L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XII - Voi. XVI
D o m en ica 9
LA CONFERENZA M ONETARIA
Recenti telegram m i inform ano il paese che la Con ferenza m onetaria aperta a P arigi ha dovuto proro garsi, perchè, non si potè stabilire un accordo tra i diversi delegati per ciò che riguarda il corso legale degli scudi tra F rancia ed Italia e per ciò che ri guarda la liquidazione degli scudi attualm ente in circolazione nei diversi Stati, tra la Svizzera ed il Belgio da una parte e gli altri Com m issari dall’altra.Confessiamo che questa dissoluzione, sia pur tem poranea, della Conferenza ci ha sollevato l’anim o da un grande peso, im perocché le notizie che ci erano perve nute avevano fatto com prendere a tutti che i Com m is sari italiani avevano concordato colla F rancia la for m ula di liquidazione degli scudi, m entre quelli del Belgio non l’avevano accettata. Ora è ben vero che non fu lasciato trapelare in che consista questa form ula convenuta tra i delegati italiani ed i fran cesi, ma tutto lascia credere che le concessioni fatte dall’Italia siano state so v erch ie; e v eram ente si sa peva che i nostri tre delegati non avevano sulla que stione m onetaria eguali concetti e che uno solo, il com m . E llena, vedeva la questione dal punto di vista giuridico ed econom ico, senza entusiasm i per suc cessiapparenti o per vittorie delle idee bim etallistiehe. Non vogliam o perderci ora in congetture per indo vinare su quale base venne stipulato l’accordo per la liquidazione degli sc u d i; questo solo sappiam o che la F rancia insisteva che la differenza dovesse p agarsi in oro ed il Belgio non volle accettare tale p rin
cipio. — L ’ Italia lo ha accettato? Ecco il punto oscuro della questione oggi pendente ; e se la accet tazione del principio, proposto e tenacem ente soste nuto dalla F ran cia, è orm ai per parte dei delegati ita liani un fatto com piuto, possiamo dire che il sig. Cer- nuschi ha riportata la vittoria più splendida su una teoria che i più giudicavano esagerata. Nè varrebbe a lenire la nostra sconfitta il m ostrare che venne stipulato il pagam ento delle differenze in oro a rate abbastanza com ode; quelle sarebbero m odalità se condarie, che non toglierebbero nulla al trionfo del sig C eruuschi.
Non souo molti giorni infatti che questi pubblicava nel Siècle un articolo di cui riportiam o i bran i più im portanti.
« In F rancia vi sono duecento m ilioni alm eno di assegnati metallici (leggi scudi) belgi, m entre nel Belgio non ne circolano che 50 milioni di quelli fran cesi; la differenza è dunque di ISO m ilioni. Il Belgio con un prestito o con altro mezzo dovrà procurarsi
Agosto 1895
N. 588
i 150 milioni in oro per rip ren d ere dalla F ran cia il saldo degli scudi belgi. »
E dopo aver detto che il sig. P irm ez non aveva voluto accettare questo patto, il sig. C ernuschi ag g iu n g e : « La F rancia non ha che un partito da p re n d e re ; m ettere fuori di corso gli assegnati m e tallici (leggi scudi belgi) concentrarli nella Banca di F rancia e quindi m andarli in Belgio, per com perarvi delle tratte sull’estero o dei fondi pubblici realizzabili in o ro sul m ercato tedesco,inglese, olandese ed am e ricano. »
P er l’Italia, « che non ha tenuto il linguaggio del sig. Pirm ez », il sig. C ernuschi vuol m ostrarsi più generoso, e propone u n progetto di convenzione, nella quale è fatto obbligo del pagam ento in oro della differenza tra gli scudi dei due paesi, ma è concesso all’Italia di effettuare tale pagam ento dal 1887 in p o i , in rate di 60 milioni ogni sei mesi.
È questo, od è all’incirca questo piano che i delegati italiani hanno accettato com e form ula di liquidazione? S periam o di n o ; poiché fino ad ora da parte dei francesi, che hanno trattato l’argom ento, udim m o af ferm are m olte volte ed in più luoghi che la F rancia ha il diritto di essere rim borsala in oro, ma nessuno ha fatta la dim ostrazione di questo diritto. I delegati belgi sostengono che il rim borso deve essere fatto in m oneta legale, e, com e si sa, è m oneta legale a n che l’argento.
È vero però che alcuni giorni fa il sig. DeM olinari in un articolo del Journaldes Débats tentava la dim ostra zione di questo diritto della F ra n cia , ma lo accam pava sul fatto della esistente lim itazione nel conio degli scudi. Ora qual legam e vi sia tra le due pro posizioni: « quando lo Stato decreta una lim itata coniazione è responsabile della propria m oneta e deve rim borsarla in oro » - noi non sappiam o veram ente. E tanto v arreb b e afferm are anche il contrario.
I dispacci d ’oggi afferm ano che tutta la stam pa Belga applaude ai delegati di quel paese e ne trova correttissim a la condotta. Noi non possiam o fare eguale plauso ai nostri, sia perchè non conosciamo le stipulazioni che ci portano, sia p e rc h è ci spaventa il pensiero che la loro condotta sia stata diam etral m ente opposta a quella dei delegati del Belgio.
I PROPRIETARI DELLA TERRA IN ITALIA
Se coloro i quali in questi giorni riaprono la cam pagna a favore della proprietà fondiaria per ot tenere degli sgravi d’ im posta volessero lasciare la rettorica, quasi sem pre nem ica della logica, e non servirsi delle esagerazioni per appassionare i pro
fani, crediam o che la discussione sovra questo a r gom ento tanto interessante p er la econom ia del paese potrebbe procedere più o rdinata e più concludente.
Nè si creda che noi vogliam o erigerci a m aestri od a m o d e ra to ri; — niente all'atto ! la calm a colla quale sem pre ci proponiam o di studiare le questioni che interessano la pubblica econom ia, ci perm ette di scorgere m olto facilm ente gli erro ri altrui. Non abbiam o adottato il sistem a di prefiggerci una meta pratica e per questa sacrificare ogni convinzione e im piegare qu alu n q u e mezzo che prom etta vittoria, ma abbiam o prim a cercato di form arci delle salde convinzioni, possibilm ente basate su studi severi, e dietro quelle giudichiam o sui fatti e sui giudizi altrui. E , seguendo questo sistem a, cerchiam o di re n d e rc i in ogni caso esatto conto delle cose affine di poter em ettere il nostro giudizio con sufficente cognizione delle questioni che trattiam o. Sulla questione, ad esem pio, della quale ci occupiam o in questo articolo, volendo che i nostri lettori, per la im portanza della controversia, avessero am pio ragguaglio delle ragioni degli uni e degli altri ; accogliem m o nsWEconomi sta scritti che non esprim evano le nostre idee, ma davano notizia del m odo col quale altri trattavano la questione e giudicavano dei term ini nei quali essa si presenta.
Ora però crediamo, opportuno di esprim ere netta m ente il nostro pensiero sull’ argom ento, tanto più che ci pare vada alzandosi sem pre m aggiorm ente il diapason della discussione e quindi vi sia pericolo che non ci rim anga tra b rev e più mezzo di m ettere utilm ente una parola che possa essere, se non ascol tata, alm eno udita.
P rim a di tutto escludiam o dalla discussione l’ a r gom ento col quale sogliono i giornali, specialm ente lom bardi, m ettere il caposaldo del loro ragionam ento. P are che essi dicano : — il G overno che trova tanti m ilioni p er sgravi e per nuove spese, che regala cento- m ilioni ad una sola città, perch è non darà niente alla proprietà fondiaria che langue in causa del basso prezzo dei prodotti agricoli ? T utti o quasi tutti hanno avuto qualche cosa, vogliam o qualche cosa anche noi.
T ale argom entazione è puerile, poiché essa non serve a dare la sola giustificazione p e r un q u alu n que sacrifizio a cui lo Stato potesse soggiacere, cioè la legittim ità del bisogno. Si potrà deplorare, biasi m are che il G overno abbia speso in u na forma piuttosto che in un ’altra i m ilioni che aveva dispo nibili, ma questo solo non dà diritto agli altri di chiedere altrettanto. Le spese o gli sgravi effettuati, lo furono p er mezzo della legale rappresentanza del paese, che in u n regim e costituzionale è senza ap pello. Y ale l’assiom a : ha fatto così, dunque andava bene così.
A ltro argom ento, del quale si servono a lc u n i, è quello delle statistiche, e com e al solito le m aneg giano im prudentem ente, cioè con scarsa cognizione dello strum ento che adoperano.
Così alla Sentinella Bresciana, in aria che non am m ette replica, scrivono :
« Dallo spoglio dei dieci com partim enti nazionali risulta che il com partim ento Toscano è quello che si avvicina di più al Lom bardo e di certo non in feriore per rigogliosità.
« La Toscana ha una superficie censita di 2 m i lioni 8 4 ,9 2 7 di ettari di terreno, e la L om bar dia 1 ,6 8 9 ,0 7 6 e quindi una differenza in più per la Toscana di trecento novantacinque mila ettari di terreno.
