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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.684, 12 giugno

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO V IE IN TERESSI PR IV A TI

Anno XIV - Voi. XVII!

Domenica 12 Giugno 1887

N. 684

Un articolo del Bollettino delle Finanze ci porge occasione di trattare con qualche ampiezza là que­ stione delle condizioni della circolazione fiduciaria e

monetaria italiana, sul quale argom ento abbiam o ragione di credere che discuterà la Cam era, esam i­ nando il progetto di legge che proroga il corso le­ gale dei biglietti.

Il Bollettino non sa dissim ulare la sua sorpresa per­ chè l’Economista ha detto nell’articolo « sulle diffi­ coltà della circolazione» pubblicato nel n. del 29 Mag­ gio, essere l’Italia sulla via che conduce al corso for­ zato, e ricorda il Bollettino che nella recente tornata del 6 maggio « il tema della nostra situazione mo­ netaria fu molto abilm ente sollevato e trattato dal— l’on. Maggiorino F e rra ris e poi dall’on. B ranca, pro­ vocando dall’ on. m inistro Magliani spiegazioni e dichiarazioni, in senso diam etralm ente opposto a quello avvisato dall’ Economista. » — N ell’ ultim o num ero abbiam o discorso di quella seduta ed abbiam o notato che il linguaggio tenuto dall’on. M aggiorino F e rra ris era in perfetta consonanza col nostro, tanto che l’ono­ revole F e rra ris ebbe a dichiarare che nel m arzo e nell’aprile per l’altezza del cam bio « vi era già un principio di corso forzoso. » — Che poi l’on. Ma­ gliani abbia fatte dichiarazioni diam etralm ente op­ poste non è il caso di tenerne conto. O rm ai l’ on. Magliani non può far testo che sulla opportunità politica alla quale egli ha sacrificato ogni principio economico e finanziario. Non sarebbe quindi il caso di prender atto delle sue rassicuranti dichiarazioni se non per vedere fino a qual punto si contraddi­ cano con altre precedenti in egual modo recise.

Il Bollettino non deve ignorare che orm ai alla Cam era la fiducia ispirata dall’on. M agliani è più

storica che personale ; lo si riconosce sem pre uom o

dotto e fecondo di espedienti, ma dopo i decim i sulla fondiaria, negati, concessi e ritolti, dopo il dazio sui cereali sdegnosam ente respinto ed un anno dopo pro­ posto, dopò il pareggio proclam ato in decem bre e sconfessalo in aprile si attendono —■ ben altro che rassicuranti parole per esser tranquilli sulla circola­ zione m onetaria.

Il Bollettino esam ina con molta cura la questione della circolazione e com incia dal prender atto della nostra afferm azione « che non ¡scorgiam o alcun rim e­ dio efficace contro il pericolo a cui si va incontro, » per aggiungere che sem bra che noi non vogliamo m uovere alcun biasimo, nè accollare alcuna respon­ sabilità al m inistro Magliani ed alle Banche.

V eram ente tale aggiunta del Bollettino non è cor­ rispondente al nostro pensiero ; noi non direm o che l’on. Magliani e le Banche sieno la causa della si tuazione, quale si m anifestò nei mesi decorsi, ma da parte nostra crediam o che abbiano, e non poca, responsabilità. A bbiam o già spiegato com e la ab o ­ lizione del corso forzato non potesse effettuarsi e consolidarsi se non m antenendo forte il bilancio ed alto il credito. È colpa soltanto dell’on. M agliani se il bilancio venne condotto al disavanzo e se il no­ stro credito per il continuo gettito di titoli sul m er­ cato è esposto a più frequenti e più am pie oscilla­ zioni dei consolidati di altri paesi. Nè vale il divi­ dere la responsabilità colla Cam era e col G overno. La Cam era ed il Governo avevano accettata la in ­ trapresa della abolizione del corso forzato quale venne proposta ; — prim o perchè l’on. M agliani ispirava al P arlam ento ed al paese così grande e sconfinata fi­ ducia, che gli stessi avversari del suo progetto non ebbero il coraggio di farglisi oppositori; — secondo perchè l’on. Magliani accom pagnò l’ operazione con una serie di dichiarazioni e di prom esse che rassi­ curarono anche i più tim orosi ; e soprattutto venne accolta da tutti in Italia ed all’estero com e garanzia di riuscita la solenne assicurazione fatta allora d al­ l ’on. Magliani di m antenere ad ogni costo il pareggio del bilancio e di chiudere definitivam ente tutte le edizioni del G ran Libro del debito pubblico. — Ora, se anche è vero che il P arlam ento e la politica p re ­ m ettero sul Ministro delle Finanze turbando il bi­ lancio ed accrescendo il debito, il M inistro, che aveva da difendere la sua ardita operazione, il M inistro che sapeva come il consolidarla dipendesse dalla sua re ­ sistenza, doveva vincere qualunque pressione ed al caso lasciare ad altri il com pito di sciupare il suo operato.

E siccom e è appunto la nostra debolezza finan­ ziaria, quella che m ediatam ente rende più aspre e più lunghe le crisi, l’on. Magliani è responsabile di aver tanto indebolito la nostra finanza da averci fatto passare per i pericoli che dalla fine di gennaio alla m età di aprile abbiam o attrav ersati.

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vare, cioè l’uso di una penalità. Ora al 51 dicem b. 1886 le sei Banche di em issione avevano una circolazione

giusta il limite (dice per ironia il bollettino ufficiale)

dalla legge 50 ap rd e 1874 di L. 8 9 5 ,8 5 0 ,8 7 0 m en­ tre il capitale era di L. 2 5 1 ,7 5 0 ,0 0 0 , e quindi la circolazione arbitraria era di oltre centocinquanta

milioni. A questa circolazione illegale si aggiunge­

ranno 156 m ilioni di biglietti coperti da altrettanta riserva (dice sem pre il bollettino ufficiale) giusta la legge 28 giugno 18 8 5 . In tutto adunque la circo­ lazione saliva a L. 1 ,0 5 1 ,8 6 9 ,7 1 2 senza contare i biglietti di Stato.

Di fronte a questo miliardo di circolazione quale era la riserva m etallica? Ce lo dice il Bollettino ufficiale: oro L. 5 0 1 ,0 0 6 ,0 5 7 ; argento a titolo di 9 0 0 m illesim i L. 5 2 ,5 4 5 ,1 1 0 ; un totale adunque di vera riserva m etallica, secondo lo spirito della legge 1874, di L. 5 5 5 ,5 4 9 ,1 6 7 , dalla quale detratti i 136 m ilioni, che secondo la legge 28 giugno 1885, devono coprire altrettanti biglietti, rim angono meno di 200 m ilioni di m oneta m etallica d’oro e d’argento, per coprire 895 m ilioni di circolazione cartacea; quindi secondo lo spirito della legge 1874 vi sono 6 0 0 m i­ lioni, i quali sono coperti da 1 |3 di moneta metallica, ed altri 200 che sono coperti dagli artifizi di com pu­ tare com e m oneta m etallica i biglietti già consor­ ziali ed i biglietti di Stato. Q uesta circolazione ec­ cedente di 140 milioni il triplo del capitale e di 200 milioni la effettiva riserva m etallica im pedì n atural­ m ente alle Banche di restrin g ere occorrendo, la circo­ lazione stessa al di sotto di 755 milioni autorizzati dalla legge 18 7 4 , e di alzare lo sconto per proteggere la loro riserva, e in pari tempo costrinse le Banche stesse ad usare di tutti gli espedienti, alcuni dei quali riprovevoli, per non m antenere i loro biglietti effettivam ente convertibili a vista ed al portatore. Il Bollettino delle Finanze continuando a trattare l’argom ento ci m ostra che il cam bio su F rancia è ridisceso a 100,80 e 100,60. Noi stessi abbiam o av ­ vertito che parliam o con m aggior libertà sul peri­ colo corso, poiché per ora. è scongiurato e ci avviamo alla stagione in cui il cambio ci è favorevole ; ma che appunto per questo era urgente provvedere af­ finchè i fatti lam entati non si rinnuovino, o rinnuo- vandosi non ci trovino nella più difficile delle si­ tuazioni. Il Bollettino non v o rrà negarci che il cam ­ bio salì al 101,50 ed anche al 102 e rim ase per parecchie settim ane oscillante tra 101,20 ed il 101,60. Ora il fatto di un corso del cambio così supe­ riore al norm ale è già di p er sè una prova che il corso forzato esisteva di fatto — come bene ac­ cennò l'on. M aggiorino F erra ris. E veram ente il re­ gime di sem plice corso legale am m ette che i biglietti sieno convertibili a vista od al portatore; la legge ha aperti 69 sportelli delle T esorerie ed oltre 110 sportelli delle Banche, per il baratto dei biglietti, dunque con questi 180 sportelli aperti q uattro ore al giorno, il pubblico non dovrebbe trovare nessuna difficoltà a cam biare i biglietti, secondo i suoi bi­ sogni e secondo i suoi interessi. Se, m algrado ciò, vi fu un cam bio così superiore al norm ale, vuoi dire che i biglietti di Stato e quelli di Banca il pubblico non riesciva a convertirli a vista ed al por­ tatore con quella facilità a cui avrebbe diritto per disposizione di legge. E la diminuita convertibilità del biglietto, il Bollettino lo sa benissimo, è u n prim cipio di corso forzoso di fatto, se non di diritto, e se esso si prolunga per qualche tem po, dall’essere di fatto,

