G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno V! - Yol. I
Domenica 12 Ottobre 1879
N. 284
M IN ACCI E E TIMORI
Mentre in Italia si chiacchiera del più e del meno e l’alchimia parlamentare, gli etlìmeri trionfi dei mi nistri in carica appariscono nelle colonne dei gior nali politici come l’argomento più meritevole di at trarre l’attenzione degli uomini serii, certi punti neri si vanno designando sull’orizzonte, che, se non ci in ganniamo, sono gravidi di minaccie hen altrimenti gravi e momentnse che non la caduta d’ un gabinetto, o lo sfacelo d’un partito politico.
E qui si badi, che pel momento almeno non di scorriamo delle quistioni interne, di quelle eterne, intricate quistioni che si riattaccano all’ordinamento della nostra Amministrazione, alla riforma delle no stre finanze. Usi a sentirne discorrere da un pezzo, senza vederne un risultalo qualunque, pasciuti ad ogni occasione di vasti programmi, d’ampollose pro messe che oramai più non impegnano alcuno, e che nessuno prende sul serio, neanche per un istante, noi abbiamo perduta la speranza di vedere il paese, od almeno quella parte che la pretende a classe di rigente, mettersi decisamente allo studio ed allo scio glimento degli ardui problemi, ci siamo avvezzati a considerare l’ insieme di quelli come una tela di Pe nelope, un orizzonte senza luce e senza uscita, un pesante sasso che dovremo rotolare in su per anni ed anni, nuovi Sisifi dannati dall’ ira d’un Nume.
E così, che malgrado le rivolte della nostra ra gione, abbiam finito coll’accettare come normale lo stato d’ incertezza nelle tariffe doganali che da tanti anni pesa sul mondo dei traffici e delle industrie; che la decadenza della nostra marina, ed il progres sivo peggioramento del nostro bilancio commerciale han finito per apparirci come conseguenza di ev o luzioni che la nostra volontà è impotente a stor nare; che l’ empirismo col quale si regola l’ordi namento bancario, le contradizioni della nostra legi slazione industriale, i gravami coi quali il fiscalismo strozza le più ardite e feconde iniziative ci sono ap parsi una fatale, ma imprescindibile necessità. È così finalmente che quasi abbiam rinunciato a chiedere che si muti di strada, e cresciuti in quest’atmosfera di errori e di colpevoli esitanze, abbiam finito col pensare che quest’aria soltanto convenga ai nostri polmoni.
Ma le minaccie, i punti neri, che come dicevamo da principio sembrano designarsi sull’orizzonte non riguardano la vita interna del nostro paese, o per esser più esatti, non provengono da interne quistioni. L’origine o le cause bisogna ricercarle molto al di là delle nostre frontiere, in quei mutamenti che le arti dei diplomatici e la fortuna delle armi hanno
di recente introdotto nelle relazioni dei varii Stati di Europa.
È noto quali siano questi mutamenti. La Francia indebolita e messa in disparte dopo che al limono dei suoi affari sta I’ opportunismo, o s’ altercano le fazioni parlamentari è l’ultima, laddove sotto l’ Impero era la prima, era quasi arbitra della guerra, o della pace. — La sua volontà, i suoi interessi non hanno più che un peso molto limitato nelle decisioni della diplomazia, e se essa conta fino ad un certo punto sull’amicizia dell’ Inghilterra, sicuramente non si d is simula che il giorno in cui vorrà fare un passo per allargare la propria influenza a Tunisi od in Egitto s’ urterà nei raggiri d’una politica molto più astuta e previdente della sua, d’una politica che da mezzo secolo lavora costantemente ad uno scopo solo, l’as soluto imperio sui mari.
In quanto al resto d’Europa, esso dipende evi dentemente da tre uomini: Bismarck, Gortchakoff, e Andrassy. — Quali sieno le idee e le tendenze di questi tre cancellieri è oramai facile lo indovinarlo giacché l’opera è compiuta più che a mezzo, e il tempo aggiungendo al quadro sempre nuovi sprazzi di luce, ci inette in caso d’intenderrie oramai tutto il concetto, di scorgerne tutte le linee, anche meno rilevate ed appariscenti...!
Essi, non corrono già come Napoleone III dietro ad ideali politici, non hanno pel capo l’ubbia di coordinare ad un principio, o ad un sistema gli atti più gravi dalla loro operosa vita politica, non si presentano alla storia come gli apostoli delle na zionalità o dei plebisciti, ma da diplomatici della vecchia scuola, hanno una sola mira, un solo obiet tivo, l’interesse del Monarca a cui servono: È que sto interesse che ha stretto la lega dei tre Imperi, lega smentita sovente nelle colonne dei giornali uf ficiosi, ma che ciò nondimeno esiste e che il trat tato di Berlino ha piuttosto cementato che sciolto.
In forza di questa lega la Russia ha potuto uscire con decoro dalla lunga e rovinosa sua lotta coll’im pero Ottomano; l’Austria è riuscita a spingere i suoi battaglioni ai più remoti confini dell’Erzegovina ed al sangiaccato di N ovi-Bazar, accennando cosi al vasto mercato di Salonicco, ed alle foci della Orina e la Germania, testimone di tutte queste manovre, potrà quando che sia chiedere agli altri due Imperi il prezzo delle sue compiacenze, delle sue simpatie.
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Confederazione, rompere a Sadowa il migliore eser cito di Francesco Giuseppe, e far accampare i suoi ulani intorno all’arco della Stella in Parigi, non dubita di potere quando che sia e con pochi tratti di penna mutare d’ aspetto il mondo dei traffici e degli scambi.
Nessuno ha ancora dimenticato la famosa lettera nella quale egli esponeva le proprie idee intorno a questa materia.
La Germania è povera, esso scriveva, perchè la concorrenza dei manufatti stranieri uccide lo sue industrie, paralizza la sua produzione. Il libero scam bio, sarà bello in teoria, ma al caso pratico man tiene costante l’inferiorità economica dell’Impero di fronte all'Inghilterra, al Belgio, alla Francia. Chiu diamo dunque la Germania entro una cerchia di ferro, eleviamo le nostre tariffe doganali a tal limite che impaurisca e respinga la concorrenza forestiera ed i no stri industriali, padroni del campo, potranno allar gare la cerchia del loro lavoro, aumentare la ric chezza nazionale, nutrire tanti affamati che oggi languono inattivi, mentre l’oro tedesco emigra alle rive della Senna, o del Tamigi per pagarvi le trine, i gingilli, i tessuti dell’industria francese ed inglese.
A queste dichiarazioni che accennavano all’idea di ricondurre il mondo tedesco al sistema di Col- bert, cancellando le gloriose conquiste della scuo’a di Manchester e dei valenti continuatori di Cobden, quanti sono liberi scambisti in Europa levaron la voce protestando, ma le loro proteste non smossero d’un l'ilo il tenace Cancelliere dalle idee enunciate. La formula era uscita dalle labbra dell’oracolo, il decreto del Nume dovea compiersi ad ogni patto.
