nei loro passa­

tempi, m a sono sempre più infelici: Non est p a x impiis, dice il Signore.

Soggiungerà ancora qualcheduno: Noi siamo giovani, se ci mettiamo a pensare a ll’etern ità, all'Inferno, questo ci fa divenire malinconici, anzi ci farebbe anche girare la testa. Io vi concedo che il pensiero di una eternità beata od infelice,

A rtic o lo VI.

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il pensiero di un supplizio che non finirà mai più, sia un pensiero tetro e spaventoso. Ma ditemi: Se ci fa girar la testa il solo pensarvi, che sarebbe l’andarvi? Meglio è pensarvi adesso a fine di non cadervi per l ' avvenire; ed è certo che, se noi vi pensiamo a dovere, ne saremo preservati. Osservate per altro, che se è tristo il pensiero dell’Inferno, ci colma di consolazione la speranza di un P ara­

diso, dove si godono tutti i beni. Perciò i Santi mentre pensavano seriamente a ll’eternità delle pene, vivevano in somma allegria colla ferma fi­

ducia in Dio di evitarle, e andare un giorno al possesso dei beni infiniti, che il Signore tiene pre­

parati a coloro che lo servono. Coraggio adunque, o miei c a r i , provate a servire il Signore, e poi vedrete quanto sia dolce e soave il suo servizio, e di quanta contentezza innondi il cuor vostro e nel tempo e nell’eternità.

A rtico lo VII.

La p iù bella delle virtù.

La virtù nei giovanetti è un prezioso ornamento, che li rende cari a Dio ed agli uomini. Ma la virtù regina, la virtù angelica, la santa P u rità è un tesoro di tale pregio, che i giovanetti, i quali la possedono, diventano simili agli Angeli di D io , sebbene siano ancora mortali sulla terra: Erunt sicut A ngeli D e i, sono le parole del Salvatore.

Questa virtù è come il centro, intorno a cui si rac­

colgono e si conservano tutti i b e n i, e se per disgrazia si perde, tutte le altre virtù sono per­

dute: Venerunt om nia bona pariter cum illa, dice il Signore.

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Ma questa virtù, o giovani miei, che fa di voi altret­

tanti Angeli del Cielo, virtù che tanto piace a Gesù ed a Maria, è sommamente invidiata dal nemico delle anime, che suole darvi gagliardi assalti per farvela perdere o almeno indurvi a macchiarla.

P er questo motivo io vi suggerisco alcune regole, ovvero arm i, con cui riuscirete certamente a con­

servarla ed a respingere il nemico tentatore.

L ’arm a principale è la ritiratezza. La P u rità è un diamante di gran valore; se uno si espone con un tesoro in vista del ladro, corre grave rischio di essere assassinato. S. Gregorio Magno dichiarò che vuol essere derubato c o lu i, che porta pubblica­

mente un tesoro per istrada.

Alla ritiratezza aggiungete la frequenza della Confessione sincera, la frequenza della Comunione divota, e la fuga di coloro, che colle opere o coi discorsi dimostrano di non apprezzare questa virtù.

A fine poi di prevenire gli assalti del demonio richiam ate alla mente l ' avviso del Salvatore che dice: Questo genere di demoni, ossia la tentazione contro la P urità, non si vince se non col digiuno e colla preghiera. Col digiuno, ossia colla mor­

tificazione dei sensi, tenendo a freno gli occhi, la gola, fuggendo l’ozio, non dando al corpo se non il riposo strettamente necessario. Gesù Cristo rac­

comanda di ricorrere a ll’orazione, ma a ll’orazione fervorosa e con fede, non cessando di pregare sino a tanto che non sia cacciata la tentazione.

Avete poi delle arm i formidabili nelle giacula­

torie, invocando cioè il Santo Nome di Gesù, di Giuseppe e di Maria. Dite pertanto spesso: Gesù mio, misericordia. Gesù, salvatemi. Maria conce­

pita senza peccato, pregate per me, che ricorro a voi. Maria, Aiuto dei Cristiani, pregate per me.

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Sacro Cuore di Ma ria , siate la salvezza mia.

