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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1148, 3 maggio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno X\III - Voi. XXVII

Domenica 8 M aggio 1896

N. 1148

I DOCUMENTI SULL’AFRICA

Non spetta a noi giudicare i documenti presen­ tati dal Ministero alla Camera sugli affari affricato, nè per l’aspetto politico, nè per quello militare; ed il non essere chiamali a giudicarne ci solleva da un compito doloroso, perchè invero, nè la politica del Governo, nè la tecnica militare meriterebbero parole indulgenti e benevole. Uomini e denaro, ener­ gia e capitali sprecati con altrettanta leggerezza e Con altrettanta ignoranza di un line qualsiasi, cre ­ diamo che mai steno sititi sprecati come gli uomini ed i milioni italiani che ha assorbiti la guerra abis­ sina di questi ultimi mesi.

Dogliamocene cltè la ragione non manca ed au­ guriamoci die gli avvenimenti, sotto tanti aspetti luttuosi, servano di lezione per l’avvenire.

Ma la lettura dei Libri verdi Ita latto nascere

nell’animo nostro un senso di sconforto per una considerazione di ordine molto più generale. — Or­ mai non vi è più dubbio che il governatore della Colonia da una parte, ed il governo, od .almeno al­ cuni membri del governo, dall’ altra, sapevano ben prima del disastro di Amba-Alagi che i ras di Abis- sinia si muovevano ai nostri danni e che, con o senza il Negus, ma certo con forze molto prepon­ deranti, nel decembre ci avrebbero mossa la guerra.

E si intuisce pure dalla lettura dei Libri verdi ac­

coppiata al ricordo della situazione parlamentare e delia manifesta ritrosia della Camera e del paese ad ingolfarsi in una grossa guerra, che e il governa­ tore della Colonia ed il Governo hanno dissimulato il pericolo, perchè non volevano essere costretti a chiedere nuovi fondi al Parlamento o non volevano che coll’invio dei rinforzi si rendesse chiara o meno oscura la situazione. Fidando forse nella buona stella d’ Italia - - ed il lettore tenga conto della mite ipotesi — il governatore ed il governo lasciarono che si maturassero gli eventi, senza apparecchiare, quanto e quando poteva occorrere, armi ed armati.

Ora noi ci domandiamo: è egli possibile, e se è possibile, è conveniente che continui ad essere pos­ sibile, che una nazione sia esposta a questi pericoli, a queste leggerezze da parte del suo Governo, senza che nulla intervenga a impedirle od a rimediarle appena si compiono?

Il regime costituzionale vuol forse dire che se al potere, per ipotesi, salisse un pazzo od un cattivo, questo pazzo o questo cattivo possa esporre il paese ? qualunque pericolo, possa impegnarlo in qualunque msana impresa, la quale non potrà essere evitata se non quando avvenimenti gravissimi intervengano a mostrare a tutti dove si andava e dove si va ?

Perchè non è il caso ora di rimproverare il Go­ verno dell’ on. Crispi di aver voluta la impresa d’Africa; vogliamo concedere che avesse delle buone ragioni per volerla, e, dato I’ uomo e le sue ten­ denze, dato il modo con cui era stato assunto al potere quasi fosse l’unico statista capace di salvare il paese da interni disordini, non è del tutto inesplicabile che si tenesse sicuro di trascinare l’ opinione pubblica dietro a sè.

Non lo rimproveriamo, quindi, di aver fatto una

politica africanista, come si suol dire, ma per

| contrario non [possiamo perdonargli di non avere

j

nè adottati, nè apparecchiati i mezzi adatti per con-

| durre ragionevolmente quella politica, che intendeva di seguire nella colonia. Si afferma che la causa di questa insufficienza di mezzi messi a disposizione del governatore, era la discordia dei Ministri nella politica coloniale. Ma, adunque, il nostro regime costituzionale è così fatto, che si può apparecchiare un disastro, si può lasciarlo approssimare, si può anche subirlo, perchè intanto i Membri del Gabinetto discutono sulla politica coloniale e mentre gli uni, che vogliono la espansione, mandano innanzi le truppe o non trattengono a tempo i movimenti del gover­ natore, gli altri impediscono che si mandino a quelle truppe le provviste da bocca e da fuoco ed i mezzi di trasporlo !

A parte ogni altra considerazione, a noi pare che questa nostra organizzazione costituzionale funzioni male, ci pare che manchi ad essa qualche cosa; ci sentiamo come sgomenti, perchè sempre esposti ai più strani, ai più inattesi pericoli quando degli er­ rori evidenti per qualsivoglia causa commettono i governanti.

E se così è, è chiaro che urge provvedere. Non è un articolo di diritto costituzionale che vogliamo

scrivere neW Economista, ma è semplicemente un

eccitamento perchè coloro che sono competenti in materia studino e veggano dove pecca il meccanismo j col quale ci siamo costituiti e quale rimedio sia | possibile.

Così i Libri verdi ci offrono un altro esempio

che ci conduce ad eguali conclusioni.

Affermano alcuni che i L ib ri verdi contengono

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trat-tative, discorsi, notizie, che possono compromettere i più alti interessi della nazione; ed è possibile che ciò avvenga senza che nessuno lo impedisca ?

In verità vi è di che star sempre tremanti che le sorti della patria possano cadere in mani o mal­ vagie o inesperte se un regime costituzionale, che ha pur tanti congegni complicati, rende possibile che si commettano errori così grossolani ed i quali pote­ vano facilmente evitarsi.

Giacché si comprende che sia possibile perdere una battaglia, si comprende che una guerra possa essere sfortunata, si spiega che la diplomazia di un paese possa avere degli insuccessi, si intende anche che possano sorgere malintesi tra il governo di un paese e quello di un altro. Ma che nessuno di co­ loro che avevano il diritto ed il dovere di conoscere giorno per giorno le cose d’Africa, quali erano ve­ ramente, abbia detto a chiare note che se si voleva fare la guerra bisognava mandare soldati ed armi e munizioni, e mezzi di trasporlo e viveri bastanti; che nessuno di quelli che avevano il diritto ed il dovere di leggere i documenti diplomatici che si stavano stampando, abbia detto che certi documenti era imprudente pubblicarli, non lo sappiamo com­ prendere e ci limitiamo a notare questa specie di lacuna nel nostro ordinamento costituzionale, perchè se è possibile vi si provveda prima che peggiori guai incombano sul paese e rendano i danni irreparabili.

APPUNTI SULLA FINANZA ITALIANA

V.

Le spese di riscossione

Le spese di riscossione, quali vengono presentate dalle statistiche finanziarie, non sono veramente au­ mentate in proporzione alla somma delle entrate di bilancio.

Infatti, nel 1862 le entrate effettive essendo di 4 8 0 milioni, le spese di riscossione sono indicate in 112 milioni, cioè rappresentano il 23 per cento, circa, del totale delle entrate; ma questa proporzione enorme va decrescendo subito, perchè si hanno le cifre seguenti in milioni:

E n tr a te S p e se A n n i e f f e 1 1 i ve d ì risco ssio n e P e r c e n tu a le 1 8 6 2 ... 112.01 23 -7o 1 8 6 3 ... . . 524.18 111. 79 20 » 1 8 6 4 .., 112.11 19 » 1 8 6 5 .... . . 645.68 129. 27 20 » 1866. ., . . 617.13 124. 52 20 » 1 8 6 7 ... 135. 42 18 »

E più ancora la diminuzione si manifesta negli esercizi successivi, quando le entrate vanno raggiun­ gendo il miliardo, mentre le spese di riscossione subiscono oscillazioni indipendenti affatto dalla entità delle entrate. Se prendiamo, infatti, il successivo sessennio 1 868-73 abbiamo, sempre in milioni, le seguenti cifre: A n n i E n tr a te e f f e t t i v e S p e se d i risco ssio n e P e r c e n tu a le 1 8 6 8 .... 748^56 127~. 10 16.97 %> 1 8 6 9 . . . . 870. 69 126. 89 14. 57 » 1 8 7 0 . . . . 865.98 112. 60 13. 05 » 1871. . . . 966.18 104. 47 10.81 » 1 8 7 2 .... 1011.19 130. 26 12. 88 » 1 8 7 3 .... 1047. 24 143. 29 13. 68 »

Il miglioramento, in questo sessennio, è ancora più importante, giacché le spese di riscossione scen­ dono rapidamente dal 17 al 13 per cento. Vo­ gliamo però notare che non tutto è da attribuirsi a vero e proprio perfezionamento dell’ amministrazione ; il modo con cui furono compilate nei primi anni le spese di riscossione è pure una causa della dif­ ferenza cospicua.

