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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.42 (1915) n.2129, 21 febbraio

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L’ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI REDAZIONE: M. J . d e Jo h a n n is — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a i.e o n i

Anno XLII - Voi. XLVI

Firenze-Roma, 21 Febbraio 1915 j

N. 2129

La piena del Tevere ha completamente som ­ m erso la Tipografia p resso ia quale stampiamo il nostro periodico. P er non far subire ritardo alia pubblicazione degli articoli che ci sono giunti, il fascìcolo viene formato questa volta di sole quat­ tro pagine.

Preghiamo i nostri abbonati di darci venia e dì volersi ritenere compensati del p resen te minor volum e, dalle quattro pagine in più che p er ogni fascicolo offriamo loro p er l ’anno corrente.

PARTE ECONOMICA

Ministero e Parlamento.

Si è riaperta la Camera e riprenderà presto le sue tornate anche il Senato, mentre perdura quella crisi mondiale, dinanzi alla quale ogni mente ragionante si trova perplessa.

V ’ha chi si domanda se non fosse stato pre­ feribile, pur anco avvalendosi di un pretesto, di rimandare ad altro tempo la ripresa dei lavori del corpo legislativo.

Noi crediamo che l’attuale Governo dia una nuova prova della sua lealtà e di sincerità nella sua condotta, , non sottraendo al controllo dei rappresentanti della Nazione i suoi atti, ma anzi sottoponendo alla discussione ed alla appro­ vazione tutti quei provvedimenti che venne co­ stretto ad emanare e ad applicare, senza aver prima sentite le Camere.

Formano essi una mole di responsabilità e di lavoro, che da molti mesi incombono incessanti, anche per un succedersi di fenomeni naturali privo di precedenti, tale da potersi nello insieme quantitativo paragonare al prodotto di intere legislature, nel loro insieme qualitativo alla vi­ cenda di più gabinetti.

Ben potrà il Parlamento, od esercitando il suo controllo sull’opera del Governo o sviluppando la sua funzione legislativa, tener presente che se mende vi sono, queste si ecclissano e diven­ tano, nella proporzione, inezie dinanzi alle com­ plicate difficoltà, alla molteplice attività, alla in­ discutibile onestà del Governo che vigila e so- praintende alle sorti del paese nell’ora più grave e decisiva giammai trascorsa per la storia delle passate, delle presenti, delle future generazioni.

Se il Parlamento volesse indugiare o fermarsi sul rilievo inopportuno di un qualsiasi provve­ dimento che offrisse il fianco alla critica e per­ desse nel contempo il concetto delle più alte re­ sponsabilità che oggi assillano i legislatori stessi e maggiormente gli uomini che occasionalmente si sono trovati al timone della cosa pubblica e

non pertanto si sono mostrati pari al loro com­ pito o non demeriti coadiutori del capo del Go­ verno, compirebbe indubbiamente atto nocivo agli interessi della nazione e mostrerebbe di non saper valutare la proporzione delle cose. Soltanto, se fra Parlamento e Governo,' sulla piena conoscenza delle circostanze di fatto e non sulla base d’in­ duzioni o deduzioni, fosse per manifestarsi una decisa divergenza intorno alle direttive della po­ litica internazionale, sarebbe sano in questo mo­ mento, noi crediamo, che il primo avesse ragione dell’altro ; ma fino a che in quel campo rimane prevalente, come certo si avvera, una comunanza di intenti, ogni altro dissenso diviene nell’ora pre­ sente quisquiglia e ridonderebbe a carico delle mentalità dei legislatori se per essa si volesse aggravare, anziché appianare l’eventuale discre­ panza.

Assicurazioni Provinciali

L'on. Corniani, nell’articolo che qui sotto pub­ blichiamo rileva ì pericoli di un nuovo accen­ tramento statale nei riguardi della Assicura­ zione Grandine. Condividiamo le idee chiara­ mente espresse dall’egregio parlamentare ed au­ guriamo che la Camera non si lasci lusingare nuovamente dalla illusione di un incremento della mutualità per effetto di un intervento di stato sia pure sotto form a di Casse Provinciali.

Fra gli oggetti all’ordine del giorno della Ca­ mera vi è al N. 45 il seguente :

« Istituzione di casse mutue provinciali con­ tro i danni della grandine ».

