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66af2. BOLLETTINO. <ò ) ,.3 della SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA Voi. I. ISSI! ROMA. COI TIPI IMjtf. SALVI UCCI

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(1)

A 66af2.

) BOLLETTINO

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3 della

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SOCIETÀ GEOLOGICA

ITALIANA

21081

.

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Voi.

I.

— ISSI!

ROMA

COI TIPI

IMjtf.

SALVI UCCI

1882

(2)

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1

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(3)

/

BOLLETTINO

DELLA

SOCIETÀ GEOLOGICA

ITALIANA

2108

1

Voi.

I.

— 1882

.

ROMA

COI Tiri DEL SALV1UCCI

1882

(4)
(5)

ELENCO DEI SOCII

DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA,

Anno 18S2

Comm.

prof.

Giuseppe

Meneghini. Presidente.

Comm.

prof.

Giovanni

Capellini. Vice-Presidente.

Ing. Luigi Baldacci.

Cav. prof. Igino Cocchi.

Cav. prof. Alfonso Cosso.

Comm.

bar. Achille

De Ugno.

Dott. Carlo Forsyth Major.

Comm.

Felice Giordano.

Cav. prof.

Guglielmo Guiscardi

.

Cav. prof.

Arturo

Issel.

Cav. prof. Giulio

Andrea Pirona

.

Comm. Giuseppe

Scarabelli

Gommi Flamini.

I

Cav. prof.

Giuseppe Segucnza.

Cav. prof. Torquato Taramelli.

Avv. Tommaso

Titloni. Tesoriere.

Ing.

Romolo

Meli. Archivista.

Prof.

Dante

Pantanelli. Segretario.

Ing.

Bernardino

Lotti. Vice-Segretario.

Soci

(')

Amici Bey

ing. Federico. Cairo (Egitto).

Alessandri ing. Angelo. Via Broseta n. 14.

Bergamo.

Aragona

dott. Luciano.

Kob

ecco d’Oglio (Cremona).

Baldacci ing. Luigi. Piazza Cattolica n. 40.

Palermo.

Balestra cav. prof. Serafino. Istituto sordo-muti.

Como.

Bargellini prof.

Mariano,

li.

Liceo

Siena.

Barelli prof. Martino. R.

Museo

Geologico Università.Torino.

Baslerot (conte di).

Via

Rasella n. 148.

Koma.

Bollanti prof. Luigi.

Museo

di Mineralogia. Torino.

Bollinger ing. //. Via principe

Umberto

n. 3. Milano.

Bombicci

cav. prof. Luigi. R. Università. Bologna.

(') I Soci perpetui sono indicati con un asterisco.

/ Consiglieri

(6)

Bornemann

dott. J. G. Eisenach.

Borsari

Ferdinando. Via

Gratella n. f>. Bologna.

Botti cav. avv. Ulderico.Consigliere delegato.

Roggio

Calabria.

*Bumiller ing.

Ermanno

.

Firenze.

Cantoni ing. Angelo. Direttore delle miniere di

Rosas

Sili-

qua

(Sardegna).

Capacci cav. ing. Celso.

Via Valfonda

n. 7. Firenze.

Capellini

comm.

prof.

Giovanni

. R. .Università.

Bologna.

Castracanc conte Francesco. Piazza delle Coppelle.

Roma

Cattaneo ing. li. Direttore delle miniere di

Montepoai.

Torino.

Chasilus ing. Alberto. Ing. di miniere. Bagnaseo.

Chancourtois

comm.

prof. G. B.

Rue

università n. 10. Paris.

Chigi-

Zondad

ari

march. Bonaventura

,

Deputato

al Parla- mento. Siena.

Chiminelli cav. dott. Luigi.

Bussano

(Veneto).

Ciòfalo Saverio.

Termini Imerese

(Sicilia).

Cocchi cav. prof. Igino. Firenze.

Conti ing. C. Reai

Corpo

delle miniere. Caltanisetta.

Coppi dott. Francesco.

Modena.

Carini avv. Mariano. Via arcivescovado n. 1:1.

Genova.

Cornalia

comm.

prof. Emilio.

Museo

civico. Milano.

Cortese ing. Emilio. R.

Comitato

geologico.

Roma.

Cosso cav. prof. Alfonso.

Museo

Industriale. Torino.

Ualgas cav. Gustavo. Via Balestro n. 3. Firenze.

Dal Pozzo cav. prof. Enrico. R. Università. Perugia.

De Bosniaski dott.

Sigismondo.

S. Giuliano (Pisa).

Delaire ing. Alex.

135 Boulevard S

l.

Gennaio.

Paris.

Delgudo Neri/ Philippe

Joaquim.

Lisbona.

Del Pì'ato dott. Alberto. R. Università.

Parma.

Dcnza

cav. prof. Francesco. Moncalieri.

De Bossi cav. prof. Michele Stefano. Araeoeli il. 17.

Roma.

De Stefani avv. Carle. Siena.

De Zigno bar.

comm.

Achille.

Padova.

Di lucci ing. Pacifico. Velletri.

Dewalque

prof. G.

Rue

de la pai* n. 17. Liège.

Dwrval ing. Carlo Enrico.

Monterotondo (Massa

Marittima).

Hottes Léon

.

Rue

de Courcelles n. 52. Paris.

lontannes

doct. F.

Rue

de la

République

u. I.

Lyon.

(7)

Fornasini

dott.

Caro. Via Lame

n. 24. Bologna.

Foresti dott. Lodovico.

Museo

Geologico. Bologna.

Fovsylh-Major

dott. Carlo.

Museo

Geologico. Firenze.

Fossori ing. Pietro. Pisa.

Gamba

ing. Cesare.

Genova.

Gemmcllaro

prof.

comm.

Giorgio.

R.

Università.

Palermo.

Giordano comm.

Felice.

Casa Braschi

piazza dellaPilotta.Roma.

Guiscardi cav. prof. Guglielmo.

R.

Università. Napoli.

Ifaupt ing. Costantino.

Borgo

degli Albizzi. Firenze.

Issel cav. prof. Arturo. R. Università.

Genova.

Issel Leojie.

Via

Palestro n. 3.

Genova.

Jervis cav. prof. Guglielmo.

Museo

industriale. Torino.

Lotti ing.

Bernardino.

Pisa.

#

lUayer prof. Carlo. Zurigo.

Marinoni

prof. Camillo. Istituto tecnico. Udine.

Maturalo

ing. Ettore. Piazza

Lagrange

n. 1. Torino.

Mauro

dott. Francesco. Istituto chimico.

Roma

Mazzetti ab. dott. Giuseppe.

Modena.

Mazzuoli

ing. Lucio.

Via

Palestro n. 13.

Genova.

Meli ing.

Romolo

. R. Università.

Roma.

Meneghini comm.

prof. Giuseppe. R. Università. Pisa.

Missaghi cav. prof. Giuseppe. R. Università. Cagliari.

