i; ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I
Anno XXI - Voi. \XV
Domenica 24 G iugn o 1894
N. 1051
LE COSE 01 SICILIA E IL GOVERNO
Sei mesi fa le notizie che venivano dalla Sicilia affliggevano tutti coloro i quali pensano che la costi tuzione della unità politica deve essere feconda di miglioramenti sociali ed economici, di benessere e di pace fra le popolazioni. Oggi le notizie che dall’ Isola, in stato d’ assedio, tratto tratto vengono sono tutt’altro che rassicuranti. Si accenna a scio peri dei solfatari, a dimostrazioni contrarie alle tasse, si dice chiaramente che il malumore serpeggia e coll'aggravarsi delle condizioni economiche non vi sarebbe da maravigliarsi se fatti deplorevoli doves sero ancora verificarsi. Vi è, è vero, lo stato d’assedio e il relativo Commissario regio con pieni poteri, ma precisamente la circostanza che anche in quelle condizioni si abbiano nuovi tentativi di sommosse, dimostra che il male è profondo e I’ opera delle classi dirigenti e dei governanti è nulla od almeno inadeguata. Senza voler essere pessimisti chi cono sce le condizioni reali dell’Isola non può non nutrire seri timori che gli avvenimenti tragici di sei mesi or sono abbiano a ripetersi a scadenza non molto lontana, e gli avvertimenti dell’ on. Colaianni e di qualche altro che al pari di lui sono in grado di avere informazioni esatte, attinte direttamente alla fonte, dovrebbero indurre Governo e Parlamento a seguire una linea di condotta diversa da quella che hanno, volenti o nolenti, seguita finora.
I metodi di Governo dell'on.Crispi non ci hanno mai soddisfatto perchè sono in antagonismo diretto con i principi sanamente liberali che vorremmo vedere sempre e dovunque applicati nella politica del nostro paese. Lo stato d’assedio non è un rimedio - questo concetto non è entrato per anco nella meute del l’on. Crispi e dei conservatori o progressisti o incerti che, siano che sostengono la politica dell’on. Presi dente del Consiglio. La repressione non può essere un rimedio per la Sicilia, come non lo è stato mai per l’Irlanda, e questo senza voler far un confronto tra le due Isole sventurate. Lo stato d’ assedio è arma d’altri tempi che andava lasciata nell’ arsenale j delle armi irrugginite di cui si servivano i Governi despotic.i ; esso è oggi incompatibile con le idee di libertà e di giustizia che hanno avuto la vittoria in i questo ultimo quarto di secolo. E si badi che pel ristabilimento dell’ordine non occorre menomamente lo stato d’assedio ed i tribunali militari, come si è I più volte veduto ; non occorre sovvertire tutto un ordine stabilito di cose e affidare la gestione dei ; supremi interessi dì un paese a una persona sola e I
proprio a quella che per le stesse sue attribuzioni è la meno adatta a curarne il buon andamento. Ma si sa rebbe potuto anche tollerare questa condotta politica e passar oltre sullo stato d’ assedio se 1’ azione gover nativa, dopo quella proclamazione, non si fosse a un tratto arrestata e non avessimo assistito al più inaudito abbandono d’ ogni provvedimento che va lesse a sollevare l’Isola dalle sue tristi condizioni. La politica inconcludente per stabilire le economie e pareggiare il bilancio — e furono davvero incon cludenti tutte le discussioni di questi sei mesi — ha forse legittimato agli occhi degli ingenui la inerzia parlamentare; ma chi non dimentica che per motivi molto meno gravi il Parlamento, in altri tempi, ha saputo trovare la energia necessaria a provvedere, non può trascurare d’ osservare che lo stato d’assedio e i tribunali militari hanno ipnotiz zato Governo e Parlamento e li hanno resi incapaci non solo di agire, ma neppure di pensare alla Sicilia.
Così siamo sempre alla statu quo a n te; quel movimento che si era determinato all’epoca dei tristi avvenimenti del dicembre e gennaio scorsi fra la classe dei proprietari e tra alcuni rappresentanti della Sicilia in Parlamento è scomparso pressoché del tutto. Anzi, represse nel modo che tutti sanno le agitazioni delle classi agricole e dei solfatari, si può credere che sia scomparso anche quel debole interes samento che si era manifestato in alcuni circoli politici per la Sicilia e con quella spensieratezza e quell’ apatia che son pur troppo una causa della rovina dell’Italia si va aspettando che si ripetano le dolorose vicende di mesi sono per ridestarsi e far nuove promesse, salvo a non far nulla come ora.
in questo si hanno illusioni abbastanza strane, perchè se si crede che con un semplice progetto di legge si possa mutare lo stato presente dei contratti agrari si sbaglia e di molto. Per trasformare i sistemi di conduzione dei fondi occorrono capitali e questi ora li assorbe lo Stato in cento modi; dunque con la sua facile proposta l’on. Sonnino da buon socia lista di Stato — il che non esclude in lui il con servatorismo, come pretende il sig. N. della R i form a Sociale, anzi lo integra, perchè con qualche vana legge, all’ atto pratico inefficace, si con serva lo stata quo con tutte le sue offese alla libertà e alla giustizia — l’on. Sonnino diciamo, con la sua proposta non veniva a rendere nessun servizio pratico alla Sicilia, ma le procurava soltanto una disillusione di più per l’avvenire.
La Sicilia non è la sola regione italiana che si trovi in condizioni speciali e per la quale occor rano provvedimenti peculiari. Senza considerare' il continente, vi è la Sardegna che attraversa e da un pezzo un periodo di decadimento economico e di regresso, mentre potrebbe divenire più popolata, più ricca, più salubre. Ma per la Sardegna qualche provvedimento il Governo I’ ha pure proposto con un disegno di legge pel miglioratrento agrario della Sardegna, intorno al quale ha scritto una interes sante relazione l’on. Bertolini. Ora, come al problema della Sardegna, il Governo dopo lungbe insistenze ha rivolto il pensiero, perchè non dimostra di inte ressarsi della Sicilia più che non sia mandandovi delle truppe e istituendovi dei tribunali perchè am ministrino la giustizia more m ilita ri? Le condi zioni della Sicilia sono complesse assai, è vero, ma il paese è certo in grado, più della Sardegna, di risorgere. Soltanto occorrono notizie e dati sicuri, occorre stabilire con certezza qual’ è la situazione odierna della regione, quali i suoi bisogni ; ha il Governo tutti gli elementi necessari per fare della terapia sociale? È inutile chiedere ora al Governo cotesti elementi perchè la sua attenzione è stornata da preoccupazioni di tutt’altra natura, come la finan za, le spese militari, le economie, la opposizione, lo scioglimento della Camera, le elezioni e simili. In un altro paese civile chi potrebbe agire sarebbe I’ opi nione pubblica, ma da noi è pressoché allo stato embrionale. Una Commissione d’ inchiesta nominata fino dall’ autunno dell’anno passato, quando già si disegnava il movimento siciliano, avrebbe certo gio vato, nè vogliamo escludere che gioverebbe ora, perchè la conoscenza piena ed esatta dei fatti sui quali deve formarsi un giudizio giova sempre ; ma pur troppo in Italia si è divenuti così scettici in fatto d’inchieste, che ormai anche se fosse decretata, e noi crediamo che dovrebbe esserlo, non ispirerebbe grande fiducia.
Che fare adunque? Ristabilito e mantenuto l'or dine, tolto lo stato d’ assedio, pacificati per quanto è possibile gli animi, bisognerebbe prendere in esame ciascuno dei problemi che formano quella che può dirsi la questione siciliana e agire in con formità ai bisogni del paese, ai risultati degli espe rimenti fatti altrove. Il lettore non pretenderà certo che noi gli svolgiamo qui un programma, ma è certo che le grandi linee di esso possono essere riassunte in breve : la industria solfifera è in crise, proposte per alleviarla sono stale fatte, che ne pensa il Governo ? Terreni demaniali da dividere fra gli abitanti non ne mancano, riforme tributarie da at
tuare per alleggerire il carico fiscale che grava sulle masse sono state più volte studiate, pro poste e propugnate. Perchè non si da opera a tutto questo e alle altre misure che uomini di idee e di tendeuze differenti, ma desiderosi di eliminare le cause di nuove sommosse, hanno messe innanzi ? Noi ci perdiamo, in Italia, alla ricerca ideale del miglior sistema di elezioni amministrative e politiche e perdiamo di vista le questioni veramente impor tanti che, lasciate insolute ed abbandonate ai rancori dei nemici della società attuale, potranno compro mettere la esistenza della società stessa. Chi si culla nella idea che il tempo possa da solo rimediare ai mali che sono opera della politica s’inganna ; ai no stri giorni la coscienza delle masse è in pieno ri sveglio; il socialismo si estende, perchè è una forma di condanna delle ingiustizie e degli errori che con taminano l’ ordinamento politico e sociale dei nostri giorni, non per altra causa, non perchè prometta qualche cosa di meglio che in verità non si cono sce, nè i socialisti vogliono dire, perchè la società non si può riordinare seriamente secondo un con cetto sistematico e sulla carta.
