L’ ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
REDAZIONE: M. J. de Johannis — R. A. Murray
Anno XLII - Voi. XLYI Firenze-Roma, 7 novembre 19151 rÓ ™ v' aVL dgöria™goIa 1
« L ’Economista » esce quest’anno con 8 pagine di più e quindi il suo contenuto più ampio dà modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfe zionamenti.
Il prezzo di abbonamento è di I.. s o annue anticipate, per l’Italia e Colonie. Per l’Estero (unione postale) l, ss. Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci colo separato !.. *.
SOM M A RIO:
PARTE ECONOMICA. Giustizia tributaria.
L a produzione dello zucchero, v. p.
L a produzione e il consumo del grano nel mondo. Questione m onetaria cubana, Ob e r d a n k Bu c c ia n t i,
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
La relazione sull’andamento degli istituti di emissione e della circolazione — Notizie su alcuni prodotti dell’Eritrea — II con tratto di colonia nel Trentino — Progetto di legge sull’assicura zione sociale in Francia.
EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.
Ciò che frutta la guerra agli Stati Uniti — Il commercio estero dell’ Italia nel primo anno di guerra — Le oscillazioni dei prezzi secondo il numero indice dell’ « Economist ».
FINANZE DI STATO.
La tassa sui prodotti di guerra in Germania — Il bilancio dell’Argentina pel 1916 — Finanze Giapponesi.
FINANZE COMUNALI.
Mutui concessi ai Comuni.
IL PENSIERO DEGLI ALTRI,
L e forze dei tedeschi diminuiscono di giorno in giorno, Gina
Lombroso Fe r r e r ò — I l profitto della vittoria, Se t t im io Lan di
Debitori italiani e creditori germanici, E. C. Bu z z a t i — I l nuovo
decreto sui oambi ed il loro aumento, Gino Bo r g a t t a,
LEGISLAZIONE DI GUERRA.
Nuove norme per l’accertamento dei cambi durante la chiu sura delle Borse — Proroga delle obbligazioni derivanti da ope razioni a termine — Assicurazione degli equipaggi della marina mercantile contro gli infortuni sul lavoro — Il limite massimo dell’ammontare dei biglietti di Stato.
NOTIZIE - COMUNIUATI - INFORMAZIONI.
L’industria frigorifera inglese — Gli scambi dell’inghilterra coi principali paesi — I depositi delleQasse di Risparmio ordinarie nel mese di agosto 1915 — L’utilità del carbon fossile — Il con sorzio degli zolfi siciliani — I debiti della guerra — La flotta mer cantile tedesca diminuita del 20 per cento — La produzione mi neraria in Gran Bretagna.
MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE.
Situazione degli Istituti di Credito mobiliare, Situazione dogli Istitu ti di emissione italian i, Situazione dogli istituti Nazio nali Esteri, Circolazione di Stato nei Regno Unito, Tasso dello sconto ufficiale, Situazione del Tesoro italiano, Debito Pubblico italiano, Prodotti delle Ferrovio dello Stato, Riscossioni dello Stato n ell’esercizio 1914-1915, Riscossioni doganali, Importa zione ed esportazione riunite, Importazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per m esi).
Quotazioni di valori di Stato italiani, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Tasso por i pagamenti dei dazi doganali, Prezzi del l ’ argento.
Cambi in Ita lia , Cambi a ll’ Estero, Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’ art. 39 del Cod. comm., Rivista dei cambi di Londra, Rivista dei cambi di Parigi.
Indici economici italiani.
Porto di Genova, Movimento del carico. Indici economici dell’ « Economist » . Credito dei principali Stati.
Prezzi dei generi di maggior consumo in Italia per mesi e regioni nel 1914.
Lloyds Bank Limited, Rivista bibliografica.
I manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser dirette all’avv. M. J. de Johannis, 56, Via Gregoriana, Roma.
GIUSTIZIA TRIBUTARIA
Il conflitto europeo è entrato in una nuova fase j 5 Y®rl elementi fan prevedere sarà l’ultima e la definitiva, ma appunto perciò quella che richiederà maggior copia di sacrifizi. Dna intensa prepara zione va compiendosi quindi presso tutti gli Stati belligeranti per tentare lo sforzo decisivo da cui uscirà la risoluzione di questa guerra spaventosa. L facile comprendere come tale preparazione non debba essere soltanto di uomini e di mate riali, ma ancora dei mezzi finanziari necessari a sopportare le nuove ingenti spese.Ogni Stato ricorrerà alle risorse da cui, secondò le proprie condizioni economiche, si riprometterà i migliori risultati; ma tutti dovranno sottoporre i popoli a nuovi oneri, o colpendo direttamente i cittadini o facendo appello al risparmio nazio nale.
In Inghilterra già si annunzia una nuova richie sta di crediti alla quale si provvederà quasi cer tamente con un altro prestito che avrà, come i precedenti, un esito brillante e sincero. In que st ultimo periodo quella nazione dovrà, oltre che provvedere alle proprie spese, rese maggiori da un campo di azione che va ogni giorno sempre piu estendendosi, continuare, ed in maggior mi sura che per il passato, a finanziare i minori Stati belligeranti, qualcuno dei quali è destinato a so stenere l’urto più grave e più tremendo forse di tutta la campagna.
Anche la Francia, che aveva finora fatto ricorso alle enormi riserve delle sue solidissime banche e ad alcune forme di debito fluttuante, quali i buo ni e le obbligazioni della difesa nazionale, si pre para a provvedere agli ulteriori bisogni della guer ra mediante un grande prestito nazionale da cui ritrarrà certamente ampie risorse che le permet teranno ci affrontare senza timore la lotta deci siva.
La Russia, _ dopo aver coraggiosamente arre stata la marcia dei tedeschi, appresta la riscossa con tutte le sue rinnovate energie ed anche dal lato finanziario procede attivamente nella prepa- zione. Fino ad ora l’impero russo aveva pagate le spese di guerra con speciali operazioni di cre dito : emissioni di buoni del tesoro, emissioni di obbligazioni di Stato al portatore e prestiti. Que- st’ultima fonte di risorse è quella che sarà sfrut tata per il rifornimento dei nuovi mezzi : le ultime notizie, infatti, riportano un ukase imperiale col quale sono autorizzate richieste di credito all’este ro e c all’ interno per oltre cinque miliardi.
L Italia, che ha finora contemperato maraviglio samente le varie fonti cui era possibile di attin gere le entrate, dando l’esempio di un sistema di finanza rigido ed accorto, dovrà anch’ essa pensa re a procacciarsi fin d’ora i nuovi mezzi per por tare a termine, con la vittoria definitiva, la pro pria impresa nazionale.
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ve tempo fornito due miliardi con le precedenti sottoscrizioni, è ancora abbondante per poter, sen za eccessivo sforzo, corrispondere adeguatamente ad una nuova richiesta di fondi.
L ’ affluenza dei risparmiatori dipenderà dalle condizioni colle quali il nuovo prestito sarà aperto; ma è certo che sarà tanto più facile collocarlo a buon mercato quanto maggiore sarà la fiducia nei mezzi che lo Stato terrà a disposizione per il pa gamento degli interessi. E’ stato bene anzi che i provvedimenti finanziari attuati fino ad ora siano stati annunziati appunto con lo scopo di provve dere al peso dei prestiti contratti. Non si è illuso il paese sui sacrifizi che ad esso venivano chiesti, e principalmente sull’ entità delle spese necessa rie per la lunga e faticosa campagna; ed anche perciò il consentimento è stato generale ed ele vato lo spirito col quale gli oneri sono stati accolti. Assieme al nuovo prestito vi sarà dunque biso gno di preparare le entrate per corrispondere gli interessi, che sarebbe grave errore far gravare sulle ordinarie risorse del bilancio, e pericoloso coprire con nuovi debiti.
