L’ ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
REDAZIONE: M. J. d e Jo h a n n is — R. A. Mu r r a y
inno XLII - Voi. XLVI Firm-Koma, 88 noiemOre 19181 K. 2169
(( L ’Economista » esce quest’anno con 8 pagine di più e quindi il suo contenuto più ampio dà modo di introdurre nuove’ rubriche e nuovi perfe zionamenti.
I l prezzo di abbonamento è di !.. «© annue anticipate, per l’Italia e Colonie. Per l'Estero (unione postale) li. * 5 . Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci colo separato L. f.
S O M M A R IO :
PARTE ECONOMICA.
L e classi medie, J.
I provvedimenti tributari, Lanfranco Marqi.
I I problema enologico nazionale, R. A . M. Metodi negativi e metodi positivi, E. Z.
NOTE ECONOMICHE E F IN A N Z IA R IE .
La cooperazione agraria in Irlanda — Il commercio dei con cimi chimici in Russia — L ’ appoggio del governo in Russia agli Istituti di piccolo credito.
FINANZE D I STATO.
Come si p rovvid e alle spese di guerra nei 15 mesi dal 1° lu glio 1914 al 30 settembre 1915 — Il nuovo prestito russo — La finanza turca — I possessori esteri di titoli inglesi esentati dalla imposta sul reddito.
I L PENSIERO DEGLI A L T R I,
I provvedimenti finanziari per i Comuni, R. Dalla Volta —
L a guerra e i prezzi, G. Borgatta — Circolazione e cambio, L. Luzzatti — L a politica economica interna e lo Stato moderatore,
G. Molteni— L a crisi della carne, A. Cantono.
LEGISLAZIONE D I GUERRA.
N u ovi provvedim enti finanziari per la durata della guerra. — Per le economie nelle amministrazioni dello Stato.
NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.
La produzione del minerale di ferro in Francia — L ’ industria siderurgica agli stati Uniti — L ’industria delle automobili negli Stati Uniti — Im portazione ed esportazione di prodotti metallur gici in Spagna — Le operazioni delle casse di risparmio postali a tutto il mese di settembre 1915.
MERCATO MONETARIO E R IV IS T A DELLE BORSE.
Situazioni« d e g li Is t itu t i d i Credito m ob ilia re, Situazione d e gli Is t itu t i di em issione ita lia n i, Situazione d e g li Is t itu t i Nazio n a li E steri, C ircolazione d i Stato nel Regno U nito, Situazione del Tesoro ita lia n o , Tasso d e llo sconto ufficiale, D ebito Pubblico italia n o, Riscossion i doganali, Riscossione dei trib u ti nelFeser- c iz io 1914-16, Commercio coi p rin c ip a li Stati nel 1916, Espor tazioni ed im portazioni riu n ite , Im portazione (per categorie e per m esi), Esportazione (p e r categorie e per m esi). P ro d o tti d e lle Ferrovie d e llo Stato, Quotazioni di v a lo ri di Stato
ita lia n i, Stanze di compensazione, Borsa di P a r ig i, Borsa di Londra, Tasso per i pagam enti dei dazi doganali, Pre zzi del l ’ argento.
Cambi in It a lia , Cambi a l l ’ Estero, Media u ffic ia le dei cambi a g li e ffe tt i d e ll’ a rt. 39 del Cod.com m ., R iv is ta dei cambi di Londra, R iv is ta dei cambi d i P a r ig i.
In d ic i econom ici ita lia n i.
P re zzi dei generi d i m a ggior consumo in It a lia per mesi e region i' nel 1914.
P o rto d i Genova, Movimento del carico. In d ic i econom ici dell* « Economist » . Credito dei p rin c ip a li S ta ti. R iv ista bib liografica .
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PARTE ECONOMICA
LE CLASSI MEDIE
Non è difficile accorgersi, nell’ attuale disagio creato dalle difficili condizioni finanziarie, che at traversano quasi tutti i popoli europei, come la si tuazione sia maggiormente sentita dalle classi me die, dalla così detta borghesia, che già dai tempi normali si trovava in un penoso disquilibrio in mezzo alle altre, due classi che chiameremo la ricca e la operaia.
L a borghesia, costituita in parte dal piccolo proprietario, dal piccolo esercente od industriale, dal negoziante o rivenditore, è però, per il mas simo del suo contingente, costituita dagli im pie gati di aziende pubbliche o private, e dai profes sionisti. Un vario numeroso esercito, steso do vunque, il quale già da tempo, da quando cioè le classi operaie poterono operare il riscatto ver so miglioramenti economici considerevoli, si tro va fuor di posto, si trova spostato nella naturale gerarchia sociale. Sarebbe inutile provare, e ba sta pei nostri lettori asserirlo, che oggi assai so vente il bracciante e l’operaio guadagnano non re lativamente) ma assolutamente assai più di certe categorie di impiegati, di numerosi professionisti.
Non sarà male ricordare nei riguardi degli im piegati che quando miglioramenti di condizioni vennero loro accordati, questi furono tardivi di oltre venti o trentanni sulle nuove condizioni ge nerali di vita che li avevano determinati, di modo che il miglioramento veniva a mala pena a ripa rare qualche decennio di disagio passato e rima neva inadeguato alle condizioni attuali del mo mento in cui veniva attuato.
A lato dello squilibrio, nelle proporzioni sopra accennate, sono da porsi le sempre più difficili con dizioni di vita. L ’ aumento dei salari e delle mercedi ha cagionato aumento nel costo della vita, il quale aumento è poi maggiormente sentito dalle classi medie. Nel tempo in cui .scriviamo è da aggiun gersi tutto il gravame per maggior costo di vita e maggiori oneri tributari derivati dallo stato di guerra; al qual proposito va ricordato che quella vasta falange che costituisce l’esercito delle classi medie, e che si chiama impiegato, è precisamente quella che assolutamente non sfugge a nessuno dei pesi tributari nuovi e vecchi che gravano sulla generalità dei contribuenti. Ne consegue che cre diamo di dover vedere un pericolo e forse non remoto, se a tempo non ci preoccuperemo del miglioramento delle condizioni delle classi me die : il quale pericolo ci si presenta sotto due for me distinte ; o l’insterilimento delle classi, o la loro rivolta ad uno stato di fatto intollerabile.
I l i o L ’ E C O N O M IS T A 28 novem bre 1915 - N . 2169 formano, indubitatamente, una delle forze più
vitali e più necessarie per la vita di una nazione. E crediamo fermamente che un governo il qua le rianimasse e riattivasse le numerose energie delle classi medie e, risollevandole dal disagio e dal malessere, le rendesse sodisfatte e quinci più produttive, più fattrici, più sollecite dei nuovi do veri, più rispondenti alle esigenze di un progre dire spedito e sicuro, farebbe opera nazionale, utile non solo .nel campo sociale, ma in quello economico, poiché è ovvio ricordare, specialmen te in un’ora di necessario fiscalismo, essere sag gio non solo escogitare nuove forme di tributi, ma anche promuovere nuovi campi e nuove fonti di redditi, una parte dei quali entra di necessità nella
categoria celi’imponibile.
J-I provvedimenti tributari
Se in tempo di pace si fosse posto il quesito a quali mezzi l’ Italia avrebbe ricorso nella eventua lità di una guerra, per provvedere alle spese ne-1 cessarie, e se anche avesse potuto prevedersi che la guerra futura sarebbe stata così lunga e così aspra, nessuno, forse, avrebbe osato proporre di considerare le imposte una ricca fonte di entrate per il bilancio italiano.
