L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE IN T E R E SSI P R IV A T I
A nno XIV - V oi. X V 111
D om en ica 13 M arzo 1837
N. 671
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i
3
EQUIVOCO
nella politica finanziaria e nella politica estera
Le recenti discussioni avvenute a proposito della crisi ministeriale, hanno dato, ci sembra, salutari av vertimenti per ben comprendere quale sin la situazione finanziaria dell’ Italia in rapporto specialmente alla politica internazionale che deve essere adottata.
Lasciando a parte tutto ciò che strettamente si r i ferisce all’aspetto politico della questione, pare a noi opportuno rilevare con aperta franchezza alcuni punti che, in modo diretto, hanno relazione colla questione finanziaria, affinchè possibilmente sia. tolto quell’equi voco che domina da due o tre anni e che, lo temiamo, riuscirà di grave danno alla pubblica economia, ove non venga coraggiosamente chiarito.
Prima di tutto' però crediamo conveniente sepa rarci in modo netto e preciso da alcuni scrittori di cose di finanza, i quali, certo in buona fede, ma in pari tempo con meschino concetto, profittano di alcune circostanze per farsi belli di meriti che non hanno, e per coprire errori che hanno commesso e che nes suno può loro perdonare. Organo di queste idee e di quelle dei così delti dissidenti è la P erseveran za di Milano, la quale, come per molto tempo andò pia gnucolando sulla abolizione del macinato, oggi rico mincia a piagnucolare sulla abolizione del corso for zato, a questa operazione attribuendo le angustie finanziarie e monetarie nelle quali l'Italia si trova. — Con poche parole speriamo però render chiaro al lettore la differenza che passa tra il nostro pensiero e gli sterili rimpianti di alcuni dissidenti del giornale milanese, dove certi finanzieri credono di sostenere ancora il proprio prestigio ostinandosi in gretti pro grammi, e credono di illudere il pubblico sulla loro onniveggenza, solo perchè, criticando sempre tutto e tutti, qualche volta pare abbiano dai fatti ragione.
La P erseveranza adunque, la quale fino al 1884 ha dovuto vedere solennemente smentite tutte le pro fezie che ha fatto sulle conseguenze dell’abolizione del corso forzato, oggi, mostrando le difficili nostre con dizioni monetarie e finanziarie, crede di poter dire le gittimamente : lo avevamo preveduto ; e crede di poter scagliare il biasimo su coloro che hanno aiutato l’on. Magliani, quando nel 4881-82 preparò ed attuò I’ abolizione del corso forzato.
Ora a noi, che appunto fummo tra quelli che in coraggiammo ! on. Ministro nella ardita impresa, a noi preme tenerci chiaramente separati — oggi che siamo concordi nel trovare difficile la situazione da questi eterni piagnucolosi i quali non sanno con cepire un’ idea ardita e non vorrebbero movere un
passo se non quando hanno assicurate tutte le pro babilità di successo. Ed è facile vedere dove la P er severanza pecchi di soverchia abilità per farsi credere fortunata profetessa.' L’ abolizione del corso forzato doveva essere accompagnata da una serie di prov vedimenti, i quali, non vi ha nessun dubbio — la P erseveranza stessa lo ammette — avrebbero assi curato i! felice esito della operazione stessa: — chiu sura del Gran Libro del debito pubblico ; — limi tazione delle spese; — robustezza del bilancio; — riordi amento delie banche di emissione; — deter minazione dMIn circolazione cartacea e monetaria. Questi i provvedimenti, il Ministro che ha abolito il corso forzalo, li aveva, e ripetutamente, promessi ed in numerosi documenti ufficiali aveva dichiarato che li riteneva urgentissimi.
Noi, lo confessiamo, abbiamo creduto che l’on. Mi nistro, difensore della propria gloria e della propria fortuna di abile e sagace finanziere, avrebbe a qua lunque costo fatta valere la legittima sua ferma vo lontà di ottenere quei provvedimenti e soprattutto di non seguire una linea di condotta che contraddi cesse i provvedimenti stessi. — Invece tutti sanno che dopo il 1884 l’on. Magliani — trascinato dalla politica — e non gli abbiamo risparmiati i nostri rim proveri— ha aumentato il debito pubblico, ha la sciato che l’avanzo si riducesse iti disavanzo, ha reso sempre più difficile l’ordinamento bancario, ha la sciato che lo stock metallico si assottigliasse senza provvedere a rifornirlo.
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Premesse queste considerazioni, che ci sono sug gerite da recenti articoli della P erseveranza e dal timore che sembri comune con essa il nostro pro gramma finanziario — ora che siamo concordi col giornale di Milano a combattere la inerzia del Mi nistrò delle Finanze, — premesse; queste conside razioni veniamo ad esporre alcune osservazioni sug geriteci dalla recente crise ministeriale.
Le discussioni che sono avvenute sopra la nostra organizzazione militare; le solenni dichiarazioni del Ministero degli affari esteri sui nostri rapporti in ternazionali ; gli avvenimenti che ci colpirono ci hanno, da una parte, dimostrate due cose:
la prima che F Italia assume nel concerto delle nazioni europee una posizione abbastanza importante, e che intende non rimanere oziosa davanti allo svol gersi delle attività altrui nel vicino continente nero ; la seconda che abbiamo F esercito e la marina bisognosi di _ una maggiore larghezza, di spese, sia per metterli in quelle condizioni normali che sareb bero già domandate, sia per dare, così all’uno come all’ altra, un maggiore sviluppo.
Dall’altra parte abbiamo visto per recenti fatti, per recenti dichiarazioni e per F. eloquenza stessa delle cifre, che il bilancio, già stremato dalle spese u ltra stra o rd in a rie e da tutte le altre maggiori spese da cui fu caricato ; indebolito dai recenti sgravi sulla imposta fondiaria e sul sale; torturato dal problema delle costruzioni ferroviarie, non solamente non è in grado di sostenere nuovi pesi, ma dovrà già essere nutrito di nuove imposte perchè possa ottenersi il pareggio perduto da due anni, mentre lo squilibrio sorpassa già i 50 milioni.
Ècco adunque la situazione, quale venne chiara mente rilevata nella attuale crisi ministeriale : — da una parte una politica estera e coloniale di grandi orizzonti ; dall altra una situazione finanziaria che non corrisponde nè ai grandi, nè ai piccoli orizzonti.
In quest’ultimi anni, per mezzo di quegli espedienti finanziari e di quelle vaghe dichiarazioni che l’ono revole ¡Magliaio ha così bene imparate dal suo maestro, il presidente del consiglio dei ministri, sembrò che il Governo fosse capace del più spettacoloso dei miracoli : — prometteva una politica estera attiva ; inaugurava una politica coloniale arrischiata; faceva votare molti chilometri di ferrovie e in pari tempo prometteva ed accordava degli sgravi alle imposte.
Fino ad oggi le precedenti ottime condizioni del bilancio e la fecondità degli espedienti hanno potuto nascondere la conseguenza di questa politica, che è mi racolosa sola temporaneamente. I nodi però sono venuti al pettine ; gli espedienti sono esauriti ; il bilancio è in disavanzo ; il danno di emettere nuovi debiti per le ferrovie e per altre spese è.sempre più palese; bisogna quindi decidersi per T una o perl’altra via. La politica estera dai grandi orizzonti, la politica coloniale avventurosa, l’esercito aumentato, la marina rinvogorita, sono inconciliabili colla finanza debole.
Noi invochiamo che il nuovo Ministro delle Fi nanze, o, se rimane, lo stesso onorevole Magliani, vinte le esigenze della politica, metta chiaro e netto al paese il dilemma :
o politica estera e coloniale a grandi concetti, ed allora occorrono per lo meno 100 milioni di nuove imposte;
o finanza austera e limitata alle attuali risorse del bilancio , ed allora politica estera e coloniale molto modeste.
Conciliare le due cose ormai ci sembra impossi bile; ed il Parlamento, a nostro avviso, si assume rebbe una grande responsabilità se non affrontasse la questione in questi suoi veri termini e non la sciogliesse conforme ai voti del paese.
