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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.26 (1899) n.1327, 8 ottobre

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L ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIM A NA LE

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXVI - Voi, XXX

Domenica 8 Ottobre 1899

N. 1327

LA SITUAZIONE DEL MERCATO

Il conflitto tra la Gran Brettagna ed il Tran- svaal, al quale, ormai si comprende, nessun altro Stato Europeo od Americano prenderà parte, sebbene in alcuni luoghi la opinione pub­ blica si manifesti contraria all’atteggiamento degli inglesi, ha dato modo di far sentire la situazione non normale, anzi pericolosa, del mercato finanziario.

La misura presa dalla Banca d’Inghilterra di portare in pochi giorni il saggio dello sconto dal 3 '/, al 5 per cento, e la situazione della Banca stessa, dimostrano tutto F artifizio, del quale l’alta finanza del vecchio e del nuovo mondo aveva saputo con mille espedienti ali­ mentare il mercato finanziario.

E veramente per quanto una guerra a tanta distanza da Londra e contro un paese che ha dato già prove di resistenza tenace, possa pre­ vedersi lunga e costosa, non è certamente per le spese che saranno richieste dal conflitto col Transvaal che un mercato come quello inglese può richiedere così precipitosi e gravi prov­ vedimenti per difendere la riserva aurea della Banca d’Inghilterra.

Egli è che le difficoltà da oltre un anno si erano accumulate nelle diverse parti del mondo ed avevano creato una situazione talmente tesa da rendere pericoloso qualunque fatto che si aggiungesse a quelli già’ gravi che si erano maturati.

Prima di tutto l’incognita maggiore viene dalla Germania. Il suo risveglio economico, il prodigioso sviluppo della sua attività indu­ striale, il largo sempre più esteso che i pro­ duttori tedeschi andavano facendosi sui mer­ cati asiatici, non solo, ma anche su quelli eu­ ropei e tra questi ultimi nella stessa vecchia Inghilterra, aveva meravigliato il mondo finan­ ziario.

La produzione tedesca eccitata e stimolata dal protezionismo aveva saputo con abilità degna di ammirazione riversare la propria esuberanza su molte contrade, giungendo ina­ spettata e sapendo vincere la concorrenza dei vecchi fornitori, colla bontà dei prodotti, bontà almeno relativa, e col loro buon mercato.

Cosi la Germania minacciata dalle inevita­ bili conseguenze del protezionismo, cioè la ple­ tora della produzione e quindi la eccessiva concorrenza interna, sembrava sfuggire alle

leggi economiche gettandosi con audacia e con fortuna alla conquista di nuovi grandi mer­ cati, sui quali distribuire la produzione dive­ nuta eccessiva ai bisogni del mercato' interno. Se non che con tale metodo, certamente lo­ devole e degno di una razza intelligente, av­ veduta, e tenace, la Germania andava incontro ad un altro pericolo, che ora la minaccia e che è elemento di incertezza e quasi di per­ turbazione nel mercato Europeo.

La conquista di mercati lontani esige im­ piego di capitali a lunga 1 scadenza, perchè i primi sforzi non vadano perduti ; bisogna che i commercianti e di riflesso gli industriali, possano attendere la rimunerazione dei loro rischi dopo un primo stadio di preparazione, che serve, o a penetrare semplicemente in un mercato dagli altri inesplorato, od a penetrarvi vincendo le difficoltà della concorrenza. Ora questo movimento di espansione apparve così vasto, che le forze finanziarie della Germania non furono sufficienti a provvedere a tutti i capitali che la industria ed il commercio ri­ chiedevano per condurre a termine gli intra­ presi tentativi.

Da ciò il fenomeno, avvertito già da qual­ che tempo, dell’alto prezzo del capitale in Ger­ mania ; da ciò la emigrazione dei titoli di credito esteri, nei quali i capitali tedeschi si erano impegnati, segnatamente italiani e russi; da ciò F altro fatto che la Banca Imperiale Germanica ha dovuto mantenere alto il sag­ gio dello sconto, non solamente per proteg­ gere le sue riserve, ma anche, e più forse, per resistere alle inchieste della sua abituale clien­ tela che premeva per ottenere degli sconti.

Diamo qui lo specchietto della situazione della Banca Imperiale Germanica alla fine di set­ tembre dei quattro ultimi anni :

1896 1897 1898 (Milioni di marchi) 1999 Incasso... 902 840 847 8)1 Portafoglio . . . 632 712 680 918 Anticipazioni. . 99 98 95 65 C ircolazione.. . 1045 1050 1070 1126 Conti correnti. 510 532 499 590

Sono notevoli tre fatti ; una diminuzione di cento milioni nell’incasso metallico, accompa­ gnata da un aumento di 252 milioni tra por­ tafoglio e anticipazioni, e da un aumento di ottanta milioni nella circolazione.

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am-ministrata la Banca Imperiale e come abbia mantenuto alto il saggio dello sconto quando era mite nelle altre Banche, e qualche volta lo abbia aumentato quando altrove si dimi­ nuiva, non si può a meno di essere impres­ sionati dalla differenza delle soprariportate situazioni; e vien fatto di domandarsi se non avrebbe fatto meglio la Banca ad essere an­ cora più prudente nella previsione dell’ avve­ nire, e più energica nei provvedimenti. Certo da quella situazione si intravvede lo stato del mercato tedesco, che non vogliamo dire allar­ mante, ma certo bisognoso che regni dovun­ que la calma per poter trovare eventual­ mente quegli aiuti di cui abbisognasse.

La Francia, per il momento, è ancora para­ lizzata, ed il suo intervento nel mercato, che al momento presente avrebbe potuto essere di grande efficacia, perchè il paese, quando può, dispone di immense risorse, non può essere che limitato e timido ; la situazione politica interna non presenta ancora quella tranquil­ lità e quella sicurezza, che invitino il capitale a muovere passi lunghi ed arditi.

Si osservi infatti nelle situazioni della Banca di Francia qui sotto riportate, che in questi quattro anni non vi è aumento di incasso me­ tallico, il portafoglio e la circolazione aumen­ tano invece di 200 milioni circa, e i conti cor­ renti dei privati sono piuttosto in diminuzione. Se non erriamo, ciò dimostra, che in una si­ tuazione che tiene sospesi gli animi, il peso del credito sempre più viene addossato all’Isti­ tuto maggiore, senza che aumentino i mezzi coi quali deve provvedervi. La Banca di Fran­ cia è un colosso tale che non teme certo per differenze di qualche centinaio di milioni e non facciamo queste considerazioni che al solo scopo di indicare un sintomo della situazione :

1896 1897 1898 1899 (Milioni di franchi) Incasso (oro)... 1994 2003 1871 1923 Incasso(argento) 1145 1212 1244 1186 Portafoglio... Anticipazioni .. 563 606 592 707 494 605 569 684 Circolazione.. . . 3490 3611 3522 3755 Conti corr. dello

S tato... 290 251 293 254 Conti corr. privati 512 464 449 452

È più difficile rendersi conto esatto delle cose negli Stati Uniti d’America, sia perchè là i fatti molte volte si svolgono tumultuaria­ mente, sia perchè gli ingenti capitali che sono in attività in quel mercato, hanno solo in parte il riflesso nella situazione delle Banche. Co­ munque, risulta dalle più attendibili informa­ zioni che mentre le conseguenze finanziarie della guerra con la Spagna hanno avuto una debole ripercussione su quel mercato, appena finito il conflitto, il capitale si gettò in imprese colossali con trust di ogni specie, e non si av­ verti scarsezza assoluta di moneta metallica, ma l’oro che affluì nel vasto territorio della grande Federazione non bastò ai nuovi bisogni, e da ciò richieste insistenti all’Europa, col giuoco dei cambi.

Così la situazione delle Banche associate di

Nuova York appare in un progressivo miglio­ ramento ed in quest’anno è più florida o più attiva che mai : eccone le cifre sommarie :

1896 1897 1898 1899 1(Milioni di dollari) Incasso... 53 91 128 154 Portafoglio e anticipaz. 401 579 653 721 Valari legali... 68 87 53 47 Circolazioni... 19 14 14 14 Conti correnti... 445 635 712 798

L’incasso metallico triplicato, il portafoglio aumentato di 250 milioni, e di 350 i conti cor­ renti, mentre la circo’azione rimane a 14 mi­ lioni. E’ una situazione veramente forte.

Il mercato inglese è di una tal potenza che non può essere smosso certamente dalle con­ seguenze del conflitto attuale, nè subire grandi perturbazioni dalla situazione meno libera del mercato germanico e francese, o da quella ora assorbente del mercato americano.

Però il mantenersi forti e potenti esige già uno studio speciale tanto più intenso quanto è maggiore la mole degli interessi che occorre dirigere verso unajvia per ottenere un dato fine.