Sacro Cuore del m io Gesù, non v i voglio offender più. Giova pure il baciare il santo Crocifisso, la medaglia o l ’abitino della Beata Vergine. Ma se tutte queste arm i non bastassero ad allontanare questa maligna tentazione, allora ricorrete al­

l ’arm a invincibile, che è la presenza di Dio.

Siamo nelle mani di Dio, che qual padrone asso­

luto della nostra vita può farci m orire in un momento. E noi come ardirem o di offenderlo in sua presenza? Il P atriarca Giuseppe, essendo schiavo in E gitto, venne tentato a commettere azione nefanda; ma tosto rispose a chi lo insi­

diava: Come mai posso io commettere questo male alla presenza del mio Signore? Voi aggiu- gnete ancora: Come mai posso lasciarmi indurre a commettere questo peccato alla presenza di D io, di Dio C reatore, di Dio Salvatore, di quel Dio che in un istante può privarmi di vita, come fece al primo che commise questo genere di peccati?

alla presenza di D io , che nell’atto stesso che lo offendo può mandarm i alle pene eterne dell’In­

ferno? Io credo cosa impossibile che nelle tenta­

zioni resti vinto colui, che in tali pericoli ricorre alla presenza di Dio.

Articolo VIII.

Divozione a Maria Santissima.

Un sostegno grande per v o i, un’arm a potente contro alle insidie del demonio l ' avrete, o cari giovani, nella divozione a Maria Santissima. A- scoltate come Ella v’invita: Si quis est parvulus veniat ad m e; chi è fanciullo venga a m e; chi

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e abbandonato corra da me e troverà una m adre amorosa, che si prenderà cura di lui. Maria ci assicura che se saremo suoi divoti ci annovererà tr a ’ suoi figliuoli, ci coprirà col suo m an to , ci colmerà di benedizioni in questo mondo per ot­

tenerci poi il Paradiso nell’altro: Qui elucidant m e , vitam aeternam, habebunt. Amate adunque questa vostra Madre celeste; ricorrete a Lei di cuore e siate certi, che quante grazie a Lei chiede­

rete, vi saranno concesse, purché non imploriate cose che tornino a vostro danno.

Dovete per altro chiedere con perseveranza tre grazie speciali, che sono di assoluto bisogno a tutti, ma specialmente a voi nella vostra giovanile età.

La prim a è quella, che vi aiuti a non commet­

tere mai peccato mortale in vita vostra. Questa grazia voglio che domandiate ed otteniate a qua­

lunque costo dall’intercessione di M aria, perchè ogni altra grazia sarebbe poco senza di questa.

Sapete che cosa dir voglia cadere in peccato mortale? Vuol dire rinunziare all’essere figliuolo di Dio per farsi schiavo di Satanasso. Vuol dire per­

dere quella bellezza che ci rende belli come An­

gioli agli occhi di Dio, per diventare deformi al suo cospetto come demoni. Vuol dire perdere tutti i meriti già acquistati per la vita eterna; vuol dire restare sospesi per un filo sottilissimo sopra la bocca dell’inferno; vuol dire ingiuriare enorme­

mente una Bontà infinita, che è il male più grande che si possa immaginare. Ah! sì, per molte grazie che vi ottenga M a ria , vi otterrebbe poco non ottenendovi quella di non cadere mai o mai più in peccato mortale. Questa grazia dovete implo­

rare mattino e sera e in tutti i vostri esercizi di pietà.

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La seconda grazia, che chiedere dovete, è di poter conservare la preziosa virtù della Purità, di cui vi ho sopra parlato. Se conserverete questa bella virtù, avrete la più grande somiglianza co­

gli Angioli del Paradiso, e il vostro Angelo Cu­

stode vi terrà per fratelli, sicché godrà moltissimo della vostra compagnia.

Siccome poi mi sta molto a cuore che voi tutti conserviate questa virtù, così, oltre a quanto vi dissi, vi accenno ancora alcuni altri mezzi, onde preser­

varla da quel veleno che la potrebbe contaminare.

Prim a di tutto fuggite la compagnia delle per­

sone di sesso diverso. Capite bene; io voglio dire che i giovani non devono mai contrarre alcuna famigliarità con giovanette; del resto questa bella virtù si trova in grande pericolo.

