K ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIEN ZA ECONOMICA. F IN A N Z A , COMMERCIO, BA N CH I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I
Anno XXVI - Voi. XXX
Domenica 30 Aprile 1899
N. 1304
DISCUSSIONE FIN A N ZIAR IA
Alla Camera il progetto di legge per l’ assesta mento del bilancio ha dato luogo ad una discus sione sulla situazione finanziaria, durante la quale furono pronunciati discorsi importanti ; tra tutti è certamente notevole quello dell’on. Giolitti, che non solo mantiene le idee che già aveva espresse alcuni anni or sono, ma le ha perfezionate e suffragate da studi comparativi.
Se i giornali politici hanno dato un sunto fedele di quanto disse i’ on. Giolitti in questa circostanza, si ricava dalle sue considerazioni che egli vorrebbe, come tanti altri, un rigoroso programma di economie, od almeno di non aumento delle spese, alfine di poter dedicare tutte le forze del bilancio alla ri forma del sistema tributario, contro del quale ha espressi giudizi tanto severi quanto giusti. L ’on. Gio litti ha saputo nel suo discorso unire le osservazioni riguardanti lo stato della finanza a quelle riguar danti la economia dei paese ed ha dimostrato come col sistema attuale si inaridisca la fonte maggiore delle entrate dello Stato, quella che dovrebbe essere rappresentata dallo sviluppo della attività economica della nazione.
Sarebbe quindi, secondo quanto appare dai reso conti, palese un diverso programma tra coloro che dividono le idee dell’ on. Giolitti, e quelli che se guono invece fon. Sonnino. il primo, analizzando lo stato del nostro sistema tributario ne chiede urgen temente la riforma e crede possibile una nuova im posta che colpisca le maggiori fortune ; il secondo invece, seguito dall’on. Boselli che era relatore della legge per l’assestamento del bilancio, crede che non si possa, nè si debba parlare di riforma tributaria se prima che si abbia un avanzo nel bilancio capace di risarcire le perdite eventuali.
Tutti però sembrano concordi nel biasimare il Ministero per una certa facilità di accordare au menti di spese; e se ripetono che le economie sono difficili in una misura sufficiente, credono però che si possa esigere ed ottenere un freno alle nuove spese.
Mentre però si parla di urgenza di una riforma tributaria, ed alcuni la rimandano a quando il bi lancio abbia degli avanzi, un altro finanziere, l’on. Sa porito, pubblica la sua relazione sullo stato di pre visione della spesa del Ministero del Tesoro per I’ esercizio finanziario 1 8 9 9 -1 9 0 0 , e viene alle più sconfortanti conclusioni, perchè lasciano vedere quanto lontani siano gli avanzi, e quindi come sia illusoria la promessa di riforme tributarie fatta da coloro che aspettano per studiarla gli avanzi del bilancio.
Esaminando il passato prossimo, l’on. Saporito av verte che il bilancio effettivo 1 8 9 6 -9 7 , nelle prime pre visioni dava un disavanzo di 2 4 .7 milioni compresa la categoria delle costruzioni ferroviarie, che si mu tava in un avanzo di 1 5 .4 milioni comprendendo una maggiore entrata per creazione di nuovi debiti di 3 9 .9 m ilioni;— che nelle previsioni definitive la categoria delle spese ed entrate effettive, dall’ essere in pareggio, dava un disavanzo di 1 1 .8 milioni che diven tarono 3 8 .9 milioni colle costruzioni ferroviarie, e, tenuto conto dei nuovi debili per 3 6 .8 milioni, chiu deva con un disavanzo a deficit del Tesoro di 2.1 milioni; — che negli accertamenti di quello stesso esercizio il disavanzo effettivo fu di 9 .2 milioni più 27.1 di costruzioni ferroviarie, in totale un di savanzo di 3 6 .8 milioni che fu coperto colla crea zione di debiti. Osserva pure che il bilancio 1 8 9 7 -9 8 presentò non diverso fenomeno ; — si era previsto un avanzo nella categoria delle effettive di 4 0 mi
lioni, che rimanevano 1 9 .6 comprendendovi le co struzioni ferroviarie, e 1 0 .6 comprendendovi 9 mi lioni di deficienza nel movimento dei capitali ; — le previsioni definitive limitarono 1’ avanzo della parte effettiva in 11.9 milioni, che si traducevano in un disavanzo di 8.4 milioni comprendendo i 2 0 .4 milioni di costruzioni ferroviare ; la creazióne di de biti copriva tale d eficit ; nell’ accertamento invece essendo diminuito a 9 .4 milioni l’avanzo della parte effettiva, ferme altre cifre, si ebbe un disavanzo finale di 2 .5 milioni.
Per P esercizio in corso si era previsto dapprima un avanzo nella categoria effettiva di 5 5 milioni, che diventarono 3 7 milioni comprendendo le costruzioni ferroviarie e 2 7 .8 milioni comprendendo il disavanzo della categoria movimento di capitali ; ma secondo le previsioni attuali, l’avanzo della categoria effettiva si riduce a 1 0 .5 milioni e colle costruzioni ferro viarie si cambia in un disavanzo di 7 .5 milioni, che diventano 13 milioni circa, tenuto conto del l’onere derivante dai disegni di legge sottoposti alla approvazione del Parlamento.
Rispetto al futuro prossimo, l’on. Saporito redige il seguente quadro di d is a v a n z i :
1909-901 1901-902 1902-903 1903-900
Entrate e spese effet. 854,000 5,235,000 9,094,000 7,597,000 Co.truz. di strade ferr. 18,212,000 12,126,000 8,620,000 3,620,000 E comprendendo i movimenti di capitali, prevede i seguenti disavanzi :
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Ora, se questi sono gli accertamenti passati e le previsioni avvenire, non è il caso di chiedere come mai vi sieno degli uomini di Stato, i quali dichia rano di volere le riforme tributarie, ma viceversa esigono prima un avanzo, se la struttura del bilancio ormai è tale che fino al 1 9 0 4 fiorirà nel disavanzo?
Pare impossibile che non si accorgano gli ono revoli uomini di finanza che si aggirano in un circolo vizioso.Esigere infatti che il bilancio sia in avanzo per dar mano ad una riforma tributaria che riconoscono urgente, quando tutti gli aumeuti delle entrate sono, esercizio per esercizio, assorbiti dalle nuove spese che si votano, è perpetuare il disordine senza spe ranza di miglioramento. Se si prevedono dei disa vanzi fino al 1 9 0 4 , se si aggiunge, come affermano gli onorevoli Boselli e Sonnino, che non può il con tribuente sopportare maggiori imposte o tasse, se si dimostra, come l’ on. Saporito, che ogni anno occorre una maggior somma di spese, come mai sperare in quella elasticità del bilancio di cui si fa condizione
sin e q u a n on per intraprendere delle riforme tri
butarie?
L ’on. Giolitti mantiene la sua vecchia idea di una tassa progressiva, la quale colpisca le maggiori for tune ; l’on. Vacchelli, che pure ha interloquito l’altro giorno, affermava che l’ indirizzo del Governo era diretto ad una finanza democratica. E intanto?