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L ’ ECONOMISTA 21 febbraio 1915

Il progetto fu discusso^ negli uffici, che nomi­ narono 9 commissari fra ì quali il “ f La commissione nomino a presidente 1 on Ottavi, e relatore l’on. Giordano di Torino, e discusse ampiamente il progetto. Dalla relazion

revole Giordano (N. I l i A ) tolgo il seguente b r «nUno dei commissari (Corniam) si dichiaro risolutamente contrario ritenendo che ne fatato, nè Provincie, nè Comuni dovessero ingerii s materia d ’assicurazione, e che questa tosse sciata all’iniziativa privata.

A ltro dei commissari (Dello Sbarba) invece stenne che l ’ assicurazione-grandine dovesse' essere compito dello Stato, e che soltanto per 1 attuale impossibilità della creazione di un Istituì Stato aderiva alla proposta legge. .. .

L a maggioranza della Commissione ha ntenut , che, standosi ora, e giustamente per provveder alla assicurazione obbligatoria delle classi lf ratrici della campagna per gli infortuni sul la­ voro, fosse utile ed opportuno venne m a di quelle medesime classi contro la vio enz / natura. Coll’articolo 1” del progetto per I s t it u ­ zione delle casse mutue provinciali per ì danni della grandine, occorre il voto favorevole i ‘ meno i due terzi dei consiglieri provinciali a „nati alla Provincia. E ’ consentito alle varie casse provinciali di consociarsi fra loro. Non vengon risarciti i danni inferiori al 10 per cento ; ne liquidazione dei danni si dà quella_ quot risulta dall’ammontare dei premi diminuita delie spese ; tale quota non può mai superare, n » per cento del premio.

Mentre tutti si lamentano dell’eccessivo accen­ tramento Statale, il relatore ritenendo che io Stato non debba spogliarsi di qualsiasi ingerenza nella sistemazione e funzionamento di queste casse mutue, propone che i relativi regolamenti speciali, da prepararsi dai rispettavi eon sig 1 amministrativi e da deliberarsi dai Consigli Pro­ vinciali, siano sottoposti all’approvazione del Mi­ nistero di Agricoltura Industria e Commercio.

I consigli amministrativi delle dette casse mutue, si comporranno di 11 membri, 6 eie ì dal Consiglio Provinciale e 5 dai Comuni.

— Dal B ollettino delle assicurazioni in Italia ri­ sulta che nel dodicennio 1898-1910 su 100 lu e di premio riscossi per assicurazione-grandine la media dei sinistri pagati fu di 77,60 . 6 spese d’ amministrazione e perizia^del 17, cosic- chè l’interesse industriale fu del 5,40 per cento dei premi. Ma quella media, oscilla fra u l o ed il 20 pér le spese, e fra il 54 ed il 144 per ì sinistri ; ed in quest’ ultimo caso gli assicurati della mutua provinciale riceverebbero un inden­

nizzo molto basso. . r

— I promotori del progetto si lusingano eli poter diminuire le spese, e di poter ribassare le tariffe ; la media delle tariffe è in Italia del 4,bt» per cento del valore assicurato, mentre in Francia è del 1,30 per cento, in Austria del 2, m Ger­

mania dell’ l per cento. . „

— Non conosciamo finora ì risultati dei Mo­

nopolio Assicurazioni-Vita e non ci pare pru­

dente creare nuove forme di assicurazioni pro­

vinciali. . .

Il proponente e relatore on. Giordano si lusinga che l ’istituzione delle casse mutue provincia ì,

avvierà allo sviluppo della mutualità, e facendo concorrenza alle società private, determinerà un

abbassamento delle tariffe j i

H o creduto far conoscere le linee generali del progetto, ritenendo per altro che sia pie e n n e , in iìna Italia libera e progredita, non mettere nuovi vincoli all’iniziativa individuale, e lasciare che ciascuno cosciente delle proprie responsabi­ lità provveda come meglio gli conviene, senza bisógno di protezioni non desiderate ne

neces-sar16' Ing. G. C ousrA Si

Deputato al Parlam ento.

Neutralità militare e socialismo

Il nostro collaboratore esprime nell'articolo che segue i suoi personali convincimenti, nei vignai di d% aer7amenÌeegli fa opera buona richiamando il partito socialista dalla visione di idealità teoriche aUa realtà pratica e tangibile di problemi verso i anali esso ha il dovere di cooperare coll energia di tutte le sue forze, specialmente m riguardo al dazio

sul grano. .

