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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.21 (1894) n.1032, 11 febbraio

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L ’ECONOMISTA

G A ZZ ETT A SE TT IM A N A LE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F ER R O V IE, IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XXI - Voi. XXV

Domenica 11 Febbraio 1894

N. 1082

LA POLITICA DELLE ECONOMIE

Sono molti anni che viene promessa la politica delle economie, ma conviene costatare che non è stata ancora non solo inaugurata, ma nemmeno tracciata.

Coloro che affermarono più recisamente degli altri di volere le economie, cioè i componenti il Ministero di Rudinì, non seppero nel farle se non seguire l’esempio del Sella, che aveva innalzata la bandiera delle economie sino all’ osso e le faceva consistere nel raschiare quasi ciecamente e coll’em ­ pirismo di cui egli faceva un sistema, questo o quel capitolo del bilancio.

Evidentemente quelle economie non sono per la maggior parte che fittizie, specie in un paese come il nostro dove non si può dire che Doperà prestata allo Stato sia largamente rimunerata. Si viene in­

fatti creando intorno ai diversi capitoli del bilancio una pressione burocratica ed elettorale, tanto maggiore quanto maggiori sono le angustie che sono create dalle raschiature quante sono le aspirazioni che vengono fal­ cidiate dalle diminuzioni dei fondi assegnati. E quando la resistenza talvolta esemplare di qualche ministro è esaurita, o quando qualche avvenimento o qualche inconveniente viene a manifestarsi, allora la pres­ sione burocratica ed elettorale esercitano con più energia la loro forza e riescono spesso a rendere nulla la economia conseguita ; talvolta anche ad ot­ tenere, con un maggiore stanziamento, una specie di indennità per le pene sofferte.

Egli è per questo che noi abbiamo negato sem ­ pre credito a qualunque proposito diretto ad otte­ nere una definitiva sistemazione del bilancio col mezzo dì economie operate sui diversi capitoli,senza nessuna modificazione organica. — Erra grandemente chi credesse che la nostra macchina amministrativa costi tropfto; cominciando dai giudici, a cui si do­ manda la retta coscienza e la completa indipendenza, mentre si mettono sposso in asperrima lotta colle più urgenti necessità della vita ; proseguendo coi maestri di tutte le categorie, elementari, secondarie, superiori, tecniche o classiche, a cui domandiamo tirocinio di studi, vasta coltura, contegno dignitoso, sacrifizio della vita quasi unicamente per la scuola e i quali devono procurarsi con un lavoro sfibrante nei privali istituti quanto è necessario per mantenere stentatamente la famiglia ; terminando coi poveri paria degli uffici ministeriali e provinciali, dove alle più delicate e difficili mansioni è appena compenso, dopo venti o venticinque anni di ervizio, uno sti­

pendio che non arriva a cinque migliaia di lire tutto è, non che fastoso, gretto e miserabile.

Nò, non è che la nostra macchina amministrativa sia cara ; è che essa è mostruosa. Il fare economie su essa lasciandola quale essa è, non è possibile senza peggiorarla. Ciò che occorre è ridurla, sem­ plificarla' diminuire radicalmente gli uffici che da essa lo Stato esige, molte volte ■ irrazionalmente.

Durante i 5 2 anni dacché è costituito il regno d’Italia, il Parlamento ed il Governo si sono affati­ cati a fabbricare più di cento venti volumi che con­ tengono I’ enorme monumento della nostra legisla­ zione : leggi, regolamenti e decreti. Qualunque di quei volumi si apra a qualunque pagina, si incontra prescrizioni, per le quali lo Sialo assume qualche fun­ zione e le demanda a questo od a quello dei suoi organi amministrativi. Ed anche indipendentemente dalla irrazionale distribuzione di quelle funzioni che tal­ volta è ripugnante ad ogni saggio concetto, come quando la magistratura è fatta entrare nei seggi elettorali, la stessa quantità delle attribuzioni è ec­

cessiva. Si pensi un poco a tutti i visti che i P re­

fetti, i Sindaci, i Presidenti di Tribunale, ec., ec., sono per legge obbligati a porre su certi atti, dei quali non possono aver tempo nemmeno di pren­ dere la superficiale cognizione, e si rimarrà con­ vinti di due inevitabili conclusioni : la prima che il legislatore non sa o non ricorda tutta la massa di lavoro e di responsabilità che va addossando al funzionario; la seconda che il funzionario sa perfettamente che questa responsabilità non può essere che apparente e quindi la sua opera non può essere richiesta se non nel senso meccanico.