Pur troppo l’Italia attraversa un periodo di diffi coltà gravi delle quali lo stato presente della Sicilia non è che una delle manifestazioni più salienti e pur troppo anche paragonata alla vastità, comples sità e urgenza dei problemi che offre e solleva la vita italiana contemporanea, le classi dirigenti si sono mostrate sempre meno all’altezza dei loro do veri. Ma badiamo che un brutto giorno non debba sopravvenire in cui sarà troppo tardi per arginare la corrente che porterà lo sfacelo e la devastazione.
I [NUOVI IST IT U T I DI CREDITO
Ci siamo deliberatamente astenuti sin qui dal di scorrere dei tentativi diretti a ricostituire i vecchi Istituti di credito ed a costituirne di nuovi per due motivi. Il primo, perchè avevamo poca fede nella solidità delle proposte, dalle quali alcune erano certo serie e concludenti, ma non vi erano uomini che volessero con vigoroso atto di autorità, raccogliere intorno ad esse forze sufficienti ; — il secondo, per chè vedevamo ad ogni istante più delinearsi quella situazione che da molti anni ormai è la caratteri stica dominante dell’alta finanza italiana, una riva lità, una disistima, una avversità tra gli uomini che la compongono, per cui tutti e ciascuno sono resi impotenti.
Se un sentimento di rispetto verso questa rivista, la quale non ama perdersi nelle piccole vanità degli uomini, non ci trattenesse, potremmo edificare i no stri lettori narrando molte strane ed incredibili vi cende occorse in questi ultimi otto mesi. Amiamo invece riepilogare il nostro giudizio affermando che è inutile sperare nel riordinamento del credito na zionale sino a che non sieno eliminate quelle cause di disorganizzazione delle quali tante volte ci siamo occupati in queste colonne, cause che risiedono ne gli uomini e non nelle cose.
24 giugno 1894
L ’ E C O N O M I S T A
399politica economica nazionale e quindi ci si trovi più o meno apertamente in lotta coi mercati esteri. Fon damento dei traffici, base del commercio, alimento della industria è dappertutto il credito, ed è supre marnante ridicolo, se non è colpevole, che si sogni il traffico internazionale diretto ad un unico fine, che si voglia il commercio disciplinato secondo un concetto nazionale, che si pensi l’ industria indipendente dal l’estero, se poi si lascia o si vuole il credito disor ganizzato, privo di quella unità di azione, di ener gia, di movimento che non si può avere se non dalla concordia degli uomini, che del credito sono i padroni.
E più ancora sensibile è il danno di queste mi serande discordie, di queste inesplicabili disistime nelle circostanze gravissime come quelle che attual mente strozzano l’ Italia, la quale avrebbe bisogno che l’Alta finanza con concorde intendimento, con fine e costante cura raccogliesse tutte le sue forze per resistere ai guai che la fatale politica dei Go verni va aumentando, e per diminuire il discredito che le incertezze e peggio, con cui Parlamento e Governo trattano le più vitali questioni del paese, vanno seminando a piene mani all’ interno ed al l’estero.
Invece, dobbiamo accertarlo con profondo ramma rico, sembra che gli uomini dell’Alta finanza vivano in un’altra patria quando trattano dei loro interessi. Non basta a loro la responsabilità che pur hanno di essersi illusi e di aver illusi gli altri intorno a condizioni di prosperità che oggi sembrano vero e proprie colpe; non ricordano più che nelle loro re lazioni agli azionisti ed al pubblico asseverarono colle più risonanti parole che lo stato dei principali Istituti di credito e delle imprese maggiori era sotto ogni rapporto eccellente ; vogliamo credere e cre diamo che perfetta fosse la loro buona fede, ma non possiamo dire altrettanto della loro perspicacia. Oggi la maggior parte di questi uomini o sfortunati o incapaci vuol rimanere sulla breccia, ahimè non quali soldati che si assumono le pene del disastro come si sono goduti le gioie di una fittizia vittoria, ma quali cattivi vigili che temono solo della salvezza altrui.
Dure, dolorose parole sono queste, che il ramma rico ci detta, ma che non rappresentano se non il sentimento generale; e non le dirigiamo queste dure e dolorose parole a questi più che a quelli, ma siamo sventuratamente costretti per la verità a non fare eccezioni o quasi a non farne. Il campo di bat taglia, dopo la violenta disfatta che la economia na zionale ha subito in questi ultimi anni, è seminalo di morti e di feriti; alcuni valorosi, che si sono di fesi sino all’ultimo momento, altri pochi che ancora lottano colle ultime forze, altri ancora che hanno dovuto soccombere non alle prove di valore, ma a quelle della sventatezza colla quale compromisero la pro pria e l’altrui vita. Or bene; su questo campo di battaglia si vedono feriti o non ben morti che si alzano negli ultimi aneliti ed esprimono un solo sentimento, un solo desiderio ardente ; quello che altri non sopravi va.
Mai più doloroso spettacolo si è presentato, e mai disgusto maggiore abbiamo provato. Potevamo e pos siamo, convinti di ciò, occuparci di progetti di ri costituzione e di costituzione? Non è la materia prima che manca in Italia nè per la ricostituzione o per la costituzione degli edifici del credito ; ciò che manca sono gli uomini che affidino un cam biamento di rotta, un proposito più assennato, una
speranza, anche solo una speranza, di maggior senso della loro responsabilità.
Se vi fossero tra gli uomini che negli ultimi anni sono rimasti — e certo a torto — sdegnosi e indifferenti di fronte a tante pazze ostinazioni ; — se tra quegli uomini ve ne fossero alcuni che vo lessero per carità di patria assumere essi la respon sabilità e la direzione di un movimentò ricostituente, non vi è nessun dubbio che raccoglierebbero intorno a se molte forze vive del paese, giacché il capitale è stanco della propria paura ed è desideroso di nuovi impieghi. Ma come pretendere che esso esca dal ritiro nel quale i più inattesi disordini lo hanno cacciato, se si gira sempre intorno agli stessi me todi, alle stesse illusioni, alle stesse persone che non godono più la fiducia del pubblico?
. Il senso del credito, che in Italia qualche anno fa sembrava retto e sviluppato, oggi sembra tal mente perduto che si capovolgono le più elementari regole delle responsabilità, senza che una voce sorga a protestare. Così in questi giorni abbiamo letto su per i giornali, discussa con informazioni più o meno autentiche secondo 1’ immancabile arrière pensée,
la storia della fondazione di un Istituto che doveva formarsi con capitali stranieri. Ebbene ; non bastano più le patrie leggi per autorizzare secondo il di ritto comune, la fondazione di un Istituto di cre dito ; no signori ; è il Governo che interviene e concede o non concede, approva o non approva, ed i promotori sono ricevuti dai Boselli e dai Sonnino che discutono e decidono. — Ma da quando in qua fu ufficio dei Ministri interessarsi degli interessi che sono privati e che debbono rimanere privati ? Da quando in qua i Ministri hanno diritto di occuparsi di simili argomenti ?
Se anche fosse vero quello che si afferma, che i promotori del nuovo Istituto domandavano alla Banca d’ Italia favori, che forse la legge non consente che sieno accordati, non era decente e conveniente che i promotori trattassero colla Banca d’ Italia, la quale senza dubbio avrebbe saputo rispondere se l’opera zione chiesta le era o non le era dalla legge con sentita ? Che titolo possono avere i Boselli ed i Son- I nino quali interpreti della legge?
