L’ ECONOMISTA
G A Z Z E T T A SE T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI REDAZIONE: M. J. d e Jo h a n n i s — R. A. Mu r k a y
Anno XLII - Voi. XLYI
Firenze-Rom a, 22 agosto 1915 { J E ? » L v “
ia™ g0,a
N. 2155
« L'Economista » esce quest’anno con 8 paginedi più e quindi il suo contenuto più ampio dà modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfe zionamenti.
I l prezzo di abbonamento è di I.. * o annue anticipate, per l ’Italia e Colonie. Per l’ Estero (unione postale) L. *5 . Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci colo separato !.. I.
SOMMARIO: FAKTE ECONOMICA.
Di un altro importante problema demografico : l’emigrazione dopo la guerra.
Sul futuro regime doganale: la nostra inchiesta: risposte di Fà b r iz io Na t o l i, Ma r c e l l o Fin z ie G, Co r n ia n i.
Sconfitte interne della Germania, E. Z. I l cambio in Italia.
EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.
La cronaca del lavoro in Inghilterra — I metalli di guerra — Le perdite della marina mercantile nel 1914 — Le entrate del lotto e delle rivendite tabacchi — Le enormi cifre raggiunte dal- Fesportazione americana.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
La Relazione delle Gabelle 1913-14 : Importazione ed espor tazione temporanea; tariffa doganale e repertorio per la sua ap plicazione; accordi commerciali con Testerò.
LEGISLAZIONE DI GUERRA.
Per sollecitare le opere igieniche — I prezzi di obbligo dei bovini per i rifornimenti delle amministrazioni militari durante la guerra — Proroga ai contratti agrari — Esercizio provvisorio dei bilanci.
IL PENSIERO DEGLI ALTRI.
Guerra di economie, Fe l ic e Vi n c i— Si può attenuare l’au
mento dei prezzi del grano ? Gin o Bo r g a t t a— Il problema della lana e le importazioni dall'Inghilterra, Lu ig i Ein a u d i — Il penti
mento agrario dell’Inghilterra, Lu ig i Lu z z a t t i — La finanza di guerra dell’Italia, Ma g g io r in o ^Fe r r a r is — Il controllo dello
Stato sui prezzi della carne e del grano, Lu ig i Ra in e r i— Gli aspetti politici del capitale, Ma r io Al b e r t i — La politica delle
esportazioni in tempo di guerra, Lu ig i Ein a u d i. NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.
Commercio italiano dei prodotti agrari — Le importazioni degli alleati e quelle della Germania — Stati Uniti d’America : esportazione di prodotti siderurgici — Il commercio dell’Olanda — La ricchezza privata degli Stati Uniti — La produzione del frumento — La produzione del petrolio agli Stati Uniti — Giappo ne : produzione di zinco — Il bilancio della Cassa di Risparmio delle provincie lombarde — L’oro in circolazione in Russia — Emissione di azioni in Germania nel 1915 — Il ferro in Lorena,
MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE.
Situazione d egli Istitu ti di Credito m obiliare, Situazione degli Istitu ti di emissione italian i, Situazione degli Istitu ti Nazio nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Unito, Tasso dello sconto ufficiale, Situazione del Tesoro italiano, Debito P ubblico italiano, P rodotti delle Ferrovie dello Stato, R iscossioni dello Stato n ell’esercizio 1914-1915, Riscossioni doganali, Importa zione ed esportazione riunite, Importazione (per categorie e per m esi), Esportazione (per categorie e per m esi).
Quotazioni di valori di Stato ita lia n i, Borsa di P arigi, Borsa di Londra, Prezzi cita ti a Milano.
Cambi in Italia, Cambi a Milano, Cambi a ll’ Estero, Media u fficiale dei cambi a g li effetti d ell’ art. 39 del Cod. comm., R ivista dei cambi di Londra, Rivista dei cambi di P arigi.
Indici econom ici italiani.
Porto di Genova, Movimento del carico. In d ici econom ici d e ll’ « Economist v . Credito dei prin cipali Stati.
Prezzi dei generi di m aggior consumo in Italia per mesi e regioni nel 1914.
Numeri in d ici annuali di varie nazioni. Pubblicazioni ricevute.
Per abbonamenti, richiesta di fascicoli ed inser zioni, rivolgersi all’ Amministrazione : Via della Pergola, 31, Firenze.
PARTE ECONOMICA
Di un altro importante problema demografico:
l’emigrazione dopo la guerraUna delle principali caratteristiche della guerra attuale, per certo non prevista iri quella misura che va assumendo per ogni giorno che passa, è la spa ventosa distruzione di cose e di persone.
Distruzione di cose : i belligeranti dispongono di mezzi così potenti di offesa e le necessità della guerra d’ altra parte sono tali che la vittoria sul ne mico non può talvolta ottenersi che sacrificando città, costruzioni, opere, anche al di fuori di quelle che possono costituire la mèta di operazioni mili tari. Distruzione di uomini : ogni calcolo per ora sarebbe fallace; alla perdita effettiva di vite uma ne, che, se anche la guerra dovesse presto aver fine, già sarebbe di parecchi milioni, bisogna ag giungere il numero spaventosamente grande degli incurabili, degli inabilitati al lavoro, che costitui ranno una nuova classe passiva della popolazione, dovendo altresì essere scartati come elemento di riproduzione.
Al termine della guerra, quindi, due grandi vuoti si saranno fatti : quello delle cose, e cioè delle ric chezze perdute o distrutte, e quello degli uomini perduti o invalidi. Ambedue ancor più gravi di quanto possa a prima vista sembrare : il primo per il fatto che la necessità di riparare le immense rovine, di riconquistare i campi ed officine alla pro duzione troverà il maggiore ostacolo nelle disastro se condizioni economiche dei vari paesi di Europa; il secondo in quanto non bisognerà limitarsi a con siderare soltanto la grave perdita (morti e inabili), della popolazione valida, che calcoli approssimati vi fanno risalire solo dopo un anno di guerra a più del IO per cento in complesso, ma dovrà tenersi conto del futuro pericolo demografico, inteso come peggioramento fisiologico della razza e come dimi nuzione di nascite : fenomeno auest’ultimo che già minaccioso in tutti gli Stati di Europa prima della guerra, andrà dopo la guerra ad aggravarsi quan do le private condizioni finanziarie determineran no. più frequente che in passato, la sterilità volon taria.
A d ogni modo, per limitarsi alle immediate con seguenze, la scarsità di mano d’ opera ed il biso gno d’ altra parte di reclutarla per ravvivare le fonti della ricchezza, ecco uno dei più importanti problemi del domani presso ogni grande Stato.
774 L’ECONOMISTA 22 agosto 1915 - N. 2155
Nord. E poi che i maggiori Stati di Europa, più danneggiati per la guerra, agiranno come altrettan te pompe aspiranti sul proletariato agricolo ed ur bano di quei paesi che abitualmente erano i piu abbondanti esportatori di mano d opera.
L ’ Italia, che prima della guerra dava uno dei contingenti più elevati di emigranti non solo per l’America, ma anche per vari paesi continentali, sarà dunque la nazione maggiormente presa di mira come base di rifornimento della mano d o- pera necessaria nel mondo.