Molon

prof. Francesco. Vicenza.

Negri dott. Arturo. R. Università.

Padova.

Niccolis Enrico.

Verona.

Omhoni

eav, prof, Giovanni. 1?. Università. Padova.

Pania

nelli prof. Punte. R. Università.

Modena.

Parodi

ing. Lorenzo. Via Palestro.

Genova.

Pavana

prof. Carlo Fabrizio. Pavia.

'Paulucci

march. Marianna.

Villa Novoli. Firenze.

Pelagaud

doct. Elisée.

S

l. Paul. (Ile

de Bourbon).

Pellati cav. ing. Niccolò.

Comitato

geologico.

Roma.

Piatti prof. Angelo.

Desenzano

sul Lago.

Picaglia dott. Luigi. Segretario società naturalisti.

Modena.

Pili ing.

Tommaso.

Direttore

Miniera

Libiola. Sestri Le- vante (Genova).

Pira

ui cav. prof. Giulio

Andrea. Udine.

Pompucci

ing.

Bernardino.

Pesaro.

(8)

Ponzi

comm

.

prof.

Giuseppe

, Sonatore del

Regno. Roma.

Porlis dott. Alessandro.

Via

Pescatori n. 7. Torino.

Begazzoni cav. prof. Giuseppe. Brescia.

Ilibeiro Carlos. Lisbona.

Rossi dott. Arturo.

Possagno

(Veneto).

Salmojraghi ing. Francesco.

Via Monte

di Pietàn. 9. Milano.

Scender

Levi bar. Adolfo. Piazza d’Azeglio n. 7. Firenze.

Scarabelli

Gommi Flamini comm. Giuseppe

, Senatore del

Kegno.

Imola.

Secco

Andrea

ex deputato.

Solagno (Baccano

Veneto).

Segrè ing. Claudio. Direzione ferrovie meridionali. Napoli.

Sequenza

cav. prof.

Giuseppe

. II. Università.

Messina.

'Sella

comm.

Quintino,

Deputato

al

Parlamento.

Biella.

4

Silvagni dott. Enrico. Piazza Garibaldi. Bologna.

Silvestri cav. prof. Orazio. R. Università. Catania.

Simoni

dott. Luigi. Via Cavaliera n. 9.

Bologna

Spezia cav. prof. Giorgio. K. Università. Torino.

Statuti cav. ing. Augusto.

Via dell’Anima

n. 17.

Roma.

Stopparti

comm.

prof. Antonio. R. Istituto superiore. Firenze.

Strobel cav. prof. Pellegrino. R. Università.

Parma.

Strdver prof.

comm.

Giovanni. R. Università.

Roma.

Szabó prof. J. Prof, de Min. et Geologie.

Buda

Pest.

Taramela

cav. prof. Torquato. R. Università. Pavia.

Tawney

Edoardo.

Woodwardian Museum. Cambridge.

Tkeraizol

comm.

Salvadore. Allées de

Meilhan

18. Marseille.

Tittoni avv.

Tommaso.

Via Pascila.

Roma.

Torninosi dott. Annibaie.

Mantova.

Travaglia ing. Riccardo. Caltanisetta.

Tuccimei prof. Giuseppe. Via

dell’Anima

n. Gl.

Roma.

Turche, ing. John. Ufficio degli acquedotti. Bologna.

U

zietti prof. Gustavo. Scuola sup. di applicazione. Torino.

Varisco prof. /Intorno.

Bergamo.

Verri cav. Antonio. Capitano nel genio. Terni.

Viltà cav. /Intorno.

Via

Sala n. G. Milano.

Virgilio dott. Francesco. B.

Museo

Geologico. Torino.

Zezi prof. Pietro. R. Comitato Geologico.

Roma.

'ZienhoiL'icz A. Victor. Via Goito n. 1. Torino.

(9)

ORIGINE DELLA SOCIETÀ

In occasione del 2°

Congresso

internazionale di Geologia in

Bologna

essendosi riuniti la

massima

parte dei cultori delle disci- pline geologiche,

nacque

a molti spontanea l'idea di fondare

una

Società Geologica Italiana

onde

« contribuire ai progressi della Geologia con pubblicazioni, con incoraggiamenti e

coiragevolamento

dei rapporti tra i Soci »

.

La

sera del

28 settembre

riuniti i

promotori

di questa Società in

una

sala dell1Archiginnasio, sotto la presidenza del

comm.

Ca- pellini,fu

nominata una Commissione composta

dai sigg.

Meneghini,

Capellini, Sella, De-Stefani e Taramelli coll1 incarico di studiare e proporre nel più breve

tempo

possibile lo statuto organico della

nuova

Società. Presero parte alla votazione i sigg. Acconci, Ales- sandri,

Amici, Andino,

Baldacci, Balestra, Bassani, Bombicci, Bor-

nemann, Bumiller

, Borsari, Capellini, Capacci, Cossa, Cortese, Gavazzi, Cavalletto, Canevazzi, Cardinali, Canavari, Cocchi, Castra- cane, Conti,

De

Stefani,

De

Bosniaski,

De

Bossi,

De

Zigno,

De

Ferrari, Donzelli, Foresti, Forsyth-Major, Giordano, Jervis, Jona, Lotti,

Mauro,

Macchia, Meli, Mattirolo, Mazzetti,

Meneghini, Maz-

zuoli, Marinoni,

Molon,

Missaghi, Niccoli, Nicolis,

Omboni, Pan-

tanelli,

Pompucci,

Pirona, Parona, Peruzzi, Pellati, Posa, Rossi, Ragazzoni, Seguenza, Silvestri, Sella, Segrè, Speciale, Travaglia, Taramelli, Tenore,

Tommasi,

Varisco, Venturi, Uzielli, Zaccagna.

In

una adunanza

successiva del

29

settembre fu discusso ed approvato lo Statuto della Società più lungi riportato.

Diffusa quindi

una

circolare ai cultori dellaGeologia, risposero ascrivendosi alla Società molti fra loro,

come

risulta dall elenco generale pubblicato nelle pagine precedenti.

(10)

H

STATUTO DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA.

1.

È

costituita

una

Società Geologica Italiana, avente lo scopo

di contribuire ai progressi della Geologia con pubblicazioni, con incoraggiamenti e coll’

agevolamento

dei rapporti ira i Soci.

2.

Per

far parti» della Società occorri' essere presentati da

due

Soci in

una

delle

adunanze

ordinarie e pagare unatassa

annua

anticipata di L.

15

ed

una

tassa di entrata di L. 5.

La

tassa

annua può

essere sostituita dal

pagamento

di L.

200 per una

sola volta.

3. L’amministrazione della Società è attillata ad

un

Consi- glio

composto

di

un

Presidente

— un

Vice-Presidente

dodici Consiglieri

un Segretario. Il Consiglio

nomina due

Vice-Segre-

tari,

un

Archivista ed

un

Tesoriere.