Intanto si è esaurita la discussione sulla legge di assestamento del bilancio senza che si verificasse, ciò che era nella speranza di tutti, una vera e pro pria disamina della situazione finanziaria la vera discussione, si afferma, è rimandata allo stato di previsione del bilancio per il Tesoro, del quale bi lancio è appunto relatore Pon. Saporito.
Temiamo assai però che i pochi che si interes sano veramente delle cose finanziarie dello Stato rimarranno delusi, perchè è troppo evidente in tutti il desiderio di evitare una battaglia, le cui conse guenze politiche possono essere molte e gravi.
E così alcuni ministri, che sono già esautorati, ri mangono in carica senza vantaggio della cosa pubblica. Non sanno difendere la politica finanziaria proposta qualche mese fa ; ora propongono nuove forme di balzelli, ma evidentemente non sono apparecchiati a nulla di nuovo, perchè il problema di una tassa progressiva e g lob ale è molto complesso ed esige studi che per ora non sembrano compiuti.
Passata la impressione prodotta per un momento dall’ articolo dell’on. Sonnino, passerà anche quella causata dalla relazione dell’on. Saporito. Intanto si raggiungeranno le vacanze ed il Ministero avrà as sicurato la vita fino a Novembre almeno.
E così il Parlamento crede di aver fatto il suo dovere e di aver adempiuto al mandato conferitogli dalla nazione.
C O N T R A D IZ IO N I
Abbiamo già discusso su queste colonne la que stione della libertà del lavoro quando erano in ela- boraziope i cosidetti provvedimenti politici *), ma non possiamo a meno oggi di tornare sull’argomento leggendo la relazione dell’on. Grippo.
Naturalmente esaminiamo la materia in modo
af-«) Vedi V E conom ista n. 1295 e 1297.
fatto obbiettivo e senza tener conto, come pare che debba tenerne conto il Governo, se i lombardi od i calabresi esigono le proposte riforme. Quello è criterio politico della peggiore specie del quale il Mi nistero può e deve preoccuparsi forse, secondo le con suetudini parlamentari; ma che, se sarà la principale fonte ispiratrice delle nuove leggi, sarà anche il ge neratore di gravi danni, perchè, mentre la politica è mutevole ed i gruppi e gli uomini che sembrano più distanti oggi, domani con molta disinvoltura si avvici nano e procedono concordi, le leggi restrittive sono du revoli e servono poi di arma così a questo come a quello, si interpretano come meglio fa comodo, e richiedono infine per essere mutate, una lotta che assorbe tutta o quasi tutta l’attività della nazione.
A noi sembra che i provvedimenti che si pro pongono e che tra pochi giorni saranno discussi non abbiano ragione di essere, e che sia puerile l’asserire che essi non sono che un pretesto per proporre alla Corona l’ amnistia ; il Governo, si dice, si riterrà più forte e più sicuro dopo il suffragio del Parlamento sulle proposte restrittive, e quindi avrà un buon motivo per chiedere alla Corona I’ amnistia.
Questo ragionamento, che si ode ripetere nelle sfere ufficiali, è erroneo. Si è visto alla prova che specie di abusi, di autoritarismo e di eccessi possa e sappia commettere il Governo quando crede la tranquillità pubblica compromessa. Furono tenute in vigore le leggi marziali anche dopo molti mesi che i tumulti erano cessati ; furono condannati individui per aver scritto o detto cose che le autorità avevano lasciato passare senza opposizione; furono erogate pene per alti compiuti tre o quattro anni prima dei tumulti, e quando gli atti stessi non costituivano de litto; furono soppressi giornali anche dove non vi geva nessuna legge straordinaria ; infine fu applicato e mantenutolo stato d’assedio, anche dove e quando non vi era serio turbamento della pubblica tran quillità o quando tale turbamento, anche se minac ciante, era cessato.
Perchè dunque il Governo che ha fatto tutto questo non ostante le leggi vigenti, si dichiara an cora impotente e domanda nuove armi ?
Per spiegare questo atteggiamento del Governo bisognerebbe entrare in una discussione essenzial mente politica dalla quale noi rifuggiamo.
Non possiamo a meno tuttavia di esprimere tutto il nostro rammarico al vedere che il relatore dei provvedimenti politici l’on. Grippo, giustifica la sua proposta in quella parte che riguarda la tu tela d ei
se rv iz i p u b b lici, riportando la legge inglese. Ed è
v e r o ; anche noi negli articoli sopracitati abbiamo riportato le disposizioni della legge inglese che hanno qualche analogia con le proposte che ora si discu tono, ma vi è una ben sostanziale differenza.
Si dia all’ Italia un governo che abbia il profondo rispetto che ha il governo inglese per la legge vi gente e non si troverà nè strano nè eccessivo che in alcuni casi, bene sp ecificati, la legge gli ac cordi il diritto di far prevalere all’ interesse privato quello generale, come appunto nel caso della illumi nazione pubblica e della distribuzione dell’ acqua potabile.
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tutarie per mesi e mesi, anche dopo ristabilita la tranquillità, è ammissibile accordare senza pericolo al Governo le armi di cui lo fornirebbero i provve dimenti politici proposti ?
Ammettiamo pure, se si vuole, che Pon. Pelloux non abuserebbe delle nuove leggi più di quello che non abbia abusato delle esistenti; ma domani chi sarà ministro dell’ interno? Quale sarà il partito che avrà la maggioranza? E che ne sarà della libertà dei cittadini, se un forte conflitto scoppiasse tra i partiti politici?
E poi? È prudente proprio in questo momento, nel quale più aspre e più generali per opera dei socialisti divengono le lotte tra il capitale ed il la voro, disarmare affatto il lavoro e togliergli la sola forza che ha per opporsi alle esigenze, talvolta gravi, del capitale, lo sciopero?
Si dice che il progetto di legge non contempla che alcune specie di lavoro, quelle che più hanno connessione coll’ interesse generale. Ed è vero infatti; ma non si pensa che in tal modo si viene a gene rare una divisione tra lavoro e lavoro, e che impe dendo lo sciopero o l’abbandono del lavoro da parte di chi si crede leso nei diritti, si crea una nuova forma o specie di serv i ?
Dove sono andate tutte le declamazioni della mo derna democrazia contro la schiavitù della gleba, se oggi m u tatis m u ta n d is si crea una nuova specie di schiavitù, rendendo l’ individuo legato a certi servizi? E si pensa al caso, quando si concedono simili poteri anche alle Società private che hanno preso in appalto i servizi pubblici, si pensa al caso di un eccessivo peso che da queste società fosse inflitto ai la voratori? In qual modo potranno ottenere o l’aumento di mercede, o la diminuzione degli oneri se la legge già condanna a p r i o r i ogni loro tentativo anche in dividuale per migliorare la loro posizione ?
Guai alle nazioni che colla loro legislazione si la sciano ispirare dalla paura ; ma peggio ancora se alla paura aggiungano la ignoranza !
Ed a noi pare, specie leggendo la relazione Grippo, che la Commissione non si sia reso conto sufficiente delle grandi questioni di massima che essa viene a colpire colle sue proposte; questioni ch^itnplieano ben più che la previsione di transitori tumulti, ma toccano addirittura i rapporti tra il capitale e il lavoro; rapporti delicatissimi che i Governi non dovrebbero mai turbare nel loro svolgimento; perchè nella libertà troveranno il modo di conciliarsi, men tre nella coercizione si troveranno a disagio, special- mente se la coercizione è rivolta contro il più debole.
