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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.26 (1899) n.1298, 19 marzo

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L’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA. F IN A N Z A , COMMERCIO, BA N CH I, F ER R O V IE , IN T E R E S SI P R IV A T I

A nno X X V I • V oi. X X X

D om enica

19

M arzo

1899

» .

1298

L'ESPUSI! POLITICA E C U B IIIE SELLTTILIl IH CHI |

Ai vecchi errori commessi dall'Italia in fatto di po­ litica coloniale se ne è aggiunto uno nuovo con la domanda presentata al governo cinese per l’occupa­ zione della baia di San-mun. E in verità non è adatto rassicurante la dichiarazione del ministro Canevaro ch'egli assume intera la responsabilità dei suoi atti,

f

ierchè cotesta responsabilità è del lutto fittizia, il­ usoria, inconcludente. Se l’ Italia dovesse uscire dalla controversia attuale con un insuccesso politico, o, nella migliore ipotesi, riuscisse ad ottenere quel che ora il suo governo ha credulo di poter domandare alla Cina, ma poscia venisse a trovarsi in gravi d iffi­ coltà inerenti alla occupazione della baia di San-mun e al protettorato della provincia di Ce-kiang, la re­ sponsabilità, per quanto intera dell'ou. ministro degli esteri od anche di lutto il gabinetto Pelloux, non servirebbe a niente, equivarrelibe a zero, e il danno politico, morale ed economico sarebbe tutto del paese. Questo diciamo, perchè ci pare una pessima abitu­ dine quella di coprire gli errori o le incertezze, gli insuccessi o i risultati meschini della politica m ini­ steriale coll’eroica dichiarazione di assumere intera una responsabilità che nessuno sa o può dire in che consista, in che si traduca e di quali compensi po­ trebbe esser larga dispensatrice.

Il governo, italiano, dopo le occupazioni territoriali della Russia, dell’Inghilterra, della Germania e della Francia in Gina, ha creduto di potersi fare avanti per chiedere alla sua volta una baia e un territorio in affitto e, per un’ abilità che non è il caso di ap­ prezzare, si è data la maggiore pubblicità a quella richiesta, prima ancora che si sapesse la probabile accoglienza che avrebbe avuto. Gl’ incidenti che rie sono derivati, gli asseriti malintesi tra il ministro degli esteri e il rappresentante dell’ Italia in Cina, sig. De Martino, l’appoggio dell’ Inghilterra e la op­ posizione della Russia, nel momento in cui le riva­ lità tra quelle due potenze sono giunte a un punto da far temere incidenti di qualche gravità, tutto ciò non è certo fatto per tranquillare gli animi sulla condotta politica del governo italiano e sulle sue probabili conseguenze nel futuro. Per conto nostro non esitiamo a riconoscere che il governo italiano ha fallo un passo falso, che la sua è una mossa sba­ gliata e che questa era l'occasione per rinsavire se­ riamente, guardandosi bene dal cedere alle lusinghe altrui o alle proprie tendenze imitative

Perchè avviene degli Stali come degli indivìdui. Per quanto la politica coloniale a base di occupa­ zioni e di conquiste m ilitari abbia procurato all’ Italia

danni morali, politici e finanziari considerevoli, e per quanto le ferite avute non siano ancora rim ar­ ginate, pure la potenza della imitazione ò sempre grande e trascina, attraverso a ragionamenti di una dubbia solidità, a compiere atti, di cui non si valuta neanche la portata, di cui sfuggono le conseguenze e che per inabilità non si sanno nemmeno compiere con qualche prudenza e accortezza. Che andremo a fare nella Cina? A cercarvi nuovi sbocchi com­ merciali, rispondono in coro i facili colonizzatori da gabinetto, gli illusionisti che sognano una Italia quale non esiste e quale non sarà dicerlo nemmeno nel- l’ avvenire, so persisteremo a fare colesta politica antieconomica, come è essenzialmente militaresca. L ’ Italia non è nè la Russia, nè l’ Inghilterra, nè la Germania, nè la Francia, questo avrebbero dovuto pensare elementarmente i ministri ; ed essa non ha in Asia interessi da tutelare, ma solo relazioni da avviare e nella misura modesta che le può essere consentita dalla sua capacità economica, dalla sua forza di espansione commerciale all’ estero, dalla co­ noscenza che ha e che potrà avere di quelle re­ gioni asiatiche. E ’ inutile volersi illudere a questo proposito ; tanto le illusioni hanno breve durata e vengono a costare enormemente. L ’ Italia è econo­ micamente piccola in paragone ai colossi che hanno occupato territori cinesi, e che potranno avviarvi relazioni piò o meno proficue, ma non senza grandi difficoltà e pericoli o non senza anticipare prima ca­ pitali considerevoli. Certo la Gina potrà essere un campo nel quale I’ attività economica europea col tempo riescirà a raccogliere benefizi non trascura­ bili, ma è anche un campo di animosità, di anta­ gonismo, di rivalità e di odi politici che nessuno può dire ora come si risolveranno, sebbene vi siano molte ragioni per credere che gli europei possano trovarsi un bruito giorno a mal partito. Conve­ niva all’ Italia di prender parte a quelle contese e di entrare con esplicite richieste territoriali in quel campo di lotte d* ogni specie? Non era più confa­ cente alle suo condizioni di lasciare qualsiasi idea di occupazioni territoriali e di attenersi invece alla politica dello sviluppo pacifico dello relazioni com­ merciali e di cercare, se ed in quanto ciò era pos- i sibilo, di avere l’appoggio del primo interessato, cioè dello stesso governo cinese, di quel governo al quale | invece l’ Italia appare oggi come un nemico, le cui cupidigie territoriali vanno vigorosamente, per quanto ! in via diplomatica, combattute ?

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pian-178 L ’ E C O N O M I S T A 19 marzo 1899 tarvi le tende e le zappo, gloriandosi dell’ acquisto

insperato; quando nel più bollo furono gettati in acqua essi e i loro strumenti, sicché la maggior parto an­ negava : avevano messo i piedi su un’ immensa ba- lona addormentata, elio s’ era svegliata ai primi ar­ meggìi praticati sul suo corpo dai poco accorti oc- oupatori. E l’ illustre psichiatra aggiungo di temere che la favola diventi storia, quando si applichi ai calcoli sbagliali delle Potenze europeo sulla occupa­ zione della China. Niente di più facile, invero, che la Cina riserbi sorprese assai sgradite alle potenze europee ; il fanatismo religioso e politico potrebbe essere ben più potente delle macchine guerresche, tanto più in un paese dove la popolazione è così densa. Se il pericolo può non essere prossimo, non vuol dire che non sussista; e se il Governo cinese attuale può dirsi inferiore alla gravità del momento sto­ rico, che nueU’ immeuso Impero attraversa, non ò tolto che non abbiano a sorgere uomini più energici e riso­ luti, capaci di sollevare la popolazione in difesa dello Stato. Le rivoluzioni non sono ignote a quel paese e, date certe occasioni abilmente sfruttate, potrebbero essere dirette contro le potenze europee usurpatrici.

Che P Italia abbia interessi da tutelare nel Mare della Cina, pei quali non debba esitare a esporsi ai pe­ ricoli ai quali alludiamo; che l’ Italia non abbia da proporsi altri obiettivi più u tili e connaturali alla sua posizione geografica, economica e politica ; che insomma I* Italia non debba rivolgere altrove quel tanto di forza che può esplicare per l’espansione po­ litica e commerciale, non crediamosi possa sostenerlo. La nostra complessione economica, lo stato delle no­ stre finanze, che non consente senza grandi pertur bazioni le più modesto riforme, la nostra situazione politica, la necessità di riordinare tutto lo Stato, di attendere a curare i mali interni che uon sono pochi, questo e tutto il resto che ognuno conosce, ci doveva trattenere da un passo di cui non è agevole vedere i vantaggi, mentre gl’ inconvenienti, i danni e i pe­ ricoli appaiono alla più semplice considerazione. Nò si dica che con queste parole noi avversiamo qual­ siasi movimento di espansione commerciale all’estero. Lo studio quotidiano dei fatti economici, l’attenzione che prestiamo allo sviluppo economico della Germania, alle lotte commerciali tra vari paesi, alle tendenze colonizzatrici dei grandi come dei piccoli Stati, ci hanno portato nella convinzione che l’ Italia ha bisogno dì espandersi commercialmente; ma perchè ciò possa avvenire non occorre affatto la espansione politica. Il Belgio, l’ Auslrin-Uugherin, la Svizzera hanno pure dato impulso al loro traffico, quantunque politica- mente non potessero espandersi o l’ Italia purché sappia dare incremento alle sue produzioni, adat­ tarle ai gusti e ai bisogni della clientela, e approfit­ tare delle occasioni, potrà vedere giorni migliori dal punto di vista commerciale.