Il nostro organismo tributario, infatti, quantun que abilmente organizzato nelle sue grandi linee, è stato sempre uno dei più gravosi. La necessità di assestare le finanze negli anni che seguirono il nostro costituirsi a nazione, e quella di consoli darle pur attraverso i periodi più critici della no stra economia, avevano portato a richiedere ai contribuenti più di quello forse che lo stato cella ricchezza privata e, nazionale consentissero. Nes sun largo margine aveva potuto essere lasciato per eventuali eccezionali bisogni, in quanto questa eccezionalità si era manifestata più volte nel corso ordinario della nostra vita economica, provocando sempre nuovi oneri per tenervi fronte.
La storia della nostra finanza e le condizioni del nostro sistema di tributi alla vigilia della guer ra ricordati oggi, mentre per nuovi sacrifici si fa appello ai contribuenti, non possono che. mostrar ci sempre più degno di ammirazione lo spettacolo di resistenza che offre il paese cosi duramente messo a prova.
Quando si pensi che parecchi Stati europei, molto più ricchi, non hanno osato allontanarsi dalle emissioni di carta-moneta o dalla accensione di debiti per sopportare le enormi spese di guerra, dubitando che l’ onere di nuove imposte potesse riuscire o 'troppo gravoso ai cittadini o scuotere in essi la fiducia nella potenzialità economica dello Stato; e quando si 'consideri che solo l’ Inghl- terra fra le grandi nazioni ha attuato inasprimenti e nuovi carichi tributari, approfittando della mera vigliosa elasticità delle sue principali grandi im poste,' la via battuta dal nostro Governo apparirà tanto più coraggiosa, quanto più sinceri gli inten dimenti a cui si è ispirato ed il metodo seguito.
Anzi, per imponenti che siano le previsioni del nuovo blocco tributario inglese, di fronte a quelle dei nostri provvedimenti finanziari finora attuati, se tali previsioni si paragonano alle rispettive
ricchezze nazionali, risulterà che, in propor
zione agli averi ed al grado di prosperità
in genere. l’ Italia è l’unico Stato, fra quelli belligeranti, che abbia fatto pesare fino ad oggi sulle imposte la maggior parte degli oneri ordinari di'guerra (interessi di debiti, pensioni di guerra) é parte di quelli straordinari. A d una siffatta poli tica finanziaria muovon parécchi l’ obbiezione che potrebbe essere pericoloso l’ aver sfruttato, fin dai primi mesi di guerra, una fonte di entrata che a- vrebbe dovuto costituire una riserva, od essere
a-dibita a guerra finita a liquidare una parte delle enormi spese.
Noi crediamo, però, che l’ attuazione del metodo finanziario aspro talvolta, ma chiaro, e sincero de gli inasprimenti delle imposte, sia stato il miglior modo per non creare illusioni nel paese circa le difficoltà dell’impresa anche dal lato finanziario, ed al tempo stesso formare, colla partecipazione di tutto il popolo ai sacrifizi resi necessari dalla guerra, quel sentimento patriottico fatto di abne gazione e di rinuncie che la storia c ’insegna quan to possa contribuire perchè la vittoria sia comple ta e feconda.
La politica tributaria di guerra del nostro paese si è presentata finora collo speciale lineamento di inasprire oneri preesistenti e di ritoccare vari gruppi di cespiti; temperando tale revisione colla introduzione di nuovi istituti i quali, se non scon volgono il carattere generale del nostro sistema fiscale, vi introducono però l’ applicazione di quei nuovi principi di uguaglianza contributiva che, mentre sono destinati, in questo speciale momen to, a rendere utile opera di giustizia sociale, costi tuiscono indubbiamente il primo passo verso quel le più radicali riforme di cui sente da tempo biso gno l’ organismo tributario italiano.
A quest’ ultima categoria dei nuovi istituti intro dotti appartengono l’imposta militare, e, sotto certi riguardi, l’imposta sui proventi degli amministratori delle Società anonime ed in accomandita per a- zioni, attuate col decreto del 20 ottobre scorso, e l’imposta sugli extra-profitti di guerra portata dal recente decreto.
Se la prima non è assolutamente nuova, va data lode al Governo di averla introdotta adattandola all’ eccezionaiità del momento; quasi nuova, è in vece, l’ultima non essendo stata finora attuata che in Inghilterra, mentre è ancora allo stato di pro posta in Germania ed in Francia.
Pur non tralasciando di incitare i nostri legisla tori perchè evitino quanto più possibile che si rincrudisca l’ attuale carico tributario già troppo pesante, noi dobbiamo d’ altra parte considerare che la natura dei bisogni creati dalla guerra è tale da non permettere di fidarsi troppo su previsioni relative ad oneri nuovi del tutto o di creare co stosi e complicati organismi per la loro applicazio ne. E ’ utile pertanto — come già altra volta avver timmo — che fin d’ ora si mostrino le fonti cui è giusto si ricorra quando, con maggior calma ed anche con speranza di esito più soddisfacente,^ do vrà provvedersi a richiedere al paese una piu di retta partecipazione al risarcimento dei danni im mensi prodotti dalla guerra.
Esaminiamo brevemente gli attuali provvedi
menti. E cominciamo anzitutto dal più importante. L ’imposta sugli extra-profitti di guerra era cer eamente attesa. Lo spettacolo malsano di guada gni oltrepassanti ogni limite di equità contrastava troppo con quello delle angustie di gente senza lavoro, di fonti inaridite di attività, dell enorme rincaro dei prezzi; ed era quasi un insulto questa ricchezza accumulantesi senza t merito del posses sore di fronte al sacrifizio eroico di migliaia di esi stenze, perchè il Governo potesse rimanere estra neo ad un fenomeno così caratteristico della vita economica.
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le altre, di una classe di persone i cui enormi pro fitti non sono dovuti spesso a nessuna loro spe ciale abiliti od energia, ma soltanto alla posizione di privilegio in cui lo stato di guerra li ha collocati.
Non sono mancati coloro che, in occasione di questa imposta, si sono liiitati a considerare gli interessi dell’industria, sia facendo rilevare l’im portanza dei servigi resi dagli industriali allo Sta to in questo speciale momento, sia sforzandosi di mettere in evidenza le difficoltà incontrate dalla maggior parte delle industrie per corrispondere alle ordinazioni governative, le maggiori spese di impianti, di provviste, i rischi corsi, il peso delle repentine oscillazioni dei prezzi delle merci, dei cambi, l’ aumento dei salari ed altri fattori che, se condo essi, dovrebbero trovare il corrispettivo, ap punto in questi profitti straordinari che ora si ven gono a colpire. E ’ opportuno rispondere a costoro che non v ’è nessuno a disconoscere i grandi meriti ed i sacrifizi delle nostre industrie, che sono state e continuano ad essere le più preziose collabora trici della impresa nazionale ed alle quali va ri volta la riconoscenza del Paese, tanto più viva quanto meno conosciuta e quindi meno apprez zata talvolta è l’ opera loro; che lo Stato ha l’ob bligo, e maggiore lo avrà dopo la guerra, di cura re gli interessi delle industrie che son poi gli in teressi suoi propri, della sua ricostituzione econo mica, del suo benessere, della sua ricchezza. Ma ciò non vieta che, in un’ ora critica e difficile, quando la suprema salute dello Stato richiede ai cittadini tutti la dedizione della propria vita, e di parte dei propri averi, e quando spesso quest’ ulti- ma richiesta, per difetti intrinseci del sistema tribu tario, viene a gravare proprio sulle classi meno rie- ¡ che della poplazione, lo Stato stesso abbia il di ritto, il dovere anzi, di non escludere dalla parte cipazione quei redditi superiori al normale, creati per virtù della guerra, mentre poi è ammesso che molti di questi sono percepiti senza che da parte di coloro a cui beneficio essi vanno nulla si faccia di speciale per guadagnarli.