S’ ingannerebbe a partito però chi stimasse che l’ elevamento delle tariffe doganali, la sostituzione del sistema protettore a quello della libertà del com mercio, fosse rimasto isolato, riassumesse tutta la politica economica del principe Cancelliere. Ben altro e più vasto concetto era nato in quella mente am biziosa ed è questo concetto che la recente visita del principe di Bismark alla Corte Austro-Ungarica ha in parte divulgato all’Europa, usa da gran tempo a tenere gli occhi aperti sovra ogni moto del gran diplomatico.
La Germania, deve aver detto a se stesso il mi nistro dell’ Impero, da sola non può acquistare una grande'importanza economica. Posta nel centro del l’Europa, se essa è un grande mercato di consumo non è abbastanza felicemente collocata per attrarre a sè le correnti degli scambi internazionali.
La sua posizione geografica, il taglio dell’Istmo di Suez, le relazioni sempre crescenti tra l’Europa e le lontane regioni dell’Indo-Cina, del Giappone, delle terre africane le creano la necessità di avere un porto sul Mediterraneo, d’uno sbocco al di là dell’Arcipe lago Greco. Con questo essa può emanciparsi dai suoi vicini la Francia e l’Italia, senza di questo sarà sempre tributaria di questi Stati per quanto concer ne almeno le materie prime di moltissime industrie.
È dunque per avere questa porta sul mare che la Germania si è decisa ad aprire con Vienna le trattative delle quali in questi momenti si occupa tutta la stampa europea e domanda che un trattato commerci le unisca in una comunianza d’ interessi i due Imperi tedeschi; il principe di Bismark non ha avuto evidentemente altro scopo che quello di dare alla Germania un porto, di unire, commercialmente parlando, Berlino, a Trieste od a Salonicco.
Ma quale sarà, l’ indole e sovrattutto quale sarà l’estensione di questo trattato? Si limiterà esso a produrre qualche mutamento di tariffe nell’ interesse delle due parti contraenti, o mirerà a stabilire una intima e completa unione fra i due paesi ? Alla prima delle due ipotesi noi troviamo delle serie obbiezioni. — L’ articolo 11 del trattato di Fran coforte che regola le relazioni commerciali tra la Germania e la Francia, il patto che vincola ancora l’ Impero ed il Regno Unito stabiliscono del pari la clausola che, nei suoi rapporti colla Germania, il commercio inglese e francese godrà del trattamento accordato alla Nazione più lavorila. Se dunque una revisione di tariffe accorderà qualche facilita zione alla produzione austriaca, questa identica fa cilitazione dovrà concedersi al corrispondente pro dotto esportato da Londra o da Parigi verso la fron tiera Alemanna, il che non può entrare nei calcoli del principe Cancelliere paladino del protezionismo, e deciso a chiuder fuori ogni industriale intenzio nato di impegnare una concorrenza col produttore tedesco.
È dunque probabilissimo che dal momento che un trattato ha da farsi, dal momento che per faci litarne la conclusione l’illustre uomo di Stato tede sco ha lasciato i dolci ozii di Varzin per le rive del Danubio, questo trattato importerà qualche cosa di più che una semplice riforma delle tariffe, ma sarà la base ed il patto regolatore d’una vera lega doganale, formata sul tipo dell’ antico Zollverein, che la co stituzione dell’ Impero ha modificato, ma non di strutto. — A questo del resto deve mirare senz’al tro Bismarck, giacche il giorno in cui fossero cadute le barriere doganali che dividono la Germania dall’Au- strìa-Ungheria, in altri termini quel giorno in cui la linea doganale della lega fosse trasportata a Trieste o poco lontano da Salonicco, quel giorno il com mercio dell’Oriente coll’ Europa centrale non pren derebbe altra strada che quella la quale attraversa il territorio dei due Imperi confederati, perchè le basse tariffe, le facilitazioni ferroviarie, le grandi in traprese sussidiate ve lo forzerebbero.
Glie vale se la linea da Salonicco a Berlino è per avventura più lunga a chilometri che quella da Ge nova alla Sprea, se quindi le spese di trasporto sono in tesi astratta più gravi su quella che non sopra di questa linea? L’ Impero padrone delle grandi ar terie ferroviarie, uso a concedere larghi soccorsi alle Compagnie di Navigazione ed alle - forti industrie, si arresterà forse davanti ad un sacrificio transitorio e che d’altronde la maggiore prosperità del paese com penserebbe ad usura?
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saranno in gran parte resi inutili, e la corrente dei traffici di cui vagheggiavamo il monopolio prenderà un corso diverso e molto lontano da noi.
A questo si deve pensare e presto onde vedere se un rimedio vi sia per salvarci da tanta rovina.
Le Casse di Risparmio Postali
N elle scorse settimane sono apparsi successiva mente nel Journal des Débats alcuni articoli assai importanti del signor De-Malarce, relativi al servizio delle Casse di Risparmio in diversi Stati di Europa. L’argomento è svolto con notevole ampiezza, ed è meritevole di una qualche attenzione anche in grazia della sua attualità.
Seguendo le idee svolte in questi articoli, par rebbe che dovunque fosse risultato evidente che per generalizzare questo servizio non possa aversi mezzo migliore che quello di valersi degli ufizi di posta; perchè se una cassa di Risparmio qualunque dovesse tenere un agente proprio anche nei più piccoli paesi si sottoporrebbe a spese troppo forti, e di troppo superiori ai benefizi che ne potesse mai ricavare.
Gli ufizi di posta invece aperti giornalmente e per molte ore al pubblico, possono cumulare col i s p e t tivo servizio anche questo, e facilitarne a tutti le operazioni relative. E questa circostanza pare assai importante in quanto che sembra che dovuuque, presso le varie Casse di Risparmio private, prevalga il sistema di tenere orari assai limitati e ristretti tanto per la quantità dei giorni quanto per quella delle ore.
È per tali motivi che si presenta giustificata la necessità di valersi degli ufizi postali.
Però la differenza è grande, se si esamina la parte che rappresenta lo Stato nel mettere quelli ulizi a disposizione del servizio dei risparmi. In alcuni paesi (l’Inghilterra e l’Italia) lo Stalo esercita questo ser vizio direttamente, e attribuisce a sè funzioni di in dole tale che paiono a molti poco conformi agli ufizi che è chiamato ad esercitare come suoi proprii, e che non potrebbero in nessun modo essere esercitati da altri, e nei quali soltanto si dovrebbe circoscri vere la sua azione diretta.
In altri paesi invece è in vigore un altro sistema. Lo Stato mette a disposizione delle Casse di Rispar mio gli uffzi postali, affinchè questi servano come agenzie di quelle Casse medesime. Tale apparisce essere la legge francese del 3 agosto 1873 e la olan dese fino ad ora, che è stata notevolmente modifi cata. Però non sembra che le Casse di Risparmio siano state molto sollecite di profittare di questo mezzo, stando ai resultati esposti negli articoli presi in esame. L’autore dei medesimi, evidentemente I fautore di questo servizio fatto direttamente dallo Stato, dà le ragioni di questo insuccesso col dire che avanti di andare alla Posta, per farvi un depo sito per una Cassa di Risparmio, bisogna prima co noscerla e poi averne fiducia. Ma a ben giudicare quest’insuccesso gioverebbe sapere quali e quanti imbarazzi e formalità amministrative (corredo ne cessario di ogni intervento governativo) possano avervi influito sostanzialmente. Poi, le Casse di Ri sparmio sono istituzioni di natura piuttosto locale, e per rendere più spedito il movimento sarebbe stato
forse più utile mettere ogni ulizio di Posta in rap porto con le sole Casse della respettiva provincia, ed allora non sarebbero state sconosciute. Infine per quanto valore possano avere quelle ragioni, non è certo col creare una concorrenza che si può facili tare alle Casse private il modo di rendersi più po polari.
