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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.706, 13 novembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SC IEN ZA ECONOM ICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE IN TE RESSI P R IV A T I

A n n o XIY - V oi. XVIII

D om en ica 13 N o v e m b re 1887

N. 706

L E COSTRUZIONI FERROVIARIE

L ’on. Bonghi nel suo discorso di Conegliano te­ nuto il giorno 6 corrente volendo trattare di tutte le questioni che attualmente possono interessare l’opi­ nione pubblica , non potea dimenticare il problema ferroviario e su quello difatti egli espose liberamente il suo pensiero.

Egli disse che stretto compito del Governo è quello di far fronte alle costruzioni ferroviarie colie risorse ordinarie del bilancio, ma siccome egli stesso pare convinto che siano affatto inadeguate allo scopo e che non permetterebbero di continuare il vigoroso impulso datovi in questi ultimi anni, e di acconten­ tare le provincie meridionali le quali non a torto si lamentano, diremo così, di una sperequazione ferro­ viaria esistente a loro svantaggio , così egli stesso confessa che l’ unico mezzo che rimane, se si vuole proseguire sollecita la costruzione delle nuove linee, è quello di affidarne la concessione alla industria privata. E qui noi concordiamo con lui e dimostre­ remo in appresso come tale soluzione sia la migliore e forse anche Punica possibile.

Il Bonghi però ritiene essere in tal caso neces­ sario accordare la concessione anche di tutte le linee attualmente in esercizio e trova che il partito salito a governare l’Italia nel 1 8 7 6 non potrebbe attuare questo progetto senza fare la più ridicola figura. Noi non siamo su questo punto del suo avviso, parendoci invece che gli uomini saliti al potere nel 1 8 7 6 siano precisamente quelli più indicati ad attuare simile ri­ forma e che ciò facendo essi si manterrebbero con­ soni ai principii da loro sempre propugnati e coe­ renti alla condotta da loro sempre seguita.

Furono essi difatti che costantemente propugna­ rono l’esercizio privato delle ferrovie, in Parlamento e fuori, coi loro discorsi e coi loro scritti, che ro ­ vesciarono perfino un Ministero perchè venuto din­ nanzi alla Camera col progetto dell’Esercizio Gover­ nativo. Noi non vogliamo indagare se essi ciò fanno per ragioni politiche o perchè ritengano in tal modo di assicurare meglio gli interessi nazionali, ma vo­ gliamo soltanto constatare il fatto. È vero che saliti al potere essi stessi compierono il riscatto delle ferro­ vie dell’Alta Italia, ma non già per avere mutato pen­ siero; sibbene perchè erano vincolati da impegni presi dal precedente Ministero che non permisero loro di agire diversamente, per ragioni anche di indole in­ ternazionale. È vero anche che alcuni di essi osteg­ giarono in ogni modo le Convenzioni ferroviarie, ma ciò fecero non già perchè volessero continuare ^ell’e- sercizio governativo, sibbene perchè tali Convenzioni

non rappresentavano che un esercizio privato incom­ pleto, lasciando allo Stato la proprietà delle linee.

Dovrebbe piuttosto meravigliare che gli uomini saliti al potere, a tamburo battente e bandiera spie­ gata, per attuare il loro programma del quale uno dei punti più salienti era quello dell’ esercizio pri­ vato delle ferrovie, si limitassero poi al mezzo ter­ mine rappresentato dalle Convenzioni ferroviarie. Ma non affrettiamoci ad accusarli perchè possono ad ­ durre a loro favore alcune validissime ragioni. Alla prima abbiamo già accennato, ed è che per 1’ e re ­ dità lasciata loro dal precedente Ministero, furono costretti a riscattare le ferrovie dell’Alta Italia; ed una volta riscattate non potevano a così breve in­ tervallo di tempo mutare di nuovo radicalmente le condizioni di esistenza delle ferrovie nostre. Un se­ condo motivo fu quello che importava ad ogni costo uscire dall’esercizio provvisorio non voluto da nes­ suno, che doveva durare un anno soltanto e che invece per il rigetto delle Convenzioni Depretis e per le lentezze parlamentari, ne durò ben nove. Un terzo motivo, e forse il più importante, fu quello di voler lasciare in mano al Governo la manipolazione delle tariffe ferroviarie. E ra questa difatti ia preoc­ cupazione predominante in quel momento in Italia e fuori, e molto si ripromettevano gli economisti dalla libertà così lasciata al Governo di favorire le indu­ strie e i commerci, creando colle tariffe quel pro­ tezionismo che non si voleva nei dazi d’entrata.

Questo scopo si credeva raggiungerlo molto più facilmente costituendo delle Società di puro eserci­ zio, anziché delle Società concessionarie delle F e r­ rovie. Ed infatti coll’art. 4 4 del Capitolato d’ eser­ cizio venne riconosciuta tale facoltà al Governo, e venne stabilito il modo col quale si sarebbero in­ dennizzate le Società dei ribassi di tariffe che po­ trebbero essere contrari al loro interesse.

Finora però l’ art. 4 4 non venne applicato e due anni ormai sono trascorsi dacché le Convenzioni vennero attuate, senza che il Governo di tale facoltà si prevalesse, forse perchè le Società stesse spinte dal proprio interesse furono le prime a proporre ribassi di tariffa, per sviluppare i traffici e porle in grado di vincere la concorrenza, che la navigazione, le ferrovie secondarie od altri mezzi di trasporto potevano far loro.

Ma si crede forse che Società concessionarie delle linee non avrebbero applicati simili ribassi? Noi crediamo che sì, ed anzi in più larga misura di quello che non venne fatto finora.

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tariffe, devono tener calcolo non solo delle effettive

spese di trasporto, ma anche della quota che per legge spetta al Governo ed ai fondi speciali, la quale ammonta a circa il 4 0 0¡o- Supponiamo ora che allo scopo di permettere il trasporto d’ una merce di poco valore fosse necessario scendere al prezzo di due centesimi e mezzo per tonnellata chilome­ tro , e che questo prezzo, per quanto poco, fosse pure leggermente rimuneratore, allora se le Società sono proprietarie delle linee e quindi percepiscono l’ intero prodotto, esse applicheranno certamente que­ sta tariffa che, favorendo l’ Industria Nazionale reca loro un leggiero vantaggio; ma se invece, come nel caso nostro, di quei due centesimi e mezzo ne de­ vono dare uno allo Stato,non gliene rimane che 1 4 ¡2 soltanto, somma questa insufficiente a coprire le pure spese di trasporto. Da ciò appare evidente come è più facile che gli interessi pubblici siano favoriti da Società concessionarie che non da So­ cietà soltanto esercenti.

D’altronde quando si volessero ottenere simili ri­ bassi con sacrifici da parte dell’erario, non sarebbe difficile trovar modo di ottenere un identico risul­ tato anche col sistema delle concessioni, stipulando patti speciali.

Ma senza più dilungarci nello studio dei motivi che condussero al voto sulle Convenzioni ferroviarie, vediamo piuttosto come possa risolversi il problema delle costruzioni. Sarebbe superfluo l’osservare come siano ben diverse le condizioni attuali da quelle che si presentavano nel 1 8 8 5 . In allora la parte più im­ portante della questione era quella dell'esercizio delle ferrovie e venne risolta in modo soddisfacente colla legge del 2 7 aprile 1 8 8 5 , oggi invece non è l’eser­ cizio delle nuove linee che preoccupa il legislatore bensì la loro costruzione, ed a provvedervi le Con­ venzioni fe-roviarie sono assulutamente impotenti principalmente in causa delle inadeguate risorse del bilancio. Bisogna dunque ricorrere ad un altro mezzo e l’on. Bonghi accennò a quello delle concessioni che noi crediamo il migliore, essendo a ciò confor­ tati dall’esame dei vari sistemi seguiti all’estero.

Tali sistemi che vanno dalla sconfinala libertà'la- sciata alla industria privata in America ed in Inghil­ terra fino alla quasi completa eliminazione di ogni iniziativa individuale in Belgio ed in Prussia, ci rappresentano tutti i casi pòssibili; però sono per la massima parte inspirati al principio delle conces­ sioni di proprietà e di esercizio. Ed è così che in Francia, Austria, Spagna, Portogallo, eec., si hanno Società Concessionarie e che tale sistema viene se­ guito anche in America, dove il Brasile, ad esempio, assicura in tal modo l’esecuzione delle sue nuove linee.