Ma non si dica che per avere nuovi sbocchi com­ merciali occorre andarsi a mettere sopra quella balena addormentata che è la Ciua, non si dica che occorra mandare soldati e cannoni ; forse che, a cagion d’esempio, per la ferrovia Pechino-Canlon, la Cina non ha dato due concessioni, una a una

com-O

uia americana, l'altra a una compagnia franco-

ga, senza che occorressero note diplomatiche o di­ mostrazioni navali o cessioni di territori ? Se la Cina ha realmente un avvenire economico promettente, è evidente che l’Italia potrà trarne partito anehe seuza la concessione di territori e di baie, e se invece si

tratta solo di un accesso epidemico di chilometrite, in tal caso è miglior consiglio di riconoscere che per la mania di avere vasti territori l’ Italia ha già sacrificato uomini e capitali in misura considerevole e senza alcun beneficio e che l’ insuccesso presso il governo cinese potrebbe essere ancora un servigio reso all’Italia.

Il Lombroso noi citato articolo così conchiude lo considerazioni che gli suggeriscono gli odierni av­ venimenti italo-cinesi : « Nè vale il d ire : noi in ­ tanto prepariamo il terreno che feconderanno i ca­ pitali futuri ! È , come giustamente notava il Ferrerò, una delle più grandi illusioni derivata dalle tradi­ zioni classiche, quella di credere che la parte più

proficua della espansione coloniale sia l’ occupazione ed il dominio territoriale; quella di credere che l’aver inalberata la propria bandiera in un paese lontano vi crei una popolazione privilegiata in con­ fronto agli altri paesi per trar profitto dalle sue ricchezze naturali. Se ciò era vero ai tempi dei Ro­ mani, non lo è più oggi in cui il governo politico e l’ amministrazione delle colonie non recano che oneri, dopo lo spese d’ impianto, mentre il vero guadagno e il vero vantaggio si hanno negli im­ pieghi fruttuosi dei capitali; fruttuosi quando vi sieno minime spese di impianto e massimi utili. Mancando tali condizioni, si deve preferire l’ espan­ sione coloniale dove l’impianto non costa nulla, come in America e dove non occorrono nemmeno i ca­ pitali. Ma se i capitali ci fossero, potrebbero intanto fecondare i terreni italiani incolti che sarebbero mi­ gliorali con uno sforzo ben minore. Si ò veduto nell’ Africa, ove ormai stiamo quasi da quindici anni senza che un solo capitale italiano vi sia emigrato ad approfittarne. Nella stessa America del Sud, se noi avessimo mandato capitali insieme alle braccia dei nostri agricoltori, essi vi avrebbero formalo una seconda Italia morale, come accadde agli Stati Uniti del Nord per l’ Inghilterra; ma uon essendo arrivali i capitali, la colonia nostra vi è rimasta senza quella giusta influenza che dovrebbe avere. E noi vogliamo una conquista in China, dove mancano i rapporti di vicinanza, di razza, di civiltà, di religione. B i­ sogna dire che se siamo poveri e deboli nel mondo, ce lo meritiamo. »

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19 marzo 1890 L ’ E C O N O M I S T A 179

L'On. SONITO E LA FINANZA

In mozzo alla manifesta scarsezza degli attuali Ministri per ciò che riguarda la finanza dello Stato, e la indifferenza del Parlamento, che sembra ignaro del presente e non curante dell’ avvenire, l’ on. Sennino, cou un articolo nella Nuova Antologia, getta un grido d’allarme sulle condizioni attuali del bilancio e sul- l’ indirizzo della politica finanziaria.

Per quanto si possa essere discordi coll’ on. Son- nino sopra molte sue considerazioni e sopra alcuni suoi apprezzameli ; per quanto si possa anche r i­ tenere elio sia soverchiamente nera la pittura che egli tratteggia sulla condizione attuale ; per quanto, in­ fine, si possa sempre rimproverare a lui, cito tanti rimproveri muove a’ suoi successori, il modo col quale egli stesso cercò il miglioramento della finanza, non ò meno lodevole l’alto che egli compie ora, segnalando arditamente il pericolo.

Siamo abituati a vedere gli uomini politici, stu­ diosi, generalmente, di nascondere il proprio pensiero, affine di non compromettersi di fronte a qualsivoglia combinazione politica; o, se costretti a manifestare i loro convincimenti, li vediamo quasi sempre intenti ad affogare nei luoghi comuni e nelle frasi vaghe ciò j che dovrebbe costituire il loro programma; non può a meno, quindi, di essere ammiralo l'uom o che, proprio alla vigilia di una crise di Gabinetto, espone chiaro, preciso, e senza riguardi o reticenze il pro- ì prio intendimento ed il proprio giudizio; la lode per , il fatto esce spontanea, anche se non si dividono completamente le idee dello scrittore.

Riesce molto diffìcile riassumere quello che ha scritto il Deputato di San Casciano, il qualo rifugge dalle inutili frasi, e quindi condensa m olli fatò in poche righe. Qui sotto cerchiamo di riassumere l’ar­ ticolo; ora premettiamo alcune generali considerazioni. Siamo d’accordo e deploriamo con l’on. Sminino che il Ministero attuale abbia ripresa una politica finanziaria che aument i la spesa, e che, essendo impos­ sibili nuove gravezze, produce il disavanzo e, peggio ancora, apparecchia, se non sarà frenato a tempo, una situazione diffìcile al bilancio. Per quanto vi sieno sintomi confortanti di un lieve miglioramento nella economia del paese, miglioramento che avrà, senza dubbio, una ripercussione anche nelle entrate dello Stato, è penoso il vedere che si impiega e sciupa per spese non necessarie e non urgenti, quel fondo ancora in ape, che dovrebbe servire alla rigenerazione tri­ butaria. Siamo d’accordo e deploriamo con l’on. Son- nino che il Ministero abbia rallentata quella rigidità che era necessario mantenere in modo rigoroso tanto per l ’ indirizzo delle Banche di emissione, quanto per ciò che riguarda la circolazione in genere. Non sono che sette anni dacché pochi coraggiosi hanno obbligato il Parlamento ad una riforma bancaria, non ostante che tanta parte della stampa politica rifiutasse di riconoscere il guasto esistente ed il pericolo minac­ ciante, che non si può non essere impressionati doloro­ samente vedendo rinnovarsi, da una parte certi errori nella condotta del Governo verso gli istituti di emis­ sione, dall’altra una tendenza della stampa politica, più a scusare ed a difendere gli Istituti, che non ad esi- ere, magari l’eccesso, nella interpretazione rigorosa ella legge. Si aggiunga a questo stalo di cose, che non diremo grave, ma che può essere sintomatico,

l’ andamento folle della speculazione che spinge il prezzo dei titoli ad altezze inverosimili ed ingiustifi­ cate, e se ne trarrà come conseguenza, che ¡l'azione degli Istituti, se non incoraggia il disordine del m er­ cato, il che non vogliamo credere, sebbene taluno lo affermi, è per lo mono impotente a guidarlo ed a frenarlo. Tutto questo ricorda troppo epoche nou lontane che precedettero disastri gravissimi, perché uon si senta il bisogno di richiamare la attenzione del pubblico sui pericoli prossimi e remoli, o per­ ché non si abbia a lodare la voce autorevole che fa sentire un monito severo, anche se la severità dei giudizi sembri esagerata.