si trasform a per necessità di cose, di diritto. O ra se questa dim inuzione di convertibilità dei biglietti, m a ­ nifestata indirettam ente dall’altezza del cam bio, la si avvicina a tutte le note astuzie, colle quali le T eso­ rerie e le B anche cercarono di ren d ere difficile il baratto, sì ha la prova indiscutibile di quanto ab ­ biam o asserito noi e di quanto disse giustam ente l’on. Maggiorino F e rra ris. — Ci disse il Bollettino altra volta che le difficoltà del baratto furono s u g ­ gerite dalla necessità di frenare una illecita specula­ zione; osserviam o che le Banche e lo Stato hanno pro­ m essa la convertibilità del biglietto senza restrizione di sorta, m entre gli speculatori non hanno prom esso n u lla ; la speculazione illecita era adunque quella del Tesoro e delle Banche, le quali agivano contro la legge e non quella degli speculatori che esercitavano con loro diritto. Del resto, se il Tesoro e le Banche avessero veram ente voluto frenare la speculazione ave­ vano un mezzo veram ente efficace, quello di gettare, com e del resto era loro dovere, largam ente sul m ercato l’oro e l’argento; il cam bio sarebbe subito sceso e la speculazione resa inutile.

Ma il Bollettino ci dice che dobbiam o andare cauti nello spargere I’ allarm e nel paese poiché il corso forzato non può trovare altra causa che nella difficoltà finanziaria dello Stato, e queste difficoltà sono scongiurate rhercè i recenti provvedim enti. Ci con­ ceda il Bollettino di non avere questa fiducia. — Nel dicem bre decorso l’on. Maglioni nella sua esposizione finanziaria disse chiaram ente che tutto procedeva rego­ larm ente e che il bilancio era in pareggio ; quattro mesi dopo, senza che altro sia avvenuto tran n e la en­ trata al M inistero dell’on. S aracco, lo stesso on. M a­ gi iani dom andò 40 milioni di nuove im poste per d i­

minuire il disavanzo ed orm ai tutti sanno che il bi­

sogno del bilancio ascende a più di -100 m ilioni. — Il riordinam anto della finanza è adunque ancora da venire. — In quanto al debito tutti,, l’on. Ma- gliani e l’ on. Luzzatti com presi, hanno affermato che bisognava term inarla colle em issioni; l’on. M ini­ stro delle F inanze ha trovate, per lo m eno in dieci esposizioni, dieci differenti frasi e sem pre eloquenti e solenni, per dire, ripetere, conferm are e ric o n ­ ferm are questa prom essa ; — ora il Bollettino sà che si em ettono 2 5 0 m ilioni di obbligazioni ferro­ viarie, che se ne em ettono 25 di obbligazioni eccle­ siastiche e che l’on. S aracco dom anda altri 100 m i­ lioni di nuove ferrovie più o m eno prom esse. — A nche il punto ferm o sul debito è dunque ancora da venire.

Il Bollettino conclude che « escluso il caso di una grossa g u erra non sa vedere, guardata serena­ m ente la situazione attuale, donde potrebbero sor­ gere i pericoli di un ritorno al corso forzato che l'Economista ha creduto di scuoprire così prossimi »■ Noi invece questi pericoli li vediam o troppo chia­ ram ente in due fa tti: nel disordine finanziario del bilancio, m alm enato dalle necessità politiche senza nessun criterio direttivo, da uom ini che si acconciano indifferentem ente a dire oggi bianco e dom ani nero ; — nella soverchia sm ania delle Banche di em issione di au m en tare la loro attività, senza badare alle con­ seguenze che derivano dalle m isure — anche ille­ gali — colle quali queste m aggiori attività si pro­ cacciano.

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-sam ente la legge nel loro delicatissim o com pito, anche a costo di vedere scese al prezzo nom inale le loro azioni, allora direm o al Bollettino che tutti fanno il loro dovere, e che nessuno ha la responsabi­ lità dei fatti che accadono. Ma fino a tanto che queste circostanze non si avverano e che vediam o l’ illusione e l’arbitrio governare le più delicate m a­ terie di interesse generale, noi — a costo di parer pessimisti — alzerem o la voce contro gli abusi, e a costo anche delle nostre personali amicizie, com bat­ terem o gli uom ini che quegli abusi tollerano o am ­ mettono.

MARINA MERCANTILE

I p r e m i d i n a v ig a z io n e .

Riepiloghiamo. ')

Si è dim ostrato che prim a base di prosperità ed increm ento della m arina m ercantile di uno Stato sono i servizi postali largam ente e razionalm ente ordinati, perchè assicurano 1’ esistenza di una o più Società di navigazione vincolate da contratti col G overno, assicurano allo Stato una certa quantità di m ateriale navale ausiliario in caso di guerra, pongono in moto capitali, determ inano m ultiform e lavoro, m antengono svariato ed esperto personale m arinaresco, danno vita ad industrie accessorie, lasciano un m argine di operosità e di lucro alla m arina libera com m erciale, che non avendo vincoli ha m inori spese, ed anzi il più delle volte le fanno da battistrada in paraggi nuovi coi quali il traffico diventa rim unerativo col- l’andar del tempo ma non lo è nei prim ordi.

Si è poi enunciata, ma non peranco trattata, la questione se, a far qualcosa di più per la m arina m ercantile in genere, sia consigliabile il sistem a dei prem i largiti dalla legge vigente alla navigazione li­ bera. — La quale questione teorico-pratica è tanto più opportuna, in quanto tra i quesiti posti d all’ex Ministro dei L avori P ubblici, on. Genala, dinanzi ai m em bri della Com m issione governativa nom inata per 10 studio delle Convenzioni postali m arittim e da so­ stituire a quelle che scadranno nel -1891, figura in prim a linea il seguente : « Se, tenuto conto delle « ultim e leggi (prem i di costruzione e di naviga­ li zione) concernenti la m arina m ercantile, convenga « ancora sussidiare linee di navigazione tanto i n - « terne che internazionali, le quali non abbiano uno « spiccato carattere postale. »

E qui bisogna rispondere come i casisti : Distin~

guiamo. — Secondo il nostro modo di vedere, niente

prem i alla navigazione assolutam ente libera, giacché non am m ettiam o che il danaro dello Stato si eroghi a favore dei singoli fuorché in correspettivo di qual­ che servigio re so ; ma non ci ripugna che allor­ quando il servigio v’ è, e il com penso sia equo, si possa corrisponderlo anco per un servigio ch e non sia punto quello del trasporto della posta.

Ora, al di fuori di quest’ ultim o, vi sono altri ser­ vigi m eritevoli di com penso, che la m arina m ercan­ tile sia al caso di prestare alla cosa pubblica?

Ve ne possono essere. A bbiam o nom inato dianzi 11 naviglio ausiliario a quello da g u e rra ; m a biso-’) Vedi VEconomista del 27 marzo, 10 e 17 aprile e 8 maggio 1887.

gna avvertire che oggi in Italia non esiste fuorché virtualm ente, giacché navi m ercantili che a un biso­ gno servano ai trasporti m ilitari, ve ne sono, ma una legge che stabilisca le condizioni del loro servizio e ne iscriva con buona scelta un sufficiente num ero in un apposito elenco, m anca tuttora. Q ualche anno fa venne stipulata tra il G overno e la società F iorio— R abattino una convenzione, m ediante la quale la società, contro un determ inato com penso per il v in ­ colo che si assum eva, si obbligava a noleggiare allo Stato, ad un prezzo prestabilito, i piroscafi che po­ tessero occorrergli, nei lim iti di una quindicina ap­ positam ente scelta tra i m igliori dalla società stessa posseduti. Ma la convenzione era fatta per soli sei m esi e non venne più rinnovata. Ne consegue che lo Stato ogniqualvolta abbia bisogno di noleggiare piroscafi m ercantili per trasporto di truppe, di ma­ teriale da g u erra e simili, deve adattarsi a pagare il prezzo che gli vien chiesto e che non è m ai m ite, ma qualche volta è grave assai.