Giova pure moltissimo alla conservazione della medesima la custodia dei sensi e particolarmente degli occhi. Dovete perciò guardarvi da ogni ec­

cesso nel mangiare e nel b ere, da’ te a tr i, dai balli e da simili divertimenti, che sono la rovina dei costumi. Gli occhi poi sono le finestre per cui il peccato si fa strada nel nostro cuore, e per cui il demonio viene a prendere possesso dell’anima nostra. Pertanto non fermatevi mai a rim irare cose, le quali siano anche per poco contrarie alla modestia. S. Luigi Gonzaga non voleva nemmeno che gli fossero veduti i piedi nel porsi a letto o nel levarsi. Non si permetteva di fissar in volto nè anco la propria madre. Stette per due anni colla regina di Spagna in qualità di paggio d ’onore, e non la rim irò mai in faccia.

Un altro giovinetto, interrogato perchè fosse così cauto negli sg u ard i, diede questa risposta:

Ho risoluto di non fissare sembiante di donna, per

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serbare gli occhi miei a m irare la prima volta (se non ne sarò indegno) il gloriosissimo volto della Madre di P urità Maria Santissima.

In terzo luogo fuggite la compagnia di quei gio­

vanetti, che fanno cattivi discorsi, cioè che fanno certi discorsi, i quali non si farebbero alla pre­

senza dei vostri genitori o di qualche persona dabbene. State lontani da costoro, quand’anche fossero vostri a m ic i, vostri parenti. Posso accer­

tarvi che la compagnia di un demonio non porte­

rebbe talvolta danno uguale a quello, che cagiona la compagnia di costoro.

Quindi nasce la necessità della terza g ra z ia . che vi aiuterà anche moltissimo a conservare la virtù della Purità, ed è quella appunto di fuggire i cattivi compagni. Oh! sì, dim andatela sovente a Maria. Felici voi, miei cari figliuoli, se fuggi­

rete la compagnia dei malvagi! Così facendo sarete sicuri di camminare p e r la via del P ara­

diso; altrim enti correrete gravissimo rischio di perdervi in eterno. Perciò quando udirete com­

pagni proferire bestemmie, disprezzare le pratiche di Religione, oppure cercar di allontanarvi dalle cose di chiesa, peggio ancora d ir parole anche per poco contrarie alla virtù della modestia, come la peste fuggiteli, tenendo per certo che quanto più puri sa­

ranno i vostri sguardi e i vostri discorsi, altrettanto Maria si compiacerà di voi, e maggiori grazie vi ot­

terrà dal suo Figlio e nostro Redentore Gesù Cristo.

Queste sono tre grazie più d’ogni altra neces­

sarie alla vostra età, e bastanti a farvi tenere fin da giovani quella strada, che vi renderà uomini onorati nell’età avanzata, pegno sicuro di una gloria e te rn a , che Maria colla sua intercessione procurerà indubitatamente a ’ suoi divoti.

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Quale ossequio offrirete voi a Maria per ottenere le grazie accennate? Poche cose bastano. Chi non può di più reciti il suo Rosario, o almeno non dimen­

tichi mai ogni giorno di recitare tre A ve M aria, e il Gloria P atri, colla giaculatoria: Cara Madre Vergine Maria, fate ch'io salvi l’a n im a mia.

A rtic o lo IX.

A vvertim enti p ei giovani ascritti a qualche Congregazione o a qualche Oratorio.

Se avete la bella sorte di essere ascritti a qual­

che Congregazione od Oratorio, procurate di por­

tarvi puntualmente e di osservarne con esattezza le regole. Soprattutto vi raccomando somma rive­

renza ai Direttori di quel luogo, procurando di chiedere sempre permissione quando dovete assen- tarvene. Nella chiesa state con modestia e silenzio, leggendo o udendo a leggere qualche libro divoto, finché sia tempo dei divini uffizi. Allora con al­

legrezza di spirito e con raccoglimento cantate le lodi del Signore. Se dovete confessarvi o fare la santa Comunione, procurate anche di farla nella Congregazione o nell’Oratorio, perchè questo con- tribuerà molto a l buon esempio e ad anim are gli altri alla frequenza di questi Sacramenti.