Un terzo sistema va ad esser messo in vigore in Olanda, ed è un sistema misto. Senza abbandonare quello sopraenunciato, cioè lasciando gli ufizi di Posta a disposizione delle Casse di Risparmio p ri vate, lo Stato ne crea una per conto proprio, ser vita dagli ufizi medesimi. È difficile per noi il pre vedere quello che potrà risultare da questa com bi nazione: però stando ai fatti citati, parrebbe di do vere argomentare che il servizio fatto dalle Casse private non debba aumentare gran cosa per effetto di questa concorrenza, e piuttosto che le Casse eser citate direttamente dallo Stato siano destinate anche in Olanda ad un prospero avvenire.
E questo fatto che le Casse governative prosperino a maraviglia si può anche spiegare con facilità : ma spiegare una cosa non vuol dire giustificarla. Si comprende il fatto, perchè la maggioranza delle per sone che formano la clientela delle Casse di R i sparmio non è fornita dalla classe più attiva che vive negli affari e degli affari; estranea di solito ad ooni movimento economico ricorre allo Stato perchè è°per lei l’ente più conosciuto di tutti: per lo stesso motivo per cui è più facile che un modesto cittadino o un agiato campagnolo possieda un Titolo del Debito Pubblico, anziché un’ altro Titolo di sicurtà inconte stata e forse più vantaggioso a possedersi. Ma tuttociò non sta a provare che una cosa, ed è questa : che lo Stato ha mezzi facili di intralciare ò neutralizzare l’attività dei cittadini, ma non si prova con la stessa facilità I’ utile, non tanto diretto quanto indiretto, che può recare al paese col suo intervento in tali affari.
L’ Autore di questi articoli, coerente alle proprie convinzioni, rileva i vantaggi che le Casse dello Stato sono riuscite ad apportare in Inghilterra che ne fa 1’ esperienza da tempo assai maggiore degli altri Stati; e dice che quelle private che non erano ammini strate bene sono sparite, ma che ne sono sorte altre (però, deve notarsi, in minor numero), e che il ca pitale complessivo è aumentato (diminuendo per altro, si noti, il numero dei depositanti). — l benefizi, a vero dire, non ci appariscono troppo grandi. L’ essere sparite quelle amministrate male ci pare dovuto piuttosto, anziché alla concorrenza benefica di quelle dello Stato, ai vizi del loro organamento; e l’ a u mento del capitale potrebbe invece esser dovuto al grande accumulamento di danaro prodotto in quel paese dal grande sviluppo del commercio e dell’in dustria in questi due ultimi decenni. Frattanto è no tevole il fatto che il numero dei depositanti è di minuito nelle Casse private.
L’ autore inoltre, quasi a giustificare che questo servizio fatto direttamente dallo Stato non è in con tradizione con le massime più ortodosse di economia politica, nota con compiacenza che la Legge inglese fu propugnata da Gladstone capo di un Gabinetto liberale, fautore del Self-Governm ent. — Noti ad- dueendosi altri ragionati motivi è lecito domandare se, al caso, una contradizione fra i principii e la pratica sia un privilegio esclusivo degli Economisti del continente.
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tivamente all’ Italia ; perchè, dice, mentre si poteva fare assegnamento sulla iniziativa privata nelle pro- vincie del Settentrione e del Centro si doveva fonda tamente dubitare di quelle del Mezzogiorno. E loda i promotori della legge come uomini pratici, con tingenti e se si vuole opportunisti.
Sono giuste e pratiche le osservazioni e i giudizi portati sulle diverse leggi e regolamenti in proposito; e noi possiamo aggiungere che in Italia questo servizio è amministrato in modo da soddisfare nella maniera più larga non solo gli interessi, ma anche le comodità del pubblico.
In questi tre articoli che abbiamo tentato di rias sumere brevemente l’ autore non pone in evidenza che la sola parte vantaggiosa di questi servizi am ministrati direttamente dallo Stato: ma lascia nel buio il lato opposto della questione.
Ma a noi pare di dovere esaminare ancora: se è proprio necessario che lo Stato si ingeri sca di questi servizi ;
se è possibile che coll’ ingerirsene gliene derivi in certi dati casi un danno troppo grave;
se, ammessa una qualche necessità dell’ inter vento diretto dello Stato, non possa almeno sepa rare questi interessi da quegli che gli sono propri assolutamente.
Che lo Stato debba ingerirsi di tutti quei servizi che interessano tutti i cittadini, che sono necessari, e che nessun individuo o associazione d’ individui potrebbero esercitare in sua vece, è cosa ammessa da tutti. Ma questo non ci pare veramente il caso : lo stesso Autore non fa risultare dalla ingerenza dello Stato che una utilità relativamente maggiore. Se Io Stato dovesse farsi non solo il favoreggiatore, ma di più l’ amministratore di tutte le imprese utili, tante e tante reclamerebbero alla lor volta il suo intervento diretto. Per esempio o perchè non crea lo Stato una grande Banca popolare ramificata in ogni più piccolo centro? perchè non una Banca agricola della quale è tanto sentito il bisogno anche in ogni villaggio? perchè non le associazioni cooperative di consumo? Di intervento in inte vento si finirebbe a poco a poco col paralizzare ogni principio di atti vità nei cittadini, la quale sola è la vera sorgente della ricchezza, e questa poi alla sua volta perde rebbe gran parte del suo valore materiale e morale. In merito del nostro argomento noi vediamo che non vi è penuria di Casse di Risparmio nè in Italia nè fuori ; non solo ogni centro principale, ma anche se condario ne è generalmente provvisto, e restano quasi solo i piccoli paesi per i quali avrebbe gio vato il provvedere. Ma come non provvede lo Stalo all i estensione di tanti altri utili servizi ai piccoli paesi, potrebbe forse, lo diciamo solo in ipotesi, a- stenersi anche da questo; od almeno limitarsi a prov vedere a questi piccoli paesi soltanto. Ma le Casse dello Stato lavorano anche nei grandi centri, o più attivamente, e in questi non vi sono necessarie, per chè vi esistono quelle private, e il lavoro di quelle è una concorrenza manifesta al lavoro di queste; l’ esempio dell’ Inghilterra ne è prova evidente. Che se in questi grandi centri sono preferite per le mag giori facilitazioni procurate al pubblico, bastava sti molare quelle private a conformarsi meglio alle crescenti necessità od esigenze del pubblico.
Se per lo Stato non è solo un dovere, ma, anche un interesse di non creare inciampi al più esteso sviluppo delle attività privata, quando è sufficiente,
l’ istituzione delle Casse di Risparmio dello Stato non corrisponde di certo a questo principio; epperò non ci pare punto comprovata la necessità che si occupi di questi servizi.
