L’ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno V - Yol. IX
Domenica 28 aprile 1878
N. 208
IL PROTEZIONISMO IN ITALIA
Le idee e le opinioni svolte dal prof. Martello nella sua letteraal signor Potter, che abbiamo pubblicata, trovano la loro conferma in ciò che si scrive di noi al di là della Manica. Un giornale reputàtissimo di Manchester, parlando del nostro trattato di commer cio colla Francia, e prendendo argomento dagli articoli pubblicati nella Nuova Antologia dal sen. Alessandro Rossi, dice chiaramente (come ha detto il prof. Mar tello) che l’Italia è tanto favorevole al libero scam bio, quanto ne è contrario il suo Governo, e —- più del Governo — quel gruppo d’ uomini influenti, i quali, sotto lo impulso dei loro interessi peculiari, sanno e seppero sempre dirigere gli atti del potere.
E così veridico l’articolo del giornale di Manche ster, che non possiamo esimerci dal riprodurlo nei suoi brani più salienti, traducendolo fedelmente. Lo dedichiamo agii onorevoli Seismit-Doda e Cairoli, perchè sappiano almeno come si giudica in Inghil terra la parte eli’ essi stanno facendo sotto la pres sione di coloro che, alla stregua dei propri interessi personali, misurano gl’ interessi dì tutto il paese.
« La discussione parlamentare sul trattato colla Francia, dice il periodico di Manchester, merita la seria attenzione di tutti coloro che in Inghilterra tengono a cuore la gran causa della libertà del cc ,1- mercio, e in modo particolare vi devoro riflettere i membri del Cobden Club. Ma questa discussione non può essere intesa nel suo vero significato che se guendola in connessione agli articoli che compaiono nella Nuova Antologia della penna del senatore Ales sandro Rossi di Schio, dei quali, i due primi furono pubblicati nei numeri di agosto e di ottobre 1877, e il terzo in quello del mese u. s.
« È bene notare anzitutto che il senatore Rossi è probabilmente il primo manifattore di panni in Ita lia; se ha un rivale di pari importanza, questi de- vesi cercare nella casa Sella da lungo tempo stabi lita a Biella. Alessandro Rossi è I’ ànima e il cen tro del protezionismo italiano. Sotto la sua bandiera j stanno raccolti circa quaranta fra senatori e depu tati delle provincie venete, lombarde e piemontesi, i quali formano un corpo compatto ed egregiamente disciplinato. Questo gruppo concentra i suoi sforzi contro 1' attuale provvisorio ministero (for thè time
being) allo intento di forzarlo ad essere protezionista quanto lo possa consentire la condizione dei partiti
politici e della pubblica opinione. E fu la pressione esercitata da questo gruppo, e la sua pressione sol
tanto, che, tre anni or sono, fece dimenticare al
sig. Minghetti il suo antico amore per il libero- scambio, e lo indusse ad amoreggiare coi libertini
del protezionismo ( ivith Protectionist mantons). To stocnè il Depretis salì al potere, sorretto in partico- lar modo dall’ opera dei liberi-scambisti toscani, il senatore Rossi coi suoi lanzi ( lanzhnechtsj saltò ad dosso alla nuova amministrazione di Sinistra, ed al grido : .< i vostri principó di libero scambio o la vostra vita » (your free-trade principies or your
Uves) cominciò contro i nuovi ministri la stessa opera
coercitiva eh’ egli aveva praticata coi loro predeces sori. Ed ora che Depretis e i suoi colleghi non sono più al potere, i lanzi protezionisti dei senatore Rossi hanno, sotto gli ordini di lui, manovrato (have mhee-
led round), e stanno preparando lo assalto per con
quidere il sig. Cairoli, allo intento di trascinarlo ad atti ancora più decisamente protezionisti di quelli a cui si trova impegnato col nuovo trattato colla Fran cia, eh’ egli ha ricevuto come un legato economico dal sig. Depretis. »
« Il signor Ledru-Rollin, se la memoria non ci inganna, dopo essere stato costretto ad abbandonare alquanto precipitosamente la scena delle sue glorie politiche del 484-8, pubblicò, dal suo asilo d’Inghil terra, un’opera interessantissima che portava il ti tolo « Della decadenza dell'Inghilterra. » Essendo egli stato presentato al nostro venerabile classico, il vecchio Rogers, come l’autore della Decadenza del
l’Inghilterra, Rogers timidamente osservò: « Ho
udito parlare di questo vostro lavoro, ma presi er rore sul titolo : credetti che si chiamasse Della de
cadenza della Francia. » Si può credere che il
senrtore Rossi stia impiegando le sue ore libere nel comporre un simile lavoro, e come saggio di ciò ch’egli scriverà per combattere la politica libero- scambista del conto di Cavour, dà ora lezione al pubblico italiano, nelle pagine della Nuova Antologia sullo stato della straziante miseria a cui l'Inghilterra è stata ridotta dal signor Cobden e dai suoi di scepoli. » ...
238 L’ E C O N O M IS T A 28 aprile 1878 brose astrazioni del libero scambio, come il sole che
fa svanire i fantasmi della notte. Sono palpitanti di verità i quadri spaventosi dipinti da questa scuola sulle condizioni commerciali degli Stati civili! » . . « E voi, miserabili manifattori di Manchester, leggete religiosamente gli articoli del senatore Rossi, e state bene attenti a non porre il piede in fallo, chè il suolo britannico voi non dovrete mai difen dere dalle flotte e dagli eserciti dello straniero, si bene dagli stessi vostri fratelli e figliuoli, che ver ranno ad attaccarvi, dai porti del! Australia e del l’America ! Il senatore Rossi ve lo dice senza reti cenza e senza giro di frase, egli che sa così bene biasimare la incoerenza della legislazione inglese, la quale, mentre favorisce il libero scambio in ogni cosa, tiene il suolo nazionale a tutto beneficio del l’aristocrazia feudale ! ...È un cattivo vento quello che soflìa dall’Italia ! ...»
È un cattivo vento, in verità; e chi ne muovei mantici non è tanto la piccola forza dei pochi furbi, quanto quella formidàbile dei molti ingenui.
LA QUESTIONE FERROVIARIA IN FRANCIA
Sono pochi i paesi di Europa in cui il problema' del riordinamento delle ferrovie non s’ imponga al l’attenzione degli uomini di Stato e dei pubblicisti e non figuri in prima linea fra le questioni di ordine politico-sociale che aspettano ancora una soluzione defi nitiva. I Parlamenti del Piaghi I terra, della Germania, della Svizzera, dell’Austria, della Francia e dell’Italia sono di tempo in tempo chiamati ad occuparsene, ma dalle lunghe e spesso calorose discussioni che hanno luogo in seno ad essi, altro non si rileva se non che, tanto gli uomini pratici quanto gli scienziati di tutti i paesi sono ancora lungi dall’ aver fissato le loro idee sopra l’ arduo argomento, ed i principìi dell’ economia ferroviaria mancano ancora quasi del tutto di quel carattere di stabilità e dì generalità che valga a raccogliere intorno ad essi il prestigio e la forza di convinzioni scientifiche. In Italia ed in Francia la questione è in questo momento più viva, più incalzante ,he altrove e specialmente in Italia dove la situazione fa ta alle nostre reti, lo sconvol gimento di ogni sistema che abbia almeno l’appa renza di un assetto regolare, la condizione incerta, equivoca, provvisoria incuison state poste reclamano urgenti provvedimenti e rendono la posizione attuale più a lungo insostenibile. Ciò non pertanto 1’ opi nione pubblica, da noi generalmente più indifferente e meno illuminata, non si occupa del grave pro blema nè si agita con quella intensità, con quella serietà di propositi con cui 1’ abbiamo veduta anco in questi ultimi giorni agitarsi in Francia e permette che il governo sacrifichi a considerazioni e riguardi di partito il proposito di una pronta soluzione alta mente richiesta dal pubblico interesse.