A tale sistema si può opporre l’ esempio della Prussia e del Belgio. Ma in quanto al primo è fuori dubbio che furono ragioni politiche e non econo­ miche che consigliarono il Principe Bismarck a te­ nere in sua mano tutte le ferrovie dello Stato. Più concludente sarebbe l’esempio del Belgio, se non si trattasse di una rete molto meno estesa della nostra, il che non permette di istituire un paragone in pro­ posito. Ad ogni modo poi non vi è da rallegrarsi certo del modo col quale le cose procedono colà, tanto è vero che in questi ultimi tempi il Governo Be’ga dovette per ristabilire l’ordine, fra le altre cose, imporre che anche i consiglieri di Amministrazione versassero una cauzione.

Ma qui si dirà che anche se il sistema delle So­ cietà esercenti non è ora il più perfetto, pure esso è destinato a diventare il sistema dell’avvenire, per­ chè tutte le concessioni essendo state accordate per un limitato numero di anni (9 9 in generale) sca­ duto questo periodo, le ferrovie ritorneranno di pieno diritto allo Stato, il quale dovrà allora limitarsi a concederne soltanto l’esercizio a società private. La cosa non ci pare indispensabile potendosi invece venderle nuovamente ed avere ancora uu completo esercizio privato, ma ammettiamola pure e ne verrà la conseguenza che per le reti compiute, il sistema delle Convenzioni sia ugualmente buono, perchè al­ lora l’unica preoccupazione sarà quella dell’esercizio, ed il problema, così difficile a risolversi, delle co­ struzioni ferroviarie, non entrerà più in campo. Ma non è così nel caso nostro in cui la parte più im­ portante della questione è quella della costruzione delle nuove linee, la quale non è risolta col sistema delle Convenzioni, (non già per difetto della legge, ma per le cattive condizioni del nostro bilancio) mentre quello delle Concessioni di proprietà e di esercizio permette di assicurare nel miglior modo possibile il compimento della nostra rete ferroviaria.

Noi dunque crediamo che l’onorevole Bonghi ab­ bia accennato alla vera soluzione del problema, di­ cendo di ricorrere al sistema delle concessioni, ma non riteniamo con lui che ciò debba implicare un mutamento di cose relativamente alla rete attuale, parendoci, per quanto abbiamo detto più sopra ed anche in altre occasioni, che per questa potrebbero benissimo sussistere ancora le Convenzioni ferroviarie, trattandosi di rete ultimata.

Concordiamo anche coll’onor. Bonghi quando egli dice che si dovrebbe in tal caso affidare la conces­ sione delle nuove linee alle due grandi società at­ tualmente esercenti. Non vi sarebbe difatti veruna impossibilità perchè di alcune linee esse fossero so­ lamente esercenti e di altre invece fossero anche proprietarie, e ciò ad esempio avviene attualmente per la società delle Strade Ferrate Meridionali. — Forse alcuno osserverà che le due società non si tro­ vano in condizioni uguali, e che mentre l’ una, an­ che ultimato il primo ventennio d’esercizio e rescisso il contratto, conserverà pur sempre la sua esistenza essendo proprietaria di ferrovie, I’ altra invece do­ vrebbe sciogliersi ; ma chi conosce le condizioni delle nostre linee e le esigenze dell’ esercizio sarà certamente persuaso che alla fine del ventennio le due società si troveranno nelle medesime condizioni, sia che il Governo si valga dei diritti che i patti stipulati gli accordano verso la società delle Ferrovie Meridionali, sia invece che adotti qualche altra com­ binazione.

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BELLA C1BC0LAZK IH ITALIA «

e

de! riordinamento degli Is titu ti di emissione

Se il noto incidente insorto tra la Banca Nazio­ nale e la Banca Romana, deplorevole senza dubbio sotto vari aspetti, ha avuto anche un lato buono, è stato quello di richiamare l’attenzione del pubblico su una delle questioni più ardue ed intricate del credito e della scienza finanziaria, che è quella re­ lativa alla circolazione monetaria e fiduciaria, e di avere convinto una volta di più i nostri uomini di Stato dell’assoluta necessità di un definitivo ed effi­ cace assestamento ed organamento degli Istituti di emissione.

Non dubitiamo pertanto che il Governo, già im­ pegnatosi a presentare un progetto organico alla ri­ presa dei lavori parlamentari, manterrà questa sua promessa escludendo ed allontanando ogni e qual­ siasi possibilità che il progetto venga, non diremo dimenticato, ma anche solo differito.

E ci piace altresì sperare col Diritto che il nuovo progetto, oltre provvedere a disciplinare la circola­ zione in modo che, pur coesistendo Istituti grossi e piccoli, i biglietti di cui si permette l’emissione pos­ sano circolare liberamente e senza difficoltà da un capo all’altro dell’Italia, provvederà altresì a rego­ lare il peso secondo il basto, e la circolazione se­ condo i bisogni del mercato.

Intanto, perchè il pubblico sia bene al fatto delle condizioni attuali della nostra circolazione monetaria e cartacea, e dei bisogni del mercato, così da essere poi in grado di valutare e giudicare al giu­ sto valore il progetto che il ministro Grimaldi presenterà anche a nome del suo collega Magliani, crediamo opportuno esporre qui delle cifre le quali, sebbene in parte già riferite in questi giorni da pa­ recchi fogli politici e finanziari, appunto perchè cifre, non si possono mai dire abbastanza ripetute.

È noto dunque che la legge del 3 0 aprile 1 8 7 4 , fissante in 7 3 3 milioni la circolazione delle Banche ad onta che, date certe condizioni, prevedesse un’ ul­ teriore circolazione di circa 1 0 0 milioni, non è mai stata nè rispondente alle esigenze del mercato, nè proporzionata alla potenzialità industriale e commer­ ciale dell’ Italia.

E che tale legge non rispondesse ai bisogni, lo si cominciò a sentire imperiosamente e universalmente nell’anno 1881, tanto che la legge del 7 aprile di detto anno, relativa all’abolizione del corso forzoso, fece formale obbligo al Governo, di presentare en­ tro l’anno stesso un progetto pel riordinamento de­ gli Istituti di emissione.

Il progetto reclamato comparve solo nel 1 8 8 3 , e fu presentato dall’ on. Berti, il quale si proponeva, con esso di portare la circolazione da 7 3 3 milioni a 1 0 3 0 . — Questo aumento di 2 9 3 milioni (i fatti oggi lo provano) sarebbe certamente tornato di grande giovamento all’industria; senonchè il progetto in pa­ rola restò lettera morta ; non giunse nemmeno alla discussione, e 1’ attenzione del pubblico, distratta

i) La eccezionale importanza dell’ argomento ci suggerisce di pubblicare questo scritto, dettato, come il lettore avvertirà,da penna competente, sebbene non tutte le idee che vi sono esposte rispondano.a quanto venne detto in proposito nell’Economista.

da altri fatti non vi pensò più; cosicché, trascorso il tempo, nessun altro progetto venne presentato a por rimedio agli inconvenienti che si erano già vi­ vamente segnalati.

Accadde pertanto ciò che naturalmente doveva accadere. Lo sviluppo delle industrie metallurgiche, agricole ed edilizie, reclamando con insistenza l’ap­ poggio delle Banche per mezzo dello sconto, resero impossibile a queste il mantenere la circolazione fi­ duciaria nei limiti di una legge di 13 anni prima, e la circolazione si allargò per modo che al 3 0 giu­ gno scorso le Banche avevano oltre ai 7 5 3 milioni di circolazione legale e ai 139 milioni di biglietti, coperti per intero da valute d’oro e d’argento esi­ stenti in più nelle loro riserve, altri 2 0 3 milioni di circolazione eccedente. I decreti pertanto 12 ago­ sto 1 8 8 3 e 3 0 novembre 1 8 8 4 , che concedevano la facoltà di emettere carta solamente in rappresentanza del metallo, restarono completamente inascoltati.

La Camera allora vivamente impressionata di que­ sto stato anormale della circolazione, votò un ordine del giorno, accettato dal Ministero, con cui s’invitava l’on. Grimaldi a far sparire quei 2 0 3 milioni di cir­ colazione eccedente, e inviti analoghi furono fatti alle Banche.