Se quindi si vuole inaugurare la politica delle economie, il sistema da seguirsi deve essere tutto diverso da quello usato fin qui. Per semplificare gli organici, per diminuire la burocrazia, per rendere meno costosa la macchina amministrativa, bisogna diminuire radicalmente le attribuzioni che lo Stato si è assunto, senza bene conoscere le conseguenze che da quelle attribuzioni gli derivavano.

È su questa via che i governanti debbono pro­ cedere prendendo il loro coraggio a due mani, e tagliando senza pietà.

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poco utile dello Stato in ogni ramo in cui si m a­ nifesta 1’ attività privata.

Troppo lunga e sempre non completa sarebbe la enumerazione di tutte quelle funzioni che in tutto od in parte senza danno lo Stato potrebbe abban­ donare lasciando che provvedano, se lo sentono ne­ cessario , i cittadini colla loro privata iniziativa. D’ altra parte noi crediamo che chiunque possa con breve meditazione fare un lungo elenco di attribu­ zioni che possono essere tolte allo Stato o perchè male le può compiere, o perchè non ha mozzi adatti a compierle, o perchè non sono di una immediata utilità.

Si afferma, e pare che la voce abbia consistenza di verità, che il Ministero, all’ aprirsi della Camera, chiederà estesi poteri, per poter introdurre delle ra­ dicali riforme. Se esse sono nel senso da noi va­ gheggiato crediamo, ehe sia mezzo eccellente per riuscire nello scopo. Non vi si opporrebbe una questione costituzionale, giacché definiti chiaramente i limiti di questi poteri, il Governo rimarrebbe in certo modo nel campo del potere esecutivo od otter­ rebbe la delegazione del potere da parte del Par­ lamento. Nè si può dire che tale misura pecchi di inopportunità, perchè anche la recente esperienza ha dimostrato quanta sia la impotenza del Parla­ mento nel resistere alle pressioni elettorali allorché trattasi di riforme anche di piccola importanza.

Soltanto è necessario che la azione del Governo sia rapida nel precisare e nell’ attuare le riforme. Le tergiversazioni, le incertezze, i riguardi non fareb­ bero che togliergli la forza ed animare quelli che si sentissero minacciati ad organizzare qualche op­ posizione o qualche resistenza.

Lo abbiamo detto ancora, attraversiamo un mo­ mento eccezionale, nel quale molto si può conse­ guire di efficace e durevole migliorameuto quando il Governo sappia osare. E non mettiamo dubbio che se si vedrà che gli atti del Governo aspirano tutti ad un concetto abbastanza largo e promettitore di buoni risultati, il paese sarà trascinato dall’ evi­ dente interesse generale a non tener conto degli interessi locali o speciali che fossero danneggiati.

I DAZI SUI C ER EA LI IN FRANCIA

Il protezionismo, in Francia, continua ad essere la politica commerciale prevalente e le sue ullime manifestazioni si hanno nell’ aumento dei dazi sui cereali che la Commissione parlamentare delle do­ gane ha già fissati, con grande soddisfazione della stampa protezionista. La Commissione, della quale è presidente e inspiratore il sig. Méline, ha accolto il principio di.graduare il dazio sul grano con una scala mobile e di elevarlo da 5 a 8 franchi. Questo dazio dovrebbe essere applicato sino a che il prezzo del grano non ecceda 2 5 franchi ; ma poi, se il prezzo sta tra franchi 2 5 ,5 0 e 26 il dazio dovrebbe scendere a 7 , 5 0 ; da franchi 2 6 a 2 6 ,5 0 il dazio sarebbe di 7 franchi; da franchi 2 6 ,5 0 a 2 7 , di 6 , 5 0 ; da fr. 27 2 7 ,5 0 , di 6 ; da franchi 2 7 ,5 0 a 28, di 5 , 5 0 ; da franchi 2 8 a 2 8 ,5 0 , di 5 ; da franchi 2 8 ,5 0 a 2 9 , di 3 ,7 5 ; da franchi 29 a 2 9 ,5 0 , di 2 ,5 0 ; da fran­

chi 2 9 ,5 0 a 3 0 , di 1 ,2 5 ; al disopra di franchi 30, di 0 ,6 0 .