Che cosa sia recentemente avvenuto in Francia a tutti è noto. Il governo come punto preliminare di un vastissimo disegno di costruzioni ferroviarie in teso a portare da 21 mila a circa 40 mila chilo metri l’estensione della rete ferroviaria francese d’in teresse generale, ha presentato al Parlamento di Versailles il progetto di riscatto di circa 2 mila chilometri costituiti da 10 linee secondarie pure di
interesse generale che trovavansi in condizioni finan ziarie tutt'altro che floride. Già fino dal mese di marzo dell’anno scorso quando si trattò di chiedere al Parlamento 1’ autorizzazione d’ incorporare nella rete della Compagnia d’ Orleans alcune di queste linee, una esplosione di rampogne, di attacchi, d’in vidie e di gelosie si suscitò nel paese e nell’Assem blea contro il monopolio delle sei grandi Società francesi e l’idea del riscatto quale scopo finale della politica economica dello Stato in ordine alle ferrovie fu lanciata destramente ed incontrò numerosi fau tori. L’idea fu per altro combattuta con forza e con larga copia di argomenti dagli organi più influenti e più competenti della stampa e se ne fece strenua avversaria quell’eccellente rivista che è 1’ Economi
ste français. Adesso il governo francese ha presen
tato e fatto accogliere il progetto di riscatto delle 10 linee secondarie, non come primo passo all’ av viamento di un regime generale e definitivo da ap plicarsi a tutta la rete francese, ma come solo espe diente per riparare agli imbarazzi finanziarii di queste linee, affrettandosi a dichiarare che nemmeno la questione dell’esercizio di esse intendevasi pregiudi cata fin d’ ora e che a questo riguardo il governo intendeva riserbarsi a prendere le ulteriori determi nazioni che avrebbe credute più opportune. La que stione del riscatto e dell’ esercizio per parte dello Stato si è in questa occasione risollevata di nuovo più aspra e più arde ite di prima, ed il signor Jacqmin, uo no provetto nell’am linistrazione ferro viaria, ha preso in un lungo art. ilo pubblicato nella
Revue des Deux Mondes del 13 marzo p. p. la difesa
del regime attualmente stabilito in Francia di cui i francesi forse per soverchio amore di nuovità si mo strano così poco teneri.
e spesso di entusiamo per cui le società incoraggiate dai primi risultati chiedono ed ottengono concessioni sostituendosi di sovente allo Stato nelle linee da esso costruite: il terzo periodo finalmente di completamento e quasi sempre al tempo stesso di scoraggiamento in cui nonostante le numerose costruzioni già fatte, le popolazioni reclamano di continuo nuove linee le quali essendo insufficienti a rimunerare il capitale consacratovi non possono essere intraprese dall’in dustria privata seriamente condotta, ed esigono di necessità l’intervento dello Stato. Lo Stato può trovare il suo tornaconto a queste costruzioni perchè oltre a soddisfare delle esigenze politiche spesso imperiose, può col maggiore valore dato alla proprietà nelle regioni da esse attraversate e con l’aumento della loro ricchezza compensarsi in certa misura mercè le imposte accresciute di una parte delle spese intra prese. La politica ha anche in un altro senso con tribuito largamente a porre in mano dello Stat > questi potenti mezzi di ricchezza, d’ incivilimento e di difesa con lo scopo di sottrarsi ad influenze a ragione od a torto temute; cosi è avvenuto nel Belgio che si è deciso al riscatto della rete .del Lussemburgo quando dopo aver vietato alla Società inglese concessionaria di stringere un contratto con cui si abbandonava l’esercizio della rete alla Società francese delle fer rovie dell’Est, si era quella rivolta ed aveva intavolato trattative con un altra Società in cui predovinavano l’influenza e gl’ interessi tedeschi e così è successo alla Sassonia ed alla Baviera per evitare di vedere funzionari prussiani presiedere all’amministrazione delle lo. o linee.
In tutti questi casi la prevalenza dell'esercizio governativo sopra quello privato è derivata da con dizioni affatto estrinseche ed accessorie, da suggeri menti di opportunità politiche o finanziarie, non da un maturo giudizio intorno all’ intrinseco valore dei due sistemi.
La Francia stessa, dice il sig. Jacqmin, ha fatto lo esperimento dell’ esercizio governativo dal 1819 al 1852. La Società concessionaria della ferrovia di Parigi a Lione che aveva impiegato il suo capitale disponibile in fondi dello Stato vide d’un tratto, dietro gli avvenimenti politici del 1848, sparire capitale e credito e si trovò nella impossibilità di far fronte ai numerosi impegni contraai in conseguenza del vivo impulso dato alle costruzioni delle sezioni fra Parigi e Digione. Il riscatto fu accolto come ultimo mezzo di provvedere a questa situazione disperata e l’ esercizio governativo fu subito provvisoriamente come una necessità dietro le difficoltà insorte per trovare una Società assuntrice dell’ esercizio. Del- l’ una cosa come dell’ altra si consolarono anco i meno favorevoli trovandovi, come il Wolo^vski « un’ occasione eccellente per sottoporre al crogiuolo dell’ esperienza e della pratica una questione che troppo spesso aveva divagato nel campo delle ipo tesi. s D’ altronde mentre il governo stesso ricono sceva gl’ inconvenienti dell’ esercizio diretto per parte dello Stato e manifestava il fermo proposito di adot tarlo soltanto in via provvisoria non mostrava mag gior fiducia nel sistema delle Società assuntrici. « Non si può dissimulare, diceva il ministro nella sua relazione che in ragione del capitale relativa mente piccolo che la Società concessionaria ha bi sogno soltanto di riunire, non si sono forse nell’ ap palto garanzie sufficienti d’ una gestione buona ed intelligente. Oliredichè si aggiungeva che una
So-j cietà assuntrice la cui esistenza deve cessare in capo a un piccolo numero di anni, può non pensare che a incassare durante il corso del suo affitto i più grossi proventi, senza curarsi dei perfezionamenti che Finte- j resse pubblico potrebbe esigere.
Furono nominate due commissioni incaricate di invigilare sotto 1’ alta direzione del governo ciascuno dei due tronchi in cui veniva divisa la rete. Il signor Jacqmin, dallo spoglio dei processi verbali delle adunanze tenute da queste, commissioni, fa rilevare tutte le cagioni di attrito che si produssero, tutti gli incagli che si frapposero al regolare andamento della macchina amministrativa. Nel passaggio fra i vari uffici governativi, nell’ adempimento delle numerose formalità burocratiche, le carte soffrono dei ritardi, vi si accumulano, le decisioni sono differite, provve dimenti di urgenza sono autorizzati dopo cessato lo scopo. Le commissioni si trovano continuamente alle preso con i funzionari dello Stato, i quali, par tendo dal principio che tutto ciò che è dello Stato, è cosa loro e che essi devono esserne ammessi al libero godimento, accampano continue pretese di favori, franchigie e viaggi gratuiti. Le commissioni si trovano_ deboli nel regolare tutti i minuziosi dettagli dei servizi accessorj di omnibus, di vetture, di navigazione etc. ; quando lo Stato rimane arbitro supremo e disinteressato protettore dell’ interesse generale, può esso con autorità definire le molteplici questioni che nascono in tutti i va ri i rapporti di un pubblico servizio, non così quando esso è parte direttamente interessata. Mentre le Commissioni fanno i più lodevoli sforzi per attirare il traffico sulla li nea, il ministro ritarda 1’ approvazione di spese u r genti alla conservazione delle merci, o rifiuta il cre dito occorrente alla costruzione delle tettoie che debbono ripararle, pel quale manca la sanzione legi slativa.