Ultimamente l ’Assemblea della Sezione socialiste di Milano aderiva per referendum con voti 18. al­ l ’ordine del giorno di Malatesta contro 125 dati all’o d. g. dell’ On. Turati. . , , L o d g. Malatesta affida alla Direzione del

Scarico di preparare sollecitamente l a- l ^ Po slZ Z p r d tic a Pe risoluta contro V intervento militare dell’ Italia nel presente conflitto europeo.

Di ó e g u L a tale votazione di menti malate ed infette dal pus vaccinico Austro-Germanico-Turco, Pon Turati dichiarò di voler essere considerato

ribelle ai deliberati della sezione socialista mila­

nese. ^

* *

Senza entrare nel merito di quel conflitto in­ terno di Partito, a me sembra che ì maggiori bene pensanti del P. S. farebbero atto assai commende- lo ie se interponessero la loro autorevole paiola per farla finita una buona volta coll andazzo di trascinare le masse proletarie ad ingnillire ed a insensibilizzarsi attorno ad arruffate qmstionuP“ -ramente teoriche e sportivamente scientifiche m concludenti sempre per quel che riguarda le legg sociali reclamate dall’assetto economico delle class

lavoratrici. , • -, ,,

Era tali festajole questioni oggi e il turno della neutralità socialista in.fatto di

guerra-U popolo ha bisogno di pane e lavoro, e l i, h e n e V sciu ti, lo chiamiamo a meditare e delibe­ rare sulle nostre chiacchiere sportive intorno al pensiero di Marx, di Engel, di Jaures, ed m tatto di neutralità socialista, ed intorno

maggiore o minore dei comizi, delle sbandierate delfo sciopero generale, quali freni ed impedimenti S t r o la guerfa, anche se di rivendicazioni na-Z1°Oome se sciopero generale, comizi, sbandierate Jaurès, Engel e Marx dessero lavoro e pane a cl è afflitto dalla disoccupazione e dalia lame.

E dire che dal socialismo non si e spesa una parola di protesta quando il dittatore di Di onero preparava la nefasta impresa libica ! !

* *

A me sembra che oggi il punto sociale urgente su cui dobbiamo richiamare l ’ attenzione delle masse, del Governo e del. Parlamento, quello sia del un- caro viveri e della disoccupazione.

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L ’ ECONOMISTA 171

21 febbraio 1914

il dazio doganale sui cereali è abolito in via tem poranea fino al 30 giugno p. y. — sia il momento opportuno e indicato per chiedere ad alta, una­ nime e persistènte voce che l ’abolizione provviso­ ria diventi definitiva.

0 l ’abolizione definitiva del dazio di confine sul frumento e sugli altri cereali la si ottiene ora, o passerà una intera generazione, prima che la qui- stione venga ancora sul tappeto. _ _ _

A me sembra pertanto che la Direzione del P. S. — anziché continuare ad insterilire e fossilizzare se stessa e le masse proletarie nella inconcludente quistione teorica della neutralità socialista — la- rebbe opera assennata se richiamasse tutti i socia­ listi al dovere ed alla necessità di intensificare la propaganda:

a) per indurre Governo e Parlamentò afi abo­

lire definitivamente e per sempre il dazio doganale su tutti i cereali a partire dal 1. luglio p. v. ;

b) per indurre il Governo a statizzare, con mo­

nopolio l ’ importazione del frumento fino a guerra terminata, operando nel tempo stesso il censimento di tutti indistintamente i depositi di fruménto e degli altri cereali esistenti nel Regno.

* * *

Se ciò facessero i maggiorenti intellettuali del p . S. — e se i Deputati socialisti in asseconda- mento e coronamento a tale propaganda presen­ tassero un emendamento per trasformare in defi­

nitiva l ’abolizione temporanea contemplata dall’ar­

ticolo 1 del R. D. 31 gennaio u. s. — io credo che a buon diritto gli uni e gli altri potrebbero pre­ tendere di essere dichiarati benemeriti non solo delle masse proletarie che più consumano frumento, riso, granturco, segala etc. in confronto delle classi agiate — non solo dell’ordine pubblico che più non sarà turbato per i prezzi esorbitanti del pane

_ ma altresì della economia agricola nazionale la quale, per mancanza dei dazi protettivi di privi­ legio di classe, sarà spinta (come in Inghilterra) ad intensificare la produzione unitaria del frumento per ettaro di terreno coltivato: — ricavando cosi dal maggiore prodotto unitario quel benefizio di lucro che ora ai grossi possessori di terre viene dato dall’altezza socialmente delittuosa dei dazi di confine.