Egli è che, col pretesto della vigilanza, I’ arbitrio è infiltrato anche nel credito, egli è che col pretesto di tutelare i supremi interessi del paese si scon volgono i principii del diritto comune ; egli è infine I che con la presuntuosa convinzione di saper fare il | hene della nazione, si esercita il dispotismo.
Non dividiamo l'opinione di coloro che nella isti tuzione di una Banca, sia pure di venti milioni di i capitale, credono di rimediare alla crise ; compren
diamo la diffidenza degli stranieri a portare il loro oro in Italia, dove le garanzie delle leggi sono mi nate da decreti che agognano l’ oro delle riserve bancarie; ma noi crediamo che sarebbe stato molto più dignitoso e corretto se il Governo avesse rega lato ai promotori del nuovo Istituto una copia del Codice di Commercio ed una della legge sulle Ban-
Gli amici nostri che con questi giudizi severi certamente foriamo, non se ne abbiano a male. Abbiamo taciuto per otto mesi nella fiducia che un sentimento nobile ed elevato mettesse fine alle discordie, al malvolere, alle reciproche disistime e che la virtù del sacrificio si manifestasse quanto occorreva ; ora costretti a parlare, dobbiamo con rammarico ripeterò che qualunque sia I esito degli sforzi che in questi giorni si fanno da una parte e dall’ altra, crediamo ‘sterile I’ esito, perchè manca l’essenziale cioè la concordia dell’alta finanza. Nem meno la Banca d’ Italia, la grande creditrice di tutti, si è valsa degli strumenti che aveva in mano per imporsi e per imporre il -porro unum.
Ora forse I’ occasione è svanita e dopo la crise dei grandi Istituti ci si apparecchia quella dei pic coli che sorgeranno sulle rovine dei grandi.
Desideriamo d’ essere falsi profeti.
La fccisÉiie dei provvediinenti finanziari
La Camera ha abdicato a quella grande, solenne e profonda discussione finanziaria che doveva fare da cinque o sei anni ; — I’ on. Sonnino ha abdi cato a quel piano finanziario che doveva ristaurare le finanze con cento milioni di imposte ; — la Com- missione dei quindici ha abdicato a quei 60 milioni di economie che voleva subito ottenere. Il solo che non ha abdicato è il paese, che aspetta il momento per far sentire il suo parere, se glielo lascieranno
dire. . . . . .
In mezzo a questa dègringolade di principi, di affermazioni solenni, di caratteri tetragoni, di uo mini competenti, la Camera ed il Governo final mente si sono messi d’accordo a far qualche cosa per il bilancio, interrotti tratto tratto dalle frustate che le risultanze del processo Tanlongo e compagni, scagliano in viso alla giustizia.
E che cosa si fa alla Camera per il bilancio ? Si votano allegramente le tasse contro i poveri e si rinuncia a quelle che direttamente colpirebbero gli abbienti od almeno queste si attenuano.
I lettori ricordano; si volevano i decimi sulla fondiaria, l’aumento del dazio sui cereali e sul prezzo del sale, la ricchezza mobile al 20 per cento per i redditi di categoria A.
II primo e l’ultimo dei quattro principali provve dimenti rimasti nello sconnesso omnibus finanziario, colpivano i proprietari, gli altri due le moltitudini. Ed ecco sorgere in Parlamento e costituirsi alla luce del sole un partito che si intitola degli agrari
e che difende contro le tasse il reddito dei pro prietari di terre non solo, ma vuole che sia assi curato un minimo reddito ai
granicultori-Un partito simile che si fosse costituito tra azio nisti di una Banca, o di una impresa, avrebbe su scitato i clamori soliti contro la invasione degli interessi particolari. Risuona ancora nell’ aula di Montecitorio la voce solenne che domandava l’ elenco degli azionisti della Banca Nazionale prima che si vo tasse la legge bancaria, e ohe non avendolo ottenuto intimò in nome della moralità che i possessori di azioni non votassero ma escissero dall’aula. Ed è an cora vivo il ricordo di quel buon generale, che pren-.
dendo queste cose sul serio, dà alla beneficenza qualche centinaio di lire guadagnate vendendo le azioni della Banca possedute da sua moglie.
Ebbene quando i proprietari di terre hanno vo tato l’aumento fino a sette lire del dazio sul grano dove era la voce della moralità?
Gli agrari hanno sfoderato le solite erronee affermazioni : « che il prezzo del grano è indi- pendente dal dazio, e nessuno ha chiesto : —• ma allora perchè domandate ti dazio? — che l’agricol tura langue e bisogna proteggerla ; — e nessuno ha chiesto: ma i quattro milioni che vivono della granicoltura debbono essere protetti a spese ed a danno degli altri 26 milioni ? ; — che il fisco ha bisogno di entrate; — e nessuno ha osservato; — vi è" bisogno di tassare con cento milioni tutta l’ Italia perchè il fisco riscuota venti milioni ?
Nulla valse. Persino si sono udite delle voci nuove combattere il dazio; si sono uditi uomini, che alcuni anni or sono avevano difeso ed 'approvato il dazio a cinque lire, opporsi all’aumento del dazio a sette |jre ; — forse non era una conversione economica ma solo una evoluzione politica che li faceva oggi liberisti, come li aveva fatti qualche anno fa pro tezionisti. Ma nulla valse, gli agrari furono discreti a non dar battaglia per ottenere il dazio di nove lire, e si contentarono di essere sconfitti sulle otto lire per assicurarsi le sette.
E così il facchino di Genova scaricherà dal ba stimento il grano russo che vale 13 lire, per com perarlo, dopo scaricato, a venti lire ; e ciò in nome della prosperità agricola della nazione, in nome della democrazìa imperante, in nome dell’amore che tutti i partiti professano per le classi meno abbienti.
Ma quando smetteranno le ipocrisie e chiameranno le cose col loro nome ?
Gli agrari non vogliono i due decimi sulla fon diaria e vogliono il dazio sui cereali perchè i primi falcidierebbero il loro reddito netto, il secondo non li obbliga a spese di nuova cultura. Interessati di rettamente nella questione, si uniscono, impongono la loro volontà, votano e vincono.
Domani, a cose più calme, l’industriale si accor gerà di dover aumentare i salari perchè sono au mentati i dazi sul grano, e chiederà alla sua volta nuovi dazi che lo compensino. E più apertamente di quello che non sia stato fatto nei 1887, gli indu striali detteranno la nuova tariffa, discuteranno col relatore il loro bilancio, si assicureranno un minimo reddito, ed il Parlamento, dopo proclamati nella di scussione generale i grandi principi di libertà, di
indipendenza, di obbligo sociale verso le classi la voratrici, aumenterà ancora di più i dazi.
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creto che porla il sale non a 34 centesimi, che tal prezzo sarebbe stato divisibile per due, ma a qua ranta che è cifra tonda.
E 200 deputali sopra 330 approvano il decreto del Ministro, il quale rassicura le coscienze affer mando che in Sicilia, dove non vi è monopolio e tutti possono fabbricarsi il sale con due centesimi di spesa al chilogrammo, non sono avvenuti disordini per il sale.
Se il rispetto per il Parlamento e per il Governo ce lo permettessero vorremo qui ricordare l’ultima opera musicata dal Maestro italiano.
Dunque il sale sì, il grano si, ma la proprietà no. Veniamo alla rendita.
Il Ministero che ha proclamato ohe sarebbe im m o rale tassare la rendita senza prima aver applicati tutti gli altri tributi che proponeva, sta accordan dosi colla Commissione per diminuire la altezza della nuova tassa che sarà non più del venti ma del se dici per cento. Non manca, assicura oggi un gior nale ufficiale, che vincere la resistenza dell’on. Son- uino, ma quella, ormai si sa, è cosa presto fatta.
E non vi è dubbio l’accordo sembra basato sulla logica se non completa, almeno parziale. Ma il bi lancio? E i 177 milioni di disavanzo diventati 200 col minor gettito delle imposte?
Abbiamo la rendita per il fondo per il culto che si può vendere; è una garanzia verso una intera schiera di creditori dello Stato, ma lo Stato non ha bisogno di garantire nulla, la sua parola basta, i portatori di rendita lo sanno. Colla garanzia adun que che si vende, si colma il disavanzo del 189 3 -9 4 e si può affrontare il disavanzo 1894--93 aspettando le economie, per le quali si nominerà in Novembre una Commissione che le studi e le proponga. In tanto per fare sicuramente delle economie nelle spese militari si è nominato una commissione di Gene rali ; se ne nominerà una di appaltatori perchè pro ponga le economie sui lavori pubblici; una di can didati professori perchè diminuisca le università e le scuole speciali ; una di vice pretori perchè di minuisca il numero delle preture e così via.