All’enumerazione di questi inconvenienti che si verificarono durante l’esperimento che ebbe termine nel 1852, quando la rinata fiducia permise la creazione della grande Società a cui fu ceduta la linea da Parigi a Lione il sig. Jacqmin fa seguire altre considerazioni di qualche rilievo. — La respon sabilità del Governo, egli dice, si dilegua general mente dietro le rigide disposizioni di un regolamento. Le vittime di un disastro ferroviario sulla rete della Società del Nord ottennero recentemente per via giudiziaria 814,000 franchi d’indennità; qual è lo Stato che consentirebbe a subire responsabilità pe cuniarie così forti? Esso avrà cura di porre a tariffa il valore di un dente, di una gamba, della testa del viaggiatore e cercherà di uscirne con pochi soldi. — Qual grave eccitamento dipoi non porgerebbe il riscatto alla cupidigia d’impieghi che offrono i vantaggi e l’ in fluenza di una posizione ufficiale ed i cui compensi ven gono offerti non in ragione dei servigi reali prestati ma dei servigi politici e del favore ministeriale! Il Capo stazione di una Società sta ordinariamente molti e molti anni nella stessa città, ne conosce il com mercio e procura con la sua influenza di facilitare le transazioni e i contatti giornalieri col pubblico; egli avanza di grado senza esser traslocato; divenuto funzionario governativo si vede in procinto di esser sbalestrato da un angolo all’altro del paese e si con sidera estraneo agli interessi degli uomini e delle località presso cui si trova.
-260 L’ ECONOM ISTA 28 aprile 1878 sto campo di esperimentazione, una innovazione viene
tentata da una, mentre altrove si opera un’ altra riforma. — Il credito pubblico inoltre trova nella molteplicità dei titoli una maggior salvaguardia. I titoli delle Società che hanno vita rigogliosa subi scono meno le oscillazioni della politica, offrono mag giori facilità per la loro trasmissione e per il pagamento dei cuponi che si effettua nella maggior parte delle stazioni. — Finalmente la speciale orga nizzazione delle ferrovie francesi si presta mirabil mente a passare senza inconvenienti ed instantánea mente nelle mani di coloro che debbono dirigerne il movimento in tempo di guerra e grazie all’ esi stenza di una gerarchia saldamente stabilita e di un ordinamento uniforme e compatto le autorità mili tari possono trovare un corpo di agenti ferroviari perfettamente disciplinati ed educati alle stesse regole i quali possono rendere all’esercito eccellenti servigi.
( Continua)
Società di economia politica di Parigi
Riunione del 6 marzo 1878sotto la presidenza del Sig. RenouAbd. Il sig. Garnier segnala all’adunanza un notevole articolo pubblicato nel Journal des Debats dal Mo- linari (che noi riportammo nel nostro numero passato) intitolato Leone XIII economista ed esprime la spe ranza che a poco alla volta si possa introdurre nei seminari l’insegnamento dell’Economia politica. In tal modo il clero cattolico diverrebbe più istruito, e non solo cesserebbe dal propagare sofismi socialisti, ma sarebbe un prezioso strumento di propaganda dei principii della scienza economica che ispirano la pace fra le classi e le nazioni : urbi et orbi.
La questione posta in discussione è la seguente:
La Marina mercantile è essa in decadenza? elle cosa può domandare allo Stato ?
Il sig. Cherot prova con la stafstica chela marina mercantile francese, la quale, mezzo secolo fa teneva il secondo posto, adesso è discesa al sesto e viene dopo l’Inghilterra, gli Stati Uniti, la Svezia e Nor vegia, l’Italia e la Germania. La Francia può dessa disinteressarsi dalla questione nascondendosi dietro il principio della libertà commerciale ?
Fino a che le nazioni saranno ili istatodi guerra quasi permanente, l’ applicazione del libero scambio dovrà tener conto delle questioni di opportunità. — Alcuni economisti credono che l’applicazione del li bero scambio porterebbe come conseguenza la ces sazione delle guerre : è più pratico il credere che la cessazione delle guerre potrà permettere l’appli cazione del principio della libertà assoluta degli scambi. La soluzione della questione secondo il sig. Cherot sta tutta in questo che bisogna assicu rare alla marina mercantile francese il carico di uscita. Ciò le darebbe una superiorità incontestabile sulle marine concorrenti poiché al ritorno potrebbe caricare a prezzo minore delle, altre. Per ottenere un tale resultato, visto che disgraziatamente i centri di produzione non sono come in Inghilterra vicini ai porti d’imbarco, bisogna ravvicinare le distanze re cando a compimento la rete ferroviaria, migliorando la tariffa generale, e ristabilendo la navigazione in terna tanto reclamata dalle camere di Commercio. — Bisogna impiegare a questo scopo un miliardo e
più; e non sarà mai possibile la resurrezione del l’industria della navigazione interna senza aver di sarmato le grandi compagnie del loro monopolio che ammazza ogni concorrenza.
Il sig. Siegfried è d’accordo in molte cose con l’oratore che lo ha preceduto e crede che si debba rimediare artificialmente alla decadenza della marina mercantile. — Siccome non si può ristabilire la sopratassa di bandiera che è da tutti condannata non resta che il sistema dei premi all’armamento.
Il sig. Siegfried conviene che ciò è contrario alle dottrine economiche, ma non vede altro mezzo per salvare la marina,
Il sig. Leroy Beaulieu crede che la decadenza della marina mercantile francese sia soltanto rela tiva. — Ad essa attribuisce le seguenti cagioni:
I o La popolazione francese è stazionaria, mentre gli altri paesi le cui marine superano la nostra, hanno una popolazione che cresce rapidamente.
2° La popolazione francese è casalinga, viaggia poco, le famiglie sono poco numerose.
3° Gli abitanti delle coste sono generalmente ricchi e non hanno interesse a farsi marinari.
4° Il Codice Civile assicura ad ognuno la sua parte di proprietà fondiaria e quando 1’ uomo può scegliere fra la proprietà d’ un campo e il triste mestiere del marinaro non può esitare.
Nessun rimedio può avere effetto contro cause tanto potenti. I premi alla navigazione saranno un mezzo per mantenere qualche anno di più sul mare un materiale invecchiato e riesciranno ad affrettare la decadenza: l’oratore invita i membri della società a giudicare dell’effetto dei premi fra quindici anri.
la sig. Garnier ha poco da aggiungere a ciò che ha detto il Leroy Beaulieu di cui divide le opinioni su questo argomento. Non ammetto che la marina francese sia in decadenza. Questa è una iperbole con l’aiuto della quale i protezionisti ed i sovvenzionisti inteneriscono e sorprendono l’opinione pubblica. Tut tavia la marina merca .tile è nel vero quando si lamenta dei regolamenti minuziosi e degli inciampi inutili che non esistono in altri paesi. E qui che il legislato.e deve intervenire per far cessare le cause di inferiorità. Non bisogna però dimenticare che tutte le industrie sono portate a laijentarsi esage ratamente per ottenere aiuti. Non è vero poi che la marina militare dipenda da quella mercantile e che questa possa reclamare qualche favore in vista dei soccorsi che potrebbe fornire alla marina mili tare. — Un tempo ciò poteva esser vero, quando la marina militare requisiva quella mercantile, ma oggi non è possibile in nessun modo che le navi mercantili servano da navi di guerra. — Le do mande di sovvenzione alla marina mercantile si ap poggiano sulla concorrenza che le ferrovie sovven zionate fanno al cabotaggio. Il Garnier crede che si faccia male a dare larghe sovvenzioni alle ferrovie e che si debba invece limitarne il monopolio. — Le industrie marittime non possono domandare allo Stato che la libertà, vale a dire la soppressione degli ostacoli, e la riforma delle tariffe doganali che produrrà l’aumento dei noli nei limiti del pos sibile.
me-ditare seriamente su questo argomento. Essi hanno sbagliato quando hanno creduto possibile e utile 1’emissione libera dei biglietti di banca, hanno sba gliato quando hanno creduto all’avvenire ed alla utilità della cooperazione, hanno sbagliato finalmente quando hanno proscritta la moneta d’argento: non v’ è egli il caso che abbiano sbagliato volendo sop primere la politica commerciale per abbandonarsi interamente alla fatalità del obero scambio?