* * *

Ed al riguardo della incostituzionalità statutaria del dazio protettivo sui cereali non trovo inoppor­ tuno e superfluo il ricordare la enorme ed inumana imposta di sopra prezzo che il dazio doganale di lire 7,50 per ogni quintale di frumento fa gravare su 36 milioni di cittadini consumatori a tutto in­ debito lucro dei 100 mila grossi possessori di terre, che i piccoli (mezzadri, etc.) finiscono di pagare il dazio come partita di giro perchè, anziché ven­ ditori, altro non sono che consumatori del proprio grano, da essi coltivato sulla propria terra.

Mediamente in Italia si producono circa 50 mi­ lioni di quintali di grano all’anno: i quali, molti­ plicati per lire 7,50 di dazio unitario, danno il sopraprezzo di vendita di circa 375 milioni di lire annue — che i centomila possessori di terra pre­ levano quale imposta indiretta obbligatoria dai 36 milioni di consumatori di pane e paste di frumento, fa appena d ’uopo avvertire che non è esagerazione l ’affermare che i due terzi circa di quei 375 milioni

di sopraprezzo-imposta vengono pagati dalle classi

lavoratrici di tutte specie, le quali, come si disse, più consumano di pane in confronto delle altre classi sociali.

Ya da sè che un altro centinaio circa di milioni

di lire vengono dai possessori di terra ^ riscossi

quale imposta di plus valore per gli altri cereali (riso, granturco, segala ecc.). ..

E ’ quindi un indebito lucro di circa mezzo

mi-liardo annuo che i 100 mila cittadini fondiari pre­ levano dagli altri 36 milioni di cittadini nazionali, all’ombra legale di dazii di privilegio che sono la negazione dello Statuto e del diritto di Umanità ! Se consideriamo inoltre, che la imposta fondia­ ria pagata dai possessori di terra allo Stato, ai Comuni ed alle Provincie non arriva, complessiva­ mente, ai 250 milioni annui, cioè _ al doppio del plus valore riscosso dai consumatori, non si può dire che si fa del pessimismo affermando che i padri-maestri del socialismo collettivista siamo noi classi dirigenti non appartenenti al proletariato.

* * *

Per quanto riguarda poi la quistione, ormai ple­ torica, della neutralità o non neutralità — dell’in­ tervento o non intervento armato nell’ attuale con­ flitto europeo a me sembra che, poiché sarebbe viltà di Nazione l ’abdicare alla rivendicazione delle terre di nostra spettanza nazionale, l ’azione dell’I­ talia non può uscire dal seguente cerchio di di­ lemma :

O il nostro Governo ha di già impegnata la neu­ tralità dell’Italia coi due Imperi centrali cóntro la cessione formale di Trento e Trieste e ( la ratifica del possesso militare di Vallona — ed in tal caso a noi non resta che di acquietarci al fatto com­ piuto dal sacro egoismo del Governo clm ci regge» O la stipulazione di quel contratto diplomatico

non ancora è avvenuto — ed in allora altro non

resta all’Italia che di marciare alla conquista delle nostre terre e dei nostri diritti internazionali ad

latus della Triplice Intesa, della Serbia e del Mon­

tenegro : meglio se in tale marcia militare avremo a compagni la Rumenia, la Grecia e la Bulgaria.

Vero è che la disastrosa folle dichiarazione di guerra alla Turchia nel 1911 per la occupazione delle sabbie del deserto Libico ha dissestata l ’I­ talia militarmente, diplomaticamente, finanziaria- mente, economicamente, socialmente e moralmente : — e quindi una grande azione offensiva può dege­ nerare non infondati timori di gravi difficoltà finan­ ziarie e militari da superare.

Ma davanti allo stato attuale di cose internazio­ nali l ’Italia non può più oltre titubare : — Si tratta

di essere, o non essere.

Al che tornano assai a proposito le assennate gravi parole teste pronunciate dal Ministro degli esteri della Russia, Sazanoff, in occasione della riapertura della Duma :

« I governi dei Paesi neutrali, coi quali siamo « in rapporti amichevoli, fion ancora hanno preso « alcuna risoluzione definitiva : ora la risoluzione « spetta a loro . Spetta a loro perchè essi soli sa-_ « ranno responsabili dinanzi alle rispettive Nazioni « se lascieranno sfuggire una occasione favorevole « per realizzare le aspirazioni nazionali ».