(>ià da qualche tempo Nuova York e Berlino assorbivano oro dall’Inghilterra ed alcuni mo­ menti il cambio ebbe degli sbalzi che richiesero qualche attenzione. Però l’Australia e qualche poco l’India rifornirono abbondantemente di riserve auree il mercato inglese, per cui la Banca di Inghilterra non ebbe bisogno di pren­ dere seri provvedimenti.

Oggi alla costanza dei due mercati tedesco ed americano, alla permanente neutralità del mercato francese, si aggiungono i bisogni in ­ terni per la guerra, che, se si complica col mo­ vimento di altri popoli più o meno amorosa- mente legati all’ Inghilterra, può esigere degli sforzi non piccoli affine di dominare la situa­ zione e difendere il mercato da possibili più gravi perturbazioni.

I Direttori prima di loro iniziativa, il che è fatto veramente straordinario, ed il Consiglio della Banca nella solita adunanza settimanale portarono il saggio dello sconto dal 3 ‘/2 al 4 ‘/s e poi al 5 per cento. Certo è un provvedimento energico e forse di im’portanza molto maggiore di quella che gli avvenimenti attuali non ri­ chiedano; ma la politica della Banca d’Inghil­ terra è stata sempre diretta a prevenire più che a seguire le vicende del mercato, a domi­ narlo più che ad obbedirlo ; e si è veduto il saggio dello sconto della Banca d’ Inghilterra anche al 10 per cento quando ciò si ritenne più prudente per sostenere la situazione.

Se si guardano le cifre della situazione della Banca d’Inghilterra, non presenta a vero dire nulla di anormale nel paragone dei quattro anni alla fine di settembre :

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8 ottobre 1899 L’ E C O N O M I S T A 643

Un aumento di cinquanta milioni di franchi nel portafoglio e più lieve nella circolazione; un incasso che si mantiene normale ; queste sono le caratteristiche della situazione nei quat­ tro anni.

Da queste brevi considerazioni ci pare di dover rilevare che il momento attuale, senza essere allarmante, non è però scevro di pericoli; le minaccie maggiori sono da due parti e per cause opposte ; - da Berlino dove sembra che il mercato sia* au boni de ressources ; - da Nuova York dove affluisce abbondante la ric­ chezza assorbendo capitali ed oro dall’Europa o

dalle fonti a cui abitualmente attinge l’Europa. Tra queste due correnti diverse, per solito Londra è arbitra moderatrice, serve da com­ pensazione. Potrà ancora esercitare il suo uffi­ cio durante il conflitto?

Naturalmente nessuna previsione si può fare; ma è lecito di raccomandare agli italiani la massima prudenza ; F Italia non può influire gran chè sul mercato mondiale ; ma può pur troppo soffrire molto dalle convulsioni che esso subisse.

Un vecchiume da levar di mezzo

Si racconta che in una città di questo mondo l’ autorità municipale fece una volta ritingere una panchina dì legno a stecche, che per co­ modo dei cittadini era collocata nel giardinetto pubblico; e perchè nessuno inavvertitamente vi si sedesse sopra finché la tinta era fresca, volle porvi accanto una guardia. Non aven­ done, pare, nessuna disponibile, chiese la pre­ stazione dell’ autorità militare, la quale dispóse che alcuni soldati, rilevandosi ogni tante ore, facessero assiduamente la sentinella presso la panchina. Il pubblico il primo giorno si in­ formò, approvò, prese l’ uso di riposarsi su altri sedili, fece frattanto T occhio a quella sentinella sempre lì al suo posto e non si curò più di sapere che cosa stesse a farci.

Dal canto loro le autorità municipale e mi­ litare dopo presa la provvida disposizione, di­ menticarono di verificare se il bisogno ne fosse cessato, e quindi di revocarla. La cosa andava da sè. Passarono giorni, mesi, anni. Non solo la tinta era asciugata da un gran pezzo, ma non c’ era più neanche la panchina, stante certo lavoro edilizio che aveva modificato la pianta e la decorazione del giardino. Chi c’ era sempre era la sentinella che veniva puntual­ mente ogni giorno a montar la guardia, senza che i capi del Comune e quelli del Distretto Militare, mutati tutti col volger del tempo, sapessero più dei pubblico perchè ci fosse e che cosa vi stesse a fare. — Se ci sia tuttora o come la faccenda finisse, non sappiamo.

Questo aneddoto ci tornava in mente dopo avere ricordato nel nostro articolo del I o Ot­ tobre sui trattati di commercio, quanti anni ci siano voluti perchè gli Stati dell’Unione Postale si accorgessero che il conteggiare per ogni lettera o piego in servizio internazionale

il dare e F avere di ciascuno Stato interessato non era fuorché un costoso perditempo, e che ogni lettera, nella massa, avendo la sua ri­ sposta, le riscossioni di due Stati confinanti si equivalgono. Il nesso tra questo fatto di ser­ vizio postale internazionale e la storiella dianzi riferita, è una grande verità spesso non av­ vertita dai più : cioè che molte cose in questo mondo si seguitano lungamente a fare sempre nello stesso modo, non perchè conservino più alcuna ragion d’ essere, mentre F ebbero in­ vece a suo tempo, ma solo perchè si è ormai presa una inveterata abitudine di farle, e di farle cosi.

Per associazione d’idee ci vien fatto di de­ siderare che, nello studio dei futuri trattati di commercio da stipulare, venga da chi di ra ­ gione bene considerato e valutato quel vec­ chiume non solo inutile ma dannoso che è, secondo voi, la ben nota clausola della nazio­ ne più favorita.

Ce ne siamo occupati più d’una volta, fino dal maggio 1886 e dal gennaio 1891 (N. 630 e 871 dell’ Economista) dimostrando, con gli esempi che le circostanze di quei tempi por­ gevano, come la detta clausola abbia potuto essere utile le prime volte che fu stipulata e applicata, abbia visto diminuire la propria ef­ ficacia a mano a mano che veniva Fuso di in­ serirla in tutte o quasi tutte le convenzioni com­ merciali che si conchiudono tra i diversi Stati ed in oggi resti spesso lettera morta e costi­ tuisca anzi un impaccio. Quando diciamo che resta lettera morta, non intendiamo significare che gli Stati contraenti la violano ; bensì che, pur di non applicarla quando calcolano di averne un danno, rinunziano ad accordi com­ merciali, in forza dei quali applicarla dovreb­ bero, che sarebbero di intera e non piccola loro convenienza.

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molto desiderabile, sulla voce y. Si priva dunque d’un vantaggio, pur di negarne uno equiva­ lente, non già a chi glielo procura, ma a un terzo, col quale in quel momento non è in con­ flitto d’interessi, ma col quale è ormai legato dalla incomoda e sterile clausola di cui an­ diamo parlando. Scomoda, perchè gli impedisce di fare con altri un buon affare ; sterile, per­ chè in tal modo finisce per non applicarla. E non diciamo che non venga applicata mai, ma che resta sterile spesso, perchè il caso che abbiamo configurato è frequente.

Non era — e non sarebbe da ora in poi — molto meglio avere le mani libere con tutti ? Essere impegnati soltanto, volta per volta, con ciascuno dei propri contraenti? Cosi facendo si saprebbe sempre quali precisò concessioni si son fatte, a chi, per quanto tempo, e per­ chè, cioè in cambio di quali correspettivi ; e mentre la durata d’un trattato corre, si sarebbe liberi, se l’altra parte consente, di introdurvi modificazioni, suggerite dall’ esperienza, forse utili ad entrambi, senza molestia da parte di nessuno, senza vincoli coi terzi. Col sistema della clausola in discorso, mentre nello stipu­ lare un trattato si suda a prevedere ogni cosa, si fatica a precisare tutto con scrupolosa ac­ cortezza, con minuziosa attenzione, si ottiene in pari tempo il bel risultato di rimettere, per certi casi, tutto in forse, di prepararci qual­ cosa di incerto e di ignoto ai fianchi o dietro le spalle.

Dopo quanto abbiamo detto in principio, non ci fa maraviglia che l’ andazzo, o 1’ usanza, o la tradizione, di introdurre nei trattati di com­ mercio la clausola della nazione più favolata, ancora perduri. Ma ci pare sarebbe tempo; di mettersi in parecchi a esaminare e discutere se convenga più lasciarla in onore e in uso, o darle il benservito e riporla tra i ferri vec­ chi. Diciamo in parecchi, perchè tutti gli Stati possono avere eguale interesse a studiare la questione. È chiaro poi che lo hanno special- mente in un periodo di tempo in cui per molti di essi si avvicina la scadenza di importanti trattati commerciali.