In quanto poi al danno eventuale che ne può de rivare allo Stato, ci pare propriamente manifesto. Cumulate una buona volta delle somme grossissime nelle sue casse, come può provvedere ai rimborsi in un momento di crise? L’autore dice bastare che le Casse di Risparmio abbiano preveduto e statui to nei regolamenti di potere limitare i rimborsi, ancoraché in tempi normali si pratichi il sistema di effettuarli a vista. Ma il guadagno di tre o quattro mesi di tempo è troppo poco per superare delle crisi, in specie se dello Stato, che hanno motivi più politici che altro, e che non si vincono così per fretta. Di più mentre il danno dello Stato può essere immenso, quello dei cittadini diviene certa mente generale. Limitati prima, e forse dopo so spesi anche per necessità i rimborsi, non si avrà un dissesto locale come può produrlo una Cassa privata, ma esteso a tutto lo Stato. Poi la Cassa privata, se solida, può attingere risorse dalle altre, ma non lo Stato che non può rivolgersi che al pubblico, che in quelle contingenze appunto è quello che ne diffida.
Finora, atteso la novità della cosa, non abbiamo assistito a così triste prova; ma qualora avvenisse, potrebbe forse esser causa di un danno irreparabi le. E •!’ esperimento che si va a fare in Olanda porterebbe ad una stranissima situazione : creato per qualsiasi circostanza un panico qualunque, sareb bero ufizi dello Stato quelli che si adoprerebbero necessariamente a rendere più acuta la crise, col prestarsi in forza della legge a facilitare il passag gio dei capitali dalle Casse ove lo Stato versa i depo siti che riceve, in quelle delle Società private.
Che se si è creduto di impedire il forte agglo- meramento dei capitali e i danni conseguenti con le restrizioni portate in qualche legge, queste non hanno nessun valore pratico : perchè non vi è modo alcuno di impedire ad una persona di rendersi proprietario di tanti libretti quanti occorrono per formare la somma voluta. E così aperta la via al- l’ accumulamento dei grossi capitali, resta aperta ancora a tutti i danni che ne possono derivare.
Non esiste adunque che una sola vera difficoltà, ed è quella di provvedere ai piccoli paesi. Ma quando lo Stato ha messo gli uffici di Posta a di sposizione delle Casse di risparmio della Provincia non ha fatto tutto ciò che può fare? Che se poi per motivi di opportunità si volesse, per l’ indo lenza delle Casse private, provvedere a questi pic coli paesi occorrerebbe almeno che lo Stato favo risse I’ impianto di una istituzione speciale, ma con la minore sua ingerenza possibile. E potrebbe tro varsi di fronte a questa nelli stessi rapporti in cui si trova di fronte a certi Istituti di credito, e col diritto quindi di imporle certi determinati servizi locali.
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per l’ altra metà in anticipazioni a tre mesi sopra valori accettati dalla Banca stessa : se ciò non è molto è pur sempre un passo notevole verso I’ au tonomia di questa istituzione.
Sotto questo rapporto la legge italiana, stabilisce soltanto la separazione del Capitale affidandolo alla Cassa Depositi e Prestiti. Ma di fronte al pubblico sta il fatto che è la Posta cbe fa questo servizio, e i Libretti sono emessi in nome di questa Ammi nistrazione, nè al pubblico in generale risulta come e dove vadano ad essere amministrati questi Capi tali; e la Cassa Depositi e Prestiti infine è au- ch’ essa un’ amministrazione dello Stato, e il suo personale dirigente ne dipende direttamente.
A nostro avviso per altro e personale e capitale dovrebbero restar fuori da ogni ingerenza dello Stato. La astensione assoluta è il miglior sistema di tutti : ma se è strettamente necessario in certi dati casi il suo intervento, sia soltanto indiretto, lasciando alla attività privata la responsabilità della gestione, e togliendo in modo assoluto ogni ombra di sospetto che il Capitale possa servire per esem pio a limitare l’ emissione dei Buoni del Tesoro, o a qualsivoglia altro servizio di Tesoreria.
I BILANCI DI PRIMA PREVISIONE PEL 1880
I B I L A N C I D E L L A S P E S A
M I N I S T E R I D E L T E S O R O E D E L L E F I N A N Z E
II ministro che ha usato una lodevole diligenza e criterii assai rigorosi nella previsione dell’entrata, ha volido librare con giusta misura anche i capitoli dell’uscita. Non ha quindi da una parte azzardato di restringere, per comodo della formazione del bilancio, le previsioni delle spese entro limiti i quali doves sero poi nel fatto essere superati, promettendo bensì di esigere la massima parsimonia -nell' ordinarle, e d’altra parte si è trovato costretto, come egli stesso ci dice, di correggere alcune previsioni che, tenute negli anni scorsi alquanto al disotto dei veri bisogni del servizio, hanno richiesto poi, o prelevamenti dal fondo di riserva, o consumi di dotazioni, o procra stinamenti di spese di manutenzione che in buona linea amministrativa non si dovrebbero ammettere. Dello avere così prudentemente operato non saremo certo noi che vorremo lesinargli gli elogi.
Da queste cagioni, aggiunte alle maggiori spese deliberate dal potere legislativo, deriva principalmente l’aumento di L. 8 ,6 1 9 ,4 2 2 . che troviamo nella cifra complessiva della spesa del 1880 in confronto con gli stanziamenti definitivamente approvati por l’anno corrente. La spesa per l’anno venturo, escluse le partite di giro, ma comprese le somme da erogarsi nelle nuove costruzioni ferroviarie, sono calcolate, come abbiamo visto, in L. 1,304,392,928, non te nendo conto dei progetti di maggiori o nuove spese cbe pendono dinanzi al Parlamento e di quelli che non sono stati ad esso presentati, ma che pure sono in predicazione.
Di questa cifra una buona metà appartiene al Mi nistero del Tesoro, cioè lire 690 ,7 6 2 ,4 9 7 , di cui lire 673,496,377 spettanti alla parte ordinaria e L. 17,266,119 a quella straordinaria. La spesa ef fettiva del Ministero del Tesoro in apparenza dimi
nuisce di fronte ali’anno scorso di L. 793,855, ma in sostanza essa invece ne è maggiore di L. 1,906,144, ciò che deve principalmente attribuirsi alla spesa rap presentata dalla restituzione dei depositi effettuati
per adire agli incanti governativi, restituzione che
si suppone di sole L. 3 ,4 0 0 ,0 0 0 in luogo che di L. 6,000,000, come era prevista l’anno scorso ; ma questa diminuzione è puramente figurativa perchè ha identico riscontro nell’ entrata con una diminuzione corrispondente dei depositi effettuati, e noi non ci sappiamo capacitare adesso come non ci rendevamo conto I’ anno scorso del motivo per cui questo capi tolo non figuri al suo posto, cioè fra le Partite di giro.
