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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.0984, 12 marzo

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIEN ZA ECONOMICA, FIN A N ZA , COMMERCIO, BAN CH I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XX

Yol. XXIV

Domenica 12 Marzo 1893

N. 984

UNTATOLE I M P O S T E

Se i due rami del Parlamento italiano consacras­ sero alla questione finanziaria e tributaria tutta quella cura obbiettiva che domanda, in questo momento si sarebbero già manifestate due correnti determinate intorno alle quali più o meno strettamente si sareb bero raccolti i partiti.

Da una parte starebbero coloro che più di tutto persuasi delle necessità politiche interne ed interna­ zionali opinano che le difficoltà finanziarie si debbano superare mediante nuove entrale e perciò con aumento di balzelli e gravezze, — dall’altra starebbero coloro che, più di lutto preoccupati dell’intenso malessere economico del paese e della sproporzione che esiste già tra la potenza finanziaria della popolazione ed i sacrifizi che domanda lo Stato, opinano che le dilli colta del bilancio si debbano vincere con economie, ed in nessun caso con aumento di aggravi.

Noi abbiamo già avuto occasione di esprimere su tale proposito la nostra opinione con tutta la fran­ chezza. — Non solo non vogliamo nuove imposte, ma crediamo che, date le condizioni della nostra situazione economica, sieno soverchie quelle di cui il paese è gravato. Per convinzione nostra, radicata dalla esperienza di questi ultimi anni, il Parlamento ha dolorosamente mancato al suo compito principale, quello di essere il difensore dei contribuenti ; i rap­ porti tra gli elettori ed i rappresentanti si sono a poco a poco talmente mutati che si è perduto di vista il danno generale per il miraggio od anche per l’evidenza del benefìcio particolare. L’ elettore vuole il ponte, la ferrovia, il catasto, il sussidio alla scuola primaria, secondaria, superiore, non pen­ sando che altri qua e là esigono le stesse cose e che poi in fondo tutti pagano i diversi conti. L’elettore, del quale il deputato è diventato in molti casi l’agente, vuole benefizi ed aiuti locali ; non vede che con tale sistema gli aggravi superano i vantaggi.

Tale profonda mutazione avvenuta nella essenza stessa del Parlamento ha lasciato il contribuente senza difesa, il che ha a poco a poco Ita fatto nascere la teoria che gli Stati possono spendere senza bisogno di tener conto della quantità di entrate possibili.— Perciò appunto da vari anni sosteniamo che il solo me/.zo per il quale la limitazione delle spese può essere condotta in un terreno pratico è quella di

rifiu ta r e le en trate.

Spieghiamoci bene : dicendo rifiu ta r e le en trate non vogliamo già dire sottrarsi colla violenza o col­ l’inganno al pagamento delle imposte esistenti, ma usare di tutti i mezzi legali per impedire che le

necessità del bilancio si impongano e si determinino in modo da obbligare poi a sanare i disavanzi con aumento delle gravezze.

In parte la opinione pubblica ci ha seguito in questa nostra propaganda, e dobbiamo constatare con vera soddisfazione che a poco a poco è entrata la generale convinzione non potersi domandare maggiori sagrifizi ai contribuenti, tanto che da qualche anno i diversi governi hanno dovuto, o colle economie o con espedienti più o meno pratici, tentare di evitare l’ aumento delle entrate.

Siamo però arrivati o quasi al vero momento psi­ cologico. —• Le economie possibili — quelle special- mente sull’esercito e sulla marina — non si vogliono fare, e non indagheremo le cause di questa ropu- gnanza, perchè ci condurrebbe a discutere ciò che i nostri ordinamenti costituzionali dichiarano indi­ scutibile ; — riforme organiche, le quali pure avreb­ bero potuto dare qualche sollievo al bilancio — si promettono ad ogni occasione, ma non si effettuano o per mancanza di criteri generali, o per una pigrizia che ha tutta l’apparenza della pusillanimità. Con ciò a poco a poco si vorrebbe nuovamente concludere che convenga ricorrere alle imposte di cui si cerca, è vero, di coprire la forma con puerili artifizi, ma troppo chiaramente lasciano vedere la tendenza.

Ribadiamo quindi il noto antico concetto. I con­ tribuenti debbono stringersi attorno ai loro rappre­ sentanti e col potere che esercitano su essi, facendo balenare la possibilità di abbandonarli, ripetere chiaro e tondo che non vogliono in nessun modo e sotto nessuna forma nuovi aggravi.

Lo Stato ha a sua disposizione circa 1500 mi­ lioni ; si adoperi del suo meglio per fare che ba­ stino ; il contribuente può essere molto indulgerne sul sindacarne l’uso, ma assolutamente non permetta che gli si domandi di più.

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dimostrato, i contribuenti hanno pagato oltre 300 milioni di più, per molti anni le entrate sono state maggiori delle previsioni ; malgrado ciò lo Stato non seppe mantenere l’equilibrio del bilancio, ed ha la­ sciato che il disavanzo si rinnovasse e che il disor­ dine penetrasse nella finanza.

È a credersi pertanto senza alcuna fatica, che se domani con nuovi balzelli, riuscisse, come alcuni pur chiedono tuttavia, ad ottenere che le entrate crescessero, non per questo si raggiungerebbe il riordinamento della finanza, inquantochè la pressione delle spese crescerebbe in proporzioni di gran lunga superiore all’aumento delle entrate.

Il bilancio, con una consistenza di 1 5 0 0 milioni è già superiore, ne siamo convinti, alla potenzialità economico-finanziaria dell’Italia ; bisogna quindi che tutto l’andamenlo politico dello Stato si adatti a tale cifra e non pensi a superarla. È inutile parlare di esigenze interne ed internazionali ; esse potranno spiegare gli errori commessi nel passato, ma non potranno mai giustificare una politica la quale ten­ desse ad accrescere maggiormente gli aggravi, com­ promettendo così la stessa esistenza economica del paese. Le recenti prove a cui abbiamo assistito hanno dimostrato che il paese può avere ed ha molta abne­ gazione, ma non ha resistenza gagliarda per sop­ portare. anche i meno gravi spostamenti. La devia­ zione del commercio colla Francia, gli imbarazzi ili alcune Società edilizie romane furono sufficienti a determinare uno stato di crise che dura da molti anni con una tenacia che nessuno poteva prevedere. Prima qualità dei governanti è di avere una chiara e precisa idea della potenza dei mezzi di cui possono disporre ed a quei mezzi devono adattare la loro politica. Nessun dubbio che un paese politi­ camente ed economicamente giovane come è l’Italia deve soggiacere a sacrifizi straordinari per assicu­ rare quella unità politica che così miracolosamente ha in pochi anni conseguito; — ma anche nei sa­ crifizi straordinari la misura è determinata dalla po­ tenzialità; — se questa potenzialità viene varcata, si potrà ottenere per il momento una apparente esu­ beranza di reddito, ma è perciò stesso fatale che il meccanismo si guasti o si rompa e che i guai suc­ cessivi superino di molto il benefìzio conseguito.

Persistiamo quindi a combattere qualunque tenta­ tivo, che vediamo in questi giorni ripetersi, per ac­ crescere le imposte. Il paese ha già detto solenne­ mente il suo b a s t a ; ed occorrerà che mutino radi­ calmente le circostanze perchè modifichi la propria sentenza, che era il prodoMo della natura stessa delle cose.

B a n c a ISTuovaP

Nei circoli parlamentari alcuni vanno affermando che il nuovo ordinamento bancario non deve sorgere dalla fusione delle tre Banche per azioni, ma dalla istituzione di una nuova Banca, che sia vergine da ogni malanno passato e possa quindi coraggiosamente sfidare l’avvenire. — In questo senso alcuni fanno attiva pro­ paganda, e in mezzo alla scarsa cognizione che hanno i più delle cose economiche e bancarie, manco a dire che trovano seguaci che ascoltano con meraviglia e

concludono con qualche recisa sentenza. E veramente nulla vi è di più logico, di più giusto, di più pro­ mettente di una grande e completa spazzatura di tutti i limoni spremuti che fino a qui hanno resi­ stito, e della invocazione di un nuovo e grande Istituto che inauguri una vita nuova. Parrebbe a prima vista che nessuno potesse opporsi a tale si­ stemazione, e sembra giustificata la meraviglia che non si sia pensato a così semplice soluzione ; quasi quasi si denuncia il sospetto che nei progetti go­ vernativi, che si annunciano ripresi, gatta ci covi. Siamo costretti però a gettare in mezzo a così alti voli della fantasia, qualche considerazione pra­ tica e qualche riflessione, modesta sì ma concludente, perchè non si faccia strada un concetto che manca di giustizia e di base.

Nell ’E con om ista abbiamo sempre propugnato la Banca unica di emissione per mezzo della' fusione delle Banche esistenti; ed appunto perchè da molti anni, ormai difendiamo quel principio e quel me­ todo, abbiamo esaminato e studiato abbastanza la situazione per convincerci che la fusione delle Ban­ che esistenti non sarebbe veramente l’ideale, quando si potesse prescindere dallo stalo generale della eco­ nomia del paese, ma date queste condizioni è la sola pratica e possibile soluzione.