L’ istituzione del naviglio ausiliario della R. M a­ rina si attua com e segue. Gli arm atori e le società che vogliono iscrivere nel ruolo i loro piroscafi, d e ­ vono presentarne di quelli che abbiano le qualità necessarie per lo scopo a cui devono se rv ire. Spetta al M inistero della Marina farne I’ accertam ento. Se sono accettati, vengono iscritti, con facoltà al G o­ verno di requisirli ad ogni occorrenza. Se si trovano in viaggio quando ve ne sia bisogno, al loro ritorno devono porsi a disposizione del G overno, il quale non im porta dibatta il prezzo del noleggio, giacché appunto il caso essendo previsto, il prezzo è già fis­ sato per legge o per convenzione. O ltre a ciò lo Stato paga un canone annuo, parim ente stabilito, agli arm atori o alle Società, a corrispettivo del v in ­ colo a cui viene a sottoporre i loro piroscafi. Gi trova nonostante il suo tornaconto, perchè spende­ rebbe assai più se si facesse dettar la legge nei m o­ m enti di urgenza, e mille volte più se costruisse per conto proprio navi da trasporto, che in tem pi norm ali sono un capitale im produttivo. Ci trovano per altro il proprio tornaconto anche coloro che iscrivono i loro bastim enti nel ruolo del naviglio ausiliario, giacché m entre riscuotono il canone a n ­ nuo, li adoperano in viaggi com m erciali.

Cotesta istituzione, che in Italia si dovrebbe re n ­ dere perm anente, se si vuole che la nuova politica coloniale abbia mezzi adeguati agli intenti, offrirebbe anch’ essa u n po’ di rincalzo alla nostra m arina m er­ cantile. — E p er certo, a crearla e m antenerla non sarebbe m ale spesa una parte di ciò che ora si spende in prem i alla navigazione.

Ma veniam o ai prem i.

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viaggi mensili. P otrebbe benissim o concedersi un poca di latitudine nella scelta del giorno della par­ tenza, pel caso che le abbondanti caricazioni consi­ gliassero indugiarla di qualche giorno ; e così pure un po’ di com porto nell’arrivo, qualora il tornaconto suggerisse di prolungare oltre il previsto le ferm ate interm edie. P otrebbero inoltre perm ettersi talune de­ viazioni dall’ itinerario reso pubblico, non già a pia­ cim ento, bensì entro certi limiti da determ inarsi. E ciò perchè la valigia postale non soffre indugi, ma le m erci sì, p u rch é non soverchi ; la posta ha e deve avere punti di partenza e di arrivo che sieno quelli e non altri, il com m ercio invece ora dà alimento m aggiore, ora m inore in luoghi e in mom enti che sfuggono a previsioni precise. S arebbe assurdo per­ tanto il condurre due servizi così diversi con norm e identiche.

Non identiche dunque, ma analoghe si. E l’analo­ gia consiste in quella regolarità che, in m isura as­ sai diversa, o ccorre, come alla posta, anche al com­ m ercio. E poiché in una giusta e appropriata m isura, secondo il sistem a da noi propugnato, dovrebbe far­ sene un onere anche alla navigazione commerciale

obbligatoria, i sussidi che ad essa si corrispondessero,

m inori beninteso di quelli da corrispondersi alla na­ vigazione postale, avrebbero anch’essi quel carattere legittim o di correspettivo che solo giustifica il lucro conseguito da pochi cittadini col danaro di tutti i contribuenti. — Do ut des.

Il sistem a sarebbe dunque irreprensibile dal lato della giustizia, il che è già m olto. Lo sarebbe ancora da quello della buona am m inistrazione di uno Stato? Secondo i principi più puri e più ortodossi del- 1’ econom ia so c ia le , dovrebbe rispondersi negativa- m ente ; dappoiché se i traffici sono una attività spon­ tanea determ inata dal bisogno um ano di scam biare tra un paese e l’altro i prodotti naturali e quelli del lavoro, non si vede perchè cotesla attività debba es­ sere prom ossa, incoraggiata, o disciplinata. Ma la so­ lidarietà degli interessi, che nei prim ordi della so­ cietà um ana si limita alla famiglia e più tardi si ag­ gruppa intorno al com une, oggi si estende alla na­ zione rappresentata dallo Stato. F ra gli uffici che lo Stato si è assuuli v’è quello di dare impulso ad ogni forma di utile attività nazionale, ed è certo che, in un paese circondato da più parti dal m a re , la ma­ rina m ercantile si m erita dell’ essere annoverata tra quelle di prim o ordine. V ero è che spesso lo Stato eccede nell’ esercizio di cotesto ufficio, e noi siamo anzi tra i m eno indulgenti verso il pernicioso indi­ rizzo Che in tal senso hanno preso tutti gli Stati mo­ derni. -— Se non che, come dicevam o concludendo il precedente nostro articolo, nella questione di cui ci stiam o occupando non si tratta più di discutere se il sistem a dei prem i alla m arina m ercantile sia in genere buono e lodevole. Si tratta di studiare come si p ossa, visto che nella nostra legislazione lo si è voluto in tro d u rre , applicarlo alm eno con discerni­ m ento, in ricam bio di servigi effettivi, con u tile della econom ia nazionale tutta e non soltanto di coloro che percepiscono i prem i stessi.

O ra appunto non v’ha dubbio che si com m etta uno spreco del danaro pubblico a benefizio d’ una sola industria, assegnando, come fa la vigente legge G di­ cem bre 1885, un premio di navigazione di L . 0,65 per ogni tonnellata di stazza netta e per ogni 1000 miglia di p e rc o rso , a qualunque nave italiana che non superi i l o anni d’età se a vela, i 10 se a v a

-pore, la quale o partendo da un porto del M editer­ raneo , oltrepassi il Canale di Suez o lo S tretto di G ibilterra diretta a un porto non europeo, oppure, proveniente da porto non europeo ritorni in Italia traversando il Canale di S uez o lo S tretto di Gibil­ terra, oppure navighi tra continenti diversi o tra isole che appartengono a continenti diversi. Qui lo Stato non si cura affatto di determ inare gli itinerari (non fa che escluderne alcuni), nè lo scopo e il modo dei viaggi.

È certo invece che il danaro sarebbe assai meglio speso per prem iare il regolare esercizio di linee pre­ sta b ilite, com m erciali ma obbligatorie, cui il paese sappia quante e quali sono, e sulle quali il ceto in­ dustriale e com m erciale possa fare, assegnam ento. E com petente a sceglierle dovrebbe essere soltato il Go­ verno , valendosi dei suggerim enti di chi può dar­ gliene, ascoltando, com e fa in altre cose, l’ esp re s­ sione dei desideri del paese che la v o ra , ra p p re se n ­ tato dalle C am ere di Com m ercio, dalle associazioni agricole, industriali, com m erciali, dai deputati al P ar­ lam ento, dalla voce della stam pa, ec., ec. — Il do ut

des vi sarebbe, e il G overno, che è quanto dire il

paese, se spendesse saprebbe come e perchè spende. Suppongasi che dom ani si voglia tentare una co­ m unicazione regolare m arittim a tra l’Italia e Zanzi­ bar. L ’ idea non è nuova, ma è rim asta finora nel campo delle idee, perchè non si trova chi abbia il coraggio di concretarla, quantunque molti la riten­ gano pratica. Una linea com m erciale obbligatoria sus­ sidiata tra il nostro e quel paese sarebbe atta a su ­ scitare un pò alla volta qu ell’attivo scam bio di pro­ dotti che non può verificarsi subito nè quindi subito rim u n erare una navigazione ohe corra il rischio colle sole proprie forze. — Suppongasi che si voglia ten­ tare una linea com m erciale Italia—S hanghai. Se d o ­ mani le case lom barde si m ettono d’accordo per far venire la seta greggia Chinese direttam ente a Venezia con un vapore italiano, invece di andarla a pren­ dere, proveniente da Shanghai, a L ondra od a M ar­ siglia, il carico per molti viaggi annui a quel v a­ pore italiano, nel ritorno, è bell’e assicurato. Ma v’è l’andata che a tu tt’oggi non dà il carico, perchè i nostri prodotti (ce lo hanno detto più e più volte i Consoli italiani in China) non si introducono laggiù fuorché lentam ente per m ancanza di iniziativa nei nostri industriali e di rappresentanze com m erciali italiane in quei porti. Se non che da cosa nasce cosa, e poiché m olti nostri prodotti sono tali da poter e s ­ sere pregiati e desiderati in China (lo accertano gli stessi Consoli) vi si in trodurrebbero a grado a grado quando i trasporti m arittim i nazionali ne offrissero loro l’opportunità, I’ occasione, e sarem m o per dire la tentazione. Ma i trasporti, a chi li esercita, costati parecchio. P e r affrettare il m om ento in cui anco i viaggi di andata fossero rim u n e ra tiv i, e dato il si­ stem a orm ai vigente nell’ abusare dell’ intervento dello Stato, sarebbe forse fuor di luogo spendere il danaro p u b b lic o , che orm ai è iscritto in bilancio dopo la legge sui prem i, p e r sussidiare una linea da e per S h a n g h a i, com m erciale ma obbligatoria e abbastanza rego lare?