Ma anche noi avremo bisogno, a pace conclusa, di colmare i vuoti che la guerra avra prodotti nei campi e nelle officine; anche noi, se la guerra sarà valsa ad allargare la cerchia dei nostri ideali e delle nostre aspirazioni, dovremo, dopo aver vinto il se colare nemico, rivolgerci con maggior fede a vaio- rizzare le nostre energie latenti, ad intensificare quelle già in azione, a rendere la nostra economia più autonoma ed indipendente dalle altre, ^di quanto non sia stata finora. Grave pericolo perciò è quello che ci incombe, in quanto sarebbe compromesso irrimediabilmente tutto il nostro avvenire se noi non potessimo, all’ ora opportuna, disporre della mano d’ opera necessaria per continuare sui campi del lavoro l’ opera di rinnovazione incominciata sui campi di battaglia. E’ necessario, è urgente ap prontare fin d ora le nostre difese. Se la pace do vesse coglierci impreparati su tale problema, sa rebbe un errore senza perdono, il primo passo verso una irreparabile decadenza : la nostra impre visione segnerebbe il nostro destino.^
Occorre, dunque, che con tutti i mezzi, con provvidi ripari ed all uopo con energici provvedi menti, si impedisca dopo la guerra l’ esodo dei no stri validi lavoratori, che potrebbero inconsciamen te essere attirati dalle altrui lusinghe; occorre che fin d’ ora degli operai più abili, rimpatriati in occa sione della guerra, i nostri industriali si assicurino il prezioso aiuto, ed in genere un’ attiva e generosa propaganda apprenda ai nostri lavoratori che una nuova era si aprirà per 1 Italia, piu grande per ter ritorio e per la pubblica estimazione nel mondo; un’ èra di profondo raccoglimento e di intenso la voro, durante la quale la Patria avrà bisogno del l’ opera di tutti i suoi figli, animati da quella stessa fede che li ha condotti al sacrificio della propria vita per il conseguimento delle più sacre rivendi cazioni nazionali.
ficace coloro che, alieni dalle teorie, si trovano quotidianamente impegnati a considerare le con dizioni future dei traffici.
Le risposte finora pervenuteci sono dei seguenti professori : Achille Loria Giuseppe Valeri — Al do Contento — G iuseppe Majorana — Corrado G ini Luigi Einaudi — Giulio Alessio — Federico Flo ra — Camillo Supino — E. Masè-Dari — Guido Sensini — F. Ballarmi — Michele Ziino — Ettore Fornasari di Ver ce — Emanuele Sella — Angelo Roncali — Augusto Grazioni — Giacomo Luzzatti — Giovanni de Francisci Gerbino — Fabrizio Na toli — Marcello Pinzi. M. J. DE JoHANNIS.
Sul futuro regime doganale
o> nostra inchiestaAbbiamo voluto tentare un’ inchiesta fra i pro fessori di economia e finanza delle R. Università, intorno ad un problema che ci sembra vitale per l’indirizzo che dovranno tenere le nostre industrie ed i nostri commerci nel futuro.
Il problema è stato da noi posto nei seguenti termini :
« Dopo la guerra europea converrà o prevarrà una tendenza verso regimi doganali poco dissi mili da quelli precedentemente in vigore, piu prote zionisti, meno protezionisti, o decisamente libero scambisti? »
Invero le risposte non sono state numerose, il che è un indice della incertezza che domina nelle menti dei competenti, incertezza che si rileva an che maggiormente dalle risposte avute
Tuttavia rimane un Valore pratico alla indagine che abbiamo condotta, intorno alla quale vorrem mo potesse continuare un profìcuo ed esauriente dibattito, dal quale potrebbero trarre norma
ef-(1) V e d i Economista n u m eri 2147, 2148, 2149, 2150, 2151, 1252, 2153 e 2154.
La scienza economica spiega il regime protezio nista come derivante, in un determinato momento storico, dagl’interessi delle classi economicamente prevalenti, le quali fanno sentire la propria influen za sul potere politico. Esso non è dunque sempli cemente l’ effetto di pregiudizi, o d’impulsi senti mentali, o d’idealità politiche, o di un erroneo ap prezzamento dell utilità generale, ma ha profonde radici nella stessa costituzione economica.
Posto ciò, è evidente che la guerra, che oggi in sanguina l’ Europa, potrebbe produrre nei sistemi di politica commerciale più o meno restrittivi, adot tati dai vari paesi, una orientazione più o meno decisa verso la libertà degli scambi internazionali, se la guerra medesima dovesse avere uno di que sti tre risultati : o di mutare profondamente la costituzione economica attuale e di sovvertirne le leggi; o di determinare il sopravvento del torna conto e del benessere della collettività rispetto agl’ interessi di classe; o infine di eliminare o di attenuare il conflitto tra questi interessi particolari e quelli generali.
Quanto alla prima ipotesi, essa è naturalmente da escludere a priori.
Rispetto poi alla seconda, non è davvero da aspettarsi che la reazione da parte delle classi eco nomicamente e politicamente più forti diventi me no aspra e veemente proprio in un momento di crisi e di grave pressione tributaria. Certo in un regime libero-scambista la immane somma di ric chezza, che la guerra avrà distrutta, sarebbe più prontamente ricostituita, che non fra le spire del protezionismo doganale. Ma la riduzione di costo, conseguente alla libera importazione dei prodotti, non avrebbe forse, anche prima della guerra e in dipendentemente da essa, procurato un enorme vantaggio alla società economica, se in questa non ci fossero stati che produttori-consumatori?
Rimane la terza ipotesi.
Non mi pare possibile che tra gli effetti econo mici della guerra ci sia quello di ricomporre in armonia gl’interessi delle varie classi partecipanti alla distruzione della ricchezza. Non credo, ad esempio, che il capitale, dopo la guerra, potrà diventare men geloso custode dei mercati nazio nali. Una guerra lunga e accanita come l’ attuale non può non lasciare vuoti profondi nelle file dei lavoratori più vigorosi ed attivi. Donde la necessa ria sostituzione di essi con lavoratori inferiori sen za che, per la penuria dei capitali, conseguenza della grande distruzione di ricchezza dalla guerra stessa provocata, si possa accrescere la produtti vità del lavoro mediante rinnovati e più efficaci processi tecnici. E' dunque probabile che, per un periodo più o meno lungo dopo èessata la guerra, il costo di lavoro nei paesi più duramente tocchi dal flagello debba tendere ad elevarsi. E un altro costo di lavoro, là dove faccian difetto altri ele menti compensatori, spinge i capitalisti a cercar riparo nelle barriere doganali alla minacciosa di scesa dei profitti.
L’ECONOMISTA 775 22 agosto 1915 - N.2155
dirsi in base ai principi della scienza economica. Ma questi (appena è d’uopo ricordarlo) non espri mono che « tendenze », .mentre il prevedere e il calcolare ih anticipazione tutte le diverse influenze che, anche occasionalmente, potranno agire sul fenomeno concreto, non è al certo possibile.
Fabrizio Natoli.
Se rispondo al quesito esposto da codesta Dire zione, lo faccio pel desiderio di non apparire scor tese, mentre non posso vantare alcuna competen za in materia economica, la quale è lontana dalle discipline che coltivo.Io mi limito ad esprimere il timore che dopo la guerra europea i governi facciano l’ opposto di cmel che dovrebbero : che accentuino cioè i sistemi doganali protezionisti in luogo di orientarli verso il liberismo.
E con la esitanza di chi teme di proferire una proposizione audace o ingenua, mi domando se, data la preoccupante eventualità cui ho accennato, nulla si possa fare o preparare sino da questo momento dagli economisti di tutte le nazioni, uniti dal comune interesse, per impedirla, e, in gene rale, per illuminare i governanti, onde essi non abbiano a rendere ancora più gravi, per effetto di inconsulti provvedimenti, le conseguenze della guerra nel campo econom ico.
Marcello FiflZt.
Riceviamo dall’On. Corniani le seguenti osserva zioni sull’ inchiesta da noi promossa, e volentieri le pubblichiamo.
Leggo nel Corriere della Sera del 15 agosto un articolo di Luigi Luzzatti : Il pentimento agrario dell’Inghilterra (1), in cui sono rilevati gl’incove- nienti della politica liberista inglese che ha sacrifi- ca*-o all’industria la produzione agraria sufficiente solo per l’ alimentazione, durante poche settimane, della nazione inglese.