E infatti che cosa vorrebbe dire la costituzione di una nuova Banca ?

Vorrebbe dire mettere in liquidazione quelle esi­ stenti : cioè, dopo tanti anni di godimento di quel privilegio per cui gli azionisti furono accusali di impinguarsi a spese del paese, dopo averli tenuti du­ rante cinque anni per comodo dei Governi e del Parlamento e per iniqua e spavalda pressione della Banca Romana in uno stato di incertezza con pro­ roghe più o meno semestrali, dopo averli chiamati, col miraggio di una sistemazione che mai non v e­ niva, a soccorrere del proprio le disgrazie econo­ miche e finanziarie, di questa o quella antica o nuova provincia, oggi si direbbe loro : liq u id ate.

Ma hanno bene riflettuto i proponenti di questo nuovo sistema che cosa voglia dire liq u id a te .* — Vorrebbe dire : realizzate il vostro capitale decimato dai salvataggi che i Governi vi hanno imposto sotto la pressione di un privilegio sempre in scadenza ; decimato dalla conseguenza di una vita tanto incerta e sospetta per tanti anni, decimato dalle perdite su­ bite perchè il Governo ed il Parlamento, proprio nel momento in cui più gravi sono le condizioni econo­ miche del paese, accrebbero gli oneri delle Banche in proporzioni esorbitanti.

Si d irà: ma il privilegio scadeva nel 1889 e lo Stato non aveva obbligo di rinnovarlo. E nessuno pertanto può negare questa perfetta libertà dello Stato nel concedere o negare la proroga, la rinno­ vazione del privilegio. Ma perchè oggi il Governo potesse dirsi perfettamente libero doveva tenere una diversa condotta ; non doveva compilare e presen­ tare otto o dieci progetti che, più o meno, promet­ tevano la continuazione della concessione ; non do­ veva obbligare le Banche ad impegnarsi in opera­ zioni che non potevano essere liquidate se non in lunghissimo periodo ; non doveva lasciare che il pa­ trimonio degli azionisti fosse sperperato a vantaggio di quella stessa politica che condusse a così mal partito la finanza deho Stato.

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azionisti tutto jl capitale che essi hanno versato; il che vuol dire che mentre in tutti i paesi l’industria della emissione ha dato cospicui benefizi e le azioni delle Banche che la esercitano valgono tre o quattro volte ih capitale nominale, in Italia, gli azionisti non ricupererebbero che una parte della somma che hanno versala.

Sarebbe presumibile con simili falli di trovare qualche centinaio di milioni disposti a formare la nuova Banca? — È presumibile che all’iufuori o peg­ gio contro i nuclei finanziari che stanno intorno alle tre Banche per azioni, altri ve ne sieno in Italia di così potenti da poter arrischiare con simile prospet­ tiva i loro capitali?

Le Banche nuove si fondano quando le condi­ zioni economiche di un paese sono floride, quando abbondano i capitali e sono disposti ad entrare nei rischi delle imprese, quando gli alTari sono copiosi o la ricchezza pubblica è in aumento ; quando i mer­ cati forestieri sono pronti ad associarsi a quelli na­ zionali per lo svolgimento della attività interna.

Ma siamo tanto lungi da un simile stato di cose che da ogni parte si predica il raccoglimento, che ogni saggio consiglio è rivolto ad approfittare anche dei bricioli delle forze esistenti per ottenere ri­ sparmio di spese e di energia. Non è adunque il caso di parlare di riordinamenti della emissione su basi che possono desiderarsi, che possono anche ba­ lenare nella mente di chi vede il meglio, ma che di fronte alla prudente riflessione, debbono essere messi a parte e riserbate per un avvenire migliore.

Ma se mai il Governo ed il Parlamento avessero in animo di venire a radicali risoluzioni, non già nell’ Istituto a cui accordava la emissione, ma nello stesso ordinamento dell’esercizio del privilegio debbono trovare la materia. Le disposizioni del progetto par­ tano dallo stato di fatto, e su quello erigano un mo­ desto edificio quale lo comporta la gracilità nostra ; e senza spavalderie, senza illusioni, senza menzogne determinino rigorosamente i doveri ed i diritti di tutti in modo che non debbono essere, appena sta­ biliti, inosservati.

Dovrebbe essere il desiderio di tutti di raggiungere tale risultato, ed a questo tutti dovrebbero mirare ; pur troppo in materia bancaria, per mancanza di sin­ cerità siamo andati di errore in errore; la ripara­ zione non può venire se non da un rispetto rigoroso della legge ; occorre però prima di lutto che la legge sia tale da potere essere in tutte le sue parti ri­ spettata.

I MONOPOLI DELLO STATO

Il monopolio degli alcools.

Dopo aver messa avanti l’idea del monopolio degli oh minerali adoperati per 1’illuminazione, sollevando da ogni parte, come i lettori sanno, le più vive e insistenti opposizioni, l’ on. Grimaldi ha rimesso a nuovo una vecchia idea, quella del monopolio degli spirili. Diciamo il vero con il pessimo indirizzo che ha assunto dal 18 8 5 in poi e tuttora conserva la politica finanziaria italiana non è il caso di mera­ vigliarsi per questa mania dei monopoli, che ha in­ vaso l’attuale ministro delle finanze.

Il sistema degli espedienti, dei ripieghi, che si risolvono quasi sempre in offese alla economia na­ zionale, continua ad essere in auge e la finanza ita­ liana prende sempre più un carattere medioevale, che dovrebbe fare piacer ai sognatori di tempi già tramontati da un pezzo, ma che è la negazione di ogni progresso nella scienza e nell’ arte finanziaria.

E l’on. Grimaldi, cui non mancano certo l’ inge­ gno e la facondia, ma che non è il ministro tecnico, moderno e ardito a uu-tempo, finanziere e più an­ cora economista, quale il paeso avrebbe bisogno, si appiglia, per provvedere al disavanzo del bilancio, ai parliti più semplici, senza dubbio, ma anche meno giusti o opportuni quello di fare dei debiti con un’ azienda dello Stalo che subirà per tal modo l’influsso delle vicende della finanza e di compiere la usurpazione dei guadagni che oggidì faune i privati, pochi o molti che siano, coll’ esercizio di alcune industrie e di alcuni commerci.

Non è I’ omaggio e il rispetto ai principi che ci hanno sempre guidato nell’ esame delle questioni economiche e finanziarie, che ci inducono a combat­ tere la politica dei monopoli governativi, è la pro­ fonda convinzione che accettandola si verrebbe a mettere la finanza sopra una via pericolosa e dannosa alla vita economica del paese, è la persuasione che si compirebbe una riforma tributaria alla rovescia e coll’immischiare ancor più lo Stato nelle industrie si aumenterebbero le cause di dissipazione, di cor­ ruzione e di sofferenza. Perciò abbiamo combattuto il monopolio del petrolio non appena è stato proposto dall on. Grimaldi, e se non abbiamo continualo a combatterlo egli è che si lasciava credere che il mi­ nistro avrebbe abbandonato quella infelice idea. A che prò combattere un progetto nato non vitale e che il soffio della critica pareva avesse dissipato dopo poche settimane? Ma il ministro Grimaldi nella sua ultima esposizione finanziaria non solo ha tenuto fermo il suo proponimento, ma ha aggravato il suo programma con una nuova proposta di monopolio, che non è corto migliore della prima, perchè se ri­ guarda un genere di minore necessità del petrolio colpisce però, a differenza del petrolio, un prodotto che è ottenuto per la maggior parte in paese e per ciò stessa vulnera la esistenza di molte imprese danneggia una massa di interessi che vanno rispettati e non offesi dallo Stalo.

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severare nel combattere una politica finanziaria che è discutibile in ogni sua parte, ma più specialmente va oppugnata riguardo ai nuovi monopoli di Stato che si vorrebbero istituire.

Una conferenza tenuta a Milano ai primi del mese, dal sig. A Snider al Circolo degli interessi agricoli, commerciali e industriali ha esaminato con qualche larghezza questa questione e ha messo in luce al­ cuni lati interessanti dell’ argomento. L’egregio con­ ferenziere ha indicato dapprima le successive mu­ tazioni subite dalla legislazione italiana sugli spiriti. La legge attualmente in vigore dovuta all’ on. Sei- smit-Doda portava, com’ è noto, una forte riduzione alle tasse precedentemente applicate sulla fabbrica­ zione e sulla vendita degli alcools, riduzione resa necessaria dal fatto che l’altezza delle due imposte aveva dato un grave colpo alla industria e fatto chiudere le fabbriche che ricavano l’ alcool dalla distillazione dei cereali. Con la riforma del Doda, ispirata certo da principi non in tutto buoni, ma che a paragone degli errori commessi prima, poteva passare per discreta e opportuna, si ebbe un risve­ glio nella fabbricazione degli spiriti e la finanza potè riscuotere circa 3 0 milioni per questo ramo di produzione.

