L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE IN T E R E SSI P R IV A T I
Anno XIV - Voi. XYI1I
Domenica 1° Maggio 1887
N. 678
L’ OR. LUfflTTI ALLE PRESE COLLA VERITÀ
Negli aitimi articoli abbiamo chiaramente mani festata quale sia la posizione de\\'Economista di fronte aila nuova fase nella quale è entrata la di scussione sulla politica finanziaria. A noi, affatto estranei alle questioni politiche, poco importa il nome delle persone ; ciò che a noi preme è l’ indi rizzo generale, la costanza nel seguirlo. Certo che anche le questioni di persone hanno una importanza, ma soltanto in quanto offrano le persone stesse mag giore o minore garanzia di perseveranza nel difendere le idee ed i concetti che costituiscono il cardine fon damentale del programma promesso. Ora non pos siamo nascondere che, da questo lato, la nostra fidu cia nell’on. Magliani è straordinariamente scossa ; le frequenti evoluzioni a cui lo ha condotto un erroneo apprezzamento dei suoi doveri, le rivoluzioni di pen siero a cui si è lasciato trascinare per mettere r i medio ai suoi errori passati, ci fanno persuasi che nell’on. Ministro delle finanze faccia difetto, non già la buona volontà, ma la capacità di farla prevalere sulle molteplici altre considerazioni che assediano l’ uomo politico.
Ond’ è che esaminando la situazione quale oggi ci appare, mentre persistiamo a credere che per la dot trina, l’ingegno e sopratutto la fertilità della mente 1’ on. Magliani sia superiore a tutti i suoi avversari vecchi e nuovi presi insieme ; temiamo — ed il no stro timore è sempre più giustificato dai fatti — che egli non abbia energia bastante per trarre dall’ in gegno, dalla dottrina e dalla fertilità sua, tutto quel vantaggio che ne può ricavare ; ma incerto sempre tra ciò che gli ispira il suo sapere e ciò che da lui esige la opportunità del momento, abbiamo timore che egli inconsapevolmente vada diminuendosi. L’ono revole Magliani che, abolito il macinato ed il corso forzato, era il padrone della situazione — nel vero senso della parola — a poco a poco, prima volendo adattare la finanza alle esigenze parlamentari del suo collega on. Depretis, poi volendo riparare agli errori commessi contraddicendo a tutto il suo passato, si è creata una situazione, nella quale prepondera, su tutti gli altri, il lato della sua debolezza.
Non mancava altro all’on. Magliani, per coronare un periodo di penosa decadenza che d’essere giudi cato dall’on. Luzzatti.
Troppe volte abbiamo avuto occasione di non tro varci d’accordo coll’on. Luzzatti perchè non sentiamo noi stessi sembrare già di per sè pregiudicato un non nostro giudizio sopra un atto solennissimo dei—
l’on. Deputato di Padova. Noi però persistiamo a ritenere che l’on. Luzzatti, uomo per tanti altri mo tivi degno di studio e di osservazione, nella parte che prese fin qui e prende tuttora e prenderà in seguito sulle vicende economiche e finanziarie del paese, sia stato e sia doppiamente pericoloso. — Tra l’on. Ma gliani o l’on. Luzzatti corre un punto di contatto strettissimo : — ambedue sono sempre disposti a sacrificare molto alla opportunità ; e 1’ opportunità essendo variabile, variano anche con grande facilità i loro indirizzi ed i loro programmi ; sono sempre pronti tutti e due alla contraddizione. Ma tra i due onorevoli corre anche una enorme differenza in ciò che l’on. Magliani ha mente larga e colta, spirito dotto e calmo, conosce e misura Ja portata così delle buone, come delle mono buone sue opere ; — l’ono revole Luzzatti avrebbe i difetti dell’ on. Magliani senza avere il compenso delle sue qualità.
Dopo ciò non parrà strano se noi, estranei a tutti i giuochi della politica, leggemmo con curiosità un giudizio sull’on. Magliani firmato dall’ on. Luzzatti. Il Parlamento dà luogo a ben strani spettacoli !
Nel febbraio decorso i bilanci dell’ Entrata e quelli della spesa per la Finanza ed il Tesoro, fu rono, in causa della crisi, approvati come atti am ministrativi, riservandosi la Camera, d’ accordo col Ministro, di rimandare ogni discussione quando fosse presentata la legge di assestamento del bilancio. — La Giunta Generale del Bilancio nel presentare ap punto la legge di assestamento ha voluto approfon dire la situazione, finanziaria, ed ha dato incarico al suo Presidente, on. Luzzatti, di stendere una relazio ne. — Abbiamo potuto leggere le bozze, non ancora definitive, di questo lavoro dell’on. deputato di Pa dova e crediamo nostro dovere di presentarne ai let tori un breve riassunto.
L’on. Luzzatti adunque comincia a discutere la
quaestio'vexata delle pensioni civili e militari e ri
facendo lungamente tutti i calcoli relativi conclude che « bisogna accrescere le iscrizioni del primo de cennio di quasi 4 milioni all’anno »; — passa alla Cassa militare, loda il Ministro per la proposta sop pressione di questa cassa e trova che « nell’anno pros simo 1 8 8 7 -8 0 bisognerebbe inscrivere più di 4 mi lioni all’ incirca e nel 1 8 8 8 -8 9 più di 5 milioni; insino a che in altro modo non si provveda a fare scomparire gli oneri derivanti dagli impegni già presi e che scadono in appresso di questa Cassa ».
de-stinaie a trovarsi tutte in disavanzo a carico dello Staio ».
Esamina quindi ciò che riguarda il deliiio pub blico, jla.. circolazione e la situazione del Tesoro. Sul debito pubblico citando Neymaiak, Tliiers, Leroy- Beaulieu, Wagner, dimostra che il debito pubblico italiano è dì 11 miliardi, senza tener conto del de bito vitalizio, e proporzionatamente alla popolazione ed alle condizioni economiche e finanziarie ilei paese, è più grave di quello dell’ Inghilterra e della Fran cia, cosi che il suo peso « se non è schiacciante è gravissimo »; discorrendo di una possibile conversione, ìlice come una parte troppo grande del nostro debito sia all'estero, trova questo fatto giudicato dal Wagner come una missione civilizzatrice del credito ; afferma per bocca di Stuart ¡Vidi, di Leroy-Beaulieu e di Kahn che l’ interesse del danaro va decrescendo, il che, secondo il Monitore belga degli interessi ma
teriali, agevola agli Stati « il modo di indebitarsi
sostenendo minori oneri ». Finalmente crede che se si scemassero le emissioni, se si temperassero le spese, e se le condizioni del mere ito perdurassero calma « si potrebbe, preparare colle libere conversioni una gloriosa èra di diminuzione del carico degli in teressi ».
Parlando della circolazione avverte che dal 1883 in poi le riserve metalliche scemarono di 229 mi lioni, mentre crebbe la circolazione eai iacea da 731 a 1012 milioni; che le nostre Bmelie t.on hanno difeso abbastanza la riserva metallica col rialzo dello sconto, il quale porta il vantaggio ili larghi ri sconti all’estero, udii nei tempi normali, ma nocevoli Hei momenti di panico; trova che la speculazione si sorregge sopra una circolazione cartacea incompa tibile « forse » colle condizioni economiche ; — di mostra che nei tempi di elise il cambio sale altis simo, coinè se fossimo ritornati in corso forzato; Vede che il càmbio .allo scemando le import .zioni modera se stesso, ma in pari tempo insinuando sfi ducia nei creditori forestieri dell’ Italia, provoca ri bassi più alti, ad ogni modo afferma che vi è « qual cosa di guasto nel meccanismo della circolazione na zionale ed internazionale ».