4. I

membri

del Consiglio sono eletti a

maggioranza

assoluta dei votanti; ove ne sia il caso si procederà

ad

una votazione di ballottaggio fra quelli che ebbero

un maggior numero

di voti.

Tutti i Soci votano o direttamente nell’assembleao per lettera.

5. Il Presidente dura in carica

un

anno, gli subentra il Vice- Presidente eletto nell’anno innanzi. 11 Segretario dura in carica tre anni; i Consiglieri parimente, e ciascun

anno vengono

cambiati per

un

terzo.

6. Gli ufficiali uscenti di carica

non possono

essere rieletti nelle

medesime

funzioni

prima

che sia decorso

un

anno.

7.

La

Società tiene ciascun

anno due adunanze

generali,

Luna

estiva,

P

altra invernale.

La

Società stabilisce

anno

per

anno

il luogo ove deve tenersi,l’adunanza estiva.

8. Solo nella

adunanza

ordinaria estiva si

nominano

gli uffi-

ciali, si approvano i bilanci e si adottano le deliberazioni concer- nenti l’amministrazione della Società.

!>. L’adunanza invernale sarà tenuta, la seconda

metà

di gen-

naio, nel luogo ove

dimora

il Presidente

annuale

della Società, od

in altro luogo designato dalla Presidenza.

10.

Quando almeno

dodici Soci si accordino nel tenere

adu-

nanze scientifiche periodiche o straordinarie,

devonn

darne avviso

(11)

9

alla Presidenza sei settimane prima, acciocché siano diramali gli inviti a tutti i

componenti

la Società.

Le adunanze

saranno tenute sotto la presidenza della persona scelta dai Soci presenti, la quale

manderà

al Presidente della So- cietà il processo verbale dell’adunanza.

11.

La

sede dell’ archivio e della biblioteca della Società è in

Roma,

ove risiederà

pure

l’Archivista.

12.

La

Società pubblica

un

Bollettino periodico che viene distribuito gratuitamente ai Soci. In proporzione ai fondi dispo- nibili si

pubblicheranno anche

delle

Memorie.

13.

Le

modificazioni allo statuto

dovranno

essere anzitutto approvate nell’adunanza generale estiva.

Esse

saranno poscia sot- toposte al voto per lettera di tutti i Soci, i quali risponderanno per Si o per A'o.

Le

modificazioni

non

s’intendono definitivamente adottate se

non quando

sieno approvate dai

due

terzi dei votanti.

Disposizioni transitorie.

14. Quelli che entreranno a far parte della Società nei d..e primi anni

non pagheranno

tassa d’entrata.

15.

Nei due

primi anni verranno estratti a sorte i

nomi

dei quattro Consiglieri di

prima nomina

che

dovranno

uscire di carica.

Hi. Il prof.

Giuseppe Meneghini

è

nominato

Presidente della Società per l’anno

1881-82,

ed è incaricato della

prima nomina

degli altri ufficiali di cui all’ art.

3

e di

quanto

occorre all’

im-

pianto della Società.

Bologna,

29 settembre

1881.

(12)

10

ADUNANZE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

Bologna, 80 settembre 1881 (estratto)

In quest’adunanza si

determina

che la carta e il

timbro

della Società recheranno la leggenda « Società Geologica Italiana,

mente

et malico»; il timbro recherà quindi nella parte centrale

due

martelli incrociati uguali a quelli del sigillo dei Congressi inter- nazionali di geologia, onde ricordare l’origine della Società in seno al II0 Congresso internazionale geologico.

Si determina di

computare

per il

primo anno

l’annualità di L.

15

ai Soci che intendessero passare

da

ordinari a perpetui.

Si stabilisce di proporre per la

prima adunanza

generale

un

regolamento interno.

Si

nomina

a Tesoriere della Società il sig.

Tommaso

Tittoni, e a Vice-Segretario il sig.

Bernardino

Lotti.

Pisa. 29 gennaio 1882 (estratto)

Il Consiglio

formula

il

Regolamento,

che deve essere discusso ed approvato dalla Società,

nomina ad

Archivista il Socio inge- gnere

Romolo Meli

; delibera d’interpellare

nuovamente

quei signori che presero parte ai primi atti di fondazione della Società e che tuttora

non

si sono definitivamente ascritti alla

medesima.

(13)

Il

ADUNANZA GENERALE

DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA

Pisa, 29 gennaio 1882.

Presidenza

Meneghini;

presenti i Soci: Capellini,

Scarabelli

,

Giordano, Coccm, Forsyth-Major,

Tittonj,Lotti,

De-Stefant, D’Achiardi,

Fossen,

Zaccagna

e il sottoscritto Segretario.

Il Presidente

aprendo radunanza propone

d’inviare

un

tele-

gramma

all’on. Sella

esprimendo

l’omaggio dei convenuti (').

Il Segretario partecipa alla Società

P omaggio

del Socio

Ba-

retti di

due

lavori intitolati: Relazione sulle condizioni geologiche del versante destro della

Dora

Riparia e

Apercu

qéologique. sur

la oliarne

du

Monfblanc, e

Fomaggio

del Socio

Forsyth-Major

di

un

suo lavoro intitolato : Beitrìlge

sur

Geschichte der Fossilen Pferde; partecipa che i'Socì Cossa, Baldacci,

Omboni,

Theraizol, Tuccimei, Zienkowicz, Denza,

Molon,

Bombicci, Foresti, Fornasini,

Simoni

e Bargellini, giustificano la loro assenza dalla presente

adunanza

;

dando

conto dei risultati ottenuti per

V

iscrizione dei Soci, presenta l’elenco dei

medesimi

; annunzia che sono stati pre- sentati alla presidenza i seguenti lavori per essere pubblicati nel Bollettino:

Chancourtois. Notes sur les serpentines.

Nicotra.

Piatomene

in

quibusdam

schistis

Messanensibus

de- tectae.

Taramelli. Osservazioni sulle serpentine

.

Bargellini. Saggio

d'un

dizionario geologico.

Questo

lavoro è stato ritirato dall’autore per completarlo.

Molon.

I colli Berrei del Vicentino.

Sunto

geologico.

Forsyth-Major. Studi sui

mammiferi

pliocenici.

De-Stefani. Sulle pieghe delle Alpi

Apuane.

(' 1/on. Sella rispondevacolseguente telegramma: Ringraziovivamente

colleglli Società Geologica sua preziosa benevolenza: auguroSocietà luminoso avvenire.

(14)

12

Il Presidente annunzia che il Consiglio

ha nominato

ad

Ar-

chivista il Socio prof.

Romolo

Meli.

Si procede all’ estrazione dei quattro Consiglieri uscenti di carica e risultano sorteggiati i sigg. Giordano, Cocchi, Scartabelli e Scguenza.

Si passa quindi alladiscussione del

regolamento

interno, che viene approvato nei seguenti termini.

REGOLAMENTO DELLA

SOCIETÀ

GEOLOGICA

ITALIANA

1.