Oggi si tenta di portare una nuova perturbazione introducendo il monopolio allo scopo di ottenere altri 42 milioni. Ma simili previsioni sono fondate? Y i è la possibilità di giovare in tal modo all’erario o non è il caso di far attenzione-non solo agli ef­ fetti immediati, ma anche a quelli mediati e quindi alle perdite che l’erario potrà patire quando avrà tolto all’ industria privata anche questa fonte di guadagni?

Prima di rispondere diamo uno sguardo agli altri paesi. In Austria-Ungheria vige una legge che ha una certa analogia con la nostra e per la quale la pro­ duzione degli alcools è soggetta ad una tassa di 33 fiorini pari a lire 8 7 .3 0 l'ettolitro di alcool anidro, tassa che, come da noi, viene rimborsata agli espor­ tatori. Non havvi monopolio e per di più l’ imposta pesa sui contribuenti per poco più della metà di quella a cui sono soggetti i nostri. In Germania l’im­ posta è ancor meno grave. Un tentativo dì monopolio fatto dal principe di Bisrnarck nel 4 8 8 6 non riuscì. In Inghilterra la tassa è gravissima, raggiunge 500 lire l’ettolitro, senza che con ciò il consumo sia di minuito. In Francia vige una legge che colpisce gli spiriti con una tassa di consumo di 4 3 6 lire l’ettoli­ tro; la distillazione vi è protetta con un dazio di 76 lire l’ettolitro. La Francia trae dagli spiriti 2 0 0 milioni di lire, nondimeno vi sono anche in quel paese i fautori del monopolio. Questo effettivamente non si trova che nella Svizzera, la quale lo stabilì con la legge 2 3 decembre 4 886, quando fu costretta di au­ mentare i mezzi di difesa per difendere in caso di guerra la propria neutralità e perciò dovette procu­ rarsi nuove entrate. Essa preferì colpire gli alcools anziché i generi di prima necessità e si propose an­ che di frenare I’ abuso dell’ alcool, fatto innegabile e rivelato dal crescente consumo di alcool. Il con­ sumo infatti diminuì quasi della metà in seguito al monopolio, l’ erario ebbe un reddito di una diecina di milioni che fu pari alla metà di quello sperato. Ma del monopolio dell’alcools svizzero avremo campo dì discorrere in seguilo, interessando farlo conoscere in tutti i suoi particolari. Noteremo finalmente che la Russia ebbe il monopolio dell’alcool per più di un secolo, ma lo abolì nel 4 8 6 3 .

In Italia la tassa dopo la riforma del Doda e di 460 lire tra la tassa di fabbricazione e quella di vendita; esse nell’esercizio 4 8 9 4 -9 2 hanno dato pòco meno di 2 6 milioni di lire. Or bene il signor Snider alla domanda se pel nostro paese militano le ragioni che consigliarono il monopolio alla Svizzera risponde negativamente. In primo luogo, egli dice, pur con­ cedendo che i bisogni dell’erario siano imperiosi è assai problematico, come si vedrà più avanti, che il monopolio abbia, senza incrudire i tributi, a fruttare i 42 milioni sognati dal ministro. In secondo luogo non regge la ragione che in Italia vi sia la piaga dell’alcoolismo, se si riflette che mentre la Svizzera con 3 milioni d’abitanti prima del monopolio smal­ tiva per circa 2 0 0 ,0 0 0 ettolitri di spirito, l’Italia ha oggigiorno un pari consumo con 3 0 milioni d’ abi­ tanti. Inoltre la Svizzera colpiva a preferenza di un altra l'industria alcoolica, appunto perchè così non perturbava la economia nazionale. Si potrà dire al­ trettanto dell’ Italia, la cui produzione vinicola offre una enorme quantità di materie prime, che danno vita a migliaia di distillerie disseminate per tutto il paese, non che ad importantissimi stabilimenti di rettificazione? È chiaro che no.

È questo il punto forse più grave della questione. Se vi è paese, a nostro avviso, che non comporti il monopolio degli spiriti è appunto l’Italia, deve finché (e passerà pur troppo ancora molto tempo) non si avrà largamente impiantata l’industria della fabbrica­ zione dei vini, sarà utile o meno dannoso l’ impie­ gare le materie vinose alla produzione dell’ alcool. E in tali condizioni non sappiamo vedere neanche la possibilità di organizzare un monopolio di Stato con vantaggio vero di quest’ultimo. È ciò che v e­ dremo in altro articolo.

LE QUESTIONI ECONOMICHE

e il nuovo presidente agli Stati Uniti

L’ avvenimento di politica economica internazio­ nale più importante è senza dubbio il passaggio del potere dai repubblicani ai democratici avvenuto agli Stati Uniti col 4 corrente. Insediatosi alla W hite

H ou se il sig. Cleveland, nuovo presidente, ha, come

di solito, indirizzato al popolo un manifesto per far noto la politica che il suo governo intende seguire. — Le più gravi questioni che ora si agitano agli Stati Uniti sono naturalmente accennate o brevemente trattate nel manifesto e poiché quelle questioni sono specialmente economiche, interessa conoscere quale indirizzo i democratici si propongono di seguire per cercarne la soluzione.

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tante alla questione della tariffa doganale. Il docu­ mento è anzi abbastanza esplicito su questo punto. Il partito democratico, egli disse, è sorto al po­ tere coll’ impegno preso di riformare le tariffe con uno spirito giusto ed equo. Non fallirà alle promesse. È ingiusto die una parte della nazione, la meno numerosa si avvantaggi a spese dell’ altra. Quindi non si hanno da imporre tasse se non per i bisogni dell’ erario; questa è la dottrina fiscale dei demo­ cratici. Ora una tariffa che va al di là di quei biso­ gni per favorire interessi particolari, per procurare « vantaggi individuali » è biasimevole ed incostitu­ zionale.

E chi conosca quale effetti vari, fiscali ed econo­ mici, abbia prodotto il protezionismo in America non può dare che un giudizio anche piò severo di quello dato dal nuovo presidente. Chi ridette allo sviluppo considerevole che hanno avuto i monopoli, sotto la forma dei tru sts, dei sindacati e simili deve essere persuaso che non era già una tariffa Mac Kinley quella di cui gli Stati Uniti avevano bisogno, ma una nuova riduzione di dazi.

Dalle dichiarazioni del Cleveland non bisogna trarre la conchiusione che al protezionismo sarà fra poco sostituito il libero scambio. Una simile previsione non c’ è ormai più pericolo che sia commessa da alcuni. L’ esperienza ha provato già altre volte che i democratici se sono avversari della protezione a oltranza non sono nemmeno favorevoli a riforme doganali veramente liberali. Perciò non si procederà ora, come non si è proceduto in passato, a riforme immediate e precipitate ; si metterà invece allo studio la revisione della tariffa « con saggiezza e senza spirito di vendetta » come dice il manifesto, e si faranno proposte concrete per una revisione li­ berale della tariffa attuale, non però per la sua sop­ pressione. Ad ogni modo sarà sempre tanto di gua­ dagnato per l’America e per I’ Europa e se il gua­ dagno non sarà molto rilevante, bisognerà darne la colpa al partito repubblicano anche per lo sgoverno eh’ esso ha fatto delle finanze federali.

Infatti le condizioni dell’ erario sono oggidì ben differenti da quelle nelle quali si trovava la finanza al momento in cui al sig. Cleveland successe il sig. Harrison. Allora, ossia quattro anui or sono, il bilancio federale era in buone condizioni, il de­ bito veniva ammortizzalo con gli acquisti delle ob­ bligazioni ( honds) fatti dalla Tesoreria sul mercato. Ora l’estinzione del debito è quasi cessala del tutto, perchè gli avanzi sono molto diminuiti. E la cagione non unica, ma principale, di questo cambiamento va cercata nella scandalosa concessione di pensioni mi­ litari.

Dire a qual segno fosse stato portato dai presi­ denti repubblicani l’abuso di codeste pensioni pei benemeriti e per i feriti della guerra di secessione, non sarebbe possibile, perchè il vero avrebbe la faccia della menzogna. — Generalmente col volgere degli anni il numero dei pensionati dopo una grande guer­ ra, va mano mano assottigliandosi ; non così in America.

È da un trentennio che la guerra di secessione è liquidata nelle pagine della storia, e non passa giorno che un nuovo martire non venga a presen­ tare domanda di pensione e di risarcimento. Purché lo raccomandi un elettore influente, un politicante di pochi scrupoli, il petente vien sempre esaudito quand’ anche al tempo della guerra di secessione

non fosse ancora 'nato o non ancora uscito di fasce, o nemmeno immigrato dall’ Europa.