Il Presidente ed il Sig. Fed. Passy credono che non si possa lasciare andare la discussione sul ter reno sul quale la porterebbe il Sig. Cornuschi perchè la causa della libertà è guadagnata: il Passy rin grazia il Cernuschi che ha chiamato almeno le cose col loro nome, mentre gli onorevoli colleglli che hanno domandato favori per la marina mercantile non hanno più il diritto di dirsi partigiani della li bertà delle professioni e degli scambi — Il Signor Cherot crede che in ogni paese vi siano industrie che quando sollrono non possano essere abbando nate a sè stesse, perchè d’ interesse pubblico, ed ha citato con la marina il ferro ed il carbon fossile — L’oratore afferma che uguali diritti potranno van tare i tessitori, i filatori, il vino, il grano, la carne, la lana e tanti altri prodotti. È sempre il caso del mercante di arringhe, citato da Roberto Peel, che reclamava una sola eccezione per la sua industria
affatto eccezionale. E Dio sa se le arringhe man
cano su nessun mercato nazionale. Ci si lamenta di mancanza di noli, ma quale altro mezzo vi sarà per averne, se non lo sviluppare gli scambi? L’abitu dine che abbiamo di far sempre appello alla tutela dell’ amministrazione, che è la negazione dell’ ini ziativa e dell’energia individuale ci impedisce di im parare a fare i nostri affari a nostro rischio e pe ricolo — Cessiamo una volta dal domandare ai governi più di quello che possono e debbono real mente darci, la sicurezza nell’esercizio della nostra professione.
Sembra che l’esperienza sia stata fatta perchè tutto si è tentato per proteggere artificialmente la marina — Si è mai veduta contenta?
Il Sig. Passy spiega come coi privilegi non si potrà mai giungere a nessun buon risultato, e dice terminando : io ho avuto occasione di trattare tale questione con gli interessati quindici anni or sono a Bordeaux, coi miei amici di quella città, che con tcio dispiacere ho trovato in contraddizione con loro stessi su questo argomento — Uno fra essi mi enu merava un giorno i pesi e gli ostacoli di cui do veva soffrire nel nostro paese l’ industria marittima ed io non poteva negare che fossero reali — Quale conclusione^ tirate dal vostro discorso, gli dissi dopo averlo ascoltato? Che siete fatalmente inferiori alle altre nazioni ed incapaci di lottare con esse ad armi uguali o che vi trovate, per causa della legislazione del vostro paese, fuori delle condizioni della vera con correnza. Naturalmente il mio interlocutore si attenne a questa seconda suposizione perchè nessuno vuole ammettere di esser di sua natura inferiore agli altri “ In tal caso, gli risposi, mi permetto di dirvi che sbagliate strada — voi domandate che si pongano ostacoli agli altri a vostro vantaggio, domandate invece che si cessi di impacciarci a vantaggio di altri ; sarà meglio per voi e per gli altri. Oggi, come quindici anni fa, è questa la vera condotta da tenersi, e la società di Economia Politica non può apertamente ammetterne altre.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Guida allo studio deH’Economia politica del doti. Luigi
Cossa, prof, di Economia politica, nella R. Univer sità di Pavia; 2“ edizione corretta ed aumentata. — Milano Hoepli 1878.
11 chiarissimo prof. Cossa ci dà questa seconda edizione di un libro, di cui noi già tenemmo pa rola. Mentre noi diamo, sincera lode all’egregio eco nomista per le cure apportate nuovamente al suo lavoro, e riconosciamo ben volentieri la larga eru dizione e l’esattezza delle sue ricerche; mentre non disconosciamo che egli ha reso un importante ser vigio alla storia della economia politica, non pos siamo modificare il nostro giudizio sul complesso dell’opera.1)
E così riguardo alla prima parte consentiamo con lui che la scienza e l’arte sono in uno studio come quello dell’economia politica così strettamente con nesse che in pratica riesce difficile il separarle; che le partizioni hanno una importanza relativa e che non bisogna esagerare la importanza del metodo induttivo, escludendo quello deduttivo, poiché è certo che le teorie più importanti furono dedotte da poche pre messe enunciate esplicitamente e più spesso sottin tese. Soltanto il processo induttivo deve completare quello deduttivo allo scopo di darci una riprova delle leggi trovate deduttivamente e di fornirci in sieme la spiegazione delle variazioni prodotte dal l’azione delle cause perturbatrici.
Quanto poi alla seconda parte, confermiamo quello che dicemmo. Il tuono ne è troppo dommatico ed assoluto. Pare a noi che il chiarissimo autore avrebbe dovuto seguire una di queste vie; o limitarsi a una semplice esposizione storica delle dottrine; ovvero giudicandole, dare le ragioni del suo giudizio.
Egli è seguace, seguace invero il più temperato, di quella scuola che afferma che l’economia politica è oggi in un nuovo periodo, nel quale bisogna va gliare tutto quello che era stato accettato fin qui. Tanto più egli avrebbe dovuto provare, provar sem pre e non affermare.
Siamo convinti che il valente economista non ci saprà male di queste nostre schiette parole; egli sa che pur dissentendo da lui qualche volta, abbiamo sempre reso omaggio al suo ingegno, alla sua dot trina ed alla temperanza del suo animo.
Elementi di scienza economica esposti secondo i nuovi programmi d’insegnamento per gli Istituti tecnici da Settimio Pipekno. — Roma, Paravia 1878.
Noi non sapremmo approvare la manìa dei pro grammi, questa malattia che travaglia i nostri go vernanti della pubblica istruzione. Pare a noi che quando lo Stato ha scelto un buon insegnante, gii dovrebbe lasciare piena libertà di dettare a suo modo la scienza che professa senza mettergli davanti la falsariga; poiché se l’insegnante sa, capisce da sè i limiti necessari del suo insegnamento; se non sa, tutti i programmi del mondo non varranno ad in fondergli la sapienza. A senso nostro i programmi non dovrebbero essere, per così dire, che poche linee generali che tracciassero lo scopo., dell’ istitu zione e null’altro. Sarebbe un sistema più razionale ed anco più conforme al decoro dei docenti.
Con questa convinzione nell’animo, non neghiamo che ci ispira sempre un certo senso di diffidenza un
262 L’ EC O N O M ISTA 28 aprile 1878 libro redatto secondo i programmi ministeriali; c’ è
sempre da temere che il valentuomo che lo ha scritto abbia stretto il proprio cervello in quel cer chio di ferro. E con questo timore abbiamo aperto il volume del Prof. Settimio Piperno, ma dobbiamo subito dire per amore di verità che egli ha saputo ridurre quell’inconveniente ai minimi termini, seb bene non abbia potuto sfuggirlo del tutto. E valga il vero. Il chiarissimo autore approva che i pro grammi ministeriali riguardino le varie scienze mo rali e politiche come altrettanti aspetti di una sola e grande scienza sociale, nè su questo abbiamo nulla da dire. Però movendo da questo principio, tratta con qualche larghezza aicune materie indicate da quei programmi in cui l’economia s’innesta colle altre scienze e particolarmente colla morale. E cosi dopo avere accennate le nozioni più generali, tocca subito della proprietà e comincia col mostrarne il fondamento giuridico, la quale ricerca veramente non appartiene all’Economia, per la quale la giusti ficazione della proprietà privata sta nell’utile gene rale dol'a Società.
E questo esempio ci serve anche per dimostrare che il sistema seguito dall’ egregio autore non sempre ,giova all’ordine migliore delle materie giac ché lo scopo accennato lo trae a parlare della pro prietà prima di aver parlato del valore, come parla del valore prima di aver data la nozione della ric chezza.