Ed è veramente doloroso che mentre da tante parti si è detto, per spiegare i tumulti del maggio decorso, che le moltitudini erano sobillate ed illuse dai capi dei partiti sovversivi, non si trovi di meglio che rendere le moltitudini ancora più schiave an cora più soggette e quindi più disposte alla ribellione. Se bastassero le leggi repressive a sciogliere le cause di conflitto tra le classi sociali !
Del resto, per farsi una idea del modo con cui questo delicato argomento viene trattato, basta leggere queste strane parole della relazione. « Chi è preposto « ad un uffizio annesso alla pubblica sicurezza e tran ci' quillità ha non solo diritti ma doveri da compiere, « e d ev e f a r ta cere il suo in teresse p e r s o n a le di « fronte al pericolo di un grave disastro o della pub- « blica pace. N on m a n ch erà a n ch e p e r lu i l'o r a d i « f a r v a lere i su oi legittim i in ter es si....
Ma queste sono massime che si leggono nel Y a n - gelo, il quale promette il reg n o d ei c i d i e dice che gli ultimi saranno i primi; esse non trovano, senza cadere nel ridicolo, il loro posto, in una relazione che giu
stifica i provvedimenti te r ren i di un Governo. Come si può mai ammettere che il legislatore riconosca dei
legittim i in ter es si che non si possono far valere se
non q u a n t o v e r r à l ' o r a i
0 diritto costituzionale, che prometti la giustizia e la libertà come fondamento dei regni, perchè non fai gli esami ai candidati deputati?
Leghe italiane di contribuenti
Avevamo espresso il proposito (vedi il N. dell’ 8 gennaio) di seguire T azione che fosse per spiegare ìa Lega dei contribuenti formatasi in Francia. Ma in quel paese la politica estera e coloniale e la que stione Dreyfus assorbono in questo momento tutta 1’ attenzione della stampa periodica, e riguardo alla attività della Lega, non troviamo per ora nulla nei giornali francesi.Frattanto la cosa non è rimasta senza imitazione in Italia. Una Lega di contribuenti si è costituita a Milano, un’ altra si è costituita o è in via di costi tuirsi a Napoli. E a siffatto movimento, del resto finora poco attivo, prende interesse qualche valente studioso, non per investigarne le cause, che sono oltremodo chiare, ma per cercare di renderlo effi cace e pratico col suggerirgli la via da tenere che reputa migliore.
« Ben vengano le Leghe di contribuenti — scri veva il Sig. Roberto Corniani nella R a sse g n a N a
z io n a le de" 16 Marzo scorso — purché non si ri
solvano in lotte fra politicanti o in accademie, ma mirino, per ora almeno, u n icam en te alla tutela dei diritti e degli interessi dei sin goli contribuenti di fronte alle leggi tributarie ed a coloro che devono applicarle ».
L ’ u n icam en te e il sin g o li li abbiamo sottolineati noi, perchè riassumono il concetto fondamentale di tutto l’articolo del Sig. Corniani. Questi, in sostanza, non esclude punto che le nostre leggi tributarie siano difettose, ma opina che il maggior male, oggi come oggi, stia nella cattiva applicazione, cioè ingiusta, assurda, troppo fiscale, che in Italia se ne fa. Nel suo parere, pertanto, la lotta contro il fisco deve esplicarsi, non come una crociata a base di pubbli cazioni, sien pu. dotte, e di voti, sien pur coscienti e autorevoli, ma come una serie di effettivi scontri a mano armata sul terreno giudiziario.
Egli ammette gli studi per ottenere una diminu zione delle spese dello Stato, per sopperire alle quali sono sovraccaricati i contribuenti, o il riordinamento tributario, o almeno un migliore assetto delle im poste vigenti. Consiglia per altro che le Leghe non se ne occupino al loro inizio, nè come loro scopo unico e principale, bensì quando, fatte forti per nu mero, per solidarietà sociale, per autorità e compe tenza delle persone che le guideranno, abbiano già raccolto buoni frutti in altro cam po: quello dell’aiuto da darsi caso per caso al contribuente contro il quale il fìsco affaccia pretese infondate o eccessive.
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il Corniani sono assai chiare, ci serviremo delle sue stesse parole :
« Oggi un contribuente, per quanto convinto della giustizia della propria causa, raramente si decide a affrontare un processo eostoso e di dubbio esito ; spesso egli non ne ha i mezzi. Quando, invece, di ventato socio d’una Lega di contribuenti, i consu lenti legali della medesima stimassero la sua causa sostenibile e probabile il successo, la Lega offrirebbe a quel contribuente il suo appoggio finanziario ed i suoi avvocati, e qualora I’ esito della causa fosse favorevole, tornerebbe di vantaggio non solo a quel tale contribuente, ma a quanti si trovassero nello stesso caso, e quella sentenza a lui favorevole con tribuirebbe alla giurisprudenza e varrebbe quando fosse opportunamente divulgata, a far rinunziare altri agenti delle tasse da consimili pretese verso altri contribuenti, nella certezza che i tribunali darebbero
loro torto ». ,
Queste considerazioni ci paiono giustissime. E certo che se molte di siffatte leghe si formassero in parecchie città d’ Italia, con mezzi pecuniari suffi cienti e con quella vera e operosa solidarietà che non sempre si riscontra nelle ' associazioni di qua lunque natura, qualche utile risultato, di quelli che il Corniani prevede, si otterrebbe fino dal principio ; e più se ne otterrebbero a mano a mano in seguito, mediante una pubblicità anche larghissima, e dav vero non diffìcile, che si desse ai primi. Siffatta pub blicità avrebbe un’ eco rumorosa e immancabile, perchè nel ceto dei contribuenti italiani, che vuol dire in quasi tutti i cittadini, troverebbe terreno già più che preparato. Opportuno è dunque, sotto que sto rispetto, il consiglio del prelodato autore.
Se non che, o ci inganniamo, o pecca per so verchio rigore.
Non vediamo perchè una medesima associazione non possa prefiggersi due principali scopi nello stesso tempo, quando uno di essi più immediatamente pra tico, l’altro un po’ meno, appartengano in fondo allo stesso ordine di cose.
Abbiamo ricevuto da Napoli un esemplare a stampa dello Statuto (e crediamo che sia piuttosto un primo schema) della A s so c ia z io n e d e i con tribu en ti d i r i c
ch ez z a m obile e delle im poste in d irette, la quale
mentre scriviamo non ci consta se sia già regolar mente costituita od invece soltanto in formazione. Trascurando qui l’art. 2 , che parla del suo inter vento nelle lotte elettorali per propugnare la riu scita di uomini che secondino il suo programma, trascriviamo gli articoli 1 e 3.
Ar t. 1. — E ’ costituita in Napoli un 'A sso cia zio n e
d e i con tribu en ti d i B ic c h e z z a M obile e delle im p o ste in d irette, allo scopo di tutelare gl’interessi dei c o n
tribuenti nei loro rapporti col Fisco e di promuovere in Italia, in tutti i modi legali, una riforma delle finanze dello Stato, delle provincia e dei comuni con la restrizione delle spese pubbliche e la mitiga zione dei tributi, conformemente allo spirito delle istituzioni fondamentali dello Stato.
