Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Prof. A. Andreazza
Acceleratori
Lezione 10
Acceleratori
• Gli acceleratoti sono, insieme ai rivelatori, una delle componenti essenziali per la sperimentazione in fisica nucleare e subnucleare.
– Per esplorare dimensioni x, è necessario avere sonde con lunghezza d’onda λ=ħ/p<x – L’acceleratore attuale più potente, Large Hadron Collider, p~1 TeV/c, x~10-4 fm
• I grandi acceleratori sono delle infrastrutture collocate in laboratori che fungono da centri ricerca aperti a più esperimenti.
• La fisica degli acceleratori è una settore di ricerca ormai completamente autonomo e con applicazioni ben al di là della fisica subatomica.
• Toccheremo solo alcuni aspetti:
– L’accelerazione ad alta energia richiede campi elettromagnetici variabili:
ciclotrone e sincrotrone
– Perché si possa produrre un fascio di particelle è necessario che il meccanismo di accelerazione sia “stabile”:
stabilità di fase e oscillazioni di betatrone
– Negli esperimenti particelle di un fascio possono venire fatte interagire con un bersaglio o con un altro fascio:
esperimenti a bersaglio fisso o collisori.
– Concetto di luminosità
Acceleratori elettrostatici
• Gli acceleratori più semplici si basano su una differenza di potenziale elettrostatica.
• Sono limitati ad energie di ~10 MeV
– massima differenza di potenziale elettrostatico che si riesce a mantenere.
• Cockroft-Walton
• Van der Graaf
• Tandem
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Moto in un campo magnetico
• L’equazione del moto di una particella carica in un campo magnetico è
• in relatività ristretta la quantità di moto si può scrivere come pc = ε v/c con
– ε l’energia della particella – v la sua velocità
• l’equazione del moto diventa
• moltiplicando per v si ottiene ( v è per- pendicolare a dv e a v×B )
• ritroviamo il risultato che il campo magnetico non fa lavoro e l’energia si conserva
• l’equazione del moto diventa pertanto
• cioè la velocità precessa con velocità angolare Ωv
• se v è perpendicolare a B la traiettoria della particella è una circonferenza per- corsa in un tempo T = 2π/Ωv
– nel caso non relativistico: T=cost.
– nel caso relativistico: T=1/γ
• Per trovare il raggio della circonferenza
• esprimendo il momento in GeV, il raggio in metri e il campo magnetico in Tesla
dp
dt = e v × B
dp dt = 1
c2 dε
dt v + ε c2
dv
dt = e v × B
dε dt = 0
dv
dt = v × Ωv Ωv = eB ε c
2
2πR
T = v → R = vT 2π =
v Ωv R = vε
eBc2 βε = pc R = p eB
Ciclotrone
• Incrementi graduali dell’energia attraverso multipli passaggi attraverso la stessa differenza di potenziale.
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Lawrence con il primo ciclotrone, 1932
• Campo magnetico per forzare traiettorie cicliche.
• Potenziale risonante:
– frequenza di ciclotrone
• Adatto per velocità non relativistiche:
– richiede frequenza variabile ~1/γ
– Costo del magnete ~R2~p2 V (t) = cos(Ωvt)
Ωv = eB me
Sincrotrone
• Cavità a radiofrequenza
forniscono il campo elettrico accelerante:
– E = 1-10 MV/m – f = 100-500 MHz
– Tempo necessario per percorrere l’anello deve essere un multiplo esatto del periodo di oscillazio- ne del campo elettrico T=1/f.
– acceleratore sincrono
• Raggio di curvatura definito per costruzione:
– il campo magnetico pro- dotto dai dipoli varia seguen- do l’energia del fascio.
• Sezioni rette tra gli archi per
inserire rivelatori o linee di fascio.