Eccettuate per altro la Comunione P asq u ale, che si deve fare alla propria parrocchia; anzi quando avete la comodità, procurate parimenti di accostarvi a ’ santi Sacramenti nella stessa vostra chiesa parrocchiale pel buon esempio altrui.

Che se poi vi si presentasse nel vostro Oratorio la bella comodità della ricreazione pei giorni fe­

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stivi, partecipatene volentieri; ma guardatevi dalle risse, dal mettere soprannomi, dal non mostrarvi soddisfatti dei divertimenti che vi sono distribuiti.

Qualora poi udiste, o vedeste qualche cosa sconve­

niente a quel santo luogo, procurate di darne av­

viso al Superiore, affinchè esso impedisca le cose che possono tornare ad offesa di Dio.

Sarebbe cosa lodevolissima che i più istruiti si facessero a raccontare degli esempi edificanti agli altri.

Siate sinceri nelle parole e guardatevi dalle bu­

gie, perchè se foste colti b u g ia rd i, oltre l ' offesa di Dio, verreste disonorati alla presenza dei vostri compagni e dei vostri Superiori. Vi raccomando eziandio di avere una figliale confidenza col Diret­

tore, ricorrendo a lui quando avete qualche dubbio di coscienza. Usate altresì gran rispetto a tutti gli altri Superiori, all’incontro de’ quali cavatevi tosto il cappello. Quando poi parlate con essi rispon­

dete alle loro interrogazioni con parole um ili e con sincerità. Coloro, che sono destinati a ll’uffizio d i cantori, di assistenti e simili, abbiano cura di mostrarsi i più esemplari e zelanti nelle pratiche di pietà. A tutti infine raccomando somma esat­

tezza nell’osservanza delle regole, facendo a gara ognuno per essere il più divoto, il più modesto e il più puntuale negli esercizi di divozione.

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SETTE CONSIDERAZIONI

P E R CIASCUN GIORNO D E LLA SET TIM A N A .

Siccome io desidero grandemente che ogni giorno facciate qualche poco di lettura spirituale, per cui non tutti potranno avere i libri convenienti, così vi presento qui sette brevi considerazioni di­

stribuite per ciascun giorno della settim ana, le quali saranno di comodità a quelli, che non pos­

sono avere libri opportuni. Postivi pertanto gi­

nocchioni direte: — Mio Dio, mi pento con tutto il cuore di avervi offeso; fatemi la grazia che ben conosca le verità che io sono per m editare, e mi accenda d ’amore per Voi. Vergine Maria Madre di Gesù, pregate per me.

Domenica.

Fine dell’uomo.

1. Considera, o figliuolo, che questo tuo corpo, quest’anima tua ti furono dati da Dio senza alcun tuo merito creandoti a sua immagine. Egli ti fece suo figliuolo col santo Battesimo; ti amò e ti ama qual tenero padre, e l ’unico fine, per cui ti creò, si è per essere da te amato e servito in questa vita, e con questo mezzo renderti un giorno eterna­

mente felice in Paradiso. Sicché non sei al mondo solamente per godere, nè per farti ricco, per man­

giare, bere e dormire come le bestie; il tuo fine è di gran lunga più nobile e più sublime; è di amare e servire Iddio, e così salvare l ’anima tua. Se nel corso della vita avrai ognor presente questo gran

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fine, quante consolazioni proverai al punto di morte! Al contrario se non attendi a servir D io, quanti rimorsi proverai alla fine de’ tuoi dì, quando conoscerai che le ricchezze, i piaceri, che tu hai cotanto ricercato, ad altro più non giovano, fuorché ad amareggiare il tuo cuore, e a farti conoscere il danno, che hanno cagionato all’anim a tua.

Figliuol mio, guardati bene dall’essere di quei tali, che solo pensano asoddisfare il corpo con opere, discorsi e divertimenti cattivi; poiché nell’ora estrema della vita costoro si troveranno in un gran pericolo di andare eternamente perduti. Un segreta­

rio del re d’Inghilterra moriva dicendo: Misero me!

consumai tanta carta per iscrivere lettere del mio principe, e non ne usai un foglio per notare i miei peccati e fare una buona Confessione.