« O r bene la L om bardia con un censo inferiore in confronto alla florida Toscana, paga annualm ente un trib u to prediale di L. 2 4 ,3 6 6 ,4 2 5 e la Toscana com e u n censo superio re alla L om barda ne paga solam ente L. 6 ,1 1 3 ,9 3 8 e per conseguenza una dif ferenza in -meno di L. 1 8 ,1 3 7 ,4 0 5 che m oltiplicata questa differenza per 2 4 anni ritorna la eloquente cifra di 4 4 5 m ilioni che la L om bardia sola con una bonarietà tutta sua speciale, h a versato in questo pe riodo di tempo più della Toscana, e ciò in onta a quello Statuto giurato che ha garantito l’eguaglianza dei doveri e dei diritti innanzi alla legge.
« La ingiustizia si presenta ancor più enorm e se si v ien e a considerare che le provincie lom barde colle V enete unite, costituiscono il quinto della n a zione e sono le sole oltrem odo caricate ».
E sta benissim o; am m ettiam o scrupolosam ente esatte le c ifre; anche noi nell 'Economista abbiam o fatto studi am pi su tale argom ento esponendo tutti gli elem enti che potevano d im ostrare la sp erequa zione della im posta fondiaria; m a ci siam o ben guard ati dal ricavare quelle conseguenze a cui ora si viene con tanta leggerezza. Lo abbiam o detto più sopra, quelle statistiche sono uno strum ento im p e r fetto. Lo stesso eccesso della prova avrebbe d o vuto m ettere sull’avviso gli scrittori e ren d erli d e siderosi di cercare le ragioni p er le quali non si hanno quelle conseguenze che la enorm e differenza avrebbe dovuto originare. E il difetto di questa sta tistica sta in ciò che non tien conto dell’ elem ento unico dal quale si può stabilire la rendita, cioè del valore o prezzo del fondo. B isognerebbe che fosse dim ostrato come il capitale im piegato nel fondo lom bardo, netto da im posta, renda m eno di quello im piegato n e l fondo toscano a parità di altre co n dizioni. E giacché dobbiam o pu r scendere ad elem en tarissim o discussioni, preghiam o i nostri egregi con- tradittori a volerci seguire in questa esem plificazione del nostro concetto.
Suppongasi che fossero in vendita così dei cam pi lom bardi che dei cam pi toscani, in condizioni an a loghe ; quale sarebbe il procedim ento con cui avver rebbe il passaggio della p ro p rie tà ? L e due proprietà hanno la stessa ren d ita lorda poniam o di 100, ma uno paga un tributo di 24, il lom bardo, l’altro un tributo di 6, il toscano : si calcola la rendita netta di im posta per il prim o di L. 76, p er l’altro di L . 94, e capitalizzandosi assegna si prim o u n prezzo, ponia mo di 152 0 ed al secondo di L . 18 8 0 . Il prim o dei te rre n i paga una im posta quad ru p la dell’ altro , ma dà una rendita netta adeguata a quella del secondo.
basandosi sulla rendita netta del fondo , dedotte le imposte ed altre spese fisse.
Dato questo, gran p arte delle esclam azioni cessano di aver consistenza; i 445 m ilioni in 20 anni ra p presentano una quota m aggiore, un aggravio note vole, non lo neghiam o, ma non rappresentano niente affatto la m isura della ingiustizia, com e vorrebbe far credere lo scrittore del quale abbiam o riportato il brano.
Intendiam oci bene però che con ciò non vogliamo dire che le cose stieno bene così e che non vi siano inconvenienti di sorta a lasciarle in tal modo. Noi abbiam o richiesta replieatam ente la perequazione d e l l’imposta fondiaria che crediam o, per m olte ragioni, u n ’ opera civile, a cui il nuovo regno non deve m an care di dare effetto, ma non crediam o che si possa ottenere lo scopo falsando il giudizio del pubblico, appassionandone il concetto e facendo stoltam ente credere che la perequazione voglia dire 1’ eldorado, la prosperità e la cuccagna. 1 pro p rietari vedranno ben presto che se a mezzo della perequazione o tter ranno una dim inuzione di im poste, appena la legge sia prom ulgata e prim a che sia applicata, i prèzzi dei loro terreni cresceranno di tanto di quanto è l’im posta dim inuita. E siccom e l’applicazione della legge esigerà u n lungo periodo, a cosa finita i novanta nove centesim i della proprietà saranno già passati per vendita o per m orte ad altro padrone, e la re n dita del capitale im piegato sarà la m edesim a di prim a. Ripetiam o cose vecchie, è vero, e notissim e, m a non ne abbiam o colpa se alle antiche verità si oppongono con insistenza i soliti antichissim i errori.
Un altro ragionam ento seguono i nostri contrad d itto ri: — la concorrenza am ericana ed asiatica ha causato un enorm e ribasso nei prezzi dei cereali e del riso, così che questi prodotti hanno perduto il 50 per cento del loro v alore; il nostro reddito netto è caduto al 2 per cento c irc a ; lo Stato venga in nostro aiuto e ci sollevi dalla im posta, od alm eno im ponga ai prodotti stran ieri dei forti dazi che pro teggano l’agricoltura italiana.
La seconda di queste dom ande incontra in Italia così scarso seguito che non vai la pena di discuterla ; ma invece sofferm iam oci alquanto sulla prim a. A m m ettiam o questo ribasso del 5 0 per cento che si verifica in Italia nei prezzi dei grani e dei risi da tre anni a questa parte. I nostri contraddittori ric o r deranno però che il 1872, 73 e 74 e poi il 1878 die dero invece dei prezzi del 50 per cento più alti della novennale ; il grano giunse a prezzi favolosi. Che fe cero i proprietari in quel tem po, del grande, del lauto guadagno? Lo Stato caricò di nuovi d e c im ila im posta fondiaria ? Oggi perchè si com pie un triennio difficile gridano e strepitano non sem pre logicam ente; se dom ani un fatto qualunque m utasse le cose e rialzasse i prezzi dei cereali al punto del 1872 pa gherebbero m aggior im posta ? E se invocano sollievo perchè la loro industria attraversa un periodo attivo, non avrebbero egual diritto tutti gli altri cittadini?
E norm e poi, a nostro avviso, è il program m a col quale i p roprietari aprono la nuova cam pagna per ot tenere lo sgravio della im posta, e ci m eraviglia di ve dere caldeggiato quel program m a in u na corrispon denza da C hiari al Corriere della sera. In nom e dello Statuto c h e a ll’art. 25 d ice: « i regnicoli contribuiscono indistintam ente nella proporzione dei loro averi ai ca richi dello Stato » gridano: — rifiutiam oci di pagare l’im posta fondiaria se non nei lim iti di una p e re q u a
-zione che noi stessi stabilirem o. — E ssi dim enticano che lo stesso S tatuto determ ina in qual modo e per mezzo di quali poteri deve essere applicato l’art. 2 5 ; essi dim enticano che lo Statuto non riconosce altri tri bunali che gli ordinari che i cittadini possano adire p er chiedere riparazione delle ingiustizie sofferte; essi dim enticano che nessun articolo dello Statuto autorizza i cittadini a fissare da sè stessi le aliquote delle im poste che debbono pagare.
Ma prescindendo da ciò, se fossero legittim i i r a gionam enti dei proprietari sull’al t. 25 dello Statuto, tutti dovrem m o insorgere rifiutandoci di pagare le im poste.
D ovrem m o insorgere quando com periam o il pe trolio, lo zucchero, il caffè, perchè pagano u n egual dazio di confine tanto il povero che il ricco.
dovrem m o insorgere quando m angiam o il pane e la carne e beviam o il vino, perchè pagano egual dazio di consum o tanto i poveri clie i ric c h i; perchè i com uni aperti pagano m eno dei chiusi, perchè i com uni chiusi im pongono sopradazi di entità diversa ; dovrebbero insorgere tutti gli im piegati perchè pagano la im posta di ricchezza m obile sul loro sti pendio, m entre gli avvocati,gli ingegneri, i m edici, ecc. non denunciano che un decim o del loro red d ito ;
dovrebbero insorgere tutti i possessori di titoli perchè pagano la ricchezza m obile .sull’intero inte resse che riscuotono, m entre tanti altri possessori di capitali sfuggono alla im posta, alm eno per gran parte.
dovrebbero insorgere quelli che usano della po sta, dei telegrafi, della giustizia, della carta da bollo, poiché sono tutte tasse od im poste co n trarie al- l’art. 25 dello S tatuto, non sono cioè pagate in pro porzione degli averi.