Anche questa volta dovranno le imposte fornire il contributo all’uopo necessario. Ed allora quali saranno i cespiti a cui ricorrerà il Governo? Non ci nascondiamo che, dopo i ritocchi avvenuti al si stema tributario esistente, il compito sia oltre modo
difficile. Ormai dai consumi si è tratto tutto quanto doveva essere stato preventivamente calcolato ed era possibile sperare, ed anche le principali manife
stazioni dell’ attività industriale del paese sono sta te qua e là colpite fino al limite sufficiente a non intaccare le fonti della produzione. Qualche utile imposta, come quella militare, è stata opportuna mente introdotta; nè si è mancato di attuare qual che provvedimento di giustizia come quello riguar dante i proventi degli amministratori delle società. D ’ altra parte l’ elevatezza delle aliquote delle no stre imposte dirette, vere aliquote di guerra, come è stato ben detto, anche nella pace che l’ Italia ha goduta per mezzo secolo, rende più irta di osta coli la via che il legislatore dovrà seguire per as solvere il suo compito di procurare al bilancio nuove risorse.
E’ in vista di tali difficoltà che da più parti si tor na a parlare della imposta complementare sul red dito. La proposta non può non trovare consen zienti tutti coloro i quali conoscono il nostro siste ma tributario e sanno che, se esso è ottimamente congegnato nelle sue linee generali, è poi profon damente viziato nelle sue applicazioni. E’ super fluo ripetere qui quello che da studiosi e uomini pratici è stato da tempo ripetuto : come, cioè, gra vissimi errori si verifichino nei metodi di accerta mento e di riscossione delle nostre maggiori impo ste dirette e specialmente di quella di ricchezza mobile, errori che portano con sè enormi ingiusti zie nella determinazione del contributo dei citta dini in rapporto alla loro ricchezza. Basta leggere l’ultima relazione del Direttore generale delle Im poste dirette sulla gestione dell’ esercizio finanzia rio al 30 giugno 1914, per conoscere dati impres sionanti circa i contribuenti che sfuggono al pa gamento dei tributi ed il grande distacco fra i red diti accertati ed i redditi effettivi.
E ’ logico quindi calcolare come dall’ applica zione di una imposta complementare lo Stato
potrebbe trarre ad esuberanza i mezzi di cui avreb be bisogno in queste critiche circostanze; ma è d’ altra parte ancor più giustificato il dubbio, se sia questo il momento opportuno per l’ introduzione di una imposta che in realtà dovrebbe essere poi il correttivo dei tributi esistenti imperfettamente applicati; perchè se la nuova imposta — nella ur genza dell’ applicazione — dovesse fondarsi sulla presunzione del reddito complessivo di ogni contri
buente calcolato sulla misura della attuale con tribuzione alle tre grandi imposte — fondiaria, sui fabbricati e di ricchezza mobile — essa si risolve rebbe in una nuova e più grave ingiustizia col ri sultato di irritare i cittadini, e di procurare all’ era rio un risultato inferiore a qualsiasi previsione.
La necessità costringerà anche ora Io Stato a raccogliere le sue nuove risorse da ulteriori ritoc chi saviamente ripartiti; ritocchi ai quali, siamo certi, si aggiungerano pr(avvedimenti ispirati a sani principi di giustizia, e larghe economie suggerite dalla eccezionalità del momento.
Ma crediamo che sia proprio questa l’ ora in cui ! convenga annunziare altresì la ferma volontà dello I Stato per l’ attuazione di quella riforma tributaria che è stata finora ritardata per la mancanza più che di preparazione, di coraggio civile nei nostri uomini pubblici. Siano assicurati almeno quegli ■ eroici contribuenti di oggi che partecipano^con tutti i loro scarsi averi alle necessità della Patria, ma ai quali non può sfuggire questo doloroso spettacolo di sperequazione civile, che domani, a guerra fini- ! ta, le disuguaglianze saranno rilevate,, ed energi
camente corrette.
La fiducia nei poteri e nella giustizia dello Stato è elemento prezioso della coscienza del paese in quest’ ora in cui la dedizione dei propri averi non è meno sacra di quella della propria vita.
La produzione dello zucchero
I. —• L’« Annuario internazionale di statistica agri cola 1913-14 » ci offre dei dati interessanti rispetto alla coltura della bietola, della canna da zucchero, ed alla quantità di zucchero greggio ottenuto: tut tavia non s>i giunge alle cifre del 1914-15 che più im porterebbero. Per limitarci agli anni più vicini, riav viciniamo qualche cifra nella tabellina seguente:
Bietole
ha. coltivate quint, di bietole quint, di zucch. 1912T3 2,535,432 595,359,063 89,343,791 1913-14 2,457,266 616,619,252 86,408,314 1914-15 2,423,504 . 586,886,601 —
Canna da zucchero
ha. coltivate quint, di canna quint, di zucch. 1912-13 1,513,695 397,699,572* 87,567,054 1913-14 1,578,834 324,254,949** 89,656,492 * Manca la produzione del Messico.
** Manca la produzione spagnola, messicana, giapponese e delle isole Havai, Formosa, Mauritius,
L’« Associazione internazionale, di statistica zuc cheriera » per lo zucchero di canna porta cifre su periori a quelle indicate dall’Annuario; quindi non direttamente comparabili:
Quintali 1912- 13 ... 92,325,430
1913- 14 ... 97,733,480 1914- 15 ... 97,642,200
Tuttavia da esse si può desumere che la campa gna 1914-1915 nella produzione mondiale segna una produzione solo lievemente meno abbondante di quella precedente: nel raccolto di bietole la dimi nuzione sarebbe del 4,84 e nella canna di zucchero del 0.11 % rispetto alla campagna 1913-914 che ave va dato il massimo rendimento' ricordato dalla sta tistica, I sussulti ed i movimenti dei prezzi allo scoppio della guerra europea non ebbero certo ori gine da ristrettezze di disponibilità, ma da chiusure di mercati, da impacci alla navigazione, da noli © tariffe di assicurazione diventati altissimi.
II. — Perchè l’Italia rispetto allo'zucchero for ma un mercato chiuso, è opportuno riportarne a parte la produzione:
7 novembre 1915 - N. 2166 L ’EC O N O M IS T A 1039 Anno ha. a bietole q. di bietole
raccolte q. raccolti per ha, q. di zucch. estratto 1908-909 51,193 15,926,960 311.1 1,653,118 1909-910 44,880 12,566,600 280.0 1,(07-953 1910-911 50,200 16,790,700 334.5 1,731,841 1911-912 53,120 15,844,400 298.3 1,586,631 1912-913 54,000 17,430,000 322.8 1,983,377 1913-914 61,800 27,300,000 441.7 3,055,542 1914-915 40,700 13,500,000 331.7 —
Si vedono subito numerose oscillazioni nella e- stensione della superficie coltivata, e perciò nella quantità di zucchero estratto: e poiché l’Italia ha un rendimento, di bietole che è il più alto che si rag giunga in Europa, e via via crescente (ad eccezione del 1908, del 1910 e del 1914) non si può non rilevare l’artiiìcialità della restrizione della coltura della bie tola, che fu del 34.16 minore nel 1914 rispetto alla campagna precedente. Evidentemente il cartello « U- riione Zuccherieri » piuttosto che rinunciare allo sfat tamente totale della protezione, avvertì gli agricol tori che non avrebbe comprato tutte le bietole che l’agricoltura avrebbe potuto fornire, in quanto con veniva, allo scopo immediato di tener alti i prezzi all’interno, tener corte le disponibilità del mercato interno, anziché colla riduzione dei prezzi stimolare l’aumemto del consumo, cercando un guadagno in un notevole incremento delle vendite. Naturalmente gl’interessi dell’agricoltura vennero sacrificati senza tanti scrupoli.