2. Cresce poi l’ importanza di questo fin e, se consideri che da esso dipende la tua salvezza o la tua perdizione. Se salvi l ’anima, tutto va bene, e godrai per sempre; ma se la sbagli, perderai e anima e corpo e Dio e P a ra d iso , e sarai sempre dannato. Non im itare que’ miseri ingannati, che vanno dicendo: Fo questo peccato, dopo me ne con­

fesserò; non lasciarti ingannare da queste parole, perchè Iddio maledice colui che pecca colla spe­

ranza del perdono: Maledictus homo qui peccat in spe. Ricordati che tutti quelli, che sono all’In- ferno, avevano speranza di emendarsi poi, ed ora sono eternamente perduti. Chi sa se avrai poi tempo di confessarti? Chi ti assicura che tu non muoia subito dopo il peccato. e l ’anim a tua non precipiti giù nell’inferno? Oltre a ciò, che pazzia è mai farti una piaga colla speranza di avere un medico che ti guarisca? Dunque metti a parte la fallace lusinga di darti a Dio più tardi; in questo

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stesso momento detesta ed abbandona il peccato, che è il sommo di tutti i mali, e che, allontanan­

doti dal tuo fine, ti priva di tutti i beni.

3. Qui per altro voglio farti osservare un laccio terribile, con cui il demonio coglie e conduce alla perdizione tanti Cristiani, ed è di permettere che imparino le cose di Religione, m a che non le met­

tano in pratica. Sanno di essere creati da Dio per amarlo e servirlo, e intanto colle loro opere sem­

bra che niente altro cerchino che la loro eterna ro­

vina. Di fatto quante persone vedonsi nel mondo, le quali pensano a tutto fuorché a salvarsi! Se io dico ad un giovane che frequenti i S acram enti, che faccia un po’ di orazione, risponde: Ho altro a fare, ho da lavorare, ho da divertirmi. Oh in ­ felice! e non hai l ’anim a da salvare? Perciò tu , o giovane cristiano, che leggi questa considera­

zione, procura di non lasciarti in questo modo ingannare dal demonio; prometti al Signore che quanto farai, dirai e penserai in avvenire sarà tutto per l ’ anim a tua; perchè sarebbe massima follia occuparti tanto seriamente di quello, che finisce così presto, e pensar sì poco a ll'e te r n ità , che non finisce mai più. S. Luigi poteva godere piaceri, ric­

chezze ed onori, ma a tutto rinunziò dicendo: Che mi giova questo per la m ia eternità? Quid haec ad aeternitatem?

Conchiudi anche tu così: Ho u n ’anim a; se la perdo, ho perduto ogni cosa. Se io guadagno tutto il mondo con danno dell’anim a mia, che m i gio­

verebbe? Quid enim prodest hom ini, si m u n d u m universum lucretur, anim ae vero suae detrimen­

tu m p a tia tu r? Se divento un grand’uomo, se ac­

quisto ricchezze, se acquisto la fama di sapiente, di modo che sapessi tutte le arti e le scienze di

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questo mondo, se poi perdo l ’anima, che mi giova?

Nulla giova tutta la sapienza di Salomone, se tu te ne vai perduto. Di’ adunque così: Sono creato da Dio per salvarmi l ’anima, e la voglio salvare a qualunque costo, e voglio che per l ’avvenire l ’a­

mare Iddio e il salvare l ’anima sia l ’unico scopo delle mie azioni. Si tratta di essere sempre beato o sempre infelice; ah vada ogni cosa, purché mi salvi!

Mio Dio, perdonatemi i miei peccati e fate, che non mi accada mai più la disgrazia di offendervi; anzi aiutatemi colla vostra santa grazia, affinché io possa fedelmente amarvi e servirvi per l’avvenire. Ma­

ria, mia speranza, intercedete per me.

Lunedì. I l Peccato mortale.