Stima che si debita rendere meno esile la scorta ¡metallica, e' crede che teoricamente la si possa au
mentare restringendo. la circolazione metallica, ma vede clic così facendo si offenderebbe il commercio ; perciò consiglia il miro dei biglietti di Stato almeno in buona parte. Ma il ritiro dei biglietti di Stato porterà un onere alla finanza ; però gli Istituti di 'emissione devono concorrere ad alleggerire l’ onere dello Stato. Il ritiro dei biglietti di Stalo farà en trare in paese la valuta metallica necessarissima al nostro mercato, quindi la circolazione migliorerà nella massa, ma non renderà più facili e più leg gere le condizioni del mercato, anzi potrà produrre una crise ili circolazione, se non si terrà alto lo sconto e se non si limiterà la emissione dei valori. Entreranno gli scudi d’argento, ma ci sarà il peri colo ¡che emigrino all’ estero per le necessità dei Cambi e sì rimanga senza biglietti e senza scudi per le minute Contrattazioni. Conclude che « vi può es- sero eccesso nell’attuale circolazione dei biglietti di Stato; ma forse i mali di essa si sono esagerati: il male vero e profondo è nell’ eccesso dei debili no stri efèseenti all’estero, i quali si moltiplicano ogni anno, ma il paese non ha forze atte a sopportarli nè a riscattarli. »
in quanto alla situazione del Tesoro, Fon. Luz- zalti osserva che le operazioni del lesero « mm sa rebbero che anticipazioni ili debiti galleggianti che si dovrebbero estinguere colf entrate dell’ anno » tranne le differenze risultanti dei residui; ma in pratica il Tesoro è un bilancili a parte, i soni de bili sono ormai rimasti permanami. Prendendo le cifre del bilancio, dioiostra che oltre il debito per le Casse di risparmio postali, il Tesero ha un di savanzo di oltre 400 milioni, e che il miglioramento di circa 100 milioni indicato, è dovuto ai versa menti fatti da le società ferroviarie per la ve dita del materiale mobile. Prova quindi che la situazione del Tesoro è in disavanzo maggiore di quello che nnn appare, il fondo di cassa sarà per f avvenire più affaticato, il conto dei residui ver ta già in disa vanzo, eco. ecc. perciò conviene « che le spese sieno proporzionate alle entrate effettive, facendo meno spese. »
Parla poi delle obbligazioni ecclesiastiche e di mostra come se ne accresca il numero in circola zione, mentre va sempre diminuendo il patrimonio culla rendita del quale dovrebbero essere rimbor sate. Non vuole quindi die si emettano obbligazioni ecclesiastiche per le nuove spese militari, perchè ciò indebolisce la finanza, e la fortezza del bilancio della guerra e della marina sta nella fortezza della finanza, la quale è tanto più sicura quanto più at tinge alle entrate ammali, e quanto meno si appiglia ai multiformi spedirmi ilei credito. Prova die nei popoli moderni il bilancio ha ire fas1 ; quella in cui provvede col debito alle spese straordinarie ; quella in cui provvede colle entrate ordinario così mie sp.-se ordinarie come alle straordinarie ; quella in cui colle entrato ordinarie la fronte anche alla esli zume dei debili. Ili e che siamo lontani da questa tei za frase, ma « che dobbiamo giurare in nome della patria di adoperarci tulli perchè lo entrale provvedano alle spese ordinarie e straordinarie di qualsiasi specie, nessuna eccettuata ».
Passa quindi al modo di calcolare le entrate, cita Gambetta, L. Bay, Bernaert, i Cancellieri dello Scac chiere, per concludere che le previsioni delle entrale in Balia si spingono all’estremo — che però è vero che le entrate hanno sempre risposto alle previsioni ed anche al di là — «e che conviene anche in Italia « meditare a fondo f influsso morale dei più severi melodi ne'l’estimazione delle entrato ».
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reale, il bilancio legale, il bilancio economico ed il
bilancio conlabile, cita il Sella, il Mi ghetti e versi di Virgilio e passa ad esporre i capisaldi della nostra
finanza,
Prnna di (ulto « vuole che si studino con pro- ionda cura g i impegni di bilancio i qua1 i si svol gono dalla leale e schietta applicazione delle leggi sui lavori pubblici, sul a marina, sulla guerra, sulla istruzione pubblica, ecc., allora si potrà proporre il se guente problema :
« Lo svolgimento delle leggi attuali comporta la “ conserrazione del pareggio senta restringere la " loro azione, senza cercare equivalenti economie o * senza accresco e le entrate colie imposte? Ovvero
« conver à appigliarsi a ciascuno di questi tre espe-
« di' nti ? »
E termina confidando « die i ministri vorranno prendere I impegno dinanzi alla Camera, di presen tare rjuesti studi, dopo mature indagini, insieme ai bilanci del prossimo novembre. »
Questo il fedele riassunto della relazione dell’on. Luzzalti.
I lettori diranno forse che tutte queste cose le sa pevano ; domanderanno quale sia la conclusione, quale il criterio che il Presidente della Giunta del bilancio ha voluto esprimere nel suo lavoro. Eccoci ad aiutarli nella ricerca.
L ’on. Luzzalti ha voluto dire:
I o che bisogna bene studiare i bilanci per co noscere quale sia la vera entrata e la vera spesa:
2° che fatto questo studio bisogna mettere di fronte le due cifre;
3° che se non risulta differenza vuol dire che non occorre nè fare economie nè mettere nuove im poste ;
4° che se risulta una differenza di meno en trate , bisogna studiare se convenga colmarla con nuove imposte o con economie.
NB. Aggiunge però I’ on. Luzzalti che potrebbe anche convenire ili colmare il disavanzo in parte con economie, in parte con nuove entrate.
A parte gli scherzi, nella relazione dell’on. Luz- zatti non abbiamo trova o risoluto il quesito che la Giunta aveva formulato, cioè una chiara notizia della situazione finanziaria; — abbiamo invece trovata una cura speciale nel nascondere ogni giudizio, ed una assenza completa nell’indicarè qualche rimedio; — abbiamo trovato conclusioni puerili di fronte a pre messe formidabili ; — abbiamo trovato che si sente il bisogno di studiare cose che i documenti uffi ciali dovrebbero dire chiaramente; — abbiamo tro vate confessioni di aver volate leggi e bilanci senza sapere che cosa volessero dire; — ma ili tutto questo ci occuperemo, quando la relazione, riveduta e corretta definitivamente, sarà pulth ¡cata.
Intanto concludiamo senza citare nè Say, nè K.alut che questo atto di accusa dell’ on. Luzzalti potrà forse diminuire l’ on. Magliani, ma non ha certo creato un nuovo ministro delle finanze.
LA CR!SE ECONOMICA MORDIALE
E X S U O I I N S E G - N - A . X v 'I E I O ’ T I
fu precedenti articoli, pubblicati in varie epoche, noi non abbiamo mancalo di indicare l’indole della c,rise che per,alcuni anni ha travagliato i principali paesi d’ Europa, i giudizi che su essa, vale a dire sulle sue cause, furono recati da più parti e siamo venuti anche rilevando, ogni qualvolta se ne pre sentava l’ occasione, gii indizi della sua cessazione. Non ritorneremo ora su quei vari punti, quantun que e sui caratteri e sulle cause e sulle vicende della erise mollo si potrebbe dire, specie per no tare alcune opinioni, a nostro avviso, errate che non di rado abbiamo viste sostenute anche su riviste e giornali reputatissimi. Non conviene per altro tra scurare che se vi è stato sovente della esagerazio ne e se per ragioni facili a comprendersi vi fu chi cercò di trar partito dalla crise economica per ten tare un attacco non diremo al libero scambio, ma alla larva di libertà commerciale che ancor mnaue e distruggere anche quel poco, vi furono nello stesso tempo coloro i quali soffersero dal rallentamento nello sviluppo commerciale e industriale o dal cat
tivo indirizzo della politica doganale di alcuni Stati. Molto si è discorso intorno alle cause della crise e molte teorie si sono messe innanzi a dilucidazione di un fatto, certo non nuovo, ma che presentava ca ratteri forse non comuni ad altre crisi. Ne abbiamo discorso a suo tempo piuttosto a lu go e ci basterà quindi di richiamare brevemente al.la memoria del lettore quanto già esponemmo, per vedere quali in segnamenti si possono trarre dalla crise attraversata ed ora generalmente se non scomparsa, certo di molto minore intensità.
• Una prima causa si è creduto di rintracciarla nel ribasso di prezzi, fatto dei più facili senza dubbio ad accertarsi, ma non così tanto a spiegarsi e ad ogni modo attribuibile a una infi ita di cause. Ma per ciò che riguarda il ribasso ilei prezzi nell’ultimo de cennio noi sappiamo che esso è in buona parte un risultato dei progressi tecnici; dello sviluppo e del perfezionamento nei mezzi di comunicazione, ecc. che dipende insomma da fatti di cui non possiamo non rallegrarci. Nella nostra epoca ogni istante è contraddistinto da un perfezionamento, da un cam biamento nel lavoro che Ita per risultato una dimi nuzione del costo di produzione e la concorrenza oltremodo vivace fa sentire per ripercussione nel prezzo la minor spesa, i! minor costo.
Si è collegato il ribasso dei prezzi con la que stione monetaria e si è creata una carestia dell’oro che non esiste se non nella testa di alcuni scrittori, solili a non vedere altra salvezza che nel bimetalli smo. Ma anche cotesta scarsezza dell’ oro, lo abbiamo visto a luogo altra volta, noti Ita base uè scientifica nè nei fatti; tanto è vero che prese temente non vi si insiste più con la stessa baldanza di uno o due anni fa.
van-faggio che in essa apertamente si riscontrava o come un portato necessario della politica seguita da al cuni Stati.