Art. 3. — L ’Associazione svolgerà il suo pro gramma :
a) provocando la costituzione di associazioni con
simili nelle altre grandi città del Regno, e la for mazione nelle provincie napoletane di comitati locali. Questi comitati locali saranno considerati come A s sociazioni filiali, accetteranno il presente statuto e potranno compilare dei regolamenti propri. Dovranno
contribuire, sia pure per una quota minima, alla cassa dell’ Associazione di Napoli. Nomineranno essi stessi i loro soci e le loro cariche, e dovranno sce gliere uno speciale rappresentante fra i soci residenti in Napoli. I soci di questi comitati locali si consi dereranno come socii ordinarli dell’ Associazione di Napoli:
6) costituendo nella città di Napoli comitati se zionali ;
c) provocando la costituzione in Roma di una
Federazione Nazionale delle associazioni dei contri buenti ;
d ) diffondendo fra i socii e nel pubblico la co
gnizione delle vigenti leggi fiscali, dei loro difetti e delle desiderabili riforme, dell’organismo delle pub bliche amministrazioni e delle loro condizioni finan ziarie ;
e) indicando ai socii i mezzi più acconci per la
resistenza legale contro le pretese illegittime del F i sco ; ed assistendoli nelle loro contese con questo;
f ) fornendo, al fiocco rrenza anche mercè speciali
contribuzioni, i fondi necessari a sostenere reclami e liti contro il Fisco, sia in linea amministrativa che giudiziaria, specialmente quando si tratti di far pro clamare principii di massima, e di difendere contri buenti non agiati ;
g ) favorendo serie, ordinate e legali manifesta
zioni dirette ad ottenere la giusta mitigazione dei tributi;
h ) sorvegliando l’andamento delle pubbliche Am
ministrazioni e denunziando alla pubblica opinione gli abusi fiscali e le spese inopportune o illegali di qualunque genere ;
i) partecipando alle lotte elettorali, secondo i
criterii stabiliti nell’art. 2.
Come si vede, i propositi manifestati nell’art. 1° e nella lettera d dell’art. 3° non escludono affatto quelli espressi nelle lettere e e f fra gli uni e gli altri v 'è connessione, dipendenza, parentela, non in compatibilità.
D’altronde ogni Associazione un po’ numerosa suole accogliere individui le cui attitudini personali sono diverse. Chi è atto al consiglio e allo studio, chi invece all’azione. Una stessa lega può comporsi di più sezioni, che si dividano il lavoro.
Dicasi piuttosto che bisogna evitare che il lavoro . rimanga sterile e si riduca a dissertazioni troppo g e neriche e a qualche voto più o meno motivato. Su questa parte del tema ci proponiamo tornare in un prossimo articolo.
LE COALIZIONI INDUSTRIALI
e la politica protezionista negli Stati Uniti
in-277
.
L ’ E C O N O M I S T A
30 aprile 1899
teressano; quello che vogliamo brevemente consi derare è l’effetto politico-economico.
Da sei mesi a questa parte, iu seguito a una guerra fortunata e alla fiducia rinascente che a c compagna" i successi, una vera fioritura di tru sts ha avuto luogo in America. Non è trascorsa giornata senza che si venisse a conoscere 1’ assoggettamento di qualche industria nazionale a potenti coalizioni o associazioni d’ imprenditori. I grandi fabbricanti di carta, di acciaio o di vestiti si coalizzano o riscat tano i loro concorrenti. Ed ecco che invece di essere rivali sono i confederati che un bel giorno hanno nelle loro mani, in'tutta l’ America, la produzione di cia scuno di questi articoli. Eliminata la concorrenza, essi possono regolare i prezzi. Soppressa la resi stenza, la sorte dei lavoratori, in ogni ramo d’ in dustria, dipende dalle loro decisioni o dai loro ap petiti. In verità, se il movimento cominciato da qual che mese in America venisse a continuare, sarebbe una vera rivoluzione economica in prospettiva, senza contare la trasformazione sociale che ne deriverebbe. Al lo marzo u. s. si calcolava che il capitale dei tru sts americani non saliva a meno di 2 0 miliardi. Dopo quell'epoca, nuove coalizioni, a diecine, si formarono.
Ora, all’interno del paese la monopolizzazione delle industrie nazionali, altera digià le relazioni dei due partiti. I repubblicani sentono tutto ciò che può loro costare quella trasformazione industriale e compren dono che tutto il sistema protezionista è minacciato dal trionfo dei tru sts. Già la organizzazione di quelle grandi corporazioni con capitale enorme, il cui scopo confessato è la fine di qualsiasi concorrenza, I’ au mento dei prezzi, forse la riduzione dei salari, scatena le ire dei consumatori contro 1’ opera protezionista del partito repubblicano, senza la quale nessuna grande coalizione sarebbe profittevole. Con tariffe moderate alla importazione, la concorrenza estera avrebbe presto la vittoria sulle piò abili coalizioni industriali, e l’ aumento dei prezzi si troverebbe forzatamente limitato. E ’ quello che gli avversari del governo attuale già vanno dicendo e ripetendo e bisogna riconoscere che hanno un’arma assai po tente fra le mani.
Il partito repubblicano si accorge del pericolo che minaccia la sua politica protezionista e i più pre videnti si spaventano anche dei risultali imprevisti della loro politica economica. Alcuni giornali hanno dato di recente dei solenni moniti al presidente Mac Kìnley. Finché - dicono questi repubblicani accorti - i dazi di dogana piuttosto alti servono a proteggere una industria nazionale, che senza di essi sarebbe in pericolo, sono legittimi e necessari. Ma quando servono a permettere enormi speculazioni, come quelle dei tru sts, bisogna riconoscere che diventano un pericolo. La protezione domanda per correttivo al l’ interno una libera concorrenza che riduca, a un tempo, i prezzi degli articoli lavorati ed aumenti i salari dei lavoratori. Quando questa libera concor renza è distrutta da un tru st, la protezione pure deve scomparire, sotto pena di condurre il paese alla ro vina coll’aumento dei prezzi, e alla rivoluzione colla riduzione dei salari. Riconosciamo questi pericoli pei primi, essi aggiungono, se non vogliamo che i nostri avversari li sfruttino contro di noi. E già si vede disegnarsi la campagna contro i dazi protettori su certi articoli, come lo stagno e la carta, ad esempio, che dei tru sts hanno monopolizzato e di cui fanno salire i prezzi.
All’ estero questa monopolizzazione industriale, nella quale I’ America si è impegnata da qualche tempo, non manca di eccitare vivi timori. L’ In ghilterra, specialmente, se ne preoccupa, perchè la sua preponderanza industriale, già compromessa dalla concorrenza tedesca, sarebbe minacciata da un pe ricolo ancor più temibile se i tru sts americani con tinuassero a estendersi e a diffondersi nelle varie ramificazioni dell’ industria. Come resistere su tutti i mercati del mondo ed anche sul mercato interno a dei produttori che hanno s o p p e s o , in casa pro pria, la concorrenza, nel momento stesso, in cui l’ Inghilterra vede le proprie condizioni finanziarie peggiorate e nuovi aggravi la minacciano. Ecco ciò che cominciano a dirsi gli industriali di Manchester come quelli di Birmingham. Tutte le economie di lavoro e di forza che realizzano gli Stati Uniti con 10 sviluppo dei tru sts, con la concentrazione della direzione delle imprese, la riduzione di spese e di lavoro che ne resultano, tutte queste economie inquie tano g !i industriali rivali dell’America.