Lo ripetiam o: noi ci uniam o a coloro che d om an dano la perequazione dell’imposta fondiaria p er quelle ragioni che a suo tem po abbiam o svolte, m a non crediam o che la perequazione fornirà tutti quei v an taggi che i proprietari oggi m ostrano di sperare, com e non crediam o che uno sgravio della imposta, anche esteso a tutti i tre decim i, possa veram ente m igliorare le sorti dell’agricoltura. D eploriam o però vivam ente le esagerazioni a cui si abbandonano i proprietari, sia m oltiplicando la entità degli inconve nienti che lam entano, sia gonfiando le prom esse b a sate sugli effetti della riform a. D ’altronde i 250 milioni che lo Stato, le P ro v in c ie ed i Com uni ricavano dalla im posta fondiaria rappresentano appena un ventesim e del reddito attribuito alla proprietà fondiaria del suolo italiano; non si può dire che questa propor zione sia eccessiva e paragonabile ad altre m anife stazioni della ricchezza pubblica.
di ciò che il sem plice buonsenso avrebbe saputo prevedere.
Ed ecco che in molti com uni dell’Alta Italia gli scioperi si m oltiplicano e si lam entano violenze, e si parla di fiacchezza o quasi di connivenza delle autorità com unali, di debolezza nel G overno, il quale, secondo alcuni, non avrebbe altro di m eglio da fare che m ettere in carcere tutti gli scioperanti. Intanto se le cose si accom odano da una parte, si com pli cano dall’altra, e possiamo m etter pegno che la fac cenda non è prossim a alla sua soluzione.
In generale si deplora l’intervento di agitatori, di sobillatori e si deplora del pari che i contadini si lascino fuorviare dalle loro fallaci prom esse. N on stentiam o a credere all’esistenza dei prim i, com e non stentiam o a credere alla credulità dei secondi. D ap pertutto e in ogni tem po gli agitatori di m estiere si fecero un alleato del m alcontento, e poiché dei m al contenti ce ne sono e ce ne saranno sem pre, non è spe rabile che quel fatto venga a sparire. N ondim eno è a torto che ci se ne m araviglia e se ne m uove lam ento, quando non si fa nulla p er rem uovere le cause del m alcontento, quando a q u e ’ sobillatori si forniscono con com piacenza le arm i.
Ci pareva che l’ accordo degli scrittori e della stam pa più autorevole avesse dim ostrata chiara una cosa, e c io è : che se a rim ediare a certi mali il più deve attendersi dalla iniziativa privata, pure anche il G overno può indirettam ente o d irettam ente, se condo i casi, concorrere a raggiungere quel fine de siderato, ma prim a di tutto deve fare la giustizia. Se esso lascia che la giustizia sia calpestata, se egli ha pei proprietari e pei contadini due pesi e due m isure, questi si sentiranno offesi e reagiranno, la sciandosi trascinare da chi, sia pure con m alvagi fini, può disgraziatam ente dare ad intendere di le v are alto il vessillo della giustizia e della libertà.
La legislazione penale italiana, a parte il Codice Toscano, in fatto di scioperi è assurda ed iniqua. Cento volte lo abbiam o detto e ripetuto e lo rip e terem o ancora, sperando nel pulsate et aperietur vobis. U na legge che considera lo sciopero com e un reato e lo dichiara punibile se la causa non ne ap parisce ragionevole agli occhi del m agistrato, benché non vi siano state violenze o m inacce o raggiri frau dolenti, ci respinge in pieno m edio evo, ed è una vera vergogna per il libero regno d ’Italia. Q uando un giudice vi avrà cacciato iu carcere dieci, venti, cento contadini non d’altro rei che di avere opinato che il salario di una lira o di una lira e 20 cent, era insufficiente, che cosa n e avverrà ? Che quando quei contadini esciranno dal carcere, dove nessun delitto li ha spinti, diventeranno altrettanti nem ici d e ll’ordine sociale. Glie cosa volete che pensino di un G overno che essi, sebbene a torto, reputano d e ciso a non assicurare loro nem m eno la libertà e la giustizia?
U dim m o m olte discussioni accadem iche intorno alla questione agraria nelle aule parlam entari ; questi n ell’interesse, s’intende, delle classi povere chiede vano dazi protettori, quelli uno sgravio della fon diaria ; ma invece di invocare m isure che avrebbero peggiorato la sorte d e'lavoranti o sgravi inefficaci e dannosi alla finanza, quanto meglio avrebbero fatto a com inciare dal dire : riform iam o la legislazione sugli scioperi come l’hanno riform ata tutti i paesi che aspirano al vanto di civili.
Noi non siamo così ingenui, nè così fatui da ri
tenere che il giorno in cui la legge riconoscesse la libertà dello sciopero e si lim itasse a p unire le vio lenze, le m inacce e i rag g iri fraudolenti, la questione sarebbe risoluta e i m arosi tornerebbero in calma quasi p er incanto, com e al virgiliano quos ego. D i ciam o soltanto che si sarebbe fatto un atto di giu stizia, che, cum e l’esperienza ha largam ente dim o strato, porta sem pre i suoi frutti, — Q uanto e fin dove il G overno debba in tervenire nella questione operaia, è cosa su cui discuterem o dopo. — Ma prim a di chiedergli cotesto intervento, chiedetegli che faccia quello a cui l’obbligo suo indiscutibile lo chiam a, se non si vuole che l’eguaglianza davanti alla legge sia una form ula vana. Q uando si sarà m an dato in prigione chi ha bastonato il p roprietario, il fittaiuolo, o ha cercato di persuadere coi pugni il com pagno allo sciopero, alla buon’ o ra ; ogni uomo che ha il lum e dell’intelletto capirà che si tratta di argom enti di cui la società non può concedere l’uso. Ma quando i sobillatori potranno m etter tutti in un mazzo e ferm arsi natu ralm en te a ind care a segno di pietà coloro che dopo avere languito e stentato per fame abbandonarono il lavoro senza com m ettere alcun atto violento, e che per di più vennero cac ciati in un carcere, avranno buon giuoco per soste n ere che il G overno prende la parte dei proprietari contro i contadini, ed esso avrà un bel proporre leggi sugl’ infortuni del lavoro, Casse nazionali per la v e c chiaia, provvedim enti per le abitazioni, provvedi m enti p er la pellagra. Siate certi che di tutto q u e sto non gli v errà tenuto alcun conto.
Noi vorrem m o che la nostra parola « molesta nel primo gusto — vii al nutrimento » lasciasse « poi quando sarà digesta ». Il G overno italiano è, cre diam o, il G overno in fondo più liberale o certo fra i pochissim i liberali d ’ E u ro p a ; esso si preoccupa sinceram ente delle condizioni delle classi più povere. 0 perch è indugia a com piere un atto di giustizia, che in verità non gli costerebbe n ulla, che non ha nem m eno bisogno di essere studiato e che sarebbe em inentem ente opportuno?
Q ueste cose abbiam o voluto dire perchè in v erità ci pare che, durando così, le idee in una m ateria così sem plice, si vadano confondendo ogni giorno di più. E si vanno confondendo tanto che la debolezza, a cui abbiam o accennato sopra, si rim p ro v era fino all’au torità giudiziaria. Noi non sappiam o se questo rim provero sia giusto o no. S olam ente ci perm ettiam o di d o m an d are: l’autorità giudiziaria si è m ostrata debole perchè non ha punita la violenza ? 0 è stata debole perchè non ha considerati com e rei tutti co loro che scioperavano, giudicando ohe a torto rig u ar davano la loro m ercede com e insufficiente ? Confes siam o che dalle num erose corrispondenze dei giornali non siam o riesciti a form arci un chiaro concetto del com e le cose siano andate e vadano.
VECCHIO E NUOVO IN ECONOMIA POLITICA
Il nuovo ha sem pre trovato aderenti tra i giovani. Nella storia di tutte le scienze le teorie che si v en nero escogitando, sono state accolte con ardore da schiere più o meno com patte di gio v an i, i quali poi, quasi inconsciam ente, coli’esagerazioni proprie alla età hanno m ostrato l’assurdità o l’erroneità di ciò che un pensatore, alla caccia di originalità, aveva espo sto com e verità indiscutibili. Ma se i giovani, come è naturale, hanno una m aggiore facilità ad ab b ra c ciare teorie nuove — spesso nuove nella form a, ma vecchie nella sostanza — è troppo evidente che da ciò non si può concludere, le nuove teorie ra p p re sentino ja verità, e le antiche siano da respingersi. Chè se i giovani, per ciò stesso che son giovani, si deve reputare siano in possesso essi soli della verità non saprem m o vedere fra altro a quale scopo lo scenziato incanutisse nel lungo e m editato studio. E p p u re è con sim ili criteri privi affatto di logica che ragiona il sig. C. S upino discorrendo della Scuola vecchia e Scuola nuova in economia politica ') nel quale scritto si afferm a, in u ltim a analisi, che la nuova scuola econom ica contando i suoi adepti tra i giovani i quali, — rivoluzionari oggi, conserva- tori dom ani — han sem pre r a g io n e , è anche quella che deve dom inare e distruggere la vecchia teoria econom ica. Bel m odo invero di trattare le questioni! Non che l’ A utore sia ignaro degli a rg o m enti portati le m ille volte contro la econom ia c la s sica, tu tt’altro ; ma il sig. Supino, che deve essere giovane, non ha certam ente potuto ristarsi dal p en sare che fra i vecchi econom isti ortodossi, m orti o viventi, e i cam eralisti suoi coetanei dovevano sen z’altro av e r ragione gli ultim i, altrim enti la sua logica, ad usum Delphini dove andrebbe a finire ? Ma astraendo da questa considerazione ad personam, la quale è però lo spirito inform atore del suo scritto, il S upino si propone di rispondere nientem eno che a queste dom ande : il nuovo sistem a di econom ia po- litica rappresenta un progresso rispetto al sistem a di A. S m ith ? L e m utate condizioni dei tem pi g iu stificano e danno ragione sufficiente di questo ca m biam ento ? Possono ora esistere degli ortodossi se guaci^ di S m ith, com e esistevano e com e era giusto (.bontà sua ! ) che esistessero trenta o q uaranta anni fa ? Il sistem a m oderno di econom ia politica non è desso un vero trionfo p er la scienza di cui rap p re senta la vitalità, la forza di espansione e il progresso ? L A utore non chiede altro a sò stesso, m a ci pare che basti ; solo le ragioni che porta innanzi sono così povere e furono più volte com battute che l’ a r ticolo non v arreb b e certo la pena di essere rilevato se non fosse uno specimen del modo di ragionare che sfortunatam ente ha corso oggi presso non pochi scritto ri.