Le variazioni più importanti che producono quella modificazione nella spesa complessiva del Ministero del Tesoro, sono le seguenti : Nella Spesa ordinaria
si accrescono di L. 3,980,801 i pagamenti per la rendita consolidata 5 per cento ; al quale aumento contribuiscono principalmente i 3 milioni di rendita emessi per provvedere alle spese ferroviarie da com piersi prima dell’attivazione della nuova legge, e le L. 2 ,9 5 1 ,8 1 0 di rendita iscritta per l’indennità con cessa al comune di Firenze. Queste somme figurano soltanto per la metà nel bilancio del 1879, cioè per la parte afferente al secondo semestre, mentre do vranno figurare per l’intiero nel bilancio dell’ anno venturo. Di altre L. 3 ,5 0 0 ,0 0 0 si aumenteranno pure gli oneri dello Stato nel prossimo anno per far fronte al pagamento degli interessi e dell’ammorta mento dell’anno 1880, del titolo ferroviario da emet tersi neil’anno medesimo, affine di procurare la somma di L. 6 0 ,000,000 che viene stanziata nel bilancio dei lavori pubblici per le spese di costruzione della nuova rete ferroviaria. Di L. 1 ,446,164 aumenta la garanzia che si presume di pagare alle società conces sionarie di strade ferrate portandola da L. 44,743,000 a lire 46,189,000. a motivo principalmente delle L. 803,000, ohe si calcola di corrispondere in più alla Società delle Ferrovie Sarde per la maggiore estensione di linee, e delle L. 1,145,000 che sa ranno dovute alla linea Palermo-Trapani. In base al prodotto del I o semestre 1879 si calcola una dimi nuzione di L. 3 5 7 ,0 0 0 nella sovvenzione alle Meri dionali e di L. 4 7 1 ,0 0 0 in quella alle Romane.
Tra le maggiori spese vengono quindi L. 207 ,8 0 0 che si suppongono richieste dall’ applicazione del nuovo organico stabilito per le avvocature erariali in dipendenza della legge 14 agosto 1879 che estende il patrocinio legale delle avvocature anco all’ Amministrazione dei Fondo per il Culto e che ne istituisce una a Catanzaro. A fronte di questa maggiore spesa sta per altro il compenso di L i re 6 5,000 che il Fondo per il Culto corrisponderà per il servizio prestatogli ed il risparmio di lire 35 mila che il governo realizzerà per le spese legali degli affari che -si tratteranno a Catanzaro. Un aumento di L . 9 5 ,8 5 2 è richiesto dalla questura della Ca mera dei Deputati per provvedere alle spese di questa; un altra di L. 4 4 ,4 4 5 corrisponde ad un semestre dell’ indennità presunta dovuta al perso nale della direzione generale del debito pubblico che trasferisce la sua sede in Roma e finalmente un aumento di L. 7 1 ,000 rappresenta la maggior somma riconosciuta necessaria per riparare i guasti arrecati dalle dirotte pioggie della decorsa prim a vera ai Canali Cavour.
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tali — ammonta a L. 74 ,2 1 2 ,3 9 3 in luogo che a L. 73,904,781, con un aumento cioè di L. 24?,013 di fronte all’ anno corrente.
Nella spesa straordinaria I’ aumento più rile vante è quello che porta da L. 7 ,333,000 a Li re 7,434,470 il sagrifioio occorrente per i paga menti da farsi in oro, onde soddisfare gl' impegni che il Tesoro ha assunti verso l’estero nei quali non sono compresi ben inteso i pagamenti per provvi ste di materiali eoe. che non riguardano la spesa del Ministero del Tesoro.
La spesa del Tesoro a l! estero è presunta a Li re 100,784,705, nella quale si calcola di erogare L. 104,040,000 ricavabili dalle dogane. Sulle rima nenti L. 36,744,703, aggiunte alle altre somme che il Tesoro deve pagare m oro all’ interno, l’aggio è calcolato al saggio medio del 10 0|0- Voglia il cielo che un tale calcolo possa risultare esatto ; ina se dovesse giudicarsi deli’ avvenire dalle circostanze presenti e dalla piega che sembrano prendere gli avvenimenti che hanno sull’ aggio un influenza pre dominante, non potrebbe apparire scevra di sover chio ottimismo questa previsione di un saggio me dio dell’ IO 0[0 e non potrebbe disgraziatamente sembrare calcolo esagerato ! aumentare di un quarto, se non più, la previsione della spesa eh’ esso dovrà accagionare.
Di fronte agli aumenti di spesa ch e siamo v e nuti enumerando stanno le seguenti principali di minuzioni nella parte ordinaria del bilancio;
L. 891,783 per minori interessi e premi sui debiti redimibili in relazione alla loro graduale ammoriiz- zazione, avvertendo che una parie di questa somma va ad aumentare il fondo d’ ammortamento. La di minuzione a questo capitolo avrebbe dovuto essere molto maggiore se nou avesse servilo ad attenuarla la somma di L. 1 ,0 4 3 ,7 0 0 che il governo calcola di spendere in più pel servizio degli interessi sulle obbligazioni dell’Asse ecclesiastico, in conseguenza della ingente quantità di queste obbligazioni che venne alienata nel primo semestre dell anno cor rente e che rimane tuttora in circolazione; si cal cola a L. 3 2 ,3 7 8 ,9 0 0 il valore complessivo delle obbligazioni che rimarranno sul mercato nell' anno venturo. Un’ altra diminuzione di L. 1,405,999 si verilicherà per minori interessi e premi sulle ob bligazioni delle società anonime per la vendita dei beni demaniali, della Regia dei tabacchi, della fer rovia Asciano-Grosseto.
L. 2,935,210 si calcola di spendere in meno per gl' interessi sui buoni del Tesoro.
Lire 101,600 minor spese di esercizio della Zecca di Roma che si realizzeranno specialmente se rimane fermo il divieto stabilito dalla convenzione monetaria del 5 novembre 1878 di coniare moneta d' argento.
L. 105,000 per minori spese di Amministrazione e per minori sovrim p oste provinciali e comunali sopra i beni dell’ asse ecclesiastico a cagione del decrescimento di questo patrimonio in conseguenza delle vendite effettuate.
Nella parte della Spesa straordinaria si trova una diminuzione di :
L. 1 ,248,892 nei debiti variabili dello Stato per diminuzione degli interessi dovuti a stabilimenti di credito sopra le loro anticipazioni statutarie ; per mi nori rate arretrate, dovute sopra rendite di debit0 pubblico di nuova creazione specialmente poi per
un minor resto delle somme da pagarsi per inden nità delle espropriazioni fatte per opere di fortilica- zione dal governo austriaco:
L. 2 3 5 ,989 nelle pensioni straordinarie;
L. 4 0 0 ,0 0 0 che lo Stato ebbe a pagare I’ anno scorso in rimborso di un credito verso il comune di Erancolise, che è adesso completamente saldalo.