Molto più oscillante è, a questo proposito, il terzo sessennio 1874-1879, che dà i seguenti risultati:

A n n i E n tr a te o ff e t t i v e Sp ese d i risco ssio n e P e r c e n tu a le 1 8 7 4 ... . 1077.12 119. 99 11. 14 1 8 7 5 ...,. 1096.32 112.15 10. 24 » 1 8 7 6 ... . 1123.33 112.50 10. 01 » 1 8 7 7 ... . 1242.55 113. 65 9.14 » 1 8 7 8 ... . 1191.63 117. 37 9. 85 » 1 8 7 9 ... . 1222.89 112.48 9.19 » La tendenza, però, anche qui è alla diminuzione ed a diminuzione notevole. Ma essa è subito inter­ rotta da nuovi aumenti che si verificano nel suc­ cessivo decennio; è da notarsi però, che nel 1884-85,

essendo cessata la Regìa cointeressata dei tabacchi,

tornò allo Stato la gestione diretta del monopolio e quindi nelle spese figurano le somme occorse per l’ azienda, mentre nelle entrate sono indicati i pro­ dotti lordi. Ecco, intanto, le cifre del sessennio sempre in milioni:

A n n i E n tr a te e ffe ttiv e S p e se di ris c o s . P e r ce n tu a le

1880...1221. 23 122. 71 10.04 7< 1881... 1278. 02 133.01 10. 40 » 1 8 8 2 ... 1299. 33 138. 32 10.06 » 1883... 1332. 90 135. 60 10 10 » 1 8 8 4 -8 5 l) 1990.92 267. 94 13. 40 » 1 8 8 5 -8 6 ... 1409.10 176. 77 12. 54 » Finalmente nell’ ultimo periodo, come dimostrano le cifre qui sotto riportate, la proporzione delle spese di riscossione va alquanto decrescendo, non così però da raggiungere quelle più modeste cifre che aveva nel 1878 e 1879: E n t r a te S p e se A n n i e f f e t t i v e di risco ssio n e P e r c e n tu a le 1 8 8 6 -8 7 . . . 1453.48 177.33 12. 20 "lo 1887-88. . . 1499.93 172. 51 11.50 » 1 8 8 8-89. . . 1500.84 179.24 11.81 1 8 8 9-90. . . 1562.57 178. 49 11.42 » 1890-91. . . 1540.00 181.00 11. 79 » 1891-92. . . 1528.09 166. 26 10. 88 » 1 8 9 2 -9 3 . . . 1550.61 152. 05 10. 87 » 1893-94. . . 1517.12 154. 15 10.21 » Durante tutto il periodo dal 1862 al 1 8 9 5 -9 4 le spese di riscossione salirono a L. 4,463,063,109.19,

mentre il totale delle entrate effettive fu di

L. 36,785,370,000 e quindi la proporzione di tutto il periodo stesso fu del 12.13 per cento.

Spese per la Magistratura

e spese di giustizia.

Le statistiche tengono separati questi due titoli

di spesa, Magistratura e Giustizia, per la parte

ordinaria del bilancio e poi hanno separatamente

nella parte straordinaria « spese per VAmministra­

zione giudiziaria ».

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3 maggio 1896 L ’ E C O N O M I S T A 275 I totali dello tre colonne sono nel periodo 1862-

1895 1894:

Spese per la magistratura.. L. 751,968,539.78

Id. di giustizia... 164, 766,986.70

Id. straordinarie per la am­

ministrazione giudiziaria » 1,633,541.13

Per il 1894-95 non abbiamo le cifre divise nelle tre categorie sopraindicate, ma il riassunto del con­ suntivo dà nella parte ordinaria : - Spese generali L. 1,665,977.27; spese per la amministrazione giu dizìaria L. 32,867,834.08 in totale L. 34,533,811.55 e per la parte straordinaria le sole spese generali por L. 123,970.63.

In quanto al totale delle spese ordinarie, chò, come si vede, le straordinarie non hanno nel lungo periodo alcuna importanza, esso rimase in­ torno ai 25 milioni fino al 1878 e da allora co­ minciò ad aumentare lentamente fino a raggiun­ gere, quasi, i 33 milioni, rappresentando così ora il 4.6 per cento del totale delle entrate.

Ci basterà qui indicare quale sia stalo il movi­ mento di queste spese nell'ultimo decennio, con­ frontandolo con le entrate e comprendendo insieme tutte e tre le categorie :

A nni

S p e se

p er la g iu stiz ia E n tr a te e ffe ttiv e del b ila n cio

P e r c e n tn a le d elle Sp ese

— m ilio n i m ilio n i m ilio n i

J885-86. . 32. 14 1409,10 2. 28 ’ /o 1886 87. . . 32.13 1453. 48 2.21 » 1887-88. . . 32. 20 1499. 93 2.14 » 1888 89. . . 32. 55 1500. 84 2. 16 » 1889-90. . . 32. 41 1562. 59 2. 07 » 1890-91. . . 32. 50 1540. 00 2. 11 » 1891-92. . . 32. 08 1528. 09 2.10 » 1892-93. . . 32. 40 1550. 61 2.09 » 1893-94. . . 32 86 1517.12 2. 16 » 1894-95. . . 32. 86 1569. 91 2. 09 »

Nel complesso queste cifre presentano una pro­ gressione inversa all’aumento delle entrate: la giu­ stizia, cioè non ha approfittato che in piccola parte delle maggiori entrate ottenute dal bilancio.

H « N O I DEGLI ZOLFI IN SICILIA

1.

Fra i progetti presentati dal Governo per la S i ­ cilia vi è quello relativo all’ abolizione del dazm d’ uscita sullo zolfo. Noi che abbiamo sempre prò- pugnata quell’ abolizione, mentre ci riserbiamo di esaminare il disegno di legge appena ci sarà per­ venuto, plaudiamo fin d’ ora alla proposta ministe­ riale e auguriamo eli’ essa sìa presto convertita in legge dello Stato, come, sia detto per ora solo per incidenza, dobbiamo disapprovare l’ intendimento at­ tribuito al Ministero di compensare la perdita deri­ vante dall’ abolizione del dazio sullo zo fo con un aumento dei dazi sui cereali inferiori. Di questo in­ felice proposito ci occuperemo in seguito; ora, poi­ ché ormai l’ abolizione del dazio sullo zolfo non potrà tardare vogliamo considerare la questione „della «rise solfifera quale si presenta attualmente. E un tema del quale ci siamo occupali I’ anno scorso in alcuni articoli ‘j ma a riprenderlo in esame ci in- dncono alcune pregevoli « Note e considerazioni

’) Vedi l’Economista n. 1089, 1090 e 1092.

sulla questione degli zolfi in Sicilia » (Palermo tip. Lao) pubblicate or non è molto dall’ on. Marchese F. De Seta, che fu fino a poco fa prefetto di Palermo.

L ’ egregio scrittore osserva fin dal principio come chi verso la metà di questo secolo, si fosse dato a considerare lo stato della industria e del commercio degli zolfi, non solo non avrebbe trovato motivo di alcuna seria preoccupazione o timore, ma avrebbe potuto aprire I’ animo allo più rosee speranze per i’ avvenire. Date le condizioni del momento l’ indu­ stria ed il commercio avevano trovato l’ assetto che rispondeva alle esigenze del tempo, dei luoghi, del mercato. Appena allora le miniere cominciavano a coltivarsi nei loro strali inferiori, essendo esaurito o quasi il minerale d’ affioramento. Le richieste del mercato, benché tendenti ad un progressivo aumen­ to, non suscitavano la febbre della sovraproduzione, ed i prezzi si mantenevano, costanti, e largamente, anzi esuberantemente rimuneratori. E vero che man­ cavano le strade, che i trasporti erano difficilissimi, che i porti erano mal sicuri e le operazioni di ca­ rico lente e disagevoli, ma uua numerosa classe di carrettieri, di trasportatori, di caricatori, si era ormai formata ed era sufficiente ai bisogni così da non rendere incerto e troppo variabile il prezzo dei tra­ sporti degli imbarchi. Tutto ciò offriva il vantaggio che la produzione si proporzionava al consumo ; essa procedeva lentamente nel suo sviluppo. Non era al­ lora facile impresa quella di valutare l’ entità del minerale che giaceva invenduto, non essendo il me­ desimo concentrato in pochi, ma disseminato in vari punti sovente internati e di difficile accesso. Quindi non solo non era possibile il giuoco, ma si può dire che nella formazione dei prezzi prevalesse effet­ tivamente la volontà del produttore, tanto piu in quanto lo zolfo si manteneva genere fuori concorrenza.

In fondo l’ industria solfifera era allora in una condizione che sotto ogni aspetto si può dire pri­ mitiva e di questa condizione aveva i vantaggi e i danni. Le facilità della estrazione del minerale, non essendo ancora necessario di passare agli strati molto bassi, le spese generali relativamente minime, le im­ poste lievi concorrevano a creare una situazione ab­ bastanza soddisfacente.

Di più, come scrive I’ on. De Seta, il gabelloto poteva ancora resistere con successo alle pretese dei proprietari e non andare cercando compensi ai magri profitti, gravando la mano per vie dirette od obli­ que, sui salari del lavoratore. Questi vivendo in località segregate, lontane, aveva scarsi bisogni e si contentava del poco.