Il Sig. S upino da perfetto cavaliere non nega anzitutto i m eriti della scuola classica, le rende il dovuto om aggio e riconosce che essa ha creato la econom ia politica. Ma che perciò ? soggiunge tosto, ogni teoria scientifica e per conseguenza anche la teoria econom ica si trova in una n atu ra le co n n es sione col tempo e col popolo a cui appartiene il suo *)
*) V. Rassegna di Scienze sociali e politiche del lo luglio.
autore.... Le circostanze e le idee sono cam biate da Sm ith ad ora ? S ì , dunque la scienza deve cam biare a seconda delle circostanze e delle idee do m inanti.
O r bene non sarem o certam ente noi che ci farem o a negare la evoluzione nel m ondo econom ico, non sarem o noi che proclam erem o dinanzi alla vita eco nom ica perennem ente rinnovantesi la im m obilità della scienza. Convinti delle verità fondam entali della teoria dell'evoluzione, abbiam o la persuasione che la scienza econom ica non abbia ancora saputo conse gu ire tutti quei progressi che una estesa applica zione delle teoriche spenceriane e darw iniane in d u bitatam ente può arrecarle. L a biologia, la antropolo gia e^ la psicologia col progresso fatto e con quello che I' avvenire riserba loro, possono gettare sprazzi di luce vivissim a sui fenom eni econom ici quando l’uom o sia considerato com e il punto di partenza della indagine econom ica, non secondo I’ intendono gli econom isti eterodossi, i quali si plasm ano 1’ uomo che m eglio loro fa comodo, ma quale le scienze sunnom inate ci perm ettono di conoscerlo. E appunto p er ciò l’econom ia com e scienza reputiam o sia in m olte parti degna ancora di studio accurato e p e r sistente e vedrem m o con intim a soddisfazione e sa luterem m o com e u n grande avvenim ento l’ iniziarsi di un vero rinnovam ento scientifico nel quale i so gnatori, gli utopisti a qualunque scuola appartengano, dovessero cedere alla viva luce del vero serenam ente e spassionatam ente enunciato. Ma e 1’ indole stessa della scienza econom ica, e il retaggio secolare di pregiudizi d’ogni specie rip u llu lan ti volta a volta, e l’ indirizzo odierno degli studi econom ici pel quale la scienza per la scienza è un m ito; tutto ciò se ci fa a u g u ra re che il lavorio scientifico in ¡specie nazio nale sorga forte e fecondo, non ci fa sp erare in un pros sim o rinsavim ento. N è m entre crediam o che anche l’econom ia sia soggetta com e tutte le altre scienze a progressi ulteriori ci farem o a rin n eg are il principio fecondo della libertà e la teoria ortodossa della fun zione dello Stato. A nzi evoluzionisti convinti c re diam o che l’ulterio re stadio evolutivo della società sia verso una libertà quale oggi noi, con l’ edificio legislativo artificioso che si venne inalzando, non riesciam o forse a concepire. Alfa libertà dim ezzata, quando non è sostanzialm ente annullata, crediam o debba tendersi a sostituirvi la vera e reale libertà econom ica che porterà inevitabilm ente la elim ina zione di tutto ciò che i tem pi m utati renderanno incom patibile.
Ma ò ben strana la pretesa di coloro i quali, com e il sig. S upino, pretendono che la econom ia debba cam biare a seconda delle circostanze e delle idee dom inanti. Che i p rogressi delle altre scienze eser citino la loro influenza sulla econom ia ciò evid en te m ente non può non essere, ed è bene che sia, ma che la econom ia debba incondizionatam ente m utare col m utarsi delle idee e delle circostanze, ciò se fosse am m esso, il che fortunatam ente non è, eq u ivarrebbe a toglierle qualsiasi carattere di scienza.
l’arbitrio, p e r quanto coonestati, esercitati a danno degli altri. La nuova scuola economica conta senza dubbio tra i suoi seguaci brillanti ingegni, eruditi distinti, ma essa va a ritroso del m ovim ento filosofico attuale e, com e un tem po tutto era atteso dall’o n n i potenza divina ora essa vorrebbe asservire l’individuo allo Stato, al G overno, dal quale attende ogni cosa. La società è atm osfera fuor della quale l’uomo co stituito fisicam ente e m oralm ente com ’è, non potrebbe vivere, nè agire, m en che meno p ro sp erare; neces sari, perchè di natura, son quindi i rapporti tra uom o e uom o, ma essi devono potersi regolare con piena libertà nei contraenti nè alcun sistem a politico econom ico potrà mai g iungere a m odificare d u rev o l m ente e utilm ente l’ organism o econom ico d’ una società se l’ individuo non è prim a intim am entejidatto al nuovo ordinam ento.
Il nuovo sistem a econom ico non è un progresso rispetto a quello di A. S m ith, rappresenta a nostro avviso un ricorso dannoso che prelude forse, dopo essersi esaurito in sè stesso, alla applicazione disa strosa delle insane teorie collettiviste. Ma di ciò la nuova scuola, cioè la scuola politica giacobina rim o dernata, non si cura; vede mali che nessuno può negare retaggio di e rro ri, di pregiudizi delle generazioni passate e presenti, e affida la m issione di ripararvi allo Stato, dim entica che p er ottenere verace e du ratu ro progresso bisogna m odificare la n atu ra um ana poco a poco, rischiarandola con la scienza e m oraliz zandola con l’educazione (Fouillé) ') .
Nè i tem pi nuovi possono essere addotti quale giustificazione del cam biam ento avvenuto nella teoria econom ica. Certo, nuovi fatti il tem po ha recato, modificazioni parziali nel tessuto sociale-econom ico non sono m ancate, la lotta econom ica si è imposta ogni giorno di più ma la produzione delle ricchezze non segue forse le stesse leggi che gli econom isti classici ci hanno insegnate e la distribuzione non avviene forse secondo le n orm e che la antica scuola ha esposte ? M acchine ed associazione, dice il S upino, ecco i due principii fondam entali che hanno com pletam ente trasform ato il m ondo industriale. V erissim o, ma n es suno che abbia leni i classici ignora quanto essi hanno saputo profondam ente studiare quei due grandi fattori dello sviluppo econom ico. S enonchè la nuova scuola vuole una migliore ripartizione della ricchezza, e per giungervi non ha trovato di m eglio che di censurare fantasticam ente l’attuale ripartizione, severa censura c h e , al dire del L o r ia , deve inspirare ogni anim o non vile. O r bene, lasciando stare la viltà d anim o, colla quale non si sciolgono le questioni nè teoriche nò pratiche, non è forse più positiva, più p ra tica la vecchia scuola la quale nella distribuzione com e sem pre, sostiene la libertà di contrattazione e pel lavoratore e pel capitalista ? La vecchia scuola pur biasim ando e sconsigliando in tesi generale lo sciopero, ha sem pre proclam ato il diritto di dibattere la propria m ercede e non am m ette che l’ in te r vento dello Stato possa v u ln e ra re i diritti dell’uno e dell’altro.