La Banca Nazionale, che da parte sua aveva emesso oltre il limite consentito dalla legge, 9 9 milioni di biglietti, la Romana che ne aveva sparsi 9 , il Banco di Napoli che ne aveva lanciati 5 5 , la Banca T o­ scana che ne aveva emessi 8, si videro ad un tratto nell’ incresciosa necessità di restringere gli sconti e negare così il loro appoggio al commercio che, pur avendone bisogno, dovette far senza, con quanto de­ trimento del medesimo non è qui il caso di ripetere. Si badi però che con tutto questo noi non deplo­ riamo punto che la legge si sia intromessa a m o ­ derare l’ emissione che ultimamente pareva aver preso l’abbrivo in modo inquietante: anzi considerato come dall’ uso sia facile passare all’abuso quando, dimen­ ticata la legge, ogni limite scompare, siamo piut­ tosto propensi a giudicare provvido e sagace il con­ cetto che guidò il Governo nell’adottare una misura restrittiva della circolazione. Ma quello che noi vo­ gliamo stigmatizzare è l’ imprevidenza del Governo, che appunto si ridusse a questa necessità. Se a tempo opportuno, tenendo giusto calcolo delle esigenze del mercato, avesse fatto delle concessioni eque e ra ­ gionevoli, sarebbe ora costretto, per evitare mali maggiori, a usare dei rimedi drastici e repentini, che hanno per effetto di portare grande perturba­ zione e disordine nei mercati del credito e nel com­ mercio? — No di certo. — E chi meglio del Go­ verno è ,n grado di valutare e misurare la poten­ zialità industrialale e commerciale della Nazione?

Basterà rico» dare che quando nel 1 8 7 4 andò in vigore la legge sulla circolazione delle Banche, le tasse sugli affari rendevano 1 3 9 milioni, oggi ne rendono 1 8 0 , la sopratassa delle merci a piccola velocità dava 15 milioni, ora ne dà 1 9 , e così po­ tremmo continuare nelle citazioni, se non temessimo di dilungarci troppo.

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cifre che ci porge un giornale romano, bene infor­

mato in materia.

Prima dell’abolizione del corso forzoso v’ era in circolazione 1 miliardo e 6 8 9 milioni di biglietti, e cioè 9 4 0 milioni per conto dello Stato (consorziali) e poco meno di 7 4 9 milioni di biglietti bancari.

Alla metà di quest’anno, a quanto ammontava la circolazione del paese, fra biglietti e valuta metal­ lica? Se rammentiamo che quasi 5 0 0 milioni di bi­ glietti consorziali furono ritirati contro oro e ar­ gento, ma che molta parte di queste valute tornò all’estero (forse 2 5 0 o 5 0 0 milioni) riconosceremo che per altrettanta somma, fu fatto un vuoto nella circolazione, il quale doveva pure in qualche modo venire riempiuto.

Al 3 0 giugno v’ erano fuori 8 9 2 milioni di bi­ glietti delle Banche, compresi gl’ improduttivi, ossia coperti alla pari dalla maggiore riserva, circa 3 2 0 milioni di biglietti di Stalo, circa 1 0 0 milioni di monete di argento divisionali, e si può calcolare a non più di 5 0 milioni I’ oro e gli scudi d’ argento circolanti, mentre l’oro e l’argento accumulato nelle riserve delle Banche, sono già rappresentati dai loro biglietti. Or bene, con tutti questi parziali si arriva appena a 1 4 8 2 milioni, contro 1 6 8 9 milioni di bi­ glietti, fra bancari e consorziali, che si avevano in circolazione prima dell’abolizione del corzo forzoso.

Quindi una differenza di oltre 2 0 0 milioni, la quale venne coperta dalle eccedenze anormali della circolazione bancaria.

Se prima del 1 8 8 5 noi avevamo bisogno di un medio circolante di 1 6 8 9 milioni, sarebbe assurdo ammettere che oggi, con lo sviluppo degli affari che abbiamo, ci possiamo appagare di 2 0 0 milioni di meno. I biglietti bancari e consorziali non potevano passare le frontiere, e servivano esclusivamente per i bisogni nostri. Ritirato circa mezzo miliardo di biglietti consorziali contro oro e argento, queste va­ lute hanno emigrato in non piccola proporzione, e siamo rimasti senza gli uni e senza le altre.

È superfluo quindi far rilevare, a chi legge la Perseveranza, come noi in tale questione vediamo diversamente del suo corrispondente (persona del resto competentissima in materia di finanza e che noi apprezziamo altamente) che, pochi giorni or sono, in un articoletto intitolato: Si « assoggettano? » scri­ veva quanto qui ci piace riportare in parte:

« Dal discorso pronunziato dal ministro delle fi­ nanze davanti alla Società promotrice dell’industria in Torino, e da quello detto dal ministo Grimaldi in un altro circolo della stessa città, si rileva, o al­ meno traspare il pensiero del Governo, di allargare la circolazione oltre i limiti attuali.

« È questo dubbio che ci fa porre la domanda messa a capo di queste brevi parole. Se non si as­ soggettassero alle esigenze di chi grida, se davvero volessero regolare con man ferma la circolazione, i due ministri che ne sono direttamente responsabili, avrebbero a poco a poco l’appoggio di tutta la gente seria e finirebbero a vincere non senza difficoltà, ma con molta lode » — e conclude rammentando che i biglietti si dovrebbero pagare al latore e a vista in moneta sonante.

Quanto abbiamo sopra esposto ci dispensa da ag­ giungere altro in opposizione alle parole dell’egregio corrispondente della Perseveranza; diremo solo che noi ci ricordiamo benissimo che i biglietti devono essere pagati al latore e a vista, sappiamo anche

che il biglietto non rappresenta punto per sè stesso un valore, abbiamo studiato parecchio le funzioni della moneta e della circolazione cartacea, ma ap­ punto per questo non ignoriamo che la dispropor­ zionalità fra il denaro e la produzione è cagione di grandissimi danni quando il credito non è giunto a tale perfezione da sostituirsi al denaro, e quando la questione monetaria è ancora per noi una questione di grande attualità.

Che se poi come spauracchio ci si opponesse che una circolazione non coperta dalla valuta metallica è un avviamento beli’e buono al corso forzoso, noi non contraddiremo certo alla giusta osservazione, ma po tremmo alla nostra volta opporre che se l’abolizione del corso forzoso, per vizi d’origine deve obbligare la nazione a circoscrivere la sua forza, limitare le industrie, impedire l’accrescimento delle ricchezze, ledere la proporzionalità tra i prodotti e gli strumenti del cambio, cagionando così danni superiori ai van­ taggi, è preferibile che al corso forzoso si ritorni, smentendo, almeno una volta, la verità di un pro­ verbio assai noto che d ice: un passo falso ne tira seco un altro.

Noi del resto siamo fermamente convinti che a nessun estremo sarà d’uopo ricorrere qualora si sap­ pia a tempo opportuno adottare misure giuste ed efficaci. Attendiamo perciò ansiosamente di sapere cosa farà il Governo, e ci si riserbiamo di ritornare sul l’argomento, se ci parrà del caso.

F . Pandiani

ALCUNI CENNI SULLE FERROVIE STRANIERE

(Vedi articolo precedente)

Africa.

Al 31 dicembre 1 8 8 5 eranvi in esercizio sul con­ tinente africano 7 6 0 0 chilometri di ferrovie così di­ stribuiti:

Colonia del Capo Chilometri 2,854

Algeria... » 1,818 E g i t t o ... » 1,532 Senegai... » 526 Tunisia... » 410 Natal... » 187 Isola Maurizio. . » 148 Reunion . . . . » 125

Colonia del Capo.

— L a prima ferrovia nella Colonia del Capo di Buona Speranza fu costruita ne! 1 8 5 0 per congiungere Durban al litorale. — Il Governo inglese, sia a esclusive sue spese, sia col concorso del bilancio della Colonia, proseguì la co­ struzione di nuove linee, per modo che alla fine del 1 8 8 4 la rete aveva raggiunto lo sviluppo di 2 ,6 3 0 chilometri, così ripartiti:

Rete dell'Ovest, lunga chilometri 1 ,1 5 5 , compren­ dente le linee da Capetown a Kimberly (1 ,0 3 5 chi­ lometri) e le diramazioni per Stellembosch (5 0 chi!,) Malmesbury (4 5 chil.) e Saltriver-Kalkbay (2 5 chi­ lometri).

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da Naanwport a Calesberg (6 0 chil.) da Zivarlkop a Graaf-Reinet (2 8 7 chil.) da Alicedale a Graham- stown (5 6 chil).

