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Academic year: 2022

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Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani

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Martedì

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19 gennaio 2021

Servizio a pag. 6-7

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19 gennaio 2021

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Costruzioni, il disastro nell'anno del Covid:

investimenti a -9,8% , produzione a -10,5%

di Massimo Frontera

Nella elaborazione sintetica dell'Ance il primo (parziale) consultivo economico sul 2020 su costruzioni, edilizia e immobiliare

Perdita del 10,5% della produzione e del 9,8% degli investimenti, calo dell'11,1% dei bandi di gara e del 3,3% degli investimenti dei comuni (dato provvisorio). Che il 2020 sia stato tremendo è noto;

quanto sia stato tremendo lo si comincia a misurare ora con i primi bilanci. L'ultimo numero di Edilizia flash a cura del'ufficio studi dell'Ance offre un sintetico cruscotto con i primi macro- dati sui danni che la pandemia (prevalentemente) ha causato ai settori delle costruzioni, dell'edilizia e dell'immobiliare nell'anno appena archiviato. Con l'avvertenza che solo sui numeri di bandi e importi il dato 2020 è definitivo, mentre su altri andamenti, più strutturati, i numeri si fermano ai primi 9-10 mesi del 2020.

Bandi di gara a -11,1%, con effetto Dl Semplificazioni

Complessivamente, il 2020 ha fatto registrare un calo dell'11,1% dei bandi di gara, bilanciato da un forte incremento dei valori (+28,7%) dovuto ad alcune maxi gare di importo elevato, alcune delle quali riguardano accordi quadro. La suddivisione per fasce conferma l'idea che il venir meno dei bandi sia in molti casi in realtà un venir meno della pubblicazione dei bandi, consentita da luglio dal Dl Semplificazioni per le procedure negoziate fino a 5,5 milioni di importo. Tra gli enti appaltanti, l'Ance "incorona" o RFI come «l'assoluto protagonista del 2020» con 12,2 miliardi di euro di bandi mandati in appalto, pari al 30% dell'importo complessivamente posto in gara nell'intero 2020 (40,5 mld). L'ultimo mese di dicembre, conferma il trend complessivo di riduzione delle pubblicazioni, con un calo tendenziale del 9% «divenuto progressivo e costante a partire da luglio, mese di entrata in vigore del Dl semplificazioni». Anche a dicembre gli importi crescono del 18,4%, grazie alla pubblicazione di maxi bandi. L'Ance ricorda i 2,4 miliardi mandati in appalto dal'Anas (40% del valore totale mensile), i 513 milioni di Rfi, i 639 milioni di Snam (costruzione di gasdotti, reti di distribuzione e centrali di compressione per 639mln) e i 160 mln di euro di Ferrovie Nord (collegamento ferroviario Malpensa T2 - linea RFI Sempione, per 160 mln). Ovviamente, i numeri riguardano i bandi. Occorrerà capire quanti di questi si trasformeranno - e in che tempi - in cantieri.

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Produzione nelle costruzioni in crescita

Proprio mentre i bandi sono diminuiti la produzione nei cantieri è aumentata. A dirlo è l'Istat, che nell'ultima rilevazione su ottobre 2020, registra un +1,6% tendenziale. Complessivamente però, nella media dei primi dieci mesi dell'anno, il bilancio rimane negativo, con una diminuzione del - 10,5% nel confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente.

Investimenti in costruzioni, contrazione del 9,8% (per ora)

Anche l'andamento degli investimenti in costruzioni è in progressiva ripresa. Tuttavia, anche in questo caso, «la forte crescita registrata nel terzo trimestre dagli investimenti in costruzioni (+45% rispetto al secondo trimestre 2020 e +4,8% nel confronto con il terzo trimestre del 2019) non ha comunque compensato le perdite subite nei due trimestri precedenti: -27,1% nel secondo trimestre e -7,3% nel primo trimestre». Conclusione: «nei primi nove mesi del 2020 registrano una decisa contrazione del -9,8%». Dalla segmentazione dei settori si ricava che le opere pubbliche, «in virtù della dinamica positiva registrata nel secondo semestre», chiudono l'anno con un +1,1%, in negativo, invece, il comparto del recupero abitativo (-13,9%) e le nuove abitazioni (-7,4%). Si aspetta e si spera nel 2021 che - stima l'Ance - vedrà un rimbalzo dell'8,3%, grazie soprattutto alle opere pubbliche (+7,5%) e al recupero abitativo (+14%).