L’aumento della produzione di zucchero era stato di più che il 33 per cento due anni fa (1913-14), stimo lando una concorrenza interna che nei primi mesi del 1914 abbassò i prezzi fino a 114 lire per quintale, ed anche meno: presto il cartello si aggregò i prin cipali correnti, le fabbriche di Pontelongo e Bon-
deno, ma sopratutto valse la campagna 1914-15 a rimetterne tranquilli i dirigenti, perchè in quasi tutta l’Europa lo zucchero ottenuto fu più scarso: secon do <( l’Associazione internazionale di statistica zuc cheriera » fu dellTl % minore (L’Annuario dell’Isti tuto internazionale d’Agricoltura invece dà per l’Eu ropa del 4.58o/, e per il mondo del 4.84 % minore la quantità di bietole raccolte):
1913 1914 zucchero quintali 27,179,400 25,640,000 11,782,730 11,701,000 5,171,700 4,489,000 2,292,570 2,950,000 1,367,690 J ,539,000 1.457.000 1,500,000 3,283,330 1,667,000 1.600.000 1,390,000 347,280 990.000 78,300 232,000 46,250 37,500 17.400.000 19,000,000 10.200.000 3,500,000 82.105,950 73,935,500 Germania... Austria... B n g h e ria ... Olanda ... S v e z i a ... D a n im a r c a ... Italia... Spagna;... R u m e n ia ... B u lg a r ia ... S v i z z e r a ... R u s s i a ... Francia, .Belgio* Inghilterra
Totale
Si sa che per l’Italia, mentre il terreno a bietole diminuì, del 34.16%, lo scarso rendimento per ha. ridusse la massa di bietole ottenuta e lo zucchero estratto a circa i delle cifre segnate per il 1913-914. L’eccesso di produzione che tanto aveva turbato 1’« Unione Zuccherieri » trovò così il suo rimedio. Ma ben si pentirono i fabbricanti italiani quando, ve n u ta , la guerra con le difficoltà di rifornimento, del mercato inglese, compresero che — se avessero se guito una più liberale politica, invece di limitare la produzione di bietole — avrebbero facilmente trovato attimo mercato per alleggerire i loro stock». Non avevano permesso a questi di formarsi che per bre vissimo tempo, sicché non erano rimaste libere gran di quantità disponibili per l’esportazione: quindi la necessità della proibizione di esportare dalTItalia. Tuttavia il Governo concedette una deroga alla proi bizione a patto che 1 prezzi per l’interno non venisse ro aumentati: e mentre nelTesercizio finanziario 1913- 1914 uscirono dall’Italia q. 58.267 di zucchero raffi nato e 2 q. di greggio, in; quello 1914-1915 furono ben 327.086 e 24.757 q. che andarono all’estero. (1).
(1) A. Grò v a n n i n i: Calme parole all’ « Idea Nazionale », ì d:
La libertà econom ica, 15 ottobre 1915, pag. 235.
Ottenuto il permesso di esportare, il cartello degli zuccherieri portò i prezzi di vendita da 128 a 132 lire per quintale, contrariamente alla promessa fat ta al governo. Poiché i consumatori avevano sop portato un aggravio, il ministero aumentò nel set tembre. scorso l’imposta di fabbricazione di 5 lire per quintale di zucchero raffinato, allo scopo di 'far partecipare i contribuenti alla favorevole congiun tura e così la protezione ai fabbricanti rimase ridotta a L. 17.85 per q. Immediatamente'il cartello rimbalzò questo aumento sui consumatori, che per le 5 lire d’incremento dell’imposta vengono di fatto a pagar ne dieci. Contesa fra il cartello, che accusa i riven ditori del raddoppiamento, mentre questi lo rinfac ciano a quello. E poiché il cartello ha presentato domande di esportazione, si spera che il ministe ro domanderà spiegazioni della violazione di pro messa e del. doppio aumento del prezzo (1).
III. — La campagna 1915-1916 non si presenta sotto i migliori auspici nei paesi belligeranti: ¡’« A s sociazione intemazionale di statistica zuccheriera » calcola una diminuzione di produzione del 42 % nel l’Ungheria, del 39.8 nell’Austria, del 31.9 in Germania, del 20.25 in Francia. Anche i neutri restrinsero la coltura di bietole a vantaggio dei cereali : Rumenia e Svizzera del 20.25, del 21,3 la Bulgaria, del 16.3 l’Olanda. Per tutta l’Europa una diminuzione da 74.778.000 q. a 63.500.000 q. cioè del 19 % meno. Per chè gli altri prezzi dei cereali immediatamente in dussero vari agricoltori ad estendere la coltura del grano- a scapito di quella della bietola. Ben difficile deve invece essere stata la sostituzione nei paesi pro duttori di canna da zucchero. Quanto all’Italia, il « Bollettino di statistica agraria dell’Istituto inter- nazionale », uscito or ora, indica un aumento del 25 per cento nella estensione di terreno coltivata a bie tola, ma solo dell’11.11 % nella, quantità di bietole ottenute. Perchè per ha. la quantità prodotta scese ancora da 337.5 q. a soli 300. L’annata agraria 1914- 1915 fu veramente sfavorevole a molti raccolti.
v. p.
La produzione e il consumo del grano nel mondo
VEconomiste Européen fa un diligente studio sulla produzione e il consumo mondiale del grano; trattandosi di. un argomento di grande attualità riuscirà interessante una sintesi dell’articolio in pa rola.
La raccolta dei cereali, che nel 1915 è stata me diocre in Francia, in Germania, nel Belgio e nella Scandinavia, è stata eccellente negli altri paesi del- Temisfero settentrionale, e -dalle recenti statistiche risulta ichle tutte le nazioni del mondo disporranno, durante l’anno agricolo 1915-16, d’una quantità di ce reali, più che sufficiente per l’alimentazione.
Ecco, paragonato all’anno 1914 e alla media del- l’ultimio periodo quinquennale, il prospetto della raccolta dei cereali nelTesercizio 1915 in milioni di quintali.
Media Aumento 1915 1914 quinquenn- % nel 1915
— — nale sul sulla
1914 media Grano . 1.106 942 931 17.4 18.7 Segala . 482 436 448 10.5 6.5 Orzo . . 345 304 316 13 2 9.0 Avena 705 611 626 15.5 12.6 Mais . . 966 877 900 10.2 7.4
Se Le raccolte dell ’e m is ter o ausi! r ale sono sola-mente uguali alla media dell’ultimo periodo quin quennale, l’anno 1915-916 segnerà il record della pro- diizione dei cereali. Perciò che riguarda .special mente il grano la produzione dei paesi esportatori è stata nel 1915 di 157 milioni di quintali di più che nel 1914 come si può rilevare dal seguente prospet to : (in milioni di quintali).
1915 1914 Aumenfo nel 1915 Canada . . . 44 40 Stati Uniti . . ...267 242 25 Indie inglesi . ...104 85 19 Africa nord. . ...23 19 4 Totale A 478 390 88
1040 L ’EC O N O M IS T A 7 novembre 1915 - N . 2166
B - Russia Europea (meno
Polo-1914 1915 Aumento nel 1915 nia e Filandia) . . . . 208 156 52 Rumania... 30 13 17 Totale B 238 169 69 Il grappa A presenta nel 1915, un aumento di 88 milioni di quintali in paragone dell’anno 1914. Que sto fatto ha grande importanza per la Francia, l’In ghilterra, l’Italia e i paesi neutrali dii Europa per chè le nazioni di questo primo gruppo possono com merciar© liberamente con quelli.