Invece gli agrari prussiani, difendendo il protezio nismo agrario, hanno insieme coi propri interessi tutelato nella presente guerra l’interesse del loro paese assicurando a auesto, nell’ attuale stato di iso lamento commerciale, una produzione agraria re- la'-’vamente considerevole.
La presente guerra ha dimostrato la necessità per ogni nazione di no*:er bastare a sè, senza di pendere da altre nazioni, che diventando nemiche, non mandano i loro prodotti. Ciò porta per conse- guer>ze al protezionismo, che si renderà necessario anche per alimentare coi proventi doganali gli esausti bilanci degli Srati. D ’ altra parte sarebbe imprndeute cambiare d’improvviso il regime eco- rrn,ì^n doo-anale del paese.
D u n do Je con sid era zion i del p r o f G u id o Sensini. o o o o -ro ueU’ P’conoeuV fl, r|e ] |0 lu glio non cr e d e n d o olL-, possibilità di' leghe e c o n o m ic h e fra gruppi di Srati c 0rr>e lo dim ostra l'o p p o c iz ìo n e d e ll’ U n gheria alla progettata lega dei due im peri centrali.
Insf. G. Corniani
Dep. al Parlamento,
Sconfìtte interne della Germania
tìi r-ormpnin. ad onta di tutte le smentite ufficiali fi ufficici'! 1» situazione generale economi co si è e nih si va facendo -grave, e l’orizzonte si rab buia ogni giorno. Non potrebb’esgère diversamente '’ '■■no tredici mesi di guerra senza riposo- nè tregua. Se non si nuò ancora parlare eli esaurimento, nel s°nso assoluto di onesta parola, l’enorme consumo di ricchezza che ha avuto luogo, non più
eontrobi-11) Questo articolo si trova riassunto nella rubrica : « Il verniero degli altri».
lanciato da alcuna equivalente riproduzione di essa, ha oramai messo capo a un impoverimento, le cui forme sono molteplici © crescenti.
I ripetuti prestiti interni ebbero esito ammirevole, ma costituiscono un mezzo di far danaro che ha pure i suoi limiti. La provvista nazionale dell’oro è scemata assai. Sarà tuttora abbondante quella che la Banca dell’Impero tiene chiusa nelle sue casse, ma non può bastare a tutto, cioè non potrebbe il suo ammontare servir di garanzia a titoli 'rappresen tativi Je cui emissioni si moltiplicassero all’infinito. Frattanto si è rarefatto Toro che circolava nel paese. Molto ne è andato altrove, per effetto degli ingenti acquisti che la Germania ha dovuto 'fare all’estero e pagare a contanti e a caro prezzo; e quello che rimane si nasconde.
I viveri sono rincarati e il rincaro aumenta in una misura che impensierisce. La causa di questo fatto è doppia. Da un lato scarseggiano le braccia, non potendo le braccia delle donne e dei fanciulli equi valere a quelle della parte migliore e più valida della popolazione maschile, mandata -a milioni sui campi di battaglia. D’altro lato, malgrado ogni sfor zo -ed astuzia del contrabbando, che pur si esercita, è divenuta scarsissima l’importazione dei prodotti a- limentari dall’estero. Su questo punto la situazione sarà più o meno grave, potrà venire ancora soppor tata piu o meno a lungo, ma quando il disagio va diventando- inedia non conosce più riguardi nè freni, e i lamenti di coloro che soffrono, per quanto si cer chi di soffocarli, già risuonano e trovano eco nei paesi nemici e in quelli neutrali.
E vengono a grado a grado mancando non solo i generi alimentari, ma anche i metalli, specie i! rame, l’ottone, lo zinco e l’alluminio, indispensabili alle in dustrie, ma prima d’ogni -altra, alla terribile indu stria della guerra. Mancano del tutto? No non an cora, fra l’altro perchè sembra che dalla parte della Svezia se ne eserciti un notevole contrabbando. Ma che ciò non arrivi a soddisfare al bisogno, alcuni fatt! importanti lo provano. Uno è che moltissime officine si sono dovute chiudere. Un altro è che la «Società di Guerra» ha accaparrato tutti i metalli disponibili sul mercato, e alle officine rimaste a- pert-e non li fornisce se non avaramente, ai prezzi ch’essa ha stabiliti © contro dimostrazione, da darsi ogni settimana, delle ordinazioni che ciascun sin golo industriale ha ricevute. E il terzo fatto è che 10 Stato cerca d’acquistare tutto il rame, l’ottone e lo zinco che i privati hanno in- casa per usi domestici (caldaie, mortai, casseruole, ecc.). Lo paga bene e a pronti contanti, non lo requisisce finora, ma vieta di venderlo ai terzi, in previsione di doverne fare un giorno o l’altro la requisizione forzosa. Potreb bero mài esservi segni più chiari di penuria? E que sti particolari si leggevamo giorni addietro nel « Lo- kal Anzeiger»: non sono dicerie malevole di nemici
Nè la mano dello Stato si contenta dei metalli e 11 si ferma. Dal 1° agosto il Governo germanico ha stabilito il monopolio su tutte le sostanze oleose siano animali, o vegetali, o minerali. — Nè la crisi investe le sole industrie metallurgiche. Sono chiuse quasi tutte le fabbriche d’articoli di lana e i cotoni fici. E si capisce; da una parte non v’è modo d’ac quistare la materia prima, dall’altra molte fabbriche lavoravano per l’estero, e ora di esportazione non v’è neanche da parlarne. 0 se non c’è più una nave mercantile tedesca che solchi i mari!
776 L'ECONOMISTA 22 agosto 1915 - N. 2155
E tra le ripercussioni, una delle prime è quella che si esercita sulle Banche; molte delle quali in Germa nia creavano e mantenevano in vita svariate e ar dite e ricche industrie, ma anche in pari tempo ne vivevano. Adesso incomincia pure il crollo delle banche. E’ recente l’annunzio ufficiale del fallimento d’una di primissimo ordine, cioè la Mendelsohn Bar- tholdi di Berlino. Qui la ripercussione su più altre congeneri o minori è inevitabile: non occorre, per predirlo, essere acuti veggenti.
Ai primi di luglio il corrispondente di un giornale di Roma terminava come segue una sua lettera da Monaco di Baviera. « Se al disagio di queste due potenti classi (gli industriali e i commercianti) si aggiunge quello del proletariato e quello delle mi gliaia di famiglie in lutto o in miseria, è facile con venire che la Germania si può considerare come un paese moralmente vinto ».
Noi qui saremo più sobri nella conclusione. E pri ma di tutto ci asterremo da pronostici sulFanda- mento della guerra, sia perchè sono un po’ estranei all’indole di questo periodico, sia perchè importanti fatti bellici potrebbero smentirli tra il momento in cui scriviamo e quello in cui il nostro scritto viene pubblicato. Berciò non pronunziamo giudizi su una Germania vinta militarmente, o, politicamente, o neppure moralmente. Ma « economicamente » sì: ci sembra proprio che si possa dirlo. Vedasi del resto come si esprimeva un tedesco puro sangue, un gran de commerciante di Monaco, il quale— dice il corri spondente di cui sopra — si è ritirato in campagna a fare il Cincinnato mentre la sua azienda va lenta mente a rotoli. — «Questa guerra distrugge l’im ponente edifìcio commerciale che avevamo costruito in 44 anni di pace. Nessuna vittoria varrà a com pensarci dei danni di un così spaventoso disastro'
economico! ». ___ E. Z.
Il cambio in Italia
Per molti il deprezzamento della lira italiana co stituisce un fenomeno inspiegabile. Ragioni politiche, dicono, non possono aver prodotto un simile ribasso nella nostra valuta. L’Italia è alleata alle tre grandi potenze, cui dovrà arridere la vittoria finale; ì suoi successi nella campagna intrapresa preconizzano la riuscita dei suoi intenti; il suo prestito di un miliar do di lire è stato coperto all’interno; per quale ra gione politica, dunque, sarebbe stata così rinvilita la sua valuta? Ed ecco appunto dove il ragionamento pecca di base. Non è nella situazione politica, c.he va ricercata sempre la causa del deprezzamento della moneta, ma anche nella situazione economica, creata al paese dalle condizioni anormali in cui si trova.