Come conseguenza dell’ aumento ad otto franchi del dazio attuale di 5 franchi sui grani la Commissione ha aumentato pure di tre quarti i dazi sulle farine. Ecco pertanto quali sarebbero questi dazi: grani frantu mali, contenenti più di 10 per cento di farina, L . 13 ogni 1 0 0 chilogrammi ; farine al tasso di estrazione del 7 0 per cento o più, L. 1 3 ; farine al tasso di estrazione dal 70 per cento al 6 0 per cento, L . 1 6 ; farine al tasso del 6 0 per cento o meno, L. 1 9 ; semole e paste d’ Italia, 1 6 lire al massimo e 13 al minimo; altri generi di farina, dazi variabili da 0 ,6 0 a una lira.

Si tratta, dunque, di applicare ancora una volta la scala mobile, come se gli esperimenti fatti in Francia dal 1 8 1 9 al 1 8 6 0 non avessero provato esuberantemente la sua impotenza a impedire il buon mercato, quando i raccolti sono abbondanti, e la sua efficacia a produrre la carestia quando i raccolti mancano.

Il sig. Méline, perchè è a lui certo che si deve quel meccanismo dei dazi sul grano, aggiunge una nuova, causa di instabilità pel commercio e lo pro­ voca a vere speculazioni che gli potranno essere assai dannose. Di più, con la scala mobile rende il Governo responsabile dei prezzi del grano, perchè esso dovrà esserne esattamente informato. Il sistema rimesso in onore provoca i prezzi fittizi, poiché un Sindacato qualunque può avere interesse, a un dato momento, di alterare il prezzo del grano, sia per ab­ bassarlo allo scopo di impedire che la tariffa g ra­ duata funzioni, sia per alzarlo onde farla agire.

Intanto, non è senza interesse notare che sotto il regime liberale, cioè col dazio di 6 0 centesimi, il prezzo del grano ha sorpassato più volte i 3 2 fran­ chi, così nel 1 8 7 9 è stato anche di 3 2 ,9 ì ; nel feb­ braio 1 8 8 0 e durante il 1881 8 2 superò i 31 fran­ chi. E ciò che si è avuto già, può benissimo ri­ petersi nell’ avvenire, con questo però che una volta fissata una tariffa graduata si avranno continue in­ certezze, oscillazioni e perturbazioni per effetto stesso del funzionamento della tariffa.

Quando nel 188 5 , a proposito del dazio di 5 franchi, venne proposto alla camera francese di ap­ plicare la scala mobile, il Develle, allora ministro dell’ agricoltura, si oppose alla proposta, osservando che se essa fosse stata approvata, egli avrebbe dovuto il giorno dopo adottare un regolamento di ammini­ strazione pubblica per regolare la materia; organiz­ zare in Francia 2 0 0 mercati ; assicurare la sorve-

g'ianza di quei mercati, il riscontro esatto dei

prezzi e sventare le manovre che potrebbero falsare i prezzi, sopratulto quando fossero intorno ai prezzi- limiti. «E cco quale missione mi sarebbe imposta - egli diceva - e se qualche ritardo si verificasse, se si incontrasse qualche difficoltà, sarebbe impossibile di far valutare nel termine di tre mesi, in modo esatto e sicuro, il costo medio del grano in Francia ; e allora, sarebbe per fatto mio, per la colpa involon­ taria del Ministro di agricoltura, se venissero in­ coraggiate le speculazioni e migliaia di cittadini fossero condotti in rovina ». il Ministro, continuando, dimostrò come lo stabilire i prezzi non sia cosa così facile come pretendono i protezionisti. Soltanto a Parigi vi sono differenze di 5 0 centesimi fra le valutazioni della Prefettura di polizia e quelle del

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difficoltà si possano vincere, rimane sempre la que­ stione fondamentale dell’ aumento del dazio da 5 franchi a 8. È esso opportuno e tollerabile?

l 'fautori'dell'auménto deh dazio sui cereali, in­ sistono sull’ argomento che poiché 1' aumento della produzione di grano o là diminuzione dei prezzi dei trasporti hanno permesso. Una riduzióne del prezzò del grano, il dazio può essere accresciuto, senza che i consumatori abbiano a risentirne alcun danno. Lo Stato, considerando come acquisito il beneficio de­ rivante dallo sviluppo della granicoltura e dei mezzi di trasporto, si appropria quel beneficio e ne trae partito, alzando il dazio doganale. È I’ argomento che ora adoperano coloro i quali non vogliono ricor­ rere alle solite ragioni dei protezionisti sulla difesa del lavoro nazionale, sulla indipendenza dall* estero e simili. Ma il fatto è che là dove non basta la produzione indigena per alimentare la popolazione, il dazio non può non farsi sentire con tutto il suo peso sui prezzi e che lo Stato, nella migliore ipotesi, va contro il progresso economico e tecnico, ne di­ strugge gli effetti benefici e commette in pari tempo una ìli quelle tante ingiustizie, che sono la sua spe­ cialità e che danno tanto impulso alle sommosse, alle ribellioni, alla diffusione delle teorie contrarie all’ ordinato svolgimento sociale.