Sincrotrone: LHC
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Cavità acceleratrici LHC Magneti LHC
15 m
Sincrotrone: LEAR
CERN accelerator complex
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Sincrotrone
• Consideriamo come esempio LHC:
– Frequenza delle cavità:
f=400.8 MHz,
periodo 1/f=2.495×10-9 s
– Circonferenza: C=26.659 km, periodo di rotazione
T=C/c=88.92 ×10-6 s
– In un giro la cavità effettua un numero di oscillazioni:
T⋅f = 88.92×10-6 s 400.8×106 s-1= 35641
– Per un energia dei fasci di 7 TeV serve un campo magnetico:
B=p / 0.3 R = 7×103 2π/0.3 C = 5.5 T
– I fasci possono circolare anche per 12 ore: 0.48 ×109 rivoluzioni
La stabilità è un aspetto critico!
Sincrotrone
• Traiettoria di riferimento:
– particella sincrona
– moto esattamente circolare
– con periodo giusto rispetto all’RF
• Stabilità rispetto a divergenza e posizione
– Oscillazioni di betatrone
• Stabilità rispetto alla sincronia con RF
– Stabilità di fase
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S
S N
N
x z
Oscillazione di betatrone
• Le particelle di un fascio hanno una loro divergenza:
– Lasciate propagare liberamente, tenderebbero ad allargarsi.
– Devo mantenerle focalizzate.
• Lenti magnetiche:
– Magneti quadrupolari
– Campo magnetico crescente con la distanza dall’orbita di equilibrio:
– Danno un impulso tanto maggiore quanto più la particella è lontana dall’orbita di equilibrio
– Problema:
• Se convergente in una direzione, divergente nell’altra.
• Vanno sempre a coppie:
convergente+divergente = convergente
– Le particelle compiono oscillazioni attorno all’orbita di equilibrio:
• Queste oscillazioni trasversali sono dette oscillazioni di betatrone.
Bx
y S
S
N N
x
y
By
x
Oscillazioni di betatrone
• Per fare un’analisi più quantitativa del processo, introduciamo nel piano
trasverso le coordinate curvilinee:
• ℓ = lunghezza lungo la traiettoria di riferimento della particella sincrona, corrispondene al valore nominale di p e R nel campo dipolare B.
• Per tale traiettoria:
• Per una particella su una traiettoria passante per il punto
• se sente solo il campo di dipolo B, avrà dopo una distanza L coordinate:
• In forma matriciale:
• Stesso procedimento possiamo fare per la y
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ℓ
x x′=ℓ⋅dx/dℓ
x
!x = dx dℓ
x = 0 !x = 0
x(ℓ = 0) = x0 "x(ℓ = 0) = "x0
x(ℓ = L) = x0 + L"x0 "x(ℓ = L) = "x0
x(L)
!x(L)
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ = 1 L 0 1
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ x(0)
!x(0)
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟
y
y′=ℓ⋅dy/dℓ
ℓ
Oscillazioni di betatrone
• Una particella che passa ad un distanza x dal centro di un quadrupolo, sente un campo magnetico proporzionale a x:
• e percorrendo il quadrupolo di lunghezza piccola(*) d riceve un impulso trasverso:
• che corrisponde ad una variazione:
• Al passaggio attraverso il quadrupolo abbiamo:
S
S
N N
x
y
By
x
(*) piccola: sulla lunghezza d del quadrupolo possiamo trascurare la divergenza d!x
By = dBy dx x
Δpx = FxΔt = − qvB
(
y)
(d / v)= −qByd = −qx dBdxy dΔ!x = Δpx
p = −x dBy dx
d p
x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
after
=
xbefore
!xbefore − xbeforeqdBy dx
d p
⎛
⎝
⎜
⎜⎜
⎞
⎠
⎟
⎟⎟
=
1 0
−qdBy dx
d p 1
⎛
⎝
⎜⎜
⎜
⎞
⎠
⎟⎟
⎟ x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
before
Bx
y v~vℓ
Oscillazioni di betatrone
• Ripetendo lo stesso discorso per la componente y:
• che corrisponde ad una variazione:
• Per un quadrupolo abbiamo
• e possiamo definire una lunghezza focale:
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S
S
N N
x
y
By
x
(*) piccola: sulla lunghezza d del quadrupolo possiamo trascurare la divergenza d!x