Consiglio direttivo.

Presenta all’approvazione della So- cietà i bilanci preventivi e consuntivi; coadiuva il Presidente nella direzione della Società.

2. Presidente.

— Ha

la rappresentanza officiale della Società;

convoca e presiede le

adunanze;

firma la corrispondenza

potendo

a tal

uopo

delegare il Segretario; firma i

mandati

d’uscita; no-

mina

la

Commissione

per le pubblicazioni della Società.

3. Vice-Presidente.

Subentra

al Presidente nel caso di

mancanza

'di questo e

convoca

la Società per l’elezione del Pre- sidente nel caso che

non

sieno trascorsi sei

mesi

dalle elezioni.

4. Segretario.

Conserva

la corrispondenza

tenendone

pro- tocollo; dietro ordine del Presidente

dirama

gl’inviti per le adu- nanze; tiene il registro dei Soci; è responsabile dei verbali del Consiglio direttivo e delle

adunanze

generali;è-coadiuvato dai vice- segretari eletti

annualmente

dal Consiglio.

5. Archivista.

— Ha

in

consegna

i libri della Società, le pubblicazioni invendute, la corrispondenza anteriore all’

anno

in corso, e i

documenti

affidatigli dalla Presidenza, tenendone rego- lare inventario; cura la

stampa

delle pubblicazioni della Società a

meno

che

non

ne sia dispensato , e veglia alla distribuzione delle

medesime

ai Soci; versa altesoriere il prezzo delle pubbli- cazioni vendute.

6. Tesoriere.

Risiede in

Roma;

tiene l’amministrazione della Società; cura la riscossione dello quote annuali rimetten- done la nota al Segretario e all’Archivista;

pagai mandati

firmati dal Presidente e riscuote

qualunque

entrata della Società.

7. Pubblicazioni della Società.

— La

Società pubblica le

Me- morie

presentate ed accettate nelle

adunanze

o dalla Presidenza in fascicoli in 8.n ad intervalli possibilmente periodici,

unitamente

«

(15)

13

all’elenco (lei Soci, ai bilanci e ai verbali delle

adunanze

ordinarie

e straordinarie.

Nel

caso di tavole unite alle

Memorie

e che la spesa sia consentita dal bilancio, gli autori

dovranno

accordarsi per la loro pubblicazione con la

Commissione

a ciò delegata. I Soci potranno presentare le loro

Memorie

alle

adunanze

generali

ordinarie e straordinarie o inviarle direttamente alla Presidenza.

8.

Timbro

della Società.

Porterà scritto in giro

«Società

Geologica Italiana

mente

et

malico

» e nella parte centrale

due

martelli incrociati.

Si delibera che la

prossima adunanza

generale estiva

debba

aver luogo in

Verona

verso la line di agosto e i primi di seltembie.

I Soci

Forsyth-Major

e De-Stefani leggono le

Memorie

pre- sentate al principio della seduta. Quest’ultimo presenta inoltre la carta geologica delle Alpi

Apuane

nella scala di 1

25000

olierta dall’autore al Ministero della

Pubblica

Istruzione.

Dopo

di che ò levata dal Presidente l’adunanza.

Il Segr. D.

Pantànelli

(16)

14

ESTRATTO DELLA CONFERENZA SULLE SERPENTINE

TENUTA IN BOLOGNA

INOCCASIONE DEL ILCONGRESSO INTERNAZIONALE PI GEOLOGIA (')

Il prof.

Taramele!

avverte che delle formazioni serpentiiiosé cosialpine che appenniniche, si è occupato incidentalmente,

quando ebbe

a rilevare

una

porzione dell’

Appennino

settentrionale nella valle della

Trebbia

e per aver raccolto in Valtellina, nell1

Appennino

bolognese e nell’Umbria i materiali esaminati dal sig. Cossa.

Le

sue osservazioni furono pubblicate in

due Memorie

(9)

stampate prima

che si conoscessero i risultati di altri rilievi stratigrafici sulle regioni otìolitiche e

quando non

era ancora possibile far tesoro delle istruttive ricerche del sig. Cossa. Egli pertanto si limita ad accennare le condizioni stratigrafiche delle serpentine alpine ed appenniniche, astenendosi da ogni

apprezzamento

teorico sulla origine di queste rocce.

Le

serpentine della Valtellina sono

indubbiamente

inferiori ad

una

potente formazione gueissica e granitica, e da questa se- parate per

una

zona di rocce aufiboliche, granatifere e di calcari sacearoidi.

Nel gruppo

del

M.

Disgrazia e della

Bernina

a nord del corso dell1

Adda,

in Valtellina, le rocce più profonde sono dei talcoscisti assai quarziferi; sopra stanno le serpentine in po- tenti banchi, assai continui e con tutta l'apparenza di rocce stra- tificate.

Contengono

le pietre ollari

amianto

i

le

prime

di

due

tipi; cioè le steatitose e le doritiche.

Vengono

quindi delle rocce antìboliche ed epidotiche, associate a calcari sacearoidi, spesso talciferi; poi delle antìboliti scistose, dei gneiss talcosi, dei tal- coscisti, delle eclogiti e finalmente i gneiss a grossi cristalli di

(’) Il verbale diquesta conferenza dovrà formare parte integrante degli AttidelCongresso; sono state intanto qui raccolte leprincipali osservazioni fatte inqueiroccasioue, per aderire al voto dei convenuti, che a preposta del Socio Sella, chiesero di cominciare le pubblicazionidella Società con il resoconto di quella conferenza.

( s

) T. Taramelli, Sulla formazione serpentinota deliAppennino pavese.

Alt.R.Àcc. deiLincei 1878.

Parallelo tra le formazioni precarbonifere, nella Valtellina c nellaCalabria.Rendiconti del R.Istituto lombardo. Dicembre 1879.

«

(17)

ortose, noti in

Lombardia

col

nome

di serizzo

ghiandonc. Sopra

queste rocce si stendo la formazione granitica del Disgrazia e della

Bernina,

con rocce anfiboliche

sempre

associate al granito.

Questa

serie è assai più profonda di tutte le rocce che

ponno

con qualche probabilità riferirsi al carbonifero.

A Manno,

presso

Lugano,

si vede la

puddinga

carbonifera a Calamites riposare discordante sugli scisti granatieri, che entrano nella

sunnominata

zona anfibolia.

La puddinga

è

formata

inoltre di quelle

mede- sime

rocce, che ora si trovano nella Valtellina associate e supe-

riori alle serpentine; fatto questo che dimostra l'antichità di queste, in appoggio a

quanto

il

compianto

Gastaldi

ha

sostenuto per le analoghe pietre verdi del

Piemonte.

Quanto

alle serpentine terziarie della Liguria orientale (che nella Liguria ad ovest di Sestri-Ponente sonvi rocce serpentinose e scistose precarbonifere) e dell’

Appennino

Bobbiese, il prof.

