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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2106, 13 settembre

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GrAZZ ETTA SETTI MANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA. COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

REDAZIONE: M. J. de Johannis — R. A. Murray — M. Dantaleoni

Anno XLI - Voi. XLV

Firenze-Roma, 13 Settembre 1914

i F IR E N Z E : 31, V ia d e lla P e rg o la ' ROMA : 56, V ia G reg o ria n a

N. 2106

S O M M A R IO : Gli Istituti di Emissione nell’attuale momento della economia nazionale. — Il commercio dell’ Italia dopo le guerre del 1870 e del 1911, M. J, de .Io h a n n i s. — La speculazione del non pagare. RIVISTA BIBLIO­ GRAFICA: Ar t u r o La b r i o l a, II socialismo contemporaneo. Lineamenti storici. — Dott. E. Ma r i a n i, Manuale per le Amministrazioni Comunali, Provinciali e Opere Pie e pei Segretari comunali. — PROVVEDIMENTI DI GOVERNO. In Italia: Lavori Pubblici. — All’Estero: Le moratorie in Inghilterra, Turchia, Norvegia, Dani­

marca, Montenegro, Portogallo, Svezia. Svizzera, Tunisia. — La denuncia da parte della Francia delle Convenzioni internazionali di diritto privato. L’ Importazione ed Esportazione in Italia nel 1" semestre 1914 (continua). —

Riscossioni doganali nei primi 7 mesi del 1914. — Le c struzioni navali nel secondo trimestre 1914 secondo il « Lloyd’s Register ». — La guerra e il movimento della popolazione. — Per la nuova crisi vinieoi, . — Il contrabbando di guerra:

In Francia - In Germania. — Concessione di terreni demaniali in Tripolitania. Statistica carceraria e dei rifor­ matori. — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: L’importazione dei vini e liquori italiani a New York. Espor­ tazione di derrate alimentari dalla Rumania. — Divieto di esportazione del bestiame, ecc. dalla Rumania. — Divieto di esportazione dall’Olanda. — Assicurazione pei rischi di guerra in Grecia. — Le quotazioni della Borsa dì Berlino. — Cambi. — Tasso del cambio per le Dogane e ferrovie. — Istituto Italiano di Credito Fon­ diario: Estrazione del Io agosto 1914 delle cartelle fondiarie, serie 1 11, IH, IV tino 4 °/„ in valuta legale —

PROSPETTO QUOTAZIONI, VALORI, CAMBI. SCONTI E SITUAZIONI BANCARIE.

Gli Istituti di Emissione

nell'attuale memento della economia nazionale.

Discorriamo in un’a ltra p arte del nostro pe­ riodico intorno al fenomeno, troppo facilmente se­ condato m i paese, della speculazione del non p a ­

g a re. Ormai è evidente essersi sta b ilita una

tendenza (che se continuasse diventerebbe forse pericolosa), a posporre i propri impegni sotto il pretesto della g u erra e pin precisam ente sotto quello ancor più a ria te della lim itazione nel r i ­ tiro dei depositi.

Ad incoraggiare e facilitare questa tendenza, che andrebbe invece com battuta, appunto per dar modo agli Istitu ti di credito di rito rn are con la consueta am piezza a lla funzione in te g ra ­ trice del credito commerciale, interviene, anche per parte di coloro che dovrebbero pur sapere quale è e quale dovrebbe essere la precisa fun­ zione degli Istitu ti di emissione, la enunciazione di un rimedio che, se appare semplice ed empi­ rico, non è per questo meno te m ib ile : si vor­ rebbe cioè che fossero emessi tan ti b iglietti di banca e- di Stato quanti occorrono a re stitu ire i depositi.

Questa operazione, non a ltro significa in so­ stanza che volere il passaggio nelle casse degli Istituti di emissione, non solo di tu tti gli effetti buoni, mediocri e cattivi dei quali le Casse di Risparm io e gli Istitu ti di credito possono tro ­ varsi detentori, ma altresì il passaggio dei tito li bancari ed industriali, dei titoli di impieghi im­ m obiliari, ecc., che formano, insieme colle cam ­ biali, i mezzi abituali di rinvestim ento dei depo­ siti. Ora anche volendo am m ettere che tu tti gli Istitu ti di credito e tu tte le Casse di risparm io si sieno scrupolosamente e severam ente unifor­ m ale ai più sani e sicuri criteri, sia nelle di­ rettiv e delle loro operazioni, sia nello impiego dei loro depositi, non è però men vero che gli

investim enti immobiliari comportano in genere liquidazioni solo a lunga scadenza; che alcuni valori bancari ed industriali sono di non facile realizzazione; che infine per un tempo in d eter­ minato deve essere te n u ta presente la eventua­ lità, anche per gli stessi valori di Stato, di più 0 meno estesi deprezzamenti.

In sostanza, dunque, secondo l’ avviso di co­ loro che insistono per lo allargam ento della cir­ colazione fino al lim ite della restituzione di tu tti 1 depositi, si vorrebbe che tutto il portafoglio leggero o pesante, liquido o vincolato, buono o cattivo, passasse senz'altro nelle casse degli Isti­ tu ti di emissione. E ciò precisam ente quando gli stessi principali Istitu ti bancari, sia pure mo­ strando una forza di resistenza sufficiente a far esulare ogni giustificato panico, hanno dovuto però avvalersi, non esclusi i più notoriam ente solidi e meglio organizzati, della provvisione le ­ gislativa che lim ita la restituzione dei depositi ; il che sta a prova delle difficoltà da essi egual­ mente incontrate nella monetizzazione dei titoli di investimento.

Francam ente dobbiamo afferm are che non possiamo seguire una tendenza la quale potrebbe m ettere d’un sol colpo in una posizione del tutto precaria e compromessa quelle nostre maggiori istituzioni bancarie, che per anni ed anni sotto una scrupolosa, oculata e prudente am m inistra­ zione hanno infaticabilm ente lavorato per dare al paese quanto di meglio si possa desiderare in fatto di solidità e di sicura garanzia.

(2)

578 L ’ ECONOMISTA 13 settem bre 1914

L’a ltra parte gli Istitu ti di Emissione non han­ no mancato, nei giusti lim iti e con un pronto e bensfico intervento, di portare tutto l’appog­ gio consentito dalle eccezionali circostanze. Ne fanno fede il fatto che nessun dissesto si è veri­ ficato finora e che dal 20 luglio al 20 agosto il portafoglio degli Istitu ti di Emissione si è accre­ sciuto da 759 a 1313 milioni cioè del 72 %> la circolazione è di conseguenza passata da 2183 a 2769 milioni, cioè si è accresciuta di 585 4/5 milioni cioè il 22 °/Q.

Ci sem bra che ciò sia indice sufficiente e tra n ­ quillante del modo col quale gli Istituti di Emis­ sione hanno voluto largheggiare negli aiuti e sia a rra sicura che a ltri aiu ti, se sufficientemente garan titi, potranno essere accordati anche in av ­ venire nei lim iti consentiti dalle leggi.

Il commercio dell’Italia

dopo le guerre del 1870 e del 1911.

L a nostra convinzione, contraria al « pessi­ mismo torinese » che i paesi neutri possano tra rre vantaggio negli scambi, in conseguenza delle guerre com battute in altri territo ri, ci spinge ad esporre ai nostri lettori, anche quali furono le conseguenze, più facilmente visibili per il commercio italiano, sia dopo la guerra franco- prussiana, dinnanzi alla quale l’ Italia rim ase neutrale, abbenchè solo allora deponesse le armi per la com pletata sua unificazione, sia dopo la g u erra contro la Turchia, nella quale prese la parte a ttiv a .

Ci sem bra superfluo spiegare che il nostro esame, comprendendo soltanto gli scambi mer­ cantili, include quindi semplicemente, come a b ­ biamo fatto per l’ In g h ilterra (1), una parte del commercio, l’andam ento del quale, sebbene sin­ tom atico della a ttiv ità di un paese, non esclude però che altri elem enti vitali per un popolo, come il eredito, il bilancio statale, il risparm io, il mercato finanziario, possano, anche durante un m aggiore sviluppo dei traffici, essere e notevol­ mente depressi, si da dim inuire od anche assor­ bire totalm ente i benefici che la prosperità de­ gli scambi possono conferire. Lim itatam ente al commercio estero. Il che non infirma la eloquenza, in via. generale, degli elementi che suffragano la tesi avversa a quella sostenuta da coloro che vorrebbero restassim o sfiduciati, colle mani in mano, in disperata attitudine.