Il bilancio della spesa del Ministero delle Finanze completa, per cosi dire, quello del Tesoro. Esso ascende, escluse le partite di giro, a L. 115,866,719 nella parte ordinaria ed a 954 ,4 0 0 nella straordina ria, presentando complessivamente in confronto alle previsioni per 1’ anno corrente una diminuzione di L. 611,900, diminuzione che anco in questo caso è più che altro apparente e che si riduce di assai quando si tenga conto che fra le diminuzioni tigurauo un milione per vincite al lotto, le quali trovano riscon tro nell’eiitrata con un minore prodotto delle giuncate; è vero altresì che tigurauo fra gli aumenti della spesa L. 5 0 0 ,000 per rimborsi dovuti agli esattóri in pendenza delle operazioni relative all ìdeulilica- zioue degli immobili già devoluti al demanio, somma, la quale trova perfetta corrispondenza tu un aumento dell’entrata.
Del rimanente i principali aumenti sono formati nella Spesa ordinaria da;
L. 9 /5 ,0 0 0 nella corresponsione ai Comuni di un decimo del provento netto dell’ imposta sopra alcune categorie dei redditi di ricchezza mobile. Aumento che deriva nella massima parte dall’essere stato il decimo dovuto ai comuni nel 1879, anticipato per una certa porzione nel 1878 e in parte anco dall’au mento di questi redditi ;
L. 100,000 per aumento negli aggi di esazione ai ricevitori del lotto; i resultati avendo dimostrata in sufficiente la somma stanziata per l’anno corrente;
L. 112,000 per maggiori spese nella riscossione della tassa di labbricazione degli alcools, della bir ra, ecc., in seguito all’ applicazione dei nuovi metodi di riscossione, dai quali per altro, coinè abbiam vi sto, è calcolata una maggiore entrata;
L. 2 0 0 ,0 0 0 per maggiori restituzioni di diritti sui prodotti esportati che contengono zucchero, in se guito all’applicazione dell'ultima legge la quale aumen tava il dazio sopra questa derrata e per l'aumento che le crescenti entrate doganali portano nella quota di rimborso dovuto alla Repubblica di S. Marino.
Le maggiori diminuzioni presentate da questo bi lancili nella Parte ordinaria, dopo quella che a b biamo già accennata relativa ai minori pagamenti per vincite al lotto, si riferiscono per L. 787,600 alla legge che abolisce la tassa di macinazione sul 2° palmento e che porta di conseguenza una dimi nuzione nelle spese occorrenti per l’ applicazione della tassa stessa.
N elle spese relative all’ amministrazione esterna del demanio e delle tasse sugli atfari, si trova una diminuzione di L. 3 9 ,y 5 6 dovuta per la quasi tota lità ai minori aggi di esazione ai contabili pei minori introiti che si presume conseguire dalle tasse sugli altari.
42 ottobre 1879 L’ E C O N O M I S T A 047 ..crii impiegati dell’ amministrazione finanziaria ed una
maggiore spesa di L. 2 9 .0 0 0 da impiegarsi nelle spese occorrenti alla Commissione d’ inchiesta sui tabacchi per aquisti di libri, stampa di memorie e traduzioni delle leggi e disposizioni estere concer nenti questa materia.
QUESTIONE ANNONARIA
La crisi industriale, gli scarsi raccolti, le eruzio ni, le inondazioni che portarono seco tante rovine e tanti disastri, dovevano naturalmente trarre le menti a pensare ai rimedi! più atti a scongiurare i mali presenti e quelli più gravi che a buon dritto si temono all’ avvicinarsi della stagione invernale.
E come avviene sempre in simili circostanze ac canto alle idee sane, se ne sono affacciate delle storte, e i pregiudizi e gli errori hanno fatto ca polino.
A vero dire, la via da tenersi pareva tracciata. Quando si tratta di casi eccezionali e straordinari, ciascuno ha )’ obbligo morale di fare quel che può per rendere meno sensibile il danno. La carità, la filantropia debbono mettersi in moto ; lo Stato e i Comuni hanno a concorrere in quest’ opera con mezzi opportuni, consentanei alla loro natura, nei limiti delle loro forze. E tutto questo si mostra di sposto a fare il nostro paese, anzi, per essere più esatti, in qualche parte questo ha cominciato a fare.
Se non che una polemica assai viva si è solle vata in seguito a un singolare incidente. Alcuni sindaci della provincia di Treviso, provata pur troppo dalla sventura, vollero riunirsi per avvisare al riparo; ma sembra che alcuni di essi facessero proposte non del tutto approvabili ed esprimessero teorie non senza pericolo. Infatti, se ciò che i gior nali ne hanno detto è vero, non solo si accennava da alcuni all’ idea di promuovere opere non richie ste dai bisogni attuali di quei Comuni, quanto a quella gravissima di fare una inquisizione sulla for tuna dei proprietari ailo scopo di sapere chi sa rebbe stato al caso di fare anticipazioni ai contadini. Prima di tutto una sim ile ingerenza dei municipii negli affari privati varcherebbe evidentemente i li miti della legge. Ma quello che è peggio si è che in tal modo si verrebbe all’ altra conseguenza anco più dannosa di radicare nelle menti delle moltitu dini il concetto, al quale s’ ispirava la ormai vec chia e speciosa dottrina del diritto al lavoro, d i struggendo il sentimento della responsabilità perso nale, che è la base più sicura di ogni progresso.
Ciò che invece bisognerebbe insegnare si è che quella dottrina, predicata con tanto calore da Louis filane or son più di treni’ anni, è falsa perchè parte da una premessa falsa, che cioè i ricchi abbiano spogliato i poveri di quei beni che la natura aveva concesso a tutti, e che per conseguenza i primi siano tenuti ad offrire un compenso ai secondi, dal m o mento che la proprietà è un male n e c e ss a r i. Ora la natura non aveva dato a tutti gratuitamente che erbe, radici e frutti salvatici, ed è per lo meno strano accusare la proprietà e il capitale di avere spogliato gli altri di beni che senza la proprietà e il capitale non sarebbero esistiti. Il lavoro, di qualunque genere sia, ha al pari della pr prietà e del capitale diritto
alla protezione della legge, perchè la sua libertà non venga offesa, perchè non sia violata la santità dei contratti. Al di là di questo, la società non ha ob bligo di sorta e perchè non è la società, (e in questo caso la società sono i ricchi) che ha messo al mondo i poveri, e responsabili di fronte ai figli sono tutto al più i genitori che li hanno messi al mondo. Se l’ autorità dovesse fornire il lavoro manuale a chi ne manca o per imprevidenza, o per cattiva condo'ta, o per digrazia, non vi sarebbe nessuna ragione perchè non avesse a procurare malati, clienti, o scritture ai medici, agli avvocati, agli artisti drammatici o ai cantanti che non ne trovano. Non bisogna confondere un dovere morale negli uni con un diritto negli altri. Tanto varrebbe elevare a delitto qualunque aziono intrinsecamente immorale. Si potrebbero senz’ altro riaccendere i roghi della Sacra Inquisizione.
1 nostri lettori non crederanno certo che noi vo gliamo predicare la dottrina dell’ egoismo; da questo sospetto ci salveranno, confidiamo, le cose da noi dette in principio e l’ affettuosa cura colla quale siamo andati continuamente studiando le istituzioni che possono migliorare le condizioni morali e mate riali delle plebi ed inalzarle a dignità di popolo. Ma al tempo stesso crediamo stretta giustizia dare a cia scuno il suo « suum cuique tribuere » e non ci pare che un individuo, per quanto possa essere inumano 0 brutale, debba per questo essere accusato di furto. D’ altra parte è nell’ interesse stesso delle classi ope raie che la questione venga posta nei suoi veri ter mini, poiché in fin dei conti ! errore non giova a nessuno. Ma basti su questo punto e passiamo ad altro.