Quello che in Francia nel I S 8 8 certi politicanti, per le lotte elettorali dell’epoca, chiedevano alle casse del Panama, in America i Governi repubblicani cer­ cavano con ammirabile disinvoltura nella Cassa delle pensioni. Alla vigilia delle elezioni non v’era fami­ glia che non avesse ancora uno o piò martiri o com­ battenti da far premiare con una grassa pensione. Non si andava per le lunghe. Documenti non oc­ correvano, e in ogni caso gl’ incartamenti militari che avevano servito per Tizio passavano di mano e servivano per anni ad altre centinaia. Così la spesa per le pensioni andò crescendo fino a superare il miliardo di lire. Ed ora il Cleveland dichiara che il criminoso abuso deve cessare. Ma gli effetti di una politica onesta e leale non si possono far sen­ tire immediatamente, perciò la spesa non potrà sce­ mare a un tratto e la riforma doganale sarà così combattuta anche per ragioni finanziarie. Comunque sia di ciò, un capo li Stato che ha definito il pro­ tezionismo: c sistema malsano, ingiusto, immorale, che pèVverte il sentimento patriottico, deprime ‘le istituzioni costituzionali e induce il popolo ad aspet­ tare dal governo vantaggi individuali e favori spe­ ciali » non può tollerare che continui ad essere In vergogna del paese. Un capo di Stato che ha de­ finito il sistema dei premi artificiali, delle sovven­ zioni, dei monopoli « tutte forme di quel favoritismo governativo che chiamano p a tern a lism o e che non è che un abbietto parassitismo » non può che af­ frontare con fiero coraggio l’ ira di tulli i parassiti e combattere con ardore contro le oppressioni da qualunque parte vengano.

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degli acquisti d’argento, per giungere così alla com­ pleta cessazione, sarebbe forse pel momento la via migliore da percorrere.

Da quanto siamo venuti dicendo del programma economico del nuovo presidente degli Stati Uniti, emerge tutta la importanza dell’avvenimento. Il par­ tito repubblicano ba peggiorato la condizione già difficile degli Stati Uniti di fronte a varie questioni, il partito democratico dovrà ora, con molta pazienza, ctrreggere gli errori commessi e sarà certo molto interessante e istruttivo il seguire gli sforzi che farà il signor Cleveland per uscire dalle difficoltà pre­ senti e instaurare l’ impero della onestà politica e

della tutela dell’ interesse generale.

Rivista Bibliografica

Maurice Block. — L ’E u ro p e politiqu e et S o ciale. —

2 éme édition. A vec 18 cortes et 5 diagram m es. — P a ­

ris, librairie H achette, 1893, un voi. in 8° di pa­ gine V Í II-5 8 6 (12 franchi).

Nel 1869 Maurizio Block, il valoroso economista francese, pubblicava un volume sull’Europa politica e sociale, che ebbe ottime accoglienze. Esaurita quella edizione già da qualche tempo, l’Autore, dopo aver dato alle stampe l’opera sui progressi della Econo­ mia politica da Adamo Smith in poi, ha rifatto com­ pletamente quel suo libro, sicché questa seconda edizione è un’opera affatto nuova. Ciascuno può con­ vincersene scorrendo questo bel volume, nel quale si trovano le statistiche più recenti sopra ogni argo­ mento, ad esempio sui prezzi, salari e consumi, sulla cooperazione, sul socialismo e via dicendo.

li signor Block ha scritto un libro sotto ogni aspetto commendevole e utile. Esso è diviso in tre parti ; nella prima, sull’Europa politica, ha studiato l’organizzazione politica, il territorio, la popolazione, le finanze, le imposte, I’ esercito e la marina degli Stati d’Europa ; nella seconda la vita economica e le varie industrie sono esposte con cifre e notizie accurate e interessanti; nella terza sull’ Europa so­ ciale è fatto un quadro delle classi sociali, del loro tenore di vita, della loro condizione economica, oltre una esposizione particolareggiata della con­ dizione delia beneficenza, della delinquenza, del so­ cialismo ec.

Il libro dell’ Autore è un manuale sull’ Europa, quale non si potrebbe desiderare migliore, e il let­ tore può essere sicuro di trovarvi le più importanti notizie sopra ogni argomento di interesse generale. Scritto con una forma semplice e chiara, ricco di osservazioni acute ed esposte con arte piuttosto rara tra gli statistici, il volume merita d’ essere raccomandato ai cultori delle scienze politiche ed economiche.

Dr. Karl Fischer. — Grundzìlge ein er Sozialpadagogilc

.und S ozialp olitik. — Eisenaeh, M. W ilckens, 1892,

pag. V III-4 2 9 (5 marchi).

In questi suoi Principi di pedagogica e di politica sociale, il prof. Eischer ha inteso indicare, per lo meno al popolo tedesco, il mezzo col quale possa dalla malattia più grave del secolo: le lotte socialiste

de-mocratiebe, passare allo stato di salute e di nuova vigoria. Nei primi quattro libri egli considera l’ori­ gine e lo sviluppo di quella malattia e ce In pre­ senta nella sua vera luce, negli ultimi due espone con quali mezzi, nella famiglia e nella chiesa, nel­ l’esercito e nella scuola, nello Stato e nella società, nella stampa e nella scienza, nella letteratura e nel­ l’arte può essere facilitata la guarigione.

L’Autore trova che la dichiarazione di guerra da parte del socialismo avvenne nel febbraio 1818, quando fu pubblicato il famoso manifesto comunista del Marx e dell’ Engels, motto del quale è, come è noto, che i proletari di tutti i paesi devono unirsi per far saltare in aria tutto I’ edificio delle classi sociali, che formano la così detta società borghese, per sopprimere ogni proprietà privata e regolare pubblicamente il godimento e il lavoro, in breve per mettere al posto dello stato esistente quello so­ cialista. Le successive modificazioni portate al pro­ gramma del 1848 lo hanno ben poco alterato, poiché la negazione e l’abolizione del matrimonio, della fa­ miglia e della patria si trova già nel primo.

Ma come si è potuto venire alla accennata di­ chiarazione di guerra? Il dr. Fischer, dopo avere nel primo libro esposto lo stato di malessere che deriva dalla contesa odierna col socialismo, ha r i ­ cercato di questo le cause, i metodi, i fini e i mezzi della lotta. Dopo questa diagnosi del male, è al ri­ medio che richiama l’attenzione del lettore e qui entriamo propriamente in un campo in gran parie morale, pedagogico e politico, anziché economico. Però è giustizia aggiungere che l’Autore ha esaminato anche le varie domande di riforme legislative, in ¡specie nel regime del lavoro, formulate in questi ultimi tempi, cosicché le ultime parti del suo libro sono uno studio non privo di interesse intorno alle questioni di politica economica oggi tanto discusse.

Nell’ insieme, adunque, abbiamo una trattazione abbastanza interessante della questione relativa alla ri­ forma sociale e dei mezzi ed espedienti per facilitarne la soluzione. Non è un contributo di vera impor­ tanza scientifica questo che il prof. Fischer ha dato alla letteratura economica, ma piuttosto una esposi­ zione quasi popolare della politica economica e so­ ciale, che rivela preoccupazioni giuste e legittime, e serve a chiarire la complessità delle questioni così spesso dibattute con grande leggerezza.

(Rivista (Economica

Prescrizione dei biglietti consorziali e già consor­ ziali da lire 5 e 10Il raccolto delle patate

nel 1891Commercio con la StrizzeràMonete

rumeneLa questione delle otto ore in Inghil­

terraIl monte pensioni per i maestri ele­

mentari.

(7)

12 marzo 1803

L ’ E C O N O MI S T A

167

quelli da 3 e da IO lire che ora circolano col nome di biglietti di Stato.

La stessa legge ordinò pure che tutti i biglietti consorziali, inetto quelli da 5 e da IO dovessero dopo, IO anni dalla attivazione del cambio intendersi

p r e s c r itti a favore dello Stato, se nel frattempo non

fossero stati presentali al cambio in moneta metallica. Pei biglietti da 5 e da IO lire, sebbene forse fosse intendimento della legge di sottoporli alla stessa sorte, la legge stessa è riuscita meno esplicita. A scanso di equivoci e di contese, il Governo ha presentato questi giorni al Parlamento un progetto di legge, colla quale si regola la prescrizione dei biglietti da 5 e da 10.

1 detti biglietti verranno prescritti a favore dello Stato alla data del 1.* luglio 1 8 94, se avanti questo tempo non saranno presentati alla tesoreria dello Stato per essere convertiti in altra valuta.

Ecco la distinta dei biglietti consorziali e già consorziali in circolazione al 31 gennaio 1895.

Da L. 0 . 5 0 ...

1

. ou...

2. 00. . . 5 .0 0 .. 1 0 .0 0 .. 2 0 .0 0 .. 1 0 0 .0 0 .. 2 5 0 .0 0 .. 1 0 0 0 .0 0 .. L . 1 ,4 4 0 ,4 0 9 » 2 ,1 2 9 ,4 5 3 » 974,112 » 1 ,3 7 4 ,2 6 5 » 1 ,7 0 1 ,7 1 0 » 241,380 » 513,200 * 385,750 » 282,000 L . 8 ,4 4 2 ,2 7 9

Il cambio essendo stato attivato il 12 aprile 1883, i biglietti da lire 0.50, da lire 1, 2, 20, 1 0 0 , 2 3 0 e 1 0 0 0 si prescriveranno a favore dello Stato il 12 aprile prossimo.