Nè affermando che l’ Italia dovrebbe oggi de­ dicarsi ad un’azione commerciale sollecita ed intensa per tra rre vantaggio dalla sua n e u tra ­ lità, vogliamo illudere i dirigenti del commercio di potere con sicurezza sostituire durevolmente l’approvvigionam ento delle contrade im porta­ trici, per tu tti i prodotti in cui, nella in attiv ità di grandi centri produttori sarà possibile im ­ prendere affari. Ma anche se volessimo lim itare il beneficio più largo che intravediam o, ad una semplice sostituzione tran sito ria ed eccezionale,

(1) V edi Economista, n . 2105, 6 s ettem b re 1914.

non per questo m iliterebbe alcun valido argo­ mento in favore di una indolente e sconfortata inoperosità.

-I fenomeni che accompagnano gli scambi sono in genere cosi complessi, cosi tortuosi, cosi ine­ splicabili, anche per gli stessi più illum inati pre­ posti al suo movimento in tempi normali, e quindi tanto più rifuggenti ad una analisi pre­ cisa e discrim inatrice, quanto più eccezionale ed inconsueto è il momento -il quale sen e vogliono rapportare i risu ltati, che da tali analisi vo­ gliamo deliberatam ente astenerci. Se infatti una esposizione teorica degli effetti commerciali delle a ttu a li guerre, od una classificazione accuratis­ sima dovesse condurci a poter soltanto affer­ mare che l’ Ita lia non potrà portare carbone in Inghilterra, o fèrro e potassa in G erm ania, o cotone greggio agli S tati Uniti, si direbbe cosa che è conosciuta da ogni profano, senza bisogno di disquisizioni.

D’a ltra parte sarebbe forse im prudente pre­ tendere molto di più da un processo analitico, perchè in chi volesse compierlo si dovrebbero ac­ centrare tali precise e sicure conoscenze e facoltà previsione delle condizioni che dovranno preva­ lere durante e dopo la g u erra, per ogni singola categoria di prodotti, sia per potenzialità di mano d’opera, sia per prezzo del denaro, sia per faci­ lità e facoltà di trasporto, sia per specifici biso­ gni più urgentem ente m anifestantisi nei mercati im portatori, sia .per le eventuali cam biate pro­ tezioni di frontiera, sia per le condizioni di pro­ duzione interna del paese che dovrebbe esportare, sia per la q u an tità e disponibilità, delle m aterie prime, ecc. ecc., tanto nei paesi belligeranti che in quelli neutri, da rendere pericolosa e oltre­ modo ingannevole ogni conclusione di dettaglio, ard u a a farsi già nei tem pi normali, perchè p re­ sentano pur sempre complesse ed inesplicabili anomalie.

Crediamo soltanto scientificamente interessante un ten tativ o di distinzione fra gli effetti tra n ­ sitori ed i d u ratu ri del conflitto, ma dobbiamo, nell’ interesse della, pratica del commercio, a lta ­ mente diffidare dall’attenersi ai risu lta ti teorici, in quanto coloro stessi che vi si ingaggiano non si dissimulano le incertezze e difficoltà del com­ pito; le incognite del futuro sono ta li e tan te da poter condurre il commercio di un paese neutro, che volesse avventurarsi in tentativi, come sug­ geriam o a ll’Ita lia odierna, negli inganni più irri­ m ediabili ove tenesse per scorta la speculazione dottrinale. La direzione e l’ampiezza dei com­ merci in questa nuova era che si schiude ai popoli che possono lavorare e produrre, può es­ sere data troppo lim itatam ente dalla scienza, ma am piam ente e solo sicuram ente dalle prossime domande dei mercati.

L a durevolezza e tran sito rietà delle vecchie e nuove correnti di scambi potrà essere riscon­ tr a ta soltanto quando cesseranno del tu tto gli ef­ fetti della guerra.

T u tta v ia poiché anche il transitorio può es­ sere campo di conquista, sa rà opportuno rilevare come si comportarono alcuni scambi commerciali italian i dopo la guerra, del 1870 e dopo quella più recente del 1911.

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13 settem bre 1914 L’ ECONOMISTA 579

Italia del sessènnio intorno al ’70 c seguenti cifre: ' 1868 . . milioni 818 1869 . » 890 1870 . . » 842 -1871 . . » 880 1872 . » 1.109 1873 . » 1.184

Le esportazioni si comportano con ancor m ag­ giore evidenza all’aum ento dopo decisa la guerra, infatti si hanno: 1868 . . milioni 529 1869 . . » 518 1870 . . » 512 1871 . . » 756 1872 . . » 1.108 1873 . . » 1.083

Ma l’esame delle categorie di prodotti che hanno contribuito allo enorme aumento verifi-catosi fra l ’esport.izione del 187) e quella del 1872, ci può dim ostrare che non già soltanto i prodotti m anufatti sono da includere nel gruppo delle esportazioni ascendenti, bensì anche gli agricoli.

'Troviamo in fatti un primo gruppo di catego­ rie di prodotti che impressiona per il subito ed evidente aumento. Eccone le cifre:

L868 1869 1870 1871 1872 1873 S e ta e m a n ifa ttu re . 130.513 133.579 129.078 193.247 401.103 438.324 M e r c e r i e ed a ltri ogg etti. 14.012 17.192 40.714 4 6 ./04 117.739 108.151 T ab acch i . . . . 6 — 5 - 26 — 1.313 516 316 G ra ssin e . . . . 11.650 11.839 12.235 16.626 21.421 22.390 Pesci . . . • . 1.245 973 826 1.109 2.440 2 513 B estia m e . . . . 15.914 11.614 13.111 29.070 47.645 31.664 P o ll i. 5.087 4.087 4.312 9.225 17-475 10.471 C anapa, lin o e m a­

n ifa ttu re . 23.568 21.133 18.571 30.166 40.696 -12.292 C otoni e m a n i f a t t . . 2.503 1.886 6.755 27.249 20.172 7.751 D egnam i e la v o ri iti

legno. 8.973 8.511 9.338 14.048 35.526 38.381

Un gruppo di categorie di prodotti che offrono invece andam ento normale, incerto o depresso nella esportazione in confronto a quello prece­ dentemente esaminato, è dato dal seguente pro­ spetto : 1868 1869 1870 1871 1872 1873 D e r r a t e c o lo n iali, s u g li v e g e ta li, ge- n e r i m e d ic in ali, p r o d o t t i c h im ic i, colori, m a te rie d i­ v e rs e e p ro fu m e ­ ria.

42.251 46 324 41.075 50.076 56.810 54.392

F r u t t i , co n serv e, o rta g lie , fo rag g i.

59.272 56.157 53 228 64.442 56.164 55.474 C ereali, fa rin e e p a ­ ste. 83.324 58.469 68.448 74.193 80.023 88.199 C a rta e lib r i . . . 4.153 4.650 4.261 4 520 5.600 6.372 M etalli co m u n i . . 21.864 56.026 52.652 40.764 16.056 15.524 P ie tre , te rre e d a l­ tri fo ssili. 37.711 53.647 42.124 40.942 39.554 44.363

Dal ’70 ad oggi le condizioni del commercio sono così sostanzialm ente e profondamente m u­ tate in tutto il mondo, che riuscirebbe vano il voler ricondurre il dettaglio nella previsione dall’andamento dei traffici dopo le a ttu a li guerre e quanto avvenne in circostanze del tu tto diverse 44 anni or sono.

Ci basta di avere presente e di poter irrefu­ tabilm ente sostenere che il commercio italiano non solo non ebbe a soffrire, ma potè anzi no­ tevolm ente av vantaggiarsi dopo la g u erra franco­ prussiana ed almeno fino alla crisi che comin­ ciò col 1873.

Ma altro argom ento che avvalora la nostra tesi .si può tra rre anche dal contegno di alcune esportazioni in riflesso della g u erra ita lo -tu re a del 1911. La esportazione totale italian a del 1912 ebbe un valore di 2.096 milioni e superò quella dell’anno precedente di 102 milioni, e ciò m algrado fossero annullate le correnti di traffico verso le due Turchie. Si ebbero è vero grandi in vii di derrate e m ateriale in T ripolitania e Cirenaica, ma questi non possono rie n trare nelle vere esportazioni commerciali.

Ecco un prospetto del contegno della espor­ tazione italian a nel 1911 e 12.