Spesa dei comuni italiani, perdita limitata a -3,3%

L'andamento della spesa per investimenti dei comuni italiani, nei primi 9 mesi dell'anno, registra una riduzione tendenziale del 3,3% «risultato della forte contrazione registrata nel secondo trimestre dell'anno in corso, dovuta agli effetti negativi della chiusura dei cantieri nella fase di lockdown e alle difficoltà legate all'emergenza Covid-19». «L'andamento risulta in miglioramento nel III trimestre dell'anno, sebbene i livelli siano ancora negativi rispetto all'anno precedente», sintetizza l'Ance.

Mutui immobiliari, male il residenziale (-8,4%), bene il terziario (+41,4%)

Citando i numeri della Banca d'Italia, l'Ance ricorda che i prestiti alle imprese di costruzioni nei primi 9 mesi del 2020 mostrano variazioni ancora negative sui finanziamenti per investimenti residenziali: -8,4% rispetto ai primi 9 mesi 2019. Invece, per i finanziamenti in edilizia non residenziale, invece, dopo un 2019 fortemente negativo (-27,4%), nei primi 9 mesi del 2020 i dati mostrano un incremento di erogazioni del 41,4% dovuto all'aumento registrato tra marzo e settembre 2020 (anche grazie al potenziamento del fondo di garanzia per le Pmi). In aumento anche i mutui casa per le famiglie: +4,2% nei primi 9 mesi, «sebbene una quota importante sia rappresentata da surroghe e sostituzioni di mutui. Al netto di tali tipologie di finanziamento, i

"nuovi mutui" per le famiglie diminuiscono, nei primi 9 mesi 2020, del 6,9%».

Ore lavorate, -16,8% tra gennaio-settembre 2020

La "prova del nove" dell'attività edile è il numero di ore effettivamente lavorate. L'Ance segnala il dato raccolto ed elaborato dalle casse edili. Un dato anche questo in ripresa a partire da settembre,

«dopo i crolli senza precedenti dei mesi più neri del lockdown». In base a una rilevazione condotta su 114 casse edili, a settembre 2020 il numero di ore lavorate ha fatto segnare un +8,4%, mentre per i lavoratori iscritti l'aumento risulta del 6,9%. «Il risultato complessivo dei primi nove mesi del 2020, si porta, rispettivamente, a -16,8% e a -3,1% su base annua».

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Con fotovoltaico e pompe di calore efficienza anche nei vecchi edifici

di Maria Chiara Voci

Questa duplice azione è sostenuta, in Italia, da diversi incentivi oltre che con il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030 di decarbonizzazione

La produzione e lo stoccaggio di energia elettrica rinnovabile (da fotovoltaico) e la contemporanea installazione in casa di sistemi di climatizzazione in pompa di calore, alimentati senza processi di combustione. Questa duplice azione – in linea con gli obiettivi europei di taglio alle emissioni inquinanti in atmosfera, è sostenuta, in Italia, da diversi incentivi oltre che con il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030 di decarbonizzazione (Pniec). A partire dal superbonus del 110% o dall’Ecobonus con sconto diretto in fattura per il recupero dell’esistente fino alla concessione di bonus volumetrici o la riduzione degli oneri di urbanizzazione (messi a disposizione da molti comuni) per le nuove costruzioni che puntano sull’elettrico.

Pompa di calore più efficiente

La pompa di calore è un sistema di climatizzazione e produzione di acqua calda che basa il proprio funzionamento su un concetto totalmente diverso rispetto alla caldaia tradizionale: non genera calore bruciando un combustibile (gasolio, gpl o metano), ma lo trasferisce da una fonte naturale esterna come l’aria, l’acqua o l’energia geotermica presente nel sottosuolo, all’interno della casa, attraverso l’utilizzo di un compressore e un gas refrigerante.