I biglietti da 5 e da 10, se le proposte del Go­ verno saranno accettate, si prescriveranno il I o lu­ glio 1894.

Per il cambio dei biglietti consorziali in circola­ zione il Tesoro ha disponibili:

L . 6 ,7 4 0 ,5 6 9 in moneta metallica

» 1 ,7 01,710 in biglietti di Stato da L. 10.

L. 8,442,279

È certo che dei biglietti che sin’ ora non si sono presentati al cambio una buona parte sono andati perduti, e non potranno essere presentati al cambio mai più. Profitteranno allo Stato.

II raccolto delle patate nel 1891. — Con un ritardo veramente deplorevole la Direzione generale dell’Agricoltura ha pubblicalo alcune notizie sul rac­ colto delle patate nel 1891. Esso riuscì inferiore a quello del 1890, essendo stato danneggiato principalmente dalla siccità, ed in alcune provincia dalla grandine e dalle malattie.

Nel 1891 si verificò un aumento nella superficie di terreno destinato a tale colture in quasi tutte le regioni del Regno, e la produzione media per ettaro, per le suddette cause, fu inferiore di quintali 2 . 3 9 di tuberi a quella del 1890.

La qualità però riuscì migliore, essendo risultata: per il 12 per cento, ottima; per il 3 4 per cento, buona ; per il 23 per cento, mediocre ; per il 9 per cento, cattiva.

Come negli altri anni, nelle provincie di Siracu­ sa, Girgenli e Trapani, nel 1891 non si fece que­ sta coltura.

Le cause che influirono sull’esito del raccolto pos­ sono così riassumersi per regioni ;

Nel P iem on te il raccolto fu discreto, sebbene sia stato decimato dalla grandine e dalle frequenti piog- gie. Nella L o m b a r d ia le eccessive pioggie arreca­ rono danno io qualche provincia, ma generalmente la stagione fu favorevole e si ntieune un raccolto superiore a quello delle altre regioni. Nel Veneto si ebbero siccità e malattie nelle provincie di Verona, Belluno e Padova, e stagione abbastanza propizia in quelle di Vicenza, Udine, Venezia e Rovigo. La L i ­

g u r ia ebbe siccità prolungata e freddi. Le medesime

cause danneggiarono il raccolto nell’ E m ilia nelle provincie di Parma, Reggio e Ravenna. Nelle altre il raccolto fu abbondante. Siccità prolungata si ebbe in quasi tutte le provincie delle M arch e ed U m b ria. Nella T o s ca n a la stagione fu generalmente propizia, ed il prodotto riuscì di buona qualità e di quantità discreta. Nel L a z io pioggie favorevoli contribuirono alla buona riuscita del raccolto.

Nelle regioni Meridionale Adriatica e Mediterra­ nea, Sicilia e Sardegna, la siccità persistente, i geli e 1e brinate scemarono il raccolto ed in alcune pro­ vincie lo danneggiarono fortemente.

La produzione, l’ importazione e l’ esportazione delle patate nel quinquennio 1 8 8 7 - 9 1 , si desumono dal quadro seguente :

A N N I Produzione Quintali Importazione Quintali Esportazione Quintali 1887 ... 6,937,308 - 111,960 1888 ... 6,283,843 - 152,190 1889 ... 5,648,175 28,840 82,250 1890 ... 7,512,925 74.950 78,940 1891... 7,391,620 70,000 190,200

Commercio con la Svizzera. — Ricordiamo che il Consiglio federale svizzero ha stabilito, con de­ creto del 14 febbraio, che le merci importale in Svizzera, le quali abbiano diritto a un trattamento di favore per il paese da cui provengono, debbano essere accompagnate, a partire dal 1° marzo cor­ rente, da certificati d’ origine, i quali provino quale ne sia il paese di produzione o d’origine.

I prodotti che non siano accompagnati da tali cer­ tificati, o da consimili documenti riconosciuti come equivalenti dall’ amministrazione delle dogane sviz­ zere, sono assoggettati ai dazi della tariffa differen­ ziale che vengono applicati alle provenienze francesi.

Sotto riserva di reciprocità da parte della F r a n ­ cia è stabilito tuttavia che ai prodotti, i quali tran­ sitano direttamene per la Francia, con certificato d’ origine e in vagoni piombati, o che sono stali im­ messi provvisoriamente negli en trep b ts francesi, sa­ ranno applicati i dazi ridotti, se sia provato che provengano da paesi trattati dalla Svizzera con re­ gime di favore.

Monete rnmene. — Con r. decreto furono am­ messe al corso legale in Italia le monete d’ oro da 1 0 e 20 lei, pari a lire IO e 20, coniate dal G o­ verno rumeno in conformità del sistema fissato con la legge 2 4 agosto 1 862, n. 788.

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168

L’ ECONOMI S T A

12 marzo 1893

I' impronta da entrambi i lati, cadono sotto il di­ sposto dell’art. 3, della legge 21 luglio 1866, u. 3087. La questione delle otto ore in Inghilterra. — I giornali inglesi annunziano che una Deputazione composta di minatori scozzesi ed inglesi, accompa­ gnati da vari membri del Parlamento, si presentava al sig. Gladstone pregandolo a voler essere favorevole alla legge sulle otto ore di lavoro; ma il primo Ministro rispose loro che mentre era disposto ad ammettere il principio dell’ azione locale in tale materia, quanto all’andare più in là non credeva che ciò si potesse fare attualmente, atteso che l’adozione di un progetto di legge ohe rendesse obbligatoria la giornata di 8 ore costituirebbe una vera oppressione; prova ne sia che non v’ha fra gli interessati l’unani­ mità in favore dell’ intervento del Parlamento. Ag­ giunse il sig. Gladstone che spettava ad ogni distretto il decidere per suo conto la questione delle 8 ore. Il monto pensioni per i maestri elementari. — Fu detto molte volte di questa istituzione che l’ idea era buona, ma il resultato pratico avrebbe fallito allo scopo. È quindi interessante conoscerne la situa­ zione patrimoniale dal giorno della attuazione (1° gennaio 1879) al 31 dicembre 1 8 9 2 :

Attivo Aumento al principio patrimoniale Anni di ciascun anno annuo

Attivo al termine di ciascun anno 1879 1,614,004. 17 1880 1 ,6 1 4 ,0 0 4 . 17 1,664,019. IO 1881 3 ,2 7 8 ,0 2 3 . 27 7 7 6 ,6 7 7 .9 7 1882 5 ,2 5 4 ,7 0 1 .2 4 1,907, 736. 97 1883 6 ,9 6 2 ,4 3 8 .2 1 2, 027, 760. 73 1884 8 ,9 9 0 ,1 9 8 . 94 2,8 0 0 ,1 2 5 .9 4 1885 11,790, 224 .8 8 2,536,802. 21 1886 14, 327, 127. 09 2,764,5 4 3 .3 4 1887 1 7 ,0 9 1 ,6 7 0 .4 3 3, 3 4 4 ,1 4 7 .1 3 1888 2 0 ,4 3 5 ,8 1 7 . 56 3, 642,256.16 1889 2 4 ,0 7 8 ,0 7 3 . 72 3, 823,027. 75 1890 2 7 ,9 0 1 ,1 0 1 .4 7 3, 992,542. 95 1891 31 ,8 9 3 ,6 4 4 . 42 4, 504,337. 06 1892 3 5 ,8 9 7 ,9 8 1 .4 8 4, 1 88,202.45 1 ,6 1 4 ,0 0 4 .1 7 2 ,2 7 8 ,0 2 3 .2 7 5 ,0 3 4 , 701.24 6 ,9 6 2 ,4 3 8 . 21 8 ,9 9 0 ,1 9 8 . 94 11,790,324. 88 1 4 ,3 2 7 ,1 2 7 .0 9 1 7 ,0 9 1 ,6 7 0 .4 3 2 0 ,4 3 5 ,8 1 7 .5 6 24 ,0 7 8 ,0 7 3 . 72 2 7 .9 0 1 .1 0 1 .4 7 31 ,8 9 3 ,6 4 4 . 42 3 5 .8 9 7 .9 8 1 .4 8 4 0 ,0 8 6 ,1 8 3 . 93

Tranne mezzo milione rinvestito in rendita dello Stato e un altro mezzo milione in conto corrente fruttifero presso la Gassa Depositi e Prestiti i 40 milioni sono impiegati in prestiti alle Provincie ed ai Comuni.

L ’Amministra'/ione procede in modo perfetto, tan­ toché al 31 dicembre non vi erano che 7 2 mila lire di contributi in ritardo e 1 4 mila lire di de­ legazioni in corso per arretrati.

L’azienda dei sali nell’esercizio finanziario 1891-92

Dalla Direzione Generale delle Gabelle è slata pubblicata la relazione sull’azienda dei sali, durante l’ esercizio finanziario dal 1° luglio 1891 a tutto giugno 1892.