E s p o rta - D ifferen za zione Sili M ilioni 1 1912 Totale 1912 1911 2.3962.404 + 192 Verso le Turchie 1912 1911 95.46.5 — 88,9 Verso la Tripolitania e Cirenaica 1912 1911 100.8 24.7 + 76,1 Verso tutti gli altri

paesi 19121911 2.2892.084 +

205 Verso i paesi europei,

esclusa la Turchia Verso i paesi extra eu­

ropei, esclusa la Tur­ 1912 1911

1.511

1.357 + 154

chia (l'Asia, la Tripo-

litania 6 Cirenaica 1912 1911 777727 + 50

In sostanza a causa della g u erra libica il com­ mercio di esportazione con le due T urchie ebbe queste precise differenze:

1912 1911 D ifferenza

Verso la Turchia d’Europa 2,7

Milioni 51,8 — 48,6

Verso la Turchia d'Asia 3,8 41,1 - 40,3

Totale 6,5 95,4 — 88,9

Questa notevole differenza non ebbe com­ penso alcuno? La relazione del movimento com­ m erciale italiano per il 1912 ci avverte che fra il 1911 ed il 1912 la nostra esportazione verso l’A ustria,-U ngheria sale da 184,8 milioni a 219,2, cioè di 34,4 milioni.

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5!-O L’ ECONOMISTA 13 settem bre 1914

Sta, di fatto che molte delle m aggiori diffe­ renze in meno che si riscontrano nelle spedi­ zioni alle dne Turchie, hanno a ironie qualche aum ento in quello verso l’A astri a-U ngheria.

Eccone alcuni esempi :

V e rso le d ue V erso Turchie TAustria-Ungh. migliaia di lire Tessuti di cotone . . , - 40.822 + 5.045 Filati di cotone . . . . — 11.188 + 2.123 Tessuti di seta . . . . - 6.975 -r 601 F a r i n a ... .... . — 5.030 + 71 F ia m m if e r i... — 2.026 + 237 Agrumi . . . . - - 1.802 + 1.231 Tessuti dicanapa,lino,juta — 1.214 + 1.085 R is o ... - 525 + 2.426 M a c c h in e ... - 458 + 174 Carta... - 413 + 408 Marmo lavorato . . . . - 330 + 728 lavori di corda . . . . - - - 234 + 40 Medicamenti composti . . — 273 + 90

Mobili e altri lavori di *

legno... — 251 + 63

Ceramiche... - 254 + 115

Lavori di corno e osso . - 234 + 134

Lavori di gomma elastica — 100 + 210

Strumenti scientifici . . - 99 + 225

Abbiamo volato portare anche quest’ultimo esempio del contegno del commercio fra S tati belligeranti per poter dim ostrare come, anche le vie indirette possano essere utilizzate perfino per gli scambi fra nazioni in g u erra e per poter con nuovo argom ento affermare che non tard erà molto il momento, nella g uerra attuale che, paesi neutri e quindi rim asti produttivi, come produt­ tiv a rim ase l’ Italia durante la g uerra libica, saranno circondati dalle domande dei mercati che non - potrann.no più attin g ere alle consuete sorgenti, oggi, chiuse per effetto della guerra. E chi sa rà pronto, per mezzi di trasporto, per o r­ ganizzazione dei pagam enti e del credito, avrà non solo largo campo di rifarsi del momentaneo breve arresto, ma potrà tra rn e vantaggi consi­ derevoli. Nè ci impressiona la considerazione della vastità della g uerra attu ale che impegna ben 9 popoli, nei quali sono inclusi alcuni dei piu produttivi. Essi pure durante e dopo la g u erra dovranno vivere e per vivere dovranno chiedere al commercio gli approvvigionam enti che gli potranno avere forniti principalmente dai pàesi che avranno saputo m antenere viva la

produzione. M. J . d e Jo h a n n i s.

LA SPECULAZIONE'DEL NON PAGARE

L’Ita lia non è mai stata invero considerata come il paese che m aggiorm ente abbia fatto uso del deposito fiduciario per il normale movimento di denaro necessario ai quotidiani bisogni della vita.

Se così fosse i depositi fiduciari nelle istitu ­ zioni di credito, sarebbero in prevalenza sotto le forme di conto corrente, anziché nelle altre di depositi a risparm io, di depositi a scadenza fissa, o di depositi su buoni fruttiferi, che rac­

chiudono più puram ente il concetto del risp a r­ mio nel vero senso della parola.

Anzi in Italia, il concetto del risparm io con­ serva un carattere cosi rispondente all’etimolo­ gia della parola, che una buona parte dell’in ­ cremento annuale dei depositi viene dato dagli interessi m atu rati dello stesso risparm io e che non vengono ritira ti.

Sebbene non sia perfettam ente esatta, secondo la denominazione u sata dalle banche, e la forma stessa del contratto di deposito, una distinzione nelle tre categorie sopra accennate, pure cre­ diamo che il seguente prospetto risponda nelle sue proporzioni generali al vero, alla fine del

1912:

D e p o siti D ep o siti D ep o siti ris p a rm io a scad. fissa io conto c o rr. ( M ig lia ia/ 560.730 148.752 300.691 705.681 283.679 158.269 — 99.203 b u o n i f r u ttif e r i 2.491.828 41.805 62.977 115.775 - 32.111 3.874.014 474.236 653.251

In sostanza dunque sui 6 m iliardi 826 mi-lioni di depositi raccolti nel Regno

così rip a rtiti nei diversi istituti.

che erano

Casse postali di rispam io . . . mil 1.689

Casse ordinarie di risparm io . . » 2.596

Monti di P ie tà ... » 147

Istitu ti di em issione... » 87

Società ordinarie di credito . . » 996

Società an. cooperative di credito » 1.150

Casse r u r a l i ... » 99 Is titu ti di credito a g ra rio . . . » o K> CO

A ltri Is titu ti... » 58 ben 4 m iliardi e 348 milioni, non considerando i 1.689 milioni delle Casse postali di risparm io, sono da a ttrib u irsi alla categoria dei depositi a risparm io e dei depositi a scadenza fissa, i quali, più che non i depositi in conto corrente, esulano dulia forma specifica colla quale il pubblico tiene a propria disposizione un capitale custodito da una banca, del quale si serve per i consueti pa­ gam enti dei suo bilancio mensile privato.

E noto in fatti che, in conseguenza di quanto le cifre dimostrano, l’uso dei chèques, o assegni di pagam ento, sono in Italia ben lungi dall’av er raggiunto quello sviluppo che essi hanno in In­ ghilterra, negli S tati Uniti, in G erm ania, nel Belgio ed altrove.

M algrado questa ch iara condizione di cose, ehi ha menato più scalpore, contro l’applicazione del decreto di lim itazione ai rim borsi dei depositi fiduciari, è stata appunto quella parte''di pub­ blico che h a un libretto dal quale non ha mai pensato di ritira re neppure gli interessi, ed ¡incora più quella che non h a nemmeno avuto mai un libretto di risparm io.

Ad un tra tto tu tti sono diventati depositari delle Banche, e sotto il pretesto della m oratoria ai rim borsi hanno promosso agitazioni per

(5)

13 settem bre 1914 L’ ECONOMISTA; 581

tenere la dilazione nel pagainenfo delle pigioni, il differimento alla scadenza dei premi di assi­ curazione, la proroga perfino dei term ini delle polizze di pegno dei Monti di Pietà.

Si dovrebbe am m ettere dunque esservi della gente che impegni l’orologio ed il materasso, ma che ha i i tasca il suo bravo libretto di risp a r­ mio! Che in nu momento eccezionale vi sieno degli anim i poco coscienziosi e di sentim enti a n ­ tipatriottici, in cerca di tra rre profitto da ogni circostanza per fare il vantaggio proprio a danno della generalità è purtroppo fenomeno umano deplorevole, ma inevitabile. Ma' che la stessa stam pa la quale si affanna ad a iu ta re i cittadini nella denuncia dei venditori di commestibili che esorbitano i prezzi stabiliti dalla m unicipalità, si faccia portavoce anche del differimento della scadenza delle polizze del Monte di Pietà, in vista della m oratoria sui rim borsi dei depositi, è cosa davvero ancor più deplorevole e stigm a­ tizzabile. Dimostra pei’ certo che tanto nel- l’nno che nell’altro caro il giornalista è toccato nel vivo, ma non giustifica davvero il condan­ nevole eccitamento alla « speculazione del non pagare ».

T utti siamo d’accordo che il momento è ec­ cezionale, che occorrono ed occorreranno fors’an- co in futuro sacrifici d’ogni genere. E’ d’uopo spingere il pubblico al sentim ento del dovere non già alla speculazione delle pubbliche cala­ mità.