Ripetutamente, negli ultimi numeri del no­ stro giornale, abbiamo manifestata la speranza ed espresso il suggerimento motivato che l’Ita­ lia, la Svizzera, la Germania e l’Austria-Un- gheria, tengano, per mezzo di delegati, oppor­ tune conferenze preliminari, per dirozzare la materia, per preparare il terreno, sempre più o meno scabroso, dei trattati di commercio da stipulare prima della scadenza, ormai non lon­ tana, di quelli in vigore. Poiché siffatte con­ ferenze a quattro dovrebbero servire, come già scrivemmo, a tracciare le linee generali delle prossime convenzioni a noi sembra che anche la questione di Massima che oggi abbiamo ri­ sollevata potrebbe trovarvi posto e dar luogo fra persone competentissime a un utile scam­ bio di vedute.

IL DIRITTO DI SCIOPERO n e l p e r s o n a le a d d e t t o a i s e r v iz i p u b b lic i

Sotto questo titolo l’egregio prof. V. Pareto pubblicò nel Journal des Economistes un ar­ ticolo molto assennato che crediamo di riassu­ mere per i nostri lettori aggiungendo qualche ulteriore considerazione.

L’A. comincia coll’osservare che il diritto di sciopero è ormai riconosciuto almeno in teoria in quasi tutti i paesi civili ; ma nella pratica, salvo forse l’Inghilterra, molto ci corre perchè il potere pubblico nei casi di conflitto tra intra- prenditori e lavoratori, si limiti al suo ufficio di assicurare l’ordine pubblico e la leale ese­ cuzione dei contratti; secondo che sia domi­ nante una o l’altra classe sociale o secondo — aggiungeremo noi — l'opportunità politica del momento, l’autorità prende partito per una o F altra delle parti contendenti.'

Peggio poi in quei casi nei quali la legge od il potere esecutivo pretendono di stabilire o di raggiungere il giusto prezzo del lavoro; giusto prezzo che, come bene osserva il prof. Pa­ reto, non può essere fissato che dalla concor­ renza, seppure anche la concorrenza possa stabilirlo durevolmente.

Ma anche dove si è propensi ad ammettere con larghezza nella legge il diritto allo scio­ pero, e si è meno proclivi ad intervenire a favore di una o l’altra delle parti contraenti, si crede di dover fare una eccezione per il personale addetto ai servizi pubblici.

Yi sono veramente dei motivi per tale ec­ cezione? si domanda l’Autore; e prima di tutto si chiede che cosa debba intendersi per ser­ vizi pubblici, espressione che sembra avere due significati diversi : o si designano i ser­ vizi che dipendono direttamente dalla pubblica autorità; o invece quei servizi che implicano un interesse generale. Se quest’ultimo con­ cetto si accettasse, l’Autore osserva che non si potrebbero indicare con ciò i servizi della illuminazione, dei telegrafi, delle poste e dei trasporti ; perchè questi servizi hanno un in­ terèsse molto meno generale di altri come la produzione del grano, delle farine e del pane.

Più logico sarebbe quindi attenersi al primo significato e chiamare servizi pubblici quelli che dipendono dalle pubbliche autorità. E si dice infatti che gli impiegati addetti a quei, servizi ricevono dallo Stato dei vantaggi, i quali non sono accordati ai lavoratori della industria privata : una occupazione più stabile, aumenti regolari di stipendio, pensioni, ecc.; in cambio di questi vantaggi, nulla di strano - si avverte - che lo Stato tolga loro il diritto di coalizione e di sciopero.

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8 ottobre 1899 L’ E C O N O M I S T A

hanno accettato le condizioni ora respinte ; se si ammettesse tale piuncipio « saremmo ricondotti all’ epoca della servitù » che nulla ci sarebbe di diverso dalla commendano che vigeva ai tempi dei Merovingi. Ed aggiungiamo noi, che tale principio sarebbe anche ingiusto perciò che i patti stabiliti in un tempo potevano e dovevano essere accettati dalle parti date le condizioni del momento ; ma se queste pos­ sono radicalmente mutare (prezzi dei generi alimentari, dei vestiari, delle pigioni, sistema tributario ecc. ecc.), è chiaro che il contratto primitivo non può permanere in circostanze molto diverse.

E qui lasciamo la parola al prof. Pareto che viene stringendo sull’argomento la sua logica deduzione :

« Il grande principio delle legislazioni mo­ derne è che l’uomo non possa vendere il suo lavoro che per un tempo determinato; e non vi è alcun motivo per fare una eccezione per F uomo che lavora nelle manifatture delloStato ; egli deve potersi ritirare sempre, osservando, si intende, i termini fissati dal contratto, dagli usi, dalla legge. Che lo Stato mantenga i suoi favori, e conceda dei vantaggi agli operai che rimangono un certo tempo ai suoi servizi ; che 1’ operaio che fa sciopero perda i suoi diritti alla pensione; che si stabiliscano altre analo­ ghe disposizioni, se si vuole, ciò è lecito e può anche essere utile. Ma è soltanto all’ope­ raio che spetta di pesare i vantaggi che ri­ cava dal suo lavoro e decidere se gli convenga o no venderlo a quel prezzo ».

Biasima poi l’Autore le disposizioni di legge che assimilano agli addetti ai lavori dello Stato quelli di certi servizi addetti ad imprese pri­ vate, ed esaminando intorno a questo punto, la legislazione tedesca e quella italiana, viene logicamente a concludere che si crea una nuova forma di « servitù industriale ». « Che domani, egli dice, una delle numerose compagnie private che esistono in Italia per l’esercizio del Tram w ay riduca il salario ai suoi operai od aumenti il numero delle ore di lavoro, questi operai dovranno continuare a servire a queste nuove condizioni, non potranno di­ scutere, meno ancora rifiutarsi, e sé, in nu­ mero maggiore di tre non vorranno continuare a lavorare, dovranno essere puniti colla pri­ gione e colla multa. E di fronte a tale dispo­ sizione non vi è un solo inciso che permetta di giustificare il loro operato, nemmeno dato il caso di estrema necessità, nemmeno se il padrone rifiutasse loro tutto il salario ».

Naturalmente simili leggi assurde sono fatte per non essere eseguite, ma ciò è ancor peg­ gio perchè sostituisce sempre più l’ arbitrio alla legge. E l’Autore spiega, se non giustifica, la proposta dell’on. Agnini di una Commissione di sorveglianza che per og. i specie di servizio determini il minimo dei salari ed il massimo delle ore di lavoro.

Ci permetteremo di aggiungere a queste considerazioni che abbiamo riassunto, un’ altra che ci pare importante.

E quando è lo Stato che fa sciopero ? che diritto in questo caso hanno i lavoratori?

Si sa quante persone furono mandate via dagli impieghi quando venne soppressa la tassa sul macinato ; ma un altro fatto ancor più grave è avvenuto per le costruzioni ferrovia­ rie. Una legge dello Stato stabiliva il numero chilometri da costruire, e il modo con cui le somme dovevano essere stanziate nel bilancio e distribuite nei singoli esercizi ; un bel giorno lo Stato sospende affatto i lavori e centinaia di persone, che si erano impiegate all’ombra di una legge e dalle relative conseguenze della legge stessa, si trovano di punto in bianco abbandonate, proprio quando imperversava nel paese la crise.

L’art. 1151 e 1152 del codice civile erano in­ vocabili da questi disgraziati ? Lo sciopero dello Stato nel costruire non è punibile ; per­ chè deve essere punibile quello dei lavora­ tori ?

Tutto questo dimostra che per bene legife­ rare prima di tutto bisogna avere conoscenza delle questioni che si vogliono risolvere.

L’EGITTO

Nell’ultimo censimento del 10 giugno 1897 la popolazione dell’Egitto propriamente detto ammontava a 9,734,400 abitanti, con un au­ mento di 2,920,486, cioè del 43 per cento, sulla cifra data dal censimento del 1882. L’ aumento è dato principalmente dalle città più impor­ tanti, come appare dalle cifre seguenti :

1882 1893 Cairo . . abitanti Alessandria » Porto Said. . » J a n ta . . . » Assiout. . . » Kenek . . . » Zagazig . . » 374,838 576,400 213,010 319,767 16,560 35,508 33,750 57,288 31,575 42,076 15,402 27,765 19,815 35,457

Gli stranieri sommavano nel 1897 a 112,574, circa 22,000 più del censimento 1882; e si di­ videvano in : Greci 38,208, Italiani 24,454, Fran­ cesi 14,172, Austro-Ungheresi 7115. Gli Inglesi ammontavano a 19,563, ma vi erano compresi 7132 uomini della truppa di occupazione.

Sono occupati nella agricoltura 2,049,000 in­ dividui; 800,000 danno la loro opera alla in­ dustria e di questi, 12,024 sono stranieri; il commercio occupa 90,600 individui, di cui 6551 stranieri; la navigazione 44,520 persone, delle quali sono stranieri 2948; e finalmente la in­ dustria dei trasporti occupa 35,181 persone, delle quali 140 stranieri.