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alcuni succedanei e dall’ altro non essendo la indu­ stria tecnicamente ed economicamente progredita, anzi avendo nel periodo di prosperità (che si ama credere sempre duraturo) contratto altitudini difetti e vizi che ne inceppavano il razionale ordinamento e sviluppo, la crise scoppiò.

Quando una industria è fiorente e nello sviluppo suo non è contrastata dalla concorrenza è raro, a meno che non sia diretta da una mente superiore, che non divenga prodiga e spensierata. Certo se non fossero stati i guadagni stragrandi i gabelloti non avrebbero accettati, nò mantenuti per tanto tempo quei patti di affìtto delle zolfare che li stringono ora come in una camicia di Nesso. Non sarebbero stati così imprevidenti da non costituirsi e conser­ varsi un proprio capitale pei bisogni della circola­ zione, non avrebbero fatto a completa fidanza sul credito e non si sarebbe così creato o non avrebbe degenerato quella classe di intermediari, che aumen­ tando di pretese man mano che le condizioni dei gabelloti divenivano più difficili, si sono resi di strumenti di commercio (magazzinieri) o di credito (sborsanti), padroni e tiranni del mercato solfifero.

Quanto al miglioramento della industria da con­ seguirsi con mezzi diretti e positivi, chi non avrebbe creduto trentacinque anni fa, che l’ interesse privato sarebbe stato per trovare in sè la forza necessaria per compiere quella radicale trasformazione della indu­ stria che doveva contrabilanciare gli effetti della legge economica della riduzione al minimo dei prefitti ? Chi non avrebbe pensato allora che sotto lo stimolo del tornaconto si sarebbero formate società per l’ap­ plicazione su vasta scala dei mezzi meccanici alla estrazione per la coltivazione razionale delle mi­ niere, correggendo quanto di difettoso e di dannoso nei sistemi e nelle opere si era andato introducendo in tanti anni di un esercizio lasciato alla balìa di persone incompetenti, per cui unica regola di colti­ vazione era stata quella di estirpare con ogni mezzo nel minimo tempo, la massima quantità di minerale?

Quello che non è stato fatto ha condotto, assieme ad altri avvenimenti, ad una condizione di cose, che generalmente è abbastanza nota. Quando il compenso ottenuto dallo zolfo non parve più sufficiente si forzò la produzione incessantemente per mantenere nella stessa misura il profitto complessivo che a quantità costante di prodotto sarebbe invece diminuito. Si ricorse così al credito, quando peto la industria si trovava già in condizioni di potere difficilmente rein­

tegrare i capitali impiegati e quando i capitali erano diventati per la situazione del credito pubblico e per effetto della crisi generale, più timorosi e resti ad accorrere alle imprese industriali.

A peggiorare la situazione, a interrompere l’opera di trasformazione della industria che era stata ini­ ziata contribuì la concorrenza di altri minerali, che direttamente possono surrogare lo zolfo negli usi industriali o da cui la estrazione dello zolfo di­ venne più facile e pratica. La concorrenza delle piriti cacciò lo zolfo dalle fabbriche di acido zol- forico di Europa e in parte anche di America. Così 1’ aumento della produzione determinato anche dalla necessità di ottenere un compenso alle maggiori spese di estrazione e di ricavare un profitto relativamente minore sopra una produzione più copiosa ridusse i prezzi e peggiorò la condizione degli esercenti la in­ dustria e dei lavoratori delle miniere.

Seguitando nel sistema, scrive il nostro autore, che

altra volta aveva giovato, di compensare le perdite con maggiore produzione, si produsse e si produce sempre e sempre più senza pensare che I’ ultimo limite è stato raggiunto. Mancano i capitali, si fanno debiti a qualunque condizione ; viene il tempo dei pagamenti si vende il minerale a qualunque prezzo e così brancolando alla cieca le condizioni si aggra­ vano e mentre gli esercenti delle zolfare vanno re­ secando e rosicando su tutto, sui trasporti, sulle mer­ cedi, sui generi che anticipano ad interesse agli operai, i quali dal canto loro si rifanno, per quanto pos­

sono obbligando i carusi ad un più penoso lavoro

— gli speculatori al ribasso vanno profittando del campo facile e fecondo preparato dagli errori del passato, dalle condizioni del presente per le loro operazioni rischiose e i loro maneggi. Tali essendo in breve le cause che hanno portato alla crisi attuale, par certo che per sollevare le sorti della industria e degli operai si debba principalmente tendere a porre la industria in condizioni favorevoli per so­ stenere e superare queste lotte, interna ed esteriore che la tengono depressa.

Per raggiungere questo risultato occorre che la industria alleggerita di pesi si trasformi prontamente, si liberi dai vieti sistemi di coltivazione e di eser­ cizio, ed attui al più presto qu«i miglioramenti per cui la ricchezza mineraria soffifera possa sfruttarsi senza dispersione, e soddisfare coi maggior possibile profitto dei produttori e vincendo il maggior nu­ mero di concorrenze alle richieste di un largo mer­ cato. È necessario inoltre che il commercio si svolga liberamente e sinceramente, all’ infuori di giuochi di borsa e di speculazioni aleatorie ed arrischiate, che il credito sia facile e a buon mercato. Vedremo ciò che I’ egregio Autore pensa dei vari rimedi che sono stati proposti per risolvere la crisi; intanto, poi­ ché non si può credere che senza quella trasforma­ zione industriale, alla quale egli accenna, si possa ottenere qualche risultato durevole, era utile ac­ cennare alle condizioni passate e presenti della in­ dustria solfifera.

L'IICHIESTA SUI 1ESTIER1E LA- PICCOLA INDUSTRIA

IN GERMANIA

L* ufficio di statistica dell’ impero di Germania ha pubblicato i risultati di una inchiesta sulla pic­ cola industria, alla quale si è dedicato in un certo numero di distretti, scelti come campo di prova in conformità ai termini di una circolare del Cancel­ liere in data 27 maggio 1895.

Lo scopo della inchiesta era di fornire dei docu­ menti per lo studio di una organizzazione più forte delle corporazioni tedesche delle piccole industrie e

dei mestieri (Handtverk) e in particolare di deter­

minare una base per vedere se fosse il caso di im­ porre agli apprendisti regole più sicure delle dispo­ sizioni facoltative finora promulgate da .quelle cor­ porazioni.

(5)

3 maggio 1896 L ’ E C O N O M I S T A

277

facevano noi 1*011 ti co mestiere? Devonsi aggruppare

le corporazioni degl’individui dediti a lavori differen­ ti ? Devonsi sottoporre a quanto sembra senza uti­ lità a usi comuni?

La inchiesta, che è un vero censimento della piccola industria nei distretti scelti è stata fatta sopra 26:!o comuni. Questa limitazione della inchiesta era motivata dada necessità di fare presto e senza grande spesa.

Quei 202o comuni e distretti comprendevano due città di oltre 100,000 abitanti, 7 città da 20,000 abitatiti, 7 città da 20,ODO a 100,000 ah., 17 da 10,000 a 20,000 ahit., 32 località da 5,000 a 10,000, 112 da 2,l>00 a 5,000, 202 da 1,000 a 2,000, 513 da 500 a 1,000, 1,559 da 50 a 500 e 181 avevano meno ili 50 abitanti.

Il complesso dei distretti comprendeva 2,292,525 abitanti, ossia 123 per chilometro quadrato. Sopra questo numero di abitanti 135,000 appartengono alla piccola industria, di cui 133,000 in rmidt/’po- sitivo, mentre per gli altri si Ita qualche dubbio.

L’ inchiesta non ha rilevato che 58 opifici che stannno di mezzo fra la fabbbrica e il mestiere, mentre per 61,199 casi, non si hanno dubbi di sorta’ essi appartengono veramente alla piccola industria. Di quei 58 opifici l’ inchiesta non ha tenuto conto che in qualche prospetto speciale.