Ognuno sa che la moneta non è altro che il mezzo necessario a poter pareggiare lo sbilancio che risulta dallo- scambio di merci. E’, quindi, una merce an eli’essa, e perciò soggetta alla legge comune della « domanda » e dell’ « offerta ». In Italia, dal giorno in cui scoopiò la guerra, è avvenuto questo: L’avvia mento delle sue merci per i paesi consumatori è an dato man mano assottigliandosi, sia per mancanza di domanda, sia per difficoltà di trasporto e sia per divieti di esportazione. Essa ha continuato, però, a prendere dall’estera ciò che le occorreva non solo per i bisogni ordinari, ma anche, ed in quantità e- nornid, quanto te iena necessario per i bisogni straor dinari creati dall’anormalità della situazione. Se non esistesse la moneta, © fossimo ancora ai tempi del baratto, iFItalia non avrebbe potuto prenderle se non nella misura del corrispettivo che dava. Nel!a,realtà, però, è avvenuto che l’Italia ha preso molto di più dall’estero di quanto ha dato, ed allo sbilancio ha dovuto provvedere con merce-moneta propria, (no i in domanda all’estero che non ha sbilanci da covrire con l’Italia) barattandola con la merce-moneta este ra. La forte richiesta così prodottasi per la moneta estera ne ha aumentato il prezzo o, per dirlo con altre parole, ha ridotto la potenzialità delia lira nella sua funzione barattatila. Più se ne usa in tale senso, per pagare i debiti all’estero, meno valore rappre senta nel baratto, e quindi aumenta il cambio, il quale, dopo tutto, non è se non un premio che si dà a chi baratta le sua merce — che ha un valore in trinseco meglio garantito — con quella — in con dizioni meno favorevoli — di un altro.
Nella determinazione del cambio entrano anche altri fattori; e, fra i più palesi, i seguenti:
In tempi normali l’Italia accoglie centinaia di mi gliaia di forestieri, «tourists» e viaggiatori esteri di commercio. Durante l’anno ora decorso tale movi mento si è totalmente arrestato, ed oltre un centi naio- di milioni di lire- è venuto così a mancare alla provvista aurea del paese, necessaria ad esso, per aiutare a coprire il suo sbilancio all’estero. Anche questa causa, dunque, spiega l’aumento del cambio.
In ultimo, le rimesse in Italia da parte degli emi grati all’estero, sono diminuite di molto durante il periodo della guerra. E’ tant’oro di meno entrato in Italia, alla cui mancanza si è dovuto- provvedere con divisa estera. Anche da questo lato, si vede, gli eventi hanno esercitato pressione sui cambi.
EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA
La cronaca del lavoro in Inghilterra. — Secondo un rapporto della « Board of Trad© Labour Gaz-ette » ili numero crescente -degli arruolamenti e te domande insistenti di lavoro per soddisfare i bi sogni- delle Armate alleate, hanno creato- una certa deficienza nella manoi d’opera in parecchi rami del la industria inglese ed al momento attuale perciò la disoccupazione- è minima, -eccezione fatta per qual che industria di lusso od alt-ra che è stata colpita dalle conseguenze della guerra. La trasformazione delle industrie e la sostituzione della mano d’opera comune col lavoro femminile- si estendono intanto sempre più.L’industria carbonifera ha continuato nel mese di luglio ad essere assai attiva ed il personale ridotto ha lavorato in proporzione maggiore. La mano d’o pera nelle miniere di ferro e in quelle di piombo ha avuto un buon impiego.
L’impiego nelle industrie di ghisa di prima fusio ne, di 'ferro e di acciaio continuò bene e lo sviluppo alto degli ultimi m-esi nelle- industrie- di ingegneria e di costruzione navale fu mantenuto. Egualmente di casi per il miglioramento nell’industria dello stagno ed in genere per le altre- industrie di metalli che sono state -attive e molte volte con lavoro ad orario straor dinario per soddisfare te ordinazioni del Governo.
Si è potuto constatare una diminuzione nelle tessi ture di cotone ed il ramo della filatura fu danneg giato dalla mancanza della mano d’opera maschile. Il lavoro nei traffici della lana e nelle filature di lana risultò meno facile ohe- nel maggio e ciò senza dubbio deve attribuirsi all’adempimento di alcuni contratti governativi. L’industria della maglieria è diventata sempre più attiva e si è avuto qualche migliora mento- nella stamperia della tela e nelle- industrie della tintura e del finimento. Gli altri traffici nella' tessitura ebbero cambiamenti insignificanti.
C’era ancora nel mes’e scorso una grande attività per la -esecuzione dei contratti col Governo nei traf fici di pellame, di calzoleria pesante ed in quelli di abiti confezionati. Il miglioramento nel traffico de gli abiti su misura non fu mantenuto e nell’industria delle camicerie si ebbe una diminuzione. TI commer cio dei cappelli di feltro migliorò, ma nell’industria della seta si potè constatare un-a depressione. Nelle altre industrie di vestiario l’imni-ego fu abbastanza buono e senza gravi cambiamenti.
A causa dell’alto numero di arruolamenti fra gli operai dell’industria edilizia, il numero dei disoccu pati si ridusse -ad un minimo, benché i lavori in fab bricazione continuassero a subire grande diminu zione. Le industrie per rammobiglinmento prosegui rono abbastanza bene e si ebbe a constatare un mi glioramento nelle segherie. Le industrie di carrozze ria rimasero attive, e dappertutto si dovette lavorare delle ore straordinarie per eseguire le commissioni del Governo.
Le industrie per la preparazione delle vettovaglie proseguirono attive, ma la pesca è stata ancora li mitata a causa della guerra. Nell’agricoltura la de ficienza della mano d’opera., molto notevole negli ul timi mesi, si è risentita meno nelle provincie setten trionali deiringhilterra, come- pure nella Scozia.
orien-22 agosto 1915 - N. 2155 L’ECONOMISTA 777
tale e dellTrlanda. La deficienza di marinai nella marina mercantile continuò.
Nei confronti coll’anno scorso si possono consta tare le condizioni speciali create dalla guerra. Il lavoro nelle industrie del ferro ed acciaio, nelle co struzioni navali e meccaniche, in quelle della lana, juta, maglieria, calzoleria, pellame, vestiario confe zionato e vettovagliamento fu assai migliore di quel lo del giugno 1914. Si ebbe una grande deficienza nel personale delle miniere e delle industrie edilizie a causa degli arruolamenti, ma i rimasti trovarono più lavoro. Sensibile è stata' la diminuzione nel nu mero degli operai impiegati nelle industrie dei mer letti, delle sete, dei tappeti, in quelle per l’imbianca tura e la tintura e la rifinitura, come pure in quelle delle vetrerie, ceramiche, terneeotte e cementi, però gli stipendi medi degli impiegati in queste industrie furono sempre più elevati di quelli deil’anno scorso. Dall’altro canto si ebbe un rallentamento nell’indu stria della tessitura del cotone e della tela e le 'fab briche di foglie di stagno si ridussero di numero in confronto di quello in funzione nel giugno 1914.
I metalli di guerra. — I metalli adoperati nella guerra sono diversi e la produzione di essi è inegua lissima pei diversi paesi.
Riesce quindi interessante il conoscere quale ne sia la distribuzione in rapporto ai due campi belli geranti.
Ce lo dice in un • modo assai istruttivo il signor C. Carpenter nella « Nature » del 15 luglio in un ar ticolo intitolato « Munition metals ».