Può parlarsi proprio, come è stato giustamente notato, di una redistribuzione della ricchezza na zionale che si opera attraverso la guerra, in ma niera quasi sempre ingiusta e che richiedeva per ciò, da parte dello Stato, un utile ed opportuno correttivo.
De] resto il congegno della nuova imposta è tale che tutte le obbiezioni che potrebbero muo versi ad essa si infrangono principalmente contro la moderazione delle aliquote. E va data lode al Governo di essersi tenuto in un giusto mezzo fra coloro che eran dubitosi di un aggravio troppo proibitivo e coloro che inesorabili richiedevano aliquote enormemente elevate. L ’ attuale sovrim posta, infatti, non sorpassa il 30 % ed ha un limite di esenzione in quei nuovi o maggiori redditi non superiori alle lire 2500. Una restrizione, determi nata forse dalle enormi difficoltà di accertamento che ne sarebbero derivate, è quella che limita l’imposta ai sopravalori goduti a causa della guer ra. E ’ giustissima l’ osservazione che, poiché i prez zi di tutte le merci, di tutti i prodotti sono enorme mente aumentati, così gli extraprofitti si verifica no non soltanto riguardo ai fornitori dello Stato, per ordinazioni date direttamente dall’ autorità pubblica, ma per tutti i produttori e commercianti in genere, ai quali, quindi, sarebbe stato equo si fosse esteso il provvedimento. Ma questa lacuna non infirma, per ora, l’ utilità e la giustizia della imposta.
La quale, ha, fra altro, il merito di presentarsi con spiccato carattere progressivo : esenta i nuovi o maggiori redditi, come si è detto, fino a 2500 lire e posta la base del profitto normale all’8 per
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cento, colpisce i redditi successivi con una per centuale a partire dal 10 per cento fino al 30 per cento. Però, mentre pej i commercianti e gli indu striali si è potuto tener conto del capitale già in vestito, su cui si sono calcolati gli extra-profitti, per gli intermediari si è dovuto ricorrere al critè rio puro e semplice dell’ eccedenza sul reddito or dinario. Le altre principali caratteristiche dell’im posta sono le seguenti ;
1° si presenta come un’addizionale alla im posta di ricchezza mobile, oltre che come sovrim posta speciale. La legge parla, infatti, prima di nuovi redditi realizzati durante il periodo dal 1° agosto 1914 al 31 dicembre 1915, e poi di redditi eccedenti duelli ordinari, e determina che i primi siano accertati a parte per l’applicazione della im posta di ricchezza mobile e poi gli uni, oltre il li mite del profitto normale, e gli altri siano assog gettati ad una sovrimposta, nelle misure sopra ac cennate. Si è ovviato così al pericolo che la mag gior parte dei contribuenti possa sottrarsi alla im posta ordinaria di ricchezza mobile relativamente ai sovraguadagni di guerra.
Questo doppio carattere che sfugge a prima vi sta nella presente imposizione, è destinato non solo dunque a rendere più larghe risorse al bilancio,
ma ad essere considerato come il primo passo
verso Duella norma di giustizia contributiva che faceva finora così difetto nella nostra imposta mo biliare.
2" L e norme che regolano la procedura di accertamento sono stabilite con giusto criterio di severità. L ’ accertamento del nuovo o maggiore reddito di guerra è affidato' agli agenti delle im poste; nel caso però di opposizioni agli accerta menti o di rettifiche delle agenzie, e solo quando l’importo delle differenze contestate sia superiore alle lire diecimila, tutti i contribuenti, siano essi enti o privati, dovranno, a richiesta delle compe tenti Commissioni, esibire o permettere l’ ispezio ne dei libri di cmmercio.
E la prima volta che tale facoltà vien concessa, sia pure limitatamente, ed è da augurarsi non solo che in seguito alla buona prova che farà, rimanga anche in tempi ordinari; ma che vengar estesa agli effetti di un più equo accertamento dei redditi in generale.
5° Dovevano necessariamente differenziarsi
i redditi, per la determinazione del soprapro fitto, a seconda delle persone o degli enti cui ap plicarsi 1 imposta; ed allora, mentre per gli inter mediari si è preso come base il reddito ordinario, e cioè Duello per cui essi erano prima tassati nella media del biennio 1913-1914, e si è considerato extraguadagno imponibile tutto ciò che è entrato nel loro patrimonio oltre quel limite, per gli indu striali e commercianti fcriteria di applicazione si considera il capitale investito da determinarsi con la prova di atti, libri di commercio regolarmente tenuti e altre prove certe anteriori alla data di pub blicazione del decreto-legge e cioè al 21 novem bre. In difètto di tali atti o prove il cat>itale inve stito si presumerà, con opportuni confronti, nella somma occorrente per la produzione del reddito. Ottenuta così la percentuale del reddito in con fronto del capitale, se tale percentuale è inferiore all 8 % si applicherà solo l'imposta ordinaria di ricchezza mobile, se è superiore, si applicherà sul
sopraprofitto la imposta speciale progressiva
mente. • #
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hanno dovuto sostenere spese non indifferenti
talvolta, ma le società hanno dovuto provvedere a nuove organizzazioni, ad impianti straordinari, che potrebbero non aver più valore alla fine della guerra e sottoporsi a rischi e svalutazioni non in differenti. Crediamo però che sarà questa la mag giore difficoltà dell’ applicazione dell’imposta, la quale darà> per quésta parte, adito a contestazioni spinose. Ma se tutte le leggi ed anche quelle or dinarie son soggette nell attuarsi, ad ostacoli, con tese, frodi, a maggior ragione deve presumersi che lo sia una legge straordinaria, eccezionale. L o spirito di patriottismo dei contribuenti ed il criterio di equità e di giustizia da cui saranno il luminati i nostri eroici agenti, prevarranno, e da sperare, sulle inevitabili lacune ed imperfezioni della legge.
Il contributo del cosidetto «centesimo di guerra» è l’ altro provvedimento destinato a produrre un gettito notevole al bilancio dello Stato. Non va confuso con le solite addizionali, commisurate al l’imposta, come quelle dei decreti dello scorso anno le quali elevavano da 2 a 5 centesimi 1 addizionale per lira di imposta erariale principale; perchè ora è stabilita un’ addizionale proporzionata al « reddito imponibile », secondo le vigenti norme che rego lano le nostre imposte dirette. Non vi sono esclusi i redditi minimi e si ammettono. solo le esenzioni determinate tassativamente nell art. 2 dell alle gato A . A lle stesse esenzioni è soggetto 1 altro contributo di un centesimo per lira a carico dei percipienti tutte le somme che dal 15 dicembre 1915 verranno pagate-sui bilanci dello Stato, delle provincie e dei comuni.
E ’ stato considerato troppo gravoso questo ri tocco, come sono giudicati troppo acri e molesti gli altri specialmente sul sale e sulle corrispon denze ordinarie. La critica è giusta, specialmente riguardo al sale, il cui aumento di prezzo sarà ri sentito dai più poveri per il genere di alimenta zione a cui questi sono costretti ricorrere; ed e perciò da augurarsi che alcuni ci essi siano at tuati pel solo periodo della guerra, dopo della quale potranno essere sostituiti da contributi meno pesanti e forse piu redditizi. Intanto bisogna che essi siano accettati con rassegnazione tenendo pre senti le necessità a cui lo Stato urge che provveda.