Bete dell'Est di 5 5 4 chilometri, formata dalle linee da Buffalo-Harbour a Aliwal-North (4 5 0 chil.) Blo- ney a King-VVilliamstorwn (1 6 chil.) Port-Alfredo a Grahamstorwn (6 8 chilometri.)

Nel 1 8 8 6 i prodotti delle tre reti ascesero a L. 2 6 ,2 1 7 ,1 2 5 , pari a 9 ,1 8 0 per chilometro.

Egitto.

— Il primo progetto di una ferrovia da Alessandria al Cairo, fu presentato ad Abbas-Pacha nel 1 8 4 8 ; era stato preparato da ingegneri inglesi nel solo intento di facilitare le comunicazioni colle Indie. Il Governo egiziano lo accolse, modificandolo in gran parte per adattarlo ai bisogni locali, e la linea fu aperta all’esercizio il l .° Gennaio 185 7 . La costruzione del Canale di Suez non arrestò punto lo sviluppo delle ferrovie egiziane, e infatti nel 1 8 8 5 si avevano 1 5 linee dello sviluppo di 1 ,5 3 2 chilo­ metri, la maggior parte situate nel Delta, tutte a scartamento normale ed esercitale da varie Compa­ gnie che ne avevano ottenuta la concessione.

Oltre tali linee, l’Egitto possiede pure 5 0 0 chil. di ferrovie a scartamento ridotto, la maggior parte situate nell'Alto Egitto per il trasporto dei prodotti della piantagione delle canne di zucchero.'

Infine havvi in costruzione una linea verso I’ in­ terno del Sudan, che il Governo Kedivale eseguisce per proprio conto, con una spesa preventivata di 1 0 0 milioni.

Il movimento ed il traffico sulle linee egiziane sono in continuo aumento come si può rilevare dai seguenti dati che si riferiscono agli esercizi degli anni 1 8 7 7 -1 8 8 5 .

Anno 1887 Anno 1885

Lunghezza media eser­ citata ... Chil. V ia g gia tori... Num. Merci... Tonn A n im a li... Num. Prodotto lordo...Lire Spese d’esercizio... » Prodotto n e tto ... » Percentuale della spesa » Prodotto lordo chilome­

trico ... j> Spesa chilometrica.. . . » Prodotto netto chilome­

trico ... ¡> 1,449 2,265,377 . 680,801 78,803 30,148,405 11,738,322 18,410,083 38,6 ° / 0 20,806 8,101 12,705 1,449 3,421,610 3,052,365 81,651 38,100,815 14,632, 889 23.467,926 38,4 % 26,294 10,099 16,195

A l g e r i a . — Il regime finanziario delle strade ferrate algerine si avvicina a quello che governa le strade ferrate della Fran cia; le differenze che vi si rilevano sono dovute alle condizioni particolari nelle quali le linee furono costruite.

La prima concessione venne data con la legge 2 0 giugno 1 8 6 0 . — La Società che l’aveva ottenuta e si era costituita sotto il nome di Società per le Strade Ferrate Algerine, non avendo potuto adempiere ai propri impegni, dovette rinunciare ai suoi diritti, cedendoli, il 51 marzo 1 8 6 3 , alla Società della P. L. M. — La convenzione che allora si stipulò, ap­ provata con Decreto 11 giugno 1 8 6 3 , assegnò a que- st’ultima Società, in uno alle linee concesse nel 1 8 6 0 , e cioè alle strade ferrate dal mare a Costantina e da Algeri ad Orano, anche la costruzione e l’esercizio di una linea da Blidah a Saint-Denis-du-Sig, con una

sovvenzione di 8 0 milioni così ripartiti : 1 6 ,5 0 0 ,0 0 0 lire, alla linea da Costantina al mare, e 6 3 ,5 0 0 ,0 0 0 lire, alla linea da Algeri ad Orano per Blidah e Saint-Denis-du-Sig, con prolungamento fino al porto. — Inoltre lo Stato si impegnò a garantire, per la durata di 7 5 anni, dal l .° gennaio dell’anno che a- vrebbe seguita l’apertura all’esercizio delle linee con­ cesse, un interesse del 5 ° / 0, compreso l’ammortiz­ zamento del capitale impiegato nella costruzione delle linee, senza che questo capitale potesse eccedere la somma totale di 8 0 milioni di lire.

Quando i prodotti netti delle complessive linee avessero superato l’8 ° / 0 sul capitale impiegato, il Governo si era conservata la facoltà di rivedere le ta­ riffe, con la riserva che tali revisioni non potevano effettuarsi se non ogni cinque anni, ed i prezzi non dovevano essere diminuiti al di sotto di quelli delle tariffe stipulate per le strade ferrate concesse sul continente alla Società della P. L. M.

Nel caso in cui dopo aver ridotte le tariffe al mi­ nimo stipulato nella convenzione, il prodotto delle complessive linee concesse avesse ecceduto l’8 % sul capitale speso, l’eccedenza doveva essere divisa a metà fra lo Stato e la Società.

Infine lo Stato doveva essere rimborsato degli a c ­ conti dati a titolo di garanzia d’interesse sul prodotto netto delle linee favorite dalla garanzia, a cominciare da quando questo prodotto netto avesse sorpassato l’interesse e l’ammortizzamento garantiti.

Tale fu l’origine della Bete Algerina. — Da allora, si formarono quattro nuove Società, le quali si di­ visero il territorio dell’ A lgeria; l’una sotto il nome di Società da Bòne a Guelma e diramazioni, ha origine nel centro della provincia di Costantina e serve il porto di Bòne, raggiungendo Tunisi da Souk- Harras e 1’ Ouedzargua; un’ altra sotto il nome d: Società dell’Est Algerino, parte da Costantina e, raggiungendo con due diramazioni Batua da una parte ed El-A chir da Setif dall’altra, si riannoda a Kroubs alla rete precedente; la terza Compagnia dell’ Ovest Algerino, collegata alla Bete Algerina della Società P. L. M. a Sainte-Barbe-du-TIólat, sulla linea da Orano ad Algeri, piega verso l’ovest della provincia di Orano, mentre l’ultima, la Società F ra n co -A l­ gerina , avente origine ad Arzew, sul Mediterra­ neo, a eguale distanza da Mostaganem e da Orano, attraversa la Strada Ferrata di Algeri a Perrégaux, e si dirige quasi in linea retta verso il centro della provincia, dove penetra fino a Méchéria, a 5 5 0 chil. dal suo punto di partenza.

Per queste quattro ultime Società, la cui origine non rimonta oltre il 1 8 7 5 , il regime finanziario adot­ tato differisce in qualche parte importante da quello in vigore sulle altre linee.

La durata deile concessioni fu stabilita in 9 9 anni, scadente :

il 7 maggio 1 9 7 6 per la Bòne-Guelma, il 15 dicembre 1 9 7 8 per l’Est Algerina, il 3 0 novembre 1 9 7 5 per l’ Ovest Algerina, il 2 8 aprile 1 9 7 3 per la Società Franco-Algerina.

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giurisdi-734

L ’ E C O N O M I S T A

13 novembre 1887

zione del quale era allora I’ Algeria, dopo avviso con­

forme del Ministero delle Finanze.

Essa non poteva essere autorizzata, ad ogni modo, avanti che i ijó del Capitale-Azioni non fossero in­ teramente versati ed impiegati in compera di terreni, in lavori ed approvvigionamenti sul posto od in de­ posito di cauzione.

infine in nessun caso le emissioni dovevano ec­ cedere l’ammontare del Capitale-Azioni. La garanzia d’interesse, promessa per tutta la durala delle con­ cessioni, fu fissata dapprima al 6, ° / 0, poi al 5 ®/0, coll’obbligo alle Società di rimborsare le anticipazioni consentite dallo Stato, cominciando dal punto in cui il prodotto netto delle linee avesse sorpassato J’8 °/0. Al di là di quella percentuale, e quando il debito della Società avesse ad essere estinto, l’eccedenza doveva venire ripartita a metà collo Stato.

La differenza esistènte fra il 6 ° /0 necessario per rimunerare il capitale e l’8 °/o, limite al di là del quale cominciava il rimborso dei debiti delle Società o la divisione con |o Stato, doveva essere destinata alla costituzione di un fondo di riserva fino alla concor­ renza di IO milioni di franchi.