Ecco, anzitutto, il numero e la classificazione del personale della piccola industria :

Designazione delle categorie di lavoratori N e i ca si n on d u b b i p e r ce n to N ei ca si d u b b i p e r ce n to Totale per ce n to M a e s t r i... 61,199 4 6 .9 58 3 .9 61.257 46 .5 S o p r a s t a n t i... 1,024 0 8 60 4 .0 1,084 0 .8 Compagni . . 40.189 30. S 894 5 9 .8 41,033 31 .2 Apprendisti . . . . 21,266 16.4 175 11.7 21,541 16.3 Aiuti v a r i ... 6,689 8.1 308 20.6 6,897 5 .2 T o t a le ... 130,367 100 1495 100 131,862 100 Associati. . 372 0 .3 8 0. 5 380 0 .3 Mestieri accessori . . . 2,213 1 .7 257 17.7 2,470 1 9 T o t a le ... 132,952 102 176.0 117.7 134,712 102.2

Quanto alla importanza del personale nei vari distretti soggetti alla inchiesta, ecco le cifre relative :

P er 1000 abitan ti si contano Designazione Padroni con oi crai Padroni senza operai Totale dei padroni Personale operaio

Totale della inchiesta . . . . 11.9 14.8 2 6 .7 3 0 .2

Città di oltre 100,000 abitanti . 13.6 9 .7 23 .3 4 3 5

Distretti ru rali. 11.1 17.2 28 .3 29 .9

' ' Città che hanno 10 ’,000 ah. o più 9 .2 4 .2 13.4 3 2 .6

2‘ ’ * da 20,000 a 100,000 18.6 12 3 27.9 55 .3

n , ’ ... » » 10,000 a 20,000

D^ “ della inchiesta di o .tre

iW ab. per chilom. quadrato

15.5 11.9 2 7 .4 41 0 11.4 15.6 27.0 25 8 '5 0 a 200 ab. » 12.3 16.2 28.5 28 .6 '00 a 1B0 , » 14.4 2 3 .2 3 7 .6 31 .3 00 a 100 , , , 9 .9 14 .3 2 4 .2 21.1 25 a 50 » , » 6 .8 15.8 2 2 .6 12.0

Distretti da 25 e meno ab. » 2 .2 8.1 10.3 3 .2

Considerando questo prospetto si no'a che il nu­ mero degli operai per ogni 10,000 abitanti è mag­ giore nelle piccole città che in campagna e ancora più granile egualmente nelle piccole città che in nelle grandi, la qual cosa dipende dallo scarso nu­ mero di operai nelle campagne e al predominio della grande industria nelle grandi città. Si è inoltre colpiti dal fatto che nelle città vi è ovunque un numero maggiore di maestri o padroni con perso­ nale e nellb campagne un numero maggiore di maestri che non hanno personale. Più la popolazione è densa e maggiore è la proporzione dei padroni con gli operai.

Relativamente poi alla possibilità di formare delle corporazioni si sono compilati dei prospetti coll’idea che i maestri, che impiegano del personale sarebbero obbligati di lar parte delle corporazioni e l’adesione degli altri resterebbe facoltativa o no, per vedere come resulterebbero formate. Si è anzi miralo a costituire corporazioni che si applichino a un solo mestiere e non a parecchi. L’ inchiesta si è proposta di esaminare quante corporazioni di m e­ stieri si potrebbero formare sulle corporazioni avendo come campo d’azione ciascun distretto di inchiesta si aggruppassero al minimo 5, IO, 15 o 30 maestri che hanno con sè un personale ; od anche se per un circolo amministrativo si aggruppassero 10, 20, 30 di quei maestri e ancora se per un distretto di

reggenza (Regierungsbezirk) se ne unissero 10, 20,

30 o 50 al minimo.

Nel primo caso prendendo il distretto della in­ chiesta per base, si trova se si formano le corpo- razioni con un minimo di maestri che impieghino personale eguale a 5, 10, 15, 20, 30, che si potranno aggruppare nelle corporazioui le proporzioni seguenti del personale della piccola industria :

Designazione del personale m*ni mo di m aestri

ebe sarà aggruppato nelle in oiascuna corporazione

corporazioni

5 10 15 20 30

Sopra 100 m aestri in generale . . . . 36 30 24 19 13

» 100 maestri che impiegano personale. 82 66 53 44 30

» 100 o p erai... 81 65 52 42 25

» 100 a p p r e n d is ti... 81 65 51 42 25

* 100 a u siliari... ....

P e r ogni circolo am m inistrativo le ci­ fre sarebbero :

80 64 51 41 26

Sop ra 100 padroni in generale . . . . ■» 39 » 34 29

» 100 padroni che.impiegano del personale 7> 87 » 176 65

* 100 operai ... » 87 » 74 62

» 100 a p p r e n d is ti... » 86 » 73 60

86 » 73 60

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è inferiore a 90 per cento, esso scende a 62,6 per cento ad esempio presso i chiodaioli, a 7 1 ,4 per cento presso i fabbricanti di giocattoli, a 76 per cento, presso i passa ma nai , a 82,8 per cento presso gli stacciai.

Inversamente vi sono dei mestieri in cui il nu­ mero ilei maestri che si sono formali in una fab­ brica sorpassa di molto la media di 0,7 per cento. In questa categoria figurano i fabbri pei vagoni 50 per cento, i tornitori in ferro, 50 per cento, gli stam­ patori a colori 25 per cento, i fabbri di catene 20 per cento, i magnani che lavorano le macchine 19,5 per cento, i magnani che fanno lavori artistici 18,8 per cento, i costruttori di battelli 17,4 per cento, i magnani di casse forti 175,3 per cento, i fabbri­ canti di modelli (falegnami) 13,3 per cento, i tintori 8,5 per cento.

Quanto alla durata del tirocinio sopra 100 mae­ stri se ne sono notali 3,2 che non hanno fatto il tirocinio, 0,2 che non hanno risposto alla domanda e 0,6 la cui risposta è dubbia ; 56,9 hanno fatto un tirocinio da 2 a 3 anni, 18,8 da 3 a 4 anni, 12,1 da 1 a 2 anni, 38 da 4 a 5 anni, 2,5 da 6 mesi a 1 anno e 1,9 hanno fatto un tirocinio di oltre 5 anni o di meno di un anno.

Fra i mestieri, nei quali si incontra il più spesso un tirocinio superiore a 3 anni si notano i fonditori di campane, gli intarsiatori, gli incisori, gli orefici, i fabbricanti di slromenti di musica, gli arrotini, i fabbricanti di orologi, ecc. Fra quelli che hanno di frequente una durata minore di tirocinio figurano i mestieri del taglio dei legname, i tessitori, i panierai, i fabbricanti di ombrelli, i parrucchieri ; in questi mestieri 10 a 25 per cento di padroni hanno un tirocinio inferiore a un anno.

Per ciò che riguarda i maestri (con o senza persona­ le) che esercitano specialità, si notano principalmente i fabbri (26,1 per cento), i fonditori (24,5 per cento), i falegnami (22,3 per cento) ; tuttavia 82 per cento dei fabbri specialisti, 76 per cento dei fonditori spe­ cialisti, 70 per cento dei falegnami specialisti hanno appreso il mestiere nel suo complesso. Per le stesse 3 categorie di mestieri si trovano sopra 100 maestri con o senza personale, 31,4 specialisti presso i fab­ bri, 25,3 per cento presso i fonditori e 27,4 per cento presso i falegnami.

Tali i resultati della inchiesta, che si vedrà in seguito quale influenza eserciterà sul proponimento di ricostituire le corporazioni dei mestieri.

Rivista Bibliografica

Vi. A. Shaw. — H istoire de la mannaie 1252-1894. —

Paris, Guillaumin et C.ie, 1896, pag. X X IV -384. J. Schoenhof. — A H istory o f money and p rices,

being an inquiry into their relations fro m the 18 century to the present time. — London e New York,

Putnam, 1896, pag. X V I-352.

Le pubblicazioni di carattere storico e scientifico intorno alla moneta si accumulano anche ai nostri giorni e formano con quelle altre pubblicazioni, che hanno carattere pratico, occasionale, d’attualità, una massa di informazioni, di dati, di notizie, fra le quali

non è sempre facile sceverare ciò che vi è di buono, di valore permanente, di meritevole d’essere segna­ lato. Le due pubblicazioni cito annunciamo appar­ tengono però alla categoria di quelle che non vanno trascurate, perchè offrono un ricco materiale per lo studio delle questioni monetarie.

La storia della moneta del Sltaw, della quale ab­ biamo annunciato, a suo tempo, l’edizione inglese, non ; ha certo la pretesa di esaurire il vasto tema, e non può sostituire in alcun modo quella del Chevalier, ! ma è un buon sommario delle vicende monetarie

durante gli ultimi sei secoli, perchè espone in modo chiaro le norme regolatrici dei sistemi monetari dei principali paesi in quel periodo, descrive gli effetti pro­ dotti dalle vicende della produzione dei metalli pre­ ziosi e dimostra con la storia la impossibilità pratica del bimetallismo a rapporto fisso.

La traduzione fatta dal Raffalovich è arrichita da I alcune appendici assai utili per lo studio della que­

stione monetaria.

Di carattere più strettamente scientifico è I’ altra j opera del Schoenhof. Questo Autore, già noto per parecchie opere di economia ricche di fatti, e citiamo specialmente quella sulla economia degli alti salari

{The economy ofhigh tvages) ha esaminato in questo suo recente libro la teoria quantitativa in relazione i ai prezzi, secondo la quale, l’ammontare della moneta

\ in uso esercita realmente una influenza decisiva sulla

altezza dei prezzi. Egli, valendosi dei dati forniti dal | Thorold Rogers e da altri, traccia la storia dei prezzi e conclude che la teoria quantitativa non ha fonda- ! mento. L ’esame dei fatti è condotto con molta dottrina e acume, ma è più che probabile che i fautori della i teoria quantitativa troveranno poco soddisfacente la sua critica, sopratutto perchè essa non accetta e i quindi non discute il concetto di un livello gene- | rale dei prezzi, preferendo occuparsi dei singoli pro- ! dotti o dei gruppi di prodotti. Il libro comprende tre parti e cioè uua rivista critica delle teorie del prezzo e delle condizioni monetarie, la storia dei prezzi dal medio evo fino ad ora e lo studio dei veri fattori del prezzo. Sebbene qnest’ultima parte sia fra le più interessanti, per le notizie relative ai perfezionamenti tecnici ed economici che fornisce, pure è giusto riconoscere che anche nelle altre parti si hanno fatti istrutttivi, raggruppati con cura e se la lesi fondamentale dell’ Autore potrà parere di­ scutibile, questo non scemerà il merito del libro che offre in piccola mole un insieme utilissimo di falli economici molto importanti.