Quando mai il prezzo delle assicurazioni, nel concetto di una buona am m inistrazione dome­ stica, deve essere alim entato dal risparm io fidu­ ciario, anziché dal reddito costante dell’azienda fam iliare? E così Taffitto delle abitazioni, nei paesi che hanno un regim e di pagam ento men­ sile, come mensili sono in genere le entrate o le valutazioni delle entrate nell’economia dome­ stica italian a!

Vogliamo ancora ripetere che deploriamo vi­ vamente le esagerazioni alle quali si sono vo­ luti condurre gli effetti dei decreti di m oratoria nei rim borsi, dei quali, quelli che meno si la ­ gnano, sono gli industriali ed i commercianti, che per le riduzione dei depositi in conto cor­ rente, alle lim itazioni stabilite dal governo, sen­ tono più forte il peso delle condizioni attu ali.

RIVISTA BIPLIOQRAFICA

Arturo Labriola. — II socialismo contem ­

poraneo — L in e a m e n ti storici — Casa Editrice

Abruzzese, Rocca S. Giovanni, 1914. Pag. 442, L. 4.

11 socialismo è uno di quei grandi fatti che non si possono sopprimere dal mondo per co­ modo delle nostre preferenze dottrinali, afferma il Labriola, ed ha perfettam ente rag io n e; il fatto esiste, è tangibile, è abbastanza generale p er­ chè se ne possa e se ne debba ten er conto as­ sieme a tu tti gli a ltri fatti che riassumono le principali (questo aggettivo deve essere grato al Labriola) manifestazioni della vita sociale, li socialismo del Labriola, che con m irabile ten­

tativo cerca di so ttrarre o meglio di estrarre dalle complessità e differenze dei sistem i socia­ listi la essenza, lo spirito filosofico del feno­ meno, « è il fatto della riv o lta dei lavoratori contro le istituzioni padronali del regim e capi­ talistico, è il conato dei lavoratori a disfarsi di queste istituzioni, è la preparazione di una società in cui la distinzione funzionale di lavo­ ratore e capitalista abbia cessato di esistere ». In questa definizione egli vuole racchiudere, sotto l’angolo visuale della storia, ciò.che forma un tu tto organico e compatto, che si svolge con un vincolo intimo e tenace dal precedente al successivo e dà il sentimento di una coerenza di tu tte le parti del sistem a; in sostanza ciò che sarebbe superstite al decadere, ammesso e riconosciuto dello stesso Labriola, dei diversi

sistem i socialisti fin qui apparsi.

, Egli am m ette quindi solo la decadenza di si­ stem i e non la decadenza del fatto che gli piace di paragonare al Cristianesimo, il quale sebbene confutato vivam ente nei suoi albori, sopravvisse e si generalizzò. Ci pare invero che il Labriola, non voglia deliberatam ente scorgere differenze nel paragone del Cristianesimo, che non predicò la lotta di classe che non accentuò il dissidio eco­ nomico delle classi, mane dimostrò la insussi­ stenza, dinanzi ad un credo più alto; al con­ trario iPsocialismò predica la lo tta e la differenza, sia pure come preparazione di una società futura.

Dubitiamo che i sistem i adottati dal sociali­ smo possano consentire il form arsi di un sistem a filosofico definitivo sul quale si possa basare un definitivo organam ento della società.

Per ora tutto fa ritenere che il socialismo sia un fenomeno parziale, come può esserlo la for­ mazione dei tru st, e che la base economica del nuovo vangelo, interessando solo una parte lim i­ ta ta della società, non racchiùda la forza di Com­ prendervi tutto un futuro nuovo assetto sociale

Dott. E. M a ria n i. — M a n u a le p e r le A m ­

m in istra zio n i C om unali, P ro vin cia li e Opere Pie e pei S e g re ta ri com unali. — Hoepli, Mi-

leno. Pag. 959, L. 9,50.

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582 L’ ECONOMISTA 13 settem bre 1914

esempi semplici e pratici con schiarim enti di parecchie delle disposizioni predette. Il manuale non potrebbe essere più completo e più utile anche per i professionisti in genere e ad ogni ordine di cittadini, perchè può ormai asseverarsi che nello svolgersi e progredire della vita mo­ derna, ai cittadini stessi rim ane affidata l'am m i­ nistrazione della pubblica cosa e da loro prin­ cipalm ente dipende il di lei retto e proficuo

fun-Provvedimenti di Governo.

IN ITALIA.

L a v o r i pubblici:

Per alleviare gli effetti della disoccupazione accentuatasi a causa della guerra e del ritorno degli em igrati, il Governo sta provvedendo ad intensificare quanto è più possibile l’esecuzione delle opere pubbliche sia dello Stato che delle Provincie e dei Comuni, valendosi delle proce dure abbreviate, sanzionate dal recente decreto legge, per l’approvazione dei progetti e degli appalti, nonché di appositi fondi che per tale scopo si è deliberato di stanziare nel Bilancio del M inistero dei Lavori Pubblici per l’anno 1915-916.

Secondo una statistica fatta compilare dal Ministro dei LL. PP. risu lta che sono a ttu a l­ mente in corso nelle varie provincie del Regno oltre 300 milioni di opere pubbliche a carico del solo Bilancio di quei dicastero, e cioè:

29 milioni per opere sta ta li; 14 milioni di opere idrauliche; 28 milioni di bonifica;

65 milioni di opere m arittim e;

80 milioni di lavori dipendenti dalle leggi speciali per Roma, per le isole, pei danni dei terrem oti, per le Calabrie e B asilicata;

20 milioni per rip arare ai danni di alluvioni e frane;

100 milioni per costruzioni di strade ferrate. Sono ora pronti per essere appaltati ed avranno corso senza indugio a ltri im portanti lavori pub­ blici. Allo scopo di svilupparli e rapidam ente, specie nelle provincie più trav ag liate dalla di- j soccupazione, il Consiglio dei Ministri ha delibe­ rato di erogare altri 37 milioni, aggiungendoli al Bilancio dei Ministero dei Lavori Pubblici, dei quali circa 20 milioni riguarderanno special- mente lavori stradali, cosi delle strade nazionali come e piu di quelle provinciali e comunali.

Il Ministro ha dato speciali istruzioni a tu tti gli uffici del Genio Civile, perchè l’esecuzione dei lavori in corso e di quelli che saranno in breve ap p altati proceda con la massima alacrità.

ALL’ ESTERO.

L e mo r a t o r i e .

Inghilterra. « Con recente disposizione la mora­ to ria è sta ta prorogata sino al 4 ottobre, sem­ pre relativam ente ai pagam enti dovuti prim a del 4 agosto ».

Turchia. « 11 Governo ottomano ha prorogato la m oratoria sino al 3 ottobre. 11 testo della nuova legge precisa le disposizioni generiche di quella provvisoria del 3 agosto. Si ritiene però che la m oratoria dovrà essere ancora prorogata oltre il 3 ottobre e che subirà pure nuove mo­ dificazioni ».

Norvegia. « Con Decreto Reale in data 3 se t­ tem bre, il term ine per le scadenze commerciali riferentisi a ll’ estero è stato prorogato di due mesi a partire dal 6 settem bre. Per le scadenze riferentisi alla N orvegia il term ine è prorogato di un mese. Circa i rim borsi di depositi le ban­ che hanno abbandonato la m isura ad o ttata nei primi tempi del conflitto europeo, che lim itava i pagam enti. Ora tu tte le banche eseguono i rim borsi come nei tem pi ordinari ».

Danimarca. << I tribunali danesi possono fino al 10 Ottobre prorogare di tre mesi le scadenze dei debili civili e commerciali interni, ma non i debiti commerciali esteri; quanto ai debiti ci­ vili esteri, la m oratoria non è loro applicabile ».

Montenegro. « La m oratoria m ontenegrina pro­ roga di 6 mesi a datare dalla fine della mobi­ litazione tu tte le scadenze civili e commerciali, ma non i contratti agricoli o di locazione, nè i d iritti alim entari ».

Portogallo. « Non esiste alcuna m oratoria di carattere generale. Nondimeno una proroga fa­ coltativa di 60 giorni è accordata per la liqui­ dazione delle operazioni di cambio estero, pel­ le date o cbègnes relativ e ad obbligazioni a n ­ teriori al 10 agosto e pagabili in Portogallo in moneta estera ».

Svezia. « La Svezia la m oratoria generale a valore fino al 7 settem bre ».

Svizzera. « La Svizzera gli effetti e tra tte ha scadenza delle quali scadeva in luglio e agosto è sta ta prorogata di 30 giorni; le esecuzioni per debiti sono sospese fino al 30 settem bre, ed in ­ sieme i protesti. Quanto ai debiti all’estero la Svizzera aum enta la reciprocità ».