Or bene, che la crise vi sia stata, ammettiamolo pure ; sarà questione, lo ripetiamo, di disparità di giudizi sulla intensità e origine sua, ma come fatto siamo convinti che vi sieno sufficienti elementi per ammetterlo. Ma non ci offre dessa materia di inse gnamento, non ci può servire quale ammaestramento e prova che troppo spesso si è sbagliata strada, si sono commessi errori, si è rifiutato l’ascolto ai det tami della scienza ? Crediamo che molto si possa apprendere dalla crise e se è vero che sbagliando s’ impara, può darsi che gli errori economici, che si traducono in gravi sofferenze, servano a qualche cosa se non per l’ oggi, almeno pel domani.
E giustamente un’autorità incontestabile in cotesta materia, il sig. Teissereno de Bori, presidente della Com missione francese dei valori per le dogane, nel suo ultimo rapporto al Ministro del commercio e dell’in dustria dice che dalla crise tutti possono trovare qualche cosa da imparare. « Essa ha insegnato, egli prosegue, ai possessori del suolo che in un tempo in cui l’interesse del denaro diminuisce in ogni luogo, la rendita della terra non può, non deve restare immutabile. Ai coltivatori, che alla fine del X IX se colo, quando la scienza ha messo in rivoluzione tutti gli altri rami del lavoro e ha gettato sulle leggi della vegetazione una luce così viva, non è più permesso al- T industria rurale di indugiare nelle vecchie pratiche e di non seguirei progressi del suo tempo. All’ in dustriale, che non sono possibili ai nostri giorni i grandi affari di esportazione senza una solida orga nizzazione di agenzie all’ estero, senza uno studio ap profondito dei bisogni e dei gusti del consumatore, senza una sorveglianza continua degli sbocchi. Al l’operaio che la sua fortuna è intimamente legata alla prosperità degli stabilimenti che gli danno lavoro e che se vuole alti salari deve giustificarli con fatti-, vita e la perfezione del suo lavoro. Ai governi, che non presteranno mai sufficiente attenzione alle que stioni relative agli affari ed allo sviluppo dell’ in segnamento professionale, capace di formare per l’ industria agricola e manifatturiera una generazione fortemente armata dalla Scienza e dal sentimento del bello. Ai poteri pubblici, infine che non si possono impunemente accrescere i carichi del contribuente, immobilizzare i risparmi del paese, nemmeno per la realizzazione dei progetti più utili, più popolari più impazientemente attesi ».
Certo non si potrebbe dire meglio di così quali sono gli insegnamenti d’ ordine vario che si possono e si debbono trarre dalla crise e dei quali dovrebbe es sere doveroso per tutti il tenerne conto, se non si vnol perpetuare uno stato di sofferenze e di disin ganni. Ed è pur vero che tutti abbiamo speciali am maestramenti da ricavare, un profitto peculiare da trarre dalla dura e' severa lezione dei fatti.. Ma più di tutti, i governi e coloro che disconoscono i prin cipi economici possono essere ragionevolmente chia mati a tener nel debito conto quanto la crise ci ha insegnato.
Gli uni e gli altri infatti hanno creduto replica- tamente di poter trascurare i principi che le inda gini di tanti pensatori riescirono a porre su solida base, o hanno creduto di poter conciliare principi tra loro opposti, di poter seguire le vie tortuose degli espedienti abbandonando la gran via maestra
segnata dalla scienza, unendo ad esempio in un ibrido connubio uno sviluppo talvolta eccessivo delle vie e dei mezzi di comunicazione con il regime doga nale più restrittivo o dando un impulso esorbitante alle industrie con favori d’ogni sorta, mentre se ne impac ciavano i movimenti o con la legislazione fiscale o con quella di tutela del lavoro. E colui che impren derà a scrivere la storia economica di quest’ ultimo periodo del nostro secolo potrà prendere per titolo una parola che ne riassume il carattere suo preva
lente, contraddizioni-, perchè veramente ciò che più salta agli occhi dell’osservatore, cui non fa velo alla mente il preconcetto o il partito, è il carattere contraddittorio che si nota nelle azioni economiche dopo che l’ ingerenza governativa ha ripreso tutta la sua forza. Si dirà che crisi, contraddizioni, soffe renze, ecc. sono tutti fenomeni o fatti vecchi quanto 1’ umanità, e di ciò non v’ ha dubbio. Ma non si deve perdere di vista che la crise attuale se ha ca ratteri in parte comuni a tutti i fenomeni di simil genere, ha pure aspetti suoi particolari e che la fiu mana delle contraddizioni sale di continuo e ci getta sempre più nella confusione e nell’ incertezza dei criteri che devono dirigere le nostre azioni. La crise attuale si è venuta producendo quasi inavvertita mente e si è sviluppata per un azione lenta, pro gressiva ; mentre le crise passate furono il risultato di qualche fatto repentino e infierirono più inten samente, ma con minor durata. Di qui, la differenza nella causa e negli effetti è facile a determinarsi. La causa precipua sta pur sempre nel turbato equi librio tra la produzione e il consumo per l’ innatu rale, artificiale sviluppo dato alla prima e per gli ostacoli talora frapposti al secondo. Ciò avvenne non a un tratto, ma gradatamente per effetto dell’ inter vento dello Stato resosi invadente da un decennio a questa parte e tradottosi in una serie di misure con traddittorie, esiziali alla libertà economica, destinate a mutarsi in altrettante cause di perturbazione che dovevano generare uno squilibrio economico : la crise industriale e commerciale.
Quando si pensa che il mondo economico è in continua trasformazione, più o meno visibile e sensibile, e si rifletta all’azione cieca, capricciosa, ar bitraria dello Stato in materia economica e tale o per colpa degli uomini che la dirigono, o perla natura delle cose, si può comprendere, se non si è attaccati ai pre giudizi come l’ostrica allo scoglio, a quali conseguenze debba fatalmente condurre cotesto intervento che move il più spesso da ragioni politiche o, peggio, elettorali. Ed è con siffatti criteri che si vuol imprimere ai fenomeni economici un dato corso ! È troppo natu rale che essi si ribellino e che dalla violenza ne vengano quei mah che sinteticamente esprimiamo con'la parola crise.
Io maggio 1887 L ’ E C O N O M I S T A 281 più danneggiati. Poiché le crisi sono fenomeni tal
volta estra umani ; ma non v’ ha dubbio che esse si producano con l’ignavia degli uni, l’ ignoranza degli altri, con l’intervento perturbatore dello Stato, qua lunque ne sia il movente.
Questo, ne pare abbia insegnato ancor una volta la crise ultima, che analizzammo in altri momenti ; di questo vorremmo che ciascuno venisse persua dendosi.
EDILIZIA ROMANA
Gl’ ingrandimenti della Capitale, richiesti dall’au mento rilevantissimo de’ suoi abitanti, hanno neces sitato l’occupazione di aree deserte, benché chiuse nel circuito delle sue mura, e l’abbattimento di ve tusti fabbricati. Un piccolo numero di pedanti in glesi e tedeschi ha finto d’ allarmarsi per queste demolizioni, quasi pretendendo un diritto scienti fico sulla conservazione o distruzione del nostro pa trimonio archeologico. A noi piace il rispetto ai mo numenti, ma prima di tutto per rispettarli crediamo necessario che i monumenti ci sieno. E sarebbe stato una condegna risposta a questi tentativi di prepotenza il raddoppiare di zelo neH’abbattimento di quei ruderi che, nel nostro solo ed esclusivo parere, deturpano Roma e non presentano valore artistico ed archeo logico sufficiente ad imporne la preservazione. In vece fummo troppo accondiscendenti nell’ ascoltare simili querimonie, al punto che, nella piazza V it torio Emanuele, a cagion d’esempio, si vedono gli informi residui di un preteso monumento a Mario (del quale, tutt’al più, bastava indicare il contorno con una iscrizione suggellata nel selciato della piazza) e che inoltre non è stato facile adattare i ponti che traversano 1’ isola Tiberina in modo da non inon dare la città.
Finché i lamenti archeologici, più o meno infon dati, venivano dal di fuori e non avevano importanza economica, non era nostro ufficio di occuparcene. Ora però la cosa muta aspetto, perchè ci troviamo davanti ad una proposta di legge fatta dagli ono revoli Bonghi e Baccelli, già presa in considera zione dalla Camera, la quale, sotto colore di con trobilanciare il prestigio delle costruzioni chiesastiche e di ispirare gli animi dei cittadini ai ricordi del l’antica grandezza dei Romani, raggiunge degli effetti opposti, intralcia il risorgimento della nostra capi tale, attenta ingiustamente, all’ interesse dei proprie tari della sua superficie, impone inutilmente un ri levante gravame alle finanze del municipio Romano ed anche dello Stato, e ben lungi dal favorire la scienza dell’ archeologia si oppone ai suoi progressi.