Si alimenta ad elettricità e riesce a restituire (per effetto di un principio termodinamico) una quota di energia termica da 2 a 5 volte superiore rispetto a quella in entrata, ragione per cui si tratta di un sistema molto efficiente. Ancora di più se abbinato a un impianto fotovoltaico con accumulo.

Tuttavia, se per il raffreddamento estivo l’installazione di impianti in pompa di calore (i condizionatori, che peraltro funzionano sia per la produzione di caldo che di freddo) è molto diffusa come opzione aggiuntiva all'impianto di riscaldamento, diversa è la vera e propria sostituzione della caldaia tradizionale con una pompa di calore. E ancora: se nel caso di edifici nuovi stanno crescendo le realizzazioni di questi sistemi (con o senza abbinata al fotovoltaico e in attuazione anche al decreto rinnovabili), diverso è il discorso per ciò che riguarda costruzioni esistenti con impianto centralizzato.

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«La ragione è insita nella struttura degli immobili stessi – spiega Samuel Sala, product manager Hydronic Solution di Hitachi Cooling & Heating –. I radiatori, specie quelli più vecchi in ghisa così come i vecchi pannelli radianti, sono solitamente dimensionati per funzionare a 65-70°C. Una pompa di calore standard riscalda, al contrario, l’acqua fra i 30 e i 60°C. Ne discende che l’impianto di distribuzione a radiatori non sempre è adatto ad erogare la potenza necessaria a soddisfare il fabbisogno termico dell’edificio, almeno non nelle stagioni o nelle giornate più rigide».

Non solo. A differenza dei generatori a combustibile fossile, quelli delle pompe di calore hanno prestazioni diverse a seconda della temperatura esterna e delle condizioni di lavoro dell’impianto (temperatura di mandata e ritorno). La resa varia con il diminuire della temperatura della fonte energetica. Non in tutte le condizioni climatiche sostituire la caldaia è vincente.

Al posto della caldaia

A fronte di una corretta analisi della situazione, però, la trasformazione di un edificio in una soluzione completamente elettrica può risultare un investimento molto efficace per il cliente. In grado di generare importanti risparmi, anche nell’ordine del 60% e capace di garantire agli abitanti di una casa una situazione di comfort importante, specie in abbinata a un sistema di riscaldamento a bassa temperatura. Non solo. La tecnologia sta avanzando. «Ad esempio, fra la gamma dei nostri prodotti, l'integrazione di bollitori nel sistema in pompa di calore e l’uso di un doppio stadio di compressione del gas refrigerante – spiega ancora Sala – offrono una temperatura di mandata di acqua calda da 20 °C a 80 °C, cioè ben oltre il limite dei 60 °C delle pompe di calore standard con un solo grado di compressione. Raggiungono così livelli paragonabili a quelli di una caldaia, con le performance se pur ridotte di una pompa di calore, e risultano ideali anche per questo tipo di terminali».

Le sinergie con il solare

L’integrazione di un impianto fotovoltaico con accumulo può rivelarsi un’ottima scelta in abbinata, in caso di edifici uni e bifamiliari. Fra le case history recenti, a Fermo, nelle Marche, un pool di soggetti (guidati da Fotovoltaico Semplice) hanno installato in soli due giorni in una villa di campagna di 300 mq un impianto fotovoltaico da 5Kw di potenza, composto da 19 moduli da 270W, abbinato a un sistema di accumulo Varta e a un sistema in pompa di calore (in questo caso ibrido) Daikin Rotex. I moduli garantiscono operatività per temperature di esercizio comprese tra i -45° e +85°.

Incentivi ai sistemi di accumulo

Proprio l’accumulo (cioè lo stoccaggio dell’energia prodotta in batterie per un uso spalmato nelle 24 ore della giornata) è fra le tecnologie più promettenti del 2021 per il residenziale autonomo.