La nuova scuola, facendosi in te rp re te dell’ evolu zione com piutasi nella vita reale ha sentito il biso gno di cam biare il concetto, il m etodo, l’ indirizzo, *)
*) V. La propriété sociale et la démocratie : — « Le césarisme sous toutes ses formes n’est qu’ un expé dient passager qui provoque à son tour les réactions socialistes » ibid. pag. 6.
modo di il trattazione, le basi psicologiche e i principii di diritto di tutta quanta l’econom ia politica. Q uesto afferm a il sig. Supino, ma la nuova scuola nono stante questo scisma ha dessa costruita un vera teoria econom ica? Punto. Ha vigorosam ente e il più spesso ingiustam ente ed erroneam ente attaccato il regim e econom ico odierno ed ha inaugurato ed applicato il socialism o di stalo, inform ando le proprie teorie alla più pura metafisica. V orrebbe essere storica c ri tica e conservatrice, ma non fu e non è veram ente che critica, gode l’appoggio di alcuni uom ini di Stato e se fosse libera di agire im m obilizzerebhe la società. Il sig . S upino può ben m aravigliarsi che esistano ancora degli ortodossi, uom ini di mezzo secolo fa, può ben cred ere che il sistem a m oderno di econom ia po litica sia un vero trionfo per la scienza, lo stadio tr a n sitorio pel quale passa ora la nostra scienza e la cui durata non sarà breve, può fargli cred ere tuttociò. Ma non è all’opportunità del m o m en to , non è al bene elfim ero dell’oggi che dobbiam o volger lo sguardo. La scienza, poiché qui siam o sul terreno scientifico, deve essere obbiettiva, e frutto dello studio freddo e sicuro dei fatti, e deve rifuggire dalle concessioni interessate. *) A questi patti soltanto si com pie il pro gresso in ogni scienza, non coll’adagiarsi nella opi nione che bisogna essere rivoluzionari quando si è giovani com e i conservatori d’oggi furono da giovani per cause e in condizioni ben diverse, i rivoluzionari.
La scienza econom ica dom anda per progredire abbandono assoluto di tali fisime e ad essa com e alla poesia si può applicare il consiglio del poeta C bónier:
Sur des penserà nouveaux faisons de3 vers antiques.
Firenze, luglio 1885.
Ricoakdo Dalla Volta.
') Si puô integralmente applicare alla economia quanto scriveva non é molto il Janet délia politica : « Les écoles politiques du XIX siècle ont le caractère général d’être plutôt des partis que des écoles; nées des événements et mêlées aux événements elles n’ont guère cette impartialité abstraite qui caractérise la science; et par la même raison elles ont laissé ou laisseront peu de ces ouvrages mémorables et éter nels qui survivent aux passions d’un temps. »
P. Janet Les problèmes au X I X siècle, pag. 39.
E sam inando l’interrogatorio p er l’ inchiesta doga nale, categoria del cotone, le dom ande generali g oh mi hanno condotto a constatare nelle indagini che si riferiscono alle condizioni dell’industria del cotone, una om issione a mio c re d ere m olto im portante.
Infatti m entre si dom anda (g) quali sono le co n d i zioni rispetto alla vendita dei prodotti sì a ll’in terno che all’estero e (h) quali le condizioni dei trasporti delle m aterie prim e e dei proventi m anifatturati p artico larm ente per quanto si effettua sulle ferrovie, non si prende m enom am ente in considerazione quanto r i guard a il trasporto viaggiatori.
Basta appena g u ard are le statistiche ufficiali del com m èrcio d’im portazione ed esportazione, per con vincersi come la produzione dell’ industria italiana del cotone sia quasi tutta collocata nel Regno.
M entre in Inghilterra filatori e tessitori vendono i loro prodotti a Case di com m issione che pensano alla collocazione degli acquisti fatti, o anche più fre quentem ente im pegnano sopra cam pioni le m erci che poi acquistano, noi produttori italiani abbiam o c r e duto m eglio di togliere di mezzo l’in term ediario del com m issionario, e vendiam o direttam ente al grossi sta, mezzo grossista e sino al dettagliante a mezzo di viaggi nostri, o di com m essi viaggiatori, o di ra p presentanti e depositari nelle piazze più im portanti. Non è in connessione coll’argom ento il considerare se questo sistem a sia preferibile a quello che ha dato u n così grande sviluppo all’industria del cotone in Inghilterra, o se abbia invece l’inconveniente di esporre a num erosi disinganni sul conto dei clienti e dei rappresentanti, commessi ecc. Q uindi, per quanto mi sem brerebbe di grande interesse questo studio, mi lim ito all’esam e delle condizioni generali.
Nuovi opifici sorgono, cresce la concorrenza, d i m inuiscono i profitti, e nella speranza di ottenere lo stesso utile che negli anni precedenti, p er far fronte all’aum ento della tassa di Ricchezza m obile, che cre sce ad ogni rinnuovarsi di titolare delle Agenzie, in ogni esercizio cerchiam o di p ro d u rre di più e di sgraziatam ente forziam o la concorrenza sofisticando la produzione o facendo prezzi quasi rovinosi.
Nè si pensi che la mia allegazione sia infondata, o visionaria, molti esem pi potrei ad d u rre in prova. Basti il dire che nelle fabbriche di Pisa e P ontedera nel 1875 si producevano dei tessuti ben conosciuti sotto il nom e di Oxfords a 71, 72 e sino 75 cent, al m etro e adesso l’articolo venduto con questo nom e è sceso sino a 27 c e n t.: basti il dire che i fu sta gni, m anifatture serissim e delle pianure Pisane, che nel 18 8 0 co stav a n o ,72 cent, si vendono oggi 58.
In questo stalo di cose è evidente quali sieno le condizioni delle buone Case acquirenti. A ssediate alla lettera da industriali, com m essi, rap p rese n tan ti, c e dono alle pressioni continue di questi ; non hanno più bisogno di rapporti am ichevoli e durevoli con i produttori.
È quindi une course au clocher generale : chi prim o arriva v en d e ; chi stà a casa si deve rasse gnare, a far la guardia a un deposito sem pre cre scente, e chi ne ha fatta 1’ esperienza non tarda a m u ta r sistem a.
Q uanto ho detto m i sem bra sufficiente a giustificare il com pito che mi prefiggo di prendere cioè in esam e le tariffe pei trasporti viaggiatori e vedere se cor rispondono al bisogno o se qualche modificazione po trebbe essere introdotta.
_ P e1, le Convenzioni F erro v iarie il trasporto v ia g giatori è fatto in base alla seguente tariffa per chi lom etro
I classe I I classe III classe
T reni diretti 0 1 2 4 3 00871 0 0565 » om nibus 0 1 1 3 0 00791 0 0509 V isto però che questa tariffa rappresenta una spesa non indifferente, sono m antenuti i biglietti d’andata e ritorno, che già prim a delle Convenzioni esiste vano, con riduzione di 25 a 30 0(0 sul prezzo di ta riffa, secondo quanto è determ inato all’a rt. 13, cap. II delle nuove Tariffe e dei biglietti di viaggi circolari
a percorso e tem po determ inato sulle stesse basi (art. citato). Tanto i biglietti d ’andata e ritorno quanto i circolari, costituiscono un vantaggio, ma tali quali sono adesso, non sono sufficienti " per i bisogni del com m ercio.
Il biglietto d ’andata e ritorno ha una troppo breve d u ra ta : lim itato alla sola giornata o all’ intervallo tra il penultim o tren o del sabato e il 2° treno del lu nedì è cagione, o d i e m anchi il tem po alla conclu sione degli affari o che si sacrifichi talora la m età
del biglietto p er rim a n d are al giorno dopo la par tenza. Il biglietto festivo, è u n vantaggio per chi vuole andare a passare il giorno in cui non si lavora, in altra località, non è un vantaggio per la gente d ’af fari. È anzi di una- ingiustizia evidente, che m entre si accorda una preferenza a chi va a riposarsi, la si neghi a chi va a lavorare.
Se le A m m inistrazioni delle F erro v ie possono con cedere dei biglietti d’andata e ritorno dal sabato al lunedì ai bagnanti, ai curiosi, e agli im piegati, per chè non accordare qualche cosa ai com m ercianti e viaggiatori per ragione di com m ercio? P erchè im i tando il sistem a dei biglietti circolari, non si creano v arie categorie di- biglietti d’andata e ritorno con 2, 4 , 8, IO giorni di tem po, con riduzioni proporzio nali e destinati esclusivam ente ad avvantaggiare il com m ercio e le in dustrie? G iustizia poi vuole che due modificazioni si facciano nei biglietti d ’andata e* ritorno. La prim a che tutte le stazioni ugualm ente sieno autorizzate a rilasciare biglietti d’andata e ri torno p er q u alunque stazione altrim enti accade che alcuni paghino m eno, altri più. P e r non dilungarm i in esem pi ne citerò uno di località a m e ben co gnite. P artendo per Em poli da P isa si ha un b i glietto d’andata e ritorno. Da N avacchio o da C a scina non lo si può avere e il biglietto sem plice costa di più, m en tre nel 2° caso si percorrono 14 chilo-, m etri e nel 3° 24 di meno.
La seconda m odificazione è che il biglietto d’an data e ritorno preso in una stazione secondaria a c cordi il diritto, m ediante il pagam ento della tassa differenziale su treni diretti e "omnibus, di valersi anche dei treni d iretti fino alla ferm ata antecedente a quella a cui avrebbe condotto il biglietto di ritorno con un treno om nibus, e che anche u n biglietto di an data e ritorno da una stazione secondaria m ediante il pagam ento della sopratassa indicata e un supplem ento di biglietto sia valevole p er trasferirsi anche al di là del destino indicato nel ritorno del biglietto.