Dei dieci ¡principali metalli di guerra gli austro-te deschi possono certamente procurarsene cinque a sufficienza senza domandar nulla ad una importa zione sensibilmente diminuita.
E sono il ferro, lo zinco, il manganese, il cromo e il piombo.
Se la Germania chiedesse del ferro alla Svezia sa rebbe perchè il ferro' svedese è di una qualità che lo rende preferibile per la fabbricazione degli stru menti di acciaio, ma produce essa stessa abbastanza di questo metallo per i bisogni di guerra senza nulla trarre dall’estero.
Nel 1913 la Germania esportava 4 milioni di ton nellate di acciaio. In luogo di esportarle essa ora le consuma.
Ciò che è vero per il ferro lo è per il manganese; i minerali di manganese non le mancano: se sono po veri ne costà di più la lavorazione.
II piombo è abbondante nel sotto suolo della Ger mania ed anche l’Austria-Ungheria ne produce.
Lo zinco, che costava un po’ più della metà del prezzo del rame è che ha quintuplicato di valore da un anno, costando più caro del rame, malgrado il rialzo dei prezzi di quest’ultimo metallo, ha una par te nella fabbricazione delle cartucce e dei razzi.
Esso serve pure a ricoprire il filo di ferro dei reti colati.
I principali produttori di zinco sono la Germania, il Belgio e gli Stati Uniti. Vi sono miniere in Slesia, in Ungheria, in Carinzia e nel Tirolo; la Germania le utilizzerà non potendo lavorare il minerale au straliano, che era la base dell’industria dello zinco in Belgio.
II cromo finalmente non mancherà alla Germania. Questo metallo entra nella composizione dell’acciaio delle lastre da blindaggio e dei proiettili e degli stru menti di acciaio; perchè aumenta la durezza di que sto prodotto.
Esso proviene per la massima parte dalla Rhode- sia e dalla Nuova Caledonia e anche la Russia ne fornisce.
La Germania però ne può trarre dalla Grecia e dall’Asia Minore la cui produzione basta ai suoi bi sogni di guerra.
*
Dall’altra parte vi sono cinque metalli di cui i te deschi potrebbero non avere la quantità richiesta.
Tutto dipende dalla importanza delle provviste fatte da qualche anno a questa parte.
E questi metalli, dice il signor Carpenter, sono il nichel, il rame, lo stagno, l’alluminio e l’antimonio.
Il nichel, che è indispensabile alla fabbricazione
l dell’acciaio dei cannoni, dei blindaggi, delle palle e | delle bombe dirette contro questi blindaggi, difficil
mente potrà essere rimpiazzato da qualche altro me tallo.
Nel 1912 la produzione totale del nickel era di 27.000 tonnellate. La maggior parte (85 %) era forni ta dal Canadá, il resto dalla Nuova Caledonia e dal la Norvegia,' essendo la parte di quest’ultima di 400 tonnellate.
In tali condizioni la produzione dei paesi dell’In tesa è del 98 %.
Però la Germania possiede alcuni minerali nicke- liferi, ma molto poveri. Potrebbe quindi restare a corto di questo metallo, ammenoché non si scoprisse ro dei nuovi e ricchi giacimenti del minerale nel suo territorio.
Meno imbarazzata potrà trovarsi la Germania per ii rame. Questo metallo serve a contornare certi proiettili esplodenti e ad addolcire il contatto tra questi e l’anima del cannone.
Prima della guerra si aggiungeva dello zinco al rame, ma dacché quello costa più caro di questo si è dovuti ritornare al rame puro.
Questo serve pure alla fabbricazione delle cartucce e dei razzi, di certi cannoni di bronzi idraulici ad alta tensione, ecc.
La produzione annuale globale del rame è di circa un milione di tonnellate di.cui la metà viene dagli Stati Uniti. (55 %). Il Giappone ne produce 7.3 °/ e la Spagna, il Portogallo, il Messico, l’Australia, la Russia, il Cile ne producono ciascuno dal 4 al 5 %. Ma la Germania non ne ha che il 2.5 % e l’Austriu- Ungheria il 0.4 %.
Questa deficienza di produzione interna e la dif ficoltà di procurarselo altrove, in causa del blocco, spiegano il perchè ora in Germania tutto il rame di sponibile, magari anche quello di cucina, è utilizzato in guerra.
La provvista è quindi finora sempre abbondante per la Germania potendo facilmente tanti oggetti di rame essere fusi e trasformati.
Nel 1913, gli Stati Uniti fornirono 137.000 tonn. di rame alla Germania; 71.000 alla Francia; 18.500 all’Italia; 17.000 all’Austria-Ungheria; e 15.000 all’In ghilterra.
Lo stagno, che è impiegato a fabbricare la latta e diverse leghe alla saldatura e nella fabbricazione dei cannoni di marina, è un metallo la cui produzio ne annuale! è di circa 12.000.
¡ La produzione della Germania è insignificante. L’antimonio, adoperato per indurire il piombo delle I palle di «shrapnell» e renderlo friabile, è un metal- ! lo la cui produzione annuale giunge appena a 20.000 tonnellate. Di questo totale la Cina ne fornisce i due terzi e la Francia l’altro terzo:
L’Ungheria però, prima della guerra ne produceva 800 tonnellate e può dirsi che abbia poi potuto svi luppare la propria produzione.
Comunque sia l’importanza deH’antimonio nella guerra non è considerevole.
Non si può dire altrettanto del quinto metallo: l’alluminio, la più recente conquista della metal lurgia.
L’alluminio è il metallo per eccellenza delTavia- zione.
E’ pure un esplodente, fa parte a titolo di combu stibile dell’« ammonal », esplodente'per bombe di cui gli austriaci fanno grande uso, composto di nitrato di ammoio e di alluminio in polvere.
I paesi produttori di alluminio sono gli Stati Uniti e il Canada che ne forniscono la metà, il resto essen do tratto dal suolo della Francia, dellTnghilterra, della Svizzera e dellTtalia.
Ma si trova dappertutto dell’argilla che contiene dell’alluminio e i chimici tedeschi utilizzano questa.
L alluminio è un metallo di grande avvenire che farà una concorrenza seria al rame sotto molti punti di vista e le cui applicazioni si fanno sempre più nu merose.
f 778 L’ECONOMISTA 22 agosto 1915 - N. 2155
le officine per lavorarlo, poiché, finora il minerale era lavorato esclusivamente in Germania.
E’ vero che ora vi sono delle officine in costruzione agii Stati Uniti.
Le perdite della marina mercantile nel 1914. — 11 Lloyd inglese ha latto la statistica delie navi mer cantili perdute o poste fuori di servizio nel 1914.
Naturalmente il numero dei sinistri è maggiore nel 1914 cne negli anni precedenti, perchè ai sinistri marittimi ordinari si sono aggiunti quelli provocati dalle mine o dai sottomarini.
. Siccome poi il blocco per mezzo dei sottomarini, è stato iniziato dalia Germania, soltanto nel febbraio u. s., il numero delle navi perdute sarà alquanto maggiore nel 1915.
Le statistiche dimostrano che, durante lo scorso anno 1914, la flotta mercantile mondiale è diminuita di 766 navi stazzanti tonn. 1,055,100 di cui 491 vapori stazzanti 870,060 tonn. e 275 velieri stazzanti 184,400 tonnellate.
Queste cifre sono p’er i velieri molto simili a quelle del 1913, ma per le navi a vapore si rileva un aumen to di 338,000 tonn., aumento che è dovuto interamen te alle operazioni di guerra.
Durante gli ultimi cinque mesi del 1914, ben 162 navi stazzanti 372,300 tonn. sono state affondate dai sottomarini o dalle mine. Eccezione fatta di questi casi particolari il tonnellaggio perduto in seguito a naufragi, collisioni ecc. è inferiore di 34 mila ton nellate ai tonnellaggio perduto nel 1913.