In meno di un mese il disavanzo sarà colmato, ed il bilancio si troverà in quell’equilibrio stabile che l’ on. Sonnino esige per dar mano a quella ri forma tributaria ed economica di cui ha già dati i primi saggi.
Un nostro amico ci scrive domandandoci, non sappiamo a proposito di quali istituzioni, se le alle gre comari di Windsor abbiano avuta molta discen denza e che ufficio coprano ora i pronipoti di quelle comari burlone.
È una ricerca interessante, sebbene non difficile.
MEDIAZIONE, BORSE E TASSA SUI CONTRATTI DI BORSA
- i.
Anche questa, del riordinamento delle Borse e della tassa sugli affari di Borsa, è una di quelle questioni che si trascinano dinanzi al Parlamento, a Commissioni e simili da] parecchi anni senza che si venga a una qualche conclusione. Infatti proprio ora, è stata pubblicata la relazione e il progetto di legge che il comm. Alessandro Romanelli, consi gliere di Stato, ha steso per incarico di una Com
missione nominata ad hoc per studiare e proporre le modificazioni da introdurre nelle disposizioni in vigore sulle Borse, sulla mediazione e sulla tassa di Borsa, Commissione che ha tenute le sue riu nioni nel febbraio ultimo scorso. Vediamo le pro poste che sono state formulate.
« La Commissione - scrive il comm. Romanelli - si è concordemente associata all’ opinione espressa dai più competenti economisti e statisti, che le Borse e le contrattazioni di titoli a termine rechino un grande beneficio pubblico, in quanto rendono pos sibile ai privati la raccolta dei capitali necessari per le più importanti intraprese, ed ai Governi re m is sione dei prestiti pubblici. Essa ha altresì ritenuto che gli abusi cui danno luogo le Borse e le soprac cennate negoziazioni, e i danni che ne derivano non giustificherebbero la soppressione di quelle e la in validazione di queste, più di quel che sarebbe giu stificata la soppressione delle ferrovie a cagione dei sinistri cui l’ esercizio loro dà occasione, e che è pur vano sperare di poter sopprimere interamente i contratti a termine che hanno carattere differen ziale e di giuoco e di poter in tutto prevenire così gli aggiotaggi e le ingiustificate speculazioni al rialzo, come le ingiustificate speculazioni al ribasso, ma ha in pari tempo ritenuto che qualche cosa si possa fare per circoscrivere entro limiti più ristretti gli accennati giuochi, aggiotaggi e speculazioni e per mi gliorare le condizioni morali delle Borse ».
È un compito assai arduo questo, quando non si voglia eccedere nell’ intervento del legislatore e creare a ogni passo delle difficoltà per le negoziazioni di Borsa, come in certa misura ha fatto la Commissione che ha studiato cotesto argomento in Germania. Ma la Commissione per la quale il cumm. Romanelli ha riferito, ha creduto che sia da tener ferma anzitutto la disposizione dell’ articolo 4 della legge 13 set tembre 1876, che ha riconosciuto la validità dei contralti a termine, contemplati da quella legge e stipulati nelle forme da essa stabilite, ancorché ab biano per oggetto il solo pagamento delle differenze, la quale validità tende a distogliere da questa specie di contrattazioni coloro che farebbero assegnamento sulla invalidità di essa per sottrarsi alle eventuali perdite; essa avvisò anzi, che, a meglio raggiungere quest’ ultimo effetto, convenga modificare il citato articolo 4 in guisa da rimuovere alcuni dubbi cui esso ha dato luogo e che sono inoltre da adottare le disposizioni più acconcie ad assicurare ed acce lerare l’ esecuzione coattiva delle sopradette contrat tazioni quando rimangono inadempiute.
dimenti bastino al fine, senza che occorra appigliarsi a quello della limitazione del numero dei mediatori inscritti. Fu anzi avvertito il pericolo che le più gravi condizioni richieste e le nuove penalità ren dano troppo scarse le inscrizioni, ma essa ha rite nuto che a ciò si possa efficacemente ovviare col concedere ai mediatori inscritti alcuni importanti vantaggi e prerogative, in aggiunta a quelli che già loro spettano.
Erasi inoltre proposto da alcuni dei commissari di ripristinare la disposizione del Codice di Com mercio del 1865, che vietava ai mediatori di fare affari per conto proprio, ma prevalse l’ avviso op posto, perchè I’ esperienza ha dimostrato - scrive lo egregio Relatore - non esser possibile assicurare la osservanza di un simile divieto, specie in quelle Borse, e sono le più, dove vige la consuetudine (legittimata ora dall’ art. 51 del Codice di Com mercio vigente) di stipulare i contralti in nome proprio senza cioè manifestare a nessun contraente il nome dell’ altro.
Fu pure raccomandato di stabilire, per i media tori che si valgono delle facoltà di contrattare in nome proprio I’ obbligo di dichiarare alla Cancelleria del Tribunale civile il capitale con cui si inizia il loro esercizio, e successivamente ogni diminuzione del capitale medesimo oltre un determinato limite, di far trascrivere tali dichiarazioni in appositi regi stri presso i detti tribunali e di farne oggetto di pubblicazione a spese degli agenti medesimi. Ma è parso ai più che fosse eccessivo l’ imporre ai me diatori un obbligo che, salvo il caso di società, non è imposto ai commercianti e si ritennero d’altro canto bastevoli le altre guarentìgie che il progetto formu lato stabilirebbe e che vedremo in seguito.
Da ultimo la Commissione si accordò nel rilevare che la tassa di Borsa non è affatto pagata per i contratti di merci e che per quelli di titoli si paga quasi soltanto a Roma ; laonde il suo reddito è me schinissimo e si aggira appena intorno ad annue lire 200,000. La Commissione ha quindi opinato concorde che convenga attenuare sensibilmente la misura e migliorarne l’ ordinamento, cosi da ren derne generale il pagamento, e verosimilmente mag giore, di quel che sia stato finora, il provento; il che gioverebbe altresì ai sopraccennati fini d’ordine generale col far partecipare un maggior numero di contratti differenziali al beneficio della convalidazione. Al quale riguardo convien notare che la necessità di mitigare sensibilmente la misura della tassa, allo effetto di trarne un più largo provento fu ricono sciuta ogni qual volta durante gli ultimi anni si fecero speciali studi su questo argomento; e attenua zioni considerevoli si proposero infatti col disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati il 3 maggio 1895 e accettalo pienamente per questa parte dalla Commissione che ebbe ad esaminarlo.
Su due questioni di non lieve momento non vi fu accordo completo tra i membri della Commis sione. Alcuni, e precisamente quelli che avevano la qualità di mediatori inscritti, avrebbero voluto che i contratti di titoli a termine, almeno quando hanno luògo sulla stessa piazza, s’ avessero a fare esclusi vamente per mezzo dei mediatori inscritti, sotto pena di nullità ; in tal guisa soltanto sarebbero, a loro avviso, compensati i maggiori oneri che voglionsi imporre ai mediatori inscritti e si riuscirebbe a fre nare efficacemente i giuochi di Borsa.
Gli altri componenti la Commissione si dichiara rono avversi all’ accennato privilegio, il quale re lativamente ai contratti a termine che non hanno carattere di giuoco derogherebbe a loro avviso in modo troppo grave ai principi generali di diritto e rispetto ai contratti che hanno carattere differenziale contrasterebbe con le ragioni che determinarono il legislatore a convalidarli, poiché è tale la forza delle circostanze e della consuetudine, che pur ristretta la convalidazione a quelli fra i detti contratti che si stipulano per mezzo di mediatori inscritti, non si cesserebbe per fermo interamente dal far contratti diretti fra le Banche, i banchieri, i cambiavalute e i loro clienti, e la invalidità di questi contratti por terebbe appunto i danni che con la detta convali dazione si vollero evitare.