Con queste nostre osservazioni noi non vogliamo menomare il merito del libro, che è vero e reale; vogliamo dire soltanto che il nostro autore avreb be potuto evitare anche queste non gravi men de. Egli del resto si è proposto non solo di fare un libro secondo i programmi per gl’istituti tecnici, ma anche un libro, per così dire, di coltura gene rale, e se nel primo senso è riuscito a dare una buona guida agli alunni, dall’altra parte ha fornito ai lettori colti, ma non esperti degli studi economici la retta spiegazione delle più importanti questioni. Il prof. Piperno è al corrente dei progressi della nostra scienza; accoglie in generale le teorie più giuste e sane, nè il senso della opportunità cancella in lui l’ossequio ai prinoipii. Solo vorremmo che, dati i tempi che corrono, egli avesse meglio spie gato quelle eccezioni (benché rare e in cui bisogna andar piano) colle quali può essere opportuno tem perare il libero scambio. Certe proposizioni sono sempre pericolose, se il significato non ne apparisca chiarissimo.
Archivio ili Statistica — Anno II — Fascicolo III — Roma, Tipografia Elzeviriana.
Prime linee d’ una Statistiia delle Frenopatie in Italia. Discorso con cui il dottor Verga apri nell' Ospedale maggiore di Milano il corso di me dicina mentale per l’ anno 1877-1878. — Questo
lavoro è importante perchè è uno dei primi saggi fatti nello studio dell’ argomento delle frenopatie in Italia. L’ autore si vale non solo del censi mento ufficiale della popolazione del Regno, eseguito I’ ultima notte del 1871, ma anche di quello eseguito dai medici alienisti d’ Italia il 4 dicembre 1874, il quale ci fornisce dati preziosi benché, pur troppo incompleti. Varia moltissimo la proporzione dei pazzi dal Napoletano, ove se ne trova 1 per 903 abitanti alla Lombardia ove ve ne è uno per 433 abitanti. Non ci pare, per altro che da queste cifre si possano
trarre conclusioni circa l’ influenza della pazzia nelle diverse regioni d’ Italia.
La proporzione nella quale i pazzi sfuggono alle ricerche della Statistica, non è la stessa nelle diverse regioni, e sarà certamente maggiore nel Napoletano, ove pochissimi sono i manicomi e la popolazione meno civile che nella Lombardia, una delle regioni più civili d’ Italia, ove si trovano vasti e ben tenuti manicomi. E ancora devesi osservare, come ben nota anche 1’ egregio autore, che la provincia di Milano conta quattro fiorenti manicomi privati, ove si rico verano pazzi agiati non solo di varie provincie di Italia, ma anche della Svizzera, del Trentino e del l’Illirico.
Le diverse specie di frenopatie sono con ogni cura distinte e studiate dall’autore per quanto lo consen tono gli scarsi dati che abbiamo in proposito. Egli molto saggiamente si astiene dal trarne deduzioni troppo numerose che per l’ incertezza stessa dello basi, sarebbero necessariamente erronee.
Dell'Influenza dell’Orografia sulle stature. — C.
Lombroso — L’autore svolge alcune considerazioni tendenti a mostrare come la razza non sia 1’ unico fattore della statura finale dell’ uomo, ma vi abbia larga parte 1’ orografia. Le cifre sulle quali basa le sue conclusioni, sono qualche volta non troppo grandi, il che scema moltissimo la probabilità di verità di dette conclusioni.
D i alcune quistioni trattate dalla Giunta centrale di Statistica durante la sessione del 1877. — F.
Colaci. — I. Matrimonio religioso e matrimonio ci vile. Osservasi nel 1865 una grande proporzione di matrimoni, 9 per mille abitanti; nel 1866, anno in cui andò in vigore la legge sul matrimonio civile, detta proporzione scende a 5. 6 per mille abitanti, poi risale negli anni successivi a 6, 7 e 7. 2 la media annuale per gli 11 anni 1863-73 essendo di 7, 3. Questi risultatisi vogliono spiegare dicendo che nel 1863, essendo valido il matrimonio religioso, molte famiglie si affrettarono a far benedire le nozze dei loro figli dalla Chiesa prima che andasse in vigore il matrimonio civile; e, per un necessario contrac- co'po, nel 1866 scemò il numero dei matrimoni. Ci pare, per altro, che anche la guerra di quell’ anno deve avere avuto qualche influenza per scemare il numero dei matrimoni e, per essere imparziali, con verrebbe pure tenerne conto.
Il delegato del ministero di Grazia e Giustizia presentò alla Giunta di Statistica il risultato di spe ciali hdag’ai intraprese per conoscere il numero dei matrimoni puramente religiosi, di quelli celebrati solo civilmente e di quelli celebrati col doppio rito, ma si dovette riconoscere che quelle ricerche erano riuscite infruttuose perchè davano risultati che al l’ esame critico ed al confronto di altri dati presu mibilmente esatti, non reggevano. Ci duole vedere come appunto da questi dati tanto incerti T autore creda potere trarre la conclusione che convenga rendere obbligatoria la precedenza del rito civile sul religioso. È questa una quistione complessa, come quasi tutti i problemi sociali, che, per essere risoluta, ha bisogno di ben altre considerazioni che di quelle di poche e non esatte cifre. La sola conclusione che ci pare lecito trarre dalle cose esposte dall’autore è che la Statistica attualmente non ci può essere di alcun soccorso in questo studio.
opponendo-visi queste con ogni sorta di sotts-fugi. Vi si trova un sunto dell’ importante relazione del Comm, Cara vaggio.
III. Statistica dei proprietari. — Valore delle pro prietà. Ammontare del debito ipotecario.
Appunti di Statistica comparata delle Banche di emissione. — B. Stringher — Ottimo articolo ove
si trovano molte cifre e notizie preziose sulla circo lazione cartacea in Europa e negli Stati Uniti di America.
La Scienza statistica della popolazione. Prelezione
al corso di statistica presso la Regia Università di Roma Letta il 12 dicembre 1877. — A. Messedaglia.
Appunti dì statistica idrografica italiana. — A.
Baccarini.
Notizie varie e Bibliografia. Mortalità dell’ eser
cito italiano — Dot'. Sorniani capitano medico — Sul Pauperismo e s> ìa pubblica assistenza negli Stati Uniti — Geographie de la soie par Leon Clunet — Pro duzione della seta in Italia secondo notizie raccolte dal Comm. Pasquale De Vecchi.
I NOSTRI BILANCI
St a t o d i p r i m a p r e v i s i o n e d e l l a s p e s a d e i m i n i
s t e r i D EI LAVORI PUBBLICI — DELLA GUERRA — DELLA MARINA — PER L ’ ANNO 1878.
La spesa prevista come competenza dell’anno 1878 pel Ministero dei lavori pubblici, escluse le partite di giro, ammonta in complesso a lire 83,186,424.12, con una diminuzione sul bilancio di definitiva pre visione del 1877 di lire 48,431,195.70.
La prima Categoria « spese effettive » segna la cifra di lire 85,086,724.12 con un aumento di lire 6,324,492.74, e la seconda Categoria « T ra
sformazione di capitali » tocca le lire 99,700 con
una diminuzione di lire 54,755,688. 44.
Limitandoci a notare come l’aumento derivi dalle spese tanto ordinarie quanto straordinarie e come a formarlo concorrano quasi tutte le classi di spese in cui la categoria medesima è suddivisa, osserve remo piuttosto come nella categoria seconda la di minuzione ricada per lire 2,453,300 sulle spese per costruzioni di stabili e per lire 52,302,388. 84 sulle spese per costruzioni di ferrovie. Però quella diminuzione è apparente. Sul primo punto la dimi nuzione si riduce a lire 2,453,300. Quanto poi alla costruzione delle ferrovie, occorrono per la Ligure 3 milioni, per l’alta Italia 16, per le Calabro-Si- cule 25, pel pagamento in via di transazione alla impresa Vitali-Cliarles-Picard e Compagni IO. — Il Governo per provvedere a tali spese chiede di es sere autorizzato ad emettere tanta rendita consoli data 5 per 100 quanta basti a ricavare la detta somma di 54 milioni. Cosicché la previsione di com petenza del 1878 sarà in totale di lire 139,186,424.12 e così di fronte al 1877 superiore di 1.5,568,804. 30.