Ho notato che i viaggi circolari si effettuano sulla base della tariffa generale con riduzione dal 25 al 30 0(0 : questi possono essere di certa com odità ma hanno i loro inconvenienti.
_ I viaggiatori p er ragioni di com m ercio non sanno, nè possono sapere, quanto tem po im piegheranno ad effettuare la visita della loro clientela. Partiti da una piazza p er u na notizia, un rialzo, un ribasso nei prezzi, hanno bisogno di to rn are indietro, di deviare e a questo non si presta il biglietto circolare ; quindi o rinunziare alla nuova gita o pagare un nuovo bi glietto.
tem po determ inato, o dove in altra ipotesi acquisti la certezza che il prodotto che egli offre non con viene in quelle regioni, o che il prezzo delle sue m erci sia soverchiam ente caro, perchè là vi concorrono articoli a più buon m ercato. Per chi è agli affari, tem po è m oneta, e to rn are a casa appena disbrigati è cosa che vivam ente interessa. Ebbene nel caso so pra indicato accadrà, che o il possessore del biglietto circolare perderà tempo perchè com pirà inutilm ente il percorso, o perderà del denaro se dovrà com prare un biglietto che direttam ente lo porti a casa.
Le ferrovie hanno quindi a m io p arere stabilito tanto i biglietti festivi d’andata e ritorno che i viaggi circolari per chi viaggia per diletto, non per coloro che servono a m antenere in m ovim ento la grande ruota del com m ercio e delle industrie in Italia.
Che ciò avvenisse in passato quando le reti delle ferrovie erano divise in varie am m inistrazioni, quando l’intendersi dell’uria coll’altra poteva presentare delle difficoltà lo si può am m ettere, ma che dopo le Con venzioni ferro v iarie gli egregi uom ini preposti td - Pam m inistraziope dello duo granili reti vogliano far rim anere le cose in questo stalo, non posso am m et terlo nè posso credere che non utilizzino quello che già vi è di buono.
L’interesse delle F erro v ie perm ette che un viag giatore con biglietto circolare percorra una d e te r m inata distanza per una som m a determ inata. P e r chè non am m ettere che i viaggiatori per ragioni di com m ercio facciano lo stesso percorso chilom etrico per altrettanta som m a, tanto in una direzione che in un ’altra, tanto sopra una linea quanto sopra u n ’altra?
Quello che io propongo non è ancora il biglietto chilom etrico all’am ericana, ma è un passo verso il progresso della grande nazione.
I nostri Senatori e D eputati non hanno un libretto di piccoli cheques su cui scrivono da dove partono e da dove a rriv a n o ? Si adotti un uguale sistem a per le Case di com m ercio e industriali. Si vendano loro dei libretti di un certo num ero di chilom etri da per corrersi dentro un tempo determ inato. Il libretto con tenga dei cheques che in parte sietio dati alla stazione di partenza in parte sieno a disposizione del co n tro l lore e attaccati a una m atrice ohe provi la proprietà del libretto nel viaggiatore. — Un prontuario di d i stanze chilom etriche lo si trova dovunque e i grandi o rari (veram ente ufficiali) possono servire allo scopo. Sul dorso del biglietto m atrice il controllore vi scriva il num ero dei chilom etri da p erco rrersi col biglietto stac cato e lo som m i col n u m ero dei chilom eiri già per corsi. La coperta del libretto indicando il num ero dei chilom etri acquistati porrà in grado di vedere a colpo d’occhio la rim anenza. L e frazioni che rim a r ranno e che il viaggiatore non può p erco rrere p e r chè insufficienti a trasportarlo ove egli vuole andare sieno cum ulate al nuovo libretto che il viaggiatore acquista o altrim enti restino a guadagno d elleF errovie.
Non mi dilungo di più in un argom ento del quale avrebbero ad occuparsi persone di me molto più com petenti ; dico però solam ente che è questione degna di studio alla quale le nuove società ferro viarie debbono p er il benessere del com m ercio e delle industrie rivolgere le loro cure.
A vv. F. de Reony.
i l SOL C O Iim C IO ITALIANO NEL ISSA
a
-G li oli d i o liv a e d i cotone
Il m ovim ento com plessivo del nostro com m ercio sp e ciale per l’olio di oliva diede nel 1884 quint. 6 52. 2 20, inferiore di 135 mila quin tali a quello del 1881, di 200 m ila a quello del 1 8 8 2 ; m entre il 1883 ha dato un m ovim ento di 109 6 m ila quintali. E q u e ste differenze così si dividono nella im portazione ed esp o rta zio n e :
im portazione esportazione insiem e
1 8 8 1 8 9 , 7 2 7 6 7 7 , 9 9 0 7 6 7 , 7 1 7
1 8 8 2 1 9 ,3 0 2 8 1 3 , 8 0 5 8 3 4 , 1 0 7
1 8 8 3 1 1 0 , 2 3 2 8 0 6 , 2 6 0 9 1 6 , 4 9 2
1 8 8 4 9 3 , 4 4 6 5 3 8 , 7 7 4 6 3 2 , 2 2 0
Il 1884 adunque è stato più povero poiché ha dato il m inor m ovim ento com plessivo non solo ma a n che, in relazione, la m inor esportazione. È noto che ciò dipende non già dell’aver perduto il com m ercio italiano influenza su qualche m ercato, ma siiibene da scarsezza del prodotto, causato in parte da condizioni del clim a, e da riduzione di alcuni te rren i ad altra coltura. Giova anche riflettere che il consum o in terno dell’ olio d’ oliva va sem pre aum entando col m oltiplicarsi delle m acchine che dovunque vengono messe in attività nel Regno. Non viene infatti se gnalata alcuna concorrenza che m ercati esteri fac ciano seriam ente ed efficacem ente a ll’olio d’oliva ita liano, il che si desum e anche dal suo prezzo che rim ane sem pre intorno alle 115 lire il quintale.
L’olio d’oliva che nel 1884 im portam m o, ci pervenne p er oltre la m età (53 m ila quintali) da T unisi e T ri poli, per un sesto (1 6 m i'a q u in ta li) dall’A ustria, per un decim o (9 mila quintali) dalla G recia e M alta; viene poi con m inore cifra la F ra n cia . È notevole che nel 1882 appena 5 mila quintali si im portavano dalla T unisia e dalla T ripolitania, m entre nel 1 8 8 4 decuplicarono il loro invio.
Rispetto alla esportazione, i 6 3 2 mila quintali usciti nel 188 4 così si divisero in quanto alla d e stinazione :
F rancia 1 5 7 ,1 0 6 ; — Russia 1 0 7 ,6 1 4 ; — G ran B rettagna 9 9 ,4 3 0 ; — A ustria 6 7 ,4 8 2 ; — G erm a n ia 3 4 ,2 3 2 . V engono poi con m eno di 10 mila quint. l’U ruguay, gli Stati U niti, la T u rch ia, la Svizzera, la D anim arca. Im porta notare che in questo m ovi m ento retrogrado, la dim inuzione non si verifica egualm ente proporzionata su tutti i m ercati. Ecco infatti uno specchietto che dim ostra il m ovim ento nei due anni sui principali m ercati :
*9 8 3 1884
F ran cia... quint. 216,532 157,106
Gran Brettagna » 195,463 99,430
R ussia... » 139,154 107,614
Austria... » 124,098 67,482
Uruguay ... » 33,289 8,835
Germania... » 32,400 34,232
Il valore dell’olio di oliva è calcolato dalla Com m issione centrale per i valori delle D ogane in L. 115 al quintale per l’ olio im portato ed in L. 135 per l'olio esportato. Nel 1884. adunque la im portazione presentava un valore di L. 10 ,7 4 6 ,2 9 0 ed essendo il dazio di confine di L. 3 al quintale, fornì alla d o gana una entrata di L. 28 0 ,3 3 8 , la esportazione diede un valore di L. 7 2 ,7 3 4 ,4 9 0 , senza alcun prodotto do ganale essendo quella m erce esente da dazio di uscita.
Il m ovim ento di transito si limitò a 2 1,328 q u in t. che per l’entrata provenivano da T unisi e Tripoli (12 mila quintali), dalla G recia e Malta (4 m ila), dalla F rancia (3 m ila) ed erano destinati all’uscita nell’A m erica m eridionale per 12 mila quintali, nella G erm ania per 3 m ila quintali, nella F ra n cia , G ran Brettagna e Svizzera per poco più di un m igliaio e mezzo per ciascuna.
Tenendo conto tanto del com m ercio speciale com e di quello di transito si ebbe com plessivam ente una entrata di 1 1 4 ,7 7 4 quintali dei quali soli 11 mila via di terra, gli altri via di m are ; nella uscita in vece si ebbero 5 6 0 ,1 0 2 quintali, dei quali 1 2 2 ,0 5 4 via di terra.