Mentre il disordine comincia a manifestarsi nuo­ vamente nello finanze dello Stalo, uello Banche, nella circolaziouo e nel mercato, non si esita a porro sul tappeto questioni poderoso che dovrebbero essere lasciate in paco fino a elio il paese non abbia me­ glio consolidata la propria ecotiotnia; e vediamo che si apre nuovamente In questiono dello costruzioni ferroviarie ; che due Commissioni parlamentari sol­ levano quella dell’ esercizio ferroviario; che a poco a poco le Banche di emissione (non giudicheremo ora se a torto od a ragione) richiamano talmente su loro la attenzione, che nou sarebbe da mara­ vigliarsi se sorgesse, fra non molto, un altra volta una questiono tiancaria; e elio per giunta arriva inaspettata ed irla di difficoltà d’ ogni genere anche una nuova questione coloniale cinese, mentre uon si è ancora digerito il disastro che la nostra inespe­ rienza ed incapacità ci Ita procurato nei primi ten­ tativi africani.

Come mai i governanti ammettono possibile che nelle attuali condizioni l’ Italia possa risolvere tutte queste questioni gravissime, è inconcepibile ; come non veggano che si va seminando il disordine nei più delicati e sensibili strumenti della pubblica eco­ nomia, non si può comprendere; — ed è veramente doloroso che i recenti fatti non abbiano servito a frenare le impazienze, a suggerire la prudenza, a far riflettere sulla gracilità delle forzo di cui dispone il paese. Non cesseremo mai dal ripetere elio lo Stato Italiano nella sua amministrazione è disorganizzalo ; e che ci attendono dei guai molto seri se non si provvede a tempo almeno ad arrestarsi sulla via, nella quale sembra si voglia procedere inconsidera­ tamente.

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180 L' E C O N O M I S T A 19 marzo 1899 « si discutano proposte di riform a di qualsiasi

« imposta, in quanto si traiti di migliorarne e ri-

* ino i«m arne, nei riguardi della giustizia distri-

« bulina, i criteri di esazione e di valutazione ». Segnaliamo questo parole perchè possono racchiu­ derò le linee generali ili tutto un programma di riférma tributaria ; e prendendone nota con vivo compiacimento, esterniamo il desiderio che l’on. Son- nino concreti con maggior precisione e con più. ampia trattazione questo suo intendimento.

Contenere le spese e riformare i tributi per farvi penetrare i criteri della giustizia distributiva ò stato sempre il nostro programma ; la giustizia distribu­ tiva, se non assoluta, almeno relativa, nei tributi, può esigere certi sgravi compensati da maggiori aliquote, in modo che il poso sia equilibrato in ra­ gione delle forze adatte a sopportarlo.

E noi siamo troppo convinti che la integrità del bilancio sia necessaria alla salute del paese per chiedere che si intraprenda una riforma tributaria a base di disavanzo. Accettiamo pure il criterio di mantenere le entrate attuali, ma, per renderle sop­ portabili, non lardiamo più oltre a migliorare a r i ­ modernare le tasse e le imposte, così che la giusti­ zia distributiva abbia almeno un principio ìli at­ tuazione.

Ma le questioni trattate dall’ on. Sonnino nel suo articolo sono molte e molto complesse ; ci riser­ viamo di discorrerne in seguito, anche per tener conto delle risposte che già si annunciano sovra giudizi, veramente eccessivi, che su alcuni fatti egli ha pronunciati. Sarà molto facile in certi casi che qual­ cuno ricordi all’ on Sonnino le sue proprie e gra­ vissime colpe ed esprima, quindi, meraviglia del tono da precettore che ha dato al suo articolo; ma noi intendiamo di discutere del presente e del­ l’avvenire più che del passato, ormai irreparabile. Intanto riassumiamo le parli principali dello articolo pubblicalo dalla Nuova Antologia.

* ♦ *

In base alla legge di assestamento e tenuto conto dei nuovi fatti, l’esercizio in corso presenterebbe nella categoria delle entrate e spose effettive un avanzo di 16 milioni, che si traduce in un disavanzo finale di oltre 6 milioni e mezzo aggiungendovi 22 milioni di spese per costruzioni ferroviarie od il lieve disa­ vanzo della categoria movimento di capitali ; il bi­ lancio 1899-1900 presenterebbe pure un disavanzo di 30 milioni, senza tener conto delie minori entrate per la perequazione della imposta fondiaria, e delle mag­ giori spese pei premi per la Marina mercantile o per la occupazione della Baja di San-muu.

E nota l’on. Sonnino che si rimandano, ma non si risparmiano, alcune spese, come quella per il risa­ namento di Napoli ; si aumentano gli assegni per le pensioni che gravano già sul bilancio per quasi cento milioni ; si fa concorrere lo Stato per l’ inte­ resse dei prestiti da farsi alle Casse agrarie, per i prestiti ai Comuni, per le condutture di acqua po­ tabile, per gli edilizi scolastici, per le bonifiche, per le opere marittime, per le sovvenzioni chilometriche alle nuove costruzioni ferroviarie. « Si spargono in- « somma a piene mani e in diverse e svariate forme « i semi di lussureggianti vegetazioni di spese pel « futuro, ripetendo gli errori commessi con la fa- « mosa legge ferroviaria del 1879 e con quella dei « lavori pubblici del 1881.

« La situazione generale del bilancio si va facendo « tale da destare qualche preoccupazione per I* av- « venire, e a malgrado della provvidenziale ripresa « nel gettilo di alcune entrate, cominciamo ad av- « viarci di nuovo sulla sdrucciolevole china dei di- « savanzi.

« Assale lo sgomento nel vedere come occorra # sempre ricominciare la stessa lotta, e come nulla « s’ impari dall’ esperienza del passato. Giorno per « giorno sfilano dinanzi alla Camera nuovi progetti « di maggiore spesa, senza che vi si contrapponga « mai alcuna economia, alcuna riduzione organica. » E qui I’ on. Sonnino enumera i progetti di legge per maggiori spese che sono attualmente in di­ scussione; e riportiamo in nota l’enumerazione, tanto essa ci sembra eloquente a giustificarne la tendenza l ).

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19 marzo 1899 L’ E C O N O M I S T A 181 E prosegua l’ on. Sonnino enumerando le perdite

di entrate che minacciano il bilancio ; per la pere­ quatone fondiaria, per la protezione degli zuccheri indigeni, per la riduzione di tassa ai biglietti in c ir­ colazione, per 1’ esaurimento del capitale spettante allo Stato dal Pondo del cullo; per il dazio sul grano che non crede si possa permaueutemonto te­ nere a 7.50 per quintale.

Quindi ricorda che la trasformazione della arti­ glieria da campagna richiederà almeno 50 milioni ; e crede che non si potranno tenere le compagnie dell'esercito così anemiche come sono ora, por cui « al minimo stormire di foglie, necessita richiamare ■ una classe o due sotto le armi, maudando così a « carte quarantotto tutto il famoso cousolidameuto • deila spesa. »

Ed acutamente osserva:

« Intanto mentre mancano, per difetto di denaro, « e cannoni e fucili e uomiui e istruzione, si è visto • aumentare di mezzo milione le pensioni a chi fece • cinquantanni addietro una sola campagna; e ora « si vorrebbero concedere nuovi d iritti alle famiglie • dei richiamati sotto le armi. Sempre I' accessorio « anteposto all'essenziale I

« E quando comincieremo a provvedere seriamente • alla difesa delle coste, per la quale vediamo slan- . ziate nel 1899-1900 sole 1,050,000 lire, oltre ad « un milione per la Spezia, somme insufficientissime « al bisogno? Basta leggere le importanti relazioni « del capitano Mahan, pubblicate dal Time*, sulla « guerra tra gli Stati U uili e la Spagna, per eoo- « vincersi quale grande importanza abbia per noi la « difesa delle coste, date le condizioni attuali delle « arti guerresche. »

Analoghe osservazioni fa per la marina da guerra e nota che la spesa stanziata in 4.8 milioni per la marina mercantile salirà a 10 m ilio n i; ed aggiunge su tale proposito < si parla di pi esentare una legge, « ma è lecito dubitare che il Governo voglia por­ li tarlo iu fondo per non destare le opposizioni dei « deputati dei collegi interessati. »

Il brano che riguard i le pensioni va riportalo in ­ tegralmente, perchè ciò che si fa da qualche tempo è ìu flagrante contraddizione coi ripetuti voli del Parlamento.