A questo proposito un illusione deve essere di strutta, un’illusione che in quest ora decisiva per l’ avvenire del nostro paese, potrebbe essere pe ricolosa : quella che lo Stato possa essere in grado di procurarsi le risorse in altro modo che col pendo anche le più umili fortune ed inasprendo anche i consumi più indispensabili.
Gli stu'di sul concentr'amento della ricchezza ci dimostrano che i ricchi, in ogni Stato, ed in Italia in special mòdo non costituiscono la mag gioranza; e se è giusto che paghino piu degli al ri, non è possibile però, anche se le imposte a loro carico potessero essere applicate severamente, che
se ne ritraggano grandi somme. ^ _
Sono tutte le fortune, anche le più modeste, sono tutti i sacrifizi, anche i più umili le sole fonti capaci di fornire i grandiosi mezzi necessari in onesto eccezionale momento.
Una cosa occorreva oggi : che il Paese fosse sicuro che nessuna ricchezza trovasse il suo fonda mento sui campi di battaglia ove si muore per la salute ¿ella Patria, che della santa impresa na zionale nessuno aoorofittasse per trarre utili in giusti od illeciti: ed a ciò è stato provveduto.
Il Popolo italiano continuerà ad avere illimitata la fiducia nel suo governo e a rispondere con slancio patriottico a nuovi sacrifizi. =e essi saranno necessari per la fortuna e la gloria della nostra
terra. L A N F R A N C O MaROI.
Il problema enologico nazionale
In un interessante scritto, apparso nella Riforma Sòciale, yctin questo medesimo titolo, il chiaro Prof. Viingilii propugna la. necessità che v’è in Italia di « conservare le viti buone. 'Svellere quelle cattive, limitare la coltura al colle; assodare i piccoli ai grandi produttori per assicurare la creazione di tipi di vino da pasto costanti e serbevoili, eseguendo metodicamente opportuni tagli fra vini delle diverse regioni; togliere dai mercati i vinieUd scadenti per d'are impulso ai vini scelti, che il mercato interna zionale richiede, accreditando i migliori vini d 'a r rosto piemontesi e toscani, 1 profumati, vini bianchi da pesce dell Veneto, della Liguria e della Campa nia, i vini robusti e liquorosi delle isole ».
. In poche parole: restringere e migliorare la col tura.
La dimostrazione della tesi è larga. La produ zione vinicola italiana soffre alti e bassi di quantità e di prezzi difficilmente, riscontrabili in altre, pro duzioni. Si è arrivati all’eccesso dà distruggere il prodotto ,n,egli anni di abbondanza per, la tema di troppo grandi diminuzioni di prezzo e per l’impossi- b.ilità della sua conservazione!
La produzione italiana eli vino è — per quantità — circa un terzo di quella mondiale : i prezzi medi sono però scadenti. Ad esempio 2 milioni di hi. di vino esportato dalla Francia si valutano mediana- mente 230 milioni di lire; uguale ^quantità di vino esportato dall’Italia si valuta appena a 60 milioni di lire. ,
Accanto dunque alla larghezza -dalla produzione si trova l’esiguità dei prezzi. Ciò viene da cause molteplici, fra le quali i sistèmi primitivi di coltu ra,- la mancanza' di' tipi costanti, la non soverchia correttezza, dei commercianti, la dannosa trattazio ne doganale che subiscono i prodotti vinicoli ita liani, la mancanza di organizzazione che, mentre non ha saputo far aumentare l ’es-portazione all’este ro, ha permesso che la produzione vinicola passasse da una media eli 27 milioni di hi. nel 1870-75 a quella attuate di 45 milioni di hi., attraverso a pro duzioni, di anche 60 milioni di hi.
Produrre molto vino di qualità non buona è un grave errore. Per l ’estero occorrono vini fini di tipo costante. E l’it a li» non sa neppure oggi fornirceli, come li fornisce l’estero.
Noi concordiamo dunque col Prof. Virgilii nella riconosciuta necessità dii restringere magari la pro duzione, ma isopratutto di elevarla. Aggiungiamo, per esperienza nostra personale, che la questione dea tipi costanti è essenziale pel commercio èstero dei vini italiani, e in questa Via 1’,istituzione di grandi cantine sociali isarebbe ottimo provvedimen to al fio,e del taglio dei vini e quindi alla formazio ne di tipi medi per quanto è possibile costante.
R. A. M.
Metodi negativi e metodi positivi
i. .
Mentre dura La lotta sui campi di battaglia e in attesa della vittoria, si sta preparando, una guerra economica contro i prodotti germanici. Il proposito è in gran parte buono; il modo di diffonderlo, di cercargli aderenti,- pur rimanendo simpatico, non è sempre egualmente serio.
Rinunziare a,i prodotti tedeschi, respingerli se e quando di nuovo vengano offerti, non volerne saper più assolutamente, è un bel programma, ma soltan to negativo, ep-però non tale da poter soddisfare -a qualsiasi necessità. Invece, sostituirli con prodotti nazionali se e in quanto questi equivalgano a quel li, e dare ogni opera più alacre e più ingegnosa affinchè tale equivalenza vi sia, o vi si arrivi abba stanza presto, ecco un programma più positivo, più sodo, più razionale. Gli uomini però sono mossi non dall' solo calcolo, ma anche dal ,sentime.nto, il che del resto non è un male, e molte tendenze e mani festazioni vivaici si spiegano col prevalere del sen timento, in periodi agitati come quelli ohe attra versiamo.
lan-28 novem bre 1915 - N . 2169 L ’ E C O N O M IS T A 1113
guida, pensano e si adoperano, oltre il nostro, altri paesi e nemici e neutrali. DelTInghilterra, della Francia e .della Russia non occorre parlare. La Svizzera cerca di profittare1 delTimposeibiliità in cui adesso lìa Germania si trova, d’esportare negli Stati della quadruplice Intesa certi suoi prodotti specia li, quali i colori d’anilina, per fabbricarne in gran quantità e esportameli lei. (E la, Germania corre alle rappresaglie negandole il suo carbone). Lo di ciamo tra parentesi per non deviare dal nostro tema.
L ’Olandia non solo ha preparato assai bene la sua forza armata per difendersi da una eventuale invasione militare da parte della Germania, ma da questa vuole rendersi, anche economicamente, pivi indipendente ohe non sia stata finora. Qualche giornale olandese ha lanciato al paese un grido clamoroso', affermando che bisogna « cacciare dal mercato tutti i prodotti germanici! » Sarà poi sem pre possibile e utile? Più temperato e più pratico è il progetto d’una Lega costituitasi all'Aia cioH’in- tento di eliminare dal mercato nazionale tutti quei prodotti tedeschi che l’industria olandese è in gra do di fabbricare.
In Italia le manifestazioni della tendenza di cui parliamo sono numerose e svariate. Vediamo prima le più generiche, cioè quelle che hanno, ci sembra, minor valore. •
Il 7 novembre -il Consiglio Centrale dell’Associa zione « Dante Alighieri » approvò la proposta del Comitato di Milano di promuovere la costituzione dii un ente che, senza fine di speculazione, abbia per iscopo di eccitare gli Italiani a preferire nei loro consumi i prodotti nazionali. Questo ente dovrà essere autonomo, m.a sarà posto sotto gli auspici della « Dante Alighieri », la quale, per mezzo del Consiglio Centrale e dei comitati locali, favorirà efficacemente i fini dell’ente stesso.
Non abbiamo alcuna ragione di biasimare, siamo anzi disposti a batter le mani. Dopo però; ripensan doci, ci vien fatto di chiedere: Potranno davvero aver grandi effetti pratici tei raccomandazioni d’un sodalizio nobilissimo ma d’indole, diremo così, tutta spirituale, quale è la « Dante »? Ma ci sarà ili nuo vo Ente.... E di che genere sarà egli? Basta, aspet tiamolo alla prova.