Non solo per via della diffusione di sistemi sempre più efficienti e garantiti sulla durata. Ma per le stesse modalità con cui è stato pensato il decreto rilancio. Come spiega Vincenzo Ferreri, ceo della divisione italiana di Sonnen, «la norma prevede che l’energia prodotta in eccesso e non consumata, non venga più gestita con il meccanismo di vendita dello scambio sul posto, ma debba essere regalata dalle utenze alla collettività così da ridurre per tutti gli oneri di rete. In questo quadro, l’accumulo diventa indispensabile per chi ha un impianto, per garantirsi la possibilità di avere energia sufficiente al proprio autoconsumo anche nelle ore serale e nei giorni che per le condizioni meteo i pannelli non ne producono».

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Superbonus, compensi dei tecnici: criteri da individuare per alcune attività

di L. R.

Il tema delle spettanze dei professionisti è trattato in modo specifico nell’articolo 119 comma 15 del decreto Rilancio

Il Dl 34/2020 e i successivi decreti attuativi hanno specificato che sono detraibili tutte le spettanze dei professionisti (tecnici e non) coinvolti nei servizi connessi al 110%.

Il tema delle spettanze dei professionisti è trattato in modo specifico nell’articolo 119 comma 15 del decreto Rilancio. Tra le altre, anche la spesa sostenuta per il rilascio degli attestati di prestazione energetica (Ape) risulta agevolata, insieme a quella per le asseverazioni. Un ulteriore contributo sull’argomento è fornito dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate 24/E dell’8 agosto 2020, che ha chiarito che l’agevolazione spetta per le spese sostenute in relazione agli interventi che beneficiano dell’aliquota di detrazione al 110%, menzionando in particolare quelle per la progettazione e quelle richieste in funzione della tipologia di lavori, come l’effettuazione di perizie, ispezioni e sopralluoghi, oltre alle spese preliminari di progettazione.

Esistono però due vincoli per poter detrarre tutte le spese connesse all’attività dei professionisti.

La prima è che i lavori siano effettivamente svolti: qualora questo non accada, le parcelle professionali restano una spesa a carico del committente, che non può in alcun modo essere agevolata. Il secondo vincolo è di tipo quantitativo, e riguarda i professionisti tecnici: le spettanze sono stabilite «secondo i valori massimi di cui al decreto del ministro della Giustizia del 17 giugno 2016 recante approvazione delle tabelle dei corrispettivi commisurati al livello qualitativo delle prestazioni di progettazione».

Si tratta, nei fatti, di un limite massimo dell’importo delle spese tecniche, analogo a quello che viene definito per i lavori facendo ricorso ai prezziari regionali o al prezziario Dei. Il ricorso al Dm 17 giugno 2016 non è però sempre agevole, in quanto alcune attività non sono previste in modo specifico.

Proprio per questo, la Rete delle professioni tecniche ha diramato uno studio con cui illustra come applicare i principi del Dm anche per quei casi in cui non sussista una voce specifica. In generale, il Dm definisce le spettanze tecniche a partire dall’ammontare dei lavori da svolgersi, e utilizza

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alcuni razionali ulteriori, quali la complessità della prestazione e la specificità del servizio richiesto.

Nello studio della Rpt, dovendo quantificare delle attività professionali da effettuarsi su edifici esistenti (ad esempio l’Ape convenzionale ante), la valorizzazione della parcella del tecnico si basa sul valore delle opere edili e degli impianti meccanici esistenti, valutati sulla base dei Prezzi tipologie edilizie Dei più aggiornati. L’importo delle spese e degli oneri accessori è stabilito in maniera forfettaria (in misura al massimo non superiore al 25 per cento del compenso), e analogamente è definita tramite un compenso a vacazione forfettario la spettanza per attività non inquadrabili all’interno del decreto di riferimento, neppure individuabile per analogia.