« L'aumento annno medio è stato di circa Li- « re 1,165,000. Fin dove andremo? Certo con le leggi < attuali, ad una maggiore spesa annua di una ven-guerra (?); - n. 112. Modificazioni alla legge sul re­ clutamento, L. 150.000 annue per soccorsi alle fami­ glie dei richiamati: si compenserebbe con parte delia tassa militare da introdursi; - n. 113. Castelcapnano a Napoli: L. 219.62$; - n. 115. Tasso sulle assicura­ zioni: minore entrata annua di L. 300.0t>0: - n. 119, Ufficiali subalterni commissari: spesa annua L. 100000; - n. 120. Documenti finanziari della Repubblica Ve­ neta: L. 24.000 in quattro rate; - n. 122. Viabilità obbligatoria di Messina: L. 346.410 in tre rate; - n. 123. Università di Torino: L. 111.500; - n. 124. Pen­ sioni degli operai della marina: progressione annua di circa L. 40.000 con aumento finale di L. 800.000 annue; - u. 129. Alluvioni e mareggiate, spesa di L. 2.550.000 in tre rate; - n. 1 4 0 /Esposizione di Pa­ rigi. L. 1.300.000 in due r a t e ;- n . 141 Prestiti per edilìzi scolastici, progressione annua di L. 130.000 fino a L. 1.309.000 di maggiore spesa annua; - n. 145. Sui delinquenti recidivi, (?) spesa per l'impianto e il mantenimento delle colonie penitenziarie; - n._ 146. Com&cchio: si abbandona uu credito e si

contribui-« tiña di milioni. E ogni giorno si vedono concedere « nuovi e maggiori diritti. La metà della spesa per le « pensioni appartiene già oggi ai due Ministeri mi- « iitari e la legge dei limiti ui età è stata applicata « soltanto da meno di un biennio all’ esercito, _o da « meno di un anno fu allargata quella già in vigore s par la marina; onde da ora in là avremo un periodo « tli maggiore progressione che non per il passato. * E dinanzi alla Camera vi è un progetto por au- « monto di 38 ufficiali nei gradi superiori deìl'arti-< glieria o del genio, e già si parla di fare qualcosa

« di simile per la cavalleria. *

« Nel dicembre scorso il Parlamento ha approvato « un articolo di legge che invita il Governo a pre- « sentare entro il marzo 1899 i provvedimenti necea- « sari per porre fine al continuo incremento del ca-* rico delle pensioni. »

« E intanto nel dicembre stesso abbiamo veduto « aumentare di mezzo milione all’ anno le pensioni « ai veterani del 1848, e troviamo messo all'ordine « del giorno della Camera un disegno di legge che t aumenta di oltre il 26 per cento le pensioni agli « operai avventizi della marina. »

* L ’aumento di pressoché mezzo milione già pro- « posto dal Ministro dell'istruzione, negli stipendi « degl'insegnanti degl'istituti tecnici, porterà dietro « di sé un aumento proporzionale nelle pensioni ; e < già si parla nei giornali di affidamenti dati pel « riconoscimento, agli effetti della pensione, degli « anni di servizio prestati negli Istituti pareggiati « commiati c provinciali, dagl’insegnanti passati poi € al servizio dello Stato. Intanto il ministro della « guerra ha accettato in massima di equiparare alle « campagne già dichiarate nazionali quella delle le- « cloni volontarie nell'Agro Romano nel 1867. E ¡I « Governo non si è opposto a che venissero conside- « rati per gl’impiegati dell'cx-raacinato gli anni pre- « stati in servizio straordinario, secondo il progetto « d’iniziativa parlamentare.

« E tutti gli aumenti organici delle amministra- € zioni centrali di cui tanto abbiamo sentito parlare € recentemente, per la lodevole quanto vana resi- « stenza appostavi dal Senato, porteranno le loro « conseguenze sul carico delle pensioni. »

« Dal Ministero delle poste in queste ultime setti- « mane partiva l’invito a parecchi impiegati anche nei « gradi superiori, perchè chiedessero il collocamento « a riposo, avendo raggiunta l'età o gli anni necea-< sari; e si sono mandati in pensione numerosi im-< piegati ancora validissimi.

E dopo aver accennalo alle maggiori spese per ì lavori pubblici, l’on. Sonnino rileva che vengono « rimesse in circolazione tutte le vecchie frasi e ; sce ad un prestito per L. 9.000 annue; - n. 147. Or­ ganici della pubblica sicurezza : maggiore spesa an­ nua di L. 467.400; - n. 148. Credito della Banca d'Italia: spesa di !.. 213.752; - n. 149. Acquisto dei quadri di 8. M. Nuova in Firenze, L. 495.000, rim­ borsabili in 18 annualità ; - n. 153 (Iniziativa par­ lamentare). Computo del servizio prestato dagli im­ piegati straordinari dell' ex-macinato (?) ; aumento nelle pensioni ; - n. 157 (iniziativa parlamentare con­ cordata col Governo). Campagna nazionale di Men­ tana, (?) aumento nelle pensioni.

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....

182 L’ E C O N O M I S T A 19 marzo 1899

« forinole, che furono già causa di tanto illusioni, « di tanta spensierata», di tanti dolori. »

Ci occuperemo in seguito di (pianto giustamente l’on. Sminino rimprovera all' on. Vacche!lì circa la teoria da (juesti esposta sulle sposo per le costru­ zioni ferroviarie ; ora riassumiamo brevemente la Pnr io dio riguarda le banche e la circolazione nella quale ci semiira che lo scrittore sia da una parte meno sereno nei giudizi e dall'altra più dimentico del­ l’opera propria, non certamente lodevole.

L ’on. Sminino si domanda perché mai l’ aggio aumenti, mentre si notano veri miglioramenti nella economia del paese ; ed osserva :

« Perchè invece di lavorare a ridurre la massa della « carta in circolazione, sia quella dello Stato a corso « forzoso, sia quella delle Banche con corso legale « ma egualmente inconvertibile, le leggi del 1897 e « del 1898 e tutta la politica posteriore del Governo « hanno mirato unicamente a procurarsi qualche mag- « giore agevolezza di Cassa, oppure e più ancora ad « aumentare gli utili delle Banche, dimenticando il « fine nell’ansiosa ricerca del mezzo.

« A questo riguardo va segnalato in primo luogo

j

« l’abuso a cui si è giunti nel lasciar applicare le j < specie di proprietà del Tesoro alla riserva metal- « lica della Bancn d'Italia per gli effetti della cir-< colazione. Da pochi milioni di moneta divisionale j « che venivano dal Tesoro lasciate temporaneamente I « nello casso della Banca specialmente in occasione « o in vista di forti o improvviso domande di anti- ! « cipazioni statutarie, si andò crescendo in modo che « al 31 ottobre 1897 la somma di tali fondi era giunta « a 54 milioni mentre le anticipazioni statutarie a j « quella data erano a zero. E un anno dopo, cioè al [ « 31 ottobre 1898, troviamo che la somma delle spe- « eie del Tesoro adibite alla riserva della Banca «supera i 57 milioni. Date queste proporzioni, il | « procedere del Tesoro non sembra pienamente giu- « etificabile, nonostante le dilucidazioni fornite inci-* dentalmente dal ministro Vacchelli (9 marzo 1899) j « rispondendo ad una interrogazione sulla riemissione < degli spezzati. Con questo sistema le cifre relative « alla entità c alla composizione delle riserve delle « Banche pubblicate nei bollettini mensili ufficiali « perdono ogni serio valore, poiché esse comprendono, « ma senza che venga fatta alcuna distinzione, ingenti « somme di specie metalliche che non sono affatto « proprietà degl’ Istituti ; oltrcdichè il Parlamento e * il pubblico non hanno modo alcuno di sindacare, « nemmeno all’ingrosso, quanta parte della carta che « nel mercato pesa sulle condizioni della circolazione ! « monetaria, dipenda dalle vicende dell’ amministra- « zione bancaria, e quanta dalle strettezze e dagli « espedienti del Tesoro.