L ’Associazione « Pro Patria » con sede in'Roma e sezioni in altre città, intende svolgere un largo piano d’azione, diretta a sostituire nell’uso dei nostri concittadini i prodotti italiani ai prodotti esteri; il che, oltre al rispondere a un alto senso di patriot tismo, gioverebbe a moltiplicare il lavoro e quindi l’ agiatezza nazionale. Esso si indirizza a l‘ consuma tori e specialmente alla donna, che nello svolgersi della vita quotidiana disciplina di fatto (e questo particolare è giustissimo) il consumo dei nostri pro dotti. E TAssociaizione è molto bene ispirata quando a ciascuna di esse' raccomanda l’abbandono die! ma le usato vezzo di trovar belio, utile, ricercato e ricercabile soltanto ciò che è stato prodotto diaH’in- dustria e dal lavorò degli altri paesi. Ma passa il segno, a parer nostro, se non fa distinzione di sorta, Specie adesso, tra paesi e paesi, e inoltre quando predica di respinger sempre negli acquisti qualunque articolo che non. sia nazionale. Il sempre è senza dubbio eccessivo. Nè è posto a caso, poiché tra le esortazioni v’è pur quest’altra : che anche il discapito momentaneo che può incontrarsi neil prezzo o nella qualità di taluni prodótti industriali nazionali va affrontato e sostenuto, come un sacri ficio necessario per raggiungere rindipendenza del la patria. Siamo giusti, cotesti consigli saranno ■molte volte applicabili, ma molte altre no. Il prez zo? Di non badarci si potrà dirlo alle signore agia te, ma come dirlo con coscienza alle povere donne del popolo? E la qualità? Per parecchie categorie di cose, sia pure; ma dovrà contentarsi d’urna me no buona, se la migliore c’è, l ’uomo di studi, puta, per la suppellettile scientifica, o Fammalato per cer te medicine, 0 l'operaio per le materie prime occor renti al suo onesto lavoro?
A Genova s.i è formata da alcuni mési una Lega Italiana di azione antitedesca. Si alimenta con la- taglia d,i L. 10 pagata da ciascuno degli aderenti; i quali aderenti, quando il programma e lo statuto della Lega ci vennero favoriti, non erano molti. Può darsi che ora siano aumentati. Per l’art. 9
dello Statuto, ogni aderente che compia -comunque azione contraria agli scopi della Lega verrà imme diatamente espulso. E per l ’art 2, ogni aderente coopera colte sue forze al boicottaggio' sistematico dii qualsiasi articolo tedesco, il quale, ancorché even tualmente nazionalizzato da Stati neutri, venga in trodotto in Italia; ed a - cessare ogni relazione d'af fari con tutti coloro che commercino articoli tede schi. Nei punti che abbiamo sottolineati ci pare di scorgere quel carattere etcessivo'di cui dicevamo più sopra. Potrà di tali impegni durare sincero e scru poloso l’adempimento anche dopo la pace? E se man ca la durata, non manca ogni efficacia ai propositi così dichiarati?
Fra i quali, per altro, ci piace rilevare anche qual cosa di buono e di pratico. Infatti, secondo' l’art. 1, la Lega si proporre non solo «d i rivelare o di sma scherare .le fonti delTinvasione tedesca nei suoi e- missavi e nelle sue m erci» ma oltre a ciò « d i addi tare ai bisogni della vita e del progresso economico italiano sia i prodotti, sia le organizzazioni indu striali veramente nazionali idonee a sostituirsi al- l’imiportazione. tedesca». Se e quando quelli che ver ranno indicati siano idonei davvero, ecco una azio ne che può portare qualche frutto.
Inoltre la Lega fa sapere- ch’essa « riceve le infor mazioni e le proposte tendenti ad additare tutti i prodotti tedeschi finora introdotti in Italia e a stu diare i mezzi più efficaci ed' economici per fabbri carli nel nostro paese ».
Ecco appunto una delle cose che bisogna fare. Al trimenti a che gioverebbe escludere la roba altrui, se non ne avessimo di equivalente nostrale? A pri varci di molti generi utili, fors’anche necessari, sia al lavoro e sia al consumo. D’altronde demolire è sempre facile, ma poco fruttuoso, per lo più anzi dannoso, perchè si resta in mezzo a mucchi 'di rovi ne (ed è quello che chiamiamo metodo negativo) se prima o contemporaneamente non si edifica (meto do positivo). A questo secondo compito, più serio ma meno agevole del primo, è il caso di dedicare inge gno,' studio, attività, intese collettive, propagande, e anche un po’ di fecondo entusiasmo, purché non divampi in brevi fiammate, ma dia luogo a un ca lore costante e regolare, intenso e durevole.
Per fortuna se ne vedono già manifestazioni varie. Alcune sono ancora un po’ incerte e bisogna irrobu stirle, altre un po’ incompoiste e bisogna meglio fis- 'sarte e armonizzarle; mq.ip- ógni modo sono promet
tenti. Ne discorreremo in un prossimo articolo. E. Z.
1114 L ’E C O N O M IS T A 28 novem bre 1915 - N . 2169
Unito, per Tanno chiusosi al 31 marzo 1914, in ra gione di una sterlina per .ogni sterlina percepita in diritti federali e in quote.
Se però vogliamo giudicare dei progressi com piuti dalla cooperazione agraria dal numero degli affari che le società esistenti conclusero, dobbiamo affermare che i due anni su indicati» vantano un notevolissimo sviluppo. Secondo le statistiche pub blicate dalla Società irlandese di organizzazione agricola, il totale delle vendite, che nel 1911 era stato di 2.666.483 sterline, nel 1912 fu di 3.205.189 sterline e nel 1913 giunse a 3.333.189 sterline.
La categoria più importante di società è quella delle latterie cooperative. Sebbene sia di poco au mentata, quanto al numero di unità, essa ci pre senta un totale di vendite che da 2.056.677 sterline, nel 1911, sale a 2.464.228 sterline nel 1912, e a 2 mi lioni 524.521 sterline nel 1913. In quest’ultimo anno si ebbero sterline 28.383 di utile netto"totale, men tre la perdita netta. totale fu di sterline 5.763. Il prezzo' medio pagato ai soci per il latte fornito o- scillò 'fra i 3,45 pence e i 5,61 pence per gallón (misura inglese di circa 4 litri e mezzo) e il prezzo • medio di vendita del burro, variò tra i 10,31 e i
13,39 pence per libbra.
Le relazioni della Società irlandese di organizza zione agricola insistono assai sull’importanza che si dovrebbe dare all’aumento della produzione me dia del latte di vacca in Irlanda, e consigliano di promuovere l’aumento medesimo durante l’inverno, mercè un sistema ininterrotto di raccolti, che per metta di produrre economicamente nell’azienda stessa, , in tutto o almeno-in gran parte, il foraggio invernale delle vacche.
Le operazioni delle società agricole cooperative aventi per principale oggetto l’acquisto collettivo delle materie utili all’agricoltura, sono ancora re lativamente minime; aumentarono tuttavia notevol mente nel 1911 e nel 1913. Nel 1911 si ebbe un totale di 130.203 sterline, nel 1912, esso fu di 157.755 e nel 1913, di 176.301 sterline. La media delle operazioni compiute da ogni membro colla propria società, è anch’essa aumentata. Essa fu di ster. 8, s. 15 e d. 4 nel 1911, di ster. 9, s. 15 e d. 2 nel 1912, e di ster. 11, s. 13 e d. 4 nel 1913.