Per quanto riflette il reddito netto annuale chilo- metrico, le convenzioni contengono regole speciali per la sua determinazione. In luogo di calcolare le spese di esercizio desumendole da quelle effettiva­ mente fatte per l'esercizio delle linee, fu ammesso un forfait chilometrico che varia in proporzione del prodotto lordo. — Questo forfait fu fissato come segue:

Società Bòne-Guelma

Al disotto di 11,000 franchi di prodotto lordo a 7,700 da 11 a 12,000 fr. prodotto lordo 70 » 12 a 13,000 » » 67 » 13 a 14,000 » » 64 » 14 a 15,000 » » 61 » 15 a 16,000 » » 58 » 16 a 40,000 * » 55 Af di là di 20,000 » » 52 ssnzii eccedere 8,040 8,320 8,540 8,700 8,800 10,400

Società dell’Est Algerina (Conv. 30/6 - 1880) Al d'siito di 11,000 fr. prod, lordo... fr. 7,460 da 11,000 a 12,000 » » 68 °r0 gonzi ectedere » 7,920 » 12,000 a 13,000 » » 66 » » 8,190 » 13,000 a 14,000 » » 63 » > » 8,400 » 14,000 a 15,000 » » 60 » » 8,550 » 15,000 a 16,000 » » 57 » » 8,640 » 16,000 a 20,000 » » 54 > » » 10,400 Al di sopra di 20,000 » » 52 » » »

Società dell’Ovest Algerina (Conv. 10/12 - 1881) Al di sotto di 9,000 fr. di prodotto lordo fr. 7,000

da 9,000 a 11,000 » » » 7,460;

al di sopra di questa cifra, le condizioni fatte a questa Società sono simili a quelle dell’Est Algerina.

La Società Franco-Algerina,, fondata con decreto 2 9 aprile 1 8 7 4 ,non ebbe sovvenzione alcuna nè alcuna promessa di garanzia. — La linea concessa doveva partire da Arzew, porto si tua to vi ci no ad Oran, penetrare verso gli altipiani, dove l'alfa è coltivata in propor­ zioni enormi, e servire al commercio di questa pianta. — I concessionari avevano, a questo scopo, doman­ dato ed ottenuto il privilegio esclusivo del commercio

deli 'alfa per una superficie di 3 0 0 ,0 0 0 ettari di ter­ reno sul percorso della linea progettata. — In com­ penso di questi vantaggi loro accordati per 9 9 anni, essi si obbligavano a fare a loro spese la ferrovia ed a pagare allo Stato un diritto fisso per ogni ton­ nellata di alfa secca prodotta di l o cm. fino a 1 0 0 ,0 0 0 tonn. e di 2 5 cm. per ogni tonnellata eccedente.

La legge del 3 luglio 1 8 8 4 approvante la conven­ zione fatta il 12 luglio 1 8 8 3 fra lo Stato e la Società Franco-Algerina per la costruzione di una linea da A in-T b isy a Mascara, dichiarata di utilità pubblica, ha garantito alla Società, per la durata della Con­ cessione, cioè per 9 9 anni, una rendita netta annuale del 6 ° /0, ammortizzamento compreso, su ll’ammon­ tare delle spese di primo impianto, sino alla concor­ renza di 1 ,5 0 0 ,0 0 0 franchi e di 1 0 0 ,0 0 0 franchi sul­ l’ammontare delle spese complementari che potevano essere richieste dallo sviluppo dei traffico.

Il calcolo dei prodotti netti destinati a fissare la garanzia fu fatto, come per le altre Società Algerine, deducendo dall’ammontare degli introiti lordi le spese d'esercizio fissate a forfait per chilometro.

11 disotto di9,000 fr. infoiti lordi a ...fr. 6,500 da 9 a 10,000 fr. introiti lordi 73 °/0 s«nza «cedere » 6,900

» 10 a 11,000 » » 69 » » » 7,260 » 11 a 12,000 » » 66 » » » 7,560 » 12 a 13,000 » » 63 » » » 7.800 » 13 a 14,000 » » 60 » » =» 7,980 » 14 a 15,000 » » 57 » » » 8,250 » 15 a 16.000 » » 55 » » » 8,320 » 16 a 20,000 » » 52 » » » 10,000 Al ¿ sopra di 20,000 » » 50 » » » »

Al 31 dicembre 4 8 8 2 in Algeria si aveva uno svi­ luppo di linee di 2 ,2 5 2 chilometri, di cui 1 ,6 2 3 in esercizio, 4 0 7 in costruzione o da costruire e 5 2 2 eventualmente concessi.

In queste cifre non figura nè la strada strategica da Modzbach a Méchéria, lunga 1 1 4 chilometri eserci­ tata solamente in caso di guerra ed incorporata per la legge 28 luglio 1 8 8 5 alla Rete della Società F ran co - Algerina, uè le strade industriali che rappresentano una estensione di 6 0 chilometri, di cui 4 0 soli eser­ citati.

1 2 ,5 5 2 chilometri concessi erano così ripartiti fra le diverse compagnie : P. L. M...5 1 3 Chilom. Est Algerina . . 9 8 5 » Bòne a Guelma . 5 2 8 » Ovest Algerina . 2 8 8 » Franco Algerina 2 3 8 » di cui 171 da costruire e 4 5 4 eventualmente concessi. di cui 6 7 da costruire, di cui 169 da costruire e 6 8 eventualmente concessi.

Tutte queste linee, salvo quella da Arzew a Salda e diramazioni, esercita dalla Società Franco-Algerina, e costruita a scartamento ridotto di l , m 10, sono costruite a scartamento normale e le spese che hanno richieste, per la loro costruzione, si elevarono al 31 dicembre 1 8 8 2 alla somma totale di 3 4 3 ,2 6 8 ,3 1 7 fr., e cioè in media a 1 6 3 ,6 0 3 fr. per chilometro.

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R ivista (Economica

L ’an tagonism o t r a la ric c h e z z a im m o b ilia re e q u e lla m o b ilia re in G erm a n ia — / d is a v a n z i d e lla fin a n z a

fra n c e s e d a l 1 8 8 5L a p ro d u zio n e d e lle

barba-b ie to le in F ra n c ia .

Uno dei tratti più caratteristici, e certo dei meno lodevoli della nostra epoca è I’ antagonismo palese che si fa strada sempre più tra i diversi interessi, tra le varie classi che compongono la collettività eco­ nomica. Si lasciano ancora parlare di arm onia, di solidarietà degli interessi gli ultimi difensori del li­ bero scambio; ma gruppi più o meno compatti s’ac­ capigliano tra loro, si contendono i favori dello Stato, i privilegi fiscali et similia. Còsi in Germania i rap­ presentanti della grande proprietà fondiaria i così detti agrari (A grarier) non cessano di attaccare il capitale mobiliare e per conseguenza la Borsa; essi reclamano delle imposte speciali gravosissime per pri­ vare i banchieri e gli speculatori della forza eco-no- mica che posseggono e quasi il capitalista il semplice rentier è consideralo da taluni quale un pericoloso malfattore.

Strano a dirsi, ma a codesti mangiatori di capi­ talisti e di banchieri ha risposto — e per bene — uno scrittore assai noto per le sue dottrine semicolletti­ viste, quando non si voglia chiamarle conservatrici e socialiste a un tempo.

Lo Schàffle — nome ben noto agli studiosi — si è infatti incaricato di rispondere nel numero di otto­ bre della Deutsche Revue agli avversari della ric ­ chezza mobiliare. Secondo lui cotesta ricchezza non sarebbe in questo momento sopra un letto di rose. Anzitutto l’utile in interessi è diminuito da 2 0 a 3 0 per cento non soltanto sullo sconto, sui capitali col­ locati temporaneamente, ma anche sui capitali im ­ piegati in ipoteche. Il capitalista sopporta una parte dei mali dell’agricoltura, partecipa alla crisi e la sua situazione migliorerà più tardi di quella del suo com­ pagno di infortunio. Mediante la riduzione del saggio dell’interesse, il debitore agricolo — piccolo o grande proprietario — ha reso la sua situazione più tollera­ bile alle spese del capitalista. E la dimostrazione è abbastanza facile. In Austria, per esempio, si pagava per debili ipotecari nel 4 8 7 9 il 5 l|2 al 6 per cento, nel 1 8 8 5 il 4 4|2 o il 5 per cento, e nel 4 8 7 9 fu­ rono vendute giudizialmente proprietà immobiliari per 49 milioni ili fiorini, mentre nel 1 8 8 5 ne furono vendute per 37 milioni.