* Dalla fino del 1898 al 31 ottobre 1898 le Banche « poterono liquidare le loro immobilizzazioni per mi- « ¡ioni 56.G; il loro portafoglio interno era diminuito « d i 11 ; le anticipazioni di 8.

« A prima vista si potrebbe dai profani ritenere « che la circolazione dovesse essere diminuita di una « somma corrispondente, cioè di milioni 76.6 o circa. « Anzi a questa cifra potrebbe aggiungersi quella < della diminuzione verificatasi nelle riserve metalliche «cioè nell'oro e nell’ argento tesaurizzato. Questa « diminuzione sale per l’ oro a milioni 52.5 e per lo « argento a 18.2, totale milioni 70.7.

« Dunque 76.6 di minore impiego di carta in affari « incagliati, in sconti commerciali e in anticipazioni. « più 70.7 di fondi metallici realizzati sotto varie forme « (e trascuro ogni computo dell'aggio su questi fondi) j « dovrebbero o potrebbero dare una diminuzione di « circolazione di 147 milioui o della maggior parte « di tale somma. Invece questa diminuzione al 31 « ottobre non è che di 4.5 milioni. Faccio astrazione

« in tutte queste cifre dalla circolazione per conto « del Tesoro. »

« Come si spiega f Con 1’ aumeuto degl’ impieghi « diretti in titoli per milioni 110.3, e degl’ impieghi « all’estero per 28.7. »

« Abbiamo qui l’esempio di 140 milioni che avreb- « bero potuto in questo spazio di ventun mesi essere « impiegati alla riduzione della massa superflua di « carta in circolazione, visto che non orano richiesti « da alcun bisogno del commercio, e invece sono stati « impiegati unicamente ad accrescere gli utili delle « Banche, con detrimento della cosa pubblica. »

* Nel novembre successivo vediamo ripetersi un « fenomeno analogo. La differenza tra l’aumento del « portafoglio e della riserva (non sappiamo se con « l'aiuto del Tesoro o senza) da un lato e la dimi- « nuzione delle partite immobilizzate e nelle antici- « pazioni dall’altro, giustificherebbe un aumento di « circolazione di circa 7 milioni. Invece la vediamo « aumentata di 27 milioni, e gl’impieghi diretti cre- « scono di 11.7 milioni. Si seguita insomma nello « stesso indirizzo. »

• La stessa via batte, pur troppo, anche la cir- « colazione dello Stato, dal 31 Dicembre 1896 al 31 « Ottobre 1898. I biglietti di Stato sono aumentati * di milioni 53,5 »

L’ on. Sonnino vorrebbe pertanto che si diminuisse la massa dei biglietti di Stalo in circolazione, e che ogni maggior somma degli spezzati, oltre i H O mi­ lioni rappresentati dai buoni di cassa, fosse impie­ gata a ritirare biglietti da lire 5 e qualche milione di moneta di bronzo che soverchia i bisogni del mi­ nuto commercio.

Ed afferma che occorre « premere in ogni modo « sugli Istituti di emissione, tanto legalmente quanto « amministrativamente, perchè la loro carta in cir- » colazione si restringa, col progredire delle smo- « bilizzazioni e con I’ accumularsi successivo delle « riserve, alle quantità che rappresentino veri affari « commerciali. Occorre evitare di fomentare la falsa « speculazione con intempestivi o prematuri ribassi « nel saggio dello sconto, in contrasto con le con- « dizioni generali dei mercati europei e nostre. Oe- « corre tener sempre presente che fino a tanto che « i biglietti non siano convertibili a vista e a spor- « tello aperto, in moneta legale, è all’ azione della « legge e alla vigorosa vigilanza amministrativa che « resta esclusivamente affidata la funzione di freno, « che compie, nelle condizioni normali di circola- « zione, l'affluenza del pubblico presentantesi al ba- « ratto, per contenere l’eccessivo allargamento della « carta, a cui spingono sempre I’ ingordigia degli « Istituti di aumentare i loro utili e i clamori di « tutti gli affaristi che pretendono di speculare senza « mezzi propri e rischiando il dauaro altrui. »

E iufme riportiamo la chiusa dell’ articolo: « Non credo che il Parlamento sia oggi disposto « a votare altre imposte, né di ciò saprei dargli torto. « Vi è un tempo per tutto, c non è all’ indomani delle «convulsioni del maggio clic si può parlare di au- « mentare le fiscalità esistenti. •

« Se il bilancio si trova in condizioni strette, si < contenga maggiormente la spesa, e si soprasseda « alle affrettate riduzioni di tributi.

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19 marzo 1899 L’ E C O N O M I S T A 183 « In un paese come il nostro che ha una notevole

« parte del suo debito pubblico ancora all'estero e « che cerca in ogni modo di attrarre a sé il capitale « forestiero, bisogna procedere assai più cauti nei ten- « tativi di riforma che possano mettere a repenta* < glio il pareggio del bilancio; poiché ogni accenno « di un ritorno ad una situazione difficile della fi- € tianza, scuotendo fortemente il nostro credito al- « l'estero e determinando precipitosi ritorni dei titoli « pubblici in Italia e conseguenti precipitosi, ribassi « nel loro prezzo e rialzi nei cambi, con altrettanti « subitanei richiami all'estero dei capitali qui imjne- « gati, può essere cagione di forti ed inaspettate crisi, « con una tarda e profonda ripercussione su tutto il « movimento economico, sia industriale, sia agricolo, < sia commerciale della nazione.

« Non si tratta qui, secondo la distinzione molto co- « moda con cui pretenderebbero di chiuderci la. bocca « i partigiani della finanza leggera a base di riduzione « di tasse e di scialo nella spesa, di scegliere tra due < scuole diverse, di cui l'una voglia l’eqmlibrio del « bilancio come scopo a sé stesso facendo completa * astrazione daU’economia nazionale, c l'altra consi- « deri invece come indissolubilmente associati questi < due grandi interessi.

* Si tratta bensì dello asservire o meno la buona « finanza a scopi di opportunismo parlamentare, tutto • sacrificando, anche i maggiori interessi nazionali «del domani, alle preoccupazioni della facile popo- « laritò pel momento.

« È procedendo con metodi simili che, dopo rag-* giunto il pareggio una prima volta mediante sforzi « eroici, l’Italia, per la inconsiderata brama di antici- « pare il godimento delle vaticinate futuro ricchezze, « si lasciò trascinare dalla corrente fino all'orlo del- « l'abisso. E a non risospingerci sulla stessa dolorosa « via, occorre che la politica finanziaria del Governo « dia maggiore prova di sinceriti, di prudenza e di « fermezza: di sinceriti, non tendendo a indebolire j « la coscienza finanziaria del paese ed a velare la

j

« situazione reale del bilancio, col ripristinare le spe- « ciose formule delle « casse speciali », dei « mi^jio- « ramenti patrimoniali » et timilia ; di prudenza,“ n • mettendo leggermente lo scompiglio nelle entrate «dello Stato e delle aziende locali; di fermezza, po* « nendo virilmente freno al rovinoso aumento delle « pubbliche spese.

l i CONDIZIONI DEL WYORO SULLE STRADE FERRATE

in alcuni paesi d’ Europa

L’ utilità e l’inleresse di una indagine sulle con­ dizioni del lavoro nella industria dei trasporti fer­ roviari si possono facilmente desumere non solo dal numero considerevole di persone occupate in quella industria, ma anche dalla importanza vitale della industria ferroviaria e dalle condizioni peculiari della sua amministrazione. Le strade ferrale sono diven­ tate per gli Stati moderni una vera necessità vitale; senza di esse la immensa produzione, la minuta d i­ visione del lavoro e delle funzioni, il vasto com­ mercio, in breve, la intensa vita industriale del nostro tempo sarebbe del tutto impossibile. Una in­ terruzione di lavoro, che in altre industrie è dan­ nosa, può divenire nella indnstria ferroviaria assolu­ tamente disastrosa e il problema del lavoro è pertanto più grave, più imponente in questa industria che in qualsiasi altra e a maggior ragione esso va stu­ diato con cura e con assirtuità per avere, quanto più è possibile, la pace nei rapporti tra capitale e lavoro.