Il bilancio dell’Egitto è in buone condizioni; il preventivo dell’anno in corso indicava un avanzo di 320,669 lire egiziane *) ; le entrate ammontavano a 10,588,000 lire egiziane, delle quali 4.6 milioni dalla imposta fondiaria sui terreni, 132,700 dalla imposta sui fabbricati, 900,000 dalle dogane, un milione dal tabacco; le rendite delle strade ferrate, poste, telegrafi

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e del porto di Alessandria ammontavano a 2,308,000; il rimanente da altre tasse, sul sale, sulla pesca, sul bollo ecc. Dell’ avanzo di 320,000 lire egiziane, 216,000 erano destinate allo sgra­ vio della imposta fondiaria.

Le spese ammontanti a 10,573,331 lire egi­ ziane andavano divise : 3,658,125 pel debito consolidato; 264,866 per il debito non conso­ lidato; 665,041 tributo al sultano; 252,861 lista civile Khediviale; 439,000 per le pensioni; 1,173,869 per riscossione delle tasse ed imposte ; 415,000 per coprire il disavanzo del Soudan; il rimanente diviso tra i 6 ministeri nel modo seguente : — finanze 192,000, guerra 524,000, interno 394,000, giustizia 395,000, agricoltura e lavori pubblici 887,903, istruzione pub­ blica 107,964.

Il servizio al debito è nazionalizzato dal 1876 -, la Commissione della Cassa di detto debito è composta di 6 commissari delegati dell’Inghil­ terra, Francia, Germania, Austria, Italia, e Russia.

Il debito consolidato era al 31 Dicembre 1898 di lire egiziane 103,372,180 e gli interessi an­ nui lire egiziane 3,793,025 ed era composto come segue per l’onere degli interessi annui:

1° Debito unificato 4 °/0 . . 2,182,906 lire egiz. 2° > D aira Sanich 4 ° /0 257,000 » 3° » demaniale 4 */. ° /0 141,120 » 4o » privilegiato 3 */2 . 1,003,056 » 5° » Prestito 3 °/0 . . 307,125 »

Il suolo, com’ è noto, reso fertile dalle inon­ dazioni del Nilo, è coltivato in una misura sempre crescente; eccone alcuni dati :

1885.. .. feddans 1) coltivati 1,856,000

1865.. . . » » 4, 397,300

188 5 .. . . » » 4,923,855

1895.. . . » » 5,237,000

Il regime dei venti determina le stagioni e quindi la cultura: nell’ inverno (chetoni) che va dal novembre all’aprile, cioè dal momento in cui le acque del Nilo si ritirano,' sono coltivati il frumento, l’ orzo, le lenticchie, le cipolle, le fave, il trifoglio; - n e l l ’estate(sefì), dall’aprile al luglio, il riso, il cotone, la canna da zuc­ chero; — la stagione intermedia (nìli) dal lu­ glio al novembre non offre che appena 70 giorni utili alla coltivazione, che si esplica per il mais, il sorgo ed alcuni legumi.

Il terreno egiziano è così fertile che per­ mette più culture in un anno; si coltiva cioè quattro volte in tre anni nel Delta, e sette volte in 6 anni nell’Alto Egitto.

La mancanza di ingrassi (e noto che il le­ tame degli animali è usato dai fellah come combustibile) rende sempre meno rimunerativa la produzione del cotone e della canna da zuc­ chero, ed il grano non dà che da 4 ad 8 volte la sementa.

Le produzioni principali agricole sono in­ dicate dalle seguenti cifre medie:

F rum ento... 15 milioni di ettolitri O rzo... 5 » » Sorgo o doura 4 » » M ais... 5 » »

Si sono poi esportati nove milioni di chi­ logrammi di riso, quasi un milione di ettolitri di fave, 7 milioni di ettolitri di semi oleosi, 57 milioni di chilogr. di canna da zucchero.

La industria del cotone e risulta dal seguente prospetto.

Superficie coltivata a cotone : 1 8 8 4 .. . 714,000 feddans

1894. . . 965,946 » di cui 53,000 nell’Alto Egitto

1898.. 1,121,266 * di cui 92,000

La esportazione di questo prodotto fu :

p es0 per Tcantar

Balle kantar ') V alore lire egiziane

1 8 8 0 ... .. 240,000 3,172,758 9,168,292 2.88

1890. . . , .. 426,000 3,195,760 8,454,983 2.64

1 8 9 6 ... 5,225,210 10,341,928 1.98

1897. . . , .. 768,000 5,761,991 10,088,830 1,75

1 8 9 8 ... .. 842,000 6,415,414 9,040,192 1,40

I paesi di destinazione del cotone esportato in ordine di importanza della merce ad essi spedita sono : — l’Inghilterra 247,000 balle, la Russia 185,000, la Germania 76,000, la Fran­ cia 67,000, l’Italia 66,000, gli Stati Uniti 57,000, la Spagna 24,000.

In quanto allo zucchero non si hanno cifre totali della lavorazione, ma le seguenti parziali sono interessanti.

I nove stabilimenti di Daira Sanich, nella campagna del 1898, ebbero una superficie col­ tivata di 35,228 feddans; la canna lavorata pesava chilog. 651,525,570, e se ne ottenne 59,253,286 chilog. di zucchero, cioè il 9 per cento del peso delle canne, e 14,904,360 chilog. di melasso cioè il 2.28 per cento ; nonché 1,086,600 chilog. di alcool di melasso. Il va­ lore totale di questa produzione sale a 438,000 lire egiziane.

La esportazione di prodotti della canna da zucchero nei due ultimi anni fu :

( Zucchero 1,458,377 kantars Lire ègiz. 634,530

1 8 J ‘ l Melasso 6,556,093 chilogr. » 4,687

. . . ( Zucchero 1,153,630 kantars » 543,691

1898 1 Melasso 3,429,437 chilogr. » 2,674

L’Egitto possiede 2204 chilometri di strade agricole, dei quali 204 costruiti nel 1898 ; 212 chilometri sono in progetto.

Le strade ferrate hanno uno sviluppo di circa 3000 chilometri, cioè sino a Louxor, 675 chilometri più a sud del Cairo ; a Louxor comincia la strada ferrata a scartamento ri­ dotto che va sino a Berber e che sarà pro­ lungata sino a Kostoum ; è già stata messa a di­ sposizione dell’Amministrazione delle strade ferrate una somma di 1,330,000 lire egiziane per provvedere alla insufficienza del materiale ruotabile.

Le statistiche ferroviarie danno le seguenti cifre

1898 1897 1880

E ntrate lorde L. eg. 2,032,000 1,983,000 Viaggiatori.. Num. 11,312,000 10,734,000 M erci... Tona. 2,787,000 2,796,000 Lunghezza delle

linee in eserc. Chil. 2,292 2,157

1.195.000 3.094.000

(7)

8 ottobre 1899 L ’ E C O N O M I S T A 647

Yi sono poi le strade ferrate agricole a scar­ tamento ridotto inaugurate nel 1897 e che hanno attualmente uno sviluppo di 207 miglia ; quelle del Delta aperte al traffico nel 1898 con uno sviluppo di 92 miglia ; — quelle di Char- kah, Dakahlieh, Galioubieh aperte pure nel 1898 della lunghezza di 111 miglia. È in costruzione la ferrovia a trazione elettrica al Fayoum.

Il Canale di Suez che, come si sa, accorcia la via da Bombay a Londra del 44 per cento del 58 per cento a Genova, del 43 per cento ad Amburgo, del 63 per cento a Venezia, ha dato il seguente movimento.

Navi Tonnellate 1 8 7 0 ... . 486 493, 911 1 8 7 5 ... . 1494 2,009, 984 1 8 8 0 ... . 2026 4, 350,000 1 8 8 5 ... . 3137 8,430,043 1 8 9 0 ... . 3389 9, 749,130 1 8 9 5 ... . 2434 11,833,637 1 8 9 8 ... . 3503 12,962,632

Nel 1898 transitarono per il Canale 219,726 passeggieri di cui 122,092 militari e 97,677 ci­ vili. La tariffa è di fr. 9 per tonnellata per i battelli postali, le navi da guerra, e le navi di commercio carichi ; e di fr. 6 per tonnel­ lata per i navigli su zavorra senza passeggeri. I passeggeri pagano fr. 10 per testa se adulti, fr. 5 se fanciulli da 3 a 12 anni.

Le entrate del Canale furono

1 8 9 6 .... fr. 79,929,152

1897 . . . . » 73,184,840

1898 __ » 85,277,288

Nel 1898 transitarono per il Canale 2295 navi­ gli inglesi, 224 francesi, 356 tedeschi, 193 olan­ desi, 85 austriaci, 74 italiani, 49 spagnuoli, 48 russi, 10 egiziani, 48 giapponesi, 47 norve­ gesi, 54 turchi.