1. Oh se t u , o figlio, conoscessi che cosa fai quando commetti un peccato mortale! Tu volti le spalle a quel D io, che ti creò e ti fece tanti benefizi; disprezzi la sua grazia e la sua amicizia.

Chi pecca, dice col fatto al Signore: V a, o Dio, lontano da me, io non ti voglio più obbedire, non ti voglio più servire, non ti voglio più riconoscere per mio Signore: Non serviam. Il mio Dio è quel piacere, quella vendetta, quella collera, quel di­

scorso cattivo, quella bestemmia. Si può immagi­

nare un’ingratitudine più mostruosa di questa?

P u r e , o figliuol mio, questo facesti t u , quando offendesti il tuo Signore.

2. Cresce poi questa ingratitudine a l riflettere come tu peccando ti servi di quelle medesime cose che ti diede Iddio. Orecchie, occhi, bocca, lingua, mani, piedi, tutto ti fu donato da Dio, e tu ti ser­

visti di questi doni per offenderlo. Oh! dunque

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ascolta ciò, che ti dice il Signore: Figlio, io ti creai dal niente; ti diedi quanto hai presente- mente, ti feci nascere nella vera Religione, ti feci dare il santo Battesimo. Io poteva lasciarti morire quando eri in peccato; e pure ti conservai in vita per non m andarti all’Inferno; e tu dimenticando tanti benefizi vuoi servirti di questi stessi miei doni per offendermi? Chi non si sente compreso da rincrescimento per aver fatto ingiuria così e- norme a un Dio sì buono, sì benefico verso di noi miserabili sue creature?

3. Tu devi pur considerare, che questo D io, quantunque buono ed infinitamente misericordioso, tuttavia resta grandemente sdegnato quando l ’of­

fendi. Perciò quanto più a lungo tu vivi nel pec­

cato, tanto più si accresce e provochi l’ira di Dio contro di te. Quindi hai molto da temere, che i tuoi peccati pervengano ad un tal numero, che Egli ti abbandoni: I n plenitudine peccatorum puniat. Non già che sia per m ancarti la misericordia divina, ma ti mancherà il tempo per chiedere perdono, perchè non merita misericordia chi si abusa della m isericordia del Signore. In fatti quanti vissero nel peccato colla speranza di convertirsi, e intanto giunse la m orte, loro mancò il tempo di aggiu­

stare le cose di coscienza, ed ora sono eternamente perduti! Trema che lo stesso non avvenga a te.

Dopo tanti peccati, che il Signore ti perdonò, devi giustamente temere che ad un altro peccato mortafe l ’ira divina ti colpisca e ti mandi a ll’inferno.

Ringrazialo che ti ha sin’ora aspettato, e fa, in questo punto una ferma risoluzione dicendo: Si­

gnore, basta quanto vi offesi; la vita che mi resta non la voglio più spendere ad offendervi;

la spenderò ad amarvi e a piangere i miei peccati.

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Me ne pento con tutto il cuore. Gesù mìo, vi voglio am a re , datemi forza. Vergine Santissima Madre del mio Gesù, aiutatemi. Così sia.

Martedì. L a M o r t e .

1. La morte è una separazione dell’anima dal corpo con un totale abbandono delle cose di que­

sto mondo. Considera pertanto, o figlio, che l ’a­

nima tua avrà da separarsi dal corpo; ma non sai dove avverrà questa separazione. Non sai se la morte ti coglierà nel tuo letto, sul lavoro, per istrada o altrove. La rottura di una vena, un ca­

tarro, un impeto di sangue, una febbre, una piaga, una caduta, un terremoto, un fulmine basta a pri­

varti di vita. Ciò può essere di qui ad un anno, ad un mese, ad una settimana, ad u n ’ora e forse appena finita la lettura di questa considerazione.

Quanti la sera in buona sanità si posero a dor­

mire e la mattina trovaronsi morti! Quanti col­

piti da qualche accidente morirono a ll’istante!

Poi dove andarono? Se erano in grazia di D io, beati loro, saranno per sempre felici: al contrario sono eternamente perduti. E t u , figliuol m io , se dovessi morire in questo momento, che ne sarebbe dell’anima tua? Guai a te se non ti tieni appa­

recchiato! Chi oggi non è preparato a morir bene, corre grave pericolo di m orir male.