A noi non compete discutere quale sia la migliore delle due vie e non diremo qui una sola parola che manifesti in proposito quale sia il nostro giudizio, ma ci crediamo in dovere appunto di far 'rilevare come anche per le aziende degli Stati avvenga quello che avviene per le aziende private. Quando si vede un privato spendere più delle proprie en trate, ed arrischiarsi in imprese che sono al di là delle sue_ forze, è provvido avvertirlo del pericolo verso cui cammina e della necessità in cui si trova, o di aumentare le sue attività, o di smettere le spese e rendere più modeste le sue aspirazioni.
INTORNO AD ALCUNI PUNTI
D E L L A Q U E S T I O N E O P E R A I A 1’
IV.
Fu detto e ripetuto anche troppo che è questo il secolo degli operai e non v ’ ha dubbio che la frase esprime il vero, poiché in nessuna altra epoca essi ebbero tanta parte nella vita sociale e nelle preoc cupazioni degli scrittori. Non occorre ora di esa minare se e in qual misura vi possa essere in ciò uno dei soliti eccessi derivanti dall’ aver piegato l’albero un po’ troppo in senso opposto, mentre lo si voleva raddrizzare.
Ma è certo che questo continuo, febbrile, intenso pensiero rivolto all’ operaio, alla sua condizione e ai modi di migliorarla è non di rado cagione di deliri mentali nel campo della scienza e della legislazione o sul terreno della pratica.
Oggi, è vero, dopo le esperienze fatte, special- mente m questo secolo, quello che fu detto giusta mente il socialismo romantico, è in decadenza ; ma ad esso se ne è aggiunto un altro, più pericoloso perchè poggiato su sofismi non sempre facilmente sradicatali, che in uno strano connubio si denomina socialismo scientifico. Il primo non è punto scom parso ed ha ancora credenti e rappresentanti; esso però per l’azione che esercita il secondo si va gra datamente liberando da certe tendenze fantastiche, pur lusingandosi l’uno e l’altro di poter attuare un programma di rinnovamento economico e sociale che è in perfetto antagonismo con tutto il movimento scientifico contemporaneo. Che se si parla sovente di darwinismo, di spencerianismo e via dicendo i quali hanno dato nuovo fondamento e valore alle dottrine socialiste, ciò prova che molta confusione per dura intorno a tali questioni e che la facilità con la quale se ne discorre ha la sua ragione in una su perficiale conoscenza di quelle varie teoriche.
Ma il socialismo scientifico è forse in alcune parti un prodotto giustificato o giustificabile della stessa scienza economica classica cui piacque in questi ul timi anni di adagiarsi in un quietismo che ne pa- *)
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ratizzò spesso le forze e le tolse quell’ alto valore offessa ebbe nella prima metà del secolo. Il sorgere di pensatori più arditi, ingegnosi e sottili che pro fondi e veramente positivi, creò all’economia poli tica degli avversari e delle avversioni eh’ essa di sdegnò troppo o non seppe vincere con vero e reale successo. Sicché ancor oggi noi ci dibattiamo tra le affermazioni più contradditorie, o ci dilettiamo di di scussioni accademiche, o peggio ci accontentiamo di rimuginare quanto fu scritto, o detto da oltre cen- t’ anni a questa parte, mentre tutto, all' intorno, as sunse aspetti nuovi e l’ ambiente è diventato così diverso da quello in cui vivevano i primi scrittori di cose economiche.
E due punti della teoria economica ci paiono es sere precipuamente alterati, perchè intimamente di verso è ora il loro substrato dei fatti. Alludiamo alla rendita e al salario, inquantochè le moderne trasformazioni industriali e agrarie, s’ intende nei ri guardi economici, hanno mutate le condizioni d i fa tto su cui poggiano quelle teoriche e il voler riportarle senz’altro nel nostro patrimonio scientifico odierno e evidentemente un anacronismo.
Si consideri ad esempio la teoria del salario che è quella che più c’ interessa in questo momento. Gli economisti hanno generalmente accettata per ragioni più o meno uniformi, la così detta ferrea legge dei sa lario, esposta fra i primi dal Turgot. Or bene, il princi pio che il salario si proporziona o se vuoisi tende a p r o p orzion arsi minimo dei mezzi di sussistenza, è oggi contestabilissimo tra l’altro con la statistiche dei salari, del costo del vitto ecc., e la ferrea legge del salario è, si può, dire l’eccezione, anziché la regola ammessa e sostenuta dalla scuola ricardiana. Non occorre ci tare cifre il che, del resto, per essere serio dovrebbe occupare uno spazio che non abbiamo in questo pe riodico, per mostrare quale fu il movimento dei salari dal principio del secolo a oggi, ma basta riferire i re centi lavori del Giffen,dello Chevallier, del Yilley ecc., per rammentare al lettore a quali risultati si è per venuti intorno alla dinamica del salario e alle sue variazioni sì assolute che relative. Il pessimismo ri- cardiano e l’ottimismo della scuola del Garey sono entrambi, non v’ ha dubbio, da respingersi ; ma il primo, checché ne pensino i seguaci della metafìsica economica, non ha trovato nei fatti che una solenne smentita. Sappiam bene che il socialismo scientifico tributa lodi a Ricardo e ai suoi seguaci e si vale delle sue teoriche per dare un carattere speculativo alle proprie, ma è appunto qui che i cultori sinceri dell’economia devono rivolgere la loro attenzione per saggiare alla prova della storia economica contempo ranea, le rigide e incomplete dimostrazioni del Ricardo. Nè da queste nostre parole si deve trarre la con seguenza che il sistema ricardiano sia da respin gersi senz’ altro ; ma vogliamo che le teorie non siano in contraddizione palmare con i fatti; nè espri mano uno stato di cose che non è quello accertato nei migliori modi possibili. Che il Ricardo nelle varie teorie relative alla distribuzione della ricchezza sia riescito di vera comodità ai socialisti della cattedra lo si può riscontrare facilmente aprendo il H andbuch del Schonberg, e leggendo la monografia del Minthorp sulla distribuzione, inspirata appunto a Ricardo, come notava anche il Dunbar in un suo recente studio sulla reazione avvenuta nella economia politica. *) E
') Vedi The Quarterly Jou rn al o f Economies fa scicolo 1° (ottobre 1886).
questo ci prova appunto che l’autore cui dovrebbesi por mente e del quale sarebbe ora opera utile di determinare la parte ancor vera e quella erronea è appunto il Ricardo. Nè le sue teoriche pessimiste, lo ripetiamo, ci appaiono meglio in contrasto coi fatti accertati, come nel salario, il quale potrà essere an cora in taluni casi inferiore ai bisogni delle classi salariate, ma ha però avuto, attraverso varie oscilla zioni, una continua tendenza a salire ed è comples sivamente aumentato.
Per quanta parte vi abbiano contribuito le asso ciazioni di resistenza o in altre parole gli scioperi, e in qual misura l’aumento dei salari sia effetto della stessa condizione della produzione, certo non sarebbe agevole determinare. Le unioni di operai dell’ In ghilterra hanno trovato chi ne ha fatta la loro apo logia e il Mill tra gli altri si è studiato di provare che le idee degli economisti sull’efficacia delle tra- des-unions erano errate; ma egli stesso ha pur dovuto riconoscere che vi è un limite insormontabile al di là del quale i salari non possono elevarsi e che se i salari sono così elevati da non lasciare nessun profitto al capitalista, o un profitto che non sia sufficiente per compensare i suoi rischi, in que sto caso gli operai ucciderebbero la gallina per avere le ova. Ma anche concedendo che in casi spe ciali gli scioperi abbiano contribuito ad elevare i sa lari, evidentemente ci corre molto al riconoscerne la loro necessità. Questa potrà essere un portato inel- luttabile, date certe condizioni, ma è sempre un ben triste e dannoso mezzo di esercitare una pressione so pra il capitale per ottenere da esso patti migliori. Niun dubbio quindi che sia opera utile e civile il rendere sempre meno necessario il ricorso all’ab bandono del lavoro e tutti quei vari espedienti che ora si provano, come l’arbitrato o i consigli di con ciliazione, meritano di essere divulgati e di avere larga e continua applicazione.