Ci è parso singolarissimo che il Sole nel numero del 2 ottobre in mezzo a tante buone cose e a tanti luoghi comuni intorno al còmpito dello Stato, alla utilità del risparmio, ecc. ecc., venga ad accagionare dei mali eccezionali, che travagliano il nostro paese, 1 trattati del 1865, i quali dovevano essere una cuc
cagna per gli economisti! Quest’ articolo somiglia
come una goccia d’ acqua a quelli che l’ on. Rossi ci ha così spesso regalati nelle colonne di quel pe riodico. Decisamente, è una fissazione. Vero è che gli economisti (per lo più tutta gente per cui, trattati o no, la cuccagna non c’ è dì certo!...) hanno sempre creduto utile procedere per gradi all’ attuazione dei principii del libero scambio, e qui in Italia trovavano due esempi dì piccoli Stati, Toscana e Piemonte che li confermavano nella loro opinione.
648 L’ E C O N O M I S T A
Che rovinare la nazione, sia rovinare lo Slato niuno è che lo metta in dubbio; che il lanciarsi nel gran vortice delle costruzioni ferroviarie mentre abbiamo il corso forzoso e il disavanzo ricompare minaccioso nel bilancio, non sia cosa provvida, sarà ammesso facilmente da molti. Ma che la moderata protezione che il Sole domanda possa essere la pa nacea universale, sarà ritenuto certo da alcuni In dustriali, ma non potrebbe essere ammesso da quello che Michele Chevalier chiamava argutamente il volgo oscuro dei consumatori. 0 perche non si protegge anco l’agricoltura per rinnovare le carestie dei tempi passati con tutto il loro cupo corredo di malattie e di morti !
Meglio inspirato, I’ on. Luzzatti in un discorso tenuto a Treviso, ha ben delineato ciò che spetta allo Stato, il quale può spingere alcune costruzioni già decretate e ciò che spetta ai Comuni, i quali in vece di sciupare i danari dei contribuenti in lavori inutili, possono provvedere a quelli utili, come ad esempio a form arei consorzi d’ irrigazione. L’ ora tore riconobbe che 1’ usura è un tarlo roditore per l’ agricoltura, ma ritenne giustamente che le leggi dirette a impedirla sieuo inefficaci, checché ne pensi in contrario il Gran Cancelliere tedesco. Ciò che egli consiglia è la estensione del Credito agrario. Questo esiste già nella provincia Trevisana e solo si richiederebbe un perfezionamento d e l/ agricoltura e qualche riforma nella legislazione civile per fa vorire quella estensione. Chi ponga mente alla na tura dei lavori agricoli comprende che c’ è bisogno di prestiti a lunga scadenza, almeno di un anno. Quindi I' on. Luzzatti propone che si prosegua 1’ o- pera già felicemente iniziata dalle banche popolari e che queste creino dei buoni agrari a scadenza (issa. Quelle banche nella provincia di Treviso sono otto, con un capitale già versato di mezzo milione e con 2 milioni e più di conti correnti di varia specie.
Questo consiglio dell’ on. Luzzatti, come pure quello di favorire la formazione di società coope rative di consumo, è savio, quantunque, se ascol tato, non potrebbe produrre utili effetti che col- I’ andare del tempo. Per oggi Stato, Comuni, pri vati debbono concorrerò volenterosi a sollevare tante m iserie; ma sarebbe la più grande delle sventure se per un lodevole sentimento di umanità, ci la sciassimo trascinare a confermare indirettamente nelle menti incolte principii sovversivi di ogni c i vile consorzio.
LA COMMISSIONE D’ INCHIESTA
sull’ esercizio delle Ferrovie iu Napoli
Seduta del 23 settembre 1879
La Commissione d’inchiesta sulle ferrovie italiane tenne in quel giorno la sua prima seduta a Napoli, nella sala del Consiglio comunale, presenti gli ono revoli senatore Brioschi presidente, il generale Ca dorna, Verga e Bembo senatori, e i deputati La Porta, Genala e Monzani.
Innanzi tutto la Commissione ha dichiarato che essa, ligia al suo mandato, e come ha fatto annun ciare dai giornali, acco da la parola a chiunque,
12 ottobre 1879
poiché non crede doversi limitare ad interrogare le sole persone competenti.
Vennero in primo luogo chiamati a deporre pa recchi degli agenti superiori dell’ amministrazione ferroviaria, fra i quali meritano speciale menzione, per le importanti informazioni date sulle rispettive attribuzioni, i signori: Antonio Bonetti ispettore del movimento; l’ing. Vigilante; il sig. Serafino Taran tini sotto-com m issario per le Ferrovie Romane; il cav. Carlo Spongia capo sezionò pel traffico e mo vimento; l’ing. Lodovico Martinoli capo sezione del servizio del materiale e trazione.
L’organizzazione del servizio ferroviario per tutto ciò che riguarda l’andamento generale tecnico ed amministrativo, è stato il tema esclusivo degli in terrogati, e le deposizioni da essi fatte concordano tutte nell’affermare che ogni cosa procede colla mas sima regolarità e nel modo migliore. Si è parlato in special modo sulla qualità e sullo stato del ma teriale mobile, sui lavori in corso o di esecuzione recente, sul movimento dei treni, trasporti di m ili tari, ritardi e loro cause, ed in generale anche sul modo col quale vengono mantenuti dalle società gli impegni contratti col pubblico e col governo.
Hanno risposto quasi tutti affermando che ogni cosa procede nel miglior modo possibile.
Merita d’esser notata la deposizione dell’ingegnere Martinoli sulle costruzioni che vengono eseguite nello stabilimento di Pietrarsa. Egli ha dichiarato che prima difettavano in qualche parte, ma che adesso si nota un grandissimo' progresso e tutti i lavori che si fanno in quella officina, possono sostenere la concorrenza, sia per la qualità come pel costo, con qualunque altro reputato opificio italiano o straniero.
Vengono quindi interrogati il cornili. Alessandro Betocchi, i! comm. Arduin direttore della Banca na poletana, il sig. Hirsch negoziante tedesco, il quale ha parlato delle tariffe che, a suo avviso, sono troppo alte e troppo complicate; e finalmente due ingegneri privati, uno dei quali ha suscitato una certa ilarità allorquando ha voluto sostenere che le provincie me ridionali non han.:o bisogno di nuove ferrovie, per chè vi sarebbero inutili, mancando la superfìcie ed il terreno produttivo.
Il comm. Betocchi parlando in nome della Camera di Commercio ha accennato alla necessità di con giungere con la ferrovia, il porto mercantile e la stazione, ed ha dimostrato come, per le condizioni speciali del porto, i bastimenti non possono appro dare al lido. Ha parlato pure assai diffusamente delle tariffe, rilevandone la esorbitanza e gli inconvenienti che da queste derivano ai commerci.