L’Egitto non ha miniere di metallo; solo qualche magro giacimento di piombo si è tro­ vato nelle provinole di Assiout e di Assouan. Invece si raccoglie in gran quantità il natron: la sola provincia di Béherah ne dà 8000 ton­ nellate. Il nitro ed il sale marino sono mono­ polizzati dallo Stato, il primo dà un prodotto medio di 650 tonnellate e T altro di 15,000. Recentemente furono scoperte delle sorgenti di petrolio all’entrata del golfo di Suez e delle miniere di zolfo a Kabrit. Le montagne tra il Nilo ed il mar Rosso hanno giacimento di pietre preziose specialmenle onici e smeraldi, ma da lungo tempo sono abbandonate le ri­ cerche in causa della mancanza di comunica­ zioni. Nei dintorni di Assouan si trovano il gra­ nito, il porfido, i basalti neri e verdi ; e vicino a Beni-Souef la miniera del più bell’alabastro che si sonosca.

La mancanza di carbon fossile e di minerali mantiene limitatissime le industrie metallur­ giche che si trovano del resto soltanto in Ales­ sandria ed al Cairo

Le industrie tessili sono rappresentate da qualche raro stabilimento di filatura di lana e di cotone e da alcune fabbriche di tessuti di lana, cotone e seta.

La coltivazione del tabacco è proibita in Egitto dal fisco sino dal 1889; si esportarono tuttavia 200 milioni di sigarette nel 1898 per un valore di 264,833 lire egiziane fabbricate con tabacco turco.

Qualche risveglio, al punto di far concor­ renza ai prodotti europei, si riscontra nella fabbrica del burro, del sapone, dello zucchero raffinato e dell’alcool.

Manca affatto la industria del vino, e non vi è che una sola fabbrica di birra ad Ales­ sandria.

Rivista Bibliografica

Dott. Giovanni Montemartini. — L a teoria delle pro­

duttività marginali. — Pavia, Tip. Fratelli Fusi,

pag. 230 fL. 3.50).

L’ Autore ha voluto in questo libro racco­ gliere e coordinare sistematicamente il mate­ riale frammentario che già si può rinvenire negli studi pubblicati da numerosi scrittori in­ torno alle teoriche che hanno per fondamento il concetto dell’utilità marginale. E’ noto in­ fatti che questo concetto applicato dapprima al valore, ha avuto poi estensiono considere­ vole nel campo della distribuzione della ric­ chezza e più di recente ha avuto applicazione nella produzione o meglio nell’analisi dei suoi fattori. Il Montemartini, con estesa cognizione della letteratura contemporanea intorno a que­ ste dottrine, ha fatto una trattazione delle pro­ duttività marginali che se non altro tornerà utile a chi voglia approfondire taluni argo­ menti e ciò per le copiose indicazioni biblio­ grafiche che egli ha raccolte. Una maggiore chiarezza in alcuni punti del suo lavoro sa­ rebbe stata grandemente desiderabile, perchè non tutti i lettori del suo libro potranno con­ sultare gli scritti ai quali l’Autore rinvia. Ma gli va tenuto conto delle difficoltà speciali che presenta tale argomento, e se spesso chi legge il libro che annunciamo dovrà deplorare che manchino gli esempi, che difetti il ricorso alla vita economica reale per trarne le adeguate illustrazioni, dovrà anche tener conto che si tra tta di un tentativo di esposizione, senza far richiamo alle notazioni matematiche, di prin­ cipi teorici ancora non sufficientemente di­ scussi. L’ Autore ha anche il merito di aver rivendicato al F errara la gloria di avere in­ tuito non solo, ma svolto compiutamente quasi tutte le tendenze moderne che si riscontrano nella indagine scientifica dell’economia.

Paul Cahen. — De l’influence de la baisse du taux de

l’intérêt sur la hausse des salaires. — Paris, Larose,

1899, pag. 58.

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dell’in-teresse e 1’ aumento dei salari ; quest’ ultimo sarebbe la conseguenza del primo fatto. L’Autore contesta la esattezza di tutto ciò, [nega il rap­ porto di causalità tra il ribasso dell’interesse e l’aumento dei salari ; sopratutto insiste a di­ fendere la tesi che la parte del capitale non è diminuita e pertanto non può sostenersi il prin­ cipio che l’aumento dei salari derivi dall’ab­ bandono fatto dal capitale di una porzione del suo reddito.

La questione è certo del maggiore interesse e non esitiamo a riconoscere che alcuni di quelli che l’hanno esaminata con soverchio ottimismo ne hanno fatto un esame superficiale. Il Cahen, che limita le proprie ricerche quasi esclusiva- mente alla Francia, crede di poter venire a queste conclusioni : 1° le variazioni in più o in meno dei salari e del saggio dell’interesse hanno potuto avvenire simultaneamente, 2° la parte presa dal capitale non è in realtà dimi­ nuita ; al contrario essa è aumentata e più ra­ pidamente di quella del lavoro ; 3° la diminu­ zione del saggio dell’interesse non ha adunque avuta alcuna influenza diretta sui salari ; non c’ è tra loro alcun legame di connessità e non c’è per conseguenza da sperarne non si qual legge di rinnovamento sociale che faccia re ­ gnare la pace e la concordia nella società fu­ tura. Se F Autore si fosse limitato a provare le sue tesi e avesse cercato di estendere il campo delle osservazioni, nonché di completare l’indagine induttiva con uno studio deduttivo delle relazioni tra il salario e l’interesse, il suo libro avrebbe avuto un valore non trascura­ bile. Ma il suo studio va forse verso l’eccesso opposto a quello in cui sono caduti gli scrit­ tori che egli vuol confutare, e cioè d’un pes­ simismo ingiustificato. D’altronde la distinzione essenziale tra profitto e interesse non è fatta dall’Autore, e ciò gli ha tolto di vedere tutti i lati della questione. La diminuzione dell’in­ teresse che in misura maggiore o minore è un fatto indiscutibile potrebbe essersi compiuta a beneficio specialmente del profitto, questo era un punto che andava esaminato.

Il libro del Cahen contiene in appendice i prezzi di emissione, i prezzi di borsa e gli ul­ timi dividendi noti e interessi delle obbligazioni delle principali società per azioni francési. Que­ sto accresce la utilità del libro, che non manca certo d’interesse.

Dr. Karl Wertheim. — Wörterbuch des Englischen

Rechts. — Berlin, Puttkam m er e Miiblbrecht, 1899,

pag. xv-575

L’ autore ha avuto una buona idea, cioè di compilare un dizionario di diritto inglese. Per quanto molti lavori, alcuni anche monumen­ tali, dovuti a scrittori tedeschi e inglesi, per­ mettano di formarsi un concetto esatto degli istituti giuridici inglesi è certo che il consul­ tare quelle opere non sempre torna possi­ bile e in ogni caso non è facile il farlo rapi­ damente.

Sicché un Dizionario che valendosi appunto di quelle pubblicazioni ci dia in ordine alfa­ betico una breve e chiara nozione degli isti­

tuti giuridici inglesi è indubbiamente di grande utilità pratica. Per questo segnaliamo l’opera- del Dr. W ertheim ai nostri lettori che aves­ sero bisogno di conoscere ciò che si attiene al diritto inglese. Il Dizionario del Wertheim con­ tiene anche voci non attinenti esclusivamente al diritto, ma che interessano 1’ economista e il politico e per gli articoli principali sono anche date indicazioni bibliografiche.

Atti del Congresso internazionale per l’ insegnamento commerciale tenuto a Venezia dal 4 all' 8 mag­

gio 1899. — Venezia, Tip. Ferrari pag. 649. Con sollecitudine veramente encomiabile il prof. Eduardo Vivanti, segretario generale del Congresso, ne ha pubblicati gli atti che for­ mano un grosso volume ricco d’ interessanti memorie sull’ insegnamento commerciale nei principali paesi e sui temi posti in discussione (vedi l’Economista, del maggio u. s.).

Il volume che annunciamo contiene anche le discussioni che hanno avuto luogo a Ve­ nezia e dà cosi modo di formarsi un concetto esatto dei risultati che ha dato quel conve­ gno internazionale.

Rivista Economica

Le nuove società in Italia.G li scambi tra S tati

Uniti d’America e Germania. — / telegrafi nel la Cina-

— // censimento in Germania.

Le nuove società in Italia, — Fu pubblicato

da qualche giornale che le società costituite in Italia dal 1898 rappresentano un capitale di 252 milioni.

La cifra non è esatta.