Tunisia. « La scadenza di tu tti i valori nego­ ziabili, an te ria ri al 15 d’agosto 1914 è proro­ gata di tren ta giorni. In tale term ine non è com­ putata il giorno della scadenza.

La denuncia da parie della Francia

delle Convenzioni internazionali di diritto privato.

Il Governo francese ha denunciato, nei modi e term ini prescritti, con dichiarazione notificata, cioè, fin dal novembre scorso, al Governo olan­ dese e da questi com unicata a tu tti gli S tati contraenti, le tre Convenzioni internazionali con­ chiuse a li’ Aja il 12 giugno 1902, in m ateria di m atrim onio, di separazione, divorzio e di tutela.

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13 settem bre 1914 L ’ ECONOMISTA 583

Governi di alcuni altri paesi, circa la portata degli accordi di cui si tr a tta : ritenendo esso, a differenza di altri, che tu tto quanto appartiene al diritto pubblico, rispetto alle m aterie che sono oggetto dei detti accordi, e debba rim anerne escluso, e che la loro efficacia debba intendersi lim itata ai soli rapporti e interessi di mero di­ ritto privato.

Questa divergenza di opinioni si palesò a proposito di alcuni commenti dottrinali della convenzione sul matrimonio, comparsi in F ra n ­ cia, in Germ ania e in Italia, che concordemente affermavano, ogni sorta di impedimento m atri­ moniale dover esser risp ettata nei rapporti fra gli S tati contraenti, a term ini dell’art. 1 della Convenzione, salvo quelli « esclusivam ente fon­ dati sopra motivi d’ordine religioso », che l’a r­ ticolo 3 espressam ente eccettua. Il Governo fran­ cese dichiarò di non poter consentire in questa dottrina, ritenendo che il disposto della conven­ zione si dovesse lim itare agli impedimenti di « diritto privato » (età, capacità, parentela, eoe.,) e dovessero restarne esclusi gli a ltri di « diritto pubblico » (servizio m ilitare e civile, indigenza, condanna penale, appartenenza a una fam iglia regnante o sim ili: altri Governi, in tepellati a sua richiesta per mezzo del Governo olandese, aderirono invece all’opinione di quegli scritto ri; in seguito a questo dissenso, che investiva il c arattere e la p ortata generale di tu tti gli ac­ cordi, la F rancia decise senz’altro di denunciarli, pur dichiarandosi al tempo stesso disposta a t r a t ­ tativ e ulteriori per conehinderne dei nuovi, sopra basi più certe.

Il Governo del Ite ha stim ato opportuno, ac­ cogliendo un voto espresso dalla Commissione consultiva, istitu ita presso questo Ministero per le questioni di diritto internazionale privato, far pratiche officiose presso il Governo della R epub­ blica, come già sono state fatte dal Governo olan­ dese, per ovviare quanto prim a è possibile a que­ sta uscita della F ran cia dalla unione costituitasi mercè le Convenzioni cui si tra tta .

F rattan to , per effetto dell’ av v en u ta denun­ cia, le tre Convenzioni del 1902 hanno cessato di av er vigore nei nostri rapporti con la Francia, a d atare dal 1° giugno ultimo scorso, data di sca­ denza del secondo periodo quinquennale della loro efficacia; restano, naturalm ente, in vigore, nei nostri rapporti con gli altri S tati contraenti (Belgio, Germania, Lussem burgo, Olanda, Ro­ m ania, Svezi , Svizzera, Ungheria) per tu tte le convenzioni; Spagna, pei' quella re la tiv a alla tu tela.

Importazione ed esportazione italiana

nel 1 semestre 1914.

I m p o r ta z io n e .

La Gir. delle Gabelle ha pubblicato" il volu­ me rig u ard an te la statistica del commercio spe­ ciale di importazione e di esportazione dal 1“ gennaio al 30 giugno 1914 da cui si osserva co­ me in questo primo sem estre si siano verificate |

delle forti oscillazioni in confronto del semestre corrispondente del 1913.

Le importazioni che nel 1° sem estre 1913 se­ gnavano la cifra di L. 1.912.539.050 nel 1° se­ mestre 1914 segnavano invece la cifra di lire 1.857.862.915 con una differenza in meno di li­ re 54.676.335.

Le oscillazioni del mercato che diedero questa differenza si debbono a ttrib u ire sopratutto alla dim inuita importazione di cereali, farina e paste per circa 127 milioni, ciò in relazione al buon raccolto nazionale che ha satu rato il mercato, alla dim inuita importazione di generi coloniali, di prodotti chimici, ecc.

Non ugualm ente si può dire per J e esporta­ zioni che, nel sem estre in parola, segnarono un aumento in confronto del 1° semestre 1913, di L. 40.086.621.

L ’aum ento della esportazione è dato dagli spi­ riti, dai prodotti chimici, dalla lana, dai veicoli, dalla gomma elastica e guttaperca, dai cereali.

Passando ad esam inare la importazione nelle singole categorie notiamo come la l a categoria, quella degli spiriti, bevande ed oli abbia dato una somma di L. 70.783.539 con un aum ento di L. 14.395.931 sul sem estre 1913 che aveva dato L. 56.389.608.

Le voci di questa categoria che han dato spe­ ciale incremeuto a ll’aumento sono state le acque m inerali, la birra, il cognac, l’olio d’oliva, di cocco, di palma, gli oli fissi, la benzina, gli oli m inerali, il petrolio.

La II categoria, quella dei generi coloniali, delle droghe e dei tabacchi sega i invece una leggera diminuzione di circa 2 milioni di lire dovuta più che altro a una minore introduzione di tabacco in foglie e ad alcune droghe. Questa pic­ cola oscillazione però sarà probabilm ente coperta dalla importazione del tabacco di nuovo rac­ colto.

A ltra diminuzione segna la 111 categoria -

P ro d o tti chim ici, g e n e ri m edinali, renine e prò fu m e rie - per circa 4 milioni.

Diminuzioni oscillanti dal mezzo milione in su presentano parecchie altre categoria :

La V rig u ard an te la canapa, il lino, la ju ta e allri vegetali filamentosi che hanno dato un

minore introito di L. 933.023.

La V II ossia la categoria della lana, crino e peli una diminuzione di L. 9.759.136.

Diminuzione che per ta li voci è n atu rale in questi sei mesi, sia per le riserve esistenti del­ l ’anno precedente sia anche pei- il tardo raccolto coloniale. R iguardo alle lane il ristagno si è dovuto tu tto per introduzione dei m anufatti.

Altre diminuzioni re g istra la categoria IX del legno e della paglia per 628.080 lire, ma questa diminuzione è dovuta a un riassestam ento commerciale pel fatto che negli anni antecedenti si era a v u ta una forte im portazione per co stru ­ zioni di baracche pel terrem oto e per la Libia.

L a categoria X II! dei veicoli anch’essa segna una diminuzione di L. 3.079.955 dovuta soprat­ tu tto a una minore im portazione di carri ferro­ viari e galleggianti e cioè in stretto rapporto col lento, ma costante progresso delle nostre industrie.

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5 84 L ’ ECONOMISTA 13 settem bre 1914

questa tredicesim a , categoria della importazione di v ettu re autom obili e biciclette.

Il iu o n raccolto nazionale dell’anno precedente ] ha avuto un contraccolpo nel commercio di ini portazione. Si reg istra infatti una sensibilissima diminuzione di Im portazione di cereali, farine q prodotti vegetali tanto da segnare lina dim inu­ zione di ben 127.292.328 lire sul corrispondente periodo del 1912.

U ltim a diminuzione che si registra nelle im ­ portazioni dal 1° sem estre 1914 è quella della categoria X X Ili degli oggetti diversi che ha dato . un introito in meno di L. 1.149.839.

In linea generale le diminuzioni sono molto chiaram ente indicative perchè esse sono appunto in quelle categorie per cui siamo trib u ta ri all’e­ stero in modo speciale come i cereali, legni, il cotone, la canape ecc.

Passsando a i esam inare ora gli aum enti che si sono verificati nelle importazioni troviam o che pur essendo forti essi non sono riusciti a coprire le diminuzioni sicché si è verificato un deficit totale di L. 60.859.435 inicofrispondcnza del cor­ rispondente periodo del 1913.