Le perdite subite dalla Marina mercantile nei di versi paesi nei cinque mesi di guerra dei 1914, si ripartiscono nel modo seguente:
Inghilterra 103 navi, 231,000 t.; Austria Ungheria 4 navi e 6300 tonn.; Germania 13 navi, 67,700 tonn.; Francia 5 navi, 131 mila tonn.; Russia 7 navi, 8300 tonn.; Norvegia 8 navi, 11,900 tonn.; Svezia 8 navi, 9900 tonn.; Olanda 5 navi, 11.600 tonn.; Danimarca 7 navi, 11.100 tonn.
Sino alla fine delTanno 1914, l’America, l’Italia, il Giappone e la Spagna non avevano sofferto alcuna perdita.
In totale i paesi che abbiamo elencato perdettero nel 1914 il 0.71 per cento delle loro navi e l’uno per cento di tonnellaggio. Come percentuale, l’Inghilter ra ha perduto il 0.90 delle sue navi e T1.09 pe,r cento del tonnellaggio; la Germania ha perduto il 0.54 delle sue navi e l’1.23 del tonnellaggio: sono i due Stati che anno maggiormente perduto, insieme con la Da nimarca, la quale ha perduto il 0.85 delle navi e 11.35 del tonnellaggio.
Dal che si rileva quanto questa guerra sia^ disa strosa anche per le marine mercantili dei paesi neu tri, specialmente di quelli che come la Danimarca, l’Olanda e gli Stati Scandinavi svolgono il loro traf fico marittimo nel Mare del Nord, insidiato da mine e da sottomarini.
E’ poi da notarsi, relativamente alla Germania, che molta parte della sua flotta mercantile, pur non essendo stata affondata da mine o sottomarini, è stata internata o catturata in porti nemici e allo sta to attuale delle cose si può considerare perduta pur essa.
Infine giova tener conto del fatto che le statistiche del Lloyd non registrano le navi con tonnellaggio in feriore alle cento tonn., molte delle quali sono state affondate da mine o sottomarini.
Le entrate del lotto e delle rivendite tabacchi. — L’entrata in guerra detllTtalia aveva fatto prevedere una diminuzione nell’entrata per il consumo dei tabaodhi Tuttavia le previsioni si sono mostrate assolutamente inesatte. Rispetto al precedente eser cizio, nel periodo dal Io luglio al Io agosto, si è ve rificato un maggiore gettito di 8.600.000 lire.
Giova però considerare ohe l’aumento della ven dita è in buona parte determinato dai fortissimi prelevamenti delle Autorità militari per la forni tura delle truppe al fronte. Questo fenomeno si è specialmente verificato nelle rivendite dell’ Alta Ita lia, zona di guerra. Si tratta però di una partita di giro, perchè l’introito maggiore non è del tutto ef fettivo, in quanto le Autorità militari, che pure acquistano 1 tabacchi al prezzo concesso ai riven ditori, li rivendono ai soldati a prezzi molto ridotti,
cioè 25 centesimi al pacchetto le Macedonia, 15 cen tesimi per ogni due sigari toscani, che, come è noto, costano xnspettivamente centesimi 40 e 24. Tuttavia, ad onta della constatata diminuzione della riven dita, dalla città di Bologna in giù, si prevede che questa tassa voluttuaria in fine di esercizio non presenterà notevole diminuzione.
Lo stato di guerra ed il relative disagio, che ne è la conseguenza immediata, hanno avuto notevole influenza sulle entrate del Regio Lotto. Come è noto, nell’andamento generale di quest*Amministra zione ha una grande influenza l’ammontare delle vincite. La mancanza di esse per la non uscita di numeri popolarissimi, per i quali sono larghissime le poste, reca un larghissimo compenso alia dimi nuzione delle giuocate. Nella settimana della di chiarazione di guerra si sono avute 430.000 lire in meno di giuocate. Nel giugno lire 1.250.000 in meno, e nel luglio 2.300.000 lire in meno. Que ste* cifre, non raggiungono l:e previsioni, che erano molte pessimiste, trattandosi di entrate ba- aantisi su -spese assolutamente voluttuarie. Per contro, a ristabilire l’equilibrio, conviene tener pre sente che le vincite si sono verificate per una som ma che è di 6 milioni inferiore a quelle constatate nel periodo corrispondente del precedente esercizio.
Cosicché, mentre per un mese e mezzo delTeserci- zio 1915-16 si riscontrano minori riscossioni, in con fronto dello stesso periodo dell’esercizio precedente, per L. 2.300.000, abbiamo anche un minore importo nelle vincite per 6.300.000 lire; ili ohe importa un introito netto di quasi quattro milioni di lire, che, in definitiva, come conto cassa dà una risultanza per ora favorevole nei riguardi dell’ erario.
Le enormi cifre raggiunte dall’esportazione ame
marca — Telegrammi particolari alle Camere di
commercio segnalano l’enorme aumento lielle espor tazioni registrato neil’America, la quale, specie nel- Tindu,stria' delle carni congelate, ha triplicato la produzione.
L’Argentina registra da sola in, questa industria un aumento del cento per cento, per quanto riguar da le carni -di b'ue o di vitello; dieci compagnie produttrici nel primo semestre delTanno in corso macellarono un milione circa di buoi. Esiste però una differenza tra l’esportazione delie carni conge late e quelle refrigerate : queste sono in diminu zione notevole, mentre quelle altre salirono' da 761.326 ensidettà quarti di bue del primo semestre 1914, a 1.917.485 nel corrispondente semestre 1915.
E così pure diminuì l’esportazione della carne di montone che da 1.631.416 scese a 835.976 cosidetti quarti.
Grazie alla guerra, l’America si troverà in una condizione di prosperità eccezionale, che si riper cuote anche nel mondò borsistico, il quale doveva sempre lottare colla crisi del danaro. Oggi, invece, accolto il sistema del pagamento coi titoli, i ban chieri americani han già potuto piazzare all’estero per più di trecento milioni di dollari in titoli, e conseguentemente far prestiti all’estero per som me che vanno ogni giórno aumentando.
L’esportazione dell’America, o per essere più pre cisi, solo degli Stati Uniti, fino al giugno scorso aveva mostrato cifre colossali d’ aumento ùniche per quanto riguarda l’argento' e Toro: Un prospetto uf ficiale reca infatti una eccedenza di esportazioni nel semestre gennaio-giugno 1915 di 654.570.000 di dollari sul corripondente semestre 1914. E, parti colare notevole, la produzione industriale degli Stati Uniti, non è ancora stata impiegata comple tamente!
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
La Relazione delle Gabelle 1913-14 (*)
Importazione ed esportazione temporanea E’ noto che con la legge del luglio 1912 fu ricono sciuta la necessità di un organico riordinamento dellTstiltuto delle temporanee importazioni èd e- ; sportazioni e concessa al Governo la facoltà di
22 agosto 1915 - N. 2155 L’ECONOMISTA 779
cedere a tale riordinamento entro sei mesi dalla leg ge stessa.
Iniziata l’applicazione di tale legge, risultò pra ticamente che il termine assegnato era troppo bre ve, come rileva il direttore generale delle gabelle nella sua relazione circa la gestione delle Gabelle nielTultimo esercizio finanziario (1913-914).
Tnattavasi infatti, di disciplinare, anche con nuo ve disposizioni, una materia ardua e comptassa la quia,le coinvolge notevoli interessi, sia diel paese che delia finanza.
Intervenne quindi la legge 19 luglio 1913 la quale, mentre provvide a rinnovare il mandato di cui era oggetto la legge precedente, concesse più ampi ter mini di esecuzione entro i quali TAmministrazione potè predisporre il lavoro che portò al R. D. 18 di cembre 1913.
Tale decreto ha avuto precisamente l’oggetto di ordinare in modo organico e definitivo tutta quanta la materia delle importazioni ed esportazioni tem poranee nelle isue disposizioni fondamentali,, in quelle, cioè, destinate a costituire la nuova legge regolatrice dell’istituto, lasciando le altre, di ca- rattere esecutivo al regolamento che dovrà essere emanato per la sua applicazione.