2. Quantunque sia incerto il luogo ed incerta l ’ora di tua morte, ne è per altro certa la venuta.

Giova sperare che l ’ora estrema di tua vita non verrà in m aniera repentina o violenta, ma in modo lento, e con ordinaria malattia. Verrà

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pertanto un .giorno, in cui steso in letto sarai vicino a passare a ll’e te rn ità , assistito da un Sacerdote, che ti raccomanderà l ’anim a, col cro­

cifisso da un can to , dall’ altro con una candela accesa, facendo a te corona i p a re n ti, che pian­

gono. Ti sentirai la testa ad d o lo rata, gli occhi offuscati, la lingua arsa, le fauci chiuse, oppresso il petto, il sangue gelato, la carne consumata, il cuore trafitto. Spirata che avrai l ' anima il tuo corpo vestito di pochi cenci verrà gittato a m ar­

cire in una fossa. Quivi i sorci ed i vermi ti ro­

deranno tutte le carni, e di te non rim arranno che quattro ossa spolpate e un poco di polvere fetente.

Apri un sepolcro e vedi a che è ridotto quel gio­

vane ricco, quell 'ambizioso, quel superbo. Leggi attentamente, o figlio, e ricordati che questo è un fatto storico, che si applica a tutti e a te stesso. Il demonio per indurti a peccare vorrebbe distoglierti da questo pensiero, e scusare la colpa, dicendoti che non c’è gran male in quel piacere, in quella disobbedienza, in tralasciare la Messa nei giorni festivi; ma in morte ti scoprirà la gravezza di questi e di altri tuoi peccati, e te li metterà in­

nanzi. Intanto che farai tu allora sul punto d in­

camminarti per la tua eternità? Guai a chi si trova in disgrazia di Dio in quel momento!

3. Considera che il punto di morte è quel mo­

mento, da cui dipende la tua eterna salu te, o la tua eterna dannazione. Vicino a morire, vicino a quell’ultimo chiuder di bocca, al lume di quella candela quante cose si vedranno! Due volte ci si tiene accesa innanzi una candela: quando siamo battezzati ed al punto di morte. La prim a volta essa ci rischiara, a così dire, per farci conoscere i pre­

cetti della divina Legge, che dobbiamo osservare;

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la seconda per farci vedere se li abbiamo osservati.

Perciò, o figlio mio, alla luce dell’accennata can­

dela v e d ra i, se amasti il tuo Dio, oppure se lo disprezzasti; se avesti in onore il suo santo Nome, o lo bestemmiasti; vedrai le Feste profanate, le Messe tralasciate, le disobbedienze fatte ai Supe­

riori, lo scandalo dato a ’ tuoi compagni; vedrai quella superbia, quell’orgoglio, che ti lusingarono;

vedrai... Ma, oh Dio! tutto vedrai in un momento, nel quale agli occhi tuoi aprirassi la via dell’e­

ternità: M om entum a quo pendet aeternitas. Oh punto! oh momento , da cui dipende u n ’eternità o di gloria o di pene! Capisci ciò che ti dico?

Voglio dire che da quel momento dipende l ' an­

dare in Paradiso o all'inferno; o sempre contento, o sempre afflitto; o sempre figlio di Dio, o sempre schiavo del demonio; o sempre godere cogli An­

gioli e co’ Santi in Cielo, o gemere ed ardere per sempre co’ dannati nell’Inferno.

Temi grandemente per l ' anim a tua, e pensa che dal ben vivere dipende una buona morte ed un’eternità di gloria; perciò non più differire, ma preparati fin d’ora a fare una buona Confes­

sione e ad aggiustar bene le partite della tua coscienza, promettendo al Signore di perdonare ai tuoi nemici, di riparare lo scandalo dato, di essere più obbediente, di astenerti dalle carni nei giorni pro ib iti, di non più perdere tempo, di santificare le Feste, di adempiere i doveri del tuo stato.