Gli oppugnatori dell’ accennato privilegio riconob bero però la convenienza di compensare in misura efficace, i maggiore oneri le più gravi sanzioni penali che si imporrebbero ai pubblici mediatori e ritennero sufficiente all’ uopo di stabilire, per i contratti a ter mine fatti con l’ intervento dei mediatori inscritti, tasse piu miti di quelle che s’ applicherebbero ai contralti fatti senza il loro intervento e di concedere
si quelli alcune particolari prerogative riguardanti le liquidazioni coattive.Ciò aumenterebbe verosimilmente la proporzione dei contratti a termini fatti per mezzo dei mediatori inscritti e questo effetto non potrebbe essere che benefico, allora specialmente che la mo ralità, la cultura, l’ attitudine professionale e le gua rentigie finanziarie dei mediatori inscritti siensi, mercè i nuovi provvedimenti notevolmente accresciute ; rimarrebbe però sempre aperta la via a stipulare validamente, contratti a termini anche differenziali, senza il ministero dei mediatori inscritti, nei non pochi casi in cui non sarebbe possibile, o tornerebbe scomodo, promuovere il loro intervento.
L ’ altro dissenso manifestatosi tra i membri della Commissione concerne la tassa di Borsa, alcuni dei commissari avrebbero desiderato che i contratti di merci a termine stipulati in Borsa fossero dichiarati non più soggetti come sono ora, alla sovradetta tassa, altri invece combatterono questa proposta avvertendo che ove fosse attuata, essa nuocerebbe anziché gio vare agli interessi del commercio, poiché cesserebbe perciò stesso rispetto a tali contratti l’esenzione san cita dall’ art. 6 della legge 13 settembre 1876, dalle ben più gravi tasse generali di bollo e registro. Al cuno avrebbe anzi voluto eliminare anche per le merci, la sovraccennata limitazione ai contratti sti pulati in Borsa ; ma fu notato a tale riguardo che il Ministero delle finanze si oppose fortemente nel pas sato ad una simile riforma, per la diminuzione gran dissima che verosimilmente ne deriverebbe nei pre venti delle tasse generali di registro e bollo.
24 giugno 1894
L’ E C O N O M I S T A
403
LA SITUAZIONE DEL TESORO
al 31 m aggio 1894
Il conto del Tesoro al 31 maggio 1894, cioè alla fine dei primi undici mesi dell’esercizio 1893-94, dava i seguenti resultati :
A - t t i v o : Fondi di Cassa alla fine del
l’esercizio 1892-93... L. 247,043,982.31 Incassi di Tesoreria dal 1° luglio
1893 a tutto maggio 1894 . . . » 1,493,256,188.69 Per debiti e crediti di Tesoreria » 1,951,653,171.64
Totale dell’attivo.. . . L. 3,691,953,342. 64
P a s s i v o : Pagamenti di Tesoreria dal 1"
luglio 1894a tutto maggio 1894 L. 1,394,585, 247. 79 Per debiti e crediti di Tesoreria » 2,025,442,195.93 Fondo di cassa al 31 maggio 1894 » 271,925,898. 92
Totale del p assiv o .... L. 3,691,953,342. 64
Il seguente specchietto riepiloga la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria.
30 giugno 1893 31 maggio 1894 Differenza
Conto di cassa L. 247,043,982.31 271,925,898. 92 -+- 24,881,916.61 Situaz.deicrediti di Tesoreria.... 60,772,670.30 240,146,513. 37 H-179,373,843.07 Tot. dell’attivo L. 307,816,652.61 512,072,412.29 +204, 255,759. 68 Situaz.dei debiti di Tesoreria.. 633,385,854.66 738,970,673.44 —105,584,818.78 Situmone(attlTa1' di oassa i (.passiva» 325,569,202.05 226,898,261.15 — 98,670.940.90
Al 31 maggio la situazione passiva di cassa era diminuita di
L.
98,670,940,90.Dal 1° luglio 1893 al 31 maggio 1894 gli incassi di Tesoreria ammontarono a L. 1,495,236,488.69, della qual somma L. 1,368,913,934.49 appartengono all’ entrata ordinaria e L. 424,342,254.20 a quella straordinaria. Confrontando la cifra complessiva con gli incassi dei primi undici mesi dell’esercizio 1892-93 si trova un aumento di L. 54,107,273.65.
Il seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi per ciascun contributo nei primi undici mesi dell’esercizio 1893-94, in confronto all’ugual periodo dell’esercizio 1892-93.
Entrata ordinaria
Redditi patrimon. dello Stato L. Imposta sui fondi rustici e sui
fa b b rica ti... ... imposta sui redd. di ricch. mobile Tasse in amministrazione del
Ministero delle Finanze... Tassa sul prodotto del movimento
a grande e piccola velocità sulle fe rro vie... ... Diritti delle Legaz. e dei Con
solati a ll’ estero... Tassa sulla fabbricazione degli
spiriti, birra, ecc... Dogane e diritti m arittim i... Dazi interni di consumo, esclusi
quelli delle città di Napoli e di R o m a ... Dazio consumo di N a p o li... . Dazio consumo di Roma ... Tabacchi ... S a li... Multe e pene pecuniarie relative
alla riscossione delle imposte. Lotto... Poste... T elegrafi... Servizi diversi ... Rimborsi e concorsi nelle spese Entrate diverse... Partite di giro...
Totale Entrata ordinaria.. L.
Entrata straordinaria
Entrate straordinarie ... Movimento di capitali... Costruzione di strade fe rra te... Capitoli aggiunti per resti attivi.
Totale Entrata straordinaria. L.
Totale generale incassi---- L.
Incassi nel luglio-maggio 1893-94 Differenza col luglio-maggio 1892-93 81,131.807.67 + 2,711,769.78 160,574,790 25 •171,967,149.54 - 522.982.44 - 3,130,478.87 179,336,783.04 - 725,725.26 16,312,636.40 - 330,705.26 530,714.37 - 36,985.15 26,755,321.30 214,993,471.07 + 2,614,861.55 — 5,419,196.35 51,937,853.06 14,034,768.28 15,549,753.43 175,944,705.53 59,828,762.52 - 2,864,714.76 - 1,260,602.75 - 934,210.73 - 959,221 60 + 2,745.346.86 8,960.89 61,182.162.53 45.945,387.00 12,115,012.82 17,275,802.98 28,784,485.07 2,631.787.08 32,071,778.61 + 3,251.60 — 4,106,045.07 + 1.626.648.68 — 1,742.066.47 — 440.424.32 — 3,261,078. 28 — 2,956.891.83 + 7,511,608.32 1,368,913,934.49 -10,596,983.71 7,840,805.53 102,641,956.41 13,758.824.70 067.56 — 3,531,581.04 +73,964,793.95 — 457,952.75 — 5,371.992.80 124,342,254.20 +64,704,257.36 1,495,256,188.69 +54,107,273.75
Da questo prospetto resulta che l’entrata ordinaria è diminuita nei primi undici mesi dell’esercizio in corso in confronto al precedente di L. 40,596,983.71, mentre l ’entrata straordin. ó aumentata di L. 64,704,257.36.
Le maggiori diminuzioni nell'entrata ordinaria si sono verificate nell’ imposta sui redditi di r i c chezza mobile, nelle dogane e d iritti marittim i, nei
dazi interni di consumo, nel lotto, nei rim borsi e concorsi e nelle entrate diverse. Si ebbero invece maggiori aumenti nei redditi patrim oniali dello Stato, nella tassa sulla fabbricazione, nel sale, sulle
poste e sulle pa rtite d i giro.
Nell’entrata straordinaria ¡1 maggiore aumento che è di L. 73,964,793, vien dato dal movimento dei ca p ita li, e la maggiore diminuzione dal capitoli ag giunti per resti attivi.
La spesa di bilancio nello stesso periodo di tempo, ascese a L. 1,394,247.79 e questa cifra sui primi undici mesi dell’esercizio precedente presenta un au mento di L. 50,734,349.06, che vien ridotta a L. 47,991,338.32 mercè alcuni decreti ministeriali di scarico.
Pagamenti Pagamenti nel luglio-maggio 1893-94 Differenza col luglio-maggio 1892-93 Ministero del T e s o r o ... . . L. Id. delle finanze... Id. di grazia e giustizia . Id. degli affari esteri . . . . Id. dell’ istruzione pubb .