Per intendere come ciò accadrebbe ove la legge proposta venisse approvata, basterà d’accennare bre vemente in che essa consista, e quali ne sarebbero gli effetti. Si domanda che la fabbricazione, di qua lunque natura, sia vietata sopra l’area racchiusa da un lunghissimo perimetro che, partendo da sotto i ruderi del ponte Palatino, gira attorno al Foro R o mano, alla Basilica di Costantino, alle Terme di Tito, all’ anfiteatro Flavio, e passando dietro S. Stefano, giunge fino alle mura Aureliane, le segue fino presso alla porta S . Paolo e, circuendo le terme di Caracalla,
ritorna al Tevere nel punto di partenza. Quest'area immensa racchiude i monti Palatino e Celio, toc cando 1’ Esquilmo e l’Aventino. Essa rappresenta la miglior parte della Roma antica, la quale è ora pres soché deserta, la città dei Papi essendo stata co strutta, quasi in intero, nello spazio che era antica mente destinato al campo di Marte.
L ’ estensione di questa zona è ad un’ incirca di oltre a 2 milioni e mezzo di metri quadrati. Secondo la proposta di legge, essa sarà espropriata, ed i ter reni appartenenti al Municipio ed allo Stato ver ranno ceduti, allo scopo di crearvi giardini e viali alberati e di porre in luce i monumenti e risanarla. Ora tutti sanno che tranne i ruderi dell’ anfiteatro Flavio, gli archi di Settimio Severo, di Tito e di Costantino, gli avanzi della Basilica di Costantino, le scarse vestigia del Foro Romano e del Palazzo dei Cesari, nonché alcune muraglie delle terme di Caracalla, tutto è scomparso. Cosi non v’ha più traccia del Circo Massimo e delle terme di Tito quasi tutte, e appena qualche rovina si riscontra dei Palazzi di Caligola, dei Flavii e della casa di Tibe rio e di altri illustri edilìzi. Dato pure che questi ruderi si debbano conservare alla archeologia è bene osservare che tutte queste aree, non comprese le terme di Tito, che non hanno più nulla fuorché delle pitture nelle stanze sotterranee che possono recarsi in un museo, tutte queste aree diciamo, compren denti il monte Palatino, ecc., rappresentano appena il settimo dell’area totale di cui è menzione nel pro getto di legge. È dunque sopra più di 2 milioni di m. q. che si vorrebbe vietare che Roma si. disten desse, costringendola ad allargarsi, come adesso, in tutti i sobborghi che la circondano.
Ora è da notare che le scoperte archeologiche sulla vetusta Roma giammai di tanto progredirono quanto dacché essa venne in potere dell’ Italia. Ne fu cagione la grande estensione presa dalla fabbri cazione, la quale difatti esige che, ponendo le fonda menta della nuova città, si scopra l’antica, che due cause principalmente resero sepolta; le inondazioni ripetute cioè del Tevere e le macerie degli edifizii rimaste sul luogo nel lungo corso di lo secoli. Non v’ ha dubbio d’altronde che ben maggiori tesori ar cheologici, di quelli ultimamente rinvenuti, si rin- venirebbero scavando tutta l’area che ora si vuole ri durre a luogo di divertimento, ben più che di me ditazione, perchè ivi appunto abitarono gli antichi ed ivi recarono i tesori artistici conquistati ed innalza rono i loro propri. Inibendo adunque la fabbrica zione di nuovi quartieri in quest’ area, accadrà: o che tutti questi tesori artistici ed archeologici ri mangano sepolti, o che sia duopo intraprendere, oltre all’ espropriazione di due milioni di metri qua drati, anche lo scavo, fino a 5 in 6 metri di pro fondità di tutta quest’area ; ossia si dovrà operare lo- scavo ed il trasporto in luogo innocuo di circa IO milioni di metri cubi di terra ; ed inoltre si do vranno con opportune fognature, mantenere all’asciutto questi scavi.
tenuto rendendolo abitata che in qualsivoglia altro modo. Se è per scoprire tesori archeologici, abbiamo già di mostrato che a meno ili sobbarcarsi ad enorme di spendio, si impedisce, al contrario, che vengano in luce per opera dei privati. Se infine il progetto tende a preservare i ruderi attuali, ciò può farsi sopra un area di non più di 3 a 4 cento mila metri quadra ti, senza sterilizzare un’ altra superficie che è sei volte maggiore. Con qual diritto poi si vuole im pedire la libera disposizione delle aree private o mu nicipali? più di 2 mi ioni di metri quadrati di ter reno fabbricativo, nelle attuali condizioni di Roma, valgono almeno cento milioni di lire. Debbono ora lo Stato ed il Municipio sobbarcarsi a questo gra vissimo dispendio, senza contare un’altra trentina di mi ioni per scavo e trasporto di terre, fog ature ec. ? Il Parlamento, il Municipio di Roma, il Governo stesso, nonostante la loro deferenza verso due d’al tronde onorevoli Deputati, debbono astenersi, per quanto ci sembra, ddl’enirare nella via falsa aperta da questo stravagante progetto. La terza grandezza di Roma deve farne la città dei vivi, non quella dei morti. Deve renderla operosa e scienziata, non romantica e sonnolenta. Roma deve tendere le brac cia all'avvenire, anziché rimanere sepolta nel suo passato.
IL PBQSETTO SI LESSE
per le ferrovie complementari
Il ministro dei lavori puhblici, Q'\ Saracco, ha presentato un disegno di legge che mira a porre in chiaro e a regolare gli impegni più urgenti, con tratti dallo Stato in dipende za delle costruzioni fer roviarie decretate co la legge del 29 luglio 1879 e contiene altre disposizioni relative, a quest’ ¡stesso servizio. 1,’ on. Ministro dice nella relazione, premessa al disegno di legge, che neh’ impossibilità di poter determinare ora per ciascuna linea o tronco di linea le somme necessarie per gl’ impegni scaduti o da scadere in corso d’anno si limita a provvedere per quelle maggiori spese che si riferiscono a ferrovie già ultimate o prossime al loro compimento, riser vando ad altro momento la liquidazione delle partite relative a quelle altre ferrovie per le quali non si possedono ancora tutù gli elementi di un giudizio.
Conseguentemente col I ” articolo del progetto viene chiesta V autorizzazione di una maggiore spesa di 121 milioni a saldo e completamento dei lavori di costruzione di 19 linee. E questa maggiore spesa verrà iscritta nel capitolo 131 del bilancio del mi nistero dei lavori pubblici esercizio 1 8 8 6 -8 7 e nei capitoli corrisponde iti dei successivi esercizi nel modo
seguente: nel bilancio 1866-87 per lire 32,163,783
nel 1887-88, 1888-89, 1 8 8 9 -9 0 20 milioni per ciascun esercizio e nel 1 8 9 0 -0 1 lire 8,836,213 a saldo. Fermo l’obbligo del reintegro a termini dei p a ri. 9 della legge 3 luglio 1882 quella parte del fondo posto a carico del bilancio del corrente esercizio, il cui impiego fosse rima dato ai successivi esercizi potrà essere prelevata per i pagamenti da farsi per le altre linee complementari limitatamente però alle opere già impegnale a tutto il 30 giugno 1887. Siccome poi una parte cospicua di questi 121 mi
lioni aggiunti alle previsioni, venne già soddi sfatta lino alla concorrenza di Lire 68,836,318 con fondi assegnati ad altre linee, viene proposto dal- l’on. Ministro che a ciascuna linea venga o resti tuiti nella loro pienezza i fondi predisposti per la loro costruzione. Alla maggior spesa afferente al l’esercizio finanziario 1X8IÌ-87 sarà provveduto me diante emissione di obbligazioni ferroviarie ammor- tizzabili nei termini della legge 27 aprile 1883 n. 3048 (serie 3 a).
Per la costruzione della linea Rnma-Napoli, l’art. 3, in aggiunta alla somma di lire 2,300,000 stanziata nel bilancio d e l!8 8 6 87, autorizzi una maggiore spesa straordinaria di 30 milioni da ripartirsi nei seguenti esercizi: 1 8 8 7 -8 8 L. 16,500,000 1888-89 L. 13 mi lioni 1 8 8 9 -9 0 14 milioni e 1 8 9 0 -9 1 4 milioni e mezzo.
Parimente l’art. 4 autorizza una maggiore sp^sa straordinaria di lire 48,300.000 in aggiunta alle lire 500,000 stanziate nel bilancio 1 8 8 6 -8 7 per la co struzione della Inea Genova-Aeqni-Asti, ripartita in dieci esercizi.