« È ben difficile — leggiamo in un recente o p u - « scolo x) le cui parole appropriate ci dispensano

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« dal trovarne altre equivalenti — che i privati, se « specialm ente non am m aestrati da lunga esperienza « possano avere i mezzi di conoscere l’im portanza,

« dei nuovi em porj e prevedere i prossimi o lontani

« beneficii che essi possono portare alla m adre pa­ ci tria. L e vie com m erciali non si m utano da un « giorno all’altro, e solo coi sacrifizi, colla perse­ ci veranza e con u na assoluta regolarità si giunge « ad im possessarsi di tali vie. N iuno è più conser- « vatore del com m erciante, e perchè egli venga a « voi ha bisogno di avere in voi la più assoluta « confidenza ; perchè egli scelga i vostri vapori, egli « ha bisogno di sapere quando e come questi v a - « pori giungono a lui ; ha bisogno di sapere che « niun altro interesse può privarlo della via di co­

li m unicazione prescelta ; che ha dietro di se forti

« guarentigie. Solo in questo modo si può form are

« una clientela a larga base capace di produrre quei « benefizi sperati ».

In questo senso adunque vorrem m o una riform a della legge del 1 8 8 5 : abolendo cioè del tutto i prem i puram ente gratuiti, e devolvendo a favore della na­ vigazione com m erciale obbligatoria quelli di cui l’e r a ­ rio si è già assunto l’onere. Così facendo si avrebbe anche u n altro van tag g io : si saprebbe a quanto co- testo onere dell’erario si può e si vuol fare ascen­ dere. Ora esso varia d ’anno in anno, perchè non servendo a sussidiare linee prestabilito, può salire molto oltre il previsto; tanto è vero d ie la somm a prevista dal Ministro della M arina quando presentò e sostenne la legge ricordata più volte, è già stata superata.

Term iniam o esprim endo il p arere che in prò della Marina m ercantile italiana possono essere utili ma devano bastare tre cose:

R iordinam ento e am pliam ento dei servizi postali retribuiti ;

Form azione del naviglio ausiliario a quello della M arina da guerra ;

Sostituzione dei sussidi per linee com m erciali ob­ bligatorie, ai prem i gratuiti oggi largiti alla naviga­ zione libera senza legittim o motivo e senza apprez­ zabile frutto.

GLI SCIOPERI E I GOVERNI

« Dopo le esperienze dello scorso anno è lecito sp erare — e noi lo auguriam o vivam ente — che il G overno belga riesca a dom are fra breve una agi­ tazione così vasta e form idabile. M a.ciò non toglie che gli scioperi del Belgio non siano un serio av­ vertim ento, non solo pel G abinetto B eernaert, ma p er tutti i governi, che il tempo delle form ule teo­ riche e delle discussioni dottrinarie nei Parlam enti è passato, e che il problem a che si tratta ora di ri­ solvere è quello sociale. » Così chiudeva un suo articolo sulla « questione sociale e gli scioperi nel Belgio », un giornale serio e autorevole, il Piccolo, di Napoli (n. 4 40), e se noi abbiam o riferito questa conclusione non è tanto per rispondere alle c o n si­ derazioni de! giornale napolitano, quanto perchè nelle parole su rriferite è brevem ente espresso u n concetto tanto com une, quanto è vago, indeterm inato, di in­ dole equivoca.

Non più « form ule teoriche e discussioni d o ttri­

narie » ma la soluzione del problem a sociale : questo si è chiesto più volte e a chi sintetizza in quel modo i suoi desiderata pare di aver detto tutto, di aver quasi segnata una rivoluzione nelle idee e nei m etodi, di aver messo il dito sulla piaga e segnalato nel m edesim o tem po il rim edio. In realtà, con quelle parole che, ripetiam o, sono quotidianam ente pensate o scritte, non si è detto n u lla ; con quella confusione di cose non si è fatto un passo avanti; anzi si può d ire che se ne fanno molti indietro, perchè gli sforzi e le tendenze prendono una via falsa, vanno a sco­ razzare nel cam po delle illusioni. E per stare al caso che suggerì al suaccennato giornale di rip etere an­ cor una volta che i Parlam enti hanno da pensare al problem a sociale, è intanto da notarsi com e le pre­ m esse, i fatti, cioè, che dovrebbero corroborare il concetto dello scrittore non siano perfettam ente con­ soni con la sua tesi.

Gli scioperi del Belgio hanno avuto u n carattere peculiare che non può essere trascurato. D iciam o hanno avuto, perchè m entre scriviam o le notizie del Belgio concordano a dire che gli scioperi sono ter­ m inali e la calm a si è ristabilita. Ma questa nuova agitazione operaia del Belgio era dessa veram ente generata da cause econom iche? C ertam ente la rid u ­ zione dei salari in qualche località ha reso più age­ vole agli agitatori, come il D efuisseaux e qualche al­ tro, di in d u rre gli operai ad abbandonare il lavoro, ma tutte le corrispondenze ai più autorevoli giornali, com e quelle al Temps e al Journal des Débats, e la stessa stam pa belga, ci hanno fatto conoscere che si trattava precipuam ente, nella massim a p a rte cioè, di un m ovim ento avente fini politici; soprattutto fu la que­ stione del suffragio universale quella che determ inò il novanta per cento degli scioperi. T anto è vero questo, che vere e proprie dom ande di indole eco­ nom ica, come aum enti di salari o riduzione di ore di lavoro, non furono neanche form ulate. L ’ agita­ zione operaia, scom parso il principale agitatore, per­ dette tosto di v igore e si potè vedere chiaram ente che non trattavasi di un dibattito econom ico, ma di rivendicazioni politiche, che non intendiam o discutere.

La questione sociale sarà, adunque, nella fatti­ specie un argom ento com odo, che può servire a chiudere un articolo da giornale e a sottrarsi a una indagine ardua e lu n g a; ma evidentem ente non ha qui nessun valore. Nè con questo vuoisi trascurare affatto il fattore economico del m ovim ento operaio b elg a; ma esso è passato in seconda lin e a ; a meno che non lo si voglia rintracciare nella legge che im­ pone un dazio sul bestiam e estero, recentem ente vo­ tata dalla Cam era dei R appresentanti, alla quale però, pur biasim andola, non si potrebbe seriam ente attri­ bu ire la prim a spinta allo sciopero.

C om unque sia di ciò, nessuno ignora che nella m aggior parte dei casi, lo sciopero è determ inato da ragioni econom iche, dai rapporti che passano tra il capitale e il lavoro e che l’uno o l’altro chiedono di m odificare. Q uando anche ciò sia, noi ci chie­ diamo che cosa abbiano a fare gli scioperi con « le form ule teoriche e le discussioni dottrinarie nei P ar lam enti » per le q u a li, secondo lo scrittore cui accennam m o in principio, sarebbe passato il tempo, urgendo il risolvere di problem a sociale. Fa davvero m eraviglia di leggere talvolta sui giornali, anche seri e stim ati, delle frasi su questioni econom iche che m ancano d’ ogni serietà e cam peggiano nel vuoto.