S72,652,948 87 178,618,761.50 31,499,770.91 8.085,689. I l 38,335,928 33 55,883.397 86 101,584,440.69 48.035 266.06 243,234,920.10 106,445,126 18 10,212,031.18 4 68,988,657.46 — 5 198,317.39 + 372,122 61 + - 186,720.13 4 593,124.81 — 2,375,898.79 -29,512,126.94 — 1,660,457 00 + 4,302,529.49 +15,363,147.73 — 325,155.05 Id . dei lavori pubblici ...
Id. delle poste e telegrafi. Id. della gu erra ... Id. della agric. ind.ecom.
Totale pagamenti di bilancio. L.
Decreti Ministeriali di scarico. .
Totale pagamenti L.
1,394,585,247.79 +47,991,338.32 » 2,743,010.74 1,394,585,247.79 +50,734,349. 06 ConfrontanrJo per ultimo l’ entrata con la spesa, resulta che nei primi undici mesi dell’ esercizio in corso, l’entrata è stata maggiore di L. 98,670,940.90, mentre nei primi undici mesi dell’esercizio 4892-93 era stata superiore solo di L. 92,533,003.57.
Rivista Economica
Per la pubblica viabilità — La Commissione d'inchie
sta su ll' argento in Germania — L'imposta sulle
operazioni di borsa in Francia.
P e r la pubblica ria b ilita . — Un progetto di legge presentato alla Camera fino dallo scorso feb braio e sul quale è già pronta da parecchi giorni la relazione scritta per la Giunta del bilancio dall’ono revole Buttini, è quello di una nuova ripartizione di fondi per la costruzione di strade nazionali e pro vinciali.
Questo progetto, di carattere urgente, per più di un lato si collega al complesso omnibus finanziario, anzi ne è uno dei complementi; e però, quale che sia per essere la soluzione della questione, deve neces sariamente formare presto o tardi soggetto alle de liberazioni della Camera.
Pur troppo le leggi dei lavori pubblici ci hanno abituato alle sorprese e alle delusioni.
Si sono proposte ed approvate opere non abba stanza studiate e quando si è arrivati ai collaudi, si è trovato che i preventivi erano superati del dop pio, del triplo ed anche più.
Ciò è avvenuto per le costruzioni delle strade fer rate, ciò si verifica nella costruzione delle strade rotabili ondinarie.
La legge del 1881 va considerata come una con tinua boite-a-surprise, e si può applicare a molli dei lavori appaltati, ciò che il compianto Genala diceva ad altro proposito : non abbiamo appaltato dei lavori, ma delle liti.
Comunque è evidente che, date le condizioni at tuali della finanza e la necessità assoluta di alcuni lavori stradali, si rendeva indispensabile un nuovo riparto dei fondi che per legge erano a tal’ uopo stanziali per il biennio 1894-96.
A ciò intende appunto provvedere il disegno di legge in parola, il quale ha un triplice scopo; di provvedere alla deficienza delle precedenti assegna zioni a favore delle Opere stradali ; di determinare e ripartire la spesa da erogarsi nei due prossimi esercizi per la costruzione di strade nazionali e pro vinciali autorizzate dalle varie leggi emanate dal 1862 al 1 8 8 3 ; di meglio disciplinare infine nell’ interesse dell’amministrazione e della finanza, l’esecuzione dei lavori compresi nella legge del 1881 accennata so pra e non ancora appaltati.
L ’aumento della spesa che si tratterebbe di auto rizzare, salirebbe a circa -18 milioni, e cioè 9,373,378 per opere costruite direttamente dallo Stato (strade nazionali) ed 8,136,991 per opere eseguite a cura delle amministrazioni provinciali col concorso de! governo.
Non è da meravigliarsi di queste alterazioni di spesa, che da gli uomini più competenti della Camera erano chiaramente previste fino da quando si appro vavano le varie leggi d’ incremento stradale e più specialmente (\\ieM omnibus di opere stradali ed idrau liche del 1881, che proposto in 163 milioni dal go verno, dopo di essere passato attraverso all’esame della Giunta e alle discussioni parlamentari, finiva per essere concretato nella bagatella di 225 milioni.
Allora l’ on. Curioni insisteva nel chiedere se i preventivi delle spese sui quali era basata la legge, si fossero fatti in modo da lasciar sperare che, al meno nei limiti di una discreta approssimazione, potessero corrispondere alla realtà, ed i suoi dubbi giustificava facendo specialmente notare come ad alcune strade di montagna si fossero attribuiti prezzi uguali o poco superiori a quelli convenienti alle strade di pianura e facendo altre considerazioni di indole tecnica che poi, confortate dall’ ufficio cen trale del Senato, avrebbero dovuto mettere in dif fidenza sulla credibile esattezza di quelle previsioni. Ma quella legge era essenzialmente politica, e però la coalizione degli interessi particolari ebbe il so pravvento sulle buone ragioni tecniche e finanziarie. Oramai non si può disfare il già fatto anche se è malfatto, ed il meglio che rimane a farsi è prov vedere alle rabberciature e ad evitare il ripetersi degli stessi errori.
Intanto dal raffronto fra i preventivi e la spesa effettiva si ha per le costruzioni dello Stato uno sbalzo da 123 a 296 milioni, con un aumento cor rispondente a circa 138 per cento; nelle costru zioni delle provincie l’aumento fu del 59 per cento, e nelle costruzioni prom scue, fatte in concorso fra provincie e governo, del 137 per cento.
Giova sperare che almeno questi risultati saranno definitivi e non avranno più bisogno di ulteriori rettificazioni.
Allo scopo poi di meglio disciplinare l’esecuzione delle nuove costruzioni nel prossimo biennio si è proposto, colla legge che esaminiamo, che prima di procedersi all'appalto dei lavori autorizzali dalla legge del luglio 1881 il governo debba richiedere che vengano stanziate nei bilanci delle provincie le somme di concorso alla spesa in ragione della metà di quelle iscritte nei bilanci dello Stato.
24 giugno 1894
L ’ E C O N O M I S T A
405metà di quella Inscritta nel corrispondente bilancio dello Stato, escludendo dal benefizio quelle provincie che si trovano in mora verso lo Stato per concorsi arretrati nei lavori stradali.
E a noi questa disposizione è parsa giusta, equa, e perfettamente rispondente allo scopo.
Finalmente ci pare altresì giusto, e sopratutto pratico e conforme alla situazione finanziaria, che rende impossibile continuare per i prossimi esercizi stanziamenti di qualche importanza per opere pub bliche non aventi assoluto caratte di interesse na- I zionale e generale, il limitare l’ inizio di nuove opere a quelle assolutamente indispensabili.
Pertanto l’ordine del giorno della Giunta propo sto alla Camera ci sembra completi il progetto del governo ed intenzionalmente risponda ai suoi prò- j positi e alle necessità del momento.
Quattro sono i capisaldi che con quest’ordine del giorno si invocano a base di una prossima legge, e I cioè: la revisione dell’ elenco delle opere stradali non ancora eseguite, per radiarne quelle che le prò- j vincie interessate abbiano dichiarato o dichiarino non
più necessarie o non abbastanza utili in confronto della spesa accertata.
La restituzione alle provincie della funzione di costruttrici delle proprie strade — salvo il diritto al rimborso della metà della spesa — quando si tratti delle opere stradali comprese nell’ elenco III della legge 1881.
La garanzia che non possa appaltarsi nessuna opera nuova, in cui debba concorrere lo Stato, senza che siano introdotte nel progetto tutte le mag giori economie conciliabili colla sicurezza ed im portanza reale della strada.
Infine la riduzione degli stanziamenti annui a cifre proporzionate alla potenzialità reale del bilancio.
L a Commissione d’ inchiesta sull’ argento in Germania. — Il 6 corrente si chiusero i lavori della nota Commissione d’ inchiesta, nominata dal governo germanico per lo studio della questione del l’argento (vedi l'Economista del 10 marzo u. s.) Il Segretario di Stato del Tesoro conte Posadowsky, pronunciò un discorso nel quale constatò che i mem bri della Commissione riconobbero unanimemente che il ribasso e le fluttuazioni dell’ argento hanno avuto per effetto una crisi della produzione e del l’esportazione germanica, ma che la Germania da sola non è in grado di prendere delle misure ef fettive in vista di rialzare il prezzo dell’ argento e che non è possibile di risollevare questo prezzo mo nopolizzando e limitando la produzione dell’argento; che in particotar modo si è dubbiosi riguardo ai rapporto da stabilirsi tra l’oro e l’argento e che in fine non si sa se i rimedi proposti non siano forse più dannosi della crisi stessa dell’argento.