In quanto all 'olio di cotone ricordiam o ai nostri lettori la questione sorta alcuni anni o r sono circa i m iscugli di quest’olio con quello di cotone e gli imbarazzi che da quei m iscugli derivavano al com m ercio. Come al solito si invocò l’ intervento del Governo il quale, secondo le teorie di alcuni deve fare anche il negoziante d’olio; e il G overno, dopo lunghi studi applicò la solita panacea del dazio, g ra vando l’olio di cotone di una tariffa di 6 lire al quintale. L ’ effetto fu im m ediato e la dim inuzione della im portazione fu sensibilissim a. Se non che ben presto i negozianti italiani si accorsero che i m iscu gli resi a loro im possibili, erano praticati in larga scala dai loro corrispondenti all’ estero sulla m erce pura che era inviata dall’ Italia. La forza delle cose si impose da sè e m entre nel 188 2 si im p o r tavano soli 401 quintali di olio di cotone, nel 1884 ne entrarono quintali 54,972. 11 risultato finale fu che il m iscuglio costa oggi all’Italia il m aggior dazio imposto dal Governo.
N aturalm ente non abbiam o nel com m ercio dell’olio di cotone che il transito e la im portazione, poiché non se ne produce in Italia. Il com m ercio speciale offre una entrata com e abbiam o detto di 5 4 ,9 7 2 q u in tali, provenienti per 3 3 ,568 quintali dalla G ran B ret tagna, 7,825 dagli Stati Uniti d’A m erica, 4,7 7 2 dalla G recia e M alta.
Il m ovim ento di transito dà 6,967 quintali pro venienti 5 mila dalla G ran B rettagna, ne andarono 3 mila nell’U ruguay, 1 ,6 7 0 nelle altre contrade del l’A m erica M eridionale.
Quasi tutta la im portazione e la esportazione del l’olio di cotone ebbe luogo per via di m are.
Li SITUAZIONE MULI IS ffllì DI EMISSIONE
a.1 3 1 m a g g io 1 8 8 5
Il M inistero diA gricoltura e C om m ercio ha recen tem ente pubblicato il bollettino m ensile delle situazioni dei conti degli istituti di em issione al 31 m ggio p. p. In confronto del m ese precedente, i resultati ottenuti sono i seguenti : Cassa e riserva L. Portafoglio » Anticipazioni » Impieghi diretti» Titoli » Crediti » Sofferenze » Depositi » Partite varie »
L’ attivo delle sei Banche di em issione era ra p presentato dalle partite che seguono :
30 A p rile 472,682,704 462,087,582 108,789,695 208,058,215 50,186,470 142,605,241 15,365,738 476,007,089 118,391,623 2,054,174,392 4,486,465 Totale generale L. 2,018,596,808* 2,058,660,857
Da queste cifre com parative apparisce che l’ attivo delle sei B anche di em issione dim inuiva nel m a g gio p. p. di L. 4 0 ,0 6 3 ,9 5 9 .
D im inuirono : la cassa e la riserv a , il portafoglio, gl’ im pieghi d iretti, i titoli, i crediti e le partite varie.
A um entarono: le anticipazioni, le sofferenze e i de positi,
L ’am m ontare del portafoglio si divideva nei due m esi sopra indicati nel modo che segue :
31 M aggio 31 M aggio 466,229,594 455,599,082 123,883,666 194,909,680 32,365,151 137,079,144 15,407,892 477,859,008 109,834,032 Totale L. 2,013,167,252
Spese del cor. eser. 5,129,645
Banca Naz. Italiana L.
Banco di Napoli »
Banca Naz. Toscana»
Banca Romana »
Banco di Sicilia »
Banca Tose, di cred. »
30 A p rile 279,569,054 287,775,259 83,614,137 82,771,121 29,862,045 31,178,983 31,373,951 30,512,923 27,564,260 26,082,636 _ 3,615,633 3,766,659 Totale L. 455,599,082 462,087,582
Il portafoglio dim inuiva com plessivam ente di L . 6 ,4 8 8 ,5 0 0 .
D im inuirono i portafogli della Banca N azionale italiana, della Banca Nazionale Toscana e della Banca T oscana di C redito.
A um entarono quelli del Banco di Napoli, della Banca Bom ana e del Banco di Sicilia.
L’am m ontare com plessivo degl’im pieghi diretti di- videvasi fra i vari istituti nel m odo che segue :
Banca Naz. Italiana L.
Banco di Napoli »
Banca Naz. Toscana »
» Romana »
Banco di Sicilia »
Banca Tose, di cred. »
31 M aggio 135,810,129 34,072,021 17,437,765 6,293,884 1,187,258 108,620 30 A p r ile 136,901,065 46,129,651 17,437,705 6,293.884 1,187,258 108,620 Totale L. 194,909,680 208,058,245
Gli im pieghi diretti dim inuivano nel m aggio di L . 1 3 ,4 4 8 ,5 6 5 e furono in dim inuzione quelli della B anca Nazionale italiana, e del Banco di Napoli. Le altre banche non presentano in questa partita n es suna variazione.
Il passivo delle sei banche era costituito dalle s e guenti partite :
31 M aggio
Capitale e massa di rispetto L .
Circolazione » Debiti a vista » Debiti a scadenza » Depositi » Partite varie » Totale L. Rend. del cor eserc.
Il passivo dim inuiva nel m aggio di L. 4 0 ,0 7 2 ,9 5 9 . D im inuirono: la circolazione, i debiti a scadenza e le partite varie.
A um entarono: i debiti a vista, e i depositi. La circolazione com plessiva delle sei banche ascen deva al 51 m aggio a L. 1 ,0 9 7,285,191 contro L. 1 ,1 6 6 ,6 6 2 ,0 4 0 nel mese precedente e si com po neva per L. 2 5 4 ,2 2 8 ,0 5 5 in biglietti già consorziali, e per L. 9 4 5 ,0 5 5 ,1 5 0 in biglietti propri degli istituti di em issione. La circolazione dei biglietti già consor ziali è ridotta com e abbiam o v eduto a L. 2 5 1 ,2 2 8 ,0 5 5 con una dim inuzione quindi di L. 6 8 5 ,7 7 1 ,9 4 5 su quella di 9 4 0 m ilioni. La qual riduzione deriva d a l l ’essere stati cam biati in m oneta m etallica biglietti per L. 4 1 4 ,7 5 5 ,5 5 5 e in biglietti di Stato da L. 5 e 10 per L. 2 7 1 ,0 1 6 ,4 1 0 .
La circolazione propria degli istituti di em issione dividevasi com e appresso:
31 M ag g io 30 A p rile
Banca Naz. italiana L. 597,710,718 527,615,058.00 Banco di Napoli...» 179,687,578 182,575,546.50 Banca Naz. Toscan .. » 61,722,925 63,562,700.00
Banca Romana... » 47,539,746 47,373,170.00
Banco di Sicilia...» 42,124,989 41,161,983.00
Banca Tose.di Credito» 14,129,120 13,785,770.00 T otale... L. 843,055,436 876,077,227.50
L a circolazione dim inuiva pertanto nel m aggio di L. 5 3 ,0 2 1 ,8 4 1 .5 0 .
D im inuì la circolazione della Banca Nazionale ita liana, del Banco di N ap o li, della Banca Nazionale Toscana.
A um entò quella della Banca Rom ana, del Banco di Sicilia e della Banca Toscana.
Il bollettino contiene an ch e l’ am m ontare degli sconti e anticipazioni operati nel mese di maggio i quali sconti e anticipazioni fra le banche di em issione si dividevano nelle seguente m isura :
S c o n ti A n tic ip a z io n i
Banca Naz. Italiana L,
Banco di Napoli »
Banca Naz. Toscana »
» Romana »
Banco di Sicilia »
Banca Tose, di Cred. »
144,731,465 53,462,525 17,398,905 11,125,127 15,104,969 1,071,475 6,998,120 5,856,406 295,110 129,520 871,087 87,478 Totale L. 242,894,468 14,958,023
C hiuderem o questa rassegna col rip o rta re il prezzo nel m aggio delle azioni di quelle banche costituite da Società anonim e.
Banca Naz. Italiana L.
» Naz. Toscana » » Romana » » Toscana di cred. » 31 M aggio 30 A p r ile 2 , 2 0 0 2,245 1,140 1,130 1,090 1,030 520 520
IL CONSIGLIO SUPERIORE DELL’AGRICOLTURA
Nei giorni 26, 27 e 28 dello scorso m ese si è riunito il Consiglio S u p erio re dell’A gricoltura di cui è presidente l’on. Griffìni. L a sessione fu inaugurata con un discorso dell’on. G rim aldi, il quale inform ò il Consiglio dello stato attuale della grandiosa opera del bonificam ento dell’A gro rom ano, ed espose alcune
considerazioni sulla legge contro le adulterazioni e sofisticazioni dei vini, sul regolam ento pei consorzi d ’ irrigazione eco.