Nello specchietto che segue — che desu­ miamo dall’ Economista d ’Italia — sono di­ vise le nuove società da quelle trasformate o che hanno semplicemente aumentato il loro capitale.

capitale

nom in. sottoscr. versato (m igliaia di lire) nuove società . . . L. trasformazioni e au-1 9 7 ,5 0 0 1 8 6 ,7 0 0 8 7 ,0 0 0 menti capitale. . > 1 1 0 ,8 0 0 1 1 0 ,3 0 0 7 7 ,5 0 0 Totali. . L. 3 0 8 ,0 0 0 2 9 7 ,0 0 0 1 6 4 ,5 0 0

Le società di cui è tenuto conto in questo spoglio sono le commerciali, industriali e fi­ nanziarie di ogni natura, anonime, collettive e accomandite, escluse le cooperative.

Or dunque il capitale chiamato da tali nuovi enti, o in aumento di quello già esistente, am­ monta a 308 milioni, di cui soli 164 lj2 sono stati versati.

(9)

8 ottobre 1899 L’ E C O N O M I S T A 649

E quindi opportuno un atteggiamento di pru denza, tanto più che solo circa la metà del capitale statutario è stato versato, mentre l’al­ tra metà rimane ancora a versarsi, e, poiché la speculazione ha finora parte troppo pre­ ponderante nell’andamento della Borsa, non è il caso di dare troppo peso a quella piccola parte di capitale che può essere stata versata dal pubblico.

Abbiamo dunque ancora 144 milioni da ver­ sare alle società nuove o ingrandite, e ciò senza tener conto del capitale d’esercizio che occorrerà di mano in mano che la attività delle nuove aziende andrà svolgendosi. Il ca­ pitale nazionale, aiutato dal capitale estero, che dà prova di una fiducia assoluta nell’avvenire del nostro paese, non si mostrerà inferiore al compito assuntosi, ma perchè le cose proce­ dano senza urti e senza scosse, occorre d’ora in poi una grande prudenza e non minore mo­ derazione, sia in nuove creazioni, sia nel la­ voro di Borsa. Il capitale nazionale potrebbe non bastare ai bisogni ed il capitale estero non dimostrare in processo di tempo la stessa fiducia che pel passato.

La circolazione delle nostre banche ha ora­ mai perduta la sua elasticità e fra il 31 di­ cembre 1897 e il 30 giugno ultimo, la situa­ zione delle banche medesime ha subito impor­ tanti modificazioni. Il portafoglio e le antici­ pazioni su titoli sono rispettivamente saliti da 318 a 443 milioni, mentre che i depositi sono discesi da 175 a 157 milioni, compensati però dai debiti a vista (biglietti all’ordine, eco.), che, pel fatto di una maggiore attività negli affari, sono saliti da 151 a 191 milioni. Per questi fatti la circolazione ha oramai raggiunto il massimo concesso dalla legge.

Non si può adunque contare sul concorso delle banche di emissione, chè anzi si do­ vrebbe attendersi a ulteriori restrizioni, tanto più che col 1° gennaio 1900 il limite massimo della circolazione dovrà ridursi di 23,300,000 per le prescrizioni della legge 17 gennaio 1897.

Gli scambi tra Stati Uniti d’Atnerici e Germa­ nia, — L’ ufficio statistico federale di W ashing­

ton ha pubblicato testé i dati del movimento commerciale tra gli Stati Uniti e la Germania nell’ anno finanziario 1899 — dati che acqui­

stano un interesse speciale in riguardo ai nego­ ziati per la regolarizzazione delle relazioni com­ merciali tra i due paesi, e che influiscono come è noto moltissimo anche su quelle politiche.

Il movimento commerciale tedesco-ameri­ cano nell’ultimo decennio è rappresentato dalle seguenti cifre:

Im portazioni E sportazioni dalla G erm ania n ella G erm ania 1889 doli. 81,742,546 doli. 68,001,594 1890 » 98,837.683 » 85,533,312 1891 » 97,316,383 » 92,795,456 1892 » 82,907,553 S> 105,521,553 1898 » 86,210,203 » 83,578,988 1894 » 69,387,905 » 92,357,163 1895 » 81,014,065 » 92,052,753 1896 » 94,240,833 » 97,837,197 1897 » 111,210,614 » 125,246,088 1898 X> 69,697,378 » 155,039,972 1899 » 84,242,745 » 155,772,279

Secondo queste cifre F esportazione degli Stati Uniti in Germania nei primi otto mesi del 1899 fu maggiore che mai ; ossia superò di 700,000 dollari quella del periodo corrispon­ dente 1898, di 30,500,000 dollari quella del 1897 ed anche il 1892 che fu così ricco di affari, resta indietro di 50,000,000 di dollari in con­ fronto del 99.

Nelle importazioni delle merci dalla Germa­ nia negli Stati Uniti si ha invece il risultato che negli ultimi otto mesi del 1898 il valore superò di 14,500,000 dollari quello del 1898 ma è diminuito di 27,000,000 di doli, del 1897.

La spiegazione dell’importazione così stra­ ordinaria nel 1897 si ha nella riforma della tariffa doganale.

Complessivamente gli scambi tra la Germania e gli Stati Uniti nel 1899 danno un sopravanzo di 71,529,476 dollari a favore dell’Unione nord- americana in confronto di 83,342,594 nel 1898, di 14,035,474 doli, nel 1897 e di 3,656,364 doli, nel 1896. Yale a dire che gli Stati Uniti si tro­ vano commercialmente in rilevante vantaggio rispetto alla Germania.

I telegrafi nella Cina. — Siccome la Cina è

diventata un soggetto del quale tutti si occu­ pano, esaminando minutamente le varie parti dell’organismo, riassumiamo in poche parole un elaborato studio inglese sul servizio tele­ grafico dell’Impero Celeste.

L’organizzazione è per se stessa eccellente, ma non dà i risultati che dovrebbe dare spe­ cialmente per due cause: le deplorevoli abitu­ dini che si riscontrano in tutte le amministra­ zioni cinesi e l’ostilità ingenita nel popolo contro qualunque innovazione, sovrattutto quando que­ st’innovazione è d’origine europea.

La grande difficoltà per il buon funziona­ mento dei telegrafi in quel paese è la mancanza di polizia nella maggior parte dell’impero. Le autorità, forse ostili quanto il popolo alle in­ novazioni, non fanno nulla per proteggere efficacemente le linee, ed i malintenzionati non si fanno scrupolo di abbattere i pali, di rom­ pere gli isolatori, e di tagliare i fili. Per di più questo fanatismo trova un incoraggiamento ben naturale nella cupidigia della razza ; i pali forniscono un eccellente combustibile, ed i fili possono essere utilizzati in cento modi diversi.

Tuttavia se le autorità volessero, arrivereb­ bero ben presto ad un eccellente risultato; grazie alla severità eccessiva del Codice penale in Cina, che ne dà loro il modo. Si cita al pro­ posito questo esempio di cui furono teatro i

dintorni di Shanghai : colà si distruggevano continuamente le linee; il Taotai, in rapporto frequente con gli europei e stanco delle loro lagnanze, dichiarò semplicemente che per cia­ scun palo abbattuto verrebbe tagliata una testa, tra gli abitanti più vicini al luogo del delitto.

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con sei cavi sottomarini appartenenti agli eu­ ropei, e che, per la loro posizione sfuggono alle imprese dei malintenzionati.

La scrittura cinese non essendo alfabetica, ed ogni parola essendo rappresentata con un carattere particolare, non si poteva pensare ad utilizzare alcun sistema in uso ; si è quindi provveduto dando a ciascun carattere un nu­ mero d’ordine, ed è questo numero, che non ha mai più di 4 cifre, che si trasmette.

Per venire a questo risultato si è fatto un Oodice di 49 pagine ciascuna contenente 10 co­ lonne di 20 caratteri ; si dispone dunque di 9800 segni : vi si misero tutte le parole usuali e si sono anche potute lasciare delle caselle in bianco per delle parole nuove.

Alla partenza, l’impiegato traduce il dispac­ cio in cifre, e all’arrivo l’altro impiegato con una operazione inversa lo rimette in caratteri cinesi.

Del resto si nota che le linee cinesi con questo sistema, hanno una capacità più grande che le linee europee. Nelle lingue occidentali occorrono da 5 a 6 segni per esprimere una parola; in Cina ne bastano 4.

E’ vero che in compenso le probabilità di errori sono singolarmente aumentate; la tra­ smissione dei numeri in cifre dà generalmente poca soddisfazione in telegrafia, e colà ciò si complica con una doppia traduzione evidente­ mente pericolosa.

Il censimento in Germania. — I risultati del­

l’ultimo censimento della popolazione germa­ nica sono stati pubblicati. Per compire il la­ voro si sono impiegati quattro anni : dal 14 giugno 1895 fino ad ora. Secondo il parere dei competenti, in nessun paese è stata mai fatta una statistica più completa e più precisa. Gli agenti del censimento avevano l’ordine di non accontentarsi delle dichiarazioni dei capi di casa, ma di fare una inchiesta personale sulla condizione dei varii membri di ciascuna fa­ miglia.