Il Segretario del Tesoro aggiunse che conveniva di trattare la questione monetaria con una grande prudenza e che i membri della Commissione avreb bero un gran merito se fossero riusciti a convin cere il pubblico della grande difficoltà di risolvere tale questione. Infine egli ha promesso che il go verno esaminerà le proposte dei membri della Com missione e studierà i mezzi di fare entrare nella pratica quelli che gli parranno suscettibili di adat tarvisi.
L’ impressione prodotta in Germania dall’atteggia mento del governo e dalle surriferite parole del Se gretario di Stato del. Tesoro, è che il governo non
pare troppo disposto a prendere risolutamente l’ini ziativa di uua soluzione della questione monetaria ; si teme all’opposto, che l’esame al quale ha dichia rato verranno sottoposte le proposte formulate dai membri della Commissione, non si prolunghi inde- finitivamente.
L ’ imposta sulle operazioni di borsa in F ra n c ia . -Come è noto essa ha cominciato a funzionare col mese di giugno 1 8 9 3 ; a tutto maggio è dunque un anno dacché è stata applicata. Ecco il prodotto del l’imposta sulle operazioni di borsa :
1893 giugno, luglio, agosto Franchi 1,467.200 » settembre . . . . » 444,950 » ottobre . . . . » 660,270 » novembre . . . 742,900 ¡> dicembre. . . . » 895,200 1894 gennaio . . . . 787,400 » febbraio . . . . » 780,200 ì> marzo . . . » 1,027.900 » aprile . . . 824,800 » maggio . . . . » 784,200 Totale . . Franchi 8,815,020 Questa somma di 8,813,020 franchi darebbe la media mensile di 754,385 fr. ; ma bisogna notare che nei primi mesi della sua applicazione l’imposta sulle operazioni di borsa non ha potuto dare tutto ciò che l’amministrazione se ne aspettava, perchè si era per così dire nel periodo di prova.
Dal giugno a tutto dicembre 1893 il prodotto men sile della imposta è stato in media di 610,000 fr. Si crede quindi che normalmente questa imposta potrà rendere al Tesoro circa 10 milioni l’anno.
La popolazione italian a nel 1893
La Direzione generale di statistica ha pubblicato alcune tavole statistiche sul movimento della popo lazione in Italia nel 1893. Da quei prospetti resulta che al 31 dicembre ultimo la popolazione italiana era calcolata a numero 30,724,037 persone.
L’ incremento naturale della popolazione, calcolato per eccedenza dei nati sui morti, si ragguagliò nel l’anno scorso a 348,442 individui e fu il massimo che si sia verificato finora. Tale incremento ri rag guaglia all’ 11,34 per ogni 1000 abitanti.
Nel 1893 avvennero nel regno 223,323 matrimoni 1,123,146 nascite (non compresi i nati morti che furono 46,039) e 776,704 morti.
Per ogni mille abitanti, furono contratti 7.34 ma trimoni nel 1 8 9 3 ; nel 1892, 7.49 per mille e 7.50 nel 1891. I matrimoni in questi ultimi tre armi sono stati alquanto meno frequenti che negli otto anni precedenti (media del periodo 1882-90, 7.89). I quozienti più alti sono dati dagli Abruzzi, dalle Ca labrie, dalla Basilicata, dalle Marche e dalla Sardegna, quelli più bassi dalle provincie settentrionali e dalla Sicilia.
I nati nel 1893 furono, per tutto il Regno, nel rapporto di 56.62 per mille abitanti. Nel 1892 erano stati 36.37 per mille, nel 1891, 37.31 e nel periodo precedente (1882-90) 37.72.
bassi sono quelli dei compartimenti settentrionali, segnatamente del Piemonte e della Liguria.
I morti nel 1893 furono pari a 25,28 ogni mille abitanti. Dal 1861 in poi l’anno 1893 è quello che ha dato il quoziente più basso di morti. Nel 1891 il quoziente era stato di 26,21 per 1000 abitanti, nel 1892 di 26,29, e nel periodo 1882-90 di 27,24
Le cifre più basse di mortalità riguardano in generale le provincie stuate al nord del parallelo di Roma, segnatamente quelle del Veneto (20.72), del Piemonte (22,07), della Liguria (22.84), della Toscana (23.54).
Il movimento commerciale di Massaua nel 1893
Il valore del movimento commerciale di Massaua per l’anno 1893, non contando il valore delle merci e dei materiali spediti dall’Italia per uso delle truppe e neppure il valore delle monete d’ oro e di argento entrate ed uscite, ascese a L. 9,017,417, delle quali: L. 7,124,702 per merci soggette a dazio, Lire 915,632 per merci non soggette a dazio perchè provenienti dall’ Italia, L. 943, 938 per madreperla, esente da dazio, e L. 33,145 per altre merci esenti per motivi vari.
Nell’anno precedente (1892) il valore del movi mento era asceso a L. 10,505,258, delle quali: L. 8,989,584 per merci soggette a dazio; L. 929,172 per merci non soggette a dazio perchè provenienti dall’ Italia; L. 571,384 per madreperla e L. 15,118 per merci esenti per molivi vari.
Nel complesso del movimento si ebbe perciò nel 1893 una diminuzione di L. 1,487,841 e cioè: di minuzione di L. 1,864,882 nel movimento delle merci soggette a dazio; diminuzione di L. 13,540 nella importazione di merci dall’ Italia ; aumento di L. 372,554 nell’arrivo di madreperla; aumento di L. 18,027 nel movimento delle varie merci esenti.
Tra le merci soggette a dazio all’ atto della im portazione si ebbe aumento nella birra, negli oli, nel tabacco, nei coloni, nelle lane, nelle sete, nel bestiame bovino e nelle mercerie; e si ebbe invece diminuzione negli spiriti, nel caffè, nei pimenti, nei metalli, nei cereali ed altri prodotti vegetali, nel burro e nei grassi vari.
Gli aumenti nelle voci suindicate sono prova del cresciuto benessere nelle popolazioni, le quali impie gano in acquisti di generi di secondaria necessità ed in rifornimento di bestiame per la ricostituzione delle mandrie, il denaro che già erano costretti a spendere quasi esclusivamente in rifornimenti di dura.
La diminuzione nella sola categoria dei cereali ed altri prodotti vegetali ascende nel 1893 a tre milioni e ottocentomila lire, mentre si nota aumento di oltre un milione e centomila lire nei cotoni, di oltre trecentomila lire nel bestiame bovino, di een- totrentamila lire nei tabacchi, di centomila lir.e nelle lane e sete, ecc.
Rimane stazionaria, o quasi, la cifra della impor tazione degli zuccheri, del legname, dei cuoi conciati e lavorati ecc.
Tra le merci soggette a dazio all’atto della espor tazione si ebbe aumento nel caffè, nelle erbe medi cinali, nelle pietre preziose, nel burro e nell’ oro greggio, e si ebbe invece diminuzione nella gomma, nello zibetto e nelle pelli.
Rimase stazionaria la cifra delle esportazioni del miele, dell’avorio e della tartaruga.
Il movimento d’ importazione di merci dall’ Italia ebbe nel 1893 la sola diminuzione di 13,000 lire, mentre di molto scemò il numero dei consumatori italiani per effetto delle continue riduzioni nelle truppe e degli ormai quasi cessati lavori edilizi. Ciò vuol dire che le merci italiane vanno a poco a poco generalizzandosi nell’uso degli indigeni. Molta strada resta però ancora da fare al commercio di importazione dall’ Italia in una colonia dove ascende ad oltre due milioni di lire il consumo delle coto nate estere, a circa centomila lire quello dogli spiriti a circa duecento cinquantamila quello delle lane e sete, ecc.
La madreperla esportata da Massaua nel 1893 ascese a L. 943,938, vale a dire ad oltre il doppio di quella esportata negli anni 1891 e precedenti e a L 370,000 di più di quella esportata nel 1892.