Per la Francia — poiché è di essa che ora ci occupiamo — il Gnvot fa notare che ben 3 6 dipar­ timenti sono obbligati di acquistare grano per prov­ vedere alla insufficienza della raccolta locale. Egli fa questo calcolo : 2 4 0 chilog. di grano danno 2 0 0 chilog. di pane, il consumo medio è di mezzo chilo di pane per abitante, o in cifra tonda 1 8 0 chilogr. l’anno, che esigono 2 1 6 chilogr. di grano e, in base

al rapporto di 76 chilogr. all’ ettolitro, 2 8 6 litri di

grano.

La produzione eccezionale di grano in Francia nel 1 8 8 2 è stata di 1 2 9 ,3 5 8 ,0 0 0 ettolitri, mentre i bisogni del consumo sono calcolati in 1 2 3 milioni di ettolitri. Ora se si calcola il rapporto tra la produ­ zione del grano di ogni dipartimento e il numero dei suoi abitanti si constata che la produzione è stata al disotto dei bisogni del consumo in 3 6 diparti­

menti.

Per 1 0 0 abitanti sarebbero stati necessari 2 8 6 etto­ litri, mentre i 3 6 dipartimenti seguenti hanno dato :

Alpi M arittime... 113

Ai-dèche...157

Ariège... 221

Aude...207

A veyron... 283

Bocche del R odano.. 151

C a n ta l... 50 Corrèze... 86 Corsica . . . ! ... 229 Côte-d’O r... .. 276 Creuse... 118 Doubs... 231 F in is tè re ...109 G a rd ...242 G e r s ...197 G ironda...202 L an d es...150 Loira...155 A lta Loira... 78 L o zère... ¿8 M anica... 263 M orbihan... 114 N o rd ...214 O rn e... 283 Puy-de-D ôm e...200 Pirenei (B assi). . . 175 Pirenei ( A lti) ...221 Pirenei (Orientali)___ 63 Reno (Alto B elfort).. . 148

Rodano... 135 Sarthe...268 Savoia...160 A lta Savoia...235 S en n a... 5 Vienna (AltaJ...217 V o sg i... 200

E si noli che la cifra di 286 ettolitri di grano per 1 0 0 abitanti è assai debole per alcune località. Ad ogni modo i dipartimenti sopraindicati souo obbli­ gati di acquistare il grano per colmare il vuoto che

presenta la loro produzione. Quindi il dazio di 8 franchi li colpisce indubbiamente, come se fossero altrettanti paesi importatori ; senza dire che il prezzo del grano di una stessa qualità, essendo uno solo (salve le differenze derivanti dalla distanza) sono colpiti lutti i consumatori che non producono grano da trasformare in pane. Ma di ciò i protezionisti non si danno pensiero. Essi non hanno che una preoc­ cupazione egoistica, fermare il movimento dei (prezzi ai limiti elio meglio loro convengono. E per rag­ giungere questo scopo fanno pagare 8 franchi di dazio per quintale, ossia impongono al paese un onere, che per 9 0 milioni di quintali, quanti ne consuma la Fran cia, ammonta a 7 2 0 milioni di franchi, il che equivarrebbea un premio di 1 1 7 franchi per ettaro. E di questo cospicuo regalo fatto ai proprietari delle terre, i piccoli proprietari soltanto non avranno nulla o ben poca cosa, perché essi consumano in generale tutto il grano che producono, quando non sono co­ stretti anche ad acquistarne.

Quanto all’effetto che potrà produrre l’aumento dei dazi sui cereali pei consumatori, è presto detto: aumen­ terà sempre più la differenza tra il prezzo del pane in Francia e quello fatto in Inghilterra, nel Belgio ed ovunque non vi è dazio di entrata sul grano.