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nella storia interna del giornale, sulla facilità con la quale da scrittori, com petenti forse in letteratura, si scrivono spesso articoli di economia in cui 1 in­ com petenza risalta ad ogni linea. E questa forse la ragione per la quale, come nel caso che conside­ riam o, con frasi fatte, con concetti stereotipati si di­ scutono e si risolvono questioni, si mettono avanti soluzioni, si scagliano biasimi e ingiurie alle formule teoriche e alle discussioni d o ttrin arie; biasim i che sarebbero anche am m issibili, se non si sapesse troppo bene quali ne sono i moventi e quali le intenzioni. P er­ chè non avvengano gli scioperi dobbiamo risolvere la questione sociale; questo a u n dipresso viene a dire lo scrittore in discorso. Ma appare m anifesto che egli ignora il significato della frase che ha adope­ rata è non conosce le ragioni per le quali non sono e non saranno i G overni quelli che potranno risol­ vere la questione stessa, alm eno nello stato attuale della società. E non vogliam o dilungarci su u n tal punto, perchè se volessim o spiegare allo scrittore del

Pìccolo l’erro re suo e di chi corre dietro con la

propria fantasia a soluzioni per legge della questione sociale, dovrem m o scrivere molte pagine e ripetere argom enti ornai consegnati in una infinità di libri.

ìlim a n e però u n altro punto da considerare a proposito degli scioperi in generale, ed è quello della condotta che i G overni hanno a tenere di fronte a essi. I nostri lettori sanno che nem ici dei privilegi e am anti di giusta libertà p er tutti, abbiam o invo­ cato più volte — e pur troppo sinora invano — la riform a della legislazione italiana sugli scioperi. Ab­ biam o sem pre riconosciuto, cioè, che gli articoli del Co­ dice penale italiano intorno agli scioperi sono ornai condannati dalla scienza e dalla giustizia, e che, div e­ nuti incom patibili col regim e liberale odierno, vanno sollecitam ente riform ati. Ammessa la libertà dello sciopero la condotta dei G overni non dovrebbe ispi­ rarsi altro che al dovere di tutelare la libertà stessa di abbandonare il lavoro, secondo che all’ operaio talenta. E qui certam ente ci troviam o di fronte a una questione ard u a a risolversi nei term ini di al­

cuni articoli di legge. .

Si sa infatti quale sia la potenza del! intim ida­ zione e com e di essa si usi e si abusi nei m om enti di sciopero ; com e non la parola e la discussione cer­ chino aderenti a una causa che è legittima come tante altre, ma intervenga invece la m inaccia, la violenza fisica, la coazione m orale, in una parola è noto come il rispetto della libertà individuale di­ venti spesso una vana chim era, un giusto desiderio, anziché u n fatto reale. Qui la legge non può ecelis- sarsi, se no tanto varrebbe che proclam are la ti­ ran n ia di un gruppo di operai sugli altri, la sogge­ zione dei più previdenti, dei più calmi o ragionevoli allo volontà dei più riottosi e forse dei m estatori. E appunto perchè pensiam o che la legge deve preoc­ cuparsi delle possibili soperchierie e p u n irle tanto più severam ente quanto più la libertà vuol essere rispettata, non possiamo approvare,_ pur chiedendo la libertà degli scioperi, il progetto di legge di inizia- tiva parlam entare che chiede puram ente e sempli- cernente l’abrogazione degli articoli dei Codice pe­ nale relativi agli scioperi. Q uattro deputati, gli ono­ revoli Malli, Costa, A rm irotti e Moneta, sono i fir­ m atari della suaccennata proposta; ma essi propongono non già una riform a salutare, ma una sem plice de­ pennazione. La via prescelta, non lo neghiam o, è la più sem plice, ma è pericolosa e la meno ponderata

che si possa preferire. C om prendiam o che quei quattro onorevoli deputati per desiderio di togliere u n anacronism o legislativo e per altre ragioni, ab­ biano limitata la loro proposta a quei term ini cosi sem plici, ma non crediam o che e G overno e P arla­ m ento possano accoglierla e per non creare illusioni sarà bene che, coi dovuti riguardi, seppelliscano sen- z ’ altro la proposta stessa. Ma, procedendo cosi, un dovere rim ane sem pre da adem piere al G overno e al Parlam ento, quello cioè di com piere una buona volta una riform a che i più elem entari principi di giustizia e di ragione suggeriscono. Non chiediam o, com e l’articolo da cui prendem m o le m osse per oc­ cuparci dell’argom ento, che il Parlam ento si metta a risolvere nessuna questione sociale; ma desideriam o si tolga ogni ragione a proposte incom plete come quella dianzi riferita, com piendo una riform a pon­ derata, liberale o tutelatrice dei diritti di tutti.

L’on. M inistro G uardasigilli risponderà forse ai proponenti che non intende separare questa rifoi ma da quella del Codice P enale e riconoscendo tutto il vantaggio di questa unione, ci auguriam o possa to­ gliersi presto un deplorevole contrasto tra la legi­ slazione e le condizioni della vita sociale odierna.

LE AFFERMAZIONI DELL'OS. SÜ LM D M

Nella sua relazione sulle « m odificazioni alla ta ­ riffa doganale ed altri provvedim enti finanziari » l’on. S alandra afferm a : si è ufficialmente constatato, ni

alcuno vorrà negarlo, che *in Francia ed in Ger­ mania il pane non è rincarato per effetto del dazio.

N ell’ultim o num ero analizzando la stessa relazione del— l’on. Salandra e riportando questo brano ci siamo lim i­ tati a m ettere tra parentesi due punti am m irativi dopo la parola ufficialmente, poiché non sapevam o nè sappiam o come sia possibile una ufficiale constata­ zione delle cause che fanno variare o rim an er co­ stante il prezzo di una m e rc e ; tutto al più possiamo am m ettere una ufficiale dichiarazione sul prezzo della m erce stessa, e, com e i lettori com prenderanno, tra le d ue frasi la differenza è sensibilissim a.

Ad ogni modo fo n ..S a la n d ra ha afferm ato solen­ nemente^ in un docum ento parlam entare essersi uffi­ cialm ente constatato che in F ra n c ia 'il prezzo del grano non è rincarato per causa del dazio accresciuto.

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sibile che i negozianti francesi ordinino direttam ente il grano nei porti della Russia, dell’Asia e dell’A m e­ rica, poiché è continuo il pericolo che la opportu­ nità del m om ento m uti i criteri, coi quali gli uomini di Stato veggono le cose econom iche e su esse d e­ liberano ; — i negozianti che non possono negli af­ fari essere opportunisti ; nè si espongono ad ord i­ nazioni lontane, le quali potrebbero, arrivando, trovare m utate le cose.

Yi è quindi una prim a deduzione da fare, la quale risponde, coll’esem pio di ciò che accade in F rancia, all’ on. Salandra od a lutti quelli i quali presum e­ vano -— non sappiam o in base a che logica o a che fondam ento di pratica — che il dazio sarebbe pagato dai produttori esteri. — I produttori esteri com in­ ciano a non m andare più il loro grano in F rancia, perchè trovano rincaro artificiale fatto alla loro m erce, in causa della concorrenza della m erce in te rn a.

Ma vi è di più. Ricorderanno i lettori che la Ca­ m era francese affine di meglio sagrificare al m oderno idolo della opportunità e m ettere il dazio sui grani, senza confessare di com m ettere un atto antidem o­ cratico e lesivo alla libertà, anzi dichiarando che non voleva danneggiare i consum atori e cullandosi sulle dottrine m oderne che il dazio è pagato dagli esteri, — la Cam era francese ha stabilito nella legge che il G overno possa, quando il dazio determ ini un aum ento nel prezzo del p an e , abolirlo nell’ assenza del Parlam ento.

Ora riceviam o notizia da P arigi che un certo n u ­ m ero di senatori e deputati si è recato dal M inistro di agricoltura p er raccom andarli di sospendere l’ef­ fetto della legge che portò a 5 lire il dazio per q uin­ tale sul grano, dim ostrandogli che dopo la prom ul­ gazione della legge stessa, il prezzo del grano è a u ­ m entato del 40 0 /o ed ha una differenza del 2 o 0 /o al prezzo che si negozia a L ondra. H anno aggiunto quegli onorevoli m em bri del P arlam ento che per questi fatti la-speculazione locale è diventata pa­ drona assoluta del m ercato, e che orm ai la coalizione dei m ugnai e dei negozianti di grano funziona senza ostacolo di sorta contro i consum atori.

V edrem o se il G overno francese proporrà alle Cam ere la dim inuzione del dazio; ma è bene n otare che m entre in F rancia accadono questi avvenim enti , nel P ar­ lamento italiano u n relatore crede di poter franca­ m ente asserire il contrario, e sostenere la propria causa colla audacia della affermazione.

R I V I S T A E C O N O M I C A

G li effetti del protezionismo agrario in Francia - Le corporazioni professionali in Germania - Le co­ niazioni monetarie dei vari paesi secondo la rela­ zione del Direttore della Zecca di Londra.