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Ghella apre la strada dei finanziamenti

«green»: 40 milioni da Bnl con garanzia Sace

«Green loan» della durata di 5 anni con «pricing» legato o abiettivi di sostenibilità dei cantieri Un finanziamento da 40 milioni con tassi legati al rispetto di parametri di sostenibilità dei cantieri. Il gruppo romano Ghella è la prima impresa di costruzioni italiana a ottenere un «green loan», grazie a un'operazione finanziata da Bnl (Gruppo Bnp Paribas) con la garanzia di Sace.

L'operazione, comunicata oggi,rientra nell'ambito del Green new deal, il piano europeo all'interno del quale la società del gruppo Cdp è stata chiamata a svolgere un ruolo centrale con le sue garanzie "green", così come previsto dal Dl Semplificazioni (76/2020).

Il Green loan riconosciuto a Ghella vale 40 milioni e ha una durata di cinque anni, con l'obiettivo di sostenere un piano di investimenti "verdi" del valore complessivo di circa 100 milioni, che abbraccia diversi ambiti, dalla rigenerazione urbana alle infrastrutture per i trasporti, al settore delle rinnovabili.

Con questa operazione, Ghella consegue un primato: si tratta infatti del primo «green loan» con garanzia Sace ottenuto da una azienda di costruzioni e concesso da Bnl (Gruppo Bnp Paribas) per progetti green.

Uno degli aspetti caratteristici di questa operazione di finanziamento è un innovativo meccanismo di pricing che, attraverso uno sconto sul tasso, incentiva l'azienda al raggiungimento di determinati obiettivi di sostenibilità.

Il piano d'investimenti sostenuti dal «green loan» comprende, in particolare, la realizzazione della Galleria base del Brennero che, insieme alla già esistente circonvallazione di Innsbruck, raggiungerà una lunghezza complessiva di 64 km, divenendo il collegamento ferroviario sotterraneo più lungo del mondo. Inoltre, nel piano rientra la creazione del Meeting Center di Ghella presso la sede di Roma, ispirato a criteri di ecosostenibilità ed efficienza energetica.

L'edificio, realizzato con materiali sostenibili e con un ampio giardino sul tetto è stato premiato a livello internazionale come primo Leed Platinum in Italia.

«Questa operazione – commenta Marco Tummarello, Cfo di Ghella – conferma il riconoscimento della nostra solidità economica da parte della comunità finanziari e rappresenta un ulteriore tassello nel nostro percorso di sostenibilità che nel 2020 ci ha visti ottenere la valutazione Platinum ecovadis in ambito Csr e la prima certificazione Epd ("Environmental product declaration") al mondo per la valutazione degli impatti ambientali di un anello prefabbricato in calcestruzzo».

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Fondi Ue, nella Pa le capacità ci sono ma vanno rafforzate

di Giuseppe Chiellino e Carmine Fotina

Intervista a Massimo Sabatini. Il Dg dell'Agenzia per la coesione territoriale: bene il risultato di dicembre sulla spesa

Nel 2020 tutti i programmi operativi finanziati dai fondi europei Fesr e Fse hanno raggiunto i target di spesa. Entro il 2023 restano da spendere 29 miliardi di euro, 39 con i fondi agricoli.

Massimo Sabatini è da poco più di un anno direttore dell’Agenzia per la Coesione territoriale. Gli abbiamo chiesto se vede un rischio di sovrapposizione con le risorse del Recovery plan che renderebbe ancora più complicata la spesa nei prossimi anni.

«Il risultato di dicembre è una buona notizia non solo perché raggiunto nell’anno del Covid, con cantieri chiusi per mesi e programmi di investimento delle imprese stravolti. Ma anche perché con oltre 6 miliardi certificati, i target sono stati superati con un buon margine, in linea col previsto profilo crescente dei pagamenti. Inoltre, le spese emergenziali devono ancora in buona misura essere rendicontate e consentiranno un’accelerazione dei pagamenti già nei prossimi mesi.

Lo sforzo è ingente, considerando la contemporaneità dei diversi programmi in campo: ma la risposta delle Amministrazioni dimostra che le capacità non mancano».

Quali sono i progetti più significativi finanziati?