Δpy = FyΔt = qvB( x)(d / v) = qBxd = qydBx dy d
Δ!y = Δpy
p = yqdBx dy
d p y
!y
⎛
⎝
⎜⎜
⎞
⎠
⎟⎟
after
=
ybefore
!ybefore + ybeforeqdBx dy
d p
⎛
⎝
⎜
⎜⎜
⎞
⎠
⎟
⎟⎟
=
1 0
qdBx dy
d p 1
⎛
⎝
⎜⎜
⎜
⎞
⎠
⎟⎟
⎟ y
!y
⎛
⎝
⎜⎜
⎞
⎠
⎟⎟
before
Bx
y v~vℓ
dBx
dy = dBy dx
f = p
q dB
(
y / dx)
dOscillazioni di betatrone
• Se f>0 allora il quadrupolo risulta focalizzante in x e defocalizzante in y:
x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
after
= 1 0
−1 f 1
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
before
x 0
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟⎯quadruplo⎯⎯⎯→ 1 0
−1 f 1
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ x 0
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ = x
−x / f
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟
f
y
!y
⎛
⎝
⎜⎜
⎞
⎠
⎟⎟
after
= 1 0
1 f 1
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ y
!y
⎛
⎝
⎜⎜
⎞
⎠
⎟⎟
before
y 0
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟⎯quadruplo⎯⎯⎯→ 1 0 1 f 1
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ y 0
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ = y y / f
⎛
⎝
⎜⎜
⎞
⎠
⎟⎟
f
Oscillazioni di betatrone
• Combinando quadrupoli con diversa orientazione in una cella insieme a dei dipoli:
– Focus+Drift+Defocus+Drift
• Matrice di trasformazione:
• Risolvendo l’equazione agli autovalori si ottiene che, per L<2f, gli autovalori sono:
• Gli autovettori cambiano solo di una fase:
oscillazioni stabili
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x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
after
= 1 L
0 1
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ 1 0 1 f 1
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ 1 L 0 1
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ 1 0
−1 f 1
⎛
⎝⎜⎜ ⎞
⎠⎟⎟ x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
before
x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
after
=
1 − L
f − L2
f2 2L + L2 f
− L
f2 1 + L f
⎛
⎝
⎜
⎜⎜
⎜⎜
⎞
⎠
⎟
⎟⎟
⎟⎟ x
!x
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
before
λ± = − 1 − L2 2 f2
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ ± i L2
f2 1 − L2 4 f 2
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ λ± 2 = 1
Betatrone
• Il Betatrone è un acceleratore per elettroni di moderata
energia.
• La forza elettromotrice è
generata facendo variare il flusso nel campo magnetico tra i poli del magnete.
• Effetto focalizzante del campo magnetico ai bordi.
Stabilità di fase
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• Una particella circola con energia costante se, quando passa per la cavità a radio-frequenza RF, trova un campo elettrico che compensa l’energia persa in un giro.
• Il periodo deve essere un multiplo del periodo dell’RF:
• Una particella più energetica:
– Raggio R maggiore – Impiega più tempo – Arriva più tardi
– Sente un campo inferiore: perde energia
• Una particella meno energetica:
– Raggio R minore – Impiega meno tempo – Arriva più presto
– Sente un campo maggiore: guadagna energia
• L’orbita di equilibrio è stabile!
RF
T0 = 2π R0
c = 2π
0.3Bc p0 = N 1 f
Radiazione di sincrotrone
• Particelle cariche in moto circolare uniforme subiscono un accelerazione centripeta:
• La potenza emessa da una carica accelerata è data dalla formula di Lienard-Larmor:
• Se la particolarizziamo al caso di moto circolare:
• In particolare l’energia persa in un giro è:
• Questa energia compensata con quella fornita dalla RF
Esempio:
• LEP (Large Electron-Positron collider) era un acceleratore per elettroni
nello stesso tunnel di LHC: R=4.2 km
• Ha prodotto fasci fino ad un’energia di 100 GeV:
– γ=2×105
• Energia persa per giro:
a = v2 R
a
c = !β = β2c R
P = e2
6πε0cγ6 β!"2 − ! β ×β!"