Q uanto avviene ora in F ra n cia , a proposito delle ultim e m isure protezioniste non dovrebbe essere trascurato da coloro che non sono fautori della protezione per convinzione, m a solo per una m a lin ­ tesa opportunità.

Invero dopo che la F ran cia ha portato il^ dazio sul grano a cinque lire si è visto tosto che l’effetto della protezione non era più dubb io ; il prezzo del grano è aum entato ed è pure n aturalm ente cresciuto

quello del pane. E ra veram ente ingenuo, se non ad­ d irittu ra un inganno il credere che i produttori a - vrebbero potuto vendere a prezzi m igliori il loro prodotto senza che il consum atore avesse a fare le spese del favore, del privilegio accordato all’ agri­ coltura. Come non è meno ingenuo il cred ere che i consum atori non abbiano a lagnarsi di u n nuovo aggravio che prem urosam ente il fisco s’è incaricato di addossare sulle spalle dei contribuenti, sotto la fallace ragione che si tratta di proteggere u n ’ in d u ­ stria in condizioni critiche.

Ma intanto gli aum enti avvenuti nei prezzi del grano e del pane hanno prodotto effetti di carattere diverso. Così da un lato vi è un tentativo da parte di alcuni senatori e deputati, di spingere il governo a valersi della disposizione che in certe circostanze gli è data facoltà di sospendere l’applicazione della legge protettiva. È vero però il M inistero non può p rendere una tale m isura che nel caso in cui il P a r­ lam ento non sia adunato, ma giustam ente si risponde dai rappresentanti del dipartim ento del C her e del N ièvre, che dato un rialzo nei prezzi del 18 0/o ¡1 governo potrebbe farsi iniziatore di un provvedi­ m ento che rim ettesse le cose nel loro stato p rece­ dente all’ultim o aum ento del dazio.

Q uali siano le intenzioni del nuovo M inistero fran­ cese, cui è a capo il sig. R ouvier, non è facile a r ­ gu ire sin o ra; ma devesi osservare che il sig. Rou­ vier ha sem pre votato e parlato contro le m isure protezioniste ed è anche libero-scam bista per necessità di cose, rappresentando egli alla Cam era il primo porto francese, M arsiglia. M a le sue vedute personali avranno ben poca efficacia sulle deliberazioni del Mi­ nistero che è invece di un colore protezionista non discutibile.

Dì qui è facile com prendere che dovrem o forse assistere ancora allo spettacolo strano di un Mini­ stero che in una questione veram ente di governo e in u na soluzione può portare conseguenze varie ma sem pre di g ran rilievo, vedrem o, diciam o, u n Mini-* stero che si astiene dal prender parte alla lotta, dato che la lotta vi debba essere, com e pare sia il desi­ derio di quel gruppo di senatori e deputati che ora tenta di distruggere la recente vittoria protezionista.

Ma c’è dell’altro. M entre il M inistero ha da r i ­ spondere ai surriferiti deputati e senatori che si pro­ pongono di interpellarlo, u na petizione, che i pro te­ zionisti fanno firm are per chied ere l’aum ento del da- zio sul pane estero, darà motivo alle forze liberali e protezioniste di m isurarsi nuovam ente.

Rispetto all’aum ento del dazio sul pane estero de­ vesi notare che la legge francese del 4881 ha col­ pito il pane estero del dazio di fr. 4 ,2 0 ogni 400 chilogram m i e nè nel 4885 nè ultim am ente, com e notam m o altra volta, si aum entò questa tassa. Ma avvenne quel che doveva im m ancabilm ente succe­ d ere . La panatteria estera ha profittato, vicino alle frontiere della nuova situazione di cose, ed ha for­ nito più largam ente di pane le provincie confinanti. Q ueste cifre lo provano ch iaram e n te :

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m aggiori, si com prende com e i protezionisti non ri­ m angano cheti. Ma l’argom ento cui ricorrono prova come la dom anda di un aum ento del dazio non ab­ bia in suo favore alcun argom ento accettabile. Essi pretendono che il tesoro è leso da quella che chia­ m ano « la frode legale ; » term ini contradditori che rivelano quale confusione predom ini nelle m enti di quei pontefici del protezionism o. Essi dom andano u na surtaxe di 6 fr. 8 0 centesim i, in modo da por­ tare a 8 franchi il dazio per 1 0 0 chilogram m i di pane. Che cosa risponderà il sig. R ouvier a queste do­ m an d e? nulla per ora, ce Io d ic e ; ma probabilm ente come fu in passato avec le del des accomodements cosi lo sarà ancora e andrà cercando a m aggior gloria e onore di un nostro relatore parlam entare, così blando nello stile e m inaccioso nelle intenzioni, qualche tem­

peramento medio che non sciupi il Ministero e m an­

tenga illesa la fama del rappresentante di Marsiglia. Questo è alm eno il consiglio che potrebbero dargli non pochi dei nostri onorevoli.

— La scuola economica rom antica che tanti se­ guaci conta in G erm ania si sforza di rim ettere in onore le istituzioni del m edio—evo che un secolo fa la bufera rivoluzionaria aveva spazzate via per i loro gran difetti e i mali che da esse derivarono. Ma i fautori delle corporazioni non potendo proporre net­ tam ente il loro ristabilim ento, invece di parlare delle

Ziinfte, vale a dire delle v ere corporazioni, adotta­

rono la parola Innung o unione di m estieri che può restare una sem plice associazione, un sindacato pro­ fessionale o divenire una am m inistrazione pubblica, una autorità secondo la forza della corrente del— Topitxione pubblica che la proteggerà. Intanto quello che non può essere revocato in dubbio è che negli ultim i vent’anni il codice industriale [die Gewerbe

ordiung) è diventato sem pre più favorevole alle Innun- gen e le ha colm ate di privilegi e di diritti relati­

vam ente al tirocinio, all’arbitrato, alla creazione di scuole professionali, al collocamento degli operai ec. Le Innungen hanno persino il diritto « di difen­ dere l’onore della professione ; » questo si legge nella legge. Però sino ad ora il legislatore non è riuscito a ren d e re le corperazioni obbligatorie perchè a te r­ m ini della legge fa parte della Innung chi vuole.

Q ueste istituzioni fecero quindi progressi lentis­ sim i, m algrado la propaganda attiva fatta dalle au­ torità locali e per raggiungere lo scopo ora si cerca di m etter in opera la coazione. È un prim o passo, ma è anche quello che è più difficile e in seguito si procederà con passo più sicuro e si adotterà il

Zunftzwang, la corporazione obbligatoria. P er ora

il progetto di legge dispone soltanto che 1’ autorità superiore potrà obbligare gli operai che non sono m em bri della U nione a contribuire nelle spese dì certi stabilim enti professionali creali dalla Innung.

È una disposizione che può giustificarsi per la circo­ stanza che a profittare di quelle istituzioni concorrono anche quelli che non ne fanno le spese, ma appunto perchè è una disposizione anodina, essa è pericolosa e i partigiani com e gli av versari’! delle Innungen obbliga­ torie l’hanno ben com preso e si sono chiaram ente espressi. Se l’opinione della maggioranza non m uta indirizzo, la G erm ania ritornerà all’obbligo corpora­ tivo (Zunftzwang) del secolo X V III. Specialm ente nella piccola industria c’è u n a agitazione, che può dirsi scientifica e che si esplica in scritti di riviste e studi a parte, nonché è una propaganda pratica onde si ritorni al vecchio regim e econom ico industriale. Si

assevera che ai padroni sarebbe così assicurato un lavoro regolare e abbondante e che potrebbero so­ stenere la concorrenza della grande industria. Ma, a

parte la questione di principio, si può dubitare che nell’am biente econom ico contem poraneo, la corp o ra­ zione, più o m eno larvata, sotto form a di associa­ zione possa raggiungere l’ideale della scuola rom an­ tica, la quale vorrebbe una larga diffusione della industria piccola. Ad ogni modo ciò che im porta notare è questo nuovo passo sulla via della regola­ m entazione. Che poi esso possa m igliorare la condi­ zione della classe operaia, nulla può farlo c re d e re ; ma ora la preoccupazione è solo di attuare integral­ m ente il sistem a industriale che la scienza econo­ mica tedesca caldeggia.