Ma, in astratto, la necessità degli scioperi non può essere ammessa e se i fatti sembrano invece am metterla, non bisogna trascurare che la lotta tra il capitale e il lavoro attraversa ora lo stadio forse più acuto e che gli scioperi che non raggiungono alcuno effetto sono la gran maggioranza. Se nelle due parti contraenti vi fosse maggior equità e una più illuminata conoscenza dei propri interessi, nonché dei diritti reciproci, lo sciopero potrebbe essere evi tato in ogni caso. Poiché queste qualità fanno tal volta difetto è facile che il dibattito sulle condizioni dell’ unione tra il capitale e il lavoro si converta in lotta, ma la necessità dello sciopero è di quelle de stinate a cedere sempre più innanzi al progresso sociale.
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BOhmert *) faceva la sua inchiesta, cioè circa IO | anni fa, non pare abbia fatto grandi progressi e dei 120 casi che il Bbhmert riferiva, oggi forse non ne sassistono altrettanti perchè almeno per quanto ri guarda all’ Europa, non si segnala alcun progresso nell’applicazione della divisione o dei profitti indu striali. 2)
Non possiamo qui intraprendere uno studio di pro posito nè sulla cooperazione di produzione, uè sulla partecipazione, ma I- inchiesta di cui parlammo nei numeri precedenti e lo studio delle condizioni eco nomiche odierne ci pare avvalorino la nostra opi nione che anche nell’ industria manifatturiera si avrà sempre più estesa quella varietà di forme nelle im prese che troviamo anche nell’ industria agricola. A fianco, cioè, del salariato, altre forme di rimunera zione del lavoro, possono senza dubbio coesistere ; alcune già vi sono e altre potranno escogitarsi nel- I’ avvenire, ma la necessità e utilità odierna e per lungo tempo ancora del salario non ci pare seria mente contestabile. Esso è in armonia con tutto l’ ordinamento economico e sociale e la sua aboli zione innaturale non sarebbe che di danno alle stesse classi salariate. L a varietà anche in economia deve dominare col progresso economico, e circo stanze speciali a certe industrie o a taluni luoghi, possono far fiorire quelle forme di rimunerazione del lavoro che altrove non riescono a metter radici o ad essere veramente utili.
Perchè ciò avvenga, una sola è la condizione ed e sfortunatamente quella che oggi è meno rispettata e tutelata ; la libertà contrattuale. È passato il tempo in cui l’autorità di pubblica sicurezza proibiva al Leclair di convocare i propri operai per spiegar loro i vantaggi della partecipazione dichiarando che « è pericoloso permettere adunanze in cui si tratti della partecipazione al profitto » e a noi tale divieto fa sorridere. Ma quel tempo non è ancora molto lontano e gli statolatri Contemporanei pare vogliano regalarcene ancora le delizie con i loro regolamenti sul lavoro, i quali preludono forse a una tirannia peggioro di quante ne conta la storia. Ma in questo caso non speri l’operaio di migliorare la sua posi zione, ne che le nuove forme tli produzione e di distribuzione si diffondano. Certo vi sono delle ten denze, dei moti intellettuali sociali ed economici che niuna forza vale ad arrestare, ma ciò non avviene senza grandi sacrifici e senza un grave disperdi mento di energia.
La questione operaia non può trovare che nella libertà il sentiero per progredire verso la sua solu zione ; nella libertà che provoca i tentativi, dà modo alle vere forze di farsi valere, rispetta i diritti di ciascuno. E i resultati di questi ultimi cinquantanni sono la prova migliore che, non ostante continue oscillanze, la libertà economica ha permesso all’ope raio di migliorare sensibilmente la sua situazione e più lo avrebbe certamente fatto se troppe circo stanze di varia natura non cospirassero a turbare il corso naturale dell’evoluzione economica.
La politica, la legislazione, la finanza, per citare ') Vedi Tm partecipazione a l profitto (trad, del Manfredi) Milano, Dumolard 1880.
5) In America la partecipazione al profitto (pro fit-sharing') ha avuto in questi ultimi anni qualche applicazione come può vedersi dall’ ultimo Rapporto dell’Ufficio di Statistica del L avoro del Massachusetts.
le cause maggiori, sono sp essi i freni del progresso economico ; ma l’evoluzione non conosce limiti e il lavoro può cooperare, rinnegando la fa'lace tutela che gli si vuol accordare, a sciogliere il progresso dai ceppi cui l’ ignoranza e la mala fede cercano di legarlo.
R . Da l l a Vo l t a.
Il commercio italiano nell’anno 1886
li.
Veniamo ora alla esportazione, che diede nel com plesso 1.076 milioni comprendendo i metalli preziosi e 1,020 milioni escludendoli.
Cat. I . S p ìriti bevande ed oli. — Un aumento di 59 milioni e mezzo raggiungendo i 473 milioni e ciò malgrado vi sieno delle diminuzioni nei prezzi per esempio pel vino da 38 a 36 lire l’ettolitro e da 200 a 190 le cento bottiglie, lo spirito puro da 50 a 46 l’ettolitro, l’olio di oliva da 130 a 120 lire il quin tale, ecc. I grandi aumenti di esportazione si ebbero sul vino che salì a 2330 mila ettolitri, cioè 867 mila più dell’anno precedente, dando nella cifra del va lore un aumento di oltre 28 milioni di lire; e nel- 1’ olio di oliva di cui si esportarono 359 mila quid- tali, cioè 288 mila più dell’ anno precedente con aumento di 31 milioni di lire, sebbene il prezzo sia diminuito da 130 a 120 lire. È aumentata anche l’uscita delle essenze di aran cio per circa 14 mila chilogrammi, salendo a 277 mila, per un complessivo valore di oltre 4 milioni.
Cat. II. Generi coloniali, droghe e tabacchi. — Questa categoria non ha alcuna importanza nella esportazione arrivando appena a 6 1/2 milioni di lire.
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Cat. V. C anapa, Uno, ju t a ed a lt r i vegetali fi lam entosi escluso il cotone. — Sono 39 milioni di esportazioni con diminuzione di 2.8 milioni a para gone del 1883. Le diminuzioni di qualche impor tanza si trovano nella materia prima: ca n a p a e lino greggio da 315 a 301 mila quintali, e canapa e lino pettin ati da 30 a 28 mila quintali. Quasi tutte le altre voci, specialmente dei manufatti, hanno au mento, anzi la categoria non darebbe nel complesso una diminuzione se non fossero stati diminuiti di L. 5 quasi tutti i prezzi unitari.
Cat. T I. Cotone. — Una esportazione di 22.7 mi lioni contro 23.2 dell’anno precedente; quindi una diminuzione di 2.5 milioni. Ma bisogna notare due cose: - la prima che tutti i prezzi sono diminuiti; - la seconda che vi è diminuzione nella quantità della materia prima esportata e non nella manu fatta ; — così il cotone in bioccoli o in m assa scese da 191 mila a 173 mila quintali, il che, compresa la diminuzione del prezzo da 115 a 110 lire, dà una differenza di quasi 3 milioni ; diminuì leggermente la esportazione del cotone in ovatta, quella dei tes suti greggi, in cerati, dei bottoni, maglie e p a s s a m ani, dei galloni e n astri, degli oggetti uniti, ma aumentò invece la esportazione di tulli i filati e di tutti gli altri tessuti di cotone.
Cat. Y II. L a n a , crino e péli. — La categoria dà 12.8 milioni di esportazione con aumento di 7 milioni.
Qui è aumentato tanto l’ uscita della materia prima come quella di quasi tutti i manufatti ; e infatti tro viamo 14 mila quintali di più di lane n atu rali su dicie o lav ate; 2 mila quintali di cascam i e crin i ; 900 quintali di più di tessuti d i lan a sca rd a ssa ta o p e ttin a ta ; di oltre 400 quintali gli oggetti cuciti. Anche in questa categoria quasi tutti i prezzi sono diminuiti.
Cat. V il i. Seta. — La categoriali queste cifre complessive: nel 1886 lire 340,005,872, nel 1885 L. 276,969,805 quindi aumeuto L. 63,036,067.
Tre sole voci di questa categoria sono in dimi nuzione e tutte le altre in aumento cospicuo. Val la pena di avere maggiore notizia di questa categoria così importante;
di sem i di bachi d a seta sì esportarono da 3560 chilogrammi salirono a 4152 per L. 1 ,2 4 2 ,6 0 0 ; dei bozzoli da 6 mila a 13 quintali L. 16,360,800, il prezzo però è aumentato di 200 lire il quintale ;
di seta tratta greggia da 41700 a 45500 per L. 2 7 3 ,4 9 8 ,0 0 0 ; il prezzo è pure aumentato di 500 lire il quintale;
di seta d a cucire da 36 a 53 mila chilogrammi, con aumento di L. 3 il chilogrammo. E così au mentarono di 13200 chilogrammi i tessuti d i seta e tutte le altre voci meno i pizzi misti ad oro ed ar gento e gli oggetti cuciti.