Le società agricole hanno provocato una vera rivoluzione nei prezzi e nelle qualità delle materie necessàrie all’agricoltura, ma secondo la Società irlandese di organizzazione agricola, resta loro a- perto ancora un vasto campo in altre direzioni, in cui esse potranno procurare ai loro membri van taggi anche maggiori.
Durante gli anni 1912 e 1913, la Società irlandese di organizzazione agricola sospese virtualmente o- gni incoraggiamento alle società cooperative di cre dito per yirlanda, considerato che tale questione era allora oggetto di studio di una Conimissione nominata dal Dipartimento di Agricoltura per Tir- landa. Tuttavia è evidente che le società già esi stenti continuarono nel loro sviluppo (nel 1913 esse erano 235). Degno di nota è l’aumento dei depositi nel 1912. Le statistiche in proposito sono purtrop po molto incomplete: il totale dei prestiti concessi nel 1913 delle 146 società che fornirono dei dati, è giunto a 55.492 sterline.
Nel 1913, fu inoltre registrato un istituto centra- i l le di credito sotto il titolò di Società centrale coo perativa di credito, le cui operazioni però ebbero finora poca importanza.
Nelle altre categorie di cooperative, i progressi sono piuttosto deboli se" si eccettuano le imprese cooperative per la preparazione del lardo salato. Il totale delle vendite della Società di Roscrea, per la produzione del lardo salato, da 47.355 sterline, nel 1911, è passato a 55,547 sterline nel 1912, accu sando però nel 1913 una lieve diminuzione (sterli ne 55.400). La'sua attività fu messa in grave peri colo da un’epidemia di febbre aftosa scoppiata nel 1913.
La Società di Wexford per la fornitura della ' carne e per la preparazione del lardo salato, ha cominciato solo da poco a preparare il lardo sala- to, mentre dapprima non vendeva che carne. Il totale delle vendite di .darne <e di lardo Salato
giunse nel 1912 a 34.256 sterline, e nel 1913 a 67.265 sterline.
Oltre a queste due società che preparano, delle grandi partite di lardo salato, ve ne sono altre che 10 preparano, in piccole quantità, per il consumo locale. Lo scopo di queste società si è di sostituire 11 prodotto importato, di qualità inferiore, con del lardo salato sul luogo stesso, assicurando così nel mercato locale delle buone condizioni di vendita i suini appartenenti ai soci.
Quanto alle due federazioni commerciali esisten ti, una di esse, l’Agenzia cooperativa irlandese, pare si trovi nelTimpossibilità di progredire; la- cifra delle sue vendite nel 1913, fu anche un po’ inferiore a quella del 1912. La Società agricola ir landese per la vendita all’ingrosso ha fatto invece dei progressi notevoli; le sue vendite da 132.929 sterline, nel 1911, sono salite a 167,900 sterline nel 1912, e a sterline 223.785 nel 1913.
E’ probabile che) in seguito all’aumento dei fondi di cui dispone la Società irlandese di organizzazio ne agricola nei suoi futuri rapporti, si veggano se gnalati i risultati di un’azione svolta più energica mente. La guerra europea, inoltre, ha determinato un notevole cambiamento nella situazione dell’agri- còltura irlandese, e si sono presentati, dei nuovi problemi (p. es. )a necessità di intensificare la pro duzione del grano) nella-cui soluzione l’attività coo perativa potrà- avere una parte principale.
M commercio dei concimi chimici in Russia. —
La produzione dei concimi, chimici in Rùssia è. mol to limitata, tanto che essa può bastare solamente a soddisfare il quarto della domanda complessiva del mercato nazionale.
Infatti, mentre il bisogno annuale è di circa 40 milioni di « pud »; la produzione locale, russa in tempi normali, considerando anche gli eventuali ri sultati dei recenti provvedi mentii presi dagli Zemstvo per lo sviluppo delle ' fabbriche dipartimentali ed i nuovi sfruttamenti dei giacimenti di sali di calcio eseguiti in varie regioni delTImpero, raggiunge al- l’incirca 1 9 milioni di « pud ».
Ma occorre, però notare che l’occupazione da par te del nemico della Polonia, ove si trovavano le importanti fabbriche di Lowicz, ha diminuito sen sibilmente detta produzione, attenuando di molto
la produzione suindicata. r .
D’altra parte, prima della guerra, la Russia era per questo prodotto tributaria della Germania per più delia metà dell’importazione totale (pel 1913, « ipud » 17.659.345 sulTimportaz.ione ’totalte di «p u d » 26.700.941); e questo 'fatto, messo in relazione con la scarsezza della produzione nazionale, spiega perchè la domanda attuale di tali prodotti sia fortissima e così rimunerativa da richiamale l’attenzione del nostro mercato, la cui produzione, di detti concimi si è tanto notevolmente accresciuta in questi ultimi tpmpi.
Nel 1913 l’importazione, totale di concimi chimici
in Russia ammontava, come è detto innanzi, a
26.700.941 «p u d », così ripartiti:
di cui dalla Germania Pud Pud
Fosfati non macinati... 3.270.745 2.087.853 Altri grassi naturali, guano, ossi non
Bpeeialmente denominati. 3.869 1.603
Scorie di Thomas non macinate . . 103.845. 103.845 Ossi macinati, fosforiti macinate . . 20.562 20.441 Scorie dì Thomas macinate . . . . 11.276.613 6.856.396 S u perfosfati... 12.010.480 8.577.915 Ossi trattati all’acido solforico . . . 7.426 6.445 Ossi calcinati, ceneri e carboni d’osso 6.970 4.46 L
Solfati di ammoniaca... 431 386
Totale 26.700941 17.659.345 Mentre nel medesimo periodo la produzione russa veniva calcolata, in milioni di « pud », come segue:
Superfosfati...' 6.5 Scorie di T h o m a s ... 2.5 Ossi calcinati e carbopi d’osso. . . . . 0.5
28 novem bre 1915 - N . 2169 L ’E C O N O M IS T A 1115
Dallo specchietto delle importazioni innanzi citato risultano in modo evidente sia le qualità dei pro dotti chimici maggiormente richiesti su questa piazza, che la quantità d’importazione di ciascuno di essi da parte della Germania, importazioni ve dute adesso completamente a mancare ed alle quali
cercano attivamente provvedere l’Inghilterra e spe cialmente la Francia, la cui importazione totale, nel 1913, fu di 255.000 « pud ». Intanto, molti dei prodotti di cui si tratta, e specialmente i superfo sfati, sono fabbricati in Italia e potrebbero facil mente formare oggetto di commercio con questo paese.
La tariffa doganale generale in vigore è la se guente, in rubli.
Art. 41. — a) Ingrassi naturali : ossi greggi .di ogni specie non s p e c i a l m e n t e denominati; scorie di Tho
mas non macinate: esenti.
b) Ossi greggi macinati; fosforiti macinate: sco rie di Thomas macinate, al « pud » lordo: 0.03.
c) Superfosfati, ossi trattati all’acido solforico: « composts »; materie fecali disseccate in polvere (poudrettes) per la fertilizzazione del suolo, al « pud » lordo: 0.075.
d) .Ossi calcinati; cenere di ossi; carboni d’ossi; al « pud » lordo: 0.Q8.
E’ da notarsi però che questi prodotti non sono inclusi nella tariffa convenzionale francese, e per tanto i nostri esportatori dovrebbero sottostare alla tariffa suindicata, senza potere usufruire del van taggio della nazione la più favorita.
Va infine notato che il commercio con la Russia di prodotti chimici offre il vantaggio rappresentato dal fattp che i più cospicui compratori di essi sono le amministrazioni degli Zemstvo con le quali è possibile intendersi per somministrazioni periodi che, per speciali condizioni di vendita e per le even tuali facilitazioni di trasportò ottenibili in Russia.