Le meditino bene queste parole gli On. Salqn- dra e Somlino, anche se già avessero impegnato il loro sacro egoismo coi due Imperi centrali.

Au so n io Lom ellino

Le esportazioni in tempo di guerra

Nel fascicolo precedente (1) abbiamo esposto il nostro convincimento sul grave problema intorno al quale il nostro collaboratore E. Z. porta oggi nuovo contributo, riconoscendo la molteplicità e contrad­ ditorietà delle previsioni adottatesi dagli organi p re­ posti alla delicata funzione. Nel prossimo fascicolo porteremo una copia di casi pratici e positivi a di­ mostrazione della tesi che intendiamo di sostenere.

Pertanto E. Z. espone le difficoltà inerenti alla regolamentazione degli scambi ; e noi possiamo pur 1

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172 L ’ ECONOMISTA 21 febbraio 1914

ammettere la esistenza di problemi di qualche peso ; ma ciò convalida appunto ancor più la necessità che il nostro commercio non sia lasciato ulteriormente in balìa di incompetenti che hanno pia abbastanza lungamente mostrato, non tanto di non saper pre­ vedere o superare difficoltà, quanto di non aver capacità sia p u r solo di comprenderle.

Nei primi di febbraio, fra le tante notizie pub­ blicate dai giornali, si leggeva, proveniente da Reggio d ’Emilia, quello che segue :

« Oggi sul nostro mercato settimanale si è fatta grande incetta di maiali e gli acquisti sono conti­ nuati notevolissimi anche in provincia.

L ’ insolito movimento ha fatto nascere qualche sospetto, tanto che qualcuno ha voluto risalire alle cause di tanto fervore nell’acquisto dei... maiali e si è saputo che una nota Ditta della nostra pro­ vincia, pel tramite del suo rappresentante di Mi­ lano, aveva ricevuta, da un cliente di Basilea, la ordinazione di 8000 maiali da spedirsi subito e la raccomandazione di fare incetta di bestiame di qualsiasi grossezza.

La Ditta in parola ha spedito in questi ultimi giorni in Germania — attraverso la Svizzera com­ piacente — ben 33 carri di suini ».

E il mittente del telegramma terminava chie­ dendo :

« Din quando continueranno a mandar viveri ai . nostri nemici di domani ? ».

Eh sì, ci venne fatto di pensare, la cosa è piut- , tosto grave. Se non che... l ’esportazione dei suini è tra quelle vietate o no ? E ci accingevamo a que­ sto accertamento, che non sarebbe stato difficile, se si vuole, ma neanche rapido, tanti sono stati negli ultimi tempi gli ordini emanati in materia, nonché i contrordini, a seconda delle mutevoli ne­ cessità verificatesi. Ma fummo tolti assai presto di imbarazzo, perchè proprio il giorno dopo fu pub­ blicato il R. Decreto che vieta l ’esportazione anzi­ tutto degli animali suini, salumi e carni d’ogni specie in qualunque modo conservate, e poi d ’una lunghissima lista di prodotti alimentari diversi. Col quale provvedimento, venuto ad aggiungersi ad altri precedenti e analoghi, si può dire che resti oramai proibita l ’esportazione dallo Stato di tutto ciò che serve alla nutrizione delle persone e degli animali, rimanendo solo eccettuati dal divieto il latte, il burro, le frutta, gli ortaggi, e pochi altri prodotti facilmente deperibili.

Abbiamo accennato a ordini e contrordini. Biso­ gna riconoscere che sono un frutto della situazione generale, quanto mai ardua e complicata. Senza dubbio si spieg-ano, nel loro complesso, anche se, presi a uno per uno, non abbiano sempre rappre­ sentato, nè era possibile, un provvedimento per­ fetto. In questo campo il Governo si dibatte fra mille difficoltà. Deve prima di tutto provvedere ai vari approvvigionamenti del paese, secondo le pro­ prie vedute, ma poi inoltre cedere, in una giusta misura, alle pressioni che gli giungono e dall’ in­ terno del paese' stesso e anche dal di fuori.