Dei 63 milioni di aumento che presenta questa categoria, 58 sono dovuti alla materia prima il ri manente ai manufatti.
Cat. I X . L egn o e p ag lia. — 54.3 milioni di esportazione con diminuzione di 7.8 milioni. Le voci che hanno prodotto tale diminuzione sono special- mente : le botti nuove e vecchie di cui ne sono uscite 2 milioni in meno, i mobili d i legno non im bottiti, in meno per circa mezzo milione, le radiche p e r spazzole circa un milione; i bastimenti e bar
che per circa 4 milioni ; ebbero invece aumento per un milione i cappelli di paglia.
Cat. X . C arta e libri. — È una categoria di poca importanza ascendendo la esportazione appena a 7 milioni ; nel 1886 vi fu una diminuzione di circa 763,000 lire; le singole voci hanno muta menti di lieve importanza. '
Cat. X I . Pelli. — Una esportazione di 17 mi lioni e mezzo con leggerissimo aumento ; notiamo diminuita per oltre 2 milioni l’uscita delle p elli crude grandi e per egual somma quelle di c a p ra e d i montone, mentre aumentò per 4 milioni e mezzo la uscita delle pelli di agnello e d i capretto.
Cat. X I I . M inerali, m etalli e loro lavori. — Questa importante categoria presenta 73 milioni e mezzo di esportazione con una differenza in meno di 142 milioni. Questa grande differenza è però pro dotta dal movimento monetario ; furono esportati :
1886 1885 Monete d ’oro--- L. 8 , 940,400 101, 283,200 III. d ’argento » 88, 550,000 82, 223,800 T ota le,, . L. 47, 490,400 183, 507,000 differenza 93. 342.800 43. 672.800 137, 016, 000
Se adunque togliamo dai 142 milioni di minore esportazione i 137 di monete uscite, rimane una minore esportazione per lutto il resto di 5 milioni di minore esportazione. Nessuna voce però, trarne quella dei fu c ili com pleti, che è diminuita di cinque milioni e mezzo, presenta modificazioni importanti.
Cat. X I I I . P ietre, terre, vasellam i, vetri e c r i stalli, — Una importazione di 57 milioni e mezzo, con diminuzione ’ ) di milioni 1.8. Vi è un aumento nei rubini, sm eraldi, diam an ti di quasi 2 milioni, mentre diminuirono di 3 milioni le p ie tre p e r co struzioni, di 1 milione lo zolfo.
Cat. X IV . C ereali, fa rin e, p aste e p ro d o tti ve getali non com presi in altre categorie. — Questa categoria dà alla esportazione 97.7 milioni con 13.5 milioni di diminuzione. Quasi 7 milioni di minore esportazione di cereali, 5 milioni e mezzo di mi nore esportazione di aran ce e limoni, un milione e mezzo di m andorle sen za guscio ; le voci in au mento sono pochissime.
Cat. X V . A nim ali, prodotti e spoglio d i an im ali. — Sono 114 milioni di esportazione con 11 milioni di diminuzione, nelle quali entrano i cav alli, muli ed asin i per oltre mezzo milione, il bestiam e per 1 milione e mezzo, la carne salata, affum m icata e cotta per due milioni, le uova d i p ollam e per 8 milioni. Gli aumenti sono insignificanti.
Cat. X T I. Oggetti diversi. — Importazione 11 mi lioni con 1.8 di diminuzione. Anche qui una sola voce presenta 2.8 milioni di minor uscita, quelle delle m ercerie comuni, le altre voci hanno scarse variazioni.
170 L ’ E C O N O M I S T A 13 marzo 1887
riazioni, diamo qui il movimento dei dazi durante il 1886. di riscossion e 1886 1885 D ifferen za D a z i d’ im p o rta z io n e 1 5 8 ,8 9 4 .5 8 9 2 1 9 ,3 7 7 .2 3 7 — 6 0 ,4 8 2 ,6 4 8 D a z i d i E sp o rta z io n e 5, 634,806 5 ,5 7 7 ,0 7 6 4 - 5 7 ,7 3 0 S o p ra ta s se di f a b b r i ca z io n e . . . . . 5 ,7 6 4 ,8 7 1 1 8 ,9 2 0 ,3 1 6 — 8 ,1 5 5 ,4 4 5 D ir itt i di b o llo . . . 1 ,6 0 8 ,4 0 0 2 ,0 0 0 ,0 0 0 — 391 600 D ir itt i m a rittim i . . 4 ,5 9 9 ,0 6 9 4 ,0 3 1 ,3 0 1 4 - 567,768 P r o v e n ti d iv e rs i . . 1 ,2 9 3 ,7 8 6 1, 900,425 — 606,639 T o t a l e . . . 1 7 7 ,7 9 5 ,5 2 1 2 4 6 ,8 0 6 ,3 5 5 — 6 9 ,0 1 0 ,8 3 4
Come si vede la influenza delle maggiori impor tazioni del 1886 è sempre grande, così che la de ficienza sale fino a 69 milioni.
RIVISTA ECONOMICA
L a v itto r ia d e i p r o te z io n is ti in F r a n c ia e l ’ aum ento del dazio s u i c e re a li. — Le tendenze p ro te z io n is te
dei v a r i p a e s i. — I l nuovo p ro g e tto d i legge s u lle
fe rro v ie in In g h ilte r r a .
Dopo una colluvie di discorsi prò e contro l’au mento del dazio sui cereali, la Camera francese ha vo tato con 328 voti favorevoli e 238 contrari il dazio di 5 lire al quintale di grano. Il gran passo è fatto; i pro tezionisti francesi possono andare orgogliosi del risul tato ottenuto. Essi hanno tanto lagrimato sulla rovina dell’agricoltura; essi hanno saputo così bene illudere gli incerti sui risultati del dazio di cinque franchi, che hanno potuto ottenere una maggioranza certo ragguardevole. Nè la discussione lunghissima fatta alla Camera francese ha rivelato cose finora ignote. Gli oratori, se si eccettuano il Rouvier e il Passy della parte liberale, il Meline e il Dechanel della parte vineolista, furono tutti uomini dei quali la com petenza è per lo meno contestabile. Avvocati, gior nalisti, perfino dei letterati e dei poeti hanno portato il loro contributo a una discussione che essendosi ripetuta più volte da qualche anno non poteva presen tare pressoché nulla di nuovo. E fra tutti gli oratori uno solo poteva vantare realmente vera e propria competenza, e quest’uno, coltivatore di professione, si pronunciò contro l’aumento del dazio. Il deputato Lesage, ferm ier, come egli si qualificò nel suo di scorso, dichiarò categoricamente che la misura pro posta non migliorerà per nulla la situazione della m assa dei coltivatori, di quelli che egli chiama i veri coltivatori perchè coltivano veramente le loro terre. E pur riconoscendo 1’esistenza della crise, negò che essa sia generale e che abbia l’intensità che le si at tribuisce. Nei paesi a piccola coltura dove la terra è divisa essa è quasi sconosciuta: colpisce invece la grande coltura dei cereali e pesa più particolar mente sul grano. Ma il Lesage vuole che il rimedio sia cercato nell’ aumento della produzione, affinchè sia veramente efficace. Se no il dazio protettivo non farà altro che mantenere gli attuali patti di affit tanza, quando non li peggiorerà rispetto all’ affitta- iuolo, poiché il proprietario vorrà godere il nuovo favore che il legislatore gli accorda.
Del resto negli anni di abbondanza il dazio di cinque lire, per le ragioni speciali alla Francia che
abbiamo altra volta esposte non avrà un effetto no tevole; i prezzi si alzeranno di poco e il coltivatore che è costretto a vendere alla giornata non avrà nessun rilevante beneficio. Ma queste ed altre giustissime os servazioni piene di buon senso e poggiate su fatti incontestabili non valsero a nulla, come non ebbero efficacia altra volta le splendide dimostrazioni del compianto Raoul Duval o del Douville-Maillefeu e d’altri ancora. I discorsi, gli avvertimenti, le dimo strazioni pratiche o scientifiche non potevano impe dire che i deputati, i quali dovevano la loro nomina alla promessa di far votare il dazio, arrischiassero di perdere il collegio alle prime elezioni e il buon senso e più ancora la giustizia, devettsro ritrarsi da parte.