L’aumento del gruppo IJ è proporzionalmente più considerevole, ma ciò non arrecherà vantaggi sui mercati dell’Europa occidentale a causa della chiu sura dei Dardanelli.,
Ecco quel’è stata per i diversi mercati la raccolta di grano nel 1915 in paragone all’anno precedente:
(in milioni di quintali).
Europa occidentale : Produzione.
1914 1915 Differenza nel 1915 Inghilterra, Belgio, Fran
cia e I t a l i a ... 136 146 — 10 Spagna, Olanda, Scandina
via e Svizzera . . . . 46 39 + __8
Totale 182 184 — 2
Sono state omesse le cifre reali riguardanti la produzione dei grano nel 1915 nella Germania, nel- TAustria-Ungherìa e nella Turchia poiché non si conoscono.
Ora quale' sarà per Tanno agricolo, 1915-916 il
deficit per dii quale le nazioni dell’Europa occiden
tali© dovranno fare degli acquisti di grano all’estero? Ecco il prospetto: (in milioni di quintali).
Europa occidentale : Deficit.
Raccolta Consumo Deficit del 1915 nazionale da colmare Inghilterra, Francia, Italia e
B e l g i o ... 136 243 107 Spagna, Olanda, Scandinavia
e Svizzera... 46 64 18
Totale 182 307 125
Il consumo di ciascuno dei paesi suddetti è stato calcolato Adii'Istituto Internazionale d'Agricoltura, dietro la media della produzione e dell© importa zioni nette degli ultimi., cinque anni; ma ricordiamo, a titolo di indicazione, ©he il consumo della Fran cia è stato calcolato a 87 milioni di quintali per. Tannata agricola 1915-916 e che durante questo, stes so anno sarà probabilmente di 74 milioni in Inghil terra, di 64 milioni in Italia e di 18 milioni nel Belgio.
Abbiamo visto che la raccolta dei paesi esportatori è stata nel 1915 superiore di 88 milioni di quintali a quella del 1914. In grazia a tale aumento questi paesi possono mettere a disposizione dell’Europa oecidlentale le seguenti quantità di grano : (in milio
ni di quintali).
Paesi esportatori : Eccedenza disponibile. Raccolta Consumo Quantità del 1915 nazionale da esportare
A - Canadà... 84 27 57 Stati Uniti . . . 267 157 110 Indie inglesi. . . 104 83 21 Africa nord . _ . . 23 21 2 _____ .. — - r Totale A
B - Impero russo (meno Polonia e Filan-478 288 190 d i a ) ... 266 182 84 Rumania . . . . 30 10 20 — — ■ Totale B 296 192 104
Una parte degli eccedenti della Russia Europea e della Russia Asiatica potrà (Senza dubbio arrivare sui nostri mercati dai porti di Arcangelo e di Vla- dìvoistoch, ma in ogni modo 1© disponibilità sulla raccolta 1915 permetteranno al Canada, .agli Stati
Uniti, alle Indie inglesi e a l ’Africa diel nord: (Al geria, Tunisia ed Egitto) di far fronte a tutti: i bi sogni delTInghilterra, della Francia, delTItalia, del Belgio e di tutti ì paesi, neutrali d ’Europa. Non ¡Si deve dimenticare inoltre che tra qualche mese la raccolta della Repubblica Argentina, del Chili e dell’Australia sarà a sua volta utilizzata dall’Eu ropa, e, riassumendo, i paesi dell’Europa occidentale potranno ottenere, a buone condizioni di prezzo, il grano che loro mancherà nell’annata 1915-916.
Q uestione m onetaria cubana
Il Governo di Cuba con un decreto di S. E. Leo poldo Cancio, .Segretario dii Stato alle Finanze, ha risolto una questione di dignità e di prestigio per la Repubblica. Il decireto del Segretario delle Fi nanze dichiara 'fuori idi corso legale la moneta spagnola e francese che circolava nel paese e che eira usata nelle transazioni mercantili, e riconosce avente corso legate la ¡moneta cubana —- creata da poco' — e quella Nord americana.
Fino a tutto il 1914 la Repubblica di Cuba non ha avuto moneta propria; la moneta ufficiale della Repubblica era il dollaro americano che si riceve va e ¡si pagava negli uffici delle amministrazioni pubbliche : di Stato, provinciali e comunali. Il commercio alTingrosso ed al dettaglio, quasi total mente spagnolo, usava con preferenza la moneta spagnola che era rimasta in circolazione anche dopo la proclamazione della Repubblica. In minore scala della moneta spagnola era usata, nelle tran sazioni private e mercantili, la moneta d’oro fran- cesle. La circolazione di monete di nazionalità di verso costringeva giornalmente il pubblico' a cam biare la moneta a seconda delTimpiego al quale ve niva, destinata. Questo continuo cambio rappre sentava per il pubblico, in generale, una notevole perdita, sia per te oscillazioni del cambio, sia per la provvigione del cambiavalute.
Durante Tanno 19JL4 si iniziò nella stampa cubana un’agitazione intesa a creare la moneta cubana ed una Banca d ’emissione. L’agitazione era promossa dal desiderio di creare la moneta propria e di mi gliorare la situazione monetaria, con un aumento di numerario e di disponibilità, situazione che fino dal principio del primo semestre del 1914 si mani festava, diffìcile.
L’idea di una Banca di emissione, caldeggiata, modestamente, anche dal sottoscritto nelle ospitali colonne del massimo quotidiano di Cuba : Diario
de la Marina, non venne realizzata per quanto la
emissione cartacea con dotazione metallica non presentasse in 'Cuba gravi pericoli di deprezzazione, dato ehie questa Repubblica esporta 200 milioni di franchi circa aill’estero in più di quello che dall’e stero importa e quindi è maggiore di 200 milioni di franchi circa l’entrata della moneta oro sull’uscita : 1913-14 esportazione Fr. 845.650.000, importazione Fr. 659.155.000.
Il commercio estero raggiunge un totale di un miliardo e mezzo di franchi, cifra notevole per una Nazione di soli due milioni e mezzo d’abi tanti. Questo importante mercato dovrebbe richia mare l’attenzióne del nostro Governo e dei nostri esportatori giacché, fino ad ora, il nostro movimento di esportazione a Cuba è dei più modesti.
La circolazione monetaria di ¡moneta cubana, è dunque solamente metallica — oro e argento — ed ha per unità lo scudo 'cubano di eguale valore del dollaro americano. Noi dobbiamo sinceramente plau- dire a questa riforma del Segretario alle Finanze, che, come abbiamo detto, risolve una questione di dignità e di prestigio per La Repubblica e afferma maggiormente questa giovane nazionalità cubana, che in quest’ora ha tante e sincere simpatie per noi; ma ci domandiamo e ci permettiamo di domandare la S. E. il Segretario di Stato alle finanze perchè la riforma Iniziata non ha portato .all’esclusione della moneta Nord-americana ed alla circolazione della sola moneta cubana.
Oberdank Buccianti.
7 novembre 1915 - N. 2166 L ’ E C O N O M IS T A 1041
NO TE ECONOMICHE E FINANZIARIE
La relazione sull’andamento
degli istituti di emissione e della circolazione (*) V ili.