Ora a Parigi il pane di prima qualità è a 4 0 cen­ tesimi il chilogr. e quello di seconda qualità tra 3 2 e 3 5 centesimi, mentre a Bruxelles il consumatore lo paga 2 0 centesimi. Dopo il dazio di 8 franchi il distacco sarà necessariamente maggiore. Questa è fa finanza democratica dei nostri giorni e prepariamoci pure a vederla nuovamente trionfare anche nel no­ stro paese. Non senza ragione si è potuto scrivere

dal Tarde un libro sulle Leggi dell’imitazione.

B m i del Tesoro e BijJietti ii Stato

La nostra proposta di sostituire la eccedenza del de­ bito del Tesoro oggi rappresentato da Buoni con inte­ resse, in biglietti di Stato che non domanderebbero interesse, ha provocate alcune obbiezioni da parte del Popolo Romano e del Corriere della Sera, ed al­

cune irose recriminazioni della Perseveranza, perciò

crediamo opportuno di ripetere la nostra, proposta, perchè la discussione, se discussione si ha da fare, sia meno oziosa.

L'Economista non è mai stato,in fatto di circo­

lazione, tra gli espansionisti e quindi non a noi il

Corriere della Sera può rivolgere il suo « perfino

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la' eirc'cilazlone dei biglietti ad una proporzione col tapi tale dello Banche di emissione. Il capitale non ha altro ufficio èe noe quello di garantire i terzi dalle possibili perdite Che gli Istituti di emissione possono incontrare nelle diverse operazioni che com­ prono ; la circolazione ha; uria; sola garanzia, quella

de! portafoglio,1 a breve scadenza, facilmente realizza­ bile, tale infine da essere il meno possibile lontano dalla immediata realizzabilità del biglietto. E perchè appunto i r portafoglio non potrebbe servire pronta­ mente a quest’officio nei casi di crise, esso è sussidiato dalla riserva metallica, la quale dovrebbe garantire la immediata convertibilità del biglietto fino a che non si maturi la realizzazione del portafoglio.

Sono ormai cose elementari, o tali almeno d o­ vrebbero essere, ma pare che non si ripetano mai abbastanza, giacché ad ogni discussione che si in­ traprende su tali argomenti, ci si incontra in una scarsa cognizione di questi principi fondamentali.

Per noi, quindi, la circolazione non deve avere limiti di sorta, giacché ogni istante economico ha bi­ sogno di una diversa cifra, ma è necessario che la circolazione abbia il Sussidio della riserva metallica per il baratto, e che l’ industria bancaria abbia la garanzia del capitale, per le possibili perdite.

Essendo questi i principi che abbiamo sempre sostenuti, è chiaro che per noi non vi può essere nè restrizionismo, nè espansionismo, in fatto di c ir­ colazione dei biglietti; essa è e deve essere tanta quanta in un dato momento è necessario al paese, nelle condizioni economiche e monetarie in cui si trova ; la presunzione del legislatore di stabilire esso stesso quale sia questo quanto, è di per sè stessa condan- * nata non solo dalla scienza, ma anche dalla espe­ rienza.

Dopo ciò, proponendo la conversione dei Buoni del Tesoro ad interesse in biglietti senza interesse, noi non intendevamo certo di proporre un aumento della circolazione]monetaria cartacea, perchè i nostri precedenti articoli avevano anzi manifestata l’ opi­ nione della possibilità di diminuire quella delle Ban­ che attualmente esistenti. E infatti, se è vero che la nuova legge deve essere rigorosamente applicata e

che le Banche dovranno avere un portafoglio com­

merciale nello stretto senso della parola, ed in dieci anni, per un quinto ogni biennio, liquidare le opera­ zioni che si è convenuto di chiamare immobilizzazioni, è chiaro altresì che il portafoglio stesso delle Banche non può essere maggiore di un mezzo miliardo di lire, perchè a tanto può ascendere, largamente va­ lutato, il bisogno commerciale del paese. È per­ tanto prevedibile, in base alla rigorosa applicazione della legge, che le Banche di emissione non potranno avere una circolazione maggiore di 5 0 0 o 6 0 0 mi­ lioni, tanta cioè quanto può èssere il vero portafo­ glio commerciale.