Riferiamo ora le cifre dei bilanci della guerra e della marina, senza trattenerci sui particolari, trat tandosi di materie così speciali.
La spesa del Ministero della Guerra ammonta per la parte ordinaria a lire, 174,237,398. 72, per la parte straordinaria a lire 27,206,000, in totale a lire 201,443,398. 72. Detratte le partite di giro, la
spesa reale ammonta a lire 196,008,000. L’aumento di fronte al 1877 si riduce in definitivo a lire 2,675,280.
Quanto al Ministero della Marina, il totale pre senta la cifra di lire 52,484,916. 39.
NOSTRA CORRISPONDENZA
Parigi, 25 aprile 1878.
U ltim i p rep arativ i dell’Esposizione — Il campo d i M arte — L ’ a scensore del Trocadero — Le presidenze e le vice-presidenze delle diverse sezioni — L ’ in augurazione del m onum ento a Fe
d e r ig o Ba s t ia t — Il discorso del sig. Leon Say M inistro delle F inanze.
Mi sarebbe impossibile descrivervi la febbrile at tività colla quale si lavora neile varie sezioni del l’Esposizione per fare in modo che il I o di maggio tutto possa essere in pronto per l’ inaugurazione. È già stabilito però che in detto giorno, dopo che avrà avuto luogo la cerimonia dell’ inaugurazione coll’in tervento solenne del presidente della Repubblica, dei ministri, di tutte le autorità, dei membri delle com missioni, di tutto il mondo ufficiale insomma, e dopo che il presidente della Repubblica avrà pronunciato il suo discorso d’ inaugurazione, l’Esposizione verrà chiusa per alcuni giorni e verrà riaperta il dì 12, quando cioè tutto sarà definitivamente terminato, tutte le sezioni saranno in regola, e gli oggetti di sposti nei luoghi rispettivamente assegnati.
Al Campo di Marte è dove si lavora anche più alacremente che negli altri posti : le vetrine, gl’ im palcati sono terminati.
Nella galleria delle macchine si lavora continua mente per terminare il collocamento, ed è certo che questa immensa officina meccanica presenterà un aspetto ammirabile.
Giovedì scorso si fece I’ esperimento della forza di un gruppo di caldaie che debbono fornire la forza motrice alle macchine della sezione francese. L’espe rimento al quale fu sottoposto questo gruppo di cal daie, composto di tre generatori inesplosibili Belle- ville della forza di 300 cavalli, riuscì perfettamente. — Nella grande galleria sud, che si trova di fronte alla scuola militare, si lavora alacremente per met tere in pronto la sezione destinata alle industrie che fabbricano dinanzi al pubblico.
Anche nelle sezioni straniere regna grande anima zione; ieri l’altro il grande viale detto delle sezioni
estere era ingombro di vagoni.
L’ Italia lavora a porre a posto i numerosi oggetti appartenenti olle belle arti ; l’Austria e la Rus sia sono molto innanzi, e un gran numero delle loro vetrine sono già adorne di oggetti; l’ Inghilterra e gli Stati Uniti hanno alcune parti delle loro esposi zioni del tutto compiute. Fin d’ ora sì può prevedere che la stupenda esposizione organizzata dal principe di Galles, riuscirà veramente splendida per la grande quantità di gioielli, di oggetti di valore, di pietre preziose, di stoffe dai colori svariati e bizzarramente disegnati ; per la collezione di armi cesellate, adorne d’ oro e di pietre.
264 L’ ECONOM ISTA 28 aprile 1878 I commissari generali dell’ Esposizione hanno te
nuto un’ adunanza sotto la presidenza del ministro di agricoltura, industria e commercio per designare le nazioni alle quali debbono essere date le presi denze e le vice-presidenze dei nove gruppi che compongono la serie degli oggetti esposti. In una precedente riunione era stato deciso cne la Francia avrebbe la presidenza di quattro gruppi, e che le cinque altre presidenze verrebbero date agli altri Stati. Ma nell' ultima adunanza venne deciso che allorché la presidenza d’un gruppo appartenesse alla Francia, 1’ una delle vice-presidenze verrebbe -data ad un’ altra potenza e reciprocamente.
Le presidenze e le vice-presidenze sono state di stribuite nel modo seguente :
1° gruppo — (Oggetti d’ arte) presidenza: Italia (commissario gen. Demarchi); vice presidenza: Fran cia e Svezia.
2° gruppo — (Educazione e insegnamento mate riale delle arti liberali). Presidenza: Francia; vice presidenza: Stati Uniti e Francia.
5° gruppo — (Mobilia e accessorii). Presidenza: Francia; vice presidenza: Svizzera.
4° gruppo — (Tessuti, vestimenti, accessorii). Presidenza: Austria; vice presidenza: Francia e Por togallo o Danimarca, a loro scelta.
5° gruppo — (Industrie estrattive, prodotti greggi od operati(. Presidenza: Belgio; vice presidenza: Francia, Svezia e Norvegia.
6° gruppo — (Utensili e mezzi delle industrie meccaniche). Presidenza: Inghilterra; vice presi denza: Francia e Russia.
7° gruppo — (Prodotti alimentari). Presidenza: Francia; vice presidenza Francia e Spagna.
8° gruppo — (Agricoltura e piscicoltura). Presi denza: Francia; vice presidenza: Austro-Ungheria e Francia.
9° gruppo — (Orticoltura). Presidenza: Paesi Bassi; vice presidenza: Francia e Portogallo o Da nimarca.
Mentre mi riserbo di parlarvi nella mia prossi ma lettera della cerimonia di apertura della Espo sizione e di potervi dare più ampli particolari sulla medesima, lasciate che ora io vi parli di una festa che interessar deve tutti i cultori della scienza eco nomica, dappoiché in essa fu reso omaggio ad una delle sue glorie: voglio parlare della inaugurazione del monumento a Fe d e b i o o Ba s t i a t.
Non mi intratterrò a parlarvi della vita di Bastiat e delle sue opere che e 1’ una e T altre sono ben note: dagli articoli del giornale da lui fondato Le libre
Echange ai suoi Sophismes Economiques la vita di
Bastiat ed i suoi scritti sono tutta una battaglia com bàttuta a lavore della rivoluzione economica solleva tasi contro le teorie del protezionismo.
Disgraziatamente il tempo non ha favorito la festa. Un terribile uragano aveva nella notte dal 22 al 23 deteriorato grandemerte i preparativi fatti nelle vie e nelle piazze; ed anche durante il giorno 23 la pioggia cadeva a rovesci, mentre qua e là si vede vano alberi abbattuti e sradicati e i guasti -della pioggia e del vento per ogni dove.
Alla piazza di Mugrón, che come sapete è la patria di Bastiat, è stato imposto il nome del grande eco nomista ed ivi è stata elevata la statua o meglio il
busto di lui. . s
A piedi del busto, in ginocchio sui gradini vedesi la lam a che scrive a lettere d’ oro su d’ una placca
di marmo nero queste parole Cobden et la Ligue —
Sophismes économiques — Harmonies économiquts.
Sulle altre facce del monumento si legge la data dell’ inaugurazione, poi T enumerazione degl’incarichi affidati a Bastiat, che fu giudice di pace a Mugron, crrnsigliere generale delle Landes, rappresentante na zionale alle Assemblee costituente e legislativa.
Finalmente quest’ ultima iscrizione:
A Federigo Bastiat, i suoi ammiratori ed amici.
Di fronte alla statua si eleva un grande impalcato bellamente decorato con frondami e con scudi nei quali si vede la cifra di Bastiat e degli oriflammi di ogni colore.