Operazioni degli Istituti
Da un anno all’altro la situazione degli Istituti di emissione presenta nelle risultanze delle princi pali operazioni attive le seguenti differenze:
un aumento di milioni 346.8 nell’insieme del por tafoglio e delle anticipazioni, aumento al quale' con corsero per 225 milioni la Banca d’Italia; per mi lioni 111,7 il Banco di Napoli e per la rimanenza (milioni 10.1) il Banco di Sicilia;
una diminuzione di oltre 14 milioni negli im pieghi. in titoli presso la Banca d’Italia, in parte però compensata dagli aumenti che segnano code sti impieghi per i due Banchi meridionali;
un’altra diminuzione di milioni 9.3 nei crediti in conto corrente nel Regno;
un aumento di milioni 18.8 nei fondi sull’e stero. Banca d’Italia. E f f e t t i ... 1913 1914 (m ilioni) 3.135.8 + differ. 1914 260.8 B u o n i d e l t e s o r o e c e d o le d i t i t o l i ... 0.4 1.2 + 0.8 Banco di Napoli. E f f e t t i ... 700.4 828.0 + 127.6 B u o n i d e l t e s o r o e c e d o le d i t i t o l i ... 0.1 0.7 + • 0.6 Banco di Sicilia. E ffe t t i c e d o le d i t i t o l i (1) 222.2 312.1 — 10.1 3.898.1 4.277.8 + 379.7 L’aumento di milioni 260.8 che si rileva per la Banca d’Italia dipese principalmente dal largo ri sconto consentito agli Istituti di credito' e di rispar mio nel periodo- più acuto della crisi, per aiutarli a fronteggiare le straordinarie richieste di rimbor so di depositi.
Anche presso il Banco di Napoli le operazioni di sconto ebbero un notevole incremento, in relazio ne alle condizioni nelle quali vennero a trovarsi i commerci e le industrie nazionali nel periodo dal l’agosto in poi. All’aumento concorsero anche le concessioni di credito fatte per agevolare il riforni mento di grani, rame, petrolio ed altre merci.
Le cifre del prospetto che- precede indicano inve ce una diminuzione di oltre 10 milioni nelle ope razioni di sconto del Banco di Sicilia, riferibile quasi interamente agli ultimi cinque mesi deU’ah- no. Essa non va presa però in senso assoluto, poi ché è conseguenza di una minore mobilità del por tafoglio', della quale è indice la più lunga scadenza media degli effetti scontati nel 1914. (Come è noto l’ammontare annuale delle operazioni di sconto è (( in ragione inversa » della durata delle operazioni stesse).
Nello stessa .anno gli sconti fatti in Sicilia sarebbe ro di milioni 12.2 mentre diminuirono di milioni 22.3, quelli fatti nel Continente. In proposito l’Amministra zione del Banco avverte nella nella sua relazione annuale che le operazioni di credito nell’Isola furono oggetto di particolare cure, avuto riguardo ai mag giori bisogni dell’economia siciliana.
Lo sviluppo delle operazioni di sconto presso la Banca d’Italia e il Banco di Napoli si riverbera sulle cifre del portafoglio dei due Istituti; ma an che per il Banco di Sicilia — non ostante la già accennata diminuzione delle dette operazioni — il portafoglio segna un notevole aumento, ciò che
conferma l’osservazione precedentemente fatta. Sull’entità dei portafogli dei tre Istituti influì la moratoria concessa e via via prorogata per le ob bligazioni cambiarie.
(*) Contin. 8 fine vedi numeri 2157, 2161, 2163 e 2164. (1) Cedole di titoli: lire 3,510.50 nel 1913 e L 2*703.14 nel 1914.
Portafoglio.
Banca Banco Banco
d’ Italia di Napoli di Sicilia Insieme (Milioni) 31 dicembre . 1913 506.0 124.4 63.1 693.5 30 giugno . . 1914 474.2 133.6 61.1 669.4 31 luglio. . . 510.4 145.6 60.5 716.5 31 agosto . . » 876.8 195.1 69.0 1.140.9 30 settembre . » 857.6 212.1 71.4 1.141.1 31 ottobre . . » 808.4 217.7 68.3 1.094.4 30 novembre . » 741.3 215.5 67.1 1.024.0 31 dicembre . » 705.8 220.0 69.2 995.0 Il portafogliò della Banca d’Italia da milioni 510.4 al 31 luglio, saliva al 31 agosto a circa 877 milioni toccando la più alta cifra dell’anno. Poi discendeva gradatamente ed il suo ammontare al 31 dicembre ultimo era di milioni 705.8.
Un aumento di quasi 50 milioni ebbe nell’agosto il portafoglio del Banco di Napoli. Crebbe di altri 17 milioni nel settembre; quindi il moto ascenden tale 'si rallentò ed ebbe una sosta ini novembre, per riprendere alla fine dell’esercizio.
Per il Banco di Sicilia l’ammontare del portafo glio era al 31 luglio di milioni 60.5. Nelle due pri me decadi di agosto salì a 70 milioni e dopo una discesa alla fine dello stesso mese raggiungeva la cifra di milioni 71.4 (maximum dell’annata) al 30 settembre. Da allora il portafoglio cominciò a de clinare, salvo a riprendere in fine d’anno il suo moto ascensionale.
La scadenza media degli effetti scontati nel 1914 ri sulta più lunga per tutti e tre gli Istituti. Per la Banca d’Italia fu di giorni 67 contro giorni 65 e per il Banco di Sicilia digiorni 66 contro giorni 63. Distinguendo però, per quest’ultimo, la scaden za media degli effetti scontati rispettivamente da gli stabilimenti del continente e da quelli dell’Isola, si ha per i primi una scadenza media di giorni 55 contro 50 nel 1913 © per i secondi di giorni 77 contro 89.
E pure in aumento è il valore medio degli effetti scontati durante gli ultimi due anni, che salì da L. 1228 a L. 1338 per la Banca d’Italia, da L. 1.095 a L. 1.190 per il Banco di Napoli e da L. 1.164 a L. 1.185 per il Banco di Sicilia.
Saggio dello-sconto all’estero
Le vicende del saggio ufficiale dello sconto duran te il 1914, rispecchiano 1© anormali condizioni in cui versarono i grandi mercati finanziari europei a causa della guerra.
I più alti saggi si ebbero nell’ agosto e raggiun sero il 10 per cento a Londra, dal 1 al 6 agosto; l’8 per cento a Vienna, dal 3 al 31; il 7 per cento a Bruxelles, dal 3 al 26; il 6 per cento a Parigi, dall’l al 27. A Berlino lo sconto ufficiale salì- ài 6 per cento il 1 agosto e ài mantenne in tale misura sino a tutto il 23 dicembre.
Nel prospetto che segue sono esposti i saggi dello sconto nelle principali piazze . d’Europa al 31 di cembre 1914 in confronto alla stessa data del 1913
e le medie annuali:
1913 1914
al 31 media al 31 media dicembre annuale dicembre annuale
°/o % °/o o/o
Amsterdam . . . 5 4.5166 * Va 4.1767 Berlino . . . . . 5.1774 5.8831 5 4.8959 Bruxelles . . . . 5 5 5 * 1ls 4.8133 Londra . . . 4.8964 5 4.0740 Parigi . . . . . 4 4 5 4.2466 Pietrogrado . . . 6 5 5 Va 5.6246 Vienna . . . . . 5 Va 5.9525 5 Va 5.1027 Come appare da queste cifra, alla fine dell’anno decorso, tranne che a Bruxelles ed a Parigi, il sag gio dello sconto ufficiale era inferiore od al più uguale a quello della corrispondente data del 1913.
1042 L ’EC O N O M IS T A 7 novembre 1915 - N . 2166 condizioni dei paesi belligeranti, e, per ripercus
sione, di quelle dei paesi neutrali.
Le medie delTanno 1914 risultano inferiori (meno per Parigi) a quelle del 1913, pel fatto che durante il primo semestre i saggi di sconto diminuirono, in misura più o meno rilevante, per effetto della rela tiva abbondanza in denaro.
IX.
Il saggio dello sconto in Italia.