La questione dei tru sts ha, adunque, una duplice importanza; ma pel momento essa interessa in modo particolare gli Stati Uniti, dove gli effetti dei mo nopoli industriali risultanti dalle coalizioni sono più immediati e sensibili.
Tuttavia, non bisogna credere che questi effetti siano sempre dannosi, che la concentrazione delle ! imprese significhi sempre monopolio e che i prezzi sieno stati aumentati tutte le volte che si è formato un tru st. Oltre che devesi tener conto che, anche nella peggiore ipotesi, il monopolio non significa sempre prezzo più alto, essendovi un prezzo tipico di monopolio, che procura cioè il maggior utile al monopolista, prezzo che può essere più o meno alto secondo l’andamento del consumo, sta in fatto che alcuni tru sts, come quello del petrolio, hanno real mente potuto ridurre i prezzi di vari prodotti. Ciò non toglie ad ogni modo, che le coalizioni di im prenditori siano una minaccia assai grave pei con sumatori e che il protezionismo abbia una gran parte
di responsabilità sulla loro formazione ed estensione. Se quindi gli americani del Nord hanno e più an cora avranno a soffrire dai tru sts dovranno impu tarne la loro stessa politica doganale, che ha susci tato all’interno quella vivace concorrenza che si voleva impedire da parte dell’ estero. E potrebbe darsi che dall’ eccesso del male venisse da ultimo 11 rimedio a uno stato di cose, che certo non giova agli interessi generali.
IL COMMERCIO ITALIANO INTERNAZIONALE
nel primo trimestre 1899A paragone del primo trimestre dell’ anno decorso il commercio internazionale segna qualche progresso, poiché il complesso del movimento è rappresentato dalle seguemi cifre :
278 L ’ E C O N O M I S T A 30 aprile 1899
Vi è quindi un aumento di 4 3 milioni nel com plessivo movimento, e la esportazione accenna ad una maggiore uscita di qualche importanza, tanto più degna di attenzione in quanto non solo essa è dovuta tutta al mese di marzo, ma anzi l’ aumento conseguito in quel mese è arrivato a colmare la minore uscita di due milioni e mezzo verificatasi nel brimestre precedente.
Inquanto alla importazione la cifra di 31 milioni di aumento è dovuta per soli 2 8 milioni al m arzo; vi era stata una maggior entrata di 19 milioni nel gennaio e di 9 .4 milioni nel febbraio.
La categoria che ha dato maggior aumento nella importazione è la s e ta per 1 4 milioni ; però trattasi quasi completamente di materia prima ; 2.7 milioni, i b o z z o li ed il sem e d ei b a ch i ; 1 0 .8 milioni la seta
tra tta .
1 m in er a li e m etalli pure hanno dato il notevole aumento di 8 milioni nella importazione ; per 4 mi lioni si tratta di m in e r a li e m eta lli greggi, e per 3 milioni di m acch in e diverse.
Vi è diminuzione di 16 milioni nelle categorie dei c e r e a l i ; diminuzione dovuta quasi intieramente al g r a n o e fru m en to .
Nella esportazione si trova la diminuzione di ol tre 7 milioni nella categoria legno e p a g lia , trattasi della voce b astim en ti ed a ltr i g alleg g ian ti, di cui si ebbe la esportazione di 8.7 milioni l’ anno decorso.
Le altre categorie sono quasi tutte in aumento. Ciò che importa di rilevare sono i primi sintomi degli effetti dell’accordo commerciale con la F ra n cia. Per dare gli elementi di giudizio, sebbene ancora sia troppo presto per fare delle considerazioni, diamo qui le principali voci del movimento della nostra esportazione in Francia nei due trimestri: quello del l’anno in corso e quello del 1 8 9 8 , colle differenze :
1898 1899 Differenza Vino in botti... ettolitri 5,741 9,752 >4- 4,011 » in bottiglie . . . centinaia 356 475 -4- 119 Spìrito in botti . . . . ettolitri 437 713 4- 276 Olio di oliv a ... quintali 37,235 29,083 — 7,752 Essenze d’arancio”. . chilogrammi 20.024 30,228 4- 10,204 Confetti e conserve . . quintali 49 41 — 8 S p e z ie ... » 121 130 4- 9 Tartaro o feccia di vino » 1.802 4,008 4- 2,206 Fiammiferi... » 65 199 134 Sugo di arancio e limone » 8,772 9,084 + 312 Sugo di liquirizia ecc. . » 387 591 -4- 204 Legni, radiche, ecc. per
tinta e per ooncia. » 27,631 26,134 — 1,497 Canapa greggia . . . » 13,064 25,094 *+• 12,030 Canapa, lino, juta, pettinata » 1,132 1,384 4- 52 Cordam i... 105 278 4- 173 Filati di canapa . . . » 2,237 1,871 — 366
Lane naturali . . . . 364 1,437 4- 1,073
Seta torta greggia . . » 796 2,217 4- 1,421 Cascami di seta greggi » 5,829 3,959 — 1,870
» » lavorati » 331 347 4- 16
Tessuti di seta . . • chilogr. 3,079 6,177 4- 3,098
Carbone dì legna . . tonn. 440 381 — 59
Legna da fuoco . . . ■» 236 302 4- 66
Legname da costruzione » 722 1.239 4- 517
Assicelle e cerchi . . quintali 1,380 955 — 425 Radiche per spazzole . » 1,146 1,356 4- 210
Mobili . . . » 305 801 4- 496
Utensili e lavori di legno » 4,935 5,485 4- 1,550
Lavori da pellicciaio . » 144 173 4- 29
Treccie di paglia . . ■» 570 1,173 4- 603 Cappelli di paglia . • centinaia 207 520 4- 327
I898 1899 Differenza Carta bianca . . . . quintali 16 519 + 503
Pelli crude . . . . 2,507 3,762 + 1,255
Guanti di pelli . . . cento paia 2 231 + 229 M inerali... 11,663 21.939. + 10,276 Argento greggio e lavorato chilogr. 7,360 1,034 - 6,326 Marmo greggio . . . . tonn. 1,813 3,997 -1- 2,154 » lavorato . . . . quint. 292 2,163 + 1.871 Caolino, gessi, ecc. . . . tonn. 3,058 3,093 + 35 Z o l f o ... 355,223 382,272 -1- 27,049 Vetri, cristalli, ecc. . . » 1,456
OO.)