Con legge speciale da presentarsi al Parlamento entro il novembre p. v. si provvedere per i mag giori fondi occorrenti e per la divisione in capitoli dello stanziamento annuo per le singole ferrovie com plementari di cui alla legge 29 luglio 1879. A comin ciare poi dall’ esercizio 1890-91 il relativo stanzia mento annuale non sarà minore di 120 milioni di lire da provvedersi per una somma non inferiore e 20 milioni eoi mezzi ordinari del bilancio.
L’articolo 6 e ultimo, allo scopo di agevolare la costruzione di ferrovie sovvenute dallo Stato, sabili- see che la sovvenzione annua stabilita dall’ art. 2 della legge 29 giugno 1873 per ogni chilometro delle ferrovie in essi indicate e per un periodo di tempo non ecce lente i 33 anni, potrà essere aumen tata da lire 1,000 a 3,000 ed essere portato da 35 a 70 anni il periodo di tempo per il quale potrà * essere accordata a favore delle ferrovie pubbliche che in avvenire saranno connesse in virtù dell’art. 12 della legge 29 luglio 1879.
RIVISTA ECONOMICA
L ’a u m e n t o d e l d a z i o s u l g r a n o e i l r i n c a r o d e l p a n e a R o m a — L a s i t u a z i o n e m o n e t a r i a i n t e r n a z i o n a l e
e l a r i d u z i o n e d e l l o s c o n t o in I n g h i l t e r r a — Una
i n c h i e s t a s u i b r e v e t t i d i in v e n z io n e i n G e r m a n i a .
Non appena fu votata la legge del catenaccio, con la quale il dazio sui cereali veniva portato a tre lire, si è cominciato a sentirne gli eliciti. I consumatori del petrolio, del pane, e degli altri generi soggetti all’ aumento del dazio, ba ino potuto constatare che c’è qualcuno che paga quel di più richiesto dal Mi nistro delle finanze e che prò ezione e libero scam bio a parte, 1 effetto papabile è quello di un nuovo aggravio pel consumatore.
1° mapqrio 1887 L ’ E C O N O M I S T A 283 con irò la concorrenza che, dicono, al momento buono
non riesce a lenor a dovere le prelese dei venditori, e quindi le simpatie m d celate, per quanto studiatamente frenale, a favore di misure da parte dell’ aniorità con tro le esorbitanze dei fornai. Alla capitale l’ aumento di cinque centesimi Ita adunque sollevate ire e que rimonie da più parte e non manca chi invoca il cal mi re, il panificio .'municipale e quasi la condanna dupli esosi panettieri.
Ma, anzi tulio, l’aumento nel prezzo del pane è un elTeilo die, presto o lardi, doveva avvenire, linca- rando il prezzo del gr u o o am be soltanto sol o la minaccia di un siini'e rincaro. Se in Francia I’ aver portato il dazio d i 3 a cinque lire ha fallo crescere di sei centesimi il prezzo del pane, come notammo nel numero precedente, non è a meravigliarsi che anche da noi cotesto aumento sia avvenuto. Che poi si tragga partito itala legge del catenaccio per fare dei guadagni è anche questo naturalissimo; i for nai fanno i loro affari e si capisce che gli abbiano a fare meglio che possono.
Quanto,alla concorrenza, che non entrerebbe in azo e a limitare e moderare le pretese dei fornai, crediamo che more solito molti che scrivono sn questa materia non abbiano una idea chiara ded'argonieuto. Quando la concorrenza è possibile, quando si può cioè esercitare in modo non effimero, essa non può mancare mai di ridurre i prezzici livello più basso, relativamente a un d ito prodotto. Si dirà che essa non è possibile nel caso del pane o che per io meno è assai malagevole il farla. E sia pure ; ma si dovrà anche ammettere che il principio rimane intatto e che se non è applicali le immediatamente ed efficacemente ciò deriva da condizioni specialis sime che spelta ai consumatori di remuovere. Fuori di questo criterio non vi sono altri mezzi leciti e ra zionali ; sicché o l'aumento nel prezzo del pane non è sproporzionato all’aumento del dazio, o lo è, e la speculazione, non se ne starà inerte e scenderà a fare la concorrenza.
Del resto con l’aumento del dazio sul grano ab biamo visto che il vantaggio generale, prodotto dal basso prezzo del grano sotto forma di pane a buon mercato, deve necessariamente scomparire. Noi quindi vorremmo che si riflettesse su questo punto : se, cioè, il dazio di tre lire non dà all’agricoltura una prote zione efficace, ma è sufficiente ad aumentare il prezzo del pane e quindi a peggiorare le condizioni delle moltitudini, mentre elevare il dazio non si può e non si vuole, non si deve riconoscere che fu grave e imperdonabile errore del Ministero quel.o di proporre l’ inasprimento del dazio sul grano? Pur troppo ora è un fatto compiuto e per tre mesi almeno dobbiamo subirlo ; quanto ai togliere il dazio, il Ministero, dato che veramente lo volesse, avrà a lottare e non poco.
— La situazione monetaria internazionale è da qual che tempo la migliore che si possa desiderare in quanto che il danaro e facile e abbondante su quasi tutte le piazze d’Europa. A Londra l’interesse per brevi periodi è sul mercato libero all’ i per cento e la carta a tre mesi viene scontata all’ I '/ 8 o all’ 1 e */ j per cento mentre la Banca d I ighi terra sino dal 14 Aprile ha ridotto lo sconto dal 3 al 2 '/2, e questo giovedì lo ha portato al 2 per cento. Anzi data la condizione ilei mercato libero e l'im possibilità in cui si trovava la Banca di dominarlo era attesa in allora una riduzione di un punto an ziché di mezzo punto ; ma fu senza dubbio buona
misura quella di procedere lentamente nella ridu zione dello sconto. E ciò per varie cagioni che si riferiscono,sla allo stesso mercato inglese, sia a quello estero, specie americano.
Durante i primi tre mesi dell’ anno la Banca di Inghilterra come notammo ¡dira volta potò esercì-, tare un serio ed efficace controllo Sul mercato li bero ed ebbe agio per quésto ili tener alto lo sconto e rafforzare II suo stick aureo. Ma già verso là fine del marzo i pagamenti compilili dal governo, specie quelli per gli interessi del debito, facevano passare un buon contingente di danaro nello mani delle case bancarie e degli altri istituii di credito. Conseguentemente il mercato libero, per la vivacis sima concorrenza elle in esso si determina, non ap pena abbonda il danaro, fece scendere il saggio dello sconto e li Bilica di Inghilterra dovè ben tosto se guire il movimento retrogrado delle banche private e d-dle altre istituzioni di eredito.
Ma la condizione del commercio sensibilmente mi- g'iorata in questi ultimi mesi e -1’ increménto che può avere in seguito, nonché le condizioni politiche trattennero i Direttori della Banca di [ .ghiliènra del ’accettare completamente la situazione del mercato e li indussero giustamente a perseverare in quella' condotta cauta che assunsero dopo che la riserva si trovò ridotta a meno ili 20 milioni di ster ine, come era nel principio dell’anno. Ora però che l’orizzonte politico si è liberalo da molle nubi, i Direttori della Banca hanno creJuto di poter addivenire a una ul teriore riduzione.
bito e si aggraverà ancor più se gli avanzi di bi lancio, che sono rilevantissimi, saranno volti allo scopo di rendere più rapida l’estinzione del debito.
Questa condizione di cose, che non è agevole pre vedere come verrà regolata, può produrre una sot trazione di moneta in danno del mercato inglese ed è forse in vista anche di questa eventualità che la Banca di Inghilterra fu peritante ad assecondare le tendenze al ribasso del mercato libero di Londra, e si decise solo ora.
Ad ogni modo è indiscutibile che la situazione mone teria estera è buona e se nulla particolarmente di ca rattere politico viene a suscitare timori ed apprensioni si manterrà tale per non breve periodo. Da noi però lo sconto continua ad essere al 5 e ‘/, e crediamo sia il più elevato in Europa. Anche tenuto conto delle nostre speciali condizioni ne pare che una ri duzione, sia pur lieve, dovrebbe essere attuata senza altro indugio.
— Da parecchi anni il pubblico industriale tedesco va esprìmendo il desiderio di veder riformata la legge sui brevetti ; le industrie chimiche in partico lare si sono lagnate per Y insufficienza della legge che non protegge quelli che hanno ottenuto brevetti contro le con tra dazioni fatte all’estero specie in ¡sviz zera. Per dare soddisfazione a un movimento d’opi nione così generale il Consiglio federale tedesco or dinò una inchiesta sopra 22 punti relaiivi all’appli cazione della legge e alla sua eventuale revisione e il Cancelliere dell’ impero istituì a questo scopo una Commissione composta di un comitato direttore di sette membri e di treutatre periti. Questa com missione ha recentemente pubblicato il resoconto delle sue deliberazioni, alcune delle quali ci paiono di interesse anche per l’estero e le riferiremo qui brevemente.