Ta-

ramelli le

avrebbe

rinvenute

sempre

in

amigdale

di limitata esten- sione, talora avvicinate ed addensate, taPaltra isolate nella forma- zione scistosa del Liguriano. Il

gabbro

rosso e le argille scagliose

si osservano in generale

superiormente

alle serpentine; sotto e tra queste si osservano spesso dei calcari

marnosi

di grana finis- sima, usati

come

pietre litografiche.

Le

serpentine terziarie

non

presentano

mai

la continuità e la potenza delle protozoiche alpine della Liguria occidentale. Differiscono

anche da

queste per la

man-

canza del talco nelle rocce ad esso direttamente associate.

Man-

cando

P

orizzonte

nummulitico

dell’eocene

medio

nell’area

da

lui esplorata,

non può

affermare alcun rapporto di questa zona ser- pentinosa con piani di.cui sia sicuro l'orizzonte.

Però

la presenza delle fucoidi labirintiche, proprie del Flysch, nei dintorni di

Ge-

nova, nella valle del Bisano, nei dintorni di

Bobbio

e di Ottone fanno credere che quivi le serpentine cadano nella zona arenaceo- soislosa

normalmente

superiore ai piani più fossiliferi delPeocene.

11 prof. Uzielli riferisce sopra i risultati delle osservazioni da lui fatte sulle rocce serpentinose del

Modenese

e della Liguria.

Egli trova che nell'Appennino

predominano

le rocce

diba-

siche piuttostoehò le dioritiche.

Queste

rocce diabasiche si pre- sentano sovente

molto

alterate e queste alterazioni differiscono fra loro anche a breve distanza in

una medesima

località.

Le

alterazioni essenziali sono le seguenti;

(18)

Il plagioelasio diviene semi-trasparente o si trasforma in saussnrite eon eliminazione lenta dell’elemento pirossenico o tra- sformazione di questo in silicato

magnesiaco

idrato.

Tale è lo stato di

molto

Eufotidi.

A Matterona

presso Sestri-

Levante

in Liguria, già aveva notato simili passaggi il

Fnchs

tino dal 1843. 1

due

limiti di questa trasformazione sono rocce verdi (serpentine) e rocce basiche (saussnrite?)

Nell’Hufotide si notano passaggi a

una

serpentina ove la Bastite corrisponde al diallaggio.

Tale roccia è sviluppatissima nell’

Appennino

settentrionale.

2

° Il plagioelasio perde Temitropia e diviene trimetrico cioè si trasforma in altra sostanza trimetrica (enstatite?); il pirosseno viene sostituito poco alla volta da sesquiossido di ferro e si ar- ricchisce in carbonato di calce (serpentini e conglomerati serpen- tinosi di

Reuno

a

Modena

ecc.)

Sovente

la diabase si divide

in

masse

sferoidali di tutte le grandezze, che si trasformano talora in

masse

ferruginose.

Ma

se in

uno

di tali giacimenti si

esamina

la roccia nel sottosuolo si vede che a

misura

che essa è più lon- tana dall’azione degli agenti esterni perde la disposizione globu- lare e passa a

una

vera diabase a elementi distinti,

benché

in

omerale alterati.

In

quanto

ai

Gabbri

rossi ritiene che questo

nome non

sia

sempre

applicato dai geologi alle

medesime

rocce.

Ma

ciò dipendo da che queste rocce,

provenendo

dall’alterazione di altre rocce per la

sopraossidazione del ferro

accompagnata da

altre alterazioni chi- miche,

non

possono presentare caratteri

ben

definiti.

In ogni

modo

ritiene che, tanto molti conglomerati di rocce diabasiche e dioritiche, quanto queste stesse rocce possano alte- rarsi e trasformarsi in

Gabbro

rosso.

Ciò

ammesso,

ed osservando che tutte le rocce alterate del-

T Appennino

sono più povere in silice delle rocce tipiche e in

generale contengono acqua; deve

ammettersi

che le rocce otioliti-

che

deH’Appennino tendono

a diventare più basiche di quelle che

non

fossero originariamente, e ad idratarsi.

Vi

sono poi dei serpentini che possono dirsi i serpentini tipici

che

contengono

Olivina in condizioni tali

da

far supporre che siano alterazioni delle Lerzoliti.

Ma

crede inopportuno entrare nella questione oscura dei rap- porti fra le dioriti, le diabasi e le lerzoliti tanto pili che per gli

(19)

Appennini mancano

ancora in

numero

sufficiente le notizie esatte sulle rocce serpentinose che vi si trovano.

Infine dice che le sue osservazioni sugli

Appennini concordano

con

quanto

era stato già detto dallo Zirkel, da

Rosenbusch

e altri insigni petrografi, risultati confermati

pure

dalle analisi fatte dal prof. Cossa.

In

quanto

alla stratigrafia riconosce che le rocce ofioliticlie si trovano in Liguria interstratificate nel

Flysch, ma

ciò

non

è

argomento

piu favorevole alla teoria nettunica che alla plutonica

e airidroplutonicadelle serpentine, e

può

spiegarsi sia

ammettendo

che il terreno

apparentemente

sottostante e soprastante

debba

ri-

ferirsi a

una

stessa età o ad età diverse.

In

quanto

alla stratigrafia della

massa

ofiolitica stessa, essa

non

è semplice,

come sembrerebbe

da

uno

studio superficiale.

L'esame

della stratigrafia interna, che egli

ha

fatto nelle

mi-

niere di

rame

di Sestri-Levante, lo

ha

convinto che la

massa

elio- litica

ha

subito

una

serie grandissima di modificazioni

meccaniche

o

chimiche

e di sconvolgimenti tali da rendere pericolose le gene- ralizzazioni

premature.

L'ing.

Mazzuoli

comincia colPaffermare che iterreni di sedi- mento, entro cui stanno racchiuse le grandi

masse

serpentinose della Riviera di Levante,

hanno

la stessa

forma

litologica di tutti gli altri terreni della Liguria Orientale riconosciuti per eocenici, e che in quelli si rinvennero in diverse località le fucoidi carat- teristiche dell’eocene.

Un

altro fatto importante da lui osservato è che le serpen-

tine. sono cosi disposte tra le rocce sedimentarie da apparire chia-

ramente

interstratificate. Il contatto tra le rocce di

sedimento

e la serpentina avviene il più delle volte senza transizioni e la loro linea di

demarcazione

è cosi netta che spesso si

può

riconoscere anche a

grande

distanza.

Su

questo proposito egli

soggiunge

che

la serpentina, sia essa sovrapposta o sottoposta alle rocce di sedi- mento,

non

lux indotto in queste alcun

metamorfismo

di contatto.

Talora accade di trovare delle rocce

metamorfiche

vicinissime alle serpentine;

ma

in condizioni tali da dimostrare che il loro

meta- morfismo non

deve considerarsi

come metamorfismo

di contatto.

In

conferma

di quest’asserzione egli cita i fatti osservati a s.