1,769 4- 313 Segala, avena, orzo, ecc. tonn. 216 132 - - 84 C a sta g n e... » 138 240 4- 112 R is o ... .... » 659 . 976 4- 3I7 F a r in e ... quintali 1.247 1,018 — 229 C r u s c a ... » 6,951 10,029 4- 4,078 Paste di frumento . . . » 554 659 — 105 Agrum i... » 3,372 4,035 4" 743 Frutta fresche . . . . » 4,679 6,729 4- 2,050 » secche . . . » 5,632 3,943 — 1689
Semi non oleosi . . . . » 121 826 4- 705 Panelle di noce, ecc. » 6,628 9,457 4~ 2,729 Prodotti vegetali . . . » 15,690 16,733 4- 1,043 Animali bovini . . . . numero 367 761 4- 394
» ovini e caprini . 30 2,110 4- 2,080
» suini... » 1 1 2,688 4- 2,587 Carne fresca ... quintali 555 1,i 88 4- 532 » salata ed affumicata > 663 499 — 164 Pollame... » 2,810 6,549 4~ 3,739 Pesci freschi... » 394 324 — 70 B u r r o ... » 3,587 5,3 3 — 284 Formaggio... » 2,268 3,163 4- 895 Uova di pollame . . . » 7,626 10,545 4- 2,819 Corallo lavorato. . . . chilogr. 344 1,517 4- 1,173 C o n c i m i ... tonn. 35 385 + 350 Esaminando queste cifre non si può a meno di osservare che moltissime sono le voci in aumento e proporzionalmente colla entità del commercio l’au mento è in qualche voce anche importante.
Ripetiamo però che questo breve tempo non può indicare quale sarà per essere il movimento annuale quando i rapporti tra i due paesi si saranno siste mati e le relazioni tra le diverse ditte si saranno ripristinate.
Ed ecco ora il solito prospetto delle categorie : IMPORTAZIONE CATEGORIE
secondo la tariffa doganale
Valore delle merci importate dal l#genn. al 31 marzo dell’ anno 1899 Differenza col 1898 I. Lire 10,482 376 Lire - 2,191.785 II. Generi colon., droghe e tabacchi. 14,469,625 + 2,491,162 III. Prodotti chim. generi medicinali,
resine e profumerie... 15,203.256 + 1,804,688 IV. Colori e generi per tinta e per
concia... 9,161,014 + 2,129,906 V. Canapa, lino, juta ed altri vege
tali filamentosi esci, il cotone. 6,103,126 - 1,003,703
VI. 41.154,213; 4- 3,253,065
17,957,957 4- 2,037,240 VII. Lana, crino e peli...
V ili. 39,948,518 + ¡4,158,875
IX. Legno e paglia... 12,358,410 + 3,053,190
X. 4,270,374!+ 1,050,589
XI. Pelli... 15,388,598 + 2,495,299 X II. Minerali, metalli e loro lavori.. 46,329,737 -1- 8,869,289 X III. Pietre, terre, vasellami, vetri e
cristalli... 47,284,357 + 9,217,383 XIV. Cereali, far., paste e prodotti ve
getinoli compresi in altre categ. 45,851,564 — 16,009,578 XV. Animali,prodotti e spoglie di ani
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CATEGORIE secondo la tariffa doganale
ESPORTAZIONE I. II. III. IV. V. VI. VII. vili. IX. X. XI. X II. X III. XIV. XV. XVI.
Generi colon, droghe e* tabacchi. resine e profu
Colori e generi concia...
per
tali filamentosi, esci, il cotone Cotone... Lana, crino o peli... Legno e paglia... Carta e lib ri... Pelli... Minerali, metalli e loro la Pietre, terre, vasellami, i cristalli... Cereali, far., paste e prodotti ve
getali, non compr. in altre cat. Oggetti diversi.
XVII. Metalli preziosi.
Valore delle merci esportate dal l “genn. al 31 marzo dell’ anno 1899 Differenza col 1898 i Lire Lire I 35,669,835 — 1,708.881 1,634,139 - 564,017 I 10,917,802 +- 474,481 3,085,999 +- 335,099 16,190,029 +- 3,212,635 14,689.220 +- 5,794,370 4,480.623+ 1,822,006 89.774.445 - 1,048,005 I 10754,339 — 7,377,358 3,591,6921+ 1,107,273 7,099.205!-+- 1,080.994 9,959,224 - 962,247 9 21,290,593 + 606,959 29,603,161 +- 527,976 37,358,715 -4- 7,273.867 7,432,671 +- 1,159,520 303,531,700 +- 11,734,672 -2,365,700+ 399,700 . 305,897,400 +- 12,134,372 Totale generale.
Ed ecco pure il prospetto delle riscossioni do ganali :
Titoli di riscossione
Dal 1* gennaio al 31 marzo
1899 1898 Differenza Dazi d’ importazione Lire 59,127,147 Lire 59,607,945 — Lire480,798 Dazi di Esportazione 272,561 302,218 — 29,657 Sopratasse di fabbri cazione. . . . . 582,118 775,974 —. 193.856 Diritti di statistica. 525,529 580,298 54,769 Diritti di bollo. . . 282,093 273,255 + 8,838 Tassa speciale sugli
zolfi di Sicilia. . 154.227 166,651
_
12,424 Proventi diversi . . 161,828 152,557 + 9,271 Diritti marittimi. • 2,037,703 1,977,784 + 59,919 Totale . 63,143,206 63,836,682 - 693,476Rivista Bibliografica
E. Carton de Wiart. — L e s g ra n d es com pagnies co
lon iales an glaises du X I X s ie d e . — Paria, P e r
rin, 1899, pag. xix-280.
Questo libro, dovuto a uno scrittore belga, può dirsi che fosse necessario già da un pezzo, perchè oc correva un riassunto ordinato e chiaro delle origini, deH’ordinamento, dei privilegi e degli obblighi delle grandi compagnie coloniali inglesi. Esse sono pre sentemente quattro: la B r it is h N orth B o r n e o del 1 8 8 1 , la B o y a l N ig er del 1 8 8 6 , VI m p e r i a l B r it is h
E a s t A f r i c a del 1888 e la B r itis h S o u th A fr ic a .
L e grandi compagnie - le C h a rter ed come le dicono gl’ inglesi - sono associazioni che pur possedendo un carattere commerciale più o meno accentuato, sono state investite dal sovrano di diritti politici e non hanno soltanto per oggetto lo stabilimento di rela zioni commerciali, ma lo sfruttamento e 1’ organiz zazione di paesi nuovi. Queste Compagnie preparano i paesi nuovi e la metropoli a quello scambio per
manente di influenze, a quella reciprocità di servizi, a quella continuità di relazioni, in breve, a quella dipendenza mutua che costituisce ciò che si è con venuto di chiamare la colonizzazione.
Sono note le opinioni sfavorevoli, riguardo alle Compagnie coloniali, di Adamo Smith e di altri eco nomisti, ma il fatto stesso che l’ Inghilterra ha fatto nuovamente ricorso a quel sistema di colonizzazione ed ha ora ottenuto risultati notevoli rende assai in teressante lo studio di cotesta materia. Il libro del sio. de W iart è un contributo utilissimo alla storia coloniale di quest’ ultimi anni e con molta copia di notizie e di dati mette in luce fatti dei quali in generale si ha una idea poco precisa. Esso menta adunque la migliore accoglienza da parte di chi segue il movimento coloniale contemporaneo.
Dr. Victor Mataja. — G ru n driss des G ew erberech ts und der A rb eiterv ersich eru n g. — Leipzig, Duncker e Humblot, 1899, pag. vi-136 (marchi 3.60).