La legge tedesca attuale non protegge i prodotti chimici, ma soltanto i processi chimici e ciò per non impedire la scoperta e l’applicazione di processi sempre più perfezionati e più economici. Ma per ciò stesso la protezione della legge non è efficace che per le contradazioni commesse in Germania dove chi ha il brevetto può impedire l’uso del proprio pro cesso ; all’estero invece quest’ ultimo può essere uti lizzato senza controllo e le sostanze fabbricate in cotesto modo possono essere introdotte impunemente nell’ impero perchè il brevetto non è applicabile al
prodotto. I fabbricanti svizzeri ad esempio profittano
sopra una grande scala della facoltà che è loro con cessa di introdurre in Germania dei prodotti con tradatti e sono riusciti a fare una concorrenza note vole all’ industria tedesca delle materie coloranti.
Per mettere un termine a questo stato di cose la Commissione ha infatti proposto l’ introduzione nella legge delle due disposizioni seguenti.
« Sono escluse dalla protezione le invenzioni re lative a sostanze prodotte con processi chimici se queste invenzioni non comprendono nello stesso tempo un procedimento per la fabbricazione delle suddette sostanze. »Inoltre« quando l’oggetto dell’ invenzione consiste in un prodotto chimico e in un processo speciale di fabbricazione, il brevetto non estende la sua efficacia contro colui che fabbrica il detto pro dotto col mezzo di un altro processo o che mette in circolazione o in vendita un prodotto in tal modo fabbricato. »
Se queste due disposizioni sono introdotte nella legge l’ inventore di un prodotto chimico, nuovo sarà
protetto tanto pel suo prodotto quanto per il suo processo di fabbricazione, d’ altra parte le persone che produrranno la stessa sostanza con un altro pro cesso potranno ottenere, il brevetto per quest’ ultimo ed esercitarlo senza ostacoli.
Non contenta di aver chiusa così la porta agli abusi di cui si lagnava l’ industria chimica, la Com missione d’ inchiesta ha anche adottata la seguente dichiarazione a favore della applicazione del principio di reciprocità in materia di brevetti.
È opportuno che la concessione dei brevetti agli stranieri sia subordinata alla condizione che lo Stato al quale appartengono, accordi alla sua volta ai te deschi una eguale protezione per le loro invenzioni. Se queste proposte venissero accolte, il paese che più avrebbe a risentirne le conseguenze sarebbe la Svizzera la cui industria delle materie coloranti pro fitta, come dicemmo, della legislazione attuale per smerciare gran quantità di tali prodotti che essa contraffà. Ad ogni modo il maggior rigore che la Germania finirà per adottare in materia di brevetti mòssa a ciò dalla solita tendenza protezionista è tem perato dal principio di reciprocità che la Commis sione propone. Però questa inchiesta sui brevetti, prova ancor una volta come la marea dei brevetti che sale continuamente, renda molto spesso illusoria la protezione specie quando, giustamente, non si vo glia renderla tale da impedire i progressi industriali. Ma non ha forse fatto il suo tempo?
LA SITUAZIONE DEL TESORO
al 31 marzo 1887
Il conto del Tesoro alla fine di Marzo p. p. dava i seguenti risultati :
A t t i v o : Fondi di Cassa alla scadenza del
l’esercizio finanziario 1885-86. L. 389,740,050.68 Crediti di Tesoreria alla scadenza
dell’ esercizio suddetto . . . . » 41,741,299.06
Incassi dal 1° luglio 1886 a tutto
marzo 1887 (Entrata ordin.). . » 1,083,801,569.78
Entrata stra o rd in a ria ... » 112,803,702.39
Debito di Tesorer. a l31 mar. 1887. » 541,078,566.17 Totale. . . . L. 2,169,168,188.08
P a s s i v o : Debiti di Tesoreria alla scad.
dell’esercizio finanz. 1885-86. L. 535,845,994.65
Pagamenti dal 1° luglio 1886 a
tutto marzo 1887... » 1 ,1 7 9 ,452,240.61
Crediti di Tesor.* al 31 m. 1887 » 128,884,790. 26
Fondi di Cassa al 31 mar. 1887 » 324,985,162. 56
Totale . . . L . 2 ,1 6 9 ,1 6 8 ,1 8 8 .0 8 Dal prospetto degli incassi e dei pagamenti ap parisce che nel mese di marzo 1887 gli incassi am montarono a L. 128,317,025.36 con un aumento sul mese corrispondente del 1886 per l’ importo di L. 28,286,768.86.
Fra gli aumenti più notevoli meritano di essere segnalati: un aumento di L. 1,714,819 sullo tasse
in amministrazione del Ministero delle Finanze,
proveniente specialmente dalla tassa di registro per i contratti di vendita delle aree del foro Bonaparte e di piazza d’armi in Milano; un aumento di L. 7,977,415
dall’esau-Io maggio 1887 L’ E C O N O M I S T A 285 rimento degli stocìcs, per cui sono stati già intrapresi
gli sdoganamenti normali; un aumento di L. 16,489,049 sulle partite di giro a formare il quale concorsero per L. 4,600,000 i maggiori versamenti fatti a! Te soro dalla Cassa dei depositi e prestiti per il servi zio della cassa pensioni, e per il rimanente l’ in troito dei fitti dei beni demaniali destinati ad uso e in servizio di amministrazioni governative; un au mento di L. 1,300,000 sul titolo riscossione di
crediti che ha origine dal versamento fatto dall’am
ministrazione della marina a rimborso di fondi di scorta per le regie navi armate, e in (ine un au mento di L. 3,927,093 sui capitoli aggiunti pro venienti dall’incasso fatto per biglietti consorziali prov visori prescritti a favore dello Stato, e trova corrispon denza nell’uscita del bilancio del Ministero del T e soro, essendosi ritirati dalla circolazione, e annullati biglietti di stato di L. 3 per altrettanta somma.
1 ra le diminuzioni non troviamo da rammentare che quelle da L. 5,100,620 sul capitolo costruzione
di strade ferrate che deriva dal non essere stato
ancora provveduto alla alienazione del titolo ferro viario per far fronte alle spese di costruzioni.
I pagamenti nel mese dì Marzo ammontarono a Lire 144,184,093.20 contro Lire 83,790,169.52 nel marzo 1885.
Gli incassi dal 1° luglio 1886 a tutto marzo 1887 ascesero a L. 1,196,605,972.47 con una differenza in meno di L. 46,698,083.92 sul periodo corri - spondente dell’esercizio 1885-1886 e i pagamenti a L. 1,179,452,240.61 con una differenza in meno di L. 2,926,108.79 sul periodo predetto.
II seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi nel mese di marzo e le differenze con la previsione mensile del bilancio, che venne fissata nella somma di L. 143;252,261 e con gli incassi ottenuti nel Marzo dell’anno scorso.
e superiori di L. 28,286,768 a quelli ottenuti nel marzo dell’anno precedente. Quanto al minore in casso di fronte alla previsione mensile del bilancio dobbiamo rilevare che la differenza in meno è pro dotta dalla circostanza che le imposte dirette riscuo tendosi ogni due mesi, tanto la fondiaria, che la ricchezza mobile non figurano nel mese di marzo che per piccolissime somme.
Ecco adesso il prospetto della spesa che nel bi lancio di previsione figura per lire 141,865,765 al mese.
Pagamenti
Ministero del Tesoro... L.
Pagamenti nel marzo 37,065,558
Differenza col 12o pre ventivato — 25,676,611 Differenza coi pagam.i ottenuti nel marzo 1886 4-26,357,698 Id. delle finanze . . . 15,016,727 — 274,032 — 3,639,341 Id. di grazia giustizia 3,183,700 4 - 369,450 4 - 128,426 Id. degli affavi esteri. 772.248 4 - 118,657 4 - 142,236 Id. d ell’ istruz. pubb. 4,639,903 4- 1,561,207 4- 1,477,938 Id . dell’ in tern o... 6,71* ,998 4 - 1.409,288 4 - 1,225,427 Id . dei lavori pubblici 36,347,617 4-14, 304,855 +20,857,295 Id. della guerra... 25,990,577 4 - 3, 822, 698 4 - 6,004,344 Id. della m arin a ... 12,968,435 -t- 5,857,464 4 - 5,427,542 Id . d ell’agric. industr.
e com m ercio.. . 1.480,326 4 - 277,243 — 412,343 Totale... L. 144,184,0931-f- 2,313,328 +58,393,923
La spesa nel Marzo 1887 fu superiore di L i re 2,318,328 alla previsione mens. e di L. 58,393,923 ai pagamenti fatti nel marzo 1886.