L ’esempio che offre la democrazia francese è ve ramente sconfortante e fu grave danno che il Mi nistero Goblet non abbia assunto una posizione de cisamente contraria al dazio. Esso invece si divise in due parti e mentre il Develle ministro di agri coltura stava per la protezione, il Lockroy, ministro del commercio, sosteneva il libero scambio. Si è tro vato l’accomodamento facendo tacere i due campioni ministeriali e lasciando che il solo Goblet si barca menasse senza favorire nè combattere apertamente il dazio, mentre dichiarava che se il dazio avesse fatto rincarare il pane, con decreto del Presidente della repubblica sarebbe stato sospeso l’aumento del
dazio. .
Sono transazioni che danno una ben triste idea del carattere di quegli uomini, ciè non impedisce per altro che fra noi coloro sanno escogitare per profes sione i tem peram enti m edi, non mancheranno di trovare la condotta del ministro Goblet un monumento di sapienza politica e si prepareranno forse a farsene divulgatori nel nostro paese.
Il nuovo errore della Camera francese viene dun que a peggiorare la causa liberale in Italia, e anche sotto questo aspetto non potrebbe essere abbastanza
deplorato. . . .
__11 1887 dovrà essere un anno di complicazioni doganali numerose e gravi, perchè con sempre mag gior lena si preparano ostacoli al commercio inter nazionale. La metà dei paesi d’ Europa sono in pro cinto di riformare le loro tariffe doganali in senso protezionista per profittare delle occasioni che si presentano al rinnovamento dei trattati di commercio e chiudere un po’ più le loro frontiere all uno o all’altro Stato. Diamo uno sguardo a questi vari paesi lasciando fuori l’Italia, di cui si è discorso in queste colonne più volte a proposito della relazione dell’on. Ellena, e cominciamo dalla Svizzera la quale progetta di alzare alcuni dazi ed è ora in trattative con la Germania pel rinnovamento del trattato. Se ì negoziati non riesciranno a qualche conclusione la Svizzera prenderà delle misure contro 1 importa zione tedesca in particolare.
doga-13 marzo 1887
V
E C O N O M I S T A 171naie tra le due parti della monarchia, è probabile che la revisione della tariffa che si discute da alcuni mesi eserciterà qualche influenza sul trattato di com mercio tra l’Austria-Ungheria e la Germania, il quale spira con la fine del 1887.
Nei paesi scandinavi il movimento proiezionista è accentuatissimo e generale; ma in Isvezia special mente la lotta per i dazi d’entrata sui cereali è vi vissima e va di pari passo con i reclami per la protezione dell’industria nazionale. Però, in questo paese, il governo ha opposto fino ad ora una resi stenza energica a tutte queste tendenze.
La Francia è specialmente dominata dalla smania di proteggere l’agricoltura, e quindi la tendenza è ad aumentare i dazi sui cereali e sul bestiame ; ma nel campo propriamente industriale non avendo da rinnovare per ora che il solo trattato con l’ Italia, la Francia non ha manifestate ancora nuove ten denze protezioniste.
Nel Belgio, per far salire gli affitti dei fondi nella gran coltura, si domandano i dazi d’entrata sul be stiame, e proprio in questi giorni la proposta d’ ini ziativa parlamentare è stata rinnovata ; s’intende che dovrebbero poi seguire i dazi sui cereali. La Ger mania e la Russia, come è noto, sono ormai da un pezzo in balìa della corrente protezionista.
Come vedesi, adunque, in tutte le parti d’Europa si manifesta la tendenza alla protezione, sulle orme di quanto ha fatto la Germania dal 1879 a oggi, e senza essere pessimisti si può credere che per ora non si farà un passo indietro in questa via. Ma si vedrà senza dubbio, o presto o tardi, che cosa si è seminato con questa insana politica economica.
— In due articoli pubblicati l’ anno passato (V. L ’E conom ista n. 639 e 640) abbiamo discorso abba stanza lungamente della questione ferroviaria in In ghilterra e non abbiamo mancato di riferire i punti principali della riforma che il sig. Mundella, allora ministro del commercio, aveva presentato alla Ca mera dei Comuni. La legge sulle ferrovie del Mundella non incontrò allora un gran favore, prin cipalmente per alcune disposizioni che accordavano al B o a r d o f trad e troppo larghi poteri sulle fer rovie. Ora l’attuale ministro del commercio. Lord Stanley, ha presentato un bill sulle ferrovie che differisce di poco da quello del sig. Mundella. Anche il nuovo bill dispone intorno alla riforma della commissione per le ferrovie, la quale dovrà essere formata da tre commissari permanenti e tre com missari ex-officio, regola i reclami ¡che potranno es sere fatti alla Commissione dalle varie associazioni e corpi morali, la giurisdizione accordata ai Com missari e i poteri di cui essi dispongono.
Ma la parte principale è quella che si riferisce alle tariffeje^allaloro determinazione e classificaziane. An che il nuovo li li mantiene l’intervento vessatorio del B o a rd o f tra d e nell’amministrazione delle compa gnie ferroviarie; intervento ingiustificabile non ri chiesto e dal quale il commercio anziché aver van taggio avrà danni e noie. Le società ferroviarie do vranno sottomettere al ministero del commercio le loro tariffe, le quali saranno rese note al pubblico, affinchè esso possa sporgere al B o a rd o f trade le sue obbiezioni e il B o a r d o f trade decida su esse.
Ma, e in ciò sta appunto il difetto del progetto attuale come di quello del sig. Mundella, il B o a r d o f trade è incapace, e lo ha già confessato pubblica mente, di assumersi il compito di classificare e determi
nare le tariffe. 11 sig. Chamberlain, ad esempio, quando presentò il suo progetto sulle ferrovie ammise fran camente che era appunto per codesta ragione, che dovevasi abbandonare l’idea di costringere le società ad adottare una classificazione uniforme, preparata dal ministero del commercio. Sicché data la inabi lità a determinare una buona classificazione, non si comprende come quello stesso dicastero che fu ri conosciuto inabile dal suo capo, possa poi giudicare se la classificazione adottata da altri è la migliore.
Il nuovo bill, come notammo, differisce solo in alcuni particolari da quello del sig. Mundella, e poi ché i partiti sono d’ accordo nel ritenere che una nuova legislazione sulle ferrovie debba essere appro vata, per togliere le più notevoli anormalità, ora esistenti, specie nelle tariffe e nei term inal charges, ossia negli oneri relativi alla consegna a domicilio, si potrebbe credere che il bill dovesse essere pron tamente discusso e approvato. Ma c’è da dubitarne, sia per le condizioni parlamentari, sia per le con troversie che alcune clausole sollevano tuttora. Così, ad esempio, il riconoscimento dei term inal charges da parte del bill è respinto dai commercianti i quali vogliono che quelle spese siano dichiarate illegali, perchè comprese nel servizio del trasporto, e asse riscono che finché esse non saranno abolite, il traf fico a breve distanza sarà sempre reso difficile. Senza dire che le tariffe differenziali sollevano anche in Inghilterra una vivacissima opposizione, e le nuove norme proposte, con le quali la Commissione do vrebbe decidere sulla loro necessità ad assicurare ii traffico, in vista del quale sono fatte, non soddisfano la classe commerciante. E invero la necessità della tariffa differenziale, non sarà difficile a provarsi, specie in un paese come l’ Inghilterra dove la con correnza tra le compagnie rende inevitabile il ricorso alle tariffe differenziali con utilità del resto del com mercio stesso.
Per queste ragioni il nuovo railw ay rates bill che è solo una riproduzione del precedente, se sarà discusso subirà forse non poche modificazioni, e quando poi fosse approvato sarà interessante vedere in qual modo i due paesi che hanno veramente l’esercizio privalo — l’ Inghilterra e gli Stati Uniti — hanno poste sotto il controllo della legge le loro società ferroviarie.