Il carattere quasi pubblico della industria ferroviaria dà inoltre agli addetti di questa industria una posi­ zione alquanto eccezionale, che si riverbera sui pro­ blemi comuni agli operai di lutto le altre industrie. Per questo pare a noi pregio dell’ opera di stu­ diare le condizioni del lavoro ferroviario in alcuni paesi d’ Europa, quali l’ Inghilterra, la Francia, il Belgio, la Prassi», la Sassonia o la Svizzera, che possono dirsi rappresentativi di sistemi differenti, di condizioni varie e talvolta di tendenze politico-sociali pure diverse. Ora che la questione del lavoro fer­ roviario, dopo la pubblicazione dei risultati della in ­ chiesta testò compiuta in Italia ò, può dirsi, all’ordine del giorno, ci pare utile di riassumere i risultali dello indagini compiute da un Americano, il dr. Walter E. W eyl e pubblicali dall’ Ufficio del lavoro di Wa­ shington. L ’ obietto del citato scrittore non era quello di risolvere certi problemi, ma di presentare un complesso di fatti che siano d'aiuto nella soluzione di quelli. Lo scopo della relaziono del Weyl è quello di dare uno sguardo generalo al vasto campo del lavoro ferroviario e a questo fine egli considera an­ zitutto la statistica delle occupazioni o tenta di mo­ strare come e perchè la cifra del personale ferro­ viario è aumentata, l’effetto dell’aumonlato traffico sul numero di quel personale, la estensione che ha avuto la economia della forza del lavoro e quali classi di addetti all’ industria subirono la influenza di queste causo. A questo proposito, egli esamiua lo stato del personale, la sostituzione del lavoro femminile a quello maschile e lo condizioni generali del lavoro femminile sulle ferrovie. La discussione dei salari prende la forma di un confronto fra i salari pagati nelle ferrovie in vari paesi e di un confronto fra i salari nell' industria ferroviaria e in altre industrie e dà motivo a considerare i salari pagati nelle va­ rie categorie d’ impiego. Nè vengono trascurati i sup­ plementi e i complementi delle retribuzioni che r i ­ cevono gl’ impiegati, quali l’ abitazione, il carbone ec. E riguardo alle ore di lavoro la relazione considera la durata del lavoro nel servizio ferroviario, la de­ terminazione di quella durala in vari paesi e in che misura quella deierminazionc può dirsi riuscita.

Passando poscia ad esaminare le relazioni tra gli addetti alla industria ferroviaria e le Compagnie od Amministrazioni, sono accennati i metodi di reclu­ tamento del personale, le condizioni di ammissione al servizio e di licenziamento; le questioni connesse col lavoro avventizio, le norme relative allo promo­ zioni e i regolamenti disciplinari, ai quali sono sot­

toposti gli addetti. I problemi della organizzazione del lavoro ferroviario nei vari paesi, sono pure esa­ minati e la storia e lo stato presento delle princi­ pali Società di ferrovieri è diligentemento riassunta. Le istituzioni di previdenza per gl’ infortuni, i soc­ corsi por malattia, le pensioni, sono trattati con qual­ che larghezza, specialmente in quei paesi nei quali hanno una certa importanza e formano una parte dei guadagni del personale. Ma nel considerare questi ed altri argomenti compresi nella questione del lavoro'ferroviario, l’ uniformità della trattazione è talvolta sacrificata allo scopo di dare a ciascun argomento la sua importanza relativa e di metterlo in relazione con altri soggetti, con cui in un dato paese è organicamente uoito.

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184 L ’ E C O N O M I S T A 19 m arzo 1899 diviene giornalmente un fattore sempro più impor­

tante nella nostra vita industriale o sociale e mentre il costo di ogni servizio individualo va diminuendo, l ’aiimontare totale del capitale e del lavoro dedicato al movimento delle persone e delle cose si accresce a rapidi sbalzi. Duo fattori hanno contribuito a pro­ durrò l’aumento, ed uno la diminuzione della forza di lavoro: i primi sono la maggior lunghezza delle strade ferrate e la maggior densità del trasporto sullo vecchio linee, il secondo l'economia più notevole della forza di lavoro resa possibile sulle ferrovie dai metodi perfozionati e dall'aumentato traffico. Ciascuno di questi fattori ha agito a un grado dilTerente in ciascun paese, ma la grande preponderanza dei fat­ tori che hanno crealo maggior lavoro su quelli che ne hanno fatto risparmiare, ha prodotto nei paesi presi in esame un grande aumento assoluto nel nu­ mero degli addetti alle ferrovie e un aumento re­ lativo nella proporzione in cui essi stanno alla totale popolazione lavoratrice.

Inoltre è evidente che il lavoro ferroviario deve nel suo insieme essere soggetto a una serie di in ­ fluenze sim ili a quelle che sono state efficaci in altri campi di lavoro. I fattori che elevano o deprimono 10 standard of life o tenore di vita degli impiegati ordinari, agivano con eguale forza sugli uomini im ­ piegati nel servizio ferroviario ed era naturalmente da aspettarsi che i salari nelle ferrovie si appros­ simassero grandemente a quelli delle industrie che richiedono un eguale ammontare di abilità e di at­ tività. Della verità di questo fatto generale, la in ­ vestigazione compiuta lascia poco a dubitare. Risul­ terebbe infatti che nel complesso i salari ferroviari sono alti nei paesi dove gli altri salari sono alti, e bassi dove le mercedi ordinarie sono basse. La stessa corrispondenza è messa in luce per le varie parli di un medesimo paese e per le località urbane e rurali di un dato paese o distretto; i salari dei ferrovieri j variando coi salari del paese e col costo della vita | nel distretto nel quale i ferrovieri vivono. Una ap­ parente eccezione si nota in alcuni paesi per i gradi \ superiori d’ impiego, ma questo si deve parzialmente al fatto che i salari sono sotto la influenza del luogo dove vengono reclutati gli impiegati, come pure alla j località nella quale servono e alla frequente ne- ! cessità di importare tale lavoro da luoghi dove è a buon mercato a luoghi dove non esiste od almeno j non in quantità sufficiente.

Il confronto statistico dei salari non giustifica la conclusione che i salari sono più alti o più bassi soltanto in conseguenza della proprietà di Stato delle j ferrovie. Furono fatti tentativi per stabilire l’ effetto della proprietà di Stato sui salari ferroviari in alcuni paesi dove i due sistemi coesistono, ad es. in Francia, nel Belgio, in Austria, ecc. 1 risultati, tuttavia, non permettono di stabilire una regola generale, la pro­ prietà delle ferrovie essendo congiunta in modo inestricabile con altre condizioni. Per dare un esempio, molte delle variazioni nei salari ascritte alla proprietà di Stato sembrano doversi attribuire a differenze territoriali. Così i salari sulle ferrovie di Stato francesi sono determinati tanto dalla situa­ zione favorevole delle linee e dal piccolo ammon­ tare del traffico quanto dal fatto della loro proprietà in mano allo Stato.

È interessante, tuttavia, notare a questo riguardo 11 desiderio generale da parte degli impiegati di veder passare le ferrovie nelle mani dello" Stato.