La crisi colpisce adunque anche la ricchezza mo­ biliare e un esame più approfondito della materia dimostra, secondo lo Schàffle che i colpiti sono i pic­ coli e i medi capitalisti, le vedove, gli orfani, il pic­ colo risparmio. Buon numero di piccoli reniiers sono oggi in minor buona condizione dell’ operaio. Le sta­ tistiche provano poi che vi è aumento negli impie­ ghi in rendite vitalizie e in fondi o valori dell’estero. Ed è la necessità, l’obbligo di vivere che ha diretto i capitali tedeschi da quella parte. Il s'.g. Schàffle crede a un nuovo ribasso dell’interesse ; crede che l’offerta di capitali disponibili e senza impieghi cre­ scerà di intensità e lascia intravedere che il capita­ lista fra dieci anni non otterrà più che il 3 per cento. Tuttavia il fatto non è nuovo, e l’ Europa ha già visto degli anni in cui il danaro non cos.ava più di

quello che costi oggi come nel 4 8 4 7 . Le guerre, i cattivi raccolti ed altre cagioni hanno poi elevato il saggio dell’interesse.

Lo Schàffle si dichiara contrario a colpire la ric­ chezza mobiliare con l’ aiuto di imposte sulle transa­ zioni, sulla circolazione e la distribuzione ; egli trova più equo che si ricorra all’imposta diretta, all’ im­ posta sul reddito o meglio sulle fonti del reddito.

Queste considerazioni dello Schàffle che abbiamo riassunte, non sono nuove, — e rammentiamo ad esempio diversi articoli su questo argomento del Leroy-Beaufieu — ma 1’ autorità indiscutibile dello scrittore, e il non appartenere egli alla schiera dei seguaci del classicismo economico, danno maggior ri­ lievo alla confutazione.

Basta del resto di non confondere i fatti, di non invertire le eccezioni in regole per convincersi che la ricchezza mobiliare segue anch’essa la gran legge economica della tendenza dei profitti e interessi al minimum. Il che non vuol dire eh’ essa non possa essere talvolta perturbata da cagioni varie, appunto perchè la solidarietà degli interessi lo rende inevi­ tabile.

— Determinare quale sia la situazione finanziaria di un paese non è ai nostri giorni la cosa più facile di questo mondo. Anzi se dieci o venti studiosi si metlouo a cotesta ricerca, molto probabilmente ognuno giunge a risultati diversi. E le prove le abbiamo avute in Italia, come in Francia e altrove. Del resto a parte le cifre, quando si è detto che la finanza europea dal più al meno va male e che la malattia si ag­ grava sempre di più si è detto tutto.

La Francia però presenta una situazione finanzia­ ria assai imbrogliata, certo più imbrogliata di pa­ recchi altri Stati. Per convincersene basta conside­ rare i deficits che si sono verificati dal 4 8 8 5 in poi. E a questo proposito troviamo notizie interessanti in un documento parlamentare francese circa alla fis­ sazione provvisoria dei bilanci pel 4 8 8 5 e 4 8 8 6 e dei risultati probabili che presenterà 1’ esercizio cor­ rente.

Un primo fatto che vi si può rilevare è la grande eccedenza delle spese sulle entrate nel 4 8 8 5 , ecce­ denza che ammontò a oltre 4 5 0 milioni !

Infatti per l’esercizio 4 8 8 5 le entratè del bilancio ordinario erano calcolate in 5 ,0 2 2 ,3 8 5 ,3 7 7 franchi, compreso il prodotto derivante dalla vendita del re ­ siduo di rendita per la dotazione dell’ armata ; ma i proventi derivanti dall’imposte furono inferiori alle previsioni per 5 2 ,3 4 6 ,9 4 3 franchi, sicché le entrate effettivamente riscosse ammontarono a 2 ,9 7 0 ,0 6 8 ,4 3 6 franchi, portate poscia a 3 ,0 5 8 ,2 4 3 ,8 5 6 per entrate supplementari. Le spese invece ammontarono a fran­ chi 3 ,2 2 4 ,8 5 4 ,3 0 0 ,d’onde un deficit di 266,6 0 7 ,4 6 4 .M a tenendo conto di altre partite esso sale a 4 5 0 ,2 3 5 ,7 8 8 .

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736 L ’ E C O N O M I S T A 13 novem bre 1887

Pel 1887 le previsioni e gli accertamenti già fatti 1887 1886

lasciano credere che il deficit sarà di 388,054,805;

sicché riassumendo dal 1885 si trovano i seguenti Barbebietole messe

disavanzi : in opera ...

Imposta in ragione Chil. 21,219,543 122,829,600

Anno 1885 . . . . 450,235,788 Zucchero estratto ri-del 7 per cen to... L . 1,485,368 7,046,548

» 1886 . . . 411,619,561 masto in fabbrica Chil. 3.195.039 8,585,411

» 1887 . . Totale . . . . . 388,054,805 . 1,249,910,154 Prodotti in corso di fabbricazione.. . . Stock in deposito di zucchero raffinato » 5,925,901 46,740,343 8,280,625 57,795,752 s u u d A i u u c I l l l c l i l A l d l i d U u l l d r i t i l i b i il |J I o o o l i l i l

dunque in soli tre anni questa cifra molto istruttiva di un disavanzo per -1,249 milioni. I commenti dopo ciò sono davvero superflui. Aggiungeremo soltanto che la necessità di una finanza saggia, ordinata ed oculata si impone alla Francia non meno che al- l’Iialia e che essa dovrà finire per essere la base di un programma politico. Intanto si cercano i ripieghi e certo è del numero anche la conversione proposta dal sig. Rouvier che esponemmo la volta scorsa. La necessità di una cura radicale si imporrà ben presto.

— In Francia il raccolto delle barbabietole è stato cattivo, e la campagna zuccherarla 188 7 -8 8 minac­ cia d’essere disastrosa. I ventidue dipartimenti che coltivano la barbabietola subirono una perdita tanto più rilevante, in quanto che in quest’ anno venne aumentata l’imposta fondiaria abbastanza fortemente, e si calcola che il prodotto di un ettaro di barba- bietole sarà molto inferiore a quello di un anno medio. La siccità ha impedito alla barbabietola di svilupparsi, e convenne calcolare almeno al disotto del 2 0 per cento di un’annata media, il raccolto di quest’anno.

In certe regioni, la produzione per ettaro non sor­ passa i 7 agli 8 ,0 0 0 chilogr., e dove la coltura è molto sviluppata come a Sens e Vitry, in luogo di 3S a 4 0 ,0 0 0 chil. all’ettaro, la barbabietola non ne darà che 2 3 ,0 0 0 .

I prezzi poi non compensano la scarsezza del pro­ dotto. Essi variano da 20 a 21 franchi per 6 gradi di densità, cioè per il 12 per cento di zucchero sul peso della barbabietola.

Se i gradi arrivano a 7 e la quantità zuccherina si calcoli del 1 4 per cento sul peso della barba­ bietola, allora il prezzo aumenta da 60 centesimi ad una lira.

L ’ anno scorso la media della produzione fu del 6 .8 7 ; e quest’anno non è a sperarsi che si possa su­ perare questa cifra, perchè la barbabietola piccola e aggrinzila darà più polpa che succo.

Un altro sintomo della cattiva annata zuccheraria è il ritardo col quale si è cominciata la fabbrica­ zione dello zucchero.

Infatti confrontando il resultato del movimento e della produzione degli zuccheri francesi indigeni nel mese di settembre che è il primo mese della cam ­ pagna zuccheraria del 1 8 8 7 - 1 8 8 8 , coll' equivalente dell’ anno passato, si vede manifesta la inferiorità della campagna attuale su quella precedente. Ciò ri­ sulta dalle cifre pubblicate dalla amministrazione delle imposte dirette intorno a questa produzione.

1887 1886

Fabbriche in corso o attività...N.