LA SPEDIZIONE ALL’ ESTERO DEL PICCOLO PESO
Il commercio d’esportazione potrebbe essere esteso ad una quantità infinita di prodotti, e non mi pare necessario dilungarmi a dimostrare che tanto è mag giore la rarità di essi, tanto è maggiore la speranza di buona loro vendita all’estero.
a-172 L ’ E C O N O M I S T A 13 marzo 1887
nifesto di esse essere eliminato a mezzo di una ta riffa speciale.
È solamente con un modo indiretto che a mio credere si potrebbe conciliare e l’interesse delle Am ministrazioni ferroviarie e quello degli speditori.
Le Direzioni delle Ferrovie convinte della neces sità di avvantaggiare le esportazioni, hanno nelle vi genti condizioni di trasporti, accordato un trattamento eli favore alle derrate alimentari e a certe specie di prodotti nelle tariffe speciali e speciali locali, hanno limitato il loro benefizio per quanto hanno potuto, purché si tratti di spedizioni a vagone completo, ed anche di spedizioni con vincolo di peso.
A queste due classi di favoriti, sfuggono però tutti quei prodotti dei quali a stento si può riunire un collo, una cassa, una cesta, lutti quelli che hanno un valore relativamente importante, tutti quelli che si deteriorano facilmente e che presentano un rischio evidente che si può correre in piccole proporzioni e che spaventa quando si tratti di somme impor tanti; infine tutti quelli che si mandano a vendere al meglio, affidati a persone sul conto delle quali sì può avere solo una sicurezza relativa e che molte volte rappresentano l’unico mezzo di vendita.
Per tutti questi prodotti bisogna ricorrere a un accordo segreto fra esportatori, passando così a tra verso ai regolamenti, o un’ intermediario di case impresarie di trasporti le quali, come è naturale, prendono per sò la maggior parte del vantaggio, e dico ben naturale perché hanno da cuoprire im mense spese.
A rimediare a questo stato di cose ho in mente una proposta che Cicero p r ò dom o m ea vorrei ser visse all’incremento delle S ocietà cooperative italiane d'esportazione che a furia di pazienza ho fatto na scere a Pisa. La proposta è quella di stabilire un vero e proprio servizio di spedizione p e r l'estero con percorrenze stabilite e punti di riunione di mer canzie.
Uno o più carri, a seconda della importanza delle domande di spedizione dovrebbe o dovrebbero par tire, da un dato punto, a giorno e ora fissa, giun gere a giorno fisso ad un secondo scalo (per usare un vocabolo preso dal commercio marittimo che mi fornisce l’ idea) e così seguitando raggiungere il con fine dove la rispedizione dovrebbe esser fatta a va gone completo o frazionato, a seconda se unica o svariata fosse la destinazione.
La Società dovrebbe avere degli agenti in tutti questi punti di caricazione, ma avrebbe bisogno che riconosciuta )’ utilità del progetto, le Società delle strade ferrate autorizzassero a garantire l’esattezza delle partenze dai punti determinati
permettessero che i carri fossero caricati con ogni genere di prodotti p u rch é destinati all’estero,
concedessero che tali trasporti fossero regolati da un’ unica tariffa a piccola e da una sola a grande
velocità, ; .
che i carri spediti da uno dei punti ad un al tro potessero secondo la necessità Compiere il per corso solamente a grande oppure solamente a pic cola velocità
e che il primo trasporto fosse regolato per se zioni a seconda del peso delle merci riuuite e pa gato dopo effettuato, nella resultanza del cumulo dei
prezzi trasporti fra i vari punti.
Essendo tale servizio stabilito per il vantaggio di tutti gli speditori soci, dovrebbe il benefizio esser
repartilo fra tutti e solo accordato alle Società un piccolo compenso destinato a cuoprire le spese degli agenti e della sua amministrazione.
Se male non mi appongo questo sistema potrebbe portar incremento alle nostre esportazioni.
F. db Rbgny.
Le operazioni compiute da questa Cassa dal 19 ago sto 1884 al 31 dicembre 1886, comprendono le po lizze emesse dalle sedi compartimentali di Bologna, Cagliari, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Siena e Torino e che ascesero fra individuali e col lettive a N. 1 3 0 3 ; gii operai assicurati a N. 49,863 e i premi annui ammontarono a L. 193,465,75.
Delle 1395 polizze emesse essendone state estinte 458 per l’ importo di L. 45,474.00, al 51 dicem bre 1886 rimanevano in corso 847 polizze per un valore di L. 150,012.74. E gli operai assicurati da 49,860 diminuirono a 55,538 cosicché le 458 po lizze estinte riguardavano 14,528 operai.
Gli infortuni liquidati nel periodo di tempo sud detto furono 609 di cui 87 per Morte, per L. 75,754, 34 per Invalidità permanente per 18,171, 468 per In fermità temporanea per L. 7,691; Tot. L. 101,626.
La Banca di Francia ne! 1886
La Banca di Francia ha pubblicato in questi giorni il suo resoconto per l’ anno 1886.
L’ amministrazione ricorda che gli affari commer ciali hanno languito durante tutto l’anno e non hanno ripreso l’ attività che era desiderata nell’ interesse generale dei paese. Ma accenna che certi indizi e anco certi sintomi abbastanza significativi fanno spe rare che questo stato di stagnazione, che è susse guito ad una lunga crisi industriale, sia presso al suo termine, e autorizzano a credere che gli affari commerciali ritroveranno ben tosto la desiderata loro attività. Aggiunge non essere una temerità il credere altresì che le operazioni della Banca pren deranno maggiore sviluppo. ...
Con tutto ciò, la riduzione nelle operazioni ri spetto all’ anno 1885, è riuscita minore di quella che si poteva presumere, poiché non è andata al di là di 235 milioni, che agguaglia a meno del 2 per cento, e ha lasciato che esse ammontassero a più di 12 miliardi.
La relazione fa vedere che questa differenza cade principalmente sulle operazioni di sconto, le quali diminuirono durante l’ anno, di 160 milioni a Parigi e di quasi 800 milioni nelle succursali; e che, per contro, si è verificato un numento rilevante nelle anticipazioni, nelle operazioni sui metalli preziosi, nei biglietti a ordine, e negli assegni su Parigi e sullo succursali.
13 marzo 1887
nelle principali Banche di emissione d’ Europa, av venuto nel dicembre scorso. »
Il saggio dell’ interesse per le anticipazioni è ri masto invariato egualmente al 4 0,0.
Le operazioni di sconto durante 1’ anno 1885 ascesero a 9,230,1 milioni; quelle per l’ anno 1886 agguagliarono soltanto la somma di 8,302, 8 milioni. Da ciò una diminuzione per 1* ultimo anno di quasi un miliardo.
Quelle di anticipazione ammontarono nell’anno 1886 a 993,539,700 contro 584,645,100 nell’ anno ante cedente.
La circolazione dei biglietti è aumentata da un anno all’ altro di 6 0 .4 milioni. Toccò il m axim um di 2.973.6 milioni al 29 gennaio 1886 e il minimum di 2658.0 milioni al 24 settembre.
1 biglietti all'ordine, i giro-conti e gli assegni adegua rono nello scorso anno l’ importo di 1,903,997,800, dei quali 791,056,500 per Parigi e 1,112,941,300 per le succursali. Nell’anno antecedente sommarono a un miliardo e 819,162,300.
Gli utili come era da attendersi, si sono risentiti del rallentamento degli affari. Il dividendo del primo semestre del 1886 è stato di fr. 87,62 per azione: quello del secondo semestre, di 72 ,1 6 ; ossia è asceso nell’ insieme a 159,78 per azione. Quello per I anno 1885 ammontò a fr. 190,71.
Sono Stati pubblicati in questi giorni degli inte ressanti ragguagli sulla produzione e commercio degli agrumi in Italia nel 1886.
La Sicilia è la regione nella quale la produzione agrumaria ha maggiore importanza che nelle altre, inquantochè da se sola produce i tre quinti dell’in tero raccolto ; viene poi la regione mediterranea che nè produce da circa un quinto, e quindi la regione adriatica, la Liguria, la Sardegna, le Marche e l’Um bria, la Lombardia, la Toscana e ultimo il Veneto. La produzione ottenuta nelle varie regioni del Regno nel 1886 fu di 3,072,136 migliaja di frutti, e il seguente prospetto contiene la produzione media degli agrumi, il rapporto percentuale del raccolto del 1886 al raccolto medio, e le parti centesimali del raccolto del 1886 che resultarono di qualità.