Sono tanti i progetti di rilievo in corso di esecuzione a cui i fondi Ue contribuiscono: i molti progetti di ricerca nelle specializzazioni intelligenti, l’Alta Velocità Napoli Bari, le metropolitane di Napoli o Catania, gli autobus ecologici e i treni regionali, il miliardo e mezzo destinato dalla riprogrammazione al Fondo Centrale di Garanzia per il capitale circolante delle imprese, l’edilizia scolastica e il sostegno alla didattica a distanza: e tanti altri.

Quali sono i programmi più a rischio disimpegno?

Alcuni Programmi, pur avendo centrato l’obiettivo, mostrano livelli di spesa più bassi, anche per

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aggiuntiva per la ricostruzione post sisma. Altri, come il PON Legalità, stanno facendo sforzi importanti per recuperare. In questi casi, più intenso deve essere lo sforzo amministrativo e più forte la cooperazione rafforzata con l’Agenzia: è anche il caso della Sicilia.

Cosa intendete fare per sostenere i programmi più in ritardo?

La partita vera si gioca sul terreno del rafforzamento strutturale della PA. Per questo la prima sfida per il 2021 è il rapido avvio dell’assunzione di 2.800 giovani nelle amministrazioni del Sud chiamati a migliorare l’efficacia delle politiche di coesione. Già il Piano Sud 2030 voluto dal Ministro Provenzano lo indicava come intervento chiave: lo è ancor di più ora.

I 12 miliardi di fondi React Eu e i 20 miliardi di Fsc accorpati ai fondi del Recovery Fund saranno gestiti centralmente. Non ritiene che sia necessario coinvolgere le Regioni?

Complementarietà è la parola chiave. Una forte integrazione tra il PNRR e i programmi della Coesione è decisiva. Il PNRR avvia un primo esercizio di coordinamento con una parte della programmazione nazionale del FSC, ma richiama la necessità di un coordinamento più ampio.

A che punto è l’Accordo di partenariato sui fondi 2021-27?

In dirittura di arrivo: è in corso il confronto tecnico con i servizi della Commissione, e con le Regioni sugli aspetti finanziari. È un documento più leggero rispetto al passato, che punta a rafforzare gli aspetti strutturali della crescita, in coerenza col PNRR. È centrato sulla sfida della doppia transizione verde e digitale, sia per gli investimenti pubblici sia privati. Con tre parole chiave: concentrazione, nei luoghi in cui queste sfide si attuano, come città o aree interne, e nelle priorità; semplificazione, su regole, strumenti e numero dei programmi; capacità amministrativa, vero elemento di competitività per territori e imprese.

Lei che arriva dal mondo dell’impresa, si è insediato poco più di un anno fa alla guida dell’Agenzia.

Qual è il bilancio di questo primo anno e com’è la Pa vista dall’interno?

Un anno intenso e impegnativo. La pandemia ha stravolto priorità e modalità di lavoro, e stressato il tema dell'efficacia delle politiche pubbliche. L'Agenzia è stata in prima linea in questo sforzo.

Col Ministro per il Sud abbiamo messo in campo numerose iniziative per rendere ancora più concreto il contributo della politica di coesione alla vita di tutti i giorni di cittadini, lavoratori e imprese. In sintesi: tanto lavoro fatto, tanto altro da fare. E la sfida della rigenerazione amministrativa deve riguardare anche noi, attraverso un rafforzamento mirato e competenze nuove necessarie ad affrontare sfide senza precedenti.

Ritiene utile una migliore definizione dei ruoli tra Agenzia e Dipartimento per la Coesione?

Già con il Piano Sud 2030 è iniziato un riorientamento dell’azione dell’Agenzia, affiancando alla tradizionale azione di sorveglianza una componente volta alla esecuzione diretta degli interventi e alla prossimità ai territori. Stiamo lavorando ad un organico processo di riforma dell’Agenzia, concentrato proprio su tre priorità: sorveglianza, affiancamento e attuazione diretta. La migliore definizione dei ruoli deriverà da questa più chiara specializzazione sui profili attuativi.

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