Inoltre, poiché il semplice riordinamento formale delle disposizioni esistenti non avrebbe corrisposto allo scopo voluto dalla legge 12 luglio 1912, nè al più ampio mandato con essa conferito, il R.> decreto di cui trattasi intese di tener presenti le mutate esigenze delle industrie e dei commerci nazionali, con lo stabilire norme che, pur ispirandosi a più larghi e liberali criteri, nel senso di rendere l’isti tuto delle importazioni temporanee più rispondente alla funzione che esso deve esercitare nei riguardi dell’economia nazionale, valessero insieme a prov vedere ad una efficace tutela delle ragioni della Finanza.
Il R. decreto ohe attende, la prescritta convalidazio ne, e chauna volta convalidato, costituirà la nuova legge, sudile importazioni ed esportazioni temporanee, entrerà in vigore/,non aplpena sarà emanato ;il nuovo regolamento di esecuzione, alla cui compilazione l’Amministrazione sta provvedendo alacremente.
*
In seguito al R. decreto 18 dicembre 1912, n. 1453, due nuove concessioni furono consentite all’indu stria nazionale; concessioni che verranno ad essere compenetrate nella nuova legge.
Ad esse fu provveduto con i Regi decreti 8 febbraio 1914, numero 103 e 5 aprile 1914, n. 294, ed hanno avuto lo scopo, l’una di accordare la temporanea importazione dei filati di lino semplici di tipo non inferiore al n. 3& inglese, per la fabbricazione delle felpe e dei velluti per mobili, misti di lino e di cotone; l’altra di ammettere alla temporanea espor tazione ,i tesuti di lana greggia per essere stampati a vigoureux-druck.
La prima si è proposta di agevolare la esporta zione dei prodotti di una nuova industria nazionale, che non può trovare in paese la materia prima necessaria per i bisogni della sua lavorazione, la seconda di permettere che l’industria nazionale dei tessuti di lana possa — senza sèntire gravezze do ganali — provvedere il consumo interno del proprio prodotto, dopo avergli fatto subire all’estero una lavorazione di nuovo genere, non appena praticata nel Regno. Ma, poiché non è escluso che quest’ult,i- ma lavorazione (stampatura dei tessuti a vigoureux- druck), ove incontri il favore del consumo, abbia ad essere iniziata anche nel Regno, si è ritenuto utile di dare carattere di provvisorietà al provvedi mento, con lo stabilire che la concessione abbia vi gore fino a tutto il 30 luglio 1916, salvo rinnova zione.
Tariffa doganale e repertorio per la sua applicazione Durante l’ultimo esercizio non fu apportata al cuna variazione alla tariffa dei dazi doganali.
Fu, invece, provveduto, con R. Decreto dell’8 gen naio 1914, alla pubblicazione del testo unico del re pertorio per l’applicazione della tariffa stessa.
Il detto testo unico non ha recato alcuna modi ficazione alle disposizioni per la classificazione del
le merci precedentemente in vigore, essendo esso il risultato del coordinamento del repertorio appro vato col R. decreto, del 9 dicembre 1900, numero 340, — convalidato con la legge del 12 giugno 1902 — col testo unico della tariffa dei dazi doganali, ap provato col R. Decreto del 28 luglio 1910, n. 57, e con le modificazioni posteriormente introdotte, nello stesso testo unico di tariffa con la legge del 24 di cembre 1910, n. 877, per la classificazione dei fucili e delle parti di fucili, e col decreto-legge del 25 feb braio 1914, n. 141, per la classificazione di bastimen ti ed altri galleggianti.
Nel nuovo testo del repertorio furono però ripor tate — integralmente, o variandole in relazione con le disposizioni del testo unico di tariffa — tutte le aggiunte e modificazioni introdotte nel repertorio del 1910 con successive leggi e con decreti reali già convertiti in legge.
Inoltre, alla necessità, dimostratasi durante l’e sercizio, di modificare la classificazione doganale di alcune merci e di stabilire il trattamento di altre merci prima non nominate nel repertorio, fu prov veduto coi due Decreti Reali del l.o agosto 1913, n. 1038, e del 12 marzo 1914, n. 183. Col primo di essi fu concesso uno speciale trattamento per 1’« olio di pesce » importato per essere idrogenato ed im piegato come materia prima nelle industrie — e- scluse quelle alimentari — ammettendolo in esen zione da diritti di confine, invece che ai dazi di lire 10 o di lire 9 al quintale, stabiliti dalla voce n. 7-a della tariffa dei dazi doganali, rispettivamen te, per l’olio di pesce in recipienti di capacità in feriori a 5 litri ed in altri recipienti; e fu diversa- mente disciplinato quello della « cera di monte » (montamvax), che prima veniva, senza riguardo al suo stato di purezza, classificata come « Paraffina solida» (dazio di lire 15 il quintale), assoggettami ota al trattamento dell’« Ozocerite ».
Con tale provvedimento, mentre fu lasciato inva riato il regime riguardante il prodotto purificato — che continuò ad essere gravato dal dazio di lire 15 il q.le — fu fissato per la « cera montana greg gia » il trattamento di « Bitumi solidi » sottopo nendola Cosi allo stesso dazio di lire 0.50 il q.le, cui è soggetta, per disposizione del repertorio, l’o- zocerite greggia.
Col secondo decreto, del 12 marzo 1914, furono in trodotte nel repertorio per l’applicazione della ta riffa dei dazi doganali altre modificazioni, allo sco po di eliminare i dubbi e le contestazioni cui dava luogo la classificazione dei cataloghi illustrati e delle vernici.
Accordi commerciali con l’estero
Durante l’intero esercizio finanziario 1913-14 ebbe applicazione il trattato di commercio col Giappone del 25 novembre 1912, al quale era stata data ese cuzione quasi .al termine dèiliT’esercizio precedente, il 18 giugno 1913. Quel, trattato, come è già detto nella relazione per il 1912-13, stabilì alcune reciproche agevolazioni doganali, a beneficio di prodotti dei due paesi.
Nel 1913-14, a confronto del 1912-13, fra i prodotti italiani agevolati da concessioni doganali nel Giap pone, figurano esportati a quella volta in maggior copia i limoni e il vermut (quest’ultimo però già fruiva di tariffa ridotta per la clausola della na zione più favorita); invece i cappelli di feltro, mal grado il ribasso daziario ottenuto, furono esportati in assai minor numero; fenomeno questo connesso a quello di depressione generale, che colpì questo nostro commercio d’uscita verso tutte le destina zioni.
*
Quanto alTimp.orta.zione dal Giappone in Italia, quasi nessuno dei prodotti favoriti da nuove ridu zioni daziarie presenta aumenti di quantità nel 1913-14; al contrario, subirono sensibili riduzioni-le trecce^ di paglia e i ventagli. L’aumento avutosi nei tessuti di seta, non ha alcuna relazione col regime doganale, giacche col nuovo trattato le tariffe più ridotte, prima applicabili a tutti i tessuti, furono ri strette alle specialità di « habutae » crudi .
780 , L’ECONOMISTA 22 agosto 1915 - N. 2155
tica ed economica dell’avvenimento', è stato la ri presa delle buone relazioni commerciali con la Spa gna, realizzata dopo oltre otto anni di rottura, con la convenzione del 30 marzo 1914, attuata poco dopo la fine dell’esercizio, a partine dal 24 luglio. Come è noto là convenzione italo-iberica ha per base il regi me delia nazione più favorita, salvo per i vini co muni, e comprende alcune speciali, e scambievoli ri duzioni di tariffe.
Altri accordi
Accenneremo per ordine cronologico ai minori ac cordi internazionali.