Ad un’ ora dopo mezzodi la pioggia cessa e sembra che un raggio di sole voglia contribuire a rendere più bella la festa di onoranza al grande economista.
La piccola Mugron prende un aspetto sempre più animato. Le fanfare percorrono le vie suonando le loro più liete armonie. Sulla piazza e sui viali ove deve aver luogo la corsa dei tori, la folla si stringe compatta animata, vivace.
Ad un’ ora e mezzo il signor Say che, cogli altri funzionari si è trovato in casa del sig. Cès-Caupenne, consigliere generale, si reca sulla piazza e prende posto nell’ impalcato di fronte alla statua.
Il corpo elettivo, i magistrati, i funzionarli si af follano dietro all’ on. ministro delle finanze. La folla che in questo momento si accalca sulla piazza è considerevole.
Si fa un silenzio profondo e il signor Leon Say pronuncia nu magnifico discorso, del quale mi piace darvi un breve sunto, nell’ impossibilità d’inviarvelo per intero.
L’ oratore incomincia col fare T elogio di Bastiat, del quale rammemora la vita e gli scritti, e narra come 1’ esempio di Cobden e degli altri liberi scam bisti inglesi, indirizzasse Bastiat nella via degli stridii economici. Parla della formazione della lega francese pel libero scambio e fa notare come a tale istituzione Bastiat contribuisse grandemente, mentre in pari tempo lottava — nel 1848 — contro Proudhon e contro i socialisti. — Il sig. Say ha poi fatto osser vare come Bastiat non fosse uomo di partito, il clic fece in modo che non avesse una parte notevole nel governo parlamentare, il quale, ha detto T oratore, altro non è se non che il governo del paese per mezzo
dei partiti. Di questo sistema I’ oratore pone in ri
lievo i vantaggi e ne addita tanto in Francia quan to altrove resultati che egli mostra pienamente so disfacenti. Ma Bastiat era una personalità troppo notevole per potere sofferire il giogo dei partiti; egli era un repubblicano conservatore, ed oggi, dice il sig. Say, lo avremmo avuto con noi per la fonda zione della repubblica conservatrice.
L’ oratore ha fatto quindi un parallelo fra Bastiat e Thiers, ponendo in rilievo come essi per le loro teorie economiche fossero ai poli opposti, ma ciò non impedì loro, disse il sig. Say d’ incontrarsi sullo stesso terreno per due volte. Essi si trovarono d’ac cordo nel 48, quando si trattò di difendere la pro prietà contro il comuniSmo ; eppoi quando si trattò di consolidare la repubblica moderata.
suo dire: « 11 grande punto rii vista dell’ economia politica, quello che Bastia! ha sì eloquentemente po sto in luce, il punto di vista del consumatore pare dimenticato. Eppure il consumatore è tutti ; è, in realità, il paese stesso che chiede di provvedersi li beramente al prezzo più mite che gli è possibile, su tutti i mercati del globo. Ma il consumatore non parla più ; Bastia! era la sua voce ; Bastiat non è più; non ha più voce.
« Oggi non si ragiona più, dacché solo si ragiona dal punto di vista dei produttori ; è ad essi che si chiede se la legislazione dia loro noia. Si dimentica di fare la stessa domanda ai consumatori. Questa dimenticanza è naturale, dacché non si trova alcuno che risponda in loro nome. Ma se ne deve inferire che i produttori debbano essere tenuti da parte, e che non s’ abbia a dare ascolto ai loro lamenti? Tutt’ altro, perchè appunto studiando i loro bisogni, s’ imparerà quali transazioni bisogna risparmiare, quali siano i diritti acquistati che bisogna rispettare, la giusta misura insomma che è d’uopo tenere. Ma questi provvedimenti spettano al! amministrazione ; costituiscono l’ arte di governo ; non formano una dottrina.
« Io rimpiango di non vedere più sventolare in aria colla stessa arditezza d’altri tempi quel grande vessillo del libero scambio, sul quale Bastiat scriveva non ha guari : Non devonsi pagar tasse se non allo
Stato. »
Questo discorso del sig. Say è stato unanimemente applaudito, e possiamo dire che la solennità che si è data all’ inaugurazione del monumento a Federigo Bastiat, è stata degna dei meriti del grande econo
mista. J.
PRODOTi! DELLE FERROVIE ITALIANE
re! febbraio 1878Riportiamo dal Monitore delle Strade Ferrate il prospetto dei prodotti delle ferrovie italiane riferi bili al mese di febbraio 1878, confrontati con quelli del febbraio 1877 ed in relazione a quelli del mese precedente.
Il prodotto generalo lordo del mese di feb braio 1878 (dedotta la navigazione sui laghi) ascese a L. 10,291,524, ed è composto come segue:
Viaggiatori...L. 4,352,992 B agagli...» 181,871 Merci a grande velocità . . » 1,016,505 Id. a piccola velocità . . » 4,680,779 Prodotti d iv e r s i...» 62,377 Totale L. 10,294,524 Tale prodotto è poi ripartito come segue : Ferrovie dello Stato
Ferrovie di diverse So cietà esercitate dalla Società del Sud del l’Austria. Romane Meridionali Sarde Torino-Lanzo Tonno-Rivoli Vicenza-Thiene-Schio Vicenza-Treviso e Pa dova-Bassano
Si ebbe dunque nel febbraio 1878 una diminu zione di L. 269,235 in confronto de! febbraio 1877. Diminuirono le ferrovie dello Stato di L. 46,246; quelle esercitate dalla Società Austriaca di L. 27,935; le Romane di L. 18,699; le Meridionali di L. 214,614; , le Sarde di L. 489; la Torino-Lanzo di L. 1,470;
e la Vicenza-Thiene-Schio di L. 1,485.
Aumentò invece la Torino-Rivoli di L. 540 ; e si aggiunsero L. 41,163 per le linee Vicenza-Tre viso e Padova-Bassano, che nel febbraio 1877 non erano in esercizio.
Devesi qui notare che la lunghezza totale delle linee in esercizio, che nel febbraio 1877 era di chi lometri 7860, nei febbraio 1878 era invece di chi lometri 8186, come nel gennaio, non essendosi nel detto mese aperto alcun nuovo tronco.
I prodotti poi dal 1° gennaio a tutto febbraio 1878, in confronto di quelli dello stesso bimestre 1877, furono i seguenti :
Ferr. dello Stato L.
1878
12,259,656 L.
18 77
12,257,374 Ferrovie di diverse Società
esercitate dalla Società
del Sud dell’Austria » 1,061,786')» 1,024,375')
Romane » 4,507,467 2,947,067 » 4,079,844 Meridionali » » 3,571,880 Sarde » 137,893 » 142,627 Torino-Lanzo >» 53,269 » 57,572 Torino-Rivoli » 18,024 ì) 17,733 Vicenza-Thiene-Schio » 27,418 » 35,337 Vicenza-Treviso e Padova-Bassano » 78,070 » — Totale L. 22,022,966 L. 22,146,993 Si ebbe dunque nel 1° bimestre 1878 una dimi nuzione totale di L. 124,027 in confronto dell’eguale bimestre 1877.
Aumentarono le ferrovie dello Stato di L. 2,282; quelle esercitate dalla Società Austriaca di L. 9,476 ; le Romane di L. 427,623; e la Torino-Rivoli di L. 291. Vi si aggiunsero poi L. 78,070 per le linee Vicenza-Treviso e Padova-Bassano, che nel 1° bi mestre 1877 non erano in esercizio.
Diminuirono invece le Meridionali di L. 624,813; le Sarde di L. 4,734; la Torino-Lanzo di L. 4,303;
e la Vicenza-Thiene-Schio di L. 7,919.
Il prodotto chilometrico delle diverse linee in eser cizio nel mese di febbraio 1878 confrontato con quello del 1877, presenta le cifre seguenti : Ferrovie dello Stato . . . L.
1878
1,583 L.
1877
1,647 » esercitate dalla Soc.