Le categorie che hanno segnato un aumento sono oltre la l a la categoria IV per piu di 1 milione; la categoria VI del cotone, per più di 21 milioni; la categoria V ili, della seta per più di 2 m ilioni; la X della carta e libri 2 milio­ n i; la XI delle pelli, 1 milione e mezzo; la XII dei m inerali, m etalli e loro lavori per quasi 8 m ilioni; la XIV delle pietre terre, vasellami, vetri e cristalli, per circa 12 m ilióni; la XV della gomma elastica, g uttaperca e loro lavori per circa 10 milioni ed infine la categoria X V I1 degli anim ali, prodótti e spoglie di animali per più di 15 milioni

In linea generale per 1’ importazione di que­ ste voci si può osservare che esse o riguardano aum enti per quelle m aterie prime di cui il no­ stro suolo non è produttore, o vero di quei ge­ neri alim entari di cui la cultura nazionale non riesce a coprire la esigenza consumatrice del pubblico.

Nel primo caso vogliamo riferirei alle m ate­ rie prime che servono ad alim entare l’aum en­ tato nostro sviluppo industriale che assorbe per la esigenza dello smercio ama q uantità di m a­ te ria non prodotta. In questo caso però si tra tta di un lucro nazionale, piuttosto che di un tr i­ buto a ll’estero pei fatto che molta parte della merce introdotta greggia, la riesportiam o m ani­ polata.

Nel secondo caso la nostra importazione si ri­ ferisce a quei generi alim entari, come la carne che importiamo dalle Americhe, che essa sola dà un aumento di circa 8 milioni sul corrispon­ dente sem estre 1913, che a sua volta segnò un aum ento sul sem estre corrispondente del 1912.

Quello che infine .si deve osservare in questo breve esam e del movimento commmerciale di im portazione sì è che, non ostante l’aumento co­ stante di alcune voci, la nostra industria tende ad em anciparsi dal tributo estero. Ciò si osserva dal fatto che di fronte alle cresciute esigenze del mercato, gli aum enti che si verificano sono minimi.

(Continua,).

Riscossioni doganali nei primi

1

mesi del 1914.

Dall’ultim a statistica della Dir. gen. delle Ga­ belle togliamo i dati circa le riscossioni doga-nali nei primi sette mesi del

Ioli di riscossione :

1914 secondo i

ti-Dazi d’ira pori azione L. 193.201.769

» d’esportazione » 498.842 Sopratasse di fabbricazione » 1.762.951 Diritti di statistica » 2.385.203 D iritti di bollo » 1.233.932 Proventi diversi » 514.070 D iritti m arittim i » 8.364.758 T otale L. 208.232.025

Confrontando questa cifra con quella corri-spondente all'introito, nei primi 7 mesi del 1913, che fu di lire 240.997.906, troviam o mia diffe­ renza In meno di L. 32.765.881.

Le [estinzioni navali nel secondo triedre 1914

s e c o n d o il « L lo g d ’s R e g iste r ».

Il L lo y d ’s R eg ister ha pubblicato la con­ sueta relazione .sulle costruzioni navali per il secondo trim estre del 1914, dalla quale risu lta che le navi di 100 e più tonnellate, non com­ prese quelle da guerra, in costruzione alla fine di giugno u. s., nella Gran Bretagna, erano 477 per tonnellate lorde 1.722.124 : cifre queste che segnano una diminuzione di circa tonn. 169.000 rispetto al trim estre precedente e di circa 281.000 in confronto del giugno 1913, in cui si ebbe il maggior quantitativo di m ateriale in costruzione.

Il tonnellaggio nei cantieri del Regno Unito, costituito quasi pei intero da piroscafi in acciaiò, appartiene ad arm atori od a sudditi inglesi per 351 unità di tonnellate 1.243.936 in com­ plesso. P er conto di compagnie italiane di na­ vigazione sono, poi, in costruzione in Inghilterra solo 2 piroscafi di complessive tonn. lorde 46.51)0.

Secondo la stazza lorda, il naviglio in costru­ zione comprende 1 piroscafo di più di 40.000 tonnellate, 1 fra 30.000 e 40.000, 3 fra 20.000 e 30.000; 24 fra 10.000 e 20.000: i rim anenti hanno tu tti una stazza inferiore alle 10.000 tonn.

Il più alto numero di navi in costruzione fi­ gu ra nel distretto di Glasgow (95 unità per tonn. 433.575): seguono quelli di Belfast, di Newca- stle ou Syynedi, Greenock, di Sunderland, di W hitb, ecc.

Oltre alle navi suddette erano in costruzione, al 30 giugno p. p., nei cantieri delle altre na­ zioni m arittim e del mondo, 459 piroscafi e ve­ lieri, per tonn. lorde 1.440.766: stazza inferiore di circa 12.000 tonn. a quella più a lta che siasi m ai conseguita (marzo 1914).

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13 settem bre 1914 1/ ECONOMISTA 585

TJnità Tomi, lorde

In A nslriu-Ùiigheria 18 92.272

Nel Belgio 4 5.727

Nelle Colonie britanniche 59 36.574

In Danimarca 14 25.671 » F rancia 50 226.779 » Germ ania 101 547.050 » Giappone 18 91.510 » Italia 32 69.098 » Norvegia 42 38.776 » Olanda 51 116.137 » Russia 6 20.667 » Spagna 2 2.429

Negli S tati Uniti d ’A. 45 148.515

In Svezia 17 17.001

Nel complesso il m ateriale in costruzione alla detta epoca, in tu tto il inondo (escluse le navi da guerra) ascendeva a 3.162.890 tona, in totale.

La guerra e il mofimento della popolazione.

La guerra ha una grande influenza sul movimento della popolazione e determina cambiamenti che non mancano di una certa regolarità. Anzitutto è il nu­ mero, dei matrimoni che diminuisce sensibilmente du­ rante le guerre, per aumentare dopo la pace. I mo­ tivi reali di questo fenomeno sono secondo Haller- mayer di carattere economico ma la ragione decisiva é pur tuttavia la guerra. Già dalla guerra dei sette anni e dalle guerre nauoleoniche si ha notizia di una notevole diminuzione dei matrimoni; per le guerre del 1866 e del 1870 si hanno in proposito i dati sta­ tistici. Hallermayer constata che nel 1866 furono ce­ lebrati in Prussia 24.474 matrimoni di meno che nel l’anno precedente e nel 1870 la diminuzióne fu di 35.375. 11 medesimo fenomeno si notò anche in Fran­ cia, dove la diminuzione dei matrimoni ascese nel 1870 addirittura del 26,29 per cento. Nel 1813 fu fatta in Francia una leva di soli celibi e terminata la guerra ci fu subito un gran numero di matrimoni. In Prus­ sia si ebbero nel 1872 in confronto dell'anno prece­ dente 59.447 matrimoni di più, e quest’alta cifra durò per parecchi anni consecutivi. Anche la Francia vinta ebbe nel 1872 un numero altissimo di matrimoni. Gli effetti della guerra si notarono anche nel grande au­ mento del numero di vedove che passavano a seconde nozze. Meno consolante dal punto di vista sociale è l'aumento dei matrimoni giovanili, che si notò in Prussia nel 1870. Il numero dei matrimoni in cui i coniugi non avevano raggiunto i 20 anni sali al (lop­ pio. Il fenomeno è dovuto a circostanze economiche, alla floridezza relativa, cioè, che segue alla depres­ sione della guerra. Durante le guerre diminuisce an­ che notevolmente il numero delle nascite, dovuto tanto all’assenza degli uomini quanto alla diminu­ zione dei matrimoni. Subito dopo la pace il numero delle nascite aumenta sensibilmente. Cosi nel 1871 la Prussia registrò 111.545 nascite, e nei 1872 ben 155 mila 949 di più che nel 1870.

Per la nuova crisi vinicola,

Anche quest’anno ricadiam o nella abbondanza del raccolto vinicolo, senza che il paese si trovi benché m inimamente preparato a risolvere Tar­

dilo problema, più che non lo fosse al primo anno di sovrabbondante raccolta. Di qui la relativ a circolare m inisteriale colle relativ e raccom an­ dazioni. Eccole ;

La produzione vinicola nel 1913, cornee noto, rag­ giunse la ragguardevole cifra di 52 milioni 240 mila ettolitri, con un eccesso sul prodotto medio dell'ul­ timo quinquennio (ettolitri 46.017.000) di oltre 6 mi­ lioni di ettolitri.

Vino del i 9 13: raccolto del 1914: crisi possi­ bile. — Questo eccesso di produzione provocò’ fin

dell’inizio della campagna del 1913 una cèrta diffi­ coltà nelle vendite, difficoltà ohe andò'accentuandosi man mano che si avvicinava la primavera e che au­ mentavano le offerte da parte dei viticoltori, spinti a vendere dalla necessità di realizzare il valore del prodotto e di disfarsi sollecitamente dei vini di meno facile conservazione.