L’on. G rim aldi con quella pertinacia di propositi che tutti gli riconoscono, vuole ferm am ente che la legge p er la bonifica dell'A gro rom ano sia applicata senza indugio e chiam ò il Consiglio a deliberare sui re clami avanzati da qualche proprietario. Infatti contro le decisioni della Com m issione agraria furono presentati dai proprietari 43 ricorsi p e r una superficie com ples siva di ettari 9 3 3 4 .1 0 .1 5 ; su 20 ricorsi il Consiglio S uperiore ebbe ad occuparsi nella sessione precedente, sicché restavano 25 ricorsi per una superficie di e t tari 4838. Su questi ha deliberato il Consiglio ed è a ritenersi che i proprietari consci della grave r e sponsabilità che su loro pesa per la infelice condi zione dell’Agro rom ano, si conform eranno alle deci sioni prese.
L’on. M inistro nel suo discorso trattò anche del disegno di legge contro le sofisticazioni dei v in i. L’argom ento, com e si capisce facilm ente, ha una im portanza rilevantissim a pel nostro paese nel quale oggi la produzione vinicola occupa uno dei prim i posti, m entre è da sperarsi che si sappia e si voglia fortem ente portarla ben più innanzi, sopratutto nel l’esportazione. Ora osservò il M inistro « è parso, specialm ente all’estero, che il disegno di legge avesse origine da una estesa sofisticazione di vini in paese. N ulla di più inesatto, non neghiam o che delle sofi sticazioni si facciano; ma siamo ben lungi dallo stato che altri ci vuole attrib u ire. Il disegno di legge non ò se non la prova della ferm a volontà del G overno di . guaren tire in tutti i modi possibili l’onestà del com m ercio dei nostri vini, di guisa che noi non aspettiam o che il m ale si faccia gigante ma vogliam o in tervenire con opportune disposizioni, appena ha com inciato a farsi palese. »
l’agricoltura sulla retta via, di prom uovere i m iglio ram enti in ogni ram o di quell’industria, così g e n e ralm ente negletta, e respinge, concorde in ciò con tutto il M inistero, ogni idea di protezione e sim ili, e il Consiglio per bocca del suo presidente fa buon viso a! m ovim ento protezionista, ingiusto e irrazio nale, prom osso dall’on. Lucca. E si fa appello agli eletto ri! Benissimo. Gli eletto ri,n o n si lusinghino i protezionisti agrari, nella loro gran m aggioranza, fra il vitto a buon m ercato e quello a prezzi elevati non saranno incerti nella scelta e la protezione chiesta sarà inesorabilm ente ricusata. Noi non ci occupiam o di elezioni e di politica, ma poiché i protezionisti agrari ripongono tutte le loro speranze — e paiono le ultim e —- nelle elezioni politiche, sarà bene che la stam pa politica la quale com batte questo ritorno a teorie viete e a sistem i assurdi, non trascuri di colpire fieram ente questo m ovim ento che rim ette rebbe l’Italia nello stato di mezzo secolo fa. Solo noi vorrem m o che Un Consiglio S uperiore di A gricoltura, com posto com e dovrebbe essere di uomini com pe tenti, non fosse tanto corrivo a farsi propugnatore di principi che gli stessi interessati di ogni paese, quando non sono guidati da m ire estranee all’agricol tu ra ma sibbene dal loro vero interesse, respingono com e inefficaci e dannosi. L’on. G rim aldi che a noi p are al M inistero di A gricoltura thè righi man in thè right place, continui sulla via per la quale si è messo ; non avrà gli applausi dei protezionisti agrari, ma col prom uovere o sviluppare il credito e l’istruzione agraria, coll’incoraggiare i volenterosi e i capaci e coll’opporsi ad ogni specie di artificiose protezioni, sarà veram ente benem erito dell’ agricoltura italiana.
Intanto il M inistero prepara due progetti di legge tendenti a dim inuire le cause della pellagra ed a m igliorare le abitazioni dei contadini ; progetti che saranno sottoposti all’esam e del Consiglio nel pros simo novem bre. Non neghiam o che in questi due a r gom enti ci sia larga sfera di azione , ma crediam o di dover m ettere in guardia I’ on. M inistro contro certe tendenze ad invadere eccessivam ente il cam po dei rapporti privati. Non dim entichi 1’ on. G rim aldi che le industrie regolate dal leg isla to re, angustiate da vincoli e da condizioni restrittive non possono fiorire, m a anzi sono fatalm ente condannate a lan guire, se non a p erire. G iuste le preoccupazioni per la pubblica salute e lodevoli i provvedim enti relativi, ma tutto ciò sia tale da non ledere le non m eno g iu ste ragioni private.
PRODOTTI FERROVIARI
n e l m a g g io 1 8 8 5
I prodotti lordi delle ferrovie italiane nel m ese di maggio p. p. confrontati con quelli ottenuti nel m ese corrispondente del 188 4 sono i se g u en ti:
M aggio M aggio D iffe re n z a 1885 1884 n e l m aggio 1885 A lta I t a l i a ... L . 9 ,215,517 9,1 9 8 ,9 7 4 + 16-543 R o m a n e... 3 ,2 4 6 ,5 2 5 3 ,0 4 9 ,1 7 2 + 197,353 C a la b r o - S ic u le ... 1 ,138,715 1 ,0 4 1 ,7 4 6 -+- 96,969 V e n e te ... 98,100 112.050 — 13,950 F e r r o v ie d i v a r ie S o cie tà e s e rc ita te d allo S t a t o . . . 1,5 5 1 ,6 4 7 1 ,5 4 0 ,9 0 6 4 - 10,741 F e r r o v ie M e r id io n a li... 2,3 9 9 ,2 4 6 2 ,4 6 7 ,4 2 8 — 68.182 » S a r d e ... 142,714 143,576 — 862 » D iv e r s e ... £28,290 408,823 + 119,467 T o ta le g e n e ra le L. 18,320,754 17,962,675 4 - 358,079
L ’aum ento nel prodotto lordo totale delle ferrovie italiane rispetto a quello del m aggio dell’anno scorso fu adunque di L. 358,079.
A um entarono l’Alta Italia, le Rom ane segnatam ente, le C alabro Sicilie, le F erro v ie d iv erse esercitate dallo Stato e le D iverse.
D im inuirono le V enete, le M eridionali e le Sarde. Il prodotto generale del maggio 1885 che vedem m o am m ontare a L. 18,320^754 si ripartisce nel modo seguente :
V ia g g ia to r i... L. 7,17 3 ,3 8 6 B a g a g l i ... » 286 ,6 2 2 M erci a grande velocità . » 1,512,522 Id. a piccola . . . . » 9 ,2 5 6 ,7 0 9 Prodotti diversi . . . » 9 1 ,5 1 5 Totale . . . L. 1 8 ,3 2 0 ,7 5 4 Dal 1° gennaio 1885 a tutto m aggio le ferrovie italiane hanno dato u n prodotto lordo di L. 8 4 ,2 7 8 ,6 3 9 superiore cioè di L. 1,01 6 ,3 6 9 a quello ottenuto nel periodo corrispondente del 1 8 8 4 .
E cco adesso il prodotto chilom etrico.
M aggio M aggio D iffe re n z a 1885 1884 n e l m ag g . 18 A lta I t a l i a ...,L . 3,077 3,161 — 84 R o m a n e ... 1,878 1,803 + 75 C a la b r o - S ic u le ... 761 744 + 17 V e n e t e ... ... 716 817 4 - 101 F e r r o v ie d i v a r ie S o c ie tà e s e rc ita te d a lo S ta to ., 1,682 1,671 4 - 11 F e r r o v ie M e r id io n a li..., 1,356 1,429 — 73 » S a r d e ... 347 ‘249 — 2 » D i v e r s e ... 770 732 4 - 38 M ed ia co m p lessiv a L . 1,806 1,841 — 35
Il prodotto m edio chilom etrico d im in u ì nel maggio scorso di L. 3 5 ; il che dipende com e è naturale dall’ap e rtu ra all’esercizio di 396 chilom etri, dal m ag gio 1884 al m aggio 1885, e dal fatto che nei prim i m om enti di esercizio d’ una linea i proventi sono sem pre di m inore entità.
Ecco in ultim o la lunghezza m edia di esercizio delle varie linee dal 1° gennaio al 31 m aggio p. p.
D ifferen z a M agg. 1885 M agg. 1884 col m a g . 1885 A lta I i a l i a ...C h il. 2984 2866. 4 - 118 R o m a n e ... 1728 1690 4 - 38 C a la b ro -S ic u le ... 1495 1390 4 - 105 V e n e te ... 137 137 — — F e r r o v ie d i v a r ie S o c ie tà e s e r c ita te d allo S ta t o ... 922 922 — — F e r r o v ie M e r id io n a li... 1735 1726 4 - 09 > S a r d e ... 411 411 — — » D iv e r s e ... 660 500 4* 160 T o ta le g e n e r a le C h il. 10,072 9,642 4-* 430
Dal 1° gennaio al 31 m aggio 188 5 vennero aperti all’esercizio 125 chilom etri di nuove ferrovie, e nel solo m aggio chilom etri 73, cioè la linea Cancello C astellam m are-G ragnano (chil. 4 8 ) e la M onselice- M ontagnana (chil. 25).