Il prodotto del monopolio dei sali durante l’eser­ cizio 1 8 9 1 - 9 2 rese la somma di L. 6 2 ,8 4 0 ,5 9 0 .1 7 . Dopo otto anni di progressivi aumenti, durante i quali il consumo del sale da cucina era cresciuto di quint. 1 ,4 7 1 ,0 3 2 a 1,7 45,5 81 con incremento medio di oltre 3 0 , 0 0 0 quintali all’ anno, già ridotto

di 17,000 nell’esercizio scorso si è manifestata que­ st’ anno una diminuzione effettiva di oltre 3 ,0 0 0 quintali. La diminuzione non è gran cosa, non rag­ giungendo che il 0 ,1 8 per cento, ma essa ha la sua importanza se si riflette all’indole speciale di questo consumo e alla quasi costanza degli aumenti pre­ cedenti.

E la causa di questa diminuzione la si riscontra nel fatto che il consumo del sale per la pastorizia disceso da 8 5 ,0 0 0 quintali fra il 1 8 8 6 e il 1890, si è ora rialzato a 4 3 ,0 0 0 perchè nuovamente vi ricorre, spintavi dal disagio economico, una parte della popolazione agricola, che dopo la diminuzione del sale comune l’aveva abbandonato per gli usi di cucina.

Così il reddito lordo di questo monopolio per il 1 8 9 1 - 9 2 non solo non raggiunse la previsione che supponeva un incremento di 6 0 0 , 0 0 0 lire circa, ma presenta invece una diminuzione di L. 8 4 ,4 6 5 .2 2 resultante da un minor prodotto di L. 1 8 7 ,4 8 7 .8 9 sulla vendila dei sali commestibili, compensato fino alla concorrenza di L. 1 0 3 ,0 2 1 .6 9 dall’ incremento del consumo dei sali sofisticati.

Da un prospetto delle vendite dei sali nell’ eser­ cizio 1 8 9 1 -9 2 in confronto all’ esercizio precedente resulta che si venderono in più 2 7 0 ,4 7 0 quint. di sale comune, ma che si venderono di meno 3 ,375 quint. e 4 0 0 gr. di sale macinato.

Le medie generali del consumo e del reddito per abitante in rapporto alla vendita dei sali per uso di cucina resultarono per l’esercizio, di cui ci occu­ p i a m o c i chil. 6 ,8 7 6 e di L. 2 ,417 mentre nel pre­ cedente erano state di chil. 6 ,8 8 8 e di L. 2,425.

In otto provincie la media del consumo indivi­ duale superò otto chilogr., in quindici la media oscillò fra 7 e 8 chilogr. in undici fra 5 e 6 e in 4 che sono ancora Treviso, Ravenna, Siena e Belluno ri­ mase inferiore a 5 chilogr.

Il massimo distacco che nell’ esercizio precedente era stato fra Ravenna e Parma fu in questo fra Parma e Belluno per cui resultò respettivamente un con­ sumo medio individuale di chilogr. 8 ,6 5 4 e 4,437. Il massimo aumento e la massima diminuzione spettano in questo esercizio a Ravenna e a Rovigo. A Ravenna il consumo legale crebbe di 7 1 7 grammi per abitante, pari al 1 7 ,8 4 per cento, in conse­ guenza della cessazione del contrabbando sul sale di produzione spontanea, che nell’ esercizio prece­ dente aveva notevolmente diminuito i proventi del monopolio in quella provincia. A Rovigo il consumo medio individuale decrebbe di 3 9 8 grammi pari al 6 ,3 9 per cento, per effetto specialmente della cre­ sciuta emigrazione.

Finalmente la diminuzione del consumo, che nel­ l’esercizio 1 8 8 9 -9 0 era limitato a 8 provincie, e che nell’anno successivo si era già estesa a 1 9 , si estese ulteriormente in questo in 53, non superando per altro 1 5 0 grammi per abitante che a Rovigo, a S a ­ lerno, a Napoli, a Porto Maurizio, a Venezia a Vi­ cenza e a Padova.

Le spese che gravarono il monopolio dei sali nel­ l'esercizio 1 8 9 1 -9 2 ammontarono a L. 11 ,1 7 9 ,8 1 2 .6 1 con una diminuzione di L. 1 3 5 ,9 2 2 .8 9 in confronto di quelle incontrate nell’ esercizio precedente, che dal relativo bilancio resultarono accertate in L i­ re 11,51 7 ,7 3 5 .5 0 .

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Volter-12 marzo 1893

L’ E C ONOMI S T A

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ra, ascese nell’esercizio 1891-92 a quint. 9 1 1 ,3 3 4 .1 7 contro 1 ,0 32,207.23 nel 1810-91 e di fronte al minor prodotto di quint. 1 2 0 ,673.06 pari all’ 11,69 per cento la spesa fu maggiore di L. 1 5 7 ,1 9 3 .5 4 pari al 1 3 ,4 4 per cento. E il prezzo di costo, che nell’ esercizio 1890 91 fu di L. 0,989, per quint., saliva a 1,270 nell’esercizio 1 8 9 1 -9 2 .

Le rimanenze dei sali d’ ogni specie nelle saline e nei magazzini di deposito, che al 3 0 giugno 1891 erano state accertate in quint. 1 ,4 8 5 ,3 5 4 .0 6 si ri­ dussero al 3 0 giugno 1 8 9 2 a quint. 1,382,019.91.

I sali che durante questo esercizio furono intro­ dotti nei magazzini del monopolio indipendentemente da quelli ad essi forniti dalle saline in diretta am­ ministrazione, ammontarono a quint. 1 ,0 1 9 ,5 9 4 .4 2 per un importo di L. 1,436 ,8 5 6 .3 4 , mentre nel­ l’esercizio precedente se ne erano acquistati quint. 1,196,620.94 per L. 1 ,7 2 7,673.26.

L’utile netto del monopolio per l’esercizio 1891-92 defalcate le spese e la diminuzione del patrimonio in L. 11,299,962.02, resulta di L. 5 1 ,5 4 0 ,6 2 8 .1 5 inferiore di L. 5 1 5 ,3 4 5 .2 0 su quello dell’ esercizio precedente.

II valore dei saliai 3 0 giugno 1 8 9 2 costituenti il patrimonio dell’azienda ascendeva a L. 3 ,5 2 0 ,3 0 3 .5 3 e il valore del materiale mobile a L. 6 4 1 ,7 1 6 .0 9 .

Il servizio ippico in Italia nel 1892

La forza effettiva dei depositi cavalli stalloni al 1° Gennaio 1892 era di 5 8 0 riproduttori così repartiti a seconda delle razze

Ì

inglese 64

orientale 69 ) 7(, anglo-orientale 7 S ' '

Meticci \ 82

Bimeticci [ 312

T rottatori nati in America ) 2

Da tiro pesante 34

Totale 580

La forza effettiva dei depositi al principio della stagione di monta saliva a 605jstalloni, perchè dopo il 1° gennaio si erano fatti cinque acquisti all’interno, erano giunti in Italia dall’ Oriente 2 0 riproduttori a complemento della rimonta colà fatta nel decem- bre 1 8 9 1 , e si erano perduti due riproduttori.

Nel corso del 1 8 9 2 si ebbe la diminuzione di 35 stalloni dei quali 9 morti, e 26 riformati. L e cause di morte furono le seguenti malattie: congestioni cerebrali, malattie intestinali, tifo, castrazione, in­ fluenza, tumore maligno, rifondimento, e abbattimento per causa di fratture. Le cause di riforma furono I’ oftalmia, la vecchiaia e l’esaurimento, la cecità, la cateratta, il corneggio, l’uretrite cronica, il vizio cardiaco, il cancro all’ estremità e tare diverse.

Per riparare a queste perdite vennero ricomprati 61 riproduttori, 41 dei quali vennero acquistati in Italia e 2 0 furono fatti venire dall’ Oriente.

I 41 riproduttori, comprati all’ interno futono pa­ gati complessivamente L. 1 9 7 ,3 0 0 , onde il prezzo medio di ciascun stallone viene a resultare di L. 4 812.19.

, Nel 1892__esercitarono la monta N. 6 0 3 stalloni ripartiti in 357 stazioni. Questi 6 0 3 produttori copri­ rono complessivamente 1 9,1 1 8 cavalle con una media di 3 1 ,5 3 cavalle per ogni stallone.

11,04 Op) 13,10 »

70,00 »

100,00 »

Dal seguente prospetto si rilevano i dati relativi allo sviluppo del servizio negli anni 1 8 8 7 - 9 2 :

Numero Numero Numero degli delle stazioni delle cavalle A N N I stalloni di monta coperte Me d ib 1887 ... 359 204 13,006 36."23 1888 ...361 209 12,255 39.9 5 1889 ... 415 248 1 4 ,0 5 3 33.8 6 1890 ...470 276 16,413 3 4 .9 2 1891 ...535 304 17,595 32.8 9 1892 ... 603 357 19,118 3 1 .5 3 Durante la stagione di monta venne rifiutato il salto a 2 1 8 cavalle per le seguenti ragioni:

25 statura assai piccola; 27 cattiva conformazione e gravi difetti ; 9 oftalmia ; 8 cecità ; 4 4 bolsaggine; 49 tumori ossei alle estremità ; 8 4 fuori calore ; 7 indole cattiva; 14 malattie contagiose e trasmissi­ bili ; 4 catarro dell’utero; 1 perchè riconosciuta pre­ gna ; 4 minore età ; 2 pessimo stato di nutrizione.