L’appoggio del governo in. Russia agli Istituti di piccolo credito. — Il 1° maggio 1914 esistevano in Russia complessivamente 18.789 istituti di piccolo credito, e cioè: 9.900 cooperative di credito costituite secondo il sistema russo; .3.586- cooperative di credito del sistema Schulze-Delitzsch; 200 casse degli « Zem- stvos» per il piccolo credito; 5.090 casse di rispar mio e di prestito dei comuni rurali e infine 13 unio-, ni o federazioni degli Istituti di piccolo credito.
Il 1° maggio 1914 queste 18.789 istituzioni aveva no ricevuto in tutto dal Governo 258.854.100 rubli (688.551.906 lire), di cui 45.430.700 rubli sotto, for ma di prestiti a lunga scadenza destinati alla co stituzione del fondo, sociale delle varie istituzioni e 213.423.400 rubli sotto forma di prestiti a breve scadenza. Durante l’anno compreso tra il 1° mag gio 1913 e il 1° maggio 1914, l’aumento netto delle somme corrispondenti era stato: per i prestiti a lunga scadenza di 8.168.800 rubli, e per i prestiti a breve scadenza di rubli 63.416.200* con un totale di 71.585,000 rubli, ossia dì 190.416.100 lire.
Dalle statistiche pubblicate regolarmente nella rassegna settimanale della Direzione degli affari di .piccolo credito, risulta che quest’attività impor tante e benefica esplicata dallo Stato in favore de gli Istituti di piccolo credito non ha subito quasi nessun rallentamento per effetto della grande guer ra europea.
Infatti il 1° maggio dell’anno corrente l’ammon tare complessivo delle somme messe a disposizione degli Istituti di piccolo credito per parte dello Sta tò, raggiungeva la cospicua cifra di 322.604.000 ru bli, ossia 858.128.236 lire, ripartiti nel moda- se guente:
Prestiti a breve scadenza: 269.518.100 rubli, di cui 59.415.000 rubli destinati in particolare a prestiti su pegno di grani.
Prestiti a lunga scadenza (destinati ai capitali di fondazione delle casse): rubli 53.086.500, di cui 6.743.100 rubli erano stati forniti dalla Banca Im periale russa, mentre 43.913.600 rubli provenivano dai fondi delle Casse di risparmio dello Stato e 2.429.800 da quelli della Direzione degli affari di piccolo credito.
Il numero totale degli Istituti di piccolo credito ha raggiunto al 1° maggio 1915 la cifra di 20.106,
con un aumento di 1.317 sull’anno precedente. Questo aumento riguarda tutte le categorie di Isti tuti di piccolo credito, con la sola eccezione delle casse di risparmio e di prestito dei comuni rurali, il cui numero è invece diminuito di 110. La ragio ne principale di questa diminuzione si trova nella organizzazione poco felice e nello statuto antiquato di queste casse, destinate indubbiamente a cedere il passo alle organizzazioni assai più. moderne e più elastiche delle istituzioni cooperative propriamente dette.
Se si confronta con quello dell’anno precedente (2.100 cooperative nuove), l’aumento del numero de gli Istituti di piccolo credito durante l’anno com preso fra il 1° maggio 1914 e il 1° maggio 1915 rivela . un regresso ed un rallentamento nello svi luppo generale. Questo . rallentamento è dovuto an zitutto al fatto che in moltissime regioni del paese la cooperazione di credito ha già raggiunto uno sviluppo pienamente sufficiente per i bisogni loca li, ed anche al fatto che le cooperative russe ten dono ora a collegarsi con organismi già esistenti piuttosto che a 'formarne di nuove. Un rallentamen to neil’aumento del numero delle cooperative non ijpplica dunque in alcun modo un rallentamento nello sviluppo del numero dei cooperatori.
La somma totale stanziata dal Governo per il piccolo credito durante l’anno compreso tra il 1°
maggio 1914 e ii 1° maggio 1915 ammonta a
67.750.5Q0 rubli, ossia a • 169.576.330 lire. Confron tando questa somma con quella stanziata per l’an no precedente (71.585.000 rubli) si ha una diminu zione di 3.834.500 rubli. Questa diminuzione è an- ch’essa affatto indipendente dalle circostanze at tuali. Essa è dovuta unicamente al fatto che gli Istituti di piccolo credito non han.nò avuto bisogno di rilevanti sussidi. Prova ne sia che al 1° marzo dellanno corrente la somma dei crediti aperti a favore di questi Istituti dalla Banca Imperiale rus sa ordalie casse di risparmio delio Stato ammonta va a rubli 286.151.000, mentre le somme effettiva mente ricevute in prestito dagli Istituti che vi ave vano diritto non ascendevano che a 137.882.000 ru bli, ossia a meno della metà del credito disponi bile.
Tutto considerato, si vede che, nonostante la guer ra attuale, il Governo russo ha potuto continuare a sovvenire gli istituti di piccolo credito nella stes sa misura degli anni precedenti. Non si è avuto in proposito alcuna riduzione sensibile. Al contrario, le sovvenzioni accordate hanno superato di molto, come si è visto*, i bisogni degli Istituti.
FINANZE DI STATO
Come si provvide alle spese di guerra
nei 15 mesi dai 1° luglio 1914 al 30 settembre 1915 Luigi Einaudi nel <1 Corriere della Sera » d,el 20 novembre pubblica quest’altro interessante articolo deillei nostre' spese di preparazione militare e di guer ra dallo scoppio del conflitto europeo al 30 settembre scorso.
Sulla scorta deirultimo’ conto del Tesoro al 30 set tembre 1915, -ho potuto- concludere che la spesa com plessiva della preparazione e della condotta della guerra italiana fu, a tutto il settembre scorso, di circa 3500 milioni di lire e che la spesa « corrente totale » dei due Ministeri della guerra. © della mari na superava i 500 milioni di lire- al mese, di cui 100 circa di spesa ordinaria e più di 400 circa di spesa straordinaria di guerra.
1116 L ’ E C O N O M IS T A 28 novem bre 1915 - N . 2169 sommati insieme pagamenti ed incassi dell’eserci
zio 1914-1915 con quelli del primo trimestre del 1915- 916; cosicché i dati, che esporrò, si riferiscono all’in tiero periodo di tempo che va dal I o luglio 1914 al 30 settembre 1915: 15 mesi in tutto, di cui uno di pqoe, 10 di guerra europea e 4 di guerra italiana. Così pure ho eliminato tutte le partite che reciproca mente si potevano, cancellare, lasciando solo quelle che avevano una importanza sostanziale. Il conto che presento è dunque assai meno perfetto del conto del Tesoro: ma, senza togliere nulla alla esattezza dei risultati finali, spero riuscirà di più agevole comprensione. Passo sopra a qualche incertézza di poco conto che suppongo derivi dagli inevitabili rag giustamene. dei conti da un mese all’altro in una .azienda in cui il movimento di denaro giunge a
molti miliardi di lire.