In Italia il saggio dedito sconto ebbe le seguenti variazioni :
Il saggi«' normale rimase fermo nella misura del 5 i % fino alT8 maggio.. Dal 9 dello stesso mese di scese a l '5 % e rimase fermo fino al 2 agosto. Il 3 agosto fu elevato al 6 °/, e a codesta mèta si arrestò fino a tutto l’8 novembre.
Dal 9 novembre fu ridotto al 5 J, misura che è tut tora in vigore.
In relazione all’andamento del saggio normale è quello dei saggi « di favore e ridotto ».
Dal 27 gennaio gli Istituti di emissione furono autorizzati a riprendere le operazioni al saggio di favore del 5 %; e dal 10 febbraio anche quelle a sag gio ridotto nella stessa misura.
Tali saggi furono ulteriormente abbassati al 4 e mezzo per cento, con decorrenza del 9 maggio.
Dal 1° agosto sino a tutto il 15 dicembre rimase sospesa l’àpplicazione dei saggi inferiori al normale. Se non che dal 16 novembre venne data facoltà agli Istituti di emissione di applicare il saggio di favore nella misura del 5 per cento ad alcuni istituti inter mediari (esclùsi 1 grandi Istituti di 'Credito ordinario e le Casse di risparmio) ed alla Federazione fra gli Tstituti cooperativi di credito. Infine dal 16 dicembre tornò ad applicarsi il saggio ridotto al 5 o£.
Nel 1914 gli sconti a saggio normale aumentarono complessivamente di milioni 716.2. Diminuirono inve
ce, di milioni 336.6 gli sconti a saggio inferiore al normale, per la già accennata sospensione della ap plicazione di tali saggi durante un Lungo periodo djeM’amno in cui maggiore fu 1’espansiione delle, ope razioni di sconto.
_ Secondo le misure del saggio applicato le opera zioni di sconto del . 1914 si ripartiscono come ap presso :
Banca Banco Banco
A saggio normale d’ Italia di Napoli (Milioni) di Sicilia 6 . . . . . . 1.072.3 245.7 77.4 5 Va % ... 298.6 190.0 5 °/0 ... 244.7 75.6 39.3
A saggi inferiori al normale, e cioè :
fra 5 ’/, e 5 % . . 12.3 0.4 __ al 5 7« ... 572.3 110.8 39.6 fra 4 Vi e-4 ‘/2 % . 473.8 97.0 36.8 Saggi diversi : (1) 7.4 0.5 Totale 3.135.8 (2) 828.6 312.1 Sofferenze.
Le sofferenze dell’,anno 1914 furano in aumento per tutti e tr e gli Istituti, come, rilevasi dalle cifre sotto notate. Sofferenze Banca d’Italia . . Banco di Napoli . Banco di Sicilia . 1913 1.091.448.09 586.368.68 355.206.31 1914 2.870.445,07 1.575.291,80" 869.983,17 5.315.720,04 Totale 2.036.023.08
Per la Banca d’Italia le sofferenze del 1914, al netto dici ricuperi su di esse avvenuti durante l’anno stesso e non tenendo conto di L. 100.184,47 che passa rono al gruppo delle cambiali assistite da garanzia
reale, ammòntarono a L. 2.870.445 07
Come di consueto, questa somma venne suddivisa in due parti, com prendendo nella prima Le sofferenze
delle quali è previsto ¿1 ricupero, in » 1.746.719,53 e nella seconda, le sofferenze che rap
presentano perdite, per » 1.123.725 54
(1) Applicati dalle filiali nelle Colonie. (2) Esclusi i buoni del. Tesoro e cedole.
La prima d,i queste somme figura nel conto profitti e 'perdite alla voce « Sofferenze deH’eserdzip ». L’altra, diminuita dei ricuperi ottenuti nel 1914 sulle sofferenze degli esercizi precedenti già ammortizzatei, e, cioè
in L. 622.450,56
è compresa, per 501.274,98 fra le « Ammortizzazioni diverse' ».
Pertanto l’onere complessivo di cui fu gravato il conto profitti e perdite del 1914 per ammortamenti di sofferenze fu di L. 2.247.994,51, somma superiore di L. 1.079.766,70 al carico del 1913.
Il Bianco di Napoli ebbe nell’anno nuove sofferen ze al netto dei ricuperi su di esse conseguiti sino a tutto il 31 dicembre, per L. 1.575.291,80
Tale somma fu compensata con gli u tili
Per il Banco di Sicilia le sofferenze proprie dei- fi esercizio, al netto dei ricuperi am
montarono a L. 808.391,27
Vi si aggiunsero per cambiali assi stite da garanzie reali non liquidate nel termine di tre anni di cui all’ar ticolo 60 del testo unico delle leggi
bancarie „ 61.591,90
Le sofferenze ammortizzate alla fine dèli’anno ascesero quindi com
plessivamente a » 869.983,17
Sofferenze garantite.
, L’ammontare delle cambiali in sofferenza assistite da garanzia reale (i-pòteca) per La liquidazione delle quali la legge consente agli Istituti di emissione il termine di un triennio, era al 31 dicembre 1913 per
la Banca d ’Italia di l. 1.043 914 07
Nel 1914 si aggiunsero per spese
e per nuove partite » 122.399,11
X1 „ , Totale L. 1.166.313,18
Nello stesso anno ebbero luogo
incassi per L. 227.410,18
donde una rimanenza al 31 dicem
bre 1914 di „ ggg Qog
Il Banco di Napoli non si vale della facoltà con cessa dulia legge ed anche per il 1914 seguì il siste ma di amiinortizzaire con gli utili delTeserciziiio l’inte ro ammontare delle sofferenze, senza alcuna distin zione.
. 11 Banco di Sicilia aveva a.1 31 dicembre 1913 sof
ferenze garantite per l. 81.950 —
. . ^ r« partite si aggiunsero nel
1914 per » 96.832,22
d°ivfn u n , total,e di , L. . 178.782,22 Nello stesso anno furono incas
sate per ricuperi L. 20.450
e al 31 dicembre ultimo vennero ammortizzate co
gli utili d'ell’esercizio » 61.500
» 81.950,—
sicché al 31 dicembre ultimo la rima
nenza era di L. 96.832,22
Anticipazioni.
Le anticipazioni consentite dagli Istituti di emis sione nei due ultimi anni ammontano alle cifre aui
appresso indicate: 1 2
Operazioni di anticipazione
Banca d’ Italia: I913 ,9I4
(Milioni) Anticipazioni su titoli e valori 1.111.0 (1) 1,3251 Banco di Napoli :
Anticipazioni su titoli e.valori 48.2 69.3 Operazioni di Monte di Pietà
(pegni nuovi e rinnovati) . . . 27.3 30 0
Totale 75.5 99.3
7 novembre 1915 - N . 2166 L ’E C O N O M IS T A 1043
Banco di Sicilia :
Anticipazioni su titoli e valori 41.1 54.3 Anticipazioni su zolfi . . . . — 3.4 Totale . . . 41.1 57.7 In complesso . . . 1.227.6 1,482.1
*
Per i maggiori bisogni dii mezzi monetari nel pe ri odio dall’agosto i:n poi, le operazioni che si consi derano ebbero nel 1914 un generate e .considerevole aumento, che si adeguò complessivamente per i tre Istituti a 254 milioni e mezzo.
Notizie su alcuni prodotti dell’Eritrea.
Madreperla e perle. — La madreperla è fornita
dalla conchiglia della Meleagrina argaritefera (sadas nel dialetto locate); là perla si trova nell’ostrica per lifera che è la Meleagrina muricata detta dagli in digeni bui bui.
1 banchi di queste due specie di ostriche sono lar gamente disseminati lungo le coste dell’Arcipelago delle Dahlach, più largamente di quanto non io sia no in vari altri punti del Mar Rosso ove si esercita la
stessa pesca.