R E G IO N I Produzione media degli agrumi in migliaia di fru tti Ra p p o rt o p e rc e n tu a le ! del r a c co lt o 1886 ! a l m ed io r a cc o lt o | Raccolto 1886 m igliaia di fru tti ce del ri d a P ai ates ract eh ulta i qu ei a § « ti ma' « 1 8 e ron aliti .1 sS i 86 P3 •J5 ü Lombardia . . . . 4,616 50 00 2,308
.. ..
100..
V e n e t o ... 955 40 00 382 100 L ig u r ia ... 55,968 74 25 41,558 •• 100 •• Marche ed Umbria. 5,906 90 00 5,315 •• 100 • • T oscana... 2,027 83 87 1,700 100 •* Merid. A driatica. . 93, 606 48 99 45,857 •• 85 14 1 Merid. Mediterranea 886,438 87 67 777,100 25 75 S icilia ... 2,666,531 82 05 2,188,000 20 80 Sardegna 29.413 33 71 9,916 •• • • 100 *• REG N O . . . • 8, 745,460 I 82 02 3,072,136 14 66 20 •• 173Le cause che nel 1886 influirono a dare un rac colto inferiore di più che un quinto alla produzione media, furono interamente atmosferiche non essen dosi riscontrato in alcuna regione nè crittogame, nè vermi, nè altre malattie agrumarie.
Quanto al commercio degli agumi ci limiteremo alla Sicilia e più specialmente al porto di Messina, costituendo gli agrumi e i loro derivati la parte prin cipale del commercio di esportazione di quel porto, inquantochè rappresentano essi circa la metà del va - lore totale dei prodotti esportati.
Il valore degli agrumi esportati dall’ Isola per l’ estero ascende a 9 o 10 milioni di lire all’ anno. Nel commercio di Messina prevalgono i limoni, e in quello di Palermo gli aranci.
1 limoni vengono trasportati all’ estero in casse di tre dimensioni: grandi, medie e piccole. Le grandi contengono da 288 a 490 limoni e pesano circa 56 chilogrammi ; le medie da 350 a 400 e pe sano da 48 a 50 chilogrammi e le piccole da 300 a 360 frutti diligentemente avvolti in carta velina, e ben condizionati alla pari delle altre e pesano da 36 a 42 chilogrammi.
Gli aranci vengono trasportati in'casse e in mezze casse : le prime contengono da 200 a 240 e 360 aranci e pesano circa chilogrammi 35 e le seconde 100 aranci scelti per la forma, il colore, la grossezza, e la qualità, e pesano circa 20 chilogrammi.
I mandarini sono esportati in cassette di 100 o 200 e i più scelti in cassette di 50. Vengono pure spe dili in pacchi postali, che non ne contengono che da 18 a 24 secondo la, grossezza e il peso.
II seguente prospetto contiene le medie annue dei prezzi dal 1870 a tutto il 1885 cioè a dire nello spazio di 16 anni.
a h n i Limoni Aranci Agro
cotto Berga motto E S S E N Z E Limone Arancio L . C. L . G. L . C. L . C. L . C. l. a 1870 11.12 9.64 691. » 31.59 26. 66' 13. 21 1871 11. 69 8. 39 866 » 32.92 33.92 17.35 1872 12.86 8.89 1,388.82 42. * 44 10 30. 38 1873 15.32 7.33 1,723.85 50.85 33.88 20. 07 1874 1-6.94 8.81 1,539.91 60.71 33 .48 15.27 1875 15.99 7. 83 1.105.06 52.02 27.08 12.59 1876 12.10 7.06 884.90 39.08 25.78 16. 48 1877 11.37 6.17 819.08 37.02 22.31 16.16 1878 12.63 5.52 749.68 30.21 18.46 16.66 1879 10.01 6.40 597.47 26.46 20.09 15. 77 1880 11. 91 6.73 853. 59 28.65 27.06 22.38 1881 10.06 5 .26 826.55 21.24 21.91 18.01 1882 9.50 6.71 644.55 21.85 24.17 20.19 1883 7.49 5 .7 0 526.04 17. «5 14-17 1Ä, 78 1884 6.32 6.07 436.15 14.44 5 .1 3 9.61 1885 7.07 5.8 0 508.40 12.99 8. 69 9.38
N B . — L ’unità di m isura per i limoni e gli aranci è la cassa,
per Tagrocotto è la botte di 600oMlogr. al lordo circa, e per l ’es- senze è il c h i l o g r a m m a . _________________________________
Da questo prospetto apparisce che la produzione degli agrumi alla pari di quella dei cereali attra versa una crise grave e senza probabilità di risor gere, inquantochè il deprezzamento degli agrumi deriva dalla concorrenza che la produzione degli altri paesi fa alla nostra in quei mercati in cui pochi anni addietro, èssa aveva uno smercio quasi
esclu-L ’ E C O N O M I S T A
174 L ’ E C O N O M I S T A 13 marzo 1887
sivo. Vediamo infatti che i limoni da L. 11.12 per cassa che costavano nel 1870, salirono fino a 16.94 nel 1874 e poi caddero a L. 6.52 nel 1884 per risa lire a 7.07 nel 1 8 8 5 ; gli aranci ebbero il maggior prezzo nel 1870 che fu di L. 9.64 e da questo di scesero a 5.80 nel 1 8 8 5 ; l’ agrocotto che valeva L. 691 per botte nel 1870, saliva fino a 1723.85 nel 1873 discendendo poi a 436.15 nel 1884 e 508.40 nel 1 8 8 5 ; l’ essenza di limone da L. 26.66 al chilog. nel 1 8 7 0 saliva a 44.10 nel 1872 per discendere a L. 8.69 nel 1 8 8 3 ; l’ essenza di ber gamotto da L. 31.50 al chilog. nel 1870, raggiun geva il maggior prezzo di L. 60.71 nel 1874 e scendeva fino a 12.99 nel 1885, e finalmente 1’ es senza di arancio che valeva L. 13,21 nel 1870 sa liva a 30.38 nel 1882 per cadere fino a L. 9.38 nel 1885.
IL COMMERCIO DI ADEN
Il viceconsole italiano in Aden inviava una sua relazione sul commercio di Aden nel 1885-86.
Resulta dalla medesima che l’anno incominciato il 1° Aprile 1885 e chiuso il 31 Marzo 1886 fu il più prospero che abbia segnato il mercato di Aden. Il suo commercio infatti, esclusi i viveri, i valori ecc. importati per conto del Governo locale raggiunse la cifra complessiva di rupie 45,892,139 pari a circa lire italiane 87,784,278. L’anno precedente la cifra essendo stata di rupie 59,209,077 resulta per l’anno sopra indicato un aumento di rupie 4,683,062 pari a lire italiane 9,366,000.
Il commercio di Aden si può dividere come segue :
1 8 8 4 -8 5 1 8 8 5 -8 6 Aumento
Commercio coll’estero R. 28,163,399 31,615,611 1,452,212 Id. coli’ Indio » 8,672,206 9,674,805 1,002,597 !d. coll’interno » 2,373,470 2,601,723 228,243 Totale . . . R. 39,209,077 43,892,139 4,683,052 Il commercio coll’estero include tutti i paesi ad eccezione delle Indie ed interno.
Le seguenti tabelle servono a dividere il com mercio d’ importazione da quello d’esportazione nel mòdo seguente *
1 8 8 4 -8 5 1885 8 6 Aumento Importazione per mure R. 18,265,909 20,252,472 1,986,563
Id. per terra. » 1,783,540 1,858,307 74,767
ld. valori . . » 1,400,581 2,205,547 804,966
Totale. . . R. 21,450,030 24,316,326 2,876,296
1 8 8 4 -8 5 1 8 8 5 -8 6 Aumento
Esportazione per mare. R. 14,805,907 15,644,249 838,342
ld. per terra. )) 589,903 743,416 153,486
Id. valori . . » 2,373,210 3,188,148 824,938
Totale . . . R. 17,759,047 19,575,813 1,816,776
Passando adesso al commercio speciale dei vari stati apparisce da quella relazione che l’ importazione dall’ Italia aumentò di quasi il doppio in quest’ultimo anno. Aumentarono in special modo le conterie, i sigari, come pure i vini, i biscotti, le paste ed altri generi di provviste, ma quasi tutti questi generi, escluse le conterie, non fecero ehe una breve sosta in Aden, la maggior parte essendo stata trasportata a Massaua.