11 4 gennaio 1914 (22 dicembre 1913 v. s.) ebbe luogo uno scambio di note fra i Governi italiano e russo per determinare il colore-tipo negli oli minerali pe santi importati dalla Russia in Italia; ciò in esecu zione della riserva contenuta nel trattato 15-28 giu gno 1907 (prot. fin. II, ad n, 8 a.) Con lo scambiò ai note è stato pattuito che gli oli minerali pesanti di resina e di catrame, da ammettere il dazio di lire 8 per quintale, non debbano avere una colorazione piu chiara di quella che presenta una soluzione ac quosa di bicromato di potassio al 0.75 per cento.
Il 10 febbraio 1914 venne firmata con la Repubblica di San Marino una convenzione addizionale a quella di amicizia e buon vicinato del 28 giugno 1897.
Con detta convenzione il Governo sammarinese si impegnò a rinunciare, per la durata della conven zione (31 dicembre 1934) a. ogni diritto idi transito, sul terreno italiano, per articoli coloniali, merci ed altri generi destinati alla Repubblica, come pure a ogni suo diritto sul prodotto delle tasse interne di fabbricazione. Dal canto suo il Governo italiano si impegnò a corrispondere a quello sammarinese, dal l.o gennaio 1914, la somma di lire 360.000 annue. 1 Un accordo stabilito fra Tltalia e il Belgio, con scambio di note 23 gennaio e 23 febbraio 1914, pattuì la reciproca franchigia doganale degli emblemi uf ficiali destinati agli uffici consolari dei due paesi.
11 7 marzo 1914 sono state scambiate ite ratificazio ni della convenzione con l’Equatore, 26 febbraio 1911, giusta la quale i vini spumanti italiani, bianchi e rossi, sono ammessi in quello Stato pagando la me tà dei diritti che gravano sui vini di Champagne.
Infine il 15 giugno 1914 è stata sottoscritta fra l’I talia e la Gran Brettagna una convenzione per l’e- sterusiione allindila britannica del trattato di com mercio e navigazione italo-britannico del 15 giugno 1883. Detta convenzione ha ricevuto applicazione a partire dai 27 dicembre 1914.
LEGISLAZIONE DI GUERRA
Per sollecitare le opere igieniche (n. 1188)). Art. 1. -I progetti per opere igieniche, dii cui agli articoli 7 e 8 della legge 25 giugno 1911, n. 586, potranno es sere approvati dal Ministero dìelTintemo, su pro posta dell prefetto, previo parere del l’ingegner e capo del genio' civile e del medico provinciale.
Art. 2. — La concessione dei prestiti dia parte delia Gassa depositi © prestiti potrà farsi in base al seguenti atti :
a) domanda del sindaco;
b) deliberazione in unica lettura del Consiglio comunale, presa col voto favorevole della maggio ranza dei consiglieri in carica, a termini d-ell’art. 1 del decreto Luogotenenziale 27 maggio 1915, n. 744, oo.n la quale si indichi l’importo del mutuo, il pe riodo di ammortamento e la garanzia, e si autorizzi il sindaco a rilasciare le necessarie delegazioni senza obbligo di formale accettazione dei prestito, per la somma e la durata che verranno definitiva mente stabilite dalla Gassa mutuante in seguito a le determinazioni del ministro dell’interno.
A tali 'delegazioni si applicheranno di diritto tutte le norme sancite dagli articoli 75 e 81 del testo u- nico 2 gennaio 1913, n, 453, e dagli articoli 15 e 29 del regolamento 5 luglio 1908, n. 741, in quanto non siano modificate dal presente decreto'.
Per i Comuni nei quali’ sia sciolto il Consiglio comunale la deliberazione di contrattazione del mu tuo sarà presa in luogo e vece del Consiglio comu nale dal R. commissario straordinario e sarà ap provata dalla Giunta provinciale amministrativa
e le delegazioni saranno rilasciate dal commissario straordinario;
c) decisione della Giunta • provinciale ammini strativa approvante il 'deliberato di cui alla prece dente lettera b).
Se per garantii© il mutuo occorrerà eccedere la sovrimposta sui terreni e sui fabbricati oltre il li mite legale, la Giunta provinciale amministrativa, nella decisione di cui sopra, autorizzerà tate ecce denza. Agli effetti dell’alt. 310 dal testo unico della legge comunale e provinciale approvato con R. de creto 4 febraio 1915, n. 148, verrà pubblicata sol tanto la 'decisione tutòria ed il termine per il ricorso alla quinta sezione del Consiglio di iSt-ato sarà ri dotto a quindici gioirai;
d) IFatte-stazione prefettizia sulla consistenza della sovrimposta.;
e) copia del bilancio ed1 il prospetto delle entrate ordinarie e degli interessi passivi, ove occorra.
Airi. 3. — Il ministro dell’interno potrà delegare ai prefetti, in tutto o in parte, le attribuzioni ad esso devolute’ dal regolamento 6 ottobre 1912, nu mero 1306, per quanto concerne l'app novazione delle varianti e dei collaudi.
Art. 4. — Il decreto- ministeriale, di cui agli arti- . coli 7 e 8 della legge' 25 giugno 1914, n. 586, potrà essere trasmesso pel riscontro della Corte dei conti insieme col R. decreto di concessione del mutuo.
Art. 5. — Le disposizioni degli. articoli precedenti saranno anche .applicabili :
a) ai mutui per le opere per provvista di acqua potabile, a termini delia legge 25 giugno 1911, n. 586, quando si tratti di sistemazione di opere esistenti o di costruzione di pozizi e- di cisterne e l’ammontare della spesa prevista non ecceda la somma di L. 50 mila;
b) ai mutui corrispondenti alla differenza fra lo importo dei progetti e il sussidio- in capitale, di cui all’art. 7 del R. decreto-27 settembre 1914, n, 1050, 0 all’art. 8 del presente decreto;
c) ai mutui a norme ordinarie -che -dal Ministero dell’interno siano stati o saranno riconosciuti come destinati ad integrare il fabbisogno dei comuni oltre la somma dichiarata sussidìabile.
Art. 6. — Il Ministro dell’interno, nelF-a-p provare 1 progetti delle opere contemplate nel presente decre to, potrà dichiarare le opere stesse indifferibili ed urgenti, agli effetti degli articoli 71 e seguenti delia legge 25 giugno 1865, n. 2359, modificata dalla leg ge 28 dicembre 1879, n. 5188.
Art. 7. — La differenza fra l’ammanta-re degli impe gni per concorso dello Stato per i mutui di favore al due per il cento autorizzati dalla legge 25 giugno 1811, n. 586, e quello degli impegni assunti in cia scun esercizio- dall’attuazione della legge -stessa sarà portata in aumento- delle somme stabilite per l'eser cizio 1915-16.
Art. 8. — Entro i limiti delle somme' disponibili conservate -o da conservarsi nei residui -del bilancio del Ministero delTinterno in esecuzione deli’-art. 5 delia legge 25 giugno 1911, n. 586, il Ministero del- Fiinterno è autorizzato a conceder© sussidi, secondo modalità e condizioni da stabilirsi dal ministro stes so, allo scopo di concorrere alla spesa di costruzione, sistemazione e arredamento di opere igieniche di carattere urgente dando la preferenza a quelle oc correnti per la profilassi e la cura delle malattie infettive.
Le somme erogate per effetto dello stesso articolo e che siano comunque restituite saranno portate in aumento dei residui medesimi.
Ai progetti -delle opere anzidette saranno appli cabili le disposizioni dei precedenti articoli 1 e 6 e -dell’articolo 10 della legge 25 giugno 1911, n. 586.
Art. 9. — Le disposizioni dei precedenti articoli avranno effetto- fino al 30 giugno, 1916 e po-sterior- miente- anche per 1-e opere per le quali i Comuni a- vranno entro il 30 giugno 1916 deliberato di- con trarre i mutui.