Alla pesca della madreperla e delle perle si dedi cano annualmente circa 300 sambuchi con 12 a 18 uomini ciascuno, in parte battenti bandiera italiana ed in parte con bandiera turca, provenienti dai porti più vicini dell’Arabia. Anche dal Golfo Persico giun gono dei grossi velieri battenti bandiera turca con 60 ed 80 uomini di equipaggio per ciascuno. Questi peraltro si dedicano più specialmente alla pesca delie perle.
La pesca si effettua da marzo a maggio e da set tembre a novembre in maniera molto semplice. Ogni sambuco giunto nel punto ove ritiene siavi il banco di ostriche, mette in mare le sue « huri » (piccole im barcazioni scavate in un tronco d’albero) su ciascuna delle quali montano due uomini, uno che con un tubo di latta osserva il fondo del mare e, scoperte le ostriche, ne avverte l’altro che si tuffa e te raccoglie staccandole dal fondo con le mani.
Le perle vengono vendute subito' ad incettatori o sono portate sui mercati di Massaua, Gedda, Hodei- da e Aden, da dove poi le perle bianche sono spedite in Europa, e quelle giallastre in Oriente, ove sono tenute in maggior pregio.
E’ ben difficile stabilire anche in cifra,- approssima tiva a quanto ammonti annualmente il commercio delle perle in Eritrea, poiché la maggior parte del prodotto sfugge assolutamente a qualsiasi controllo e la dogana di Massaua non ha notizia che di quelle poche partite che vengono spedite assicurate.
A parere dei pratici il valore delle perle negoziate a Massaua si aggira annualmente fra i 3 e i 4 milio ni di lire italiane; alcuni asseriscono che arrivi sino a 6 milioni ; ma questa cifra ci pare esagerata. In- vece le partite che cadono sotto il controllo della dogana non arrivano mai a superare il milione.
■ Per la madreperla invece è tutt’altra cosa; il pro dotto viene portato quasi tutto a Massaua, ove i na- cuda (capi dei sambuchi) sono sicuri di non essere soggetti a soperchierie, poiché le partite di madrc perla sono vendute all’asta sotto il controllo della
nostra dogana. .
I seguenti dati stanno a dimostrare quale impor tanza abbia in Eritrea il commercio della madre- perla e come il prodotto affluisca in quantità sempre, maggiore in quel nostro porto.
Quant, esport. Di cui in Italia
Anno Quint. Lire Quint. Lire
1904. . . . . . 2.951 385.418 478 62.143 1905. . . 320.564 8 4 89.304 1906. . . . . . 2.594 273.137 456 47.852 1907. . . 395.564 276 34.545 1908. . . . . . 3.044 317.158 — — 19C9. . . 383.755 742 85.330 1910. . . 763.255 488 79.109 1911. . . 905.243 479 85.866 1912. . . . . . 4.912 1.327.160 607 108.552 1913. . . 1.318.177 582 139.360
Come si vede, da qualche anno a questa parte la produzione portata sul mercato di Massaua è presso ché raddoppiata.
Ciò che è strano si è che della madreperla prodotta in Eritrea soltanto una piccola parte è avviata diret tamente in Italia, mentre poi ITtalia importa annual mente da quegli stessi paesi che la acquistano in E- ritrea delle forti partite di madreperla greggia.
Quanto più semplice ed economico sarebbe che i negozianti italiani anziché ricorrere all’estero per i loro acquisti trovassero modo di effettuarli diretta- mente in* Eritrea. Ma non sempre ciò che sarebbe ra zionale, facile, semplice ed anche vantaggioso riesce a vincere la consuetudine.
Bul-bul. — Fino a pochi anni or sono, non appena
■esaminata l’ostrica perlifera, il guscio, che come si è già detto è usualmente chiamato « bul-bul », ve niva buttato1 via, non ritenendolo utilizzabile, e que sto a differenza di altri paesi, ove il guscio della Me leagrina muricata è oggetto di un commercio di una certa importanza, sebbene abbia sui mercati un valo re molto minore di quello della madreperla, poiché non può servire che per applicazioni secondarie.
Dal 1910 a questa parte anche l’Eritrea ha iniziato l’esportazione di tale prodotto, esportazione assai li mitata, ma che coll’andare del tempo potrà divenire una nuova e non indifferente fonte di guadagno per i pescatori di perle dell’Eritrea.
Tartaruga. — Da Massaua si esporta annualmen
te una piccola quantità di scaglie di tartaruga,, ma questo commercio ha scarsissima importanza e non è probabile che possa acquistarne per l’avvenire.
Collane di conchiglie e conchiglie varie. — Col no
me di collane di conchiglie sono conosciute in com mercio dellè filze di piccolissime conchiglie bianche, lunghe 6 o 7 mm., largamente usate da tutte le popo lazioni dell’Africa Orientale per ornare numerosissi mi oggetti.
Altre conchiglie bianche ma più grandi sono ven dute sciolte allo stesso scopo. Anche in Eritrea le po polazioni indigene fanno largo consumo di questo prodotto.
L’esportazione delle conchiglie ha in questi ultimi anni raggiunto una certa importanza specialmente per raggiunta di un nuovo articolo: le conchigilde Trocas, che vengono avviate in Francia. Nel 1913 in per l’aggiunta di un nuovo articolo: te conchiglie per L. 325,420.
Oltre alle varietà di conchiglie che sono già og getto' di speciali commerci, vi sono nella Colonia Eri trea più di 50 varietà di conchiglie, la maggior parte delle quali potrebbe trovare vaste applicazioni nelle industrie europee; richiamiamo specialmente l’atten zione sulla Tridacnea gigantea, una bellissima e grande conchiglia molto abbondante in Eritrea.
Unghie di pesce. — Con questo nome si vendono in
commercio alcune varietà di piccole conchiglie che gli indigeni usano come profumo e come medicina. Tale commercio non ha per ora grande importanza, poiché non ha mai oltrepassato le lire 60,'000 annue (nel 1910 lire 58,187) ma non è escluso che l’abbia ad acquistare per l’avvenire se, come è sperabile, di que sto prodotto vorranno occuparsi seriamente anche i commercianti europei.
Cera e miele. — In quasi tutte le varie zone della
Colonia Eritrea le popolazioni indigene si dedicano alla raccolta della cera e del miele che ricavano da gli alveari sparsi nei boschi, ma in generale l’apicol tura non è affatto conosciuta.
Anche dall’Etiopia giungono annualmente in Eri trea ingenti quantità di cera che in unione al prodot to locale viene esportata per via di mare. Il miele in vece, tanto in Etiopia quanto in Eritrea, è appena sufficiente per far fronte ai bisogni del consumo loca le. Infatti, mentre l’esportazione delia cera raggiun ge cifre di una certa importanza, l’esportazione del miele è addirittura insignificante.
Il fenomeno si spiega facilmente se si tien conto che della cera gli indigeni fanno pochissimo uso, mentre il miele è largamente adoperato da Mussul mani e da Abissini per la confezione delle bevande comunemente usate dalle varie popolazioni.
riman-1044 L ’E C O N O M IS T A
7 novembre 1915 - N. 2166 diamo il lettore a quanto è detto nella Monografìa
« Mostra coloniale di Genova » dalla quale sono state tolte le presenti note, e più precisamente in quella parte che riguarda la Mostra della nostra R. Agenzia commerciale a Gondar, la quale si è occupata in par- ticolàr modo del commercio della cera in quelle re gioni.