An-

tonio, presso Casarza, e al Monte. Pelato, presso Tavarone, località

(20)

in cui si

vedono

gli scisti argillosi, adagiati sulleserpentine, tra- sformarsi gradatamente, per

un

tratto di poche decine di metri, in banchi di ftaniti e di diaspri; però tra queste rocce e la ser- pentina si

hanno

alcuni metri di scisto argilloso inalterato.

Altro fatto sul quale egli insiste f* la

grande omogeneità

che

si riscontra nelle

masse

serpentinose;

mentre

nelle rocce da lui o dal prof. Issel distinte col

nome

di anfimorfiche (dioriti, afaniti, varioliti) si

hanno

passaggi infiniti. Questi passaggi si verificano con

molta

frequenza

anche

tra le rocce anfimorfiche e quelle di sedimento.

Egli passa quindi a parlare degli strati calcari, i quali in vicinanza delle serpentine sono spesso erosi e sostituiti in parte

da un

argilla sinottica, il più delle volte ferruginosa e

mangane-

sifera,

avendo

i piani di sfaldatura normali ai piani di stratifica- zione. In

mezzo

a quest’argilla si

vedono

di frequente dei

frammenti

di calcare logorati, a superficie ricurve, i quali col loro

modo

di essere testimoniano che lo strato di cui facevano parte tu assog- gettato a potenti erosioni

dovute molto probabilmente

all’azione

di sorgenti di

acque

acide.

Infine egli afferma di aver trovato presso

Velva un

grosso blocco di calcare intercluso nella serpentina, e di avere osservato che al piano di contatto fra le

due

rocce queste aderivano forte-

mente

tra loro.

Issel

— La

questione delle serpentine è assai

complessa

e

può

essere considerata sotto aspetti assai diversi.

Per

soddisfare al desiderio espresso dal Presidente, toccherò solo di pochi punti circa i rapporti della serpentina colle rocco dalle quali suol es- sere

accompagnata

e

mi

limiterò ali1 esposizione dei fatti, senza accennare ad alcuna teoria od ipotesi.

Come

già disse il

mio

collega ing. Mazzuoli, le serpentine costituiscono nella Liguria orientale dei letti irregolari interstra- tificati fra formazioni

indubbiamente

eoceniche. Talora sono in contatto con scisti e calcari inalterati, talora con vere rocce

me-

tamorfiche,

come

diaspri e ftaniti, talora con rocce cristalline (eu- fotidi, diabasi, varioliti)

da

noi

denominate

anfimorfiche. Fra questo, l’eufotide presenta

uno

sviluppo grandissimo e

merita

particolare attenzione. Disgraziatamente questa roccia fu quasi

sempre

confusa dai geologi colla serpentina propriamente detta, fu cioè associata

(21)

alla

medesima

nelle carte geologiche sotto

una

tinta convenzio- nale

comune

e nelle indagini relative alla genesi e alla strati- grafia le

due

rocce furono considerate

come una

cosa sola.

Credo

che tale confusione sia stata esiziale allo studio che ci

occupa

e valga a spiegare,

almeno

in parte, le gravissime divergenze dei geologi.

Mentre

la serpentinasi trova

bene

spesso in contatto eoll'eufo- tide, e però quasi

sempre

separata

da

essa

mediante

piani di con- tatti

ben

netti e se

ne

distingue facilmente.

È ben

vero che alcune volte l'eufotide presenta

una

alterazione particolare per la quale i

suoi elementi si convertono in serpentina o in steatite;

ma

si tratta di

un fenomeno

locale, di

un

accidente che si manifesta in

cam-

pioni di piccole dimensioni e

non

interessa la

massa

rocciosa.

In

un

tratto della regione esplorata, presso la Baracca, vi ha

come un

miscuglio caotico di massi delle

due

rocce che a tutta

prima può

destar l’idea di confusione; tuttavolta anche in questo punto la serpentina e reufotide sono

nettamente

distinte e con- servano la propria individualità.

All’incontro

V

eufotide passa per graduate transizioni alle rocce diabasiche e agli scisti argillosi e ciò

non

in via d’ ecce- zione,

ma

in molti punti e in

modo

evidentissimo. Io ebbi occa- sione di verificare

più

volte questo fatto

lungo

il Bargonasco,

anche

neiriuterno delle gallerie di miniere. In altre parole reufotide si

può

dire

geneticamente

e stratigratìeamente connessa alle rocce stratificate e

non

alla serpentina

propriamente

detta.

Consimili osservazioni sarebbero a farsi riguardo alle rocce diabasiche e in partieolar

modo

in ordine al cosidetto

gabbro

rosso.

Queste

rocco inoltre presentano frequenti passaggi alle euiotidi, colle quali

sembrano intimamente

collegato.

Apparisce

dalle se- zioni che lo stesso strato o complesso di strati in

un punto

risulta dì scisti,

poco

innanzi passa al

gabbro

rosso, quindi all’eufotide.

A

ninno poi sfuggirà l'importanza della coincidenza già se- gnalata daH’ing. Mazzuoli, cioè del fatto clic in prossimità di tali rocce cristalline, cosi strettamente connessea quelle di sedimento,

si trovano nei calcari profonde erosioni dovute evidentemente ad

acque

minerali.

Nella Liguria orientale i giacimenti ramiferi, sia in masse, sia in filoni, sia in compenetrazioni, si trovano il pili delle volte

(22)

20

nel

gabbro

rosso e rocce affini e nell’eufotide, presso i contatti fra queste rocce

da una

parte e la serpentina dall altra; nella serpentina s'incontrauo assai raramente.

T filoni corrispondono

non

di rado agli stessi contatti.

La ganga

dei filoni ramiferi risulta di quarzo, di calcare e più

comunemente

di

una

materia serpentinosa detritrica che sideno-

mina impropriamente

serpentina,

ma

non è tale nel senso geolo- gico. Si tratta di

una

roccia rigenerata che sta alla serpentina

come

l’areose sta al granito.

Allorché il

mio

collega ing.

Mazzuoli

dichiarava eoceniche le serpentine della Liguria alludeva soltanto a quelle della Riviera di Levante.

A

ponente di

Genova

vi sono serpentine più antiche,

generalmente

interstratificate nei talcoscisti.

La prima emersione

serpentinosa che s’incontra a

ponente

di

Genova sembra

però eo- cenica.

La

linea di separazione deve esistere fra il

Varenna

e il

Chiaravagna.

Nella serpentina antica

non

esistono miniere ramifere,

ma

in

alcuni punti, per

esempio

ad Arenzauo,

non mancano

tracce di

rame.

Dirò ancora, poiché ho la parola, che la regione più oppor-

tuna

per lostudio delleserpentineé ilterritorio di Sestri Levante. In alcuna altra località questaroccia si presenta con

maggiore

sviluppo

o in

modo

più istruttivo. Colà

una

sola

massa misura

12 chilo- metri e V di lunghezza e di larghezza

massima,

con

una

spessezza

minima

di

un

centinaio di metri.