Si pubblica a Lipsia, dalla casa Duncker e Hum blot, un Manuale del diritto austriaco, opera estesa e assai pregevole, perchè tutta la materia del diritto positivo austriaco, privato e pubblico, vi è ordinata- mente e chiaramente esposta. La parte del diritto industriale in senso stretto e delle assicurazioni è stata trattata da un noto scrittore, il dr. Mataja, com petente nelle questioni attinenti al lavoro e alla po litica sociale. In un numero non grande di pagine egli ha riassunto tutta la legislazione riguardante le industrie, il personale ad esse addetto, le società cooperative e le assicurazioni. Copiose notizie biblio grafiche permettono di approfondire 1’ esame e lo studio dei vari spunti ; sicché nel suo insieme è una pubblicazione che facilita grandemente la conoscenza del diritto industriale austriaco, uno, certo, dei più interessanti a studiarsi per la sua estensione.
Nella stessa raccolta usciranno due fascicoli di particolare interesse per gli studiosi della economia e della finanza,e cioè il diritto agrario del prof.Zucker- kandl e il diritto finanziario del prof, von Wieser.
Léon de Seìlhac. — L e s con grès ou v riers en F r a n c e
(1870-1897). — Paris, Armand Colin, 1899, pa gine xiu-364.
Questo nuovo volume della « Biblioteca del Mu seo Sociale » è il riassunto dei « protocolli » dei
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e gli amici di Giulio Guesde trionfano rumorosa mente. Ma la unione non dura a lungo fra questi ; lo stesso Guesde diventa impopolare e olla sua volta è espulso al congresso di Saint-Etienne nel 1882. E ’ la seconda scissione che divide il partito sedi cente operaio in gu edistes & in possibilisti. Finalmente al congresso del 1 8 9 0 di Chàtellerault avviene una nuova scissione e il partito possibilista si divide alla sua volta in allem cm isti e b ro u ssisti dai nomi di Allemanne e Brousse capi delle due frazioni.
Nel frattempo il partito veramente operaio tenta di ricostituirsi. La reazione contro l’autorità dei capi lo aiuta a riaffermarsi. Nel 1 8 8 6 un Congresso ha luogo a Lione provocato dai « barberetistes », ma è immediatamente accaparrato dai rivoluzionari. Una federazione di sindacati vi è costituita. I guedistes riescono a mettere surrettiziamente la mano sopra questa organizzazione operaia. Nel 1 8 9 2 una nuova organizzazione, la Federazione delle Borse del la voro, si costituisce in un congresso tenuto a Saint- Etienne. Questa organizzazione puramente operaia era provocata dall’accaparramento politico della prima Federazione. Nel 1 8 9 3 si tenta in un congresso misto a Parigi di fondere le due Federazioni. Vani sforzi !
L ’idea dello sciopero generale sostenuto dai sin dacati e vivamente attaccata dai g u edistes partigiani dell’azione politica è il grande scoglio che si oppone alla conciliazione. A Nantes, nel 1 8 9 4 , nuovo ten tativo di conciliazione, nuovo insuccesso e rottura completa nella stessa Federazione dei sindacati. A partire da questo momento 1’ elemento sindacale è definitivamente emancipato dall’elemento politico. E questa emancipazione è coronata dal Congresso di Londra, nel 1 8 9 6 , che determina la vittoria degli affiliati ai sindacati sui politicanti. Dopo d’allora si tenta, ma senza gran successo, di creare una Con federazione generale del lavoro che unirebbe la F e derazione delle Borse e quella dei sindacati. Le cose sono a questo punto e chi voglia conoscere tutto ciò che riguarda questo movimento sociale troverà nel libro del de Seilhac il materiale necessario, espo sto con sufficiente ordine e chiarezza.
Edwin R. A. Seligman. — The shiftin g an d incidence o f taxation . — 2a edizione intieramente riveduta e ampliata. — Londra e Nuova York, Macmillan, 1899, pag. xu-337.
Henry C. Adams. — T he Science o f F in a n ce. — New York, Henry Holt and Co., 1898, pag. xm-573.
11 prof. Seligman ha già fama, non solo am eri cana, ma anche europea di uno dei più dotti e acuti scrittori di scienza delle finanza e le sue qualità emi nenti di scienziato emergono, forse, in misura maggiore in questa nuova edizione della sua monografia sulla ripercussione e incidenza dei tributi. La prima edi zione era già un ottimo contributo alla letteratura abbastanza ricca su cotesto argomento di grande interesse teorico e p ratico; la seconda edizione co stituisce quasi una nuova opera, tante sono le ag giunte e le migliorie recate alla prima. Così la storia delle dottrine sulla incidenza delle imposte è com pletata, specie con una larga esposizione delle teorie primitive proposte da una numerosa schiera di scrittori inglesi anteriori alla scuola fisiocratica e 1’ esame delle teorie moderne è pure completato e messo al corrente dei più recenti studi. Ma
special-I mente lodevole e utile è la parte seconda dell’opera ] dedicata alla teoria della incidenza. Qui l’Autore dopo ' avere preso in esame alcune questioni d’indole ge nerale considera partitamente le varie specie di tri buti, cioè sulla terra, sui fabbricati sulla proprietà mobiliare, sui profitti, sui salari ecc. e intorno a questi vari argomenti il Seligman espone critica mente le teoriche più importanti e il proprio modo di vedere.
Non ci è possibile di entrare qui in maggiori particolari; del resto, il libro è già noto ai cultori della scienza delle finanze e basterà avvertire che la nuova edizione costituisce uno studio, storicamente e insieme teoricamente, dei migliori che si posseg gano sul difficile argomento.
— Mancava agli Stati Uniti un trattato originale di scienza delle finanze, tale non potendosi ritenere il piccolo volume del Plehn, che realmente ha voluto scrivere piuttosto un libro introduttivo allo studio della scienza. 11 prof. Adams, come già il Bnstable per l’Inghilterra, ha il merito di avere scritto il primo trattato completo che sia uscito, negli StSti Uniti e la sua opera non ostante alcuni difetti, è indubbiamente notevole per la originalità della espo sizione, per la chiarezza della esposizione e, in ge nerale, la giustezza dei principi. Un esame minuto del libro porterebbe certo a contestare la esattezza di qualche definizione, a rilevare certe sproporzioni nella trattazione, ad esempio, riguardo al credito pub blico certe lacune, come, per citarne una, quella del sistema tributario degli Stati Uniti, che non si trova esposto in modo completo e organico, ma questi ed altri appunti che si potrebbero fare al prof. Adams non tolgono che gli si debba riconoscere il merito di averci dato un trattato, nel quale, quasi ad ogni pagina, si trova la nota personale, la osservazione originale e acuta e perciò stesso è da riconoscere che esso è un’ opera viva, suggettiva e veramente scientifica. Questi caratteri sono particolarmente spic cati nella trattazione della teoria delle imposte, nella quale l’Autore dimostra di intendere e di apprezzare al loro giusto valore le condizioni economiche con temporanee. L ’Adams abbandona la teoria dei ser vigi, accetta il principio della progressività delle imposte e riguardo al sistema tributario americano propugna alcune riforme ispirate dalla sua contra rietà alla imposta unica e a quella diretta sul reddito. Lo studio delle spese pubbliche, col quale è ini ziata la esposizione delle materie è completo e inte ressante, così pure quello del bilancio che, non sappiamo per qual ragione, vien subito dopo e nel quale si trovano opportune proposte per la riforma del sistema vigente negli Stati Uniti. Alle entrate è riservata la parte maggiore del libro e, come già ab biamo notalo, è in questa parte che l’Autore rivela le migliori qualità di teorico e di conoscitore delle condizioni reali della vita economica e sociale. Nelle ultime cinquanta pagine il credito pubblico è un po’ sommariamente trattato, ma il lettore deside roso di maggiori notizie può consultare l’opera dello stesso prof. Adams sui debiti pubblici.