Tutto ciò è stato fatto, ma con gravi diffi­ coltà : il rigore militare e quasi poliziesco con cui si è fatto il censimento ha provocato in­ finiti reclami. Ma la forza rimase alla legge, ed il risultato di questo modo rigido di racco­ gliere informazioni è stato di offrire nel libro recentemente pubblicato una miniera di dati per i sociologi.

Esaminiamo qualche cifra più importante. Dal 1882 al 1895, ossia in 13 anni, la popo­ lazione dell’impero tedesco è aumentata di sette milioni d’abitanti.

Al 14 giugno 1895 era di 52 milioni; sei mesi dopo il censimento, in dicembre, era au­ mentata di oltre 500,000 anime ! Per la prima | volta dopo molto tempo il numero degli uo- j mini aumenta più rapidamente di quello delle ! donne : ciò è il risultato di una diminuzione nel numero degli emigranti.

Il primo fatto caratteristico offerto dalla sta­ tistica è che il grande Stato continua a cre­ scere in proporzioni e con rapidità straordi- j narie.

Secondo fatto caratteristico : Il numero delle persone che vivono di rendita, specie dopo la I

dichiarazione obbligatoria per la tassa sul red­ dito, è aumentato del 59.8 per cento.

Nello stesso tempo là proporzione delle per­ sone impiegate in un lavoro attivo dei sala­ riati insomma, è cresciuto del 17.8 per cento. Ciò avviene, perchè i fanciulli lavorano prima e le donne in piu gran numero.

Di modo che il progresso della ricchezza in­ dividuale apparisce manifesto. Una classe di rentiers si crea ed aumenta a favore del pro­ gresso industriale e commerciale.

Nello stesso tempo diminuisce rapidamente il numero delle persone impiegate in lavori malsani o bassi. Meno domestici, meno fante­ sche. In compenso gli studenti, i candidati, insomma tutti coloro che si preparano ad en­ trare con esami o concorsi nelle professioni liberali, sono aumentati del 185 per cento dal 1882.

Molti altri dati possono esser presi da que­ sta statistica. Questi, ad esempio : l’agricoltura va decrescendo, mentre l’industria ha guada­ gnato quattro milioni di braccia; a misura che sono aumentate la ricchezza e l’attività indu­ striale, è cresciuto anche il numero dei mi­ serabili.

IL TRANSVAAL

In questo momento nel quale sembra ormai cominciata la guerra tra il Transvaal e l’In­ ghilterra dalle pubblicazioni ufficiali estraiamo queste notizie.

La repubblica Sud-Africana, che comprende Transvaal e lo Swaziland, venne fondata il 17 febbraio 1889 e prese nome dì Transvaal dal 1877 al 1881. La Convenzione di Londra del 27 Febbraio 1884 stabiliva che il governo della Repubblica dovesse sottomettere alla Corona inglese tutti i trattati che stipulasse con po­ tenze straniere o con le indigene eccezione fatta per lo Stato libero di Orange. La Costitu­ zione che regge la Repubblica è datata 13 feb­ braio 1858 e fu riveduta il 23 giugno 1890.

Esercitano il potere: un Prim o Volksraad composto di 29 membri eletti per suffragio di­ retto e che devono essere nati nel paese o avervi residenza dal 29 maggio 1876 ; il Se­ condo Volksraad è pure composto di 29 mem­

bri eletti egualmente dal popolo e devono aver residenza nel paese da quattro anni. Elettore del secondo Volksraad è ogni cittadino che abbia il suo domicilio nel paese da due anni e per il primo Volksraad ogni cittadino do­ miciliato nel paese da 14 anni.

Il Presidente della Repubblica ed il Generale in capo sono eletti, il primo per 5 anni, il se­ condo per 10 dagli elettori del primo Volks­ raad, ed il Segretario di Stato e gli altri mem­ bri del potere esecutivo per tre anni diretta- mente dal primo Volksraad.

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8 ottobre 1899 L’ E C O N O M I S T A 651

nera di 622,544 abitanti : nel totale 3 abitanti circa per chilometro quadrato.

La capitale Pretoria conta 8000 abitanti, e Johannisburg ne conta 102,714 di cui circa la metà bianchi.

Diamo il sommario del bilancio per l’ eser­ cizio 1897. in lire sterline:

EN T R A T E D iritti di impor­ tazione... 1,276,719 Herrenrechten. 157,423 Imposte dirette 161,794 Licenze... 732,092 Bollo... 258,396 M u lte ... 109,128 Interessi... 210,961 Poste e Tele­ grafi... 215,320 Strade ferrate. 737,366 Materie esplo-sive(vendita) 351,809 Diverse... 269,610 S P E S E Stipendi ... 966,960 Spese di riscos­ sione... 21,253 Giustizia e po­ liz ia ... 131,024 I s tr u z io n e .... 108,407 Società... 106, 758 Poste e telegr. 167,608 G uerra... 396,384 Lavori pubblici 1,012,866 Debito pubbl.. 166,146 Spese per lo Swaziland.. 41,987 Diverse... 1,244,723 4,480,218 4,394,066

Il debito pubblico alla line del 1896 ammon­ tava a L. sterline 2,690,576 compreso il pre­ stito Rothschild 5 per cento di 2 */» milioni.

L’importazione nel 1897 arrivò a 13 milioni e mezzo di sterline ; di cui 8.6 dall’ Europa, 1.5 dalla Colonia del Capo, 1.2 dal Notai.

L’oro esportato negli ultimi anni rappre­ sentava in lire sterline :

1 8 9 2 .. . 4,541,071 1895. . 8,560,555

1 8 9 3 .. . 5,480,498 1 8 9 6 ... 8,603,821

1 8 9 4 .. . 7,667,152 1 8 9 7 ... 11,653,725

Lo sviluppo delle strade ferrate nel 1898 era di 1247 chilometri; i telegrafi in esercizio 8120 chilometri.

Il trattato del 10 dicembre 1894 tra Gran- Brettagna e la Repubblica Sud-Africana, com­ pletato il 14 febbraio 1895 pone Swaziland sotto l’Amministrazione della Repubblica stessa. Gli indigeni però hanno conservato la loro autonomia e sono governati dalle loro proprie leggi in quanto tuttavia rispondano alle mo­ derne esigenze giuridiche; essi pagano una im­ posta fissa. In quanto alla razza bianca se si tratta di colonie brittannici conservano i di­ ritti acquisiti, gli altri che abitino il paese dal 20 aprile 1890, ottengono l’indigenato ed i pri­ vilegi politici della Repubblica _ Sud-Africana. La superficie dello Swaziland è di 18,140 chi­ lometri quadrati; la popolazione di 41,000 abi­ tanti, di cui mille bianchi.

Le entrate di questa specie di Stato ammon­ tarono tra le 2000 e le 3000 sterline, le spese nel 1897 furono di 41,987 sterline; il disa­ vanzo è colmato dal bilancio del Transvaal.

Le condizioni economiche del Giappone

Nel Giappone la statistica è stata condotta con metodi ed intenti moderni ed abbraccia tu tti i rami dell’attività economica dell’Impero di mezzo ; è quindi possibile di dare ragguagli precisi sulle sue condi­ zioni economiche.

La superficie del Giappone, propriamente detto, è di 381,829 km. q., con le recenti conquiste di For­ mosa e delle Pescadores si eleva a 416,755. La den­ sità della popolazione è di 112 abitanti per km. q. Se si comprendono Formosa e le Pescadores, la den­ sità si abbassa a 72.

La popolazione aum enta rapidamente; era nel

1892 41,089,000 1895 42,271,000

1893 41,388,000 1896 42,708,000

1894 41,813,000 1897 43,229,000

L ’aumento medio della popolazione che era di 9.19 per mille nel 1892 è passato a 12.20 nel 1897.

Il numero dei giapponesi residenti all’ estero è di 58,785 dei quali 2465 studenti di cui 2178 frequen­ tavano le scuole degli S tati Uniti, 129 quelle di Ger­ mania e soltanto 10 altre scuole europee.

Il numero di stranieri residenti al Giappone è di 10,331 di cui 5206 cinesi, 2118 inglesi, 1076 ameri­ cani, 523 tedeschi e 491 d’altri paesi europei.

La statistica agricola per l’anno 1897 dà pei ce­ reali le cifre seguenti :

Riso . O rzo. Segala . Frum ento . G elsi. Alberi da thè Colture diverse Superficie coltivata E tta ri 2,816, 7.33 646,282 657,962 462,821 301,582 59,479 1,678,028

Il demanio dello Stato, comprendente foreste, mon­ tagne e praterie è di 19,344,451 ettari.