E

si noti che le stratificazioni e i letti interclusi essendo raddrizzati, appariscono soltanto nelle testate.

Il dott. L)e

Stefani

dice che, limitandosi

airAppennino,

v’hanno rocce serpentinose

almeno

di tre epoche, paleozoiche, triassiche, ed eoceniche;

non

siaccordaperciò con

un

recente lavoro dell' ufficio geologico che ne distingue

due

sole.

Serpentine paleozoiche si trovano soltanto nelle Calabrie: d'ac- cordo con TchihatchetT e

Lo

vi.salo c diversamente dal Tararne!li«

dice cheessefanno parte dellazonadegli svilisti cristallini costi tinta da svariatissime roccee sovrastanti al gneiss antico, che è la roccia piu profonda di quelle regioni. Quella zona sottosta a rocce cer-

tamente

carbonifere

ma probabilmente

in parte

anche

piìi antiche, e di essa fan parte eziandio le dioriti delle Calabrie meridionali e settentrionali.

(23)

21

Il

De

Stefani indica

un

taglio

che

si

può

osservare presso Zimigliano (Catanzaro), nel quale si

vedono

serpentine ed eufolidi

non

in dighe plutoniche

ma

in

masse

e banchi regolari in

mezzo

agli schisti cristallini.

Le

serpentine di Voltri e Sestri

ponente, nella regione più settentrionale

deirApennino,

indicate

da

alcuno

come

prepaleozoiche

appartengono

invece all’Eocene. In

mezzo

agli schisti cristallini si trovano invece le serpentine della Corsica che la carta d’Italia

recentemente

pubblicata

mette

in

mezzo

a terreni cretacei contro

r

opinione dei più recenti geologi francesi, coi quali si accorda

pure

il

De

Stefani.

Delle serpentinedella Basilicata, che il

De

Giorgi ritiene cre- tacee,

non

potrà parlare,

non

conoscendole.

Nell’Italia centrale, al

M. Argentavo

(Calagrande e

Calamo-

rosea), al Giglio e nella regione orientale delPIsola Elba, sono ser- pentine

ed

altre rocce concomitanti racchiuse entrò filladi appar- tenenti al trias superiore. Cita

uno

spaccato di Calagrande nel quale si vede la roccia serpentinosa in piccolissimi strati regolar-

mente

ed

evidentemente

alternanticogli schisti sedimentarii;accenna alle ragioni per cui

ha

attribuito questi al trias superiore e ri-

corda che pure il Lotti

ha

giudicato triassiche le serpentine del AI. Argentare.

Quanto

alle serpentine eoceniche

deirApennino

settentrionale ripeterà quel che ha detto ne’suoi passati lavori, rimettendosi a questi

anche

per la designazione

sommaria

del territorio da esse occupato. Il

De

Stefani dice che dall’

Umbria

e dal Lazio alla Liguria,

come pure

nelle isole dell’Elba e di

Gorgona

le rocce serpentinose

occupano un

orizzonte costante; espone le ragioni per cui egli attribuì quest’orizzonteall’Eocene superiore(escluso il

Ton-

griano di molti geologi) e dice che quelle rocce stanno sopra la

zona dei calcari

marnosi

ad

Heminlhoulea

labyrinthica //., e di pre- ferenza in

mezzo

alle rocce argillose. Delle rocce

deirApennino

indicate

come

serpentine,

un

quarto solamente

può

conservare questo

nome,

essendo le altre rocce, diabasi, eufotidi, graniti tipici, graniti cloritici. eco. Nelle varie regioni poi vi e la prevalenza dell’ima o dell’altra delle rocce indicate. Sovente però si trovano insieme ed alternano

anche

l’

una

con l’altra,

ma

con regolarità

(24)

22

ed in banchi distinti, specialmente se si prescinda dai

movimenti

piU o

meno

recenti che ne

hanno

alterati i rapporti; il qual tatto, secondo il

De

Stefani,

mostra

la reciproca

indipendenza

di quelle rocce ed accenna alla loro successiva emersione in periodi diffe- renti.

Come uno

dei tanti esempii in cui si verificano queste cir-

costanze, cital’alternanza delle diabasi, dei graniti, dello serpentine, delle eufotidi, delle ranocchiaie nel

Desco

di Villa (Massa).

A

schia-

rimento delle rocce appellate

Gabbro

rosso, il

De

Stetani dice che esse sono formate per alterazione dovuta ad

acque

superficiali o interne delle diabasi tipiche.

Quelle rocce formano nelle varieregioni delle

masse

centrali, grandiose ed alte, nelle quali si verificanoi

fenomeni

sopra accen- nati; alla periferia queste

masse vanno diminuendo

di potenza e

si vanno sperdendo; nei limiti piu esterni

terminano

con

lembi

pic- colissimi ed isolati e con conglomerati

sempre

più sottili; questi

fatti accennano alla esistenza di varii centri di emersione, quali si verificano per le rocce basaltiche e tracilitiche odierne o pei porfidi permiani delle Alpi.

In osmi regione si verificano

numerose

ed evidenti alternanze

di queste rocce con le rocce eoceniche sedimentarie; le quali alter- nanze hanno luogo molte volte, specialmente alla periferia delle

masse

maggiori, fra strati sottilissimi. In ogni luogo poi, entro le

masse e negli strati sedimentarli coetanei,si trovano tufi o conglo- merati, grossolani o sottili, piu o

meno

regolari, dei quali fan parte tutte le rocce indicate (diabasi portìrielie ed afanitielie, eufotidi, serpentine, ecc. ecc.) che per

conseguenza

erano allora già formate, tanto piu che i cristalli delle diabasi porlìriche, delle eufotidi, dei graniti sono interrotti e spezzati alla superficie dei

conglome-

rati.

A

simili conglomerati si

debbono

attribuire le spiliti ed

una

gran parte delle olìcalci.

De

Stefani

soggiunge

che in

nessun

luogo sinora ha potuto osservare dighe plutoniche di quelle rocce in

mezzo

alle rocce sedimentarie. Se in qualche luogo esse sono chiuse dentro strati anche arenacei che potrebbero accennare a mari

non

molto profondi, merita però d’essere ricordato il fatto chemoltissimevolte esse alternano anche in strati sottilicon diaspri più o

meno

manganesiferi, che secondo gli stuclii del Pautanelli e secondo le osservazioni del

De

Stefani,

non

sonorocce

metamorfiche

(25)

ma

sono costituite

da

resti di radiolarie e dovettero essere for- mati a grandissime profondità.

Anche

i calcari compatti o marnosi, che

accompagnano

le rocce serpentinose e le altre concomitanti, sono interamente costituiti

da

foraminifere e

da

altri corpi orga-

nici che

accennano pur

essi a profondità

non

piccole.