30 aprile 1899 L’ E C O N O M I S T A 281
Rivista Economica
G l i s c io p e r i e le f e r r o v ie — / c a p i t a l i e s t e r i in R u s
s i a — I l tr a s p o r t o dei g r a n i in Am erica — Le c o
s t r u z i o n i n a v a l i g e rm anic he ne l 1 8 9 8 .
CHi scioperi e le ferro vie. — È stata pubblicata la notizia che il Ministero della Guerra di Francia abbia chiesto al nostro Ministero della Guerra una relazione sulla militarizzazione dei ferrovieri ; ciò dimostra come la questione preoccupi anche in Francia.
Infatti lo sciopero nelle ferrovie è P arma sulla quale i socialisti fanno il maggiore assegnamento, donde i ripetuti tentativi per organizzarlo.
Gli scioperi ferroviari più gravi si sono avuti in Svizzera e negli Stali Uniti ; in Svizzera scoppiò il 1 2 marzo 1897 sulla rete Nord-Est ; durò un giorno solo, ma fu seguito da una lunga agitazione.
Lo sciopero dei ferrovieri svizzeri era in prepa razione fino dal 1895 epoca in cui fu fondata 1’ As sociazione centrale del personale addetto ai trasporti ; la quale elaborò un programma di così dette riven dicazioni, minacciando per mezzo del suo segretario generale, Sourbeck, lo sciopero se le Società non Faccettavano. Queste, sotto le pressioni del Governo, accolsero a malincuore, parte delle pretese del per sonale e lo sciopero cessò.
Ben più grave fu lo sciopero negli Stati Uniti 1 8 9 7 -9 8 e tutti ricordano gli atti di violenza che ne derivarono.
Tentativi parziali di sciopero si ebbero pure in Francia, in Inghilterra e in Italia, i quali hanno avuto per effetto di far pensare seriamente ai mezzi di scongiurare una minaccia e un pericolo serio per la società.
Infatti osserva giustamente il Payen, il giorno in cui si ottenesse di far sospendere bruscamente in un paese la circolazione, l’effetto che ne deriverebbe sa rebbe quasi il medesimo che si produce in un orga nismo vivente, fermando d’improvviso la circolazione del sangue.
Sopprimendo il movimento su tutte le strade che come altrettante arterie e vene, portano la vita in tutte le parti del paese, queste sono parole di un socialista, sarebbe sommerso nell’ immobilità della morte ; la sua vita economica sarebbe troncata e ciò produrrebbe un enorme sconvolgimento, mentre ne sarebbe compromessa e vulnerata la difesa.
Si comprende quindi come di fronte a una tale propaganda, i governi abbiano pensato seriamente a premunirsi.
E poiché gli scioperi ferroviari rivestono un pe culiare carattere di gravità, in molti paesi si è posta la questione se gli agenti ed operai addetti alle strade ferrate, non dovevano, per quanto riflette il diritto di sciopero, venire sottoposti ad un regime speciale.
In Svizzera, dove lo sciopero della N ord-Est aveva dimostrato l’impotenza del governo a intervenire ef ficacemente nel caso di cessazione concertata dal lavoro senza dar luogo a disordini e videi ze, si è cercato per primo un rimedio ad una tale situazione.
Un deputato al Consiglio federale, ha domandato che lo Stato sia facoltizzato di vietare agli impiegati ed operai delie ferrovie di sospendere il lavoro e che,
in compenso, si istituisca un tribunale incaricato di giudicare i conflitti fra le Società esercenti le fer rovie e i loro dipendenti, istituzione che sarà indi spensabile il giorno in cui le ferrovie svizzere ver ranno in mano del governo, e non si potrà più, come si fece nel 1 8 6 7 , ricorrere all’ arbitrato di un mi
nistro. .
In Inghilterra, dove un Atto del 1 8 7 5 punisce col carcere le coalizioni aventi per effetto di privare un quartiere o una città d’acqua e di luce, nulla si è modificato per quanto riguarda gli scioperi del per sonale ferroviario.
Tuttavia il governo trovasi bene armato. La legge inglese punisce gli ostacoli frapposti alla libertà di lavoro e la rottura di contratto, senza preavviso ; inoltre un testo di legge punisce con due mesi di carcere con o senza lavoro forzato, e coll’ ammenda, qualsiasi meccanico, sorvegliante, ecc., il quale fosse trovato in istato d’ ubbriachezza durante il servizio o che violasse i regolamenti della Compagnia, o che volontariamente, per malevolenza o negligenza, fa cesse od ammettesse di fare un atto dal quale di penda la vita e la sicurezza delle persone, o che compromettesse il lavoro in corso di esecuzione, o che ostruisse o impedisse il passaggio delle locomo tive e dei treni; punisce inoltre quanti altri consi gliassero, aiutassero o assistessero il delinquente.
Questo testo pare abbia preveduto tutti i casi ed è essenzialmente repressivo, come la legislazione svizzera, che ha in mira taluni delitti professionali, al pari di quella degli Stati Uniti. La legislazione di questi ultimi paesi permette, di fatto, la coali zione degli impiegati delle ferrovie, ma ha preso delle misure speciali di repressione e ciò special- mente nella legislazione di alcuni Stati dell’Unione come ad esempio l’Illinois.
J1 Payen, che con la scorta di un libro recente del Dósvaux ba esaminato questo argomento trattando quindi all’ Italia, giudica che la legislazione che vi si elabora in questo momento ispirata dai moti di Milano, tende non soltanto a reprimere il delitto professionale ma a prevenirlo, impedendo la coali zione semplice e la cessazione concertata di lavoro sulle reti ferroviarie. Ma sopratutto interessante è 1’ esperimento di militarizzazione dei ferrovieri, che lo scrittore francese, ritiene il mezzo più efficace di assicurare la società contro i pericoli dello sciopero nelle grandi intraprese di interesse pubblico.
In Belgio e in Germania dove quasi tutte le fe r rovie appartengono allo Stato o sono da questo eser citate, non erano necessarie leggi speciali p?r to gliere al personale il diritto di coalizione poiché gli impiegati ferroviari sono in quei paesi' funzionari del governo e per ciò solo non è ad essi permessa qualsiasi coalizione.
Quanto ai ferrovieri francesi essi pure sono di fatto funzionari incaricati d’ un servizio pubblico e il di ritto di sciopero non può essere ad essi riconosciuto. Questo principio fu proclamato in occasione dell’ ul timo tentativo di sciopero in ottobre 1 8 9 8 . Ma oc corre una legge che concreti e precisi un tale prin cipio ed infatti un progetto fu presentato in proposito al Senato durante l’ultima legislatura, e da esso ap provato.