Fabbriche non an­ 33 195

cora in attività.. » 356 194

LA SITUAZIONE D EL TESORO

al 30 settembre 1887

Il conto del Tesoro al 3 0 settembre p. p. presen­ tava i seguenti dati :

A t t i v o : Fondi di Cassa alla chiusura del­

l’esercizio 1886-87... L. 342,276,005.03 Incassi dal 1 luglio 1887 al 30

settembre... » 444,669,710.68 Per debiti e crediti di Tesoreria. » 475,888,541. 33

T otale. L. 1,262,834,257.04

P a s s i v o :

Pagamenti dal 1 luglio 1887 al

30 settembre... L. 396, 755,981. 68 Per debiti e erediti di Tesoreria. » 533,951,836.30 Fondi di Cassa al 30 settem­

bre 1 8 8 7 ... >. 332,126,439.08

T ota le. L. 1,262,834,257.04

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria vien dimostrata dal seguente specchietto :

30 giugno 1887 30 settem. 1887 Differenze Conto di cassa L. 342, 276, 005. 03 332,126,439.08 - 10.149,565.95 Situaz. dei cre­

diti di Tesor.3 66,777,386.20 124,109,126. 06 + 57.331,739.86

T ot. dell’attivo L. 409,053,391. 23 39,154,820.70 — 47,182,173.91 Situaz. dei debiti

di Tesoreria.. 496,121, 940.95 495,390,385.84 — 731,555.11 Situaz. passiva

di ca ssa ... .L . 87,968,549.72 39,154,820.70 + 47,913,729.02

Gli incassi nel mese di settembre ascesero a Lire 1 4 2 ,0 2 3 ,9 8 8 .8 4 con un aumento di L i­ re 4 3 ,6 4 1 ,2 3 1 .3 8 sugli incassi ottenuti nel settem­ bre dell’anno sco rso; e dal 1 luglio a tutto settembre le entrate raggiunsero la cifra di L . 4 4 4 ,6 6 9 ,7 1 0 . 68 con una differenza in più sul trimestre corrispondente dell’ anno scorso per l’importo di L . 1 2 3 ,6 7 8 ,8 9 5 .8 5 .

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somma di L . 1 1 6 ,3 6 8 ,1 8 7 ,0 0011 le entrale incassate nel settembre dell’anno scorso.

nella somma di L. 150,1-16,131, e coi pagamenti fatti nel settembre del 188 6 .

Entrata ordinaria

Redditi patrimoniali. ,.L . Imposta fondiaria. . . . . . imposta sui redditi di ric­ chezza m o b ile ... Tasse in amministrazione

del Ministero delle Fi-| nanze... ...! Tassa sul prodotto del mo­ vim ento a grande e pic­ cola velocità sulle ferr. Diritti delle Legazioni e dei Consolati a ll’ estero Tassa sulla fàbbrìc.degli

spiriti, birra, ecc... Dogane e diritti m aritt.. Dazi interni di consumo. Tabacchi... . S a l i ... Multe e pene pecuniarie. L o t to ... ... Poste... Telegrafi... . Servizi div ersi. ... Rimb. e cono, nelle spese. Entrate diverse... Partite di giro...

E n t r a t a s t r a o r d in a r i a

Entrate effettive... Movimento di c a p ita li... Costruz. di strade ferrate T otale___ L.

Differenza Incassi Differenza con gli incas. nel settemb. col 12» ottenuti nel 1887 preventivato settem. 1886 11,103,306 + 4. 312, 295 879,815 52,260 — 13,932, 126.-1- 35.391 3,555,304 — 14, 220,528 + 1,575,186 16,514,419 -f- 1,647,753 + 2, 293,409 1,505,627 + 87,850 -f-j 136, 393 23,034 — 22,809 4 - 895 2,051,928 — 948,072 -+- 79,519 20,541,601 4 - 1,458,268 4 - 2,977,319 6,2.4,222 — 547,215— 207,832 15.516,843 — 816.490— 316, 826 4,613,976 — 304,357 *4- 34,338 1,913+ 1,747 1,545 12,473,622 4 - 5,948,622 + 8,201,701 3,347,193 — 319,473 49,937 1,075,361 — 85,909 4 - 153,432 1,050,954 — 367,379 108, 030 2,219,578 + 104,926 4- 158.620 208,252 — 314,056 58,043 4,094,496 — 3,492,480 4 - 283,780 7,306,884 4 - 6,378,987 + 7,072,715 3,536,784 4 - 826,494 4 - 2,056,993 24,998,295 4-11,127,462 4-19,922,638 142,025,988 — 4,542,199 +45,641,231

Dal confronto di queste cifre resulta pertanto cbe gl’ incassi nel settembre scorso furono inferiori di L . 4 ,3 4 2 ,1 9 9 alla previsione mensile del bilan­ cio, e superiori di L. 4 5 ,6 4 1 ,2 3 1 agli incassi del settembre del 1 8 8 6 .

I principali aumenti ottenuti nel settembre del­ l’anno in corso furono i seguenti: L. 1 ,5 7 5 ,1 8 6 sui redditi di ricchezza mobile provenienti per oltre 4 0 0 mila lire da maggiori accertamenti e pel rimanente da maggiori entrate; L. 2 ,9 2 3 ,4 0 9 sulle tasse in

amministrazione del Ministero delle Finanze e

questo maggiore incasso deriva dalla applicazione della nuova legge 14 luglio 1 8 8 7 sulle tasse di re ­ gistro e bollo; L. 2 ,9 7 7 ,3 1 9 sulle Dogane e d i­ ritti marittimi derivanti da maggiori importazioni di zuccheri, e di cereali ; L . 8 ,2 0 1 ,7 0 1 sid lotto e questo maggiore incasso deriva dai rimborsi delle vincite pagate dai ricevitori coi fondi della riscos­ sione, e degli acconti d’ aggio spettanti ai ricevitori medesimi ; L. 6 ,9 5 5 ,7 6 0 sui residui attivi diversi provenienti da versamenti arretrati di prodotti fer­ roviari ; L . 2 ,0 0 0 ,0 0 0 sulla riscossione di crediti, aumento cbe deriva dalle somme versate dalla am­ ministrazione della marina a rimborso del fondo di scorta delle regie navi armate e L. 1 9 ,9 2 2 ,6 3 0 sulla categoria Costruzione di strade ferrate aumento pro­ veniente dal prodotto dell’alienazione di obbligazioni ferroviarie 3

0|0-I pagamenti nel settembre 1 8 8 7 ascesero a li­ re 1 2 1 ,3 0 8 ,5 6 5 con una differenza in più nel set­ tembre del 1 8 8 6 di L. 3 5 ,5 5 0 ,5 1 7 e dal 1 luglio a lutto settembre ammontarono a L . 3 9 6 ,7 5 5 ,9 8 1 cifra cbe, in confronto dei pagamenti fatti nel settembre dell’ anno scorso, rappresenta una maggiore spesa di L . 8 6 ,4 6 2 ,4 0 8 .

II seguente prospetto contiene i pagamenti fatti nel settèmbre 1 8 8 7 posti a confronto con la previsione mensile del bilancio della spesa che venne stabilita

Pagamenti Ministero del T e s o r o ... L. Pagamenti nel settemb. 1887 14,180,675 Differenza col 12» preventivato —52,726,968 Differenza coi pagam. » nel settem­ bre 1886 + 2,101,962 Id. delle finanze .. . 20,179,054+ 3,624,246 + 9,173,759 Id. di grazia e giust. 2,692,750 — 121,328+ 65,632 Id. degli affari est. 575,684 — 89,837 -f- 28,551 Id. dell’ istruz. pub. 2,950,362 — 425.533+ 196,545 Id. dell’ in tern o. . . . 4,359,982 — 1,064,273+ 403,206 Id. dei lavori pubb. 39,542,517 + 1 7 . M I. 446 + 11,512,540 Id. della guerra. .. . 25,606,475+ 2. 230.103+ 7,303,767 Id. della marina . . . 10,016,300+ 1,482,287+ 4,640,018 Id. dell’agric. indus.

e commercio. 1,294,761 - f 43,874 -f- 124,833 Totale... L. 121,398,565 —28,747, 666 +35,550,517

Da questo prospetto apparisce cbe nel mese di set­ tembre i pagamenti furono inferiori di L. 2 8 ,7 4 7 ,6 6 6 alla spesa mensile prevista, e super, di L. 3 5 ,5 5 0 ,5 1 7 ai pagamenti fatti nel settembre dell’ anno scorso.

L ’ unica cosa che abbiamo da notare riguardo alla spesa è cbe in quella resultante a carico del Ministero del Tesoro debbono comprendervisi L . 1 ,5 7 8 ,0 8 0 pagate per il ritiro dei biglietti consorziali e già consorziali.