Sud-Austriaca . . » 997 » 1,027 ■» Romane... » 1,184 » 1,195 » Meridionali. . . . » 960 » 1,108 » Sarde... » 342 » 344 Ferrovia Torino-Lanzo. . . » 817 » 863 » Torino-Rivoli. . . > 760 » 715 » Vicenza-Thiene- Schio ... » 474 >1 523 » Vicenza-Treviso e Padova-Bassano . . 384 » — Media complessiva L. 1,268 L. 1,338 *) Queste cifre sono evidentemente errate, ma noi non siamo in grado di correggerle, e dobbiamo quindi riferirle come sono, richiamando però su esse e sui troppo frequenti errori che si riscontrano in queste pubblicazioni ufficiali, tu tta l’attenzione della L. 1878 5,860,785 18 7 7 L. 5,907,031 » 932,316 » 960,251 » 1,950,249 » 1,968,948 » 1,392,403 » 1,607.017 » 68,108 » 68,597 » 26,150 » 27,620 » 8,586 » 9,126 » 14,224 » 15,709 » 41,163 »
266 L’ ECO N O M ISTA 28 aprile 1878 Si ebbe dunque nel febbraio 1878 una diminu
zione di L. 70 in confronto del febbraio 1877. Diminuirono le ferrovie dello Stato di L. 64 ; quelle esercitate dalla Società Austriaca di L. 30; le Romane di L. 11; le Meridionali di L. 148; le Sarde di L. 2 ; la Torino-Lanzo di L. 46; e la Yivenza-Thiene-Schio di L. 49.
Aumentò invece la sola Torino-Rivoli di L. 45. Il prodotto chilometrico durante il periodo dal 1° gennaio a tutto febbraio 1878, confrontato con quello del 1° bimestre 1877, presenta le cifre se guenti :
Ferrovie delle Stato . . . .
1878 L. 3,311 L.
1877
3,427 » esercitate dalla Soe.
Sud-Austriaca . . » 2,132 5» 2,122 » Romane . . . . « 2,736 » 2 477 » Meridionali . . . « 2,032 » 2,463 » Sarde... » 692 >) 746 Ferrovia Torino-Lanzo . . » 1,664 » 1,799 » Torino-Rivoli. . . » 1,502 » 1,477 » Vicenza-Thiene- Schio ... » 914 » 1,177 » Vceinza-Treviso e Padova-Bassano . . » 729 » Media complessiva L. 2,714 L. 2,810 Si ebbe dunque nel 1° bimestre 1878 una dimi nuzione complessiva media di L. 96, in confronto del bimestre 1877.
Diminuirono le ferrovie dello Stato di L. 116; le Meridionali di L. 431 ; le Sarde di L. 24 ; la Torino-Lanzo di L. 135 ; e la Vicenza-Thiene-Sehio di L. 263.
Aumentarono invece le ferrovie esercitate dalla So cietà Austriaca di L. 10 ; le Romane di L. 259 ; e la Torino-Rivoli di L. 25.
RIVISTA DELLE BORSE
F iren ze, 27 aprile. L’ avvenim ento più im p o rta n te della s e tti m ana per il m ercato dei valori p ubblici, fa Faccettazione in m assim a da p a rte della R us sia e dell’ In g h ilte rra dei sim u ltan eo a llo n ta - n a m e u tj delle tru p p e russe da C ostantinopoli e della flotta inglese dal M ar di M arm ora. Questo pro g etto ideato dalla cancelleria g e r m anica e che predispose al rialzo la m ag g io r p a rte delle Borse d’E uropa seg n a ta m e n te quella di P a rig i, venne p er altro fin da p rincipio considerato come difficilm ente a ttu a b ile , p e r chè si capi bene che se era facile proporre questo ritiro sim ultaneo si rendeva però d if ficile l’ in ten d ersi su lla m isu ra della distanza, che ciascu n a delle due potenze avrebbe do vuto prendere. Sono passati in fa tti diversi giorni, ma il telegrafo finora non h a saputo dirci a che p u n to sieno g iu n te le p ra tic h e per questo p ro g ettato allo n tan am en to . A nche i m ag g io ri g io rn ali delle potenze p iù d ire tta m ente in te re ssa te n ella questione orientale, furono pieni di reticenze. A lcuni si lim itaro n o a porre in g u a rd ia il pubblico contro sover chie speranze ; a ltri p u r accennando che le tra tta tiv e erano bene avviate, non nascosero
u n a q u a n tità di se, di ma oscuri, m inacciosi, come quei p u n ti neri im p ercettib ili che te n gono avvisato il n a v ig a n te g u a rd in g o a dif fidare della bonaccia. A ren d ere poi la s itu a zione più confusa e in c e rta si a g g iu n se la m a la ttia dei due g ra n cancellieri russo e g e r m anico. Conviene dire che il caso g iuoca ta l v o lta dei b r u tti tir i, m a non è da m e ra v i g liarsene, perchè la questione o rien tale è u n a di quelle che lascia tem ere sem pre nuove sor prese.
L a confusione fra tta n to , e l’ incertezza che dom inarono su ll’orizzonte politico, si riv e rb e rarono sul campo degli affari, e q u in d i il m er cato dei fondi p u b b lici trascorse oscillante, e senza deciso indirizzo.
A P a rig i la se ttim a n a esordi calm a e p riv a d’interesse per rag io n e, in parte, delle feste pasquali, ed anche perchè sabato scorso il m ercato erasi troppo riscaldato alla no tizia di un accordo per il prossimo congresso, notizia che non ebbe alcu n seguito, e che fu g iu d i c a ta p rem atu ra. P iù ta rd i com inciarono a p re valere c a ttiv e disposizioni, e q u in d i t u tti i valori chiudono con p e rd ita , essendo caduto il
5
Op) francese da 110, 05 a 1 0 9 ,3 7 ; il 3 0[0 da 72,75 a 72,10, e la ren d ita ita lia n a da 71, 90 a 70,70.A L ondra il m ercato sostonuto nei prim i g iorni, chiude con ribasso in tu tti i valori. I consolidati in g lesi da 95 1(16 declinarono a 94 6[8; la re n d ita ita lia n a da 71 a 70 lp2, e la tu rc a da 8 1[2 a 8 lj 16.
V ien n a e B erlino ebbero lo stesso andam ento cioè sostenute nei prim i g io rn i dell’o ttav a, d e boli, e con ribasso alla c h iu su ra.
In Ita lia alla p ari delle a ltre borse di E u ropa a lte rn a tiv e rap id e e 'c o n tin u e di tim o ri, e di speranze si avvicendarono secondo che le notizie p o rta te dal teleg rafo avevano un significato p iù , o m eno rassic u ra n te , e il r e su ltato di u n a ta l situazione, fu che g li a f fari a term in e furono g en e ra lm e n te lim ita ti, e le tran sa z io n i quasi esclusivam ente circo- sc ritte ai valori g o v ern ativ i.
G li acquisti al c o n tan te di re n d ita 5 0|0 furono al c o n trario molto num erosi, ed ebbero p er effetto di ren d ere scarsi i tito li sul m er cato, e di d im in u ire altre sì i rip o rti fra il co n tan te, e l’a term in e. Ciò deve se rv ite di a v v ertim en to ai ribassisti, affinchè non si av v e n tu rin o ad a u m e n ta re lo scoperto, ta n to p iù che P a rig i si tro v a in u n a situazione affatto identica, che si farebbe più pericolosa, se no tizie pacifiche venissero di nuovo a cadere sulle B orse in p ien a liquidazione.
La re n d ita 5 Op) esordì sulla n o stra Borsa a 79 in co n ta n ti, oscillò per qualch e g iern o fra 79, 10 e 78,90 e dopo essere c a d u ta ieri a 78, 60 re sta og g i a 78,75 p. f. m.
Il 3 Ojo trasco rse per tu t t a la se ttim a n a no m inale a 47 50, e il p re stito nazionale com pleto a 27 40.