Ecco quale fu, innanzi tutto, il fabbisogno' dello Stato « -per pagamenti eseguiti » nei quindici mesi dal I o luglio 1914 al 30 settembre 1915:
Spese effettive ordin arie e straordinarie . . . 7.122.057.295,84 » per costruzioni f e r r o v i a r i e ... 78.963.668,57
» » decreti di s c a r i c o ... 241.694,81 Sovrappiù dei pagam enti sugli incassi per par
tite d i g i r o ... 369.794,12 , somme a rim borsare, incassi a regola
re, eco. 333.824.708,81 anticipazioni e crediti v a r i i .. 104.976.964,46 Deposito di valuta aurea presso la cassa depo
siti e p r e s t i t i ... .... 25.000.000,— Anticipa-zioni speciali alla Cassa depositi e
p r e s t i t i ... 297.120.353,07 T o ta le pagam enti L . 7.962.551.479,68
Notisi che nella somma delle spese effettive sono compresi non solo i pagamenti normali di pace, ma anche quelli di guerra; il che spiega la elevatezza delle cifre. Le partite le quali figurano come « so vrappiù dei pagamenti sugli incassi » si può ritene re « in massima » che derivino dalla necessità in cui il Tesoro si è trovato di concedere maggiori antici pazioni ed accreditamenti a diversi Ministeri ed-am ministrazioni pubbliche di quanto non abbiti rice vuto rimborsi. Si può citare, a cagion d’esempio, il fatto che i crediti ' del Tesoro per pagamenti fatti all’estero per conto di diversi Ministeri erano al 30 giugno 1914 di lire 65.426.224,51, mentre al 30 set tembre 1915 giungevano a lire 315.913.801,82, con un aumento di lire 250.487.577,31. In altri casi il Tesoro ri ceveva invece il rimborso di crediti aperti in prece denza. Fatti i calcoli risultò che il Tesoro, nei 15 mesi ricordati, dovette pagare, di più di quanto incassò per le somme indicate nello specchietto. Ri mase, è vero, in credito: ma per il momento dovette provvedere ai pagamenti relativi *in aggiunta .alle spese effettive.
Suppongo che il deposito di 25 milioni di valuta aurea presso la Cassa depositi e prestiti sia stato fatto a garanzia di una speciale emissione di -bi glietti di Stato : e rilevo la necessità in cui il Tesoro si è trovato di anticipare alla Gassa depositi e prestiti una somma di più di 297 milioni di lire allo scopo di consentire a quella di fronteggiare le eventuali ri chieste di rimborso delle somme depositate presso le Casse postali di risparmio.
- Sono dunque quasi 8 miliardi di pagamenti a cui il Tesoro italiano dovette far fronte: 3 4 per la guer ra e 4 i per le spese effettive ed i vari pagamenti di tesoreria. Come vi si provvide? Ecco lo ¡specchio de gli incassi:
E n tra te effe ttive ordin arie e straordinarie (tasse ed i m p o s t e ) ... 3.108.072.105,30 Sovrappiù d e gli incassi sui pagam enti per conti
corren ti con diverse pubbliche ammi
nistrazioni ... 320.950.385,75 conti correnti con i cassieri m ilita ri . . 54.673.042,00 D im inuzione del fondo di c a s s a ... 62.151.071,94 D eb iti a ll’ interno ... 1,946.790.426,16 P e r costruzioni fe r rovia rie . . . . 26.119.876,97 P re s titi nazionali 4 I %, buoni quin- guennali tesoro, ecc. 1.842.208.546,19 B uoni ord in ari del
t e s o r o . 78.462.000,—
1.946.790.426,16 D eb iti a ll’ estero
B u o n i speciali del tesoro . . . 439.568.355,59 Em issione d i b ig lie tti di Stato é di_ b ig lie tti
som m inistrati d agli Is titu ti d i emissione . 1.902.500.000,— Sovrappiù dei v a glia dèi tesoro emessi su quelli
p a g a t i... 127.840.095,94 T otale incassi 7.962.554.479.68
Questa piccola tabella racconta la storia dello sforzo - gigantesco compiuto dai contribuenti e dal Tesoro italiano dall’inizio della guerra europea. I contribuenti pagarono, nonostante la crisi, 3108 mi lioni di imposte e tasse, I capitalisti interni forni rono 1946 milioni di lire a mutuo allo Stato sotto diverse forme: acquistando buoni ordinari del Te soro, buoni quinquennali in non grande massa per fronteggiare le spese delle costruzioni ferroviarie ed altri speciali dispendi; e sovratutto obbligazioni del
prestito 4 J per cento. ~ ;
A ll’estero si ricorse per quasi 440 milioni con la emissione dei buoni speciali del Tesoro autorizzati col decreto luogotenziale-del 13 giugno 1915; il quale, ne stabiliva la durata da tre a dodici mesi e dichia rava che il tasso di sconto sarebbe stato fissato vol ta per volta dal ministro del Tesoro.
Passando sopra alle partite quasi interne di som me ricevute in più sui diversi conti correnti del Te soro con le pubbliche amministrazioni, le quali con trobilanciavano ali’incirca i pagamenti notati al’ passiva per anticipazioni,'accreditamenti, partite di giro ecc. si può notare che il Tesoro, oltpe ad attin gere per 62 milioni al preesistente fondo di cassa, si avvantaggiò discretamente per la circostanza che i vaglia da esso emessi — e per cui ricevette la va luta — rimangono qualche tempo in circolazione prima di essere pagati. E’ questa una specie di cir colazione interna tra le varie amministrazioni,. la quale diede un sollievo al Tesoro di quasi 128 milio ni di lire. Ma a ben maggior somma giunse il sol lievo. dato dalla circolazione vera e propria: a ben 1.902.500.000 lire giungendo la massa di biglietti di Stato e di biglietti somministrati a vario titolo dagli Istituti di emissione, di cui il Tesoro potè giovarsi nel fare i propri pagamenti.
E’ come ognun vede, il punto più delicato della pubblica finanza, che può condurre ad inflazioni car tacee, e non fu senza ripercussione sull’alto cambio. Conforta vedere che sui 1902,5 milioni di biglietti ben 1548 riguardano i primi 12 mesi e solo 354 gli ultimi tre. Remissione di nuovi biglietti si è attenua ta « proporzionatamente » negli ultimi mesi. Fa me stieri per ciò incoraggiare vivamente l’on. Carcano nel proposito tenace e lodevolissimo di chiedere al ministro- delle finanze nuove imposte ed ai suoi col leghi economie profonde nella gestione del pubblico denaro. Il proposito risponde alla necessità di ap prestare via via un margine di bilancio tale da far fronte al pagamento degli Interessi sui debiti che si sono dovuti fare in passato e sui nuo-vi che si prean- nunciano inevitabili. Economie, imposte e prestiti: ecco1 il programma del l’ora presente. I capitalisti italiani, i quali vedono che il Governo non si 'arre tra dinanzi al duro dovere delle economie e delle imposte, risponderanno certamente fiduciosi all’ap pello che ad essi sarà nuovamente rivolto affinchè forniscano i mezzi per la condotta della guerra na zionale.
Il nuovo prestito russo. — La pubblica sottoscri zione al nuovo prestito interno russo 5 e mezzo per cento, avrà luogo dal 16 al 20 novembre vecchio, stile. Il corso di emissione è fissato .al 95 per cento del nomi nale, le banche pagano 93. La liberazione ¡si farà con un primo versamento del 40 ¡per cento, della ¡somma sottoscritta al momento della sottoscrizione, del 30 per cento al 20 dicembre e del saldo, al 30 gennaio.
SulTammontare totale' di 1 miliardo di rubli del nuovo prestito interno russo, le Banche di Pietro^ grado hanno garantito 600 milioni e le Banche di Mosca, 200 milioni di rubili.
La finanza turca. — I fondi turchi alle Borse dove sono negoziati sono completamente trascurati. Il Governo di Costantinopoli si propone di aumentare da 15 a 30 % i dazi attuali d’importazione per fare fronte al..servizi .dei prestiti di guerra e al compi mento, della ferrovia di Bagdad: per .la. quale la Germania ha anticipato alla Turchia lire turche 2.112.000.