IL D illi0 PUBBLICO I I ITALIA

Al 30 settembre p. p. cioè a dire alla fine del 1 ° trimestre dell’esercizio finanziario 1 8 8 7 - 8 8 la situa­ zione dei debiti pubblici dello Stato amministrati dalla Direzione Generale del Debito pubblico, dava i se-guenli risaltati :

Gran Libro

Consolidato 5 0/0 . . . , . L . 441,901,727.58 Id. 3 0/0 ... 6,405,197.45 Totale . . . L . 448,306,925.03

Confrontando questa situazione con quella esistente al 31 luglio 1 8 8 7 si trova che durante i primi tre mesi dell’ esercizio suddetto là rendita iscritta nel Gran Libro è aumentata di L . 4 0 9 ,2 4 .

Rendita da trascriversi net Gran Libro

Consolidato 5 0/q ... L . 438,524.43 Id. 3 0 / o ... .... * 2,882.99

Totale . . . L . 441,407.42

Le rendite da trascriversi sono diminuite nel tri­ mestre di L . 8 0 7 ,2 1 .

Rendita in nome delia S. Sede

Rendita perpetua ed in a lie n a b ile ...L . 3,225,000.00

Debiti inclusi nel Gran Libro

Sardegna 5 0/o... L . 1,985,300.00 Toscana 5 0 / 0 ...» 2,162,225.00 Modena 3 0/0 . . . ... » 13,963.38 Parma 5 0 / o ... » 52,462.84 Roma » » 6,796,276.12 Regno d ’ Italia 5 e 3 0 / 0 ... » 11,611,143.00 Totale . . . L . 22,651,360.33

(10)

738

L ’ E C O N O M I S T A

13 novembre 1887

Contabilità diverse

Obbligazioni 3 0/0 ferrovie Torino-Savona-Acqui L. Id. 5 0/0 ferrovia Genova-Voltri . . . » Id. 6 0/0 Canali C a v ou r...» Id. 5 0/0 ferrovia Udine-Pontebba . . . . * Id. 5 0/0 l.a serie del lavori del Tevere 1881 » Id. 5 0/0 2.a serie dei lavori del Tevere 1881»

Id. » * » » 1882 » Jd. » * * » 1883 »

Assegni diversi m o d e n e s i ... » F errovie romane 5 e 3 per cento

237.975.00 47,387.50 2.932.980.00 1.271.900.00 483,000.00 204.425.00 205.650.00 202.425.00 1,420.83 7.725.898.00 Totale . . . . L . 13,413,061.33

Queste rendite, dette contabilità diverse, non subi­ vano nel trimestre nessuna alterazione.

Sommando insieme tutte queste rendite resulta cbe alla fine del 1° trimestre dell’esercizio finanzia­ rio 1 8 8 7 - 8 8 , i debiti pubblici dello Stato ammon­ tavano a L . 4 8 8 ,0 3 7 ,7 3 4 .1 1 di rendita consolidata, con una diminuzione di L. 1 6 3 ,0 9 3 ,4 7 di rendita sulla situazione esistente al 31 luglio 188 7 .

!! capitale nominale corrispondente alle rendite esi­ stenti al 3 0 settembre era come appresso :

Fendi te Capitale nominale Gran L ib r o .. ...L, <US, 3Q6. 92ó. 03

Rendite da trasc i-

versi nel Q-. Libro » 441,407. 42 Rendita in nome

della S. S e d e .... » 3,225,000.00 Debiti inclusi separa­

tamente nel G. L. » 22.651,360. 33 Contabilità diverse. * 13,413,061.33 9,051,541,133. 26 8,852,530.85 64,500, 000.00 506,554,585.03 310,356,098. 65 Totale L. 488.037,754. 11 9,971,804,647. 79

LE CASSE POSTALI DI RISPARMIO

Nel mese di agósto vennero autorizzati 12 uffici postali a fare operazioni di risparmio, i quali uniti a quelli autorizzati dalla istituzione di questi istituti resulta che alla fine di agosto esistevano 4 2 0 6 uffici postali incaricati di raccogliere il risparmio.

I depositi fatti nel mese di agosto ascesero alla somma di L. 1 2 ,7 0 9 ,3 3 8 .6 6 ma nello stesso mese avendo avuto luogo rimborsi per I’ importo di L . 1 2 ,0 6 8 ,4 8 6 .6 7 alla (ine di agosto veniva a re­ sultare una rimanenza attiva di L. 6 4 1 ,0 7 1 .9 9 .

Dal 1 8 7 6 epoca in cui vennero istituite le Casse di risparmio a tutto agosto 1 8 8 7 i depositi, fatti ammontarono alla cifra di L . 9 4 4 ,0 8 4 ,9 3 3 .9 4 com­ presi nella medesima gli interessi capitalizzali per ¡’ importo di L. 2 1 ,3 1 9 ,9 6 0 .3 1 . Ma alla fine di agosto p. p. questi depositisi residuavano a L. 2 2 6 ,6 9 3 ,6 3 3 .9 6 perché nello stesso spazio di tempo le somme rim­ borsate erano ascese a L . 7 1 7 ,3 9 1 ,3 1 7 .9 8 .

Ecco adesso il movimento dei libretti :

Rimasti Emessi Estinti accesi

Nel mese di agosto N. 24,115 9,187 14,928

Nei mesi precedenti

del 1887 . . . » 198,121 58,000 140,121

D al 1876 a tutto

il 1886. . . . . 1,764,530 367,906 1,396,624 Per cui alla fine di agosto rimanevano

. a c o e s i...N. 1,551,673 libretti che rappresentavano una rimanenza di li­ re L. 226,693,635.96.

GLI SCAMBI DELL’ ITALIA COLL’ AFRICA

In un momento in cui la pubblica attenzione è rivolta all’Africa sia per la spedizione del Mar Rosso, sia per i recenti avvenimenti nel Marocco, crediamo opportuno riassumere da alcune statistiche officiali le condizioni dei nostri interessi economici e com ­ merciali con gli Stati delle coste settentrionali dei- fi pirica.

Sotto fi aspetto del commercio internazionale il paese cbe ha maggiore importanza per l’ Italia è fi Egitto. Negli ultimi 5 anni il nostro commercio d’ importazione dall’ Egitto raggiunse il massimo di 21 milioni di lire nel 1 8 8 3 e il ninimum di mi­ lioni 1 0 .7 nel 1886. Questa diminuzione si deve quasi interamente ai cotoni, e non significa punto decre­ scenza negli scambi commerciali. Il nostro commer­ cio di esportazione per fi Egitto toccò il massimo di 2 2 milioni e 3 0 0 mila fr. nel 1 8 8 3 , e il minimo nel 1 8 8 3 con oltre 13 milioni. Nel 1 8 8 6 la nostra esportazione superò i 21 milioni.

Dopo 1’ Egitto vengono Tunisi e Tripoli, da cui le importazioni in Italia salirono da 4 milioni nel 1 8 8 2 a 1 4 milioni nel 1 8 8 6 ; e le esportazioni no­ stre da 6 milioni nel 1 8 8 2 a quasi 11 milioni nel 1 8 8 3 e a 7 milioni e 7 0 0 mila nel 1 8 8 6 con una diminuzione, dovuta specialmente alle lane, ai mi­ nerali e ai metalli greggi e lavorati.

L ’ Algeria occupa il terzo posto. Le esportazioni nel 1 8 8 6 furono di oltre 1 milione e mezzo, e al­ trettanto circa le importazioni. 1 nostri scambi con quel paese riflettono quasi unicamente bestiami e cereali.

Le nostre statistiche non ci danno indicazioni distinte pel Marocco, cbe è compreso colla designa­ zione generica di altre contrade africane, con le quali del resto gli scambi si riducono a cifre insi­ gnificanti.

Quanto all’Abissinia le statistiche mancano affatto e tutto quello che si può sapere resulta dal movi­ mento doganale di Massaua.

In complesso, presi nel loro insieme, i nostri scambi con l’Africa sono modesti. Nel 1 8 8 6 non rappresentano che 2 8 milioni all’ importazione e 31 all’ esportazione. Ma bisogna riflettere che l’ Africa è anche semibarbara, e òhe i grandi scambi non si effettuano che tra i popoli civili, i quali producono e consumano molto.

LE ENTRATE PUBBLICHE NELLA CHINA

La China non ha bilancio, nè pubblica alcun do­ cumento che permetta di apprezzare la situazione delle sue finanze; rimane pertanto impossibile l’ in­ dicare anche approssimativamente la cifra delle entrate totali, e delle spese di quel vasto Impero. Gli agenti diplomatici esteri, che hanno tentato più volte di avere dei ragguagli al caso non hanno potuto ottenerli, perchè fi amministrazione Chinese non si trovava in grado di fornirli.

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