Confrontando finalmente gli incassi e i pagamenti si hanno le seguenti differenze :
Entrate nel marzo 1887 . L. 128,317,025.56
P a g a m e n t i... » 144,184,093.20
Differ. in meno nelle entrate di L. 15,867,067.84 Nel marzo 1886 si aveva avuto :
Entrate...L. 100,030,256.30
Pagamenti. . . . » 85,790,169.52
Entrata ordinaria
Redditi patrimoniali... L . Imposta fon dia ria ... Imposta sui redditi di ric
chezza mobile .. ... Tasse in amministrazione
del Ministero delle F i nanze... ... Tassa sul prodotto del m ovi
mento a grande e piccola velocità sulle ferrovie. . . Diritti delle Legazioni e dei Consolati a ll’estero... Tassa sulla fabbricaz. degli
spiriti, birra, ecc... Dogane e diritti marittimi. Dazi interni di consumo,. T abacchi... s a li...
Multe e pene p ecu n iarie... L o t to ... .. Poste... ’ ’ * ' Telegrafi...
Servizi diversi ’ * ‘ * Rimb. e concorsi nelle spese Entrate diverse... Partite di g ir o ... . . . * * * ’ ’ | ’
E n t r a t a s t r a o r d in a r i a
Entrate effettiv e... Movimento di capitali... Costruz. di strade ferrate.. Capitali aggiunti per resti attivi... ...
T o t a le ... .L .
Incassi differenza
nel Differenza cogli incassi
marzo col nel marzo
1887 12° prevent. 1886 9,894,069- h 3, 503,955 4 - 523,005 53,743 —15, 214; 410 19,678 2,426,160 —14, 936,163 - 62,893 16,312,716+ 2, 201. 216 4 - 1, 714, 819 1,154,658 — 282,842 4- 118, 371 84,670 -1- 8,000 4" 5,616 3,364,083 4 - 534,917 4- 453,079 20,697,149 + 1.313,649 4 - 7 977,415 6,655,336 — 142,768 75 16,173,392 4 - 481,892 117,495 4,695,330 — 179,670 4 - 85, 689 648 4 - 488 4 - 474 6,076,493 — 298,507 974, 417 3,520,762 — 120,904 4- 414,311 993,143 — 38,934 54,467 1,468,497 — 148,494 + 35.988 1,008,888 — 879,577 301,844 347,842 — 269,008 4- 26,073 23,649,983 4-16,220,010 4-16 489,949 615,754 — 222,798
_
55.462 9,106,118 4 - 5,680,958 + 7 028,991 17,505 — 11,853.318 - 5 100,621 128,317,025 —14,945,240 4-28 286, 768Da questo prospetto comparativo apparisce che nel mese di marzo gli incassi furono inferiori di L. 44,945,240 alla previsione mensile del bilancio,
Differ. in p iù nelle entrate di L. 14,240,086.98
Le ferrovie italiane nel settembre 1886
Il reddito lordo di tutte le ferrovie italiane nel set tembre 1886 ammontò a L. 19,271,378 la qual somma confrontata con quella incassata nel settem bre 1885 presenta un aumento di L . 75,531.
Il detto reddito si divide fra le varie reti nella seguente misura : Settemb. 1886 Settemb. 1885 B ete Mediterranea. . L. » A d riatica... » » S icu la ... » Ferrovie V enete.. . . » » Sarde. . . . » » Diverse. . . » 9,82 6 ,5 2 4 7,709,000 707,199 108,400 125,958 797,297 9, 219,422 8,505,584 591,232 154,220 127,488 600,901 T o ta le ... L. 19,271,378 19,198,847
Il maggior prodotto di L. 75,531 ottenuto nel settembre 1886 si reparlisce come segue:
Dal 1° luglio a Urto settembre le ferrovie italiane ebbero un prodotto Ionio di L. fili, 197,717 eoo un aumento ili L. 1,152,431 sul trimestre corrispondente del 1883.
Ecco adesso ¡1 prodotto chilometrico di ciascuna linea : Rete Mòd:terranea.. Settemb. 1886 L. 5L223 Sette no. 1835
2
TÌ 86 » Adrmtica . . . . » 1,675 3 ,027 > Sicilia ... > 1,093 961 Ferrovie V e n e te .... » 774 1,101 » Sarde... » 306 310 » Diverse . . . » 857 843 Media chilometrica L. 1,728 1,832La inedia chilometrica diminuiva nel settembre del 1386 di L. 194 in confronto del corrispondente mese del 1883. È però da osservare che nel settem bre 1886 la lunghezza assoluta delle linee era di chi lometri 11,192 contro 10,323 nel settembre I8S3, e la lunghezza media di esercizio da chilometri 10,457 nel settembre 1883 saliva a 11,073 nel settembre dell’anno successivo.
Il prodotto lordo ottenuto nel settembre 1886 che abbiamo veduto essere di L. 19,271,378 dividevasi fra le varie categorie di rendite nella seguente misura :
Settern. 1886 Settern. 1885
V iaggiatoli...L . 7,928,629 7,959,827
B a g a g li... . » 283,193 341,699
Merci a grande velocità » 1,741,717 1 ,6 1 ',4 6 9
Merci a piccola velocità » 9,160,032 9,228,654
Prodotti fuori traffico » 160,807 49, 198
T o ta le .... L . 19,271,378 19,198,847
Nel settembre 1886 dettero maggior prodotto sol tanto le merci a grande velocità, e i prodotti fuori traffico. 1 viaggiatori, i bagagli e le merci a piccola velocità furono iu diminuzione.
La produzione dei metalli preziosi nel mondo
La produzione dell’oro nel mondo durante il 1885 ascese iu cifre tonde a doli. 101,580,000 cioè a lire italiane 507,900,000, e quella dell’ argento a doli. 125,000,000 equivalenti a lire it. 725,090.000.
La produzione dell’oro è rimasta pressoché sta zionaria da un certo numero di anni a questa parte come si rileva dal seguente specchietto :
Anno 1880 dollari . . . . 106,000,003 » 1881 > . . . . * 103.090,000 » 1882 » . 102,000,000 » lo 8 3 ... 97,000,030 » 1881 » . 99,000,030 » 1885 » . 101,003,030
Nella produzione dell’oro gli Stati Uniti di Ame rica tengono il primo posto, avendo avuto nel 1885 una produzione di 47,847 chilogr. del valore di doli. 51,800.(300; viene poi 1’ Austialia con chilo grammi 44,877 e con doli. 29,82 4 ,9 4 9 ; la Russia con cl.il. 38,125 e doli. 2 3 ,2 2 5 ,0 0 0 ; Venezuela con chil. 7,033 e doli. 4 ,6 7 4 ,1 3 2 ; la Colombia cou olii- logr. 5,802 e doli. 3,856,000 ed altri,
L’ Italia nel 1883 produsse 1 0 J oliilng. d’oro del valore di doli. 72,375 pari a lire italiane 361,875.
Nella produzione dell’argento è degno di nota il fallo che, non ostante il gran deprezzamento de'— l'araen o, la sua produzione nel mondo è cresciuta
n 1 - l i
progress: vanititi tu come apparisce dal segueule pro spetto. Anno 1880 dollari . . . . 96,700 > 1881 ... 102.003 » 1882 » ... 111.000 » 1883 » ... 1 7,000 » 1 8 8 1 ... 116. ooO , 1885 » ... 124,930 Gli Stati Uniti, comenel'a produzione dell’uro, tengo no il primo posto anche in quella dell’argeuio. Ne 1885 ne produssero ehilog. 1,241,578 per l’ importo di doli. 51,000,0 )0 ; Vengono poi il Messico con chi logrammi 772,010 e do I. 3 2 ,1 1 1 ,7 7 8 ; la Bolivia con chil. 581,986 e con doli. 16,000,()O0 ; la Ger mania con ddl. 250,339 e doli 9 372.898 ; il Chili con chil. 160,0 10 e doli. 6 ,6 4 9 ,0 0 3 ; l’Auslria-Un- gheria con eliti. 49,121 e d di. 2;034,0;il ; il Peiùcon chil. 47,822 e doli. 1,987,000 ed a ltr i...ori.
L’ Italia nel 1883 produsse 432 ehilog. d’argento del valore di doli. 17.949 pari a lire il I. 89,745.