— La relazione annuale del D irettore (Deputy-Ma­

ster) della Zecca di L ondra contiene, com e le prece­

denti, copiose notizie sulle coniazioni di oro e argento fatte nel 1886 dalle zecche dei principali paesi, ad e c ­ cezione della Russia. Si v ed rà dalle cifre che rip o r­ tiam o qui appresso come nel 1886 le nuove conia­ zioni (detratte cioè le riconiazioni) abbiano raggiunta una cifra abbastanza notevole. L e nuove coniazioni di oro am m ontarono infatti a st. 1 6 ,1 1 2 ,2 0 4 m entre nel 1885 furono di L. st. 1 3 ,0 6 8 ,8 5 0 ; quelle d ’argento am m ontarono a st. 2 5 ,2 6 4 ,1 7 6 contro 15,160,801 nel 1885. A lcune zecche rim asero per uno o 1’ altro dei due m etalli inattive, così la zecca del Belgio e quella di Londra non coniarono nuovo oro, l’Italia, la Spagna e il Belgio non fecero che riconiare m onete vecchie d’argento.

Ecco ora le cifre :

P a e s i O ro A rg en to Londra... Steri* Sydney...» Melbourne... » India... » Filadelfia e S. Francisco » Germania... » F ra n c ia ...» ¡> per Monaco. . . » I t a l i a ... » B e rn a ... » Aust.-Ungher. : Vienna. » » » Kremnitz» Stoccolma e Kongsberg. » U tr e c h t... » Copenhagen...» M adrid... » Lisbona... » M essico...» Giappone...» Totale L. st. — 441,012 1,667,566 13,358 2,920,500 13,997 22,585 10,290,000 6,815,470 6,004,460 1,787,019 — 943,468 735,605 60,000 — 47,206 — 200,000 — 287,838 753,037 269,037 — 312,874 156,596 49,698 — — 2,800 491,143 577,770 34,222 57,111 73,498 5,398, 360 130,080 820,070 ,112,204 25,264,176 Il risultato netto delle nuove coniazioni di oro, che abbiam o più sopra riportate, è un aum ento rispetto al 1885 dell’ 1 5 /4 per cento ed esso rappresenta una aggiunta del 2 1/2 per cento allo stock p r e ­ sunto in circolazione.

Q uanto all’ argento l’ aum ento della presunta c i r ­ colazione sarebbe del 4 ' / s per cento. Notevole è specialm ente l’increm ento dell’ argento coniato n el­ l’India d ie da 5 ,7 9 0 ,0 0 0 sterline com e fu nel 1885 è passato a 1 0,290,000.

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Le ferrovie italiane nel febbraio 1887

Dal prospetto dei prodotti lordi approssim ativi del mese di febbraio p. p. confrontati con quelli defini­ tivi ottenuti nel mese corrispondente del 1886, ap­ parisce che nel febbraio di quest’anno le entrate fer­ roviarie ascesero a L. 15,984,749 cifra che rap p re­ senta un aum ento, di L. 712,457 sul febbraio dell’anno scorso.

I dati com parativi sono i seguenti :

F e b b ra io 1887 F e b b ra io 1886 Bete M editerranea.. L. 8,272,138 7,812,188 » Adriatica”... » 6,473,763 6,276,706 » S icu la... » 565,761 580,995 Ferrovie V enete.. . . » 77, 620 98,164 » Sarde... » 108,182 96,017 » Diverse. . . » 487,285 408,222 T o ta le... L. 15,984,749 15,272,292 L’ aumento di L. 712,457 ottenuto nel febbraio di quest’anno dividesi fra le varie linee nelle se-guenti proporzioni : Bete M editerranea.. L. 4- 459,950 » A d riatica... . . » -1- 197,057 » Sicula ... 15,234 Ferrovie Venete. . . . » -- 20,544 ¡> S ard e.. 12,165 » Diverse. . . » + 79,063 Totale. .. L. + 712,457 Dal 1° luglio 1886 a tutto febbraio 1887 i prò-dotti ferroviari ammontarono a L. 148,099,320 con una differenza in più sull’ esercizio precedente di L. 5 ,8 1 4 ,4 3 4 .

Ecco adesso il prodotto chilometrico :

F e b b ra io 1887 F e b b r a io 1886 Bete M editerranea.. L. 1,847 1,819 » A d riatica... » 1,375 1,420 ¡> S icula... » 874 944 Ferrovie V enete.. . . » 554 701 » S arde... » 263 233 » Diverse . . . » 509 559 Media chilometrica L. 1,409 1,439 Nel mese di febbraio la m edia chilom etrica dim i­ nuiva di L. 50, e dal 1° luglio 1886 a tutto feb­ braio di L. 2 92. Dobbiamo però osservare che la lunghezza assoluta delle linee nel febbraio 188 7 era di chil. 11,406 contro 10,609 alla fine di febb. 1886, e che la lunghezza m edia di esercizio da chilom e­ tri 1 0,516 che era alla fine di febbraio 1885 saliva a chilom . 11,187 alla fine di febbraio 1887.

Il prodotto ottenuto nel febbraio dei due anni di- videvasi fra i vari redditi nel modo ehe segue:

F e b b r a io 1887 F e b b r a io 1886

V iaggiatori... L. 6,097,132 5,470,870 B a g a g l i... » 268,978 263,379 Merci a grande velocità » 1,512,305 949,626 Merci a piccola velocità » 7,962,171 8,550,359 P rodotti fuori traffico ¡> 144,163 38,058 Totale. . . . L. 15,984,749 15,272,292 T u tti i red d iti furono in aum ento ad eccezione delle m erci a piccola velocità.

IL MOVIMENTO COMMERCIALE E MARITTIMO

d i Porto Empedocle e d i Licata nell’ anno 1886

La Camera di Commercio di G irgenti pubblicava nel suo giornale la relazione sul m ovim ento com ­ m erciale e m arittim o di P o rto Em pedocle e di L i- cala durante il 1886.

Si rileva da quel docum ento che il m ovim ento com m erciale m arittim o di quei due porti nel 1886 non presenta notevoli differenze con quelle del­ l’anno precedente. Infatti nel 1885 i legni arrivati in P orto Em pedocle furono 1117 con un carico com ­ piessimo di chilogr. 2 2 2 ,1 8 8 m entre nel 18 8 6 ne arrivarono 1189 con un carico di chilogr. 2 4 7 ,3 1 5 ; e in Licata nel 1885 ne arrivarono 566 con chi­ logr. 115,977, m entre nel 1886 ne sono arriv ati 555 con chilogr. 1 14,350. R iunendo queste cifre re ­ sulta che nei due porti suddetti, nel 1 8 8 6 arri­ varono 1744 legni del com plessivo carico di ch i­ logr. 5 6 1 ,6 5 5 con una differenza in più sul 1885 di' 57 legni e di chilogr. 1 5 ,8 5 4 di carico.

I legni partiti nel 1886 da Porto E m pedocle fu ­ rono 1223 col carico di chilogr. 2 4 7 ,7 7 8 contro legni 1115 e chilogr. 227,071 nel 1 8 8 5 ; e da Li- caia ne partirono 549 con chilogr, 1 1 5 ,9 4 4 contro 572 legni e ghilogr. 118,280 nell’anno precedente. In com plesso nel 1886 partirono dai due porti 1687 legni col carico di chilogr. 545,851 cioè a dire con una differenza in più sul 1885 di 85 legni e di chilogr. 17,871.

Le industrie principali che si esercitano su vasta scala e che form ano il com m ercio di esportazione nella provincia di G irgenti sono la industria agra­ r ia equella degli zolfi.

Le im portazioni delle m erci nel 1886 furono in P orto Em podocle di chilogr. 25,567,311 del vaiare di L. 4 ,8 4 9 ,1 8 4 e in Licata di chilogr. 16,821,883 del valore di L. 1,9 0 3 ,4 8 8 . In com plesso c h i­ logram m i 4 2 ,3 8 9 ,2 0 4 del valore di L. 6,75 2 ,6 7 2 . C onfrontate queste cifre coi risultati ottenuti nel 18 8 5 si trova che le m erci im portate n ei due porti nel 1886 furono superiori di chilogr. 4 ,9 1 6 ,0 2 2 , ma inferiori nel valore di L. 540 ,7 1 2 alle im porta­ zione del 1885.

Il m ovim ento di esportazione è stato in Porto E m - pedocle di chilogr. 1 5 3 ,1 6 9 ,7 3 8 del valore di L . 1 5 ,6 6 2 ,2 2 0 e in Licata di chilogr. 80 ,2 3 2 ,7 9 7 del valore di L. 7 ,2 1 1 ,8 7 9 ; in com plesso di chi­ logr. 2 4 2 ,8 3 9 ,5 3 5 del . valore di L . 2 2 ,8 7 4 ,0 9 9 ; cifre che sono inferiori al m ovim ento di esportazione 11 del 1885 di chilogr. 11 ,1 2 9 ,5 4 2 e di L . 74 7 ,4 4 1 .