Oltre a queste, altre 9 non poterono esser coperte perchè lo stallone era già impegnato per il numero massimo di cavalle assegnategli.

La somma totale riscossa per la monta di 19,4 48 cavalle fu di L. 286,501.

Nel 1887 furono in tro ita te ... L . 189,937 » 1888 id. ... 179,806

» 1889 id. > 202,711

» 1890 id. » 247,426

» 1891 id. , 275,544

La repartizione della somma totale, a seconda del numero delle cavalle coperte da ciascuna categoria di stalloni è fatta nel seguente modo :

Cavalle coperte a L . 800 Id- » 200 Id. » 150 Id. » 40 Id. > 25 Id. > 12 Totali N. 37 L. 29,6 0 0 » 13 » 2 ,6 0 0 » 33 » 4 ,9 5 0 » 124 » 4 ,9 6 0 » 1,343 > 33,575 » 17,568 > 210,816 N. 19,118 Li. 286,501

Nel 1892 furono approvati per la monta pubblica 9 3 0 stalloni appartenenti a privati, ossia 2 5 più che nel 1 8 91.

Complessivamente il numero delle cavalle coperte nel 1 8 9 2 dagli stalloni governativi e da quelli privati, dichiarati idonei al servizio di monta, è stato di 40,540, cifra inferiore di 1 3 1 1 capi a quella del 1 8 9 1 .

Delle 4 0 ,5 4 0 cavalle coperte nel 1 8 9 2 N. 19,118 lo furono dagli stalloni governativi e 2 1 , 4 2 2 dai stalloni privati.

Nel 1 8 9 0 presso lo Stud-Book furono registrati 119 cavalli cosi suddivisi :

Importati N . 35

f maschi 37

Nati in Ita lia <

( femmine 47

Totale 119

La Banca di Francia nel 1892

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L’ E C O N O MI S T A

12 marzo 1893

Le operazioni delia Banca subirono una notevole depressione, causata dal rallentamento degli affari e dall’abbassamento di prezzo dei capitali, che permise alle Banche particolari ed agli Istituti di credito di utilizzare i loro depositi senza essere obbligati a ri­ scontare una parte del loro portafoglio.

Quanto al rinnovamento del privilegio, la rela­ zione si limita a constatare che il relativo progetto è tuttora sottoposto all’esame del Parlamento.

Il resoconto si occupa poi della liquidazione della Società di Depositi e Conti correnti, mostrando il buon andamento della liquidazione stessa.

Le operazioni della Banca ammontarono nel 1892 a 1 2 ,4 1 3 ,8 0 1 ,6 0 0 franchi, con una diminuzione su quelle del 1891 di fr. 2 ,9 0 9 ,9 2 3 ,2 0 0 . L ’ aumento riscontratosi nel 1891 fu causato dalla liquidazione della Società di Depositi e Conti correnti e se vi si aggiungono le rimanenze e gli sconti motivati da quella causa eccezionale, la diminuzione del 1892 si trova ridotta a fr. 1 ,1 0 1 ,0 9 7 ,2 0 0 .

La cifra d’affari ili 12 m bardi e 4 1 4 milioni non rappresenta che le operazioni produttive, fatta ecce­ zione dei depositi di titoli che non figurano nel bi­ lancio. E non comprende nè le operazioni di giro, di conti correnti, che raggiungono i 3 6 miliardi e 713 milioni di franchi.

L ’ incasso metallico era al 31 dicembre 1 8 9 2 di 2 ,9 7 1 ,9 0 0 ,9 0 0 fr.; con un aumento di 3 8 2 ,4 0 0 ,0 0 0 franchi su quello del 1891 ; il quale fu causato dalle riserve d'oro aumentate di 3 6 8 ,0 0 0 ,0 0 0 franchi e perciò elevate ad 1 miliardo 703 milioni ; cifra alla quale non erano mai giunte e prodotta dalla si­ tuazione economica particolarmente vantaggiosa della Francia.

Il tasso dello sconto mantenutosi per più di tre anni al 3 per cento fu abbassato al 2 */, per cento il 19 maggio 1892. Il tasso medio dello sconto è stato in Francia del 2 .7 0 per cento, a Londra del 2 .5 2 per cento, a Bruxelles del 2.70 per cento, a Berlino del 3 .2 0 per cento, a Vienna ed a Buda- Pestli del 4.02 per cento, a Pietroburgo del 4.80 per cento, a Roma del 3.20 per cento ; e conviene rimarcare che lo sconto della Banca d’ Inghilterra variò quattro volte mentre quello della Banca di Francia non subì che un solo cambiamento.

La cifra degli effetti scontati nel 1892 si elevò a 8 ,4 1 5 ,7 6 9 ,4 0 0 , con una differenza in meno sul­ l’anno precedente di fr. 1 ,1 0 2 ,3 0 1 ,5 0 0 .

Il m axim u m del portafoglio totale fu di franchi 8 7 0 .7 0 0 .0 0 0 il 29 gennaio, ed il m inim um di 4 0 9 . 7 0 0 .0 0 0 fr. I’8 settembre 1892.

Per le anticipazioni sui titoli il m ax im u m di Pa­ rigi e succursali, fu il 6 gennaio, di 3 3 3 ,1 0 0 ,0 0 0 franchi, ed il m in im u m , I’ 8 settembre, di franchi 4 0 9 ,7 0 0 ,0 0 0 .

L ’ ammontare delle operazioni di anticipazione su titoli ò ribassato da un anno all’ altro di fran­ chi 1 ,2 2 8 ,5 8 3 ,4 0 0 ; questa differenza proviene so­ pralutto perchè n ell 891 si ricorse alla Banca peravere i fondi necessari per la sottoscrizione ilei prestito.

Il m axim u m della circolazione dei biglietti fu il 2 9 novembre di 3 ,3 3 5 ,6 5 7 ,5 0 0 franchi ed il m in i­

m um il 2 5 agosto di 5 ,0 3 7 ,0 3 4 ,2 0 0 fr. Il m axim u m

dei conti correnti di Parigi e succursali, si elevò il 2 4 maggio, a 5 3 6 ,3 0 0 ,0 0 0 franchi, ed il m inim um , il 14 novembre, fu di 3 2 3 ,7 0 0 ,0 0 0 fr.

Gli effetti in sofferenza a Parigi furono di fran- 8 9 9 ,2 0 8 e nei dipartimenti di f r 1,935,698.

Il servizio dei depositi di Parigi il 2 6 dicembre era rappresentato da N. 6 ,9 9 1 ,1 8 8 titoli per 4 mi­ liardi e 2 4 0 milioni di franchi, con un aumento sul 1891 di 8 0 milioni nel valore e di 3 1 , 9 3 4 titoli. Il prodotto lordo delle operazioni di depositi liberi fu di 1 ,0 9 3 ,4 9 6 fr.; questa somma oltrepassa di 2 4 ,4 2 2 fr. quella dell’anno precedente.

Le anticipazioni allo Stato, rimasero alla cifra di 1 4 0 milioni. Il conto corrente col Tesoro non di­ scese al disotto di 140 milioni che durante 2 soli giorni.

Le operazioni delle succursali si elevarono a 6 , 5 9 3 ,7 4 0 ,0 0 0 franchi, con una diminuzione di fran­ chi 9 4 2 , 1 0 2 ,7 0 6 sull’esercizio 1891 ; 14 succursali furono in perdita per una somma totale di 107,271 franchi.

Il beneficio netto dell’ esercizio 1 8 9 2 ascese a fr. 2 4 ,7 3 8 ,8 2 8 , con una diminuzione su quello del 1891 di fr. 6 , 5 3 8 , 1 4 2 ; ed il dividendo nettò di tutto l’esercizio 1892 fu di fr. 1 3 0 mentre quello del 1891 fu di fr. 159.

IL COMMERCIO DELLA SPAGNA E DELLA RUSSIA

nel 1 8 9 3

Le notizie statistiche, or ora pubblicate sul movi­ mento commerciale della Spagna nel 1892, presen­ tano risultati ben poco soddisfacenti.

Le importazioni salirono a 773 milioni ed a 732, approssimativamente, le esportazioni. Paragonati a quelli del 1891, questi risultati ci dònno una dimi­ nuzione di 1 2 0 milioni per le importazioni e di 73 per le esportazioni.

Quanto all’ esportazioni, i vini, in prima linea, le derrate alimentari, tranne gli olii, il bestiame, i tes­ suti di seta e di cotone eccetera, sono in diminu­ zione ; havvi al contrario aumento sugli olii, i mi­ nerali, i metalli, i tessuti di lana, i legnami, il su­ ghero ed altri pochi articoli.