Questo stato di cose produsse, naturalmente, un sensibile ribasso nei prezzi, il quale, però, non valso a riattivare ¡1 commerciò dei vini. La mancanza di richiesta, anzi, si accentuò quando, nella scorsa pri­ mavera, si potè constatare che le viti promettevano un nuovo prodotto molto abbondante.

Bisogna prevedere, quindi., che arriveremo alla nuova raccolta con uno stock notevole di vino vèc­ chio invenduto, il quale andrà in aumento al pro­ dotto della prossima vendemmia.

Le previsioni di un raccolto abbondantissimo per il 1914 si sono, però in parte attenuate con l’ inol­ trarsi della stagione. Infatti, mentre in alcuni luoghi la colatura, la acinellatura e qualche malattia critto­ gamica riducevano sensibilmente .1 numero dei grap­ poli. in altre l’ostinata siccità danneggiava fortemente l’uva, tanto da ridurre di molto le previsioni fatte all’ inizio della stagione.

Tuttavia le previsioni sono sempre per una produ­ zione superiore alla media e data T influenza delle recenti pioggie, è da ritenere che il prodotto com­ plessivo supererà quello del 1913. Se si aggiunge la quantità di vino vecchio invenduta e se si pensa, allresi che l’uva da tavola ed il vino, che negli altri anni si esportavano negli Stali vicini, troveranno, per la guerra che imperversa, chiusi molti mercati di consumo esteri, si deve concludere che ¡1 vino dispo­ nibile per la vendita, durante l'anno 1914-915, sarà superiore alla quantità richiesta dal consumo.

Dato ciò, è a prevedere che una crisi vinicola, con tutti i suoi funesti effetti, possa travagliare nuova­ mente l'Italia, e possa determinare conseguenze più gravi a causa del disagio economico generale, che a sua volta determinerà una contrazione di consumo. Occorre, quindi, indurre i produttori a prepararsi ad affrontare dette evenienze per renderne meno gravi gli effetti dannosi, formulando un programma preciso di ciò che deve farsi, attuandolo pioi colla volontà e colla fiducia necessarie per ottenere lo scopo che si vuole raggiungere. A tal uopo occorre una effieace intensa propaganda da parte (li tutte le isti lozioni ohe sono in diretto contatto coi produttori e che godono la loro completa fiducia.

I provvedimenti che consiglia il Ministero. — 1

provvedimenti che, a parere di questo Ministero, sono da consigliare ai produttori, salvo le aggiunte e le variarti che, caso per caso, potranno essere imposte dalle condizioni locali, sono di tre specie e cioè •

1° Provvedimenti per aumentare il numero dei vasi vinari;

2° Provvedimenti per migliorare la qualità dei vini ed assicurarne la conservazione;

3° Provvedimenti, per ostacolare l’eccessiva dimi­ nuzione del prezzo dei vidi.

Per ì vasi vinari. — 1° Non e difficile aumentare,

(10)

del-586 L’ ECONOMISTA 13 settem bre 1914

l’ultima orisi dellanno 1907-908-909. Si potranno, a tale intento utilizzare:

i tini in legno, adattando alla loro bocca un co­ perchio a chiusura ermetica;

i palmeti e le vasche in muratura ed in cemento, coprendoli con tavolati in legno bene incastrati ed a tenuta, o, meglio ancora, con voltini in cemento;

tutti i recipienti in muratura disponibili, allat­ tandoli alla conservazione del vino col ricoprirne le pareti ed il fondo con intonaco di buon cemento e fornendoli di adatte chiusure.

Si tratta, insomma, di utilizzare tutto ciò che può contenere del vitto, tenendo conto, caso per caso, dei mezzi di adattamento e delle disposizioni che saranno suggerite dalla natura dei recipienti e dalle condi­ zioni di ambiente,

E’ bene ricordare che, in occasione dell’ultima crisi, si utilizzarono appunto i tini, i palmeti, le cisterne e financo le fosse da grano, e con risultati general­ mente buoni.

1 vini si conservarono benissimo e non contras­ sero difetti dipendenti dalla natura insolita del reci­ piente di conservazione.

Per ottenere vini sani - durevoli. — II. Le cono­

scenze che abbiamo oggi ci permettono di produrre vóti e sani conservabili non solo con uve sane e ben mature, ma anche con uve scadenti od immature e perfino con quelle avariate. E’ facile comprendere che, se si raggiunge l’intento di produrre molto vino sano e poco di qualità scadente, si consegue anche il no­ tevole beneficio di attenuare la crisi, perchè viene diminuita la necessità di vendere ad ogni costo, che costringe ì propiietari di vini scadenti, specialmente aU’approssimarsi della primavera, a disfarsi del pro­ dotto che hanno in cantina.

Per ottenere vini sani e serbevoli è da consigliare innanzi tutto un'accurata scelta dell’uva. Questa scelta consente infatti di preparare colle uve migliori, vini ottimi da vendere più tardi e con quelle di qualità corrente, vini da vendere più presto, ma sempre ca­ paci di affrontare impunemente ì calori estivi.

Per ottenere vini serbevoli anche da uve scadenti è consigliabile l'uso della anidride solforosa, che negli ultimi anni si è dimostrata efficacissima per evitare le alterazioni cui spesso vanno incontro i vini di uve noti perfettamente sane.

L'efficacia dell’anidride solforosa è maggiore, però, se si usa come preventivo, prima che i germi di ma­ lattie abbiano potuto iniziare il loro sviluppo, e cioè nel mosto, prima della fermentazione.

Non è necessario dilungarsi a riferire i risultati deH’esperienze che hanno dimostrato i benefici effetti che arreca la solforazione dei mosti, nè occorre de­ scrivere il modo pratico di , eseguirla. Basterà solo accennare che, dovunque la pratica nuova è stata provata, ha fornito buoni risultati.

Sarà utile ricordare, nondimeno, che l’anitride sol­ forosa si può usare, sia partendo dal gas liquefatto del commercio, sia anche, e più particolarmente, par­ tendo dalla metabisolfito di potassa, che contiene metà circa del suo peso di anidride solforosa.

La dose di antisettico da adoperare deve variare a seconda delie circostanze. Per i mosti bianchi e per quelli rosati, che si fanno fermentare senza vinacce, non occorrono, in generale, più di otto o quindici grammi di metabisolfito potassico per ettolitro, adot­ tando le dosi più forti per le uve maltrattate e di­ stribuendolo due volte, cioè una metà prima che si inizi qualsiasi fermentazione e l’altra metà quando questa e già bene avviata.

L'anidride solforosa, in questi casi, contribuisce an­ che a facilitare la defecazione, che peimette di elimi­ nare molti emirorganismi dannosi e buona quantità di sostanze azotate, che ad essi fornirebbero abbon­ dante ed adatto alimento.

Nel caso in cui la fermentazione avviene in pre­ senza delle vinacce, la quantità di metabisolfito da

adoperare deve essere più elevata e raggiungere 20 ed anche 25 grammi per ettolitro. Naturalmente, le quantità minori si devono usare quando le uve si trovano in migliori condizioni e quando la fermen­ tazione riesce più lenta.

Gli effetti dell’ anidride solforosa. — Gli effetti

dell’anidride solforosa nella vinificazione sono impor­ tantissimi. Essa impedisce la moltiplicazione degli svariati e spesso dannosi batteri che abbondano sul­ l’uva e che appena la fermentazione alcoolica declina, possono prendere il sopravvento e provocare altre fermentazioni che rendono il vino imbevibile. Agisce anche sui batteri che decompongono l’acido malico e che provocano la rapida diminuzione di acidità, con­ servando questa più a lungo nei vini, i quali rie­ scono più serbevoli. Distrugge ancora le ossidasi che si trovano nell'uva e abbondano allorquando su di essa si sono sviluppate le muffe, ossidasi che provocano l’alterazione della materia colorante dei vini.

Facilita, infine la dissoluzione della materia colo­ rante, facendo ottenere vini più ricchi di colore e di maggiore vivacità di tinta, In una parola, l’anidride solforosa permette di ottenere vini migliori, sani, ser- bevolissimi.

L ’offerta e i bisogni di consumo. — III. La produ­

zione dei vini sani e serbevoli non basta però ad eli­ minare la crisi vinicola, se non si provvede a pro­

porzionare l’offerta ai bisogni del consumo.

Occorre, dunque, convincerei produttori dell’utilità dì conservare una parte del loro vino (due o tre de­ cimi) per venderlo solo quando le condizioni del mer­ cato siano diventate migliori. In tal modo, diminuita l’offerta, si evita, o per lo meno si attenua, il preci­ pitare dei prezzi a proporzioni minime ed anche al disotto di quelli del costo.