Per quanto riguarda l’Eritrea ci limitiamo quindi a presentare i dati statistici riguardanti la cera e- sportata per via di mare nell’ultimo- sessennio:
Anno Quint.Quant. esport, Lire Di cui Quint. in Italia Lire 1908. . . . 253.859 66 15.139 1909. . . . 300.000 115 26.337 1910. . . . 330.277 137 20.536 1911. . . . 244.02(5 3 717 1912. . . . 291.981 21 4.786 1913. . . . 252.051 — ___
Come si vede, in quésto ultimo quinquennio l’espor- zione^della cera non ha avuto notevoli; oscillazioni da un anno all’altro. Ma se a queste cifre contrappo niamo le statistiche più antiche, allora rileviamo che anche l’esportazione di questo prodotto è in gran de incremento poiché negli anni 1897 e 1898 l’esporta zione della cera per via di mare si aggirò intorno alle lire 30,000, per salire a lire 87,000 nel 1899, a 116,000 nel 1900 e via di seguito.
Ora, se si tien conto che T-esportazion-e di questo prodotto- da Massaua è ih proporzione diretta con la quantità importata in Eritrea dall’Etiopia, se ne de ve dedurre che dal 1898 ad oggi l’importazione d’ol- tre confine è assai aumentata a differenza di quanto molti asseriscono dichiarando che il commercio caro vaniero- d’import-azione fra l’Etiopia e l’Eritrea è in continua diminuzione ed è ridotto oggi alla metà di quello che era 20 anni or sono.
Abbiamo ritenuto opportuno di richiamare l’atten zione su questo prodotto non tanto- per la sua impor tanza attuale nel commercio eritreo, quanto perchè riteniamo che se i concessionari europei e le popola zioni indigene si dedicassero all’agricoltura come in dustria accessoria potrebbero ricavarne non scarsi guadagni. Infatti gli esperimenti fatti -eseguire tempo addietro dal Governo della Colonia dettero sempre ottimi risultati.
Dalle statistiche precedentemente -esposte- si può altresì rilevare che anche per la cera si verifica lo stesso fenomeno al quale abbiamo accennato. prece dentemente in riguardo ad altri prodotti. Infatti del la cera esportata dalTEritre-a la maggior parte è avviata alTestero, in Germania, in Austria-Ungheria e nei paesi Bassi, mentre- a sua volta l’Italia è im portatrice di cera daH’-estero. Segnaliamo anche que sto 'fatto alla attenzione degli industriali italiani.
Il contratto di colonia nel Trentino
Il contratto di colonia è comune in tutto il Tren tino, vale a dire nella parte- italiana della provin cia del Tirolo; però anche nel Tirolo propriamente detto, vale a dire nella parte tedesca della provine eia in parola, esso incomincia a prendere piede, so pratutto nella regione viticola della Valle superiore dell’Adige © delle zone bilingui o tedesche dove sor gono successivamente colonie italiane. Ma anche nel Trentino il .contratto di colonia è in uso solo nelle regioni coltivate a viti, e precisamente nella Valle dell’Adige, da Salom o in giù, nella Valsugama e nella valle di Arco e di Riva; nelle altre parti del Trentino esso manca quasi del tutto o ha poca im portanza, predominando ivi la piccola proprietà con la. coltura dei prati e dei cereali. La forma abitudi naria del contratto trentino è la mezzadria; la du rata del contratto è di solito annuale, ma effettiva mente si prolunga per lungo tempo e spesso per in tere generazioni © non viene di solito interrotto che in caso di vendita del fondo. Il colono si considera investito dèi fondo ed autorizzato a lavorarlo sino a che lo coltivi coscienziosamente. Sino a qualche anno fa, coloni proprietari non si trovavano che nel circondario di Mori e nella Valsugana, ma oggidì le condizioni dei coloni si sono migliorate di molto. La mezzadria trentina non ha nulla di particolare,in molti c-asi, che la differenzi dalla sua forma nor male: le entrate © le spese vengono divise per metà. Accanto alla mezzadria esistono anche semplici con tratti di affittanza -a danaro; nei dintorni di Rove reto è consuetudine che il fìtto annuo- c-o-rrisponda all’interesse del 5 per cento del valore del fondo. Fre quenti sono però i casi in cui il contratto, mostra dif ferenze dal solito tipo della mezzadria, sopratutto per ciò ch-e si attiene alla quota parte di prodotto che spetta alle parti. La superficie del fondo coloni co non supera di solito, nei dintorni di Trento, 3 sino 4 ettari di terreno in collina, più 2 sino- a 3 -ettari di terreno in pianura. Un complesso di terre di questo genere si chiama << maso- ». Spe-s-so- il colono riceve oltre a ciò anche un pezzo di prato, gratuitamente od al piu per la metà del fìtto normale. Se i fondi ch-e costituiscono il maso sono tutti in pianura la sua superficie è di solito- maggiore, e ciò per il fatto che la superficie.del maso corrisponde alia capacità di lavoro della 'famiglia colonica. Oltre- alla colonia su interi masi, esiste quella su singoli fondi. La col tura della vite e quella del baco da seta (filugello) ha .anche qui importanza decisiva per i contratti co lonici. Il colono riceve di solito l’abitazione gratui ta, qualche volta però egli è tenuto a pagare il fìtto e ciò quando il fondo non sia sufficiente' per inopie- gare durante tutto Tanno; la famiglia colonica e- que sta debba pertanto cercare anche altrove lavoro Questa forma si riscontra in ispecie nei dintorni di Aia.
Il bestiame è di solito proprietà del colono, che nel trentino viene chiamato «manente-» o «m asad a» be il bestiame -non appartiene al colono-, è il padrone che lo procura, dietro divisione a metà del guada- gno. Il latte appartiene di solito al colono, spesso pero viene diviso. Per -il bestiame il colono- ric-eve come fu detto, un tratto di prato' o di pascolo erra- turbamente, come, ad esempio-, sull’altipiano di Bren- tameo Ma nella stragrande maggioranza dei casi la stalla appartiene per intero ,al colono solo, che però dal canto suo è obbligato a consumare tutto il fieno, per mantenere il bestiame- d-e-1 maso ed a im piegare tutto il letame sul fondo- colonico. In molti casi ì padroni cercano di dare incremento all’alle-va- m-ento del bestiame a mezzo di mutui senza interesse ai coloni e ciò a vantaggio stesso- dei padroni. I con cimi chimici vengono forniti in tutto o per metà dai padrone. Nella coltura del baco- da seta regna la mezzadria perfetta, però il padrone mette a disposi zione del colono i locali necessari e la foglia di gelso- ma se questa deve venir comperata -egli paga la metà della foglia e la metà della semente ei riceve fa metà dell entrata e la metà della foglia non con- sinuata.
Nelle colture dei vigneti della Valle Lagarina esi ste pure te mezzadria pura; qui spesso vengono di vise a metà anche le spese per combattere la filos- sera.In altri luoghi, per -esempio a Trento, il padro ne riceve due terzi del raccolto dell’uva, il colono un terzo. Nei dintorni di Mori il padrone riceve in vece tre quinti ed il colono due quinti del raccolto ma m questi casi il padrone è tenuto a dare il filò di ferro ed il legname di solito totalmente-, mentre lo zolfo, ecc., viene pagato secondo la quota. Presso Arco il padrone riceve spesso sei undicesimi, il co lono 5 undicesimi del raccolto d-ell’uva e dell’olio
Per ciò che riguarda la coltura dei cereali è da ri levare che se predominano le viti ed i terreni sono cattivi, il grano viene lasciato del tutto- al colono altrimenti viene diviso a metà. La divisione a metà avviene -anche per le frutta, il tabacco ed i legumi primaticci. Per i miglioramenti del suolo il colono viene sempre indennizzato, le piantagioni a nuovo vengono quasi ovunque intraprese e condotte a ter mine dal padrone. Trattandosi di un cosiddetto nuo vo « scasso », il colono contribuisce solo in parte alle spese.