In tan to , posto innanzi al tuo S ignore, digli di cuore così: Mio Signore, sino da questo momento io mi converto a Voi ; io vi amo, vi voglio amare e servire fino alla morte. Vergine Santissima Madre mia, aiutatemi in quel punto terribile. Gesù, Giu­

seppe e Maria spiri in pace con Voi l ’anima mia.

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I l G i u d i z i o .

1. P er giudizio intendiamo la sentenza, che il Salvatore darà in fine della nostra v it a , con cui sarà fissata la sorte di ciascuno per tutta l ' eter­

nità. Appena uscita l ’anima dal corpo subito com­

parirà davanti al Divin Giudice. La prima cosa, che rende terribile al peccatore questa comparsa, si è che l ’anima sua si trova sola al cospetto di un Dio sprezzato, di un Dio, che conosce ogni segre­

tezza del cuore, ogni pensiero. Quali cose porterai teco? P orterai quel tanto di bene e di male, che ope­

rasti in vita tua: Ut referat unusquisque propria corporis, prout gessit, sive bonum, sive m alum . Non si può trovare nè scusa, nè pretesto. S. Agostino parlando di questa terribile comparsa dice: Quan­

do, o uom o, comparirai davanti al Creatore per essere giudicato, avrai sopra di te un Giudice sde­

gnato, da un canto i peccati che ti accusano, dall’al­

tro i demoni pronti ad eseguir la condanna, dentro una coscienza che ti agita e ti tormenta, al di sotto un Inferno spalancato che sta per ingoiarti. In tali strettezze dove andrai, dove fuggirai? Beato te , o figliuol mio, se operasti bene in vita tua. Intanto il Giudice Divino apre i libri della coscienza, e co­

mincia l ’esame: Iu d iciu m sedit, et libri aperti su n t.

2. Allora dirà l ’ inappellabile Giudice: Chi sei tu? Io sono un Cristiano, risponderai. Bene, Egli ripiglierà, se tu sei Cristiano, vedrò se operasti da Cristiano. Indi comincierà a ram m entarti le promesse fatte nel santo Battesimo, colle quali r i- nunziasti al demonio, al mondo, alla carne: ti

Mercoledì.

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ram menterà le grazie che ti concesse, i Sacramenti frequentati, le prediche, le istruzioni, gli avvisi de’ Confessori, le correzioni de’ parenti, ogni cosa ti verrà schierata innanzi. Ma t u , dirà il Divin Giudice, a dispetto di tanti doni, di tante grazie, oh quanto male corrispondesti alla tua professione!

Venuta l ’e tà , in cui appena cominciavi a cono­

scermi, tosto cominciasti ad offendermi con bugie, con mancanze di rispetto alle chiese, con disob­

bedienze a ’ tuoi genitori, e con molte altre tras­

gressioni de’ tuoi doveri.

Almeno, col crescere degli a n n i, avessi meglio regolate le tue azioni; ma no, tu crescendo in età, aumentasti il disprezzo della mia Legge. Messe perdute, profanazioni de’ giorni Festivi, bestemmie, vigilie non osservate, Confessioni malfatte, Comu­

nioni talvolta sacrileghe, scandalo dato a ’ tuoi compagni; ecco ciò che facesti invece di servirmi.

Si volterà poi tutto pieno di sdegno verso allo scandaloso e dirà: Vedi quell’anima, che cam­

mina per la strada del peccato? Sei t u , che co’

tuoi discorsi scandalosi le insinuasti la malizia.

Tu come Cristiano dovevi col buon esempio inse­

gnare a ' tuoi compagni la via del P aradiso; ma tu tradisti il mio Sangue, e loro insegnasti la strada della perdizione. Vedi quell’anim a, che è laggiù nell’inferno? Sei tu che co’ tuoi perfidi consigli la togliesti a m e , la consegnasti a l demonio e fosti causa della sua eterna perdizione. Ora vada l ' anima tu a per l ' anim a, che facesti perdere col tuo scandalo: Repetam an im a m tuam pro ani­

m a illius. — Che ti p a r e , o figlio, di questo e- same? Che cosa dice la tua coscienza? Sei ancora a tempo; chiedi perdono a Dio de’ tuoi peccati con una sincera promessa di non peccar più; e

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