Dr. Kuno Frankenstein. — D er Arbeiterschutz. Seine

Theorie und Politile. — Leipzig Hirschfeld, 1896,

pag. X -384 (marchi 11)

Dr. Fiedrtch Kleinwáchter. — D as Einkommen und

seine Verteilung. — Leipzig, Hirschfeld, 1896, pag.

X -352 (marchi 10).

(7)

L’ E C O N O M I S T A 279 3 maggio 1896

ripartizione, ossia della distribuzione delle ricchezze. L’ampio tema della protezione del lavoro è svolto nei suoi vari punti dal Frankenstein, ma special- mente nei riguardi della legislazione germanica e di quelli dei principali paesi. Egli si occupa dap­ prima, nella introduzione, della questione operaia e della posizione della scienza e dei partiti di fronte ad essa ; queste poche pagine introduttive non sono certo sufficienti a dare una idea precisa e completa a un tempo della questione operaia, ma l’Autore non si era proposto, del resto, di svolgere quel tema, bensì di trattare della legislazione pro­ tettrice del lavoro e degli altri mezzi che valgono allo stesso scopo della protezione. Perciò in quattro parti distinte si occupa del compito dello Stato nel campo della protezione operaia, della protezione che gli operai ottengono con l’opera propria, cioè con le associazioni, le cooperative, ecc.; degli aiuti vari che possono prestare la famiglia, la scuola, la chiesa, gl’ imprenditori, la filantropia, ecc. La materia è or­ dinata bene e svolta con sobrietà e chiarezza ; le questioni relative alla durata del lavoro, al lavoro delle donne e dei fanciulli, agli organi della prote­ zione degli operai, cioè la ispezione delle fabbriche, gli uffici del lavoro, i tribunali industriali ecc. sono pure studiati con cura. Una ricchissima bibliografìa che occupa sessantacinque pagine accresce l’ utilità e il pregio del libro del prof. Franckenstein, che sarà assai utile agli studiosi delle questioni operaie perchè presenta per la prima volta in forma siste­ matica tutto ciò che ai nostri giorni si fa per la protezione degli operai.

Il libro del prof. Kleinwachter presenta un interesse non minore del precedente, ma invece dal punto di vista teorico. La migliore dimostrazione per noi che non possiamo dilungarci qui in una analisi teorica sarebbe la riproduzione dell’ indice, ma aneli’ esso esigerebbe uno spazio molto superiore a quello di­ sponibile. Ci limiteremo a dire che l’Autore espone anzitutto il concetto del reddito e tratta in generale della ripartizione di esso, per passare poi allo studio delle singole quote del reddito, e cioè della rendita, del salario, dell’interesse e del profitto; chiude con l’esame delle relazioni intercedenti fra queste varie parti del reddito complessivo. L ’Autore ha fatto una esposizione esclusivamente dottrinale ; non si trovano perciò in questo libro statistiche o notizie di fatto, ma soltanto ricerche teoretiche condotte del resto con spirito critico e con una conoscenza della ma­ teria non comune. Rincresce però di non trovare un cenno de le teorie del Loria sulla distribuzione e redistribuzionn della ricchezza, quali il dotto eco­ nomista italiano le ha esposte nella sua Analisi della proprietà capitalista Anche in questo volume si trova una copiosa bibliografìa sull’argomento.

A- Esmein. — Eléments de D roit Constitutionel. P re­

mier F ascicule ; un voi. in-8 di 595 pagine. —

Paris, Larose, 1896, (franchi 10).

Quest’ opera del valente professore della Facoltà di Diritto di Parigi merita d’essere segnalata e rac­ comandata ai léttori per l’alto valore'suo,giuridico e politico. Quantunque il prof. Esmein non si sia proposto che di dare gli Elementi del Diritto costi­ tuzionale, pure egli ha fatto un libro di molto interesse anche per coloro che conoscono la materia, non ,che pel pubblico che si occupa delle questioni

politiche costituzionali. In una prima parte egli ha cercato di determinare e costruire la teoria giuri­ dica delle istituzioni fondamentali e delle regole supreme che nel secolo X I X figurano necessaria­ mente o alternativamente nel diritto costituzionale dei popoli liberi d’Occidente. Egli le ha anzi ricon­ dotte a due sorgenti uniche, dalle quali derivano, e cioè, da una parte la Costituzione inglese e dall’altra la Rivoluzione francese e il movimento di idee che l’ha preparata. Il pregio del libro consiste e dipende da questo che l’Autore si è sforzato di chiarire i principi con la storia e il diritto comparato. Egli ha insistito sulle principali applicazioni che ne sono state fatte nelle costituzioni francesi anteriori a quella del 1875. Per tal modo viene presentato in un or­ dine logico, anziché cronologico, tutto ciò che la storia di quelle Costituzioni contiene di essenziale. La seconda è consacrata al diritto costituzionale della Repubblica francese, quale l’ hanno formato le leggi costituzionali del 1875 e anche in questa parte l’Autore tiene conto delle costituzioni francesi anteriori e di quelle estere.

Il primo fascicolo che ora annunziamo contiene tutta la parte prima relativa alla libertà moderna, ai suoi principi e alle sue istituzioni, e inizia la trat­ tazione della seconda relativa al diritto costituzionale della Francia. Quando l’opera sarà completa, pren­ derà certo posto fra le migliori trattazioni francesi di diritto costituzionale, sia per la forma sempre chiara e viva, che per la sostanza densa di fatti e di osservazioni istruttive.

Rivista Economica

L ’a s s ic u ra z io n e c o n tro g l’ in f o r t u n i in G erm a n ia

Le in d u s trie t e s s il i n e l B e lg ioI l C om m ercio del

CongoL a deviazion e d e l B re n ta .

L ’assicurazione contro gl’infortuni in Germania.

— Da una recente pubblicazione rileviamo le no­ tizie seguenti relative ai risultati dell’ assicurazione obbligatoria contro gl’ infortuni nell’ Impero germa­ nico durante l’anno 1894.

Il numero delle persone assicurate è salito nel 1894 a 18,191,000 così ripartite: 5,244,000 appar­ tengono alle industrie; 12,289,000 sono impiegate nell’agricolture e nelle foreste; 658,000 fanno parte delle amministrazioni pubbliche. Le disgrazie soprav­ venute nel 1894, per le quali fu pagata un’ inden­ nità furono 68,677 ; di queste 9.1 per cento furono seguite da morte, 2.6 per cento diedero luogo ad un’ incapacità permanente e generale ai lavoro, 56.7 per cento diedero luogo ad un’ incapacità perma­ nente ma parziale e 51.6 per cento furono seguite da un’ incapacità soltanto temporanea (superiore a 13 settimane).

(8)

rate), nel condurre veicoli (1.98), nella navigazione fluviale (1.95), nelle miniere (1.86), nelle ferrovie amministrate da privati (1.57), nelle fabbriche di birra e malto (1.04) e nei mulini (1.00). Seguono con percentuali più basse le altre industrie.

Le spese per l’assicurazione, che nel 1893 giun­ sero a L. 73,881,000, sono salite nei 1894 a lire 78.827,900. Di questa somma L. 54,552,000 furono devolute ai sussidi e alle indennità, L. 12,904,000 furono versate ai fondi di riserva delle diverse ca­ tegorie, L. 7,941,000 furono assorbite dalle spese ordinarie d’amministrazione, e L. 3,430,000 si spe­ sero per inchieste, misure preventive ed altro. Nella categoria delle industrie la spesa per ogni assicurato viene ad essere di L. 11.27 e di L. 13.77 per ogni 1 0 0 0 di salario.

Le industrie tessili nel Belgio. — Da parec­

chio tempo sono tese le relazioni fra i tessitori di Yerviers e i loro padroni, i quali annunziano che la tessitura a due telai sta per essere introdotta nelle loro fabbriche. Essi vogliono mettere la loro indu­ stria sullo stesso piede di quella dei principali cen­ tri concorrenti; ma esitano di fronte allo minaccie dei loro operai. Pare che essi abbiano finalmente de­ ciso di prendere collettivamente e nel medesimo tempo, la misura che i progressi dell’ industria rendevano da lungo tempo necessaria. Dal loro canto, gli operai tessitori della valle della Yesdra in nu­ mero di più di diecimila, hanno deciso di resistere con tutte le loro forze a questa trasformazione che, affidando un meccanismo più esteso ad ogni operaio, obbligherebbe a licenziare un gran numero di tes­ sitori. Essi hanno costituito un comitato di propa­ ganda e pubblicato un manifesto ed è da presumere che lo sciopero generale degli operai della Valle della Vesdra scoppierà la settimana ventura. È , d’al­ tronde, più che evidente che malgrado il rigore della misura, alla quale saranno costretti, i padroni non potrebbero cedere ; perchè se lo sciopero può recar loro un grave danno, al continuazione della produ­ zione in condizioni sfavorevoli, li trarrebbe a certa rovina.