Il considerevole aumento è dovuto così alla sop pressione del dazio decretata nel gennaio 1892, come alle disposizioni tutelari di quel commercio date con decreto governatoriale del maggio dell’anno stesso. Il sensibile aumento nelle merci esenti da dazio per motivi vari, delle quali la cifra è salita in que st’anno da L. 15,000 a L. 33,000 è dovuta quasi esclusivamente alle voci: stuoie e filamenti palm izi,
oggetti dei quali a Massaua si fa importazione da Assab e dai possedimenti.
IL MOVIMENTO COMMERCIALE E MARITTIMO
dei porti di Empedocle e Licata nel 1893
La Camera di Commercio di Girgenti ha pub blicato la sua relazione sul movimento commer ciale e marittimo di Porto Empedocle e Licata du rante il 1893.
Nei due porti di Empedocle e di Licata che sono i due principali sbocchi marittimi della provincia di Girgenti, arrivarono nel 1893 N. 1972 legni, di cui 481 a vapore e 1491 a vela con carico complessivo di tonn. 392,908 mentre nel 1892 ne erano entrati 1720 di cui 528 a vapore e 1192 a vela con ca rico complessivo di tonn. 401,652 cosicché, nel 1893 vi è stata una differenza in più di 252 nel numero dei legni, e una differenza in meno di tonn. 11,744 nel tonnellaggio.
I legni partiti furono 1971, di cui 480 a vapore e 1491 a vela con carico complessivo di tonnellate 397,281, mentre nel 1892 ne erano partiti 1682 di cui 525 a vapore e 1157 a vela con carico com plessivo di tonn. 401,665, di modo che nel 1893 si è avuta una differenza in più di 289 legni e una differenza in meno di 4384 tonnellate.
Le importazioni delle merci nel 1893 raggiunsero nei due porti la cifra di ehilogr. 60,888,595 del valore di L. 11,370,074 con una differenza in meno sul 1892 di chilogrammi 4,654,533 del valore di L. 498,710.
II movimento di esportazione nel 1893 fu di ehilogr. 250,389,015 del valore di L. 22,474,800 i quali resultati confrontati con quelli del 1892 danno una differenza in più di 33,863,141 chilogrammi e una differenza in meno di L. 1,391,287 nel valore.
ri-24 giugno 1894
L ’ E C O N O M I S T A
407basso dei prezzi degli zolfi. Infatti gli zolfi che nello anno 1892 furono in media per tutte le qualità a L. 9,51 il quintale metrico, nel 1893 sono discesi a L. 7,10 con una differenza in meno di L. 2,41 il quintale, non che dal ribasso dei prezzi dei grani che nel 1892 furono in media a L. 21,86 l’etto litro e che nel 1893 sono discesi a L. 20,14 con una differenza in meno di L. 1,72 l’ ettolitro.
Il ribasso dei prezzi degli zolfi deriva in parte dalla maggiore produzione dell’ anno 1893 di fronte a quella del 1892.
Infatti la esportazione degli zolfi dai due porti di Porto Empedocle e di Licata nel 1893, è stata di quintali 2,311,761.46 e lo zolfo rimasto in deposito a fine dicembre dì detto anno è stato di quintali 1,709,015; così che la produzione presunta nel 1893 è stata di quintali 4,020,776.46, mentre lo zolfo esportato nel 1892 fu di quint. 1,999,911.53, quello rimasto in deposito fu di quint. 1,437,294, ed in totale di quint. 3,437,205.53, con una diffe renza in più nel 1893 di quint. 583,570.93.
La produzione dei grani, altra principale industria della provincia, fu inferiore nel 1893 a quella del 1892 così che la esportazione diminuì in complesso di chilogr. 1,297,507 per il valore di L. 378,303.
L’ esportazione dei prodotti agrari come frutta, semenze, ortaglie, piante, foraggi, cereali, farine e paste fu di chilogr. 11,256,487 del valore di Lire 3,621,293 mentre nel 1892 era stata di chilogrammi 10,208,039 del valore di L. 3,581,630 con una dif ferenza in meno di chilogrammi 1,048,448 e di Lire 39,663 nel valore.
L’ esportazione degli zolfi nel 1893 fu diretta nell’ Inghilterra e Malta nella quantità di chilo grammi 11,813,645 del valore di L. 952,972, in Spagna nella quantità di chilogr. 472,085 del va lore di L. 39,351, in Francia nella quantità di chi logrammi 84,989,564 del valore di L. 6,677,210, in America nella quantità di chilogr. 79,326,981 del valore di L. 6,196,356, in Austria nella quantità di chilogr. 2,166,710 del valore di L. 174,487, in Germania nella quantità di chilogr. 5,700,441 del valore di L. 457,415, in Svezia e Norvegia nella quantità di chilogr. 1,959,747 del valore di Lire 149,725, in Portogallo nella quantità di chilogrammi 3,972,667 del valore di L. 296,437 ed in altre na zioni nella quantità di chilogr. 22,245,563 del va lore di L. 1,709,529.
Il Canale di Suez nel 1 8 9 3
Il seguente prospetto contiene il confronto delle rendite e spese negli ultimi due esercizi.
Re n d i t e
1892 1893 Rendite del tran sito ... Fr. 74,889,000 71,112,000
Id. servizio finanziario » 1,689,000 1,552,000 Id. proprietà... » 779,000 686,000 Id. servizio delle acque » 418,000 402,000 Id. diverse... » 33,040 91,000 Fr. 77,808,000 73,843,000 Entrate degli esercizi
precedenti... » 2,000 2,000 Totale Fr. 77,810,000 73,845,000
Servizio del transito . . . Spese di mantenimento. . » Tramway... » Spese di amministrazione » Servizi delle proprietà.. . » Id. delle acque... » Spese di esercizio...F. Oneri sociali... » Spese degli esercizi pre
cedenti ... Sp e s e Fr. 3,275,000 » 2,095,000 1,820,000 850.000 390.000 3.297.000 2.158.000 35,000 1.854.000 780.000 274.000 8,430,000 8,398,000 15,845,000 15,765,000 24,275,000 24,163,000 6,000 2,000 24,281,000 24, 165,000 Le rendite del transito sono diminuite di fran chi 3,777,000 e quelle ausiliari di 188,000 in tutto una diminuzione di fr. 3,965,000. Al contrario le spese e oneri sociali riuniti presentano una riduzione di fr. 116,080 cosicché in definitivo il befinizio del l’esercizio accusa una riduzione di fr. 3,849,000.
Nel 1S93 N. 3341 navi stazzanti complessiva mente 7,659,000 tonn. nette sono passate attraverso del canale. Nel 1892 le navi furono 3,559 e il ton nellaggio 712,000 tonn. La diminuzione delle navi è stata così di 218 legni, e dal punto di vista della nazionalità, essa colpisce specialmente l’ Inghilterra, figurando con 176 sulle 218 navi.
L’ Inghilterra come si sa è la più forte cliente del canale, giacché delle 3,341 navi che hanno attraver sato il canale nel 1893, 2,405 appartengono ad essa. Viene dopo la Germania con 272, poi la Francia con 196, l’Olanda con 178, l’Austria-Ungheria con 71, l’Italia con 67, la Norvegia con 5 0 , la Turchia con 34, la Spagna con 29, la Russia con 24, il Por togallo con 10, ec., ec.
La liquidazione fra i due esercizi si riassume come
segue: 1892 1893
E ntrate... Fr. 77,810,000 73,845,000 Spese... » 24,281,000 24, 165,000 Prodotto netto Fr. 53,529,000 49,860,000 ossia una diminuzione di 3,849,000 fr. la qual di minuzione non avrebbe permesso di distribuire un dividendo di 90 fr. al netto per azione, ma la Com pagnia ha colmato il deficit ricorrendo da una parte alla riserva speciale di 1,500,000 franchi, costituita nel 1891 e che si era impegnata di repartire al più tardi nel 1894, e da un’ altra parte alla riserva sta tutaria prelevando fr. 1,236,000.
Con queste prelevazioni la riserva speciale essendo stata interamente consumata, e la riserva ordinaria essendo stata ricondotta alla cifra statutaria di 5 mi lioni di fr., occorrerà, affinchè il dividendo sia mante nuto a 90 fr. o che le rendite nette aumentino nel 1894 di fr. 2,500,000 circa, ovvero ohe vengano realiz zate nuove economie, oppure infine che il servizio del prestito autorizzato nel 1887, sia portato in tutto o in parte al conto d’impiego.