( )
2⎡
⎣⎢
⎤
⎦⎥
P = e2
6πε0cγ6⎡⎣1 − β2⎤⎦β!"2
a⊥v
= e2
6πε0cγ4β!"2
1/γ2
= e2
6πε0cγ4 β4c2
R2 = e2 6πε0
p m
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
4 c R2
ΔE = P2πR
c = e2 3ε0R
p m
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
ΔE = 4π
3 α!c R γ4
= 4π 3
1 137
200 MeV ⋅10−15m
4.3 ×103m (2 ×105)4
= 22.8 ×102 MeV = 2.3GeV
Radiazione di sincrotrone
• La potenza richiesta alle cavità RF pone dei limiti alla costruzionie di acceleratori di elettroni di grande energia.
• Piuttosto applicazione di acceleratori dedicati alla produzione di luce di sincrotrone:
– sorgenti X intense e collimate
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!ω = 4 5 3
!c R γ3
Linac Booster
Sale
sperimentali
Bersaglio fisso e collisori
• Gli acceleratori vengono utilizzati con due modalità di funzionamento
– fascio estratto: esperimenti a bersaglio fisso – collider: collisione di fasci
• La modalità con fascio estratto è la più semplice da utilizzare
• La differenza principale fra le due modalità è la massima energia disponibile per produrre nuove particelle
– fondamentale nella scoperta di nuovi fenomeni
• Vediamo qual’è l’energia minima che deve avere un protone per produrre una particella di massa MX
– In una collisione di un protone fascio con un nucleone bersaglio si ha
– dove N′ è un nucleone o insieme di nucleoni, necessario alla conservazione di numeri quantici (carica, numero barionico,…)
– dalla cinematica
• La soglia per la produzione corrisponde al valore di s per il quale nel centro di massa la particelle N′ e la particella X sono a riposo
p + N → ʹN + X
s = p
(
p + pN)
2 = p( Nʹ + pX )2Bersaglio fisso e collisori
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• Il valore di s corrispondente è
• Per un esperimento a bersaglio fisso si ha
– l’energia minima per la produzione della massa MX è pertanto
• Per un esperimento con fasci in collisione simmetrici, si ha
– N=p e EN=Ep:
– l’energia minima per la produzione della massa MX è pertanto
• Con i fasci in collisione, a parità di energia del fascio, si producono energie nel centro di massa più elevate
s = m( Nʹ + MX )2
s = p
(
p + pN)
2 = m2p + mN2 + 2mNEpEp = (mNʹ + MX )2 − m2p
− mN2
2mN
s = p
(
p + pN)
2= E(
p + EN)
2 = 4Ep2Ep = mNʹ + MX
2
Ep ∼ MX2 2mp
Ep ∼ MX 2 pp =
(
Ep pp)
, pN =(
Ep −pp)
Luminosità
• In un collisore due fasci di particelle sono fatti circolare in direzione
opposta e fatti collidere in opportune regiore (punti di intersezione) dove sono installati i rivelatori
• I fasci sono raggruppati in pacchetti (bunch):
– n1 e n2 sono il numero di particelle nei bunch dei due fasci di area (sezione) S – La frequenza delle collisioni dei due bunches è f
• Se σ è la sezione d’urto di un dato processo, il numero di eventi di quel processo prodotti al secondo è
• Si definisce Luminosità
• Si misura in cm-2s-1
• In un dato esperimento il numero di eventi prodotti è
dN
dt = n1f n2 S σ
L = n1f n2 S
N =
∫
dN =∫
n1f nS2σ dt =σ∫
L dt• Luminosità Integrata
• La luminosità integrata è l’inverso di una sezione d’urto; si misura in nb-1, pb-1…
• Se in un esperimento, si misurano N eventi, nota la luminosità integrata la sezione d’urto è
σ = N /
∫
L dt∫
L dtIn un esperimento a bersaglio fisso:
• dN/dt = I nTd σ
• I = intensità del fascio dell’acceleratore
• nTd = densità superficiale del bersaglio