Il Commercio del Congo. — Da un rapporto del

signor doti. Ettore Villa, R. Console in Matadi, rile- viamo)che nel Congo fra le coltivazioni che meglio pro­ mettono per l’avvenire, havvi quella del caoutchouc. Questo prodotto è ricercatissimo e si pagano per esso i migliori prezzi sui mercati d’ Europa. Questa pianta preziosa si trova abbondante sulle rive del (Cassai, della Lulua, del Sankurù, lungo il Koango ed i suoi affluenti.

Altro cespite principale di ricchezza è I’ avorio che si trasporta in grande quantità. Esso costituisce un commercio assai lucrativo, e costa, reso a Matadi, in media per i pezzi 4 franchi il kg., per i denti non superiori a 15 kg. 7 fr. il kg. e per quelli superiori a 15 kg. 10 fr.

Un altro prodotto, che avrà certamente un grande e facile smercio, vista la sua importanza nell’ indu­ stria per la fabbricazione di candele, di saponi, di olio da ardere, ecc. è I’ olio di palma e le noci di palma.

Sarà una delle più sicure e rimunerative specu­ lazioni da tentarsi, allorché si potrà disporre degli occorrenti mezzi meccanici per la preparazione in grande dell’ olio di palma.

Alcune case di commercio italiane hanno anno­ dato relazione d’ affari per l ' importazione.

Gli oggetti d’ importazione nello Stato si dividono in due categorie : quelli che, quasi moneta corrente, servono al commercio coll’ indigeno, e quelli per uso del bianco. Alla prima appartengono le coto­ nate d’ infima qualità a colori vivi e svariati ; quelle provenienti esclusivamente dall’ Inghilterra sono co­ me dei fili di ragnatela tenuti insieme da una colla forte, e di un prezzo tra i 12 e i 15 centesimi al metro. Gli indigeni sono desiderosi di questo stoffe ed in contraccambio cedono caoutchouc ed avorio.

Anche l’alcool, proveniente dal Belgio e dall’Olanda serve pure come mercanzia di scambio; quindi le perline di vetro ed i coralli, che provengono dal- i’ Italia e dalla Germania; i piccoli oggetti d’ orna­ mento in ottone o rame, come braccialetti, anelli, ec. Alla seconda categoria appartengono vari generi. Ecco quelli pei quali i produttori italiani potrebbero avere nel Congo facile smercio. I vini colà posti in vendita provengono dal Portogallo e dalla Francia ; sono vini alcooiici, pesanti, di gusto non gradevole, e sono venduti al prezzo di fr. 1 . 5 0 e 2 al litro, Quindi i nostri vini di Toscana e del Piemonte poco alcooiici, sapidi, e che soddisfanno anche igienica­ mente alle qualità che un vino da bersi nei paesi caldi deve avere, potrebbero trovare la migliore ac­ coglienza.

Fra i generi alimentari potrebbero avere facile smer­ cio le conserve di legumi e di frutta, le frutta secche, il formaggio, le paste, le salamoie, il barro. Questo ultimo che si vende al consumatore al prezzo di fr. 7 e 7 . 5 0 il kg. proviene dal Belgio, dalla Svezia e dall’ Olanda; cosi il formaggio vi arriva dall’Olanda ed è di mediocre qualità. Quindi le case italiane produttrici di questi generi potrebbero utilmente mettersi in relazione di affari con i mercati del Congo, e, meglio ancora, direttamente col consu­ matore.

La deviazione del B ren ta. — Nei giorni pas­

sati veniva condotta a termine un’ opera a cui sono legati grandissimi interessi della laguna di Venezia

e dei territori finitimi, cioè la sistemazione degli ul­

timi tronchi dei fiumi Brenta e Bacchigliene con la deviazione del primo dalla laguna di Chioggia per portarlo direttamente nel mare.

Quest’opera veniva autorizzata con )a legge 21 luglio 1881. 1 lavori intrapresi nell’anno 1884 con­ sistevano nella formazione di un nuovo alveo della lunghezza di circa 16 km. pei due fiumi sopra in­ dicati, pel quale essi venivano condotti uniti in mare presso Brondolo, nella costruzione di due grandiose

botti a sifone sottopassanti i fiumi stessi, per le quali l’acque di scolo dei territori pianeggianti compresi fra il Brenta ed il Gorzono dai colli Euganei a Bron­ dolo trovavano nella laguna di Chioggia un sicuro recapito, indipendente dalle piene dei fiumi, nella costruzione di diversi ponti in ferro e muratura ed altre opere minori.

Questi lavori, condotti quasi a termine sino dal­ l’anno 1893, rimanevano sospesi per qualche tempo a causa delle condizioni del bilancio, ma possono oggi ritenersi compiuti colla immissione del Brenta nel suo nuovo alveo, avvenuta nel decorso mese di marzo.

L ’ importo totale dei lavori ammontò e circa 8 milioni di lire, somma certo ingente ma non spro­ porzionata all’utile che dall’opera ridonda alla laguna di Venezia ed al territorio limitrofo.

(9)

ina-3 maggio 1896 L ’ E C O N O M I S T A 281 messo nella laguna di Ghioggia, ad oggi, rapida­

mente interrato gran parte di quella laguna, e la palude andava avvicinandosi fatalmente a quella città donde poi gli interramenti lagunari avrebbero mi­ nacciato la laguna di Malamoceo èd il porto omonimo. Oggi, deviato il Brenta, tutta la laguna di Cliiog- gia è ridata all’ impero delle acque salse, che non tarderanno a ridonarla alle primiere condizioni con grande vantaggio della laguna in generale e del porto di Ghioggia in particolare.

Nè minor utile ne ricavano altri territori, che al- l’incerio recapito de le loro acque ai fiumi soggetti a piene lunghe ed elevate, hanno ora sostituito il sicuro scolo nelle calme acque della laguna.

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 31 Marzo 1896

Diamo il solito riassunto della situazione del T e­ soro, durante i primi 9 mesi dell’ esercizio finan­ ziario 1895-96.

Il conto di Cassa al 31 marzo 1896 dava i se­ guenti risultati:

1 ( a r e Fondi di Cassa allachiusura del­

l’ esercizio 1894-95 ... L. 348,518,485.47

Incassi di Tesoreria per entrate

di bi'ancio... » 1,2 5 3 ,8 1 5 ,3 3 0 .4 2 Incassi per conto debiti e crediti » 2,2»8, 732,851. 38 T otale.. . . L. 3 , 891,066, 667.27

A v e r e

Pagamenti per spese di bilancio. L. 1,16 8 ,9 1 1 ,1 5 5 .0 4

Decreti ministeriali di scarico. ¡> 17,261.94

Pagamenti per debiti e crediti

di T esoreria... . 2,448,876,065.04 Fondo di cassa al 31 mar­

zo 1896... » 273,262,185.25 T o ta le .. . . L. 3,891, 066, 667. 27 La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 marzo 1896 risulta dal seguente specchio :

D e t r i t i

Buoni del Tesoro...L. 275,190,500. 00

Vaglia del Tesoro... » 10,394,821.93

Anticipazioni alle Banche... » 9 4 ,0 0 0 ,0 )0 .0 0 Amministrazione del Debito pubb. » 163,091,154.21

Id. del Fondo Culto. » 17,900,072.34

Altre amministrazioni in conto cor­

rente fruttifero... ¡> 3 ,2 8 2 ,673.43

Id. id. infruttif. » 34,970,027.57

C. C. per l’emissione Buoni cassa . » 110, OnO, 000. 00

Incassi da regolare... » 10,890,713.09

Totale dei debiti L, 692,719,962.57 C r e d i t i

Valuta presso la Cassa Depositi e Brest art. 21 legge 8 agosto 1895 L. Amministrazione del debito pub. »

Id. del fondo per il Culto »

Altre amministrazioni... »

Obbligaz. dell’Asse Ecclesiastico . »

Deficienze di cassa a carico dei

contabili del Tesoro... »

D iversi... » 8 0 ,0 0 0,000.00 110, 664. 115.10 15, 453, 592. 98 55, 765,090.31 89,000. 00 2,094,903. 81 24,671,313. 93 Totale dei crediti L . 288,738, 016.13

Confrontando col 30 giugno 4895 si ha:

30 giu gno 1895 31 m arzo 1896

Debiti... . milioni 630. 0 692. 7

Crediti... » 65.9 288.7

Eccedenza dei d ebiti.. . milioni 564. 1 404. 0

La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga così:

3 0 g i u g n o 1 8 9 5 3 1 m t r z o 1 8 9 6 D i f f e r e n z e C o n t o d i c a s s a I- 3 4 8 . 5 1 8 , 4 8 5 . 4 7 2 7 3 , 2 6 2 , 1 8 5 . 2 5 - 7 5 , 2 5 6 , 3 0 0 . 2 2 C r e d i t i d i T e s o ­ r e r i a ... » 6 5 . 9 7 0 . 5 9 4 . 8 5 2 8 8 7 3 8 , 0 1 6 1 3 - 1 - 2 2 2 , 7 6 7 , 4 2 1 . 7 8 T o t . d e l l ’ a t t i v o L 4 1 4 , 4 8 9 , 0 7 9 . 8 2 5 6 2 , 0 0 0 2 0 1 . 3 8 4 - 1 4 7 , 5 1 1 , 1 2 1 . 5 6 D e b i t i d i T e s o r . » 6 3 0 , 0 9 5 , 7 5 4 . 4 5 6 9 2 7 1 9 , 9 6 2 5 7 - P 6 2 6 2 4 , 2 0 8 . 1 2 D e b i t i d e l P e s o o d e d o t t o i l t o t a l e d e l l ’ a t t i v o . . L . 2 1 5 . 6 0 6 , 6 7 4 . 6 3 1 3 0 , 7 1 9 , 7 6 1 . 19 — 8 4 . 8 8 6 , 9 1 3 . 4 4

Gli incassi per conto del bilancio, che ammonta­ rono nel marzo 1896 a L. 403,814,413.61 e dal luglio 1895 al marzo 1896 a L. 1,253,815,330.42, si dividono nel seguente modo:

E n tr a ta o rd in a ria In ca ssi del m ese di m arzo 1896 5? ° a £ S « $ “ S 3 g In -a s s i ! d a lu g li o 1 8 9 5 a tu tt o m a rz o 1 8 9 6 D if fe re n z a co l lu g li o -m a rz o i 1 8 9 4 -9 5 j

migliaia migliaia migliaia migliala di lire di lire di lire di lire R e d d iti p a trim o n ia li dello

S t a to ... ... C. 8.875 4- 3,443 61,320 - 4,547

Im p o sta sui fondi r u s tic i

e su i f a b b r ic a ti . . . 152+ 43 130,4764 - 1,795

im posta su i red d iti di r ie

-3,229 -f- 20 180,994 4 - 5,443

T a s s e sugli a ffa r i in arnmi-

s tr a z . del M in. d elle F in . 14,293 4- 297 146,094 - 1,337

T a s s e sul prodotto del mo­ v im e n to a g ran d e e p ic­

c o la v e l su lle f e r r o v ie .. 1.228 -I- 163 14,566 4- 781

D ir itti d elle L e g a z . e dei

C o n so la ti a l l ’ e s t e r o . . , . 60 4- 21 4894 - 79

T a s s e su lla fa b b r ic a z io n e

degli s p iriti, b ir r a , e c c . 3,699+ 890 31,231 4- 6,410

D ogane e d ir itti m a r ittim i ■21,434 4- 1,308 196,557 4- 21,892

D a z i in te r n i di consum o, e sclu si q u e lli d elle c ittà

di N apoli e di R o m a . . 4,300 - 485 38,328 4- 688

D azio consum o di N ap oli. 1,257 - 24 10,423 - 256

D a z io consum o d i R o m a . 1 334 - 36 11,945 - 118 T a b a c c h i ... 15,8164 - 112 141.981 4 - 262 S a l i ... 5,598-+- 04 54,966 4- 1,197 4 096 -4- 659 40,656 — 3,380 P o s t e ... 4,238 - 301 89,162 4 313 1,127 1.503 4- 114 49 9,716 ■+• 816 S e r v iz i d iv e rs i ... 13,078 4- 298 R im b o rs i e co n co rs i n e lle sp ese ... 3,978 + 1,648 34,504+ 797 E n t r a te d iv e rs e ... 1,320 4- 1,047 5,257 4 - 3,397 T o t. d e lle E n tr a te o rd in . L . 97,543 -t- 9.038 1,161,782 + 34,535 P a r t it e d i g i r o ... 1.663 - 3,141 56,656 - 27.231 E n tr a ta s tr a o r d in a r ia E n t r a te e f f e t t i v e ... •. 327 4 - 91 5,077 - 926

M ovim ento di c a p i t a l i . . . . 4,269 -12,998 29 5I2 -108,795

"C o stru z . di s tra d e f e r r a te 10 - 372 786 - 16.746

C a p ito li a g g iu n ti per r e s ti

a t t iv i... - - -T o ta le E n t r a ta stra o rd . L . 4,607 -13,309 35,376 -126,538

(10)

risulta dal seguente prospetto, che indica le differenze coi corrispondenti periodi dell’esercizio 1894-95.

Pagam enti Mes e di m a rz o 1896 D if fe re n z a co l m a rz o 1 8 9 5 D a l u g li o 18 95 a t u tt o m a rz o 18 96 D if fe re n z a co l lu g li o m a rz o 1 8 9 4 -9 5

migliaia migliaia migliaia migliaia

di lire di lire di lire di lire

del T esoro . . L. 17,318 — 670 603,614 - 2 0 ,5 2 5

1(1. delle finanze . . . 12,779 — 10,966 133,460 - 1 4 ,3 4 3

Id . di grazia e glust. 2,789 - 670 25,719 — 21

Id. degli affari esteri 632 - 203 7,791 — 3.613

Id . dell’istru z.p u b b. 3,6 4 2 — 463 30,671 — 1,002

Id. dell’ interno . . . . 5 281 - 187 60,661 + 2,799

Id. dei lavori pubbl. 7,331 - 1,442 80,423 —36,266

Id. dello poste e tei. 6.209 + 1,249 40,463 ■+■ 1,695

Id . della g uerra. . . . 33,493 1-12,186 212,366 + 3 4 . 404

Id . della m arina . . . 9 ,104 + 1,923 76,059 - 8,312

Id . della ag ric. ind.

e commercio 898 - 66 8,889 + 661

T o tale dei pagamenti di

bi-la n c io .. 99,481 + 787 1,168,911 —44,625

D ecreti m inister, di scarico — 17 —49,201

T otale p a g a m e n ti... L . 99,481 + 787 1,1 6 8 ,9 2 8 - 9 3 ,8 2 6

Agli incassi il Ministero fa seguire le seguenti annotazioni sulle differenze che presenta l’ esercizio del mese di marzo 1896, con quello del marzo 1895.

L’ aumento di circa 3 milioni e mezzo verifica­

tosi nei Redditi patrimoniali dello Stato deriva dal

versamento dei prodotti lordi delle ferrovie dovuto allo Stato dalla Società della Rete Mediterranea, pel bimestre gennaio-febbraio, che nel 1895 fu eseguito in febbraio, mentre nel 1896 in marzo.

L’ aumento di oltre 800 mila lire nella Tassa

sulla fabbricazione degli spiriti, birra, ecc. è do­ vuto alla nuova imposta sul consumo del gas-luce e dell’ energia elettrica ed alla tassa sui fiammiferi.

L’ aumento di circa un milione e mezzo nelle

Dogane e diritti marittimi è da attribuirsi in gran arte agli ultimi provvedimenti finanziari e ad ab- ondanti importazioni di grano.

L ’ eccedenza di oltre un milione e mezzo nei R im ­

borsi e concorsi nelle spese dipende per la massima parte da maggiori reintegrazioni di fondi al bilancio passivo.

L ’ aumento di oltre un milione nelle Entrate di­

verse è dovuto ai proventi e ricuperi di portafoglio. La diminuzione di oltre un milione nella Cate­

goria Movimento di capitali ( Vendita di beni ed

affrancamento di canoni) deriva dal versamento della Cassa Depositi e prestiti di L. 3,700,000.00 per il servizio ilei debiti redimibili, fatto nel marzo 1896 e perchè nel marzo 1895 ebbe luogo il collocamento per L. 5 milioni ili Buoni del Tesoro a lunga sca­ denza passati a disposizione del Tesoro.

La diminuzione di 2 milioni nella stessa categoria

(Riscossione di crediti) deriva dall’ acconto spettante allo stato del patrimonio delle corporazioni religiose versato dall’Amministrazione del fondo per il culto nel 1896 in febbraio, mentre nel 1895 in marzo.

La diminuzione di circa 4 milioni nella stessa

Categoria (Accensione di debiti) deriva dal fatto che

nel marzo 1895 ebbe luogo il collocamento di ob­ bligazioni del Tevere e di titoli speciali emessi per il risanamento di Napoli, mentre nel marzo 1896 nessun introito fu fatto per tali cause.

La diminuzione di oltre 5 milioni e mezzo nella

stessa Categoria (Capitali aggiunti per resti attivi)

deriva dal versamento fatto dalla Cassa Depositi e

prestiti nel marzo 1895 delle somme occorrenti per il servizio delle pensioni ; operazione cessata col 1° luglio stesso anno.