Gli impiegati ferroviari di Inghilterra, di Francia e della Svizzera, nella misura che la loro volontà è resa manifesta dalle dichiarazioni dolio loro associa­ zioni, esprimono il vivo desiderio elio lo Stalo acqui­ sti le ferrovie, domanda questa che sta per essere soddisfatta nella Svizzera. Che le previsioni del personale riguardo al fatto, che le condizioni ge­ nerali del servizio verrebbero migliorale e che il governo sarebbe più suscettibile di pressioni che non le compagnie private, abbiano ad realizzarsi è almeno incerto, specialmente date le restrizioni imposte alle organizzazioni di impiegati nel Belgio, in Prussia ecc. ma il sentimento in ogni caso è quello che viene assai chiaramente espresso dalle aspirazioni dei fer­ rovieri negli accennati paesi.

La questione degli effetti che la proprietà di Stato ed il controllo di Stato hanno sul saggio dei salari è intimamente congiunta con un altro problema, cello dell’ influenza degli altri vantaggi derivanti all’ impiego, sui salari in moneta. È una verità ele­ mentare che gli impiegati aventi il medesimo grado di abilità, di intelligenza e di indipendenza sono re­ tribuiti con salari in moneta in ragione inversa agli altri vantaggi derivanti dall’impiego. Così un macchi­ nista può preferire la mercede di 40 lire la settimana a quella di 50 o 00 lire se è assicurato che avrà un certo ammontare di premi o di gratificazioni e che può contare su una occupazione permanente e su la pensione per sé o per i propri eredi in caso di morte, di malattia o di invalidità. Questo spiega molte variazioni dei salari che si notano in varie parti del servizio ferroviario e in vari paesi e per differenti sistemi entro un dato paese. La dove sono in uso i premi pel risparmio del carbone e dell’ olio, i salari non sono così alti come negli impieghi dove non si trovano fonti addizionali di entrata. 1 bassi salari della ferrovie francesi e tedesche sarebbero impassibili, con altre parole cesserebbero di attirare la medesima qualità di persone, se non vi fossero le casse pensioni a beneficio del personale. Una cor­ retta analisi dei salari deve prendere in considera­ zione non solo i salari in moneta, ma anche quella retribuzione che assume la forma di pensioni, premi,

ratificazioni, ecc., come pure i vantaggi derivanti al carattere fisso dell’ impiego.

Altre cause influenti sui salari e in generale sulle condizioni del lavoro ferroviario meritano di essere esaminate e lo faremo in altro articolo, ter­ minando così queste considerazioni generali, pre­ messe alla analisi delle condizioni proprie di cia­ scun paese.

(Continua)

LE OPERAZIONI DEGLI ISTITUTI DI EMISSIONE

e il saggio dello sconto

(9)

19 marzo 1899

L ’ E C O N O M I S T A

186

La situazione delle operazioni de^li Istituti di emissione, al 31 dicembre 1896, ossia prima dei provvedimenti del 1897, di cui si fece parola in altro articolo, e al 30 giugno 1898 si può riepilogare in queste cifre, in milioni di lire :

Buca d'Italia Buca di Napoli Buco di Sicilia

n dirmi Il flirt# Il linai. Il ratio H 11 •■»- » iloti«

UH liti UH UH 111« 1118

Portatoci- Ini. 419.4 ita .» «8.1 37.5 *7.« n . »

Amie (»«aloni t i , 0 18.0 OSO t* 6 3.7 3 5

T it o li... 10». 0 133.0 19.7 75.9 8-5 15.1

Graditi oli'Ini. 15 1 « 1 1 9 t» 9 13 6 9.7

• inll'wtcro 49.1 70 0 o.s 0.1 1.3 0 9

Erano, adunque, in aumento gl’ impieghi in titoli e i crediti alt'interno, eccettuato il Banco di Sicilia; erano in diminuzione il portafoglio interno e le an­ ticipazioni. I credili sull'estero presentavano per la Banca d'Italia il notevole aumento di 30 miiioui.

Considerando a parte le operazioni di sconto, come quelle più importanti dal punto di vista della funzieue economica delle Banche alt emissione, è da notare che notevolissime sono le operazioni di sconto che gl'Istituti di emissione compiono a un saggio inferiore all’ ufficiale. Per la Banca d’ Italia siffatte operazioni superano, per ammontare, le altre a saggio normale; e se durante i primi cinque mesi del 1897 il distacco fra le due categorie non fu molto rile ­ vante, sensibilissimo divenne, invece, a partire dal mese di giugno, tanto che nel mese di dicembre 1897 l’ importo delle operazioni a saggio minore rimane molto al disotto di quello delle operazioni a saggio normale.

E altresì notevole che, mentre durante il secondo semestre del 1897 gli sconti in genere presentatisi presso il maggiore Istituto in quasi continuo aumento essendo saliti da milioni 89.3, avotisi in luglio, a milioni 117.3 avutisi in dicembre; l’ aumento è quasi esclusivamente rappresentato dagli sconti a saggio ridotto, cresciuti da milioni 53 7 a milioni 82 2, oscillando invece gli sconti a saggio normale entro lim iti ristretti, fra un minimo di milioni 33.1 e un massimo di 35.7.

Non meno ragguardevoli sono stati gli sconti, di di cui trattasi, per il Banco di Sicilia. Anche ivi le variazioni che presenlansi nel complessivo ammontare degli sconti, sono, per la parte di gran lunga mag­ giore, dovute appunto a variazioni nelle operazioni a saggio ridotto; qu'-ste, infatti, che nel gennaio 1897 sopra uno sconto complessivo di milioni 18.3 rap­ presentavano milioni 11.8, scesero a milioni 8.1 nel maggio di quell’ anno, quando lo sconto complessivo era calato a 13.8 milioni, nell’ alto che gli sconti a saggio normale da milioni 6.4 erano dim inuiti ap­ pena a milioni 3.7. In seguito, però, rinvigorendosi l’ ammontare dello sconto complessivo, esse pure si espandono, e alla fine di quell’ anno costituiscono circa i tre quarti dello sconto totale, e cioè m ilioni 19.4 su milioni 23.7, mentre le operazioni a saggio normale si limitano a milioni tì.3, vale a dire a una cifra lievemente inferiore a quella di principio d’anno. Anche più ragguardevole è stato l’ andamento delle operazioni di questa specie presso il Banco di Napoli. Per questo, nel mese di gennaio, mentre lo sconto generale è limitato a poco più di 18.4 m ilioni, le operazioni a saggio normale già sono inferiori, per ammontare, a quelle a saggio ridotto. Poi mentre le prime si conservano, a un dipresso, nell’ antico

importo ed anzi accennano a diminuire, le altre in­ vece vanno rapidamente, e in forte misura, salendo così Che nel mese di dicembre le uno ascendevano appena a 7 milioni, e le altre a milioni 62.7 su uno sconto generale di milioni 09.7, vale a dire che, in quel mese, le operazioni del Banco di Napoli erano co­ stituite per circa un decimo da sconti al saggio nor­ male, e per circa nove decimi da sconti n saggio inferiore al normale.

Nel primo semestre del 1898 le operazioni di sconto, secondo che sono state a saggio ufficiale nor­ male, oppure a saggio inferiore a quello ufficiale, si distinguevano nel segueute modo in milioni e cen­ tinaia di migliaia di lire.