Il comm. Arduin, dietro domanda del presidente, ha detto che in Napoli esistono pochissimi azionisti delle ferrovie, e che l’organizzazione amministrativa delle società non corrisponde allo scopo. Trova sba gliato il modo col quale sono composti i Consigli d’amministrazione, e soggiunge che le attribuzioni e la responsabilità loro non sono ben delineate.
Interrogato dal Comm. Brioschi se convenisse meglio affidare l’esercizio delle ferrovie ad una so cietà privata o rendere il servizio governativo — ha risposto che una società privata contenterebbe certamente meglio il pubblico e risponderebbe meglio ai suoi obblighi. Ha per altro deplorato il modo come il sindacato dei bilanci, è ora organizzato
seni-12 oltobre 1879 L’ E C O N O M I S T A 649
pre quindi sono riveduti e corretti, da persone com petenti, perchè il denaro non è l’equipollente della capacità.
— Nella seduta pomeridiana l’ ingegnere Angelo Carre'li dichiarò essere per l’esercizio privato e non pei governativo; parlò del combustibile della lignite che in più profondi strati si dovrebbe trovar più buona; crede impossibile decifrare le tariffe, che è necessario semplitìeare, distruggendo il trattamento unico.
Il sig. Emilio Hirseh tedesco e negoziante fece voti per l’esercizio governativo, per 1' unitìcazione delle tariffe, per la riduzione di esse.
L’ ingegnere Pasquale Sasso disse l’esercizio g o vernativo più utile, ma preferibile il privato !
Seduta del 24 settembre
È stato interrogato per primo, ii comm. Marlo-
relli, consigliere di amministrazione delle ferrovie
dell’Alta Italia.
La sua deposizione si è specialmente aggirata su molte questioni relative all’esercizio delle ferrovie, ed ha esposte alcune sue vedute speciali sull’ im portante problema, e sul modo di risolverlo con venientemente. Ha quindi dichiarato che, in appo sita memoria, rimetterà all’on. Commissione le sue osservazioni su questa e su molte altre questioni riguardanti l’organizzazione ferroviaria.
L'on. Incagnoli, a nome del commercio napole tano, del quale ha esposte le condizioni miserevoli, ha insistito pel congiungimento del porto alla ■sta zione; ha purlatato del liscalistno che è la rovina economica del paese, ed ha pure accennato alla di fettosa organizzazione dei facchini di dogana.
11 prof. Alberto E rrerà ha parlato lungamente, e con grande competenza, del servizio dei tramways nei sui rapporti con le ferrovie ordinarie. Ha esa minata la questione dal lato tecnico, giuridico ed ammininistrativo, ed ha deplorato che in Italia man chi una legge regolatrice di questa industria dei tramways. Ha passato in disamina il titolo V della legge 20 marzo 1856 e i modi coi quali venne in terpretato dal Consiglio di Stato, e poscia come sia stata pure interpretata dal medesimo Consiglio l’altra legge del 20 novembre 1859.
Ha messo poi a confronto le varie leggi estere colle condizioni attuali italiane; ed ha conchiuso dimo strando la necessità che sia preso un provvedimento le gislativo per togliere la condizione nella quale si tro- vono attualmente i concessionarii dei Tramways,
obbligati continuamente a ricorrere al Consiglio di Stato; ed a titolo di lode per Napoli, ha dichiarato che, sebbene qui non si sieno incontrate le diffi coltà della concessione Milano-Monza, eec., pure anche qui si riconobbe l’urgenza di un provvedi mento inspirato ai bisogni locali, ed ha tracciato egli stesso le norme che reputerebbe acconcie a re golare questa materia in attinenza col servizio delle ferrovie.
È stato inteso poscia il sig. Silvio Buonoconto
che ha detto riserbarsi sottoporre in iscritto alla Commissione taluni sui criteri, ma che intanto si permetteva richiamare l’attenzione sul diverso trat tamento dei coloniali, che, spediti da Genova, go dono di una tariffa di favore, la quale, non essendo accordata per le spedizioni da Napoli, mette i n o stri negozianti nella in.,Possibilità di lottare con quelli di Genova. Ha aggiunto doversi accordare riduzioni
per ragione di peso sulle carte da tappezzeria e sui concimi senza condizione di provenienza. Ha ch ie sto per le merci in transito e destinate oltre mare
l’esenzione dei dritti di magazzinaggio almeno per giorni tre, come vieti praticato a Trieste dalla Sud- Babn e in altri punti importanti di transito.
Il sig. Questo ha pure parlato a nome del com mercio napoletano, facendo specialmente risaltare la gravezza delle tariffe ferroviarie vigenti.
Prima di procedere alla terza ed ultima adunanza, la Commissione si è recata a visitare Pietrarsa ed i Granili.
Seduta del 26 settembre
Dopo un giorno di riposo la Commissione d’ in chiesta compiva nella terza seduta il suo lavoro. Primo ad essere interrogato è stato I’ ingegnere
Boubé, rappresentante la Società d’industrie nazio
nali e di costruzioni metalliche, diretta dal sig. Cot- trau ed ha deposto sui rapporti fra le industrie e le ferrovie, deplorando non pochi inconvenienti che derivano alle prime, dal modo poco regolare col quale quest’ultime funzionano.
In seguito ha dimostrato la necessità di una ri forma delle tariffe, ed ha fatto segno di vivacissime critiche l’attuale sistema degli appalti.
Il cav. Luigi Turco, rappresentante la ditta Pat- tison, ha rilevato 1’ inconveniente di alcune voci,
che vengono tassate oltre misura, ridettemi il ma teriale adoperato nella lavorazione dei prodotti indu striali.
Eguali lamenti sul servizio ferroviario vengon mossi da un negoziante di frutta.
Il signor Carlo Cocciola capo stazione delle fer rovie romane, ha esposto alcune sue osservazioni sul servizio ferroviario in genere e sulle tariffe in particolor modo.
Il sig. Giuseppe Fontana ex-im piegato delle Ro mane si è lamentato perchè dopo 15 anni di lavoro è ora costretto a vivere elemosinando.
Il prof. Beriola ha parlato di alcune modifica zioni da introdursi nel sistema dei biglietti di abbuo- I namento, ed ha dichiarato che trasmetterà in inscritto alla Commissione le sue osservazioni in proposito.
La Commissione quindi si è particolarmente o c cupata delle condizioni tecniche ed economiche dello stabilimento di Pietrarsa, ed a questo proposito ha voluto interrogare il comm. Ludovico Arduin, il cav. Giovanni Gallarati, ed i comm. Cigliano e Pas serini.
È notevole la deposizione di quest’ultimo, il quale ha fatto una storia minutissima delle attuali condi zioni dell’importante stabilimento. Ila parlato del lavoro che vi si fa, ed ha soggiunto che, per ora, la sua esistenza è assicurata ; ma che è necessario preoccuparsi dell’avvenire in quanto che non giova farsi illusioni, perchè la mancanza di capitali, di montatura e di specializzazione di lavoro, pongono i'offìeina di Pietrarsa nella condizione di non poter sostenere la concorrenza con l’ industria estera.