Molte

volte dei piccoli strati calcarei alternano in

mezzo

a grandi

masse

di diabasi e serpentine, e vi sono spezzati ed in frantumi isolati che però conservano rallineamento primitivo e

provano

che Tinterru- zione nella stratificazione si

deve

a

movimenti

interni successivi.

Non

si trovano tracce di alterazioni ignee nelle rocce stratificate contigue alle diabasi, serpentine, eco.: le sole alterazioni reci-

proche sembrano dovute

al passaggio di

acque

ricche di materie

tolte alle rocce

prossime

in

tempi

più o

meno

recenti e poste- riori alla loro formazione.

[1 Ile Stefani,

aggiungendo

alcune conclusioni

nuove

a quelle già pubblicate nei suoi studii passati dal 187<> in poi e confer-

mate

dai recenti lavori, dice che:

I.

NeirApennino

sono rocce serpentinose

almeno

di tre epoche, cioè: 1 dell1

Eocene

superiore,

2

del Trias superiore, 3 del Paleo- zoico.

Ninna

di tali rocce si trova nella zona cristallina più antica.

IL Tutte

queste rocce

formano

zone e banchi regolari in

mezzo

a rocce sedimentarie. In

nessun

luogo sono state trovate fin qui sotto

forma

di dighe plutoniche.

ITI.

Le

varie specie delle rocce serpentinose e delle rocce

non

sedimentarie che le

accompagnano

sono distribuite in zone regionali

ed

alternano reciprocamente in banchi regolari.

IV. Nelle

medesime

possono distinguersi varii centri di

emer-

sione, la cui periferia ò limitata

da

conglomerati.

V.

Almeno

i tipi principali delle diverse rocce indicate (ser- pentine, diabasi, eufotidi, graniti, ecc.) apparvero tali quali fin dalla loro emersione.

VI. In

gran

parte dei casi, le rocce sedimentarie che

accompa- gnano

le roccesuddette

vennero

formate entro

mari molto

profondi.

VII.

Non

si conosce finora

verun

caso di

metamorfismo

igneo

nelle rocce sedimentarie a contatto delle rocce anzidetto.

1/ing.

Capacci

si restringe a parlare esclusivamente dei latti geologici e litologici chiaramente constatati al Monteferrato, pie>M>

(26)

24

Prato in

Toscana

e che furono per parte sua l’oggetto di

uno

studio

di dettaglio (').

Al

Monteferrato la

massa

oliolitica si presenta sotto

forma

di un’amiddala intercalata fra gli strati eocenici, in perfetta con- cordanza con questi.

Gli strati eocenici sono quivi formati

da

banchi alternanti di schisti galestrini e di calcare alberese e talvolta

con

associazione di qualche

banco

di arenaria.

La massa

ofiolitiea

mostra

evidentemente di appartenere al- inocene.

Le

varie rocce che costituiscono la formazione ofiolitiea, cioè la serpentina, l’eufotide, il

gabbro

rosso, la diabase e tutte le altre rocce affini, si presentano sotto

forma

di

masse

leuticolari o di con- centrazioni amiddaloidi.

Cosi ad

esempio

Peufotide è costituita da una lente, la quale trovasi intercalata fra

due masse, pure

leuticolari di serpentina.

La

Diabase è formata in

masse

isolate, situate piìi special-

mente

presso al contatto dell’eufotide colla serpentina.

Il

gabbro

rosso ci si olire in

amiddale

assai stiacciate, sul contatto delle ftaniti colla serpentina, tanto al disopra quanto al

disotto di questa.

Le

ofiealci

occupano

zone

non

molto estese e di piccolo spes- sore, situale

sempre

però sul contatto della serpentinacolle ftaniti.

I grès ed i conglomerati serpentinosi trovànsi spesso a con- tatto della

massa

serpentinosa.

Le

ftaniti sono distribuite secondo zone saltuarie sopra e sotto

la

massa

serpentinosa, sul contatto di questa, ed in perfetta con- cordanza cogli strati eocenici adiacenti.

Nei

tratti ove

mancano

le ftaniti sul contatto, l’amiddala ofio- litiea trovasi al disopra ed al disottoin intimo ed

immediato

contatto

colle rocce eoceniche, alberesi e galestri, i quali

hanno

tutti i loro caratteri distintivi spiccatissimi e

non

presentano nessuna traccia

di alterazione o

metamorfismo.

Passando

ora all’esame litologico, e fasciando da parte le rocce

(') La formazione ofiolitiea del Monteferrato presso Prato (Toscana). Bol- lettino del r. Comitato geologico, anno 1881, n. "7-8.

(27)

tipiche

come

laserpentina, Peufotide,ladiabase, il

gabbro

rossoeco.

le quali si presentano con tutti i loro caratteri distintivi

non

solo,

ma

anche con ricchezza di varietà, è interessante citare iprinci- pali

esempi

di passaggi di

una

roccia all’altra, che possono vedersi chiarissimamente nel Monteferrato.

L

1eufotide passa insensibilmente alla diabase per la trasfor-

mazione

del diallaggio in augite.

Analogamente

vedasi reufotide passare alla diorite per la tras- formazione del diallaggio in orneblenda.

L’enfotideinoltre fapassaggioad

una

vera epropria serpentina, allorché il feldspato

comincia

ad arricchirsi in

magnesia

per divenir poi serpentina,

mentre

il diallaggio

rimane

inalterato.

Un’ ultima trasformazione delPeufotide si osserva allorché il

feldspato si trasforma in saussurrite; il diallaggio diviene una vera e propria steatite, e la roccia è poi

compenetrata

inogni senso

da

realizzo di talco, in

modo da assumere

i caratteri «li un’euri- talcite.

È

evidente inoltre il passaggio che il

gabbro

rosso alla diabase ed alla diorite, nelle quali rocce poi alcune parti assu-

mono

il carattere variolitico,

mentre

altre passano alla borzolite.

La

serpentina passa insensibilmente alPoficalce perParricchi-

mento

dellasua

massa

in calcite, la quale poco a

poco

lacompenetra.

Chiaro infine è il passaggio degli schisti galestrini alle ftaniti e delle argille ai diaspri.

Tali sono i principali caratteri geologici e litologici i quali

si presentano con

somma

chiarezza e precisione nel Monteferrato

di Prato.

Daubrée. —

I fatti precisi su i giacimenti dei serpentini

che furono esposti dai nostri colleglli italiani sono

estremamente

istruttivi e

mi

dispensano dal ritornare su questo argomento.

Ma

credo dover toccare la questione delicata della origine di questa roccia, e sono dispiacente di trovarmi in disaccordo con

le idee state

emesse

dal

mio

dotto

amico

il sig. Sterry

Hunt.

Per

il sig.

Hunt

i serpentini sono depositi sedimentari dovuti alla precipitazione di silicati magnesiaci determinata dalla presenza di silicati solubili, alcalini o calcici, nell’acqua di

mare

provvista di sali di magnesia. Questi silicati solubili possono essere stati portati o da fiumi o da sorgenti termali.

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