Dall’ interno. — I consumatori, che sono i più, perchè consumatori siamo tutti, impensieriti dal crescente caro-viveri, vorrebbero che si importasse quanto più sia possibile, ma che non si esportasse nulla. D ’ altra parte gli industriali e in genere i produttori sollevano alte grida d’allarme per le impedite esportazioni ; le quali non lasciano sfogo alla merce già pronta nei loro magazzini, che avrebbe acquirenti altrove e non è tutta vendibile in paese, e li costringono a cessare o diminuire grandemente la produzione. E qui non è in gioco soltanto il loro interesse, pur legittimo, ma anche quello dalle schiere numerosissime di operai, a cui essi dànno lavoro.

E pressioni dal di fuori. — Lasciamo stare la roba che è considerata vero e proprio contrabbando

di guerra : di quella lì non si fa traffico, perchè ognuno dei belligeranti potrebbe bensì avere un gran desiderio di riceverne dall’ estero, ma anche ha troppo interesse che non ne ricevano gli avver- versari, sicché su ciò si esercita fino a un certo segno una vigilanza scambievole. Ye n ’è tanta altra che non sarebbe vero contrabbando di guerra, per esempio viveri di più specie, ma che ciascun gruppo di Potenze cerca d’ impedire che venga fornita al­ l ’altro. Perciò gran lavorìo segreto di trattative di­ plomatiche presso un paese neutro come il nostro, il quale, sinché neutro vuol rimanere, bisogna pure che eviti di guastarsi con questa o quella delle parti in confitto.

Certo, teoricamente sarebbe facile dire di no a tutti, ma in pratica non è possibile, giacché ver­ remmo a perdere molti contraccambi che ci sono necessari. Porse non ci gioviamo noi pure dei mezzi di trasporto altrui per importare alcune derrate che qui non si producono ? O che non ci occorre far venire dall’estero parecchie materie prime per 1’ in­ dustria, se non si vuole chiudere le officine e ag­ gravare in casa nostra la crisi economica ?

E ’ dunque inevitabile concedere qualche cosa, ora di qua e ora di là, poco, avaramente, a spiz­ zico, con molte restrizioni, ma concedere. Di qui, tra l ’altro, le frequenti variazioni del regime do­ ganale in questo periodo eccezionalissimo.

Mentre un sistema ideale e senza difetti non può esistere, e adesso meno che mai, deve stare a cuore a tutti che le disposizioni in vigore sulla materia, siano mosse da vedute di ordine interno o siano effetto di accordi contrattuali, vengano applicate rigidamente. Neanche qui la perfezione è possibile ; dentro certi limiti, contrabbando s ene è esercitato di se ne esercita in tempo di pace e in tempo di guerra. Ma alla vigilanza dello Stato, oggi fatta più intensa, può essere preziosa quella collabora­ zione spontanea che sia disposto a prestargli il pubblico, la cui fibra su questo punto è diventata alquanto sensibile. Perciò nello scrivente ha fatto buona impressione il risultato d’ un convegno te­ nuto in proposito a Bologna, nella prima metà del mese da varie associazioni popolari.

Sorvolando su altre deliberazioni state prese, no­ to volentieri quella di porre ostacoli al contrab­ bando nelle esportazioni dall’ Italia, mediante una vigilanza rigorosa alla quale si è impegùato il. sin­ dacato nazionale dei Ferrovieri. Esso intende di­ ramare a tutti i Ferrovieri istruzioni (forse quando questo articolo verrà pubblicato, lo avrà già fatto) acciò denunzino tutti i casi di contrabbando che loro accada di scoprire.- Per verità, se a scoprirli si accingono senza affannata esagerazione, ma con oculata tenacia, nessuno è meglio adatto dei ferro­ vieri a questo compito. E si può credere che qual­ che caso importante che venisse scoperto ne im­ pedirebbe parecchi di ulteriori, anche per la pub­ blicità piuttosto clamorosa che verrebbe ad avere

senza fallo. E. Z.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI

Il debito pubblico in Austria. — La Commis­ sione di controllo del debito pubblico austriaco pubblica lo stato del debito al 30 giugno 1914.

Il debito ammontava a 13 miliardi di corone, che richiedono all’anno 518 milioni di corone per il servizio interessi.

Di questo debito 5132 milioni riguardano la parte austriaca del debito comune e 7872 milioni il de­ bito esclusivamente austriaco.

Dal 31 dicembre 1913 al 30 giugno 1914 il de­ bito è aumentato di 395 milioni di corone.

~ ~ Lj i g i Ra v e r a — G erente. __

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