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if-ferenza in più nel solo valore di L. 10,240 ; e ciò pel ribasso dei prezzi.

Difalti i prezzi degli zolfi che in media p er tutte le qualità nell’anno 1885 furono di L. 8, 58 a q uin­ tale m etrico, nel 1 8 8 6 sono stati di L. 7, 8 4 , con una differenza in m eno di centesim i 74 p er ogni quintale. Tale ribasso costante im pensierisce seria­ m ente ì proprietari e molto più i coltivatori delle m iniere, i quali non sanno darsi ragione del de­ prezzam ento di questo m inerete, che altra volta form ava la ricchezza dell’Isola nostra. T aluni attri­ buiscono il ribasso dei prezzi ad una m inore ri­ chiesta dall’estero, m a siffatta supposizione è erronea, ed insussistente, perocché risulta dai quadri statistici, che da un decennio a questa parte l’esportazione degli zolfi è stata sem pre crescente, m entre invece i prezzi di anno in anno, sono dim inuiti e tendono sem pre al sibasso. La ragione vera e più plausibile del deprezzam ento del detto m inerale, si deve attri­ buire piuttosto alla m aggiore produzione, alla m an­ canza dei capitali bisognevoli per la coltivazione delle m iniere, che fa vendere gli zolfi a bassissimi prezzi, anche per d ar pane e lavoro ad una num erosissim a classe di lavoranti, e finalm ente deve pure attribuirsi alla facilitazione dei trasporti, che prim a si facevano per mezzo dei velieri, m entre oggi si fanno coi piroscafi.

Q uanto ai prodotti agrari la loro esportazione nel 1886 fu com plessivam ente di chilogr. 9 ,1 1 4 ,0 1 0 del valore di L. 2 ,3 4 3 ,8 4 0 entrò chilogr. 1 3 ,063,403 del valore di L. 3 ,0 8 3 ,4 9 5 nel 1885.

BULLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

( S itu a z io n i a l 31 m a g g io 1887)

Società cooperativa di mutuo credito in Cre­ mona. — Capitale versato L . 2,247,749 ; Riserva

L. 8 7 4 ,1 2 0 ; Conti correnti a risparm io L. 16,940,344 ; id. chèques L. 3 9 0 ,8 0 3 ; C rediti in conto corrente L. 4 3 8 ,7 8 1 ; Portafoglio L. 5 ,3 9 3 ,4 3 3 ; Anticipa­ zioni L . 4 6 9 ,9 8 2 ; Mutui ipotecari L. 2 ,9 1 9 ,7 3 0 ; Valori pubblici L. 1 0 ,9 3 1 ,5 2 4 ; Sofferenze L. 4,272 ; Rendite L. 5 9 7 ,6 5 8 ; Spose L . 324,445.

Banca popolare di Vicenza. — Capitale versato

L. 1 ,0 2 4 ,9 5 0 ; R iserva L. 5 6 5 ,4 8 9 ; Conti correnti diversi L. 7 ,8 2 1 ,2 1 5 ; Portafoglio L. 3 ,9 1 9 ,9 4 3 ; Aliticipaz. L. 7 3 ,8 3 8 ; Fondi pubblici L. 4 ,1 6 1 ,9 7 5 ; Mutui ipotecari L. 2 1 1 ,5 5 1 ; Id. a com uni L. 1 1 2 ,6 9 3 ; Sofferenze L. 1 8 ,6 2 1 ; R endita L. 1 6 7 ,9 0 8 ; Spese L. 9 0 ,2 6 6 .

Banca mutua popolare in Cajazzo. — C apitale

versato L. 9 2 ,6 3 8 ; Riserva L. 2 5 ,0 6 3 ; Depositi fruttiferi L. 2 3 6 ,3 6 6 ; Portafoglio L. 2 4 2 ,0 1 0 ; V a­ lori diversi L. 8 9 ,6 9 6 ; Credito L. 462,031 ; R en ­ dite L . 1 3 ,4 4 4 ; Spese L. 8,152.

Banca di depositi e prestiti in S. Sofia. — Ca­

pitale versato L. 1 1 3 ,0 5 0 ; R iserva L . 4 1 ,0 2 2 ; De­ positi fiduciari L. 3 9 3 ,5 5 4 ; Portafoglio L. 43 2 ,5 3 6 ; V alori L. 6 0 ,8 5 1 ; Sofferenze L. 1 ,4 1 4 ; Rendite L. 14,151 ; Spese L , 8,602.

Banca Mutua popolare di Verona. — Capitale

versato L. 3 8 2 ,9 6 8 ; Riserva L. 6 1 ,2 2 2 ; Conti co r­ renti L . 2 ,0 2 5 ,9 9 5 ; Portafoglio L. 2 ,2 2 2 ,3 1 8 ; Anti­ cipazioni L. 2 3 ,0 8 4 ; Fondi pubblici L. 2 7 4 ,8 2 6 ; Sofferenze L. 5 ,2 9 4 ; R endite L. 7 7 ,7 1 9 ; Spese L. 31,257.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Torino. — Nella to r­ nata del 22 marzo approvava un ordine del giorno col quale chiedeva che, il Governo faccia p ro n ta­ m ente eseguire gli studi del valico ferroviario del G rau San B ernardo, per ottenere cosi tutti gli ele­ m enti necessari onde decidere con equanim ità e piena cognizione di causa quale fra i diversi progetti con­ correnti presenti m aggior convenienza ; e segnalando al G overno l’u rgente necessità di procedere alla re­ visione delle tariffe ferroviarie internazionali per re n ­ derle più favorevoli al com m ercio nazionale ed a quello di transito, riservi ogni suo u lteriore apprez­ zam ento in proposito del nuovo valico a scegliersi all’epoca in cui avrà conoscenza del risultato degli studi g o v e rn a tiv i, e ritenne indispensabile che il nuovo valico abbia lo sbocco verso l’Italia su te rri­ torio nazionale, e non su territorio straniero ; e fi­ nalm ente considerando che non vi è per ora assoluta urgenza d ’ aprire un nuovo passaggio attraverso le A lpi Pennine e Lepontine, fa vivissim e istanze affin­ chè il G overno, per ragioni di giustizia distributiva dovuta alla città di Torino e all’intiero distretto di questa C am era, i cui interessi industriali e com m er­ ciali ebbero a subire note e gravi ja ttu re , provveda anzitutto coi mezzi più pronti ed efficaci alla costru­ zione della linea P realpina, della O ulx-Briancon, della Torino Piovà-Casale ed al sollecito com pim ento della C uneo-V entim iglia. D eliberava poi sul riflesso che gravissim i danni deriverebbero al com m ercio lig u re­ piem ontese da un ulteriore ritardo nell’ap ertu ra della ferrovia succursale di G iovi, di fare istanza al Go­ verno affinchè decreti prontam ente quelle nuove e m aggiori opere che siano necessarie al com pim ento delia galleria di Ronco, ed intanto esprim eva voti perchè le proposte dell’ Ing. A gudio sieno prese in considerazione. R iguardo alla tassazione com e lettera ordinaria degli avvisi in fogli o in cartoncini usati in com m ercio p er avvertire spedizioni, com m issioni, ricevim enti, ecc., deliberava dom andare la revoca della lam entata disposizione; deliberava in o ltre di ap ­ poggiare presso il G overno la dom anda degli o rti­ cultori italiani chiedente che il G overno aderisca alla convenzione filosserica internazionale di Berna del 1881 e quella della Cam era di com m ercio di Man­ tova per una dim inuzione di spese dei protesti cam ­ biari, e finalm ente rinviava ad altra seduta perchè non abbastanza m atura , la questione se le sedute della Cam era debbano essere, o no pubbliche.

Camera di Commercio di Siena e Grosseto. —

Nella seduta del 21 maggio deliberava di appoggiare nuovam ente la istanza dell’Associazione com m erciale senese affine di ottenere dal Com une che venga mo • dificata la deliberazione del 30 m arzo p. p. nel senso che ai negozianti di scorza venga concesso di te ­ n ere i loro depositi anche in magazzini non m uniti ne da volta ne da volterrana.

Camera di Commercio di Bologna. — Riunitasi l’undici m aggio approvava dapprim a le seguenti con­ clusioni rig u ard an ti il progetto di legge p e r i prov­ vedim enti finanziari nella parte relativa alle tasse sugli affari cioè :

a) che sia m itigata la m ulta per le quitanze

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