L’aume to della produzione dell’argento di dol lari 116.500,000 nel 1881 a quasi 125 milioni nel 1885 è dovuta prìneipalmen.e al Messico e agli Siati Uniti, avendo le produzioni del Messico supe rato le precedenti di 5 m boni di dollari, e quella degli Stati Uniti di dollari 2,800,000.
La produzione argentifera dell’Australia e comin ciata nel 1883 con 25,523 chil. e con 1,918,279 doli. La produzione totale del 1493 al 1875 ascendeva a ehilog. 9.433.315 d’oro e a chi og. 180.514,185 d’argento, dando al rapporto del 13 1 ¡2 un valore di 85,584 miliardi. Con la produzione dei sette anni successivi si ha nei periodi dal 1493 al 1 8 8 1 :
Peso totale dell’oro . ehilog. 10,908,885
» » dell’argento » 203,951,203
il tutto fra oro e argento con un valore di lire 83,865,000,000.
L’AZIENDA DEI TABACCHI NEL 1885-86
Il comm. Castorina Direttore generale de'le ga belle pubblicava recentemente la relazione e il bi lancio industriale dell’ainministrazione dei tabacchi per l’esercizio finanziario dal 1° luglio 188-3 a tutto giugno t 8 8 i , e da questa pubblicazione togliamo quelle notizie e informazioni più importanti che si riferiscono più specialmente alla parte industriale dell’ azienda.
Il fatto più importante per il monopolio dei ta bacchi nell’esercizio 1 8 8 3 -1 8 8 6 fu il etmhiamento di tarlila attivato col 1° Gennaio 1886, ma l’egregio relatore osserva in proposito che il periodo troppo breve nel qua'e è stala applicala la nuova tariffa, non permette di analizzare esattamente i vantaggi che l’azienda dei tabacchi può aver ritratti, o aspet tarsene.
1° maggio 18S7 L ’ E C O N O M I S T A 287 Acquisti. — t tabacchi esotici in foglia introdotti
nei magazzini durante l'esercizio ammontarono a chi- logr. 18,975/101 rappresentanti un valore di Li re 20,115,913 e questa quantità introdotta è ass i maggiore di quella de l’esercizio precedente che fu di cidi. 13,439,021. U i tale .aumento, secondo la relazione è dovuto all’ intendime to dell’ainministra- zioue di aumentare le scorte di quesii tabacchi, le qua!i costituiscono i! fondamento delle lavorazioni nazionali. Riguardo ai prezzi di questi tabacchi, tro viamo che essi ebbero qualche miglioramento. La foglia americana Ketluchy dalla.media di L. 153,73 al quintale ribassò (inonda media ili L. 134,48 con una riduzione còsi del 12 ° /0 sui prezzi dell’ anno precedente. Anche le altre foglie esotiche, meno po che eccezioni, ebbero prezzi p ii bassi d. i precedenti. Tabacchi la i orati. — Durante I’ esercizio si acquistarono 142,392 chilngr. di tabacchi lavorati esteri per il prezzo di L. 536,841.33. In tali pio dotti entra o in larga quantità le spagnolette estere, e in proposito la relazione osserva che la fabbrica zione delle spagnolette nazionali va tuttavia pren dendo un notevole sviluppo, il quale è dovuto ai molti e importanti miglioramenti portati dalla ammi nistrazione nella loro confezione, tantoché la terza qualità sostiene già vittoriosamente la concorrenza estera.
Coltivazione. — I tabacchi indigeni esistenti il 30 Giugno 1884 nei magazzini deli’amtniuislrazione erano in tale quantità, da giusi firare una diminu zione abbastanza rilevante nel numero delle piante di cui doveva essere autorizzata la coltivazione nella campagna del 1883, ma per non turbare i rilevanti interessi di qum comuni nei quali la principale, od una del e principali industrie, è quella della pian tagione del tabacco per conto dello Stato, e nella speranza che proseguissero a mantenersi le condi zioni primiere circa l’ impiego dei tabacchi indigeni nelle lavorazioni delle nostre fabbriche, la coltiva zione per il 1885 fu autorizzata nelle stesse regioni e per lo stesso numero di piante 7 4,750,009 stabi lito per la precedente campagna del 1815.
I terreni per la coltivazione furono della esten sione di ettari 4065, con un insignilicaute aumeuto di ettari 36 su quelli dell’anno precedente e la col tivazione effettiva fu di piante 69,420,890 inferiore cioè di pia te 5.320,130 a quella autorizzata, e su periore di piante 1,610,553 a quella effettiva del 1884. La quantità ai netto di tabacco consegnato al ter mine della campagna fu di chil. 5,840, 134, cifra che supera quella del 1884 di chil. 1 42,874.
La spesa di acquisto dei tabacchi indigeni del raccolto 1885 ascese al netto alla somma di Li re 5,881/200.21 con uu aumento di I., 53,700.10 sulla spesa occorsa per la campagna precedente, ma il prezzo medio di costo del tabacco fu però uguale a quello dell’anno precedente.
La qua tità dei tabacchi indigeni esistente nei ma gazzini dell’amministrazione al 30 Giugno 1883 era dt chil. 10,814,732 e quella inventariala al 50 Giu gno 1886 salì a chil. 11,009,846 con una differenza in più di chil. 195,114 che rappresentano lo squili brio ornai costante che esiste ira la produzione e l’ impiego nelle lavorazioni.
Fabbricazione. — N>-l corso dell’esercizio 1883-83 vennero fabbricati 18,153,967 clnlogr. di tabacchi diversi con uu aumento di circa 1’ un per cento
sul-l’esercizio precedente. Considerando peraltro sepa ratamente ciascuno dei gruppi nei quali si suddivide la produzione, resulta che mentre, la quantità fabbri cata dei tabacchi da naso e ilei trinciati fu in dimi nuzione in confronto dell’ermo precedente del 3,49 e del 0,98 per cento respettivamente, quella invece dei sigari e «Ielle spagnolette aumentò quasi del 6 ° / 0. I più sensibili aumenti si riscontrano nei sigari scelti Virginia che superarono di circa 84,000 clnlogr. cioè del 12,37 o/0 la produzione dell’esercizio antecedente; nei comuni di l a qualità fermentati che danno un accrescimento di clnlogr. 321,000 e nei comuni di 2 a qualità alla paglia con uria maggior produzione di chil. 171,000. E la reazione osserva che l’ au mento sarebbe stato anche maggiore se il cambia mento della tariffa lasciando prevedere una diminu zione nel co suino, uon avesse consigliato di limi tarne la produzione, affine di mantenere possibil mente l’equilibrio fra produzione e smercio. Inoltre la relazione nota che nell’esercizio 1 8 8 3 -1 8 8 6 non si credè opportuno ili fabbricare il sigaro da 5 centesimi, di cui il Consiglio tecnico dei sali e ta bacchi ha approvato il tipo. Il nuovo sigaro da 3 centesimi sarà della lunghezza di millimetri 95, di grossezza corrispondente al peso di chil. 0,800 per 200 pezzi e composto ili 35 per cento di foglia Ken tucky e di 63 per cento di foglia indigena di l a e 2® classe.
Vendite. — Durante l’ esercizio più volte ram mentate, i tabacchi venduti animo itarono a chilo grammi 17,102,782 per un importo di L. 178,141,560 che costituiscono l’entrata effettiva. È da notare pe raltro che nel bilancio industriale è tenuto conto soltanto del prodotto della vendita ai rivenditori, che si riduce a L. 178,043,888, cui aggiunto il ricavato di altre vendite speciali si ha un importo comples sivo di L. 178,508,595.
Passeremo adesso a vedere quali furono i princi pali effetti dell’aumento della tariffa.
Riguardo ai trinciati l’aumento delle vendite con tinuò fino al 30 Novembre, e poiché la proporzione di tale aumento non solo non supera, ma è anzi al quanto inferiore a quella ottenuta nel 1884 85 in confronto all’esercizio precedente, ne consegue che si può ese'udere clic i consumatori abbiano fatto straordinarie provviste di trinciati in previsione del l’aumento dei prezzi. Dal 1° dicembre poi la ven dita dei trinciati non solo cessò di aumentare ma diminuì. Quanto ai sigari, nota la relazione, che l’au mento percentua'e della vendita nel primo periodò dell’esercizio non è normale, e l’anormalità, si attri buisce agli straordinari approvigiouame iti fatti dai consumatori in vista dell’ aumento de la tariffa. In sostanza il maggiore utile ottenuto per effetto del cambiamento di tariffa, supera di oltre 6 milioni di lire l’aumento ordinario di utili che si sarebbero rea lizzati con la vecchia tariffa, dato però che avesse pro- segn to I’ incremento normale delle vendite.
Chiuderemo questo riassunto col segnalare gli spo- stam-nli del consumo prodotti dall’applicazione delle nuove tariffe.