Questo concetto di eliminare dal mercato la parte di prodotto che è esuberante, per metterla in com­ mercio nelle annate di scarsezza, che d’ordinario se­ guono quelle abbondanti, ha trovata applicazione re centemente ed ha contribuito a risolvere la crisi del caffè nel Brasile e quella dell’uva in Grecia. E’ evi­ dente che anche pel vino i risultati dovrebbero es­ sere ottimi.

1 vini sottratti all’immediato consumo non solo agi­ rebbero rialzando i prezzi di quelli messi in com­ mercio ma sarebbero venduti più tardi a prezzi molto più elevati — cosi come fecero nel 1910 alcuni nego­ zianti intelligenti — specialmente se si pensa che la nostra esportazione dovrà necessariamente aumen­ tare non appena le condizioni dell’Europa saranno tornate normali.

Naturalmente il vino da conservare dovrà essere sano e di buona qualità, dovrà essere collocato a pre­ ferenza in recipienti di muratura, per diminuire i cali, e dovrà ricevere le opportune cure di conserva­ zione. In ciò, specialmente le istituzioni agrarie od enologiche e sopratutto le cattedre ambulanti po­ tranno servire di guida utilissima ai produttori meno esperti.

Raccomando, perciò, vivamente di esercitare, nei modi che si reputeranno più convenienti, un’assidua propaganda con rintendimento di convincere i pro­ duttori di vino a seguire le direttive innanzi esposte. Facilmente si comprende quale importanza abbia pel nostro Paese un’attenuazione dei danni di una crisi vinaria in questo momento di generale preoc­ cupazione economica. Perciò fo pieno assegnamento sulla zelante ed efficace sua collaborazione e su quella dei suoi colleghi, di codesta istituzione, per indurre i viticultori a seguire concordi le norme qui indicate, che sembrano le più opportune nelle attuali condizioni.

(11)

13 settem bre 1914 L’ ECONOMISTA 587

Il contrabbando di guerr-,

IN FRANCIA.

Per interesse del pubblico diamo l'elenco degli ar­ ticoli considerati contrabbando di guerra dal Governo francese :

Contrabbando assoluto.

1° Le armi di qualsiasi epecie iti camprese le armi da caccia e le parti staccete loro proprie.

2° I proiettili, i cartocci e le cartucce di qual­ siasi specie e le parti staccate lóro proprie.

3° Le polveri e gli esplosivi particolarmente de­ stinati alla guerra.

4° Gli affusti, cassoni, avantreni, furgoni, cucine da campagna e le parti staccate loro proprie.

5° gli effetti propri deU’uniforme e dell’equipag­ giamento militare.

6° Le bardature di carattere militare di qualsiasi genere.

7° Gli animali ila sella, da tiro e ila basto uti­ lizzabili in guerra.

8° il materiale da campo e le parti staccate a lui proprie.

9° Le placche di blindamento.

10° 1 bastimenti e le imbarcazioni da guerra e le parti staccate di tale carattere da non poter essere utilizzate che sopra navigli da guerra.

11° Gli strumenti e gli apparecchi fatti esclusi­ vamente per la fabbricazione della munizione da guerra, e per la fabbricazione e riparazione delle armi e del materiale terrestre o navale.

12° Gl aerostati e gli apparecchi di aviazione, le parti staccate loro proprie come pure gli accessori, gli oggetti ed il materiale di natura atta al servizio deH'aereouautica e dell'aviazione.

Contrabbando condizionale.

1° 1 viveri.

2° 1 foraggi e le granaglie atte ai nutrimento degli animali.

3° I vestiti ed i tessuti da vestimento, le calza­ ture atte all’uso militare.

4° L’oro e l’argento monetato o in lingotti, e la carta moneta.

5° I veicoli di qualsiasi natura atti all’uso di guerra e le loro parti staccate.

6“ I navigli, i battelli e le imbarcazioni di qual­ siasi genere, i do'cks galleggianti le parti di bacino ed i pezzi staccati.

7» 11 materiale fisso o rotabile da ferrovia, il ma­ teriale da telegrafia e radiotelegrafia e telefonia.

8. I combustibili ed i lubrificanti.

9» Le polveri e gli esplosivi non particolarmente destinati alla guerra.

10» I fil di ferro muniti di punte come altresì gli strumenti atti a fissarli o a tagliarli.

Il» 1 ferri da cevallo ed il materiale da mascalcia. 12° Gli oggetti di bardatura e di selleria. 13» 1 binocoli, i telescopi, i cfonemetri ed i vari strumenti nautici.

, IN GERMANIA.

I decreti imperiali del 31 luglio 1914 stabiliscono il divieto di esportazione e di transiio delle seguenti merci:

1° Generi alimentari, strame e foraggi. — Sono compresi nel divieto secondo notificazione del 1° ago­ sto 1914; caffè, cacao, cioccolato, thè, sale, pepe, zuc­ chero, amido lieviti, tabacco lavorato, acquavite, vino, birra e aceto, secondo la notificazione del 3 agosto 1914. frutta secche, fresche, disseccate o comunque

preparate e conserve di frutta; secondo la notiti a- zione del 7 agosto, le acque minerali, il succo di frutta e di piante anche con zucchero, con sciroppo e con alcool; secondo la notificazione Geli'8 agosto le pasticcerie d’ogni genere, i biscotti e simili e le paste alimentasi; secondo la notificazione del 19 ago­ sto la colza, il ravizzone, le arachidi, il sesamo, il seme è la farina di lino, il seme di canapa, il seme di cotone, la soia, i semi di palma e la copra.

2° Armi, munizioni, polveri, esplosivi, articoli per uso di guerra ed oggetti che servono alla fab­ bricazione dei medesimi. — Sono compresi nella no­ tificazione del 7 agosto i cuoi d'ogni sorta, i pellami per pelliccerie e le pelliccrie; secondo la notificazione del 9 agosto le scarpe e gli stivali ili ogni genere di peso maggiore di 600 grammi il paio ad eccezione di quelle per bambini e per donne; secondo la notifica­ zione del 18 agosto gli strumenti nautici di osserva­ zione e ili misurazione, le carte nautiche eco.; secondo la notificazione del 20 agosto il ferro in rottami, il ferro vecchio ed i cascami di ferro; la glicerina, lo zinco dolce ed i filati di lana; secondo la notificazione del 21 agosto il cianuro di potassio.

3° Materiale feroviario d’ogni genere, apparecchi telegrafici e telefonici e loro parti, apparecchi d’aero­ nautica, veicoli e loro parti.

4° Materie prime che servono per la fabbricazione e per l’impiego del meteriale da guerra.

5° Medicinali ed articoli da medicazione, appa­ recchi ed ¡strumenti ili medicina e chirurgia.

Un decreto imperiale di pari data proibisce l’im­ portazione e l’esportazione dei colombi.

[omessili! di terreni demaniali in lit a n ia .

Sembra che il Ministero sia preparando delle ncm e legislative relative alla colonnizzazione delle terre in­ colte; si tratta di una materia molto complessa che involge problemi non solo di natura tecnica ma anche di carattere economico-sociale e politico la risoluzione dei quali non è facile. La scelta di un sistema di colonizzazione è sempre stata cosa molto ardua e lo è ancora oggidì nonostante l’esperienza fatta da di­ verse nazioni, tanto è vero che gli stessi studiosi di questioni coloniali sono tutt’altro che concordi su tale argomento. E’ quindi intuitivo che non dovremo at­ tenderci ad una pronta applicazione delle norme che sono in corso di studio, tanto più che l’azione Gover­ nativa nel campo della colonizzazione deve necessa­ riamente presupporre la disponibilità di vasti terri­ tori di almeno qualche centinaio di migliaia dt ettari, circostanza questa, che si avvererà solo quando sa­ ranno compiute o quanto meno molto avanzate le operazioni di accertamento della proprietà.

11 ministero attuale, se le informazioni sono esatte, non si sarebbe però accontentato di mettere allo studio, questa importante questione dalla quale dipende l’av­ venire del paese esso ha voluto far subito qualche cosa nel campo della pratica e, attendendo che giunga il momento di poter attuare il suo programma per la grande Colonizzazione, avrebbe ordinato un esperi­

mento dando istruzioni per il più rapido accertamento

delle terre demaniali che si trovano nei dintorni di Tripoli ed affidando al locale Regio Ufficio Agrario l’incarico di lottizzarle e di raccogliere tutte le do­ mande di coloro che aspirano ad essere i pionieri di questa grande opera di redenzione.

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