Nelle importazioni, considerevole è l’aumento sui cereali, dei quali si importarono 8 , 3 6 2 ,6 1 6 chiI. nel 1891 e quasi cinque volte in più nel 1892, vale a dire chilogrammi 3 7 ,2 2 4 ,1 8 0 .

Ciò che va specialmente notato, si è la tendenza dei metalli preziosi ad emigrare. Nel 1 8 9 0 l’espor­ tazione di essi era stata di cinque milioni circa di pesete; nel 1891 ascese a 2 0 milioni e un terzo, e a poco meno di 45 milioni nel 1892.

Queste cifre dimostrano le sofferenze del com­ mercio spaguuolo, per effetto tanto della politica protezionista inaugurata da circa due anni, quanto dalla rottura delle relazioni con la Francia, che diede il male esempio e la spinta a quella nuova politica.

IL commercio esterno della Russia nel 1 8 9 2 con­ frontato con quello dell’ anno precedente dà i se­ guenti resultati :

Le esportazioni sono state di rubli 4 3 0 , 7 2 4 ,0 0 0 contro 6 6 9 ,2 2 1 ,0 0 0 rubli nel 1891 e le importa­ zioni al contrario si sono elevate da rubli 3 2 1 ,4 4 6 ,0 0 0 nel 1891 a 3 41,216,0 00 nel 1892.

I diritti di entrata percepiti durante lo stesso pe­ riodo di tempo nei principali articoli di importa­ zione ammontarono a 7 7 , 3 6 8 ,0 0 0 rubli in oro con­ tro 8 0 ,6 8 1 ,0 0 0 rubli in oro nel 1891.

(11)

sud-12 marzo 1893

L’ E C O N O MI S T A

171

divisioni delle merei, che costituiscono il commercio esteriore :

ESPO R TAZIO N I

Articoli di alimenta­ zione ... Materie prime neces­

sarie all’ industrie . A n i m a l i ... Oggetti manifatturati.

Totale . . .

IM PO R TA ZIO NI

Articoli alimentari . Materie prime neces­ sarie all’industrie . A n i m a l i ... Oggetti manifatturati.

Totale . . .

I metalli preziosi dettero i seguenti resultati : Esportazioni . . rubli 173,000 171,000 Importazioni . . » 110,692,000 7 8 ,0 2 3 ,0 0 0

Le principali diminuzioni nell’esporiazioni colpisco­ no i cereali (1 4 0 ,2 7 5 ,0 0 0 rubli contro 3 5 1 .8 0 1 ,0 0 0 ), le uova (1 1 ,8 0 0 ,0 0 0 contro 1 2 , 3 9 9 ) ; gli zuccheri (5 ,850,000 contro 19,315,0 00); l'alcool ( 1 ,5 6 1 , 0 0 0 contro 4 , 7 1 4 , 0 0 0 ) : i semi ( 2 0 . 2 5 5 , 0 0 0 contro 3 1 ,617,000) e i prodotti della nafta (2 3 ,9 8 4 ,0 0 0 contro 27,1 0 0 ,0 0 0 ).

I principali articoli di importazione aumentati sono le aringhe salate (8,1 15,000 contro 5,810,000) i semi di ricino ( 3 ,1 3 7 , 0 0 0 contro 1 ,1 3 3 ,0 0 0 i pro­ dotti chimici ( 1 2 ,4 6 3 ,0 0 0 contro 11,188,000) e i metalli lavorati (3 1 ,1 9 1 ,0 0 0 contro 26,7 5 6 ,0 0 0 ).

Rubli I S O ! 1 8 3,655,000 406, 765,000 2 1 0 ,1 8 7 ,0 0 0 14.067.000 2 2 .8 1 5 .0 0 0 2 2 3 ,4 8 3 ,0 0 0 1 4 ,8 4 0 ,0 0 0 24, 133,000 439,724,000 6 6 9 ,2 2 1 ,0 0 0 5 2 ,0 5 1 ,0 0 0 5 2 ,9 6 8 ,0 0 0 218 ,0 9 8 ,0 0 0 746,000 7 0 ,4 1 1 ,0 0 0 197, 577,000 869,000 70, 032,000 3 4 1 ,2 1 6 ,0 0 0 3 2 1 ,4 4 6 .0 0 0

La sitine ecimica ieH’AwntiM

Le ultime notizie da Buenos-Ayres recano che la immigrazione continua ad affluire in numero discreto; nello scorso mese di Gennaio, giunsero quasi dodici mila immigrami, e si crede che, questo movimento progressivo si andrà di più accentuando nel cor­ rente anno, per la ragione che, essendo stata circo- scritta la immigrazione negli Stati-Uniti, ineomin- cerà ad affluire nel Rio Piata anche l’ immigrazione Germanica e Irlandese, in numero considerevole.

Nell’ anno 1 8 9 2 si esportarono dal territorio della Repubblica, 2 ,4 0 8 ,9 2 9 sacelli di grano, che equi­ valgono ad un aumento di 16,4 8 5 sacelli sull’ anno anteriore. Nel lino poi, I’ aumento fu considerevole: s’ imbarcarono 4 5 5 ,6 2 0 sacelli : ossia 3 3 6 ,9 6 3 sacchi in più dell’ anno 1891. Però, dove l’ esportazione raggiunse delle proporzioni straordinarie si fu nel granturco, che raggiunse 2 ,0 1 1 ,5 3 9 sacelli; cioè, 1 ,4 7 3 ,6 5 0 sarchi in più dell’ anno precedente.

Oltre di ciò, si esportarono: 9 5 8 ,8 1 5 montoni congelati, quasi tutti con destino all’ Inghilterra, ad eccezione di 3 4 ,9 1 2 , per la Francia, e 100 a titolo di esperimento per il Brasile.

Rileviamo da una statistica di recente pubblica­ zione, i seguenti dati sopra I’ importazione di alcuni

articoli italiani di consumo, nell’anno 1892, in pa­ ragone dell’ anno 1891.

1892 1891

Olio cassoni... N. 100,683 62,771 Riso brillato sacch i... » 80,123 4 9 ,4 2 0 Zucchero in b a r ili... 13,604 1,8 1 0 » in cassoni... » 3 ,3 5 0 560 * in sacchi... » 6 ,6 2 5

Carta straccia colli... » 40,9 1 5 11,728 Vino bordolesi...’. ... » 94,4 5 3 49,742

Come si vede, l’importazione italiana, ad onta dei dazi enormi, comincia a riprendere il suo vecchio posto nella Repubblica ; e come abbiamo annunziato altre volte, siamo sicuri che il movimento di que­ st’anno sarà più notevole.

Essendo gli erbaggi cresciuti alquanto tardi nelle campagne, il bestiame si è mantenuto in qualche modo magro fino al presente; ma sperasi che pre­ sto ingrasserà, essendo stati i campi, benché tardi, favoriti dalle pioggie.

1 prodotti di bestiame ovino, si lamentano perchè in quest’ anno, le lane sono più scarse, cioè di mi­ nor resa dell’ anno scorso essendo più corte e meno grosse, e perciò più leggiero di quelle del passalo anno.

In quanto al raccolto del frumento, desso, stante la grande estensione di terreno seminata sarà supe­ riore a quello del passalo anno, od anche di mi­ glior qualità; in taluni punti, però, andò molto ma­ lo, sia pei tempi non adatti, sia per le gelate cadute ai principii di dicembre, che pei danni causati dalle cavallette.

Riguardo al granturco, sembra che il raccolto di quest’anno, non sarà troppo abbondante; primiera­ mente per aver sofferto la siccità nella primavera, e poi perchè in molti punti fu danneggiato, anzi divorato dalle cavallette.

In vista di ciò, il Maiz si quotizza sul mercato con pochissima differenza, al prezzo del frumento.

Eutre-Rios, è stato invaso da dette cavallette in diversi punti, ma specialmente in Gualeguaychù, dove i poveri abitanti sono costretti a tenere tutte le fine­ stre e le porte chiuse, per non vedersi le abitazioni piene di insetti.

Anche nella Provincia di Buenos Àyres, vi sono diversi punti, dove sono apparsi questi insetti distrut­ tori; ma poco si parla dei danni che arrecano.

Camera di Commercio di Roma. — Ha pubbli­ cato un importante lavoro sul monopolio degli oli minerali, il quale con larga copia di osservazioni e di dati statistici dimostra che il monopolio governa­ tivo degli oli minerali sarà funesto al commercio, di nessun vantaggio alla massa dei lavoratori e gra­ voso anziché di vantaggio alle finanze dello Stato. La relazione inoltre assoda con precisione di cifre.

1° Che lo Stato ora percepisce dall’ introduzione del petrolio L. 3 4 ,8 8 2 ,6 0 8 senza spesa.

2° Che il commercio vi ritrae ora in tutto L. 6 ,2 0 0 ,3 2 0 lorde di spese di magazzino, personale, di calo, di tassa di ricchezza mobile.

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