Bua d’ Italia Bua di Napoli Banco d Sicilia

Silfio ridotta Saffi#

ai ralla lin i#rtlolt» nomilaSitila Sudoridano DamiloSafflo

Dannato 1818 30 * 07.5 0.0 40.1 5 .* 18.6 Febbraio • is % 63 9 6.4 31. t 5 1 13.6 Marx» » 31 * 60 9 6.5 39 b 5 6 15.1 Aprila » 31.3 75.0 6 8 41 8 6.0 17 3 Maggio • 33.1 89 0 7.1 35. ì 5.6 18.8 Olngno » 34.3 107.1 7.1 44 4 5 7 Ì5 3

Come si vede le operazioni a saggio ridotto su­ peravano in misura notevole quelle a saggio nor­ male e la tendenza è in generale all’ aumento di quelle della seconda specie. Come è noto, le opera­ zioni di sconto - saggio ridotto possono distinguersi in due categorie. La prima trae la sua origine dal- l’arl. 4 dell’ atto bancario del 10 agosto 1893, che consente agli Istituti di emissione di scontare a un saggio d e lti per cento in meno gli effetti cambiari ceduti dalle Banche popolari, dagli istituti di sconto e da quelli di credilo agricolo, organizzati per ser­ vire da intermediari tra il piccolo commercio e gl’ istituti di emissione o per lo sconto dei warrant» dei magazzini generali o dei depositi franchi, pur­ ché però I’ ammontare di siffatti sconti di favore non olirepassi i lim ili prestabiliti per ciascuno isti­ tuto. L ’altra categoria deriva dal r. decreto 25 ot­ tobre 1895, emanato in applicazione dell’ art. 35 della legge 8 agosto 1895, in virtù di cui gl’ istituti, tenuto conto delle rispettive disponibilità di fondi e delle condizioni del mercato, e purché l’ammontare della circolazione dei biglietti non ecceda i lim iti normali segnati dalla legge, possono scontare cambiali pre­ sentale e garantite da firme commerciali e bancarie solidissime, ad una ragione inferiore alla normale, stabilita trimestralmente dal ministro del Tesoro, ma non mai inferiore al 3.50 per cento.

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180 L* E C O N O M I S T A 19 marzo 1899 certo sopravvento sulle prime. Presso il Banco di

Napoli le operazioni di risconto o di sconto dei warrants superarono, duratile tutto I’ anno, quelle in relazione al Decreto del 25 ottobre 1895, seb­ bene la differenza, a volte molto sensibile, venisse verso la fine dell’anno assottigliandosi. Diversamente procedettero le cose presso il Banco di Sicilia. Presso (mesto, infatti, gli sconti a saggio ridotto, a norma del citato decreto, si mantennero sempre superiori ed anzi notevolmente superiori a quelli al saggio di favore previsto dalla legge del 1893; e mentre le prime andarono sempre più allargandosi, le seconde, già in piccola cifra, si vennero affievolendo, rendendo in tal modo assai forte il distacco dell' ammontare delle une dall’ ammontare delle altre. Cosi nel mese di settembre 1897, mentre la Banca d’ Italia su uno sconto complessivo a saggio inferiore ili milioni 82.2 aveva fatto operazioni in relazione all’ art. 1 dell’alto bancario per milioni 39.5, e operazioni in relazione al pecroto del 1895 per milioni 42.0; e mentre il Banco di Napoli su milioni 62.7 di sconti a saggio ridotto, ne aveva compiuti 35.5 in operazioni della prima specie e 29.1 in operazioni della seconda specie; il Banco di Sicilia, invece, con uno sconto complessivo a saggio inferiore di milioni 19.4 dava milioni 1.9 per le operazioni della prima specie, e milioni 17.4 per le altre.

In conclusione, circa un quinto delle operazioni di sconto presso gl’ Istituti di emissione viene fatto al saggio normale, e gli altri quattro quinti al saggio ridotto, che va dal 4 al 5 per cento. Ciò ò impor­ tante a notarsi per poter giudicare correttamente la politica di sconto dei delti Istituti.

Rivista Economica

L’ispezione triennale e g li is titu ti di emissione

Le Casse postali di risparmio a fine dicembre 1898

Per il Credito rurale in GermaniaLa que­

stione monetaria al Chili.

L ’ ispezione trie n n a le e g li is titu ti di ernia sione. — In confronto ai rilievi che furono fatti da- gli ispettori nella loro visita triennale, la Commissione permanente avrebbe osservato : — In ordine alle par­ tite incagliate, che gli ispettori avevano valutato in circa 34 milioni per i tre istituti, la Commissione permanente di vigilanza ritenne che tali non pos­ sano dirsi se non alcune partite di poche centinaia di migliaia di lire, non essendo giusto nò conforme alla legge, ravvisare un incaglio in tutte le rinnova­ zioni cambiarie totali o parziali, iuquantoehè alcune rinnovazioni souo l’effetto dello svolgimento naturale degli affari e sono più apparenti che reali, mentre altre rinnovazioni rappresentano, specialmente per la Banca d’ Italia, la liquidazione graduale di vecchie operazioni ereditate dai cessati istituti.

In ordine allo sconto di assegni bancari che la ispezione aveva compreso tra le operazioni illegittime la Commissione non consente nelle conclusioni della ispezione. Se queste operazioni possono talvolta lar­ vare degli abusi, si provveda con prudenti cautele ad im pedirli; ma il pericolo di abuso non basta a giu­ stificare il divieto di una operazione in sè medesima sicura, mobilissima, utile agli istituti d’ emissione ed

oramai entrata nelle abitudini del commercio ban­ cario, segnatamente nelle provincia dove più vivo ò il movimento economico.

In ordine alle operazioni di r porto, che si r i­ ducono, dopo tutto, a poca cosa, nella maggior parte dei casi trattandosi, non di veri e propri riporli nel senso commerciale, ma di operazioni in titoli affidati da leggi agli istituti, la Commissione ha ammesso che talune di esse escono indubbiamente dai confini segnati dall*art. 12 della legge del 1893; ma, per­ suasa d’ altronde che la qualità delle operazioni me­ desime non è tale da contraddire l’ essenza delle vigenti leggi bancarie, secondo la quale le operazioni debbono essere mobili e sicure per offrire la gua rentigia migliore al biglietto circolante, la Commis­ sione Ita additata l’ opportunità di provvedimenti, di vario genere, e taluno legislativo, onde sieno auto­ rizzate siffatte operazioni, pure sottoponendole a pru­ denti discipline (limitatamente ai valori di Stato) e disponendo, sia come freno a possibili esuberanze, sia come mezzo di acceleramento della ricostituzione patrimoniale, che gli utili delle operazioni di riporto, debbano essere in tutto od in parte destinati a mag­ giori accantonamenti.

In ordine, finalmente, alla eccedenza, da parte della Banca d’ Italia, negli impieghi in titoli di de­ bito pubblico, la Commissione riduce bensì l’ecce­ denza, additata dagli Ispettori in 8 milioni e frazione, a soli 4 milioni e mezzo, ma si dimostra particolar­ mente severa per questa specie di infrazione della legge, ritenendo l’ investimento in rendita pubblica poco consentaneo all’ indole degli istituti d’ emissione e non esente, in certe eventualità, di gravi pericoli. Epperciò raccomanda al Governo di essere fermo a non ammettere deviazioni o tolleranze in questi im ­ pieghi, che la legge ha consentito in misura forse, a suo avviso, già eccessiva.

Questo sommario-esposizione, che si potrebbe chia­ mare l’ indice delle materie svolte con dottrina e competenza nella relazione della Commissione per­ manente, dimostra quanto sia stata opportuna la interrogazione dell’ on. Schiratti, per la quale Ita po­ tuto diventare di dominio pubblico un documento che, rettificando la relazione degli ispettori in quella parte, che era errala in diritto ed era esagerata in fallo, alleggerire le pretese responsabilità degli istituti d’ emissione e giova al credito pubblico, del quale è elemento essenziale il credilo degli istituti stessi.

Le Casse postali di risparm io a fine dicembre 1898. — Libretti rimasti in coreo in line del mese precedente 3,344,125 — Libretti emessi nel mese di dicembre 34,458 — Totale libretti 3,378,883 — Libretti estinti nel mese stesso 51,010 — Rimanenza libretti 3,369,873.

Credito dei depositanti in fine del mese pre­ cedente L. 552 milioni 011,128.76 — Depositi del mese di dicembre L. 27,236,961.28 — Totale 579,248,090.04 lire — Rimborsi del mese stesso L. 24,584,549.84 — Rimanenza L. 554,863,540.20.

P er il credito ru ra le in Germania. — Diverse Camere di agricoltura della Germania hanno rivolto domanda al governo per otteuere che siano ampliate le funzioni della « Cassa centrale prussiana • la quale, come altra volta abbiamo accennalo, riesce di tanto vantaggio per la diffusione del credito nelle classi rurali del paese.

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