Il bestiame comprende 1,578,117 capi equini e 1,149,761 capi bovini.

Passando alla industria, si hanno 777,944 case che si dedicano alla preparazione del thè e ne producono 12,694,692 kg.

Vi sono 14,264 distillerie che forniscono circa 86,000 ettolitri di spiriti diversi, specialmente di sake ossia acquavite di riso.

Quanto alle industrie artistiche, eccone il movi­ mento, calcolando il valore a migliaia di yen:

Ceramiche Lacche Bronzi

A nni operai v ai. dei p r. operai v ai. dei p r. operai v ai. dei p r.

1894 23,136 3,204 14,092 2,595 4,094 714,411

1895 25,393 4,814 17,372 3,119 4,166 738,596

1896 26,233 5,205 17,248 3,296 4,843 924,486

Una delle principali industrie giapponesi è la fab­ bricazione dei fiammiferi :

N. delle fab b rich e Operai V alore dei prod.

1 8 9 4 ___ 203 28,004 4,480

1 8 9 5 . .. . 210 35,427 5,502

18 9 6 ___ 252 21,779 5,465

La diminuzione del personale che si nota nel 1896 è conseguenza dell’aumento del macchinario.

La filatura del cotone, secondo i metodi europei, é molto sviluppata. Risiede specialmente ad Osaka, che, come vedemmo parlando dell’ evoluzione di co- desta industria, si chiama già la Manchester giap­ ponese. Eccone la statistica :

Numero delle società dei fuai

1894 45 530,074

1895 47 580,945

1896 63 757,196

1897 74 970,567

Produzione F o rza m otrice tonnellate cavalli-vapore

(12)

quello delle donne quasi del 40 per cento. Ma il la­ voro dell’operaio giapponese è una maraviglia di'per­ fezione, in nessun modo paragonabile a quello del- J’operaio europeo.

Il commercio estero ha pure avuto un grande svi­ luppo, come risulta dalle cifre seguenti :

Im portazione Esportazione 1000 di yen 1 8 9 4 .. .. 1 8 9 5 .. .. 1 8 9 6 .. . . 1897___ 117,371 129,083 171,400 219,155 112, 171 134,991 116,576 161,459

Nell’ importazione dal 1892 al 1897 l’ Inghilterra passa da 27 milioni di yen a 65 milioni ; gli S tati Uniti da 6 a 27; la Germania da 7 a 18; la Francia da 3 a 5; il Belgio da meno di un milione a più di 3.

Nella esportazione gli Stati U niti da 28 milioni a 52 ; la Francia da 19 a 26 ; l’ Inghilterra da 5 a 8 ; la Germania da 1 a 2.

Una parte della plus valenza è dovuta però al grande rialzo dei prezzi.

Eguali progressi si notano nelle statistiche della viabilità ferroviaria, della navigazione, delle ban­ che, ecc. Ciò che specialmente colpisce è la rapidità con la quale il Giappone si sviluppa in tu tte le di­ rezioni, ciò che non è senza inquietudine per 1’ av­ venire.

È evidente che una parte della popolazione ha rag­ giunto uno Standard o f life uguale a quello delle na­ zioni piu civili di Europa ; ma vi è una enorme di­ stanza fra l’operaio pagato da 80 cent, ad una lira il giorno e il funzionario, il banchiere, il negoziante, e non si capisce come potrà colmarsi questa lacuna.

L a ricchezza evidente_ di alcune classi sociali, la loro istruzione, ed abitudini, e la estrema inopia delle altre, e un fatto di tal natura che impedisce alle fine di intendersi con le altre.

Ora il Giappone diventa sempre più industriale ciò che rende inevitabile il contatto di una aristo­ crazia ricca e istruita con un proletariato destinato ancora per molti anni ad una condizione di civiltà rudimentale.

Da questo contatto nuovi e imprevisti fenomeni possono derivare, i quali alterino le attuali condi­ zioni interne di quel prospero e fiorente paese.

Camera di Commercio di Macerata. — Nella tor­

n ata del 13 settembre, il presidente ricordò al Con­ siglio che in altra seduta questi aveva appoggiato la proposta della Consorella di Brescia circa l’istituzione dei biglietti ferroviari a percorrenza chilometrica, ed ora la Consorella medesima avendo ottenuto in pro­ posito l ’appoggio di molte Camere di Commercio del Regno, ha inviato formale domanda al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio per ottenere l’istituzione dei biglietti in parola.

Dopo altre comunicazioni di minore importanza, questa Camera approvò alcune liste elettorali com­ merciali per l’anno 1899.

Camera di Commercio di Belluno. — Nella sua

ultima seduta questa Camera in seguito ai continui lamenti dei commercianti in legnami per la penuria dei carri ferroviari da trasporto, spedi un vibrata nota all’ ispettorato generale delle strade ferrate in Roma. In essa nota, tra altro, si fa osservare come il piano caricatore della ferrovia non solo è costan­ temente ripieno di cataste di tavole e di travi, ma come grosse partite di legnami si trovino ammuc­ chiate fuori dei cancelli del recinto in attesa del

cafiòo, e come la merce vi deperisca. Il legname è

la sola produzione di cui si faccia attiva e continua esportazione da questa provincia; i grandi magazzini di Venezia ed altrove hanno bisogno di essere con­ tinuamente riforniti e l’attuale penuria di vagoni per il relativo trasporto torna di grave danno al com­ mercio.

Cercato monetario e Banche di emissione

L a situazione, come era prevedibile, si è aggravata ; la Banca d’ Inghilterra ha dovuto portare il saggio dello sconto al 5 per cento ; ragioniamo sulla situa­ zione generale nel primo articolo, qui daremo bre­ vemente le note della settimana.

_ L a Banca^ d’Inghilterra ha perduto altri 2.7 mi­ lioni della riserva, che è così ridotta a 20.6 milioni di sterline.

Gli Stati U niti continuano ad aver bisogno di ca­ pitali e di oro per cui è sempre alto il saggio dello sconto ed è pure oscillante il cambio.

Anche la Banca di Francia ha diminuita la ri­ serva di 13 milioni di cui 9 in oro. P er ora sembra che il grande Istituto francese non intenda aumen­ tare il saggio dello sconto, ma invece continua noi sistema già altre volte applicato di esigere un pre­ mio per il baratto dei biglietti in oro.

Nella situazione della Banca di Francia si trovano aum entati di 66.7 milioni il portafoglio, di 25.04, le anticipazioni, di 128.2 la circolazione, di 20.6 i conti correnti dei privati, mentre il debito dello Stato verso la Banca è diminuito di 31.3 milioni.

L a Banca Imperiale di Germania ha aum entato lo sconto, portandolo al 5 Ij4 per cento.

In Italia nulla di notevole; nemmeno 1 cambi dànno oscillazioni importanti.

Eccone il movimento nella settimana : su P a rig i su Londra 2 L unedi... 107. 35 27. 13 3 M artedì. . 107. 50 27.17 4 Mercoledì. 107. 80 27. 29 5 G iovedì.. 107. 60 27. 25 6 V enerdì. . 107. 475 27. 23 7 S ab ato .. . 107. 725 27. 235 B erlino su V ienna 1 3 2 . 6 5 2 2 4 . 7 5 1 3 2 . 7 5 2 2 5 . — 1 3 3 . 15 2 2 5 . 5 0 1 3 2 . 9 0 2 2 5 . 5 0 1 3 2 . 7 5 2 2 5 . 2 5 1 3 2 . 8 0 2 2 5 . 5 0

Situazioni delle Banche di em issione estere

Incasso j o ro .. . . F r. 1,914,505,000 ■ Attiro 1 r. ’ a rg e n to ... 1.182 617.000 / Portafoglio... .. 774,344 000

Ì

[ A n tic ip a z io n i...» 659,633,0 00 Circolazione...» 3.883,425, 00

Conto cor. dello St. » 223,603,000 » » d e ip riy . » 473-357,000 K app. tr a la ris. e le pas. ■—

d iffe re n z a 9.018.000 4.323.000 66.745.000 25.437.000 128,255 000 31.307.000 20.625.000 c -r: a -a OQ gl o ottobre Attiro Pissiro

( Incasso m etallico S te ri. 32,693,000

I Portafoglio... 33,737,000

( R iserv a... 20,651,000

¡

C irc o la zio n e ... » 28,812,000 Conti corr. dello Stato » 10,641,080 Conti corr. p a rtic o la ri» 41,611,000 Kapp. t r a l ’ine.e la olr. » 39 3 $

-+-differenza 1.960.000 3.728.000 2.772.000 873,000 2.412.000 2.697.000 <0) , Q» H-•g -5 , ? Attivo ! S d i 1“ 1 81 * ^ Passivo)

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