E la diminuzione, infine, di oltre 3 milioni nelle

Partite di giro è dovuta a diversa situazione di fatto delle operazioni previste dalla legge 22 luglio 1894 sui debiti redimibili.

Il Banco di Napoli nel 1 8 9 5

Dopo che il Consiglio Generale nella sessione ordi­ naria tenuta ultimamente ebbe proceduto alla nomina dell’ufficio di presidenza, e delle altre cariche, il Di­ rettore generale del Banco Comm. Arlotto diede lettura di una accurata relazione del Consiglio di ammini­ strazione sull’ esercizio 1895.

Riassumendo i dati principali riguardanti l’eserci­ zio, notiamo innanzi tutto che il movimento gene­ rale di Cassa ascese a lire 5,351,165,199, superando di milioni 4 9 3 . 6 quello dell’ anno precedente.

La circolazione del Banco al 31 dicembre 1895 era di lire 253,764,208, di cui lire 248,538,797 per conto dell’ Istituto; lire 5,000,000 per conto del Tesoro e lire 225,411 interamente coperta da riserva. Il massimo della circolazione fu quello suin­ dicato al 31 dicembre, il minimo fu di L. 223,024,482 al 20 marzo, con una media per l’ intero anno di L. 238,640,479, che risulta inferiore di L. 28,71,328 alla media del 1894

Al 31 dicembre 1895 la riserva metallica ascen­ deva a lire 116,050,670 con un lieve aumento di L. 51,955 in confronto all’ anno precedente: di detta somma L. 105,557,925 erano in oro decimale e L. 10,492,390 in argento. L ’ aumento da un anno all’ altro riguarda esclusivamente l’oro, il quale man­ tiene un rapporto di molto superiore ai 3/t della riserva metallica complessiva.

11 movimento dei titoli apodissari (fedi di credito, polizze notate e polizzini) diminuì notevolmente, cioè da 379 */, a 245 milioni per quelli emessi e da 374 */t a 258 milioni per quelli pagati, con una circolazione media di L. 20,516,122.

All’ opposto i vaglia cambiari ebbero nel passato esercizio una più larga emissione ; ne furono emessi per 562 milioni contro 423 milioni nel 1994 e quindi con un aumento di 139 milioni e ne furono pagati per 562 milioni circa, contro 420 '/« milioni, in aumento di oltre 141 milione. La circolazione media di questi titoli fu di L. 10,830,607.

Gli assegni dei corrispondenti a rappresentanti del Banco furono in diminuzione di quasi 30 milioni, con una circolazione media di L. 1,433,183.

Furono in diminuzione tanto i C/c infruttiferi (Madrefedi) quanto i depositi fruttiferi.

Riguardo alle operazioni attive, negli sconti furono impiegate L. 437,124,863 con uua diminuzione di L. 73,917,897.

Come il ramo dello sconto anche quello delle anticipazioni ebbe uua considerevole diminuzione.

Al 31 dicembre 1895 le immobilizzazioni erano ridotte a L. 142,946,812, con una diminuzione cioè di L. 24,824,977 rimpetto alla somma accertata al 20 febbraio 1894.

Venendo ai resultati della gestione 1895, la de­ pressione verificatasi nelle operazioni e la diminuita ragione dello sconto e dell’ interesse sulle anticipa­

(11)

3 maggio 1896 L ’ E C O N O M I S T A 283 Infatti le rendite lorde ammontarono a L. 7,438,932, j

presentando una diminuzione di L. 1,898.423 sul ! 1894; però diminuirono altresì le spese di L. 828,539; quindi l’utile netto dell’esercizio si ragguagliò a L. 1,007,338.

IL COMMERCIO SERICO ITALIANO NEL 1895

Dai dati statistici relativi al movimento commer­

ciale delle merci comprese nella categoria sete della

tariffa doganale durante il 1895, si rileva che vi è stalo un notevole aumento in confronto agli anni precedenti tanto all’importazione che all’esportazione. E poiché l’aumento è avvenuto più nella prima che nella seconda, il fatto sta così a dimostrare la mag­ giore aitività del mercato serico in generale ed anche la maggiore estensione, che va prendendo l’uso dei prodotti di seta. E di questa preferenza che i consumatori danno alle seterie, si ha una prova nel notevole aumento dell’ esportazione dei tessuti con­ temporaneo ad un aumento non meno sensibile del- l’ importazione, e nell’aumento dell' importazione dei bozzoli e della seta greggia, che dimostra maggior lavoro e attività nelle nostre filande e filatoi anche per le fabbriche estere.

Applicando ai dati di ogni singola voce in con­ fronto al movimento commerciale delle sete nel 1894 i rispettivi valori, resulta un importazione per L i ­ re 143,228,913, con un aumento di L. 37,930,913 in confronto all’anno precedente, ed un esportazione di L. 354,648,645 con un aumento di L. 35,027,050.

Notevole come sempre è l’aumento dell’ esporta­ zione dei tessuti serici. Nel 1895 infatti in confronto al 1894 aumentò I’ esportazione di chilogr. 54,915 e l’importazione di chilogr. 45,025.

Del movimento dei tessuti riassumiamo qui sotto il solito specchietto a seconda del paese di destina­ zione e di provenienza : Importazione. P a e s e di p ro v en ie n z a 1*94 1895 Austria-Ungheria . Ch. 7,106 6,381 F ra n c ia ... » 65,504 85,149 Germania . . . . » 65,246 85,745 Gran Bretagna . . » 12,047 13,328 Svizzera... » 11,500 14,428 Altri paesi. . . . » 586 979 Totale . . . Ch. 161,989 206,010 Esportazione.

P aese di d e stin azio n e 1894 1895

Austria-Ungheria . . . . Ch. 22,231 25,584 Belgio . . . » 2,107 1,141 F ra n c ia ... « 4,147 6,432 Germania . . . . » 31,514 39,047 Gran B r e t a g n a ... » 66,077 93,245 Malta. . » 8.631 6,742 Svizzera . » 133,908 118,443 Turchia . . , » 14,821 32,257 Contrade africane . . . . , 7,796 17,475 America settentrionale . . » 51, 90 46,474

America centrale e rnerid. . » 5,703 8,986

Altri paesi . . . » 9,421 17,437

Totale. . . . Ch. 358,348 413,263

L’ esportazione dei tessuti di seta operati, cerne velluti, tessuti di seta nera operati, colorati operati, graticolati operati, misti neri operati e colorati ope­ rati, è salito da L. 477,559 nel 1891 a L. 5,333,464 nel 1895.

Riassumendo infine in pochi gruppi le merci se­ riche secondo i respettivi valori si hanno i seguenti resultati :

Importazione.

1894 1895 Differenza

Seme bachi e 1 ire k ’™

bozzoli... 16,316,250 28,192,200 •+ 11,875,950

Seta greggia e tinta, filati e ca­

scami di seta . . 69,760,991 92,652,265 -|- 22,891,274 Tessati ed altri malafatti di seta. 19,220,729 22,384,448 + 3,163,719 Totali L. 105,297,970 143,228,913 + 37,930,943 Esportazione. 1894 1895 Differenza

Seme bachi e Lìre Liro

bozzoli... 3,165,500 5,471,200 + 2,305,700

Seta greggia e tinta, filati e ca­

scami di seta . . 292,972,404 319,488,910 - f 26,516,506 Tessuti ed altri

manufatti di seta . 23,483,691 29,688,535 + 6,204,844

Totali L. 319,621,595 354,648,645 - f 35,027,050

Le relazióni commerciali fra l’Italia e la China

La Camera di Commercio italiana a Londra si è rivolta alle Camere di commercio italiane, dichia­ randosi pronta a concorrere nelle spese per inviare una Commissione in China all’oggetto di studiarvi la possibilità ili avviarvi traffici italiani. Nella memoria che accompagna questa sua proposta, essa fa pre­ sente quanto operano la Russia, la Germania, la Francia e I’ Inghilterra per sviluppare il loro com­

mercio in quel paese, doventàto adesso più accessi­ bile dopo il trattalo di Shimonoscki, che pose fine alla guerra fra la China e il Giappone. Ne'la stessa vien riassunta con molta ampiezza la posizione at­ tuale della gara, che in seguito agli ultimi avveni­ menti politici della China si è impegnata fra le na­ zioni europee più progredite nelle industrie e nei commerci, al fine di acquistarsi una parte prepon­ derante negli scambi con quelle lontane regioni e vi è espressa la convinzione che anche l’ Italia non mancherà di accingersi ad approfittare della grande trasformazione economica che sta per compiersi nel­ l’estremo Oriente.

Nella memoria che è stata compilata dal sig. Ro- zenraad membro della Camera di commercio italiana a Londra, si rileva anche che molte ditte commer­ ciali di altri paesi, che sono in relazione coll’estremo Oriente constatano un aumento sensibile nelle ordi­ nazioni provenienti, e vi si annunzia la costituzione di un sindacato anglo-americano per la costruzione di una ferrovia da Han Kon alla China.

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