Le provvigioni del Cirio in scatole sono molto ap prezzate, ma non hanno lo sfogo che hanno quelle preparate dalle fabbriche inglesi, perchè assai più costose. •
I vini italiani generalmente piacciono, ma il con sumo è limitato, perchè si preferiscono la birra, e le bibite forti, come il cognac, il gin e il viskey. Pel vino da tavola bisognerebbe che i vini italiani fos sero sul genere del Bordeaux leggero, che potessero resistere al clima e che il prezzo non superasse le 11 o 12 iire, le 12 bottiglie da circa 3|4 di litro franco Aden. Il Marsala e il vermouth delle princi pali fabbriche d’ Italia sono conosciuti ad Aden, e si trovano in vendita su tutti i negozi, ma ad onta che piacciono, il consumo, per le ragioni sopra indi cate resta limitato.
L ’ Italia oltre i vini, provvigioni, sigari e conterie potrebbe con un po’ di buona volontà, fare smer ciare sul mercato di Aden anche i filati colorati, le seterie, i saponi, le candele, i zolfanelli e la carta.
Gli articoli che formano il grosso della importa zione di Aden sono i carboni e le manifatture di cotone.
La relazione crede che sarà ancora difficile al- l’ Italia di competere per la cotoneria alla concor renza americana, e indiana inquantoohè l’ Inghilterra stessa per certe qualità di cotoni, ha ceduto da qual che anno il posto alle fabbriche indiane e americane.
L ’esportazione per l ' Italia in quest’ultimo anno, di minuì in confronto all’anno precedente di rupie 22,659 diminuzione attribuita non già alla quantità di merci esportate, ma al minor valore dei pellami, avendo questi subito un forte ribasso di prezzo ; per cui l’esportazione per l’ Italia si può considerare rimasta stazionaria.
L ’ Italia non esporta da Aden che due soli arti coli, cioè un po’ di caffè Moka pel valore di circa L. 100,000 ed un po’ di pellami per L. 200,000.
Per tutti gli altri articoli, come madreperla, in censo, gomma, pennacchi, ecc., la relazione rileva che essa preferisce essere tributaria di altri Stati, piuttosto che procurarseli direttamente all’origine.
La relazione termina coll’osservare che il com mercio tra Aden e l’Abissinia (Massaua-Suakim) come ebbe a subire un forte aumento, 1’ importazione es sendo aumentata di 247,508 rupie, pari a circa mezzo milione di lire nostre (di queste però per circa 400,000 erano in valori), e l’esportazione per Massaua e Suakim aumentò di rupie 363,161, pari a circa lire 700,000 delle quali 400,000 in valori.
13 marzo 1887 L ’ E C O N O M I S T A 175
Camera di Commercio di Parma.
— Nella tor nata del 4 gennaio deliberava di concedere il suo appoggio alla Esposizione internazionale di macina zione e di panificazione ed industrie affini da te nersi in Milano, perchè avente per oggetto di pro curare principalmente alle classi operaie una migliore e più economica alimentazione, ed esprimeva voto favorevole alla esposizione galleggiante di prodotti italiani ideata dalla Ditta Canepa e Ricchini di Ge nova. E nella seduta del 5 dello stesso mese pro cedeva ad alcune nomine fra cui quella del suo presidente nella persona del cav. Vara nini.Camera di Commercio di Pavia.
— Nella riu nione del 24 febbraio prendeva le seguenti delibe razioni : approvava i temi da proporsi al consiglio dell’ industria, e del commercio contenenti propo ste circa ad una più equa ripartizione della im posta di ricchezza mobile, alla limitazione della ta riffa pei dazi di consumo, ai fallimenti di case estere nel Regno e alla notifica obbligatoria delle ditte commerciali; nominava una commissione per la for mazione del prezzo dei grani panizzabili, e delibe rava di appoggiare presso il Ministero di agricoltura e commercio varie proposte delle Camere di com mercio di Torino sull’esercizio ferroviario della rete mediterranea riguardanti: la mancanza di materiale rotabile per le m erci; — il modo d’ applicazione delle condizioni vigenti pei trasporti ; — I’ applica zione delle tariffe speciali comuni ; — le indicazioni sulla richiesta di spedizioni; le erronee applicazioni di tariffe, reclami e rimborsi; — i furti e le ma nomissioni delle merci ; — il servizio cumulativo.Camera di Commercio di Cremona.
— Nella se duta del I o Gennaio dopo altri affari di minore im portanza deliberava quanto appresso : si associava al voto della consorella di Venezia chiedente che ai cereali indigeni destinati all’estero siano accordati nuovi ribassi sulla tariffa ferroviaria e questa deli berazione prendeva motivo dalla convinzione che con venga agevolare il commercio di esportazione ; acco glieva la domanda di vari negozianti, relativa al ritardo frapposto dalle ferrovie nel pagamento degli assegni ferroviari, trasmettendo apposita petizione al Mini stero del commercio ; richiamata poi la deliberazione 9 p. p. Dicembre, inerente alla identificazione della voce doganale, mostarda, il Collegio prendeva atto della nota 47 detto mese, con cui il Ministero del Commercio spiega la tariffa doganale francese, in vitando a riferirsi a dette spiegazioni nelle even tuali controversie presso la dogana di Modane, ed avvertendo non essere necessario chiarire in una nuova convenzione commerciale il trattamento da ziario cui va soggetta la mostarda : con dichiarazione che il Governo Raliano è pronto ad appoggiare i re clami camerali, ove si verificassero inconvenienti si mili a quelli segnalati dalla Rappresentanza commer ciale cremonese; e in fine prendeva atto dell’ esito negativo della domanda fatta dalla Camera nell’in teresse di una ditta locale, onde fosse abolito il de creto ministeriale che proibiva l’esportazione dei cenci. Nella seduta del 14 febbraio approvava la tassa camerale per il 4 887, in ragione di cinquanta cen tesimi per ogni 100 lire di reddito imponibile.Camera di Commercio di Napoli.
— Nella se duta del 25 febbraio la Camera essendo stata inter pellata dalla Società delle ferrovie mediterranee sulla convenienza di adottare, alla pari di quanto si pra tica per il trasporto di altre derrate, dei vagoni serbatoi per l’ olio, rispondeva affermativamente a condizione che nella fabbricazione di questi serbatoi si apporti la maggiore diligenza, perchè dovendo essi contenere un prodotto di gran valore, sarebbe presto sfatata la lodevole innovazione, se gli spedi tori dovessero sentire danno dall’ averne profittato. Deliberava poi di appoggiare la domanda inoltrata dallo Società anonime delle ghiacciaie e neviere na poletane, la quale mentre faceva osservare che la risoluzione presa dal governo di ridurre al 20 per cento del valore della neve o naturale o artificiale, il dazio di consumo che avrebbero potuto imporre i comuni, non avrebbe raggiunto il suo scopo se alla apportata riforma daziaria non si accoppiava quella della Tariffa ferroviaria su le spedizioni, che non arrivino al vagone completo e che sarebbe quindi utilissimo — nell’ interesse dei consumatori di tutta la provincia — che alla neve ed al ghiac cio, naturale ed artificiale, se trasportati in quan tità inferiori al vagone completo, venga concessa una tarifìa speciale locale. E per ultimo approvava la relazione statistica delle vicende del commercio, e delle industrie nel distretto camerale per il triennio 4 8 8 5 -8 4 -8 5 e il ruolo suppletivo dei contribuenti alla tassa camerale per il 4886.Camera di Commercio di Bologna.
— Nella se duta del 7 gennaio dopo che il presidente ebbe compiuta la lettura della sua relazione sulle cose onerate dalla Camera durante il 4886 si procedè alla elezione del seggio presidenziale riconfermando nella carica di presidente l’ ing. comm. Zucchini, e a vice-presidente l’ ing. comm. Lugli.N O T IZ IE F IN A N Z IA R IE
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— 1 -, 942,000 - f 14,473,000 4 - 1,642,000 — 134,000 + 469,000 — 30,510,000 -J- 7,628,000
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