Da questo concetto partiva appunto la nostra pro­ posta ; non ci sono ignoti i progetti che in questo moménto sono studiati ed esaminati dal Governo per effettuare ciò che si suol chiamare la smobilizza­ zione del portafoglio delle Banche e quindi la sus­

seguente inevitàbile restrizione della loro circola­

zione. Noi crediamo quindi che lo Stato potrebbe senza danno, specie se si risolverà a riconoscere onestamente lo stato di fatto ed a sospendere il ba­ ratto dei biglietti e per il Tesoro e per le Banche, crediamo che lo Stato possa senza danno pubblico eméttere 'biglietti in luogo dei buoni del Tesoro che

oggi gli costano interesse ed in cambio della circo­ lazione che verrà diminuita alle Banche.

Il Popolo Romano afferma che tale emissione sarebbe una fragrante violazione alla Convenzione monetaria latina; noi non abbiamo trovata nessuna esplicita disposizione che possa intendersi.come una proibizione a tale emissione, ma anche se veramente potesse ritenersi che I’ aumento dei biglietti di Stato fosse incompatibile alla Unione monetaria latina, noi saluteremo con piacere questa utile necessità interna, la quale ci liberasse da una Lega che non ci è vantaggiosa e non sembra possa esserlo nel- 1’ avvenire.

Acquisteremo, se la Lega latina fosse denunziata, la nostra libertà di azione, e se oggi siamo impos­ sibilitati a stabilire un qualsiasi regime monetario metallico, perchè ci mancano i mezzi per mante­ nerci un medio circolante d’ oro o d’ argento, ove mai la nostra finanza e la nostra economia rice­ vessero nuovo impulso per un indirizzo più serio e più razionale, così che sia reso possibile entro un re­ lativo periodo di restaurare una circolazione normale, saremmo liberi di sciegliere quel tipo monetario che meglio risponda alle nostre condizioni, ai nostri mezzi, alle nostre previsioni.

Ecco perchè noi insistiamo nella duplice proposta, di trovare il modo perchè la circolazione bancaria sia ridotta al vero e proprio portafoglio commerciale, quello cioè di cui sia facile, occorrendo, la realizza­ zione a scadenza ; — siano sostituiti i buoni del Tesoro con biglietti di Stato, procurando al bilancio un sollievo di parecchi milioni.

E non comprendiamo a questo proposito come il

Popolo Romano possa parlare di una economia di cinque o sei milioni, mentre tutti sappiamo che in media, malgrado i decreti che fissano il saggio d’in­ teresse dei Buoni del Tesoro, detto saggio per le convenzioni speciali che si stipulano, non è inferiore al 4 per cento, tanto che per l’ anno 1 8 9 4 - 9 5 è preventivata nel bilancio la spesa di L. 1 7 ,9 9 7 ,7 1 0 per 4 0 0 milioni di Buoni ’).

Certo non è facile attuare una simile operazione, che è tutl’altro che semplice, ma bisogna non spo­

starne i termini come fa il Popolo Romano, nè stu­

diarlo con veduta unilaterale come fa il Corriere

della Sera, ma considerarla sotto il solo aspetto col quale la abbiamo presentata, quello di un avvicina­ mento ad una facile sistemazione della circolazione.

All'irosa Perseveranza poi, la quale ci rimprovera

di venir meno ai principi nostri, alla ortodossia eco­ nomica ed agli insegnamenti di Adamo Smith, os­ serviamo, che non si tratta oggi di instaurare un regime nuovo, ma di trovare il modo di riparare ai tanti errori che sono stati commessi fin qui, i quali però se sono stati aggravati in questi ultimi anni, da una politica che sembra incosciente, hanno il loro germe nelle leggi organiche più vecchie a cui gli

amici della Perseveranza non sono rimasti estranei.

') Cp. 22 del bilancio del Tesoro L. 9,150,000.00

» 23 » » 8,647,710.21

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Le emissioni nel 1893

Il 4 8 0 3 non è stato un anno di grande attività economica e perciò anche le emissioni di prestiti pubblici e privati sono state relativamente scarse. Quando si paragonano infatti le cifre dell’ultimo anno con quelle dei nove anni precedenti si trova è vero che il 1 8 9 3 non è stato l’ anno meno attivo di tutto il decennio, perchè si sono avute cifre inferiori alla sua in qualche anno precedente, ma esso è stato però uno dei meno produttivi di emissioni. In con­ fronto al 1 8 9 2 si nota un aumento di oltre un mi­ liardo, come può vedersi da queste cifre:

T O T A L E d e l 1 8 9 2 * o o o o olO O O O © O O O O O OSO O OCM o o o o o o o® o o o ® l^ i O O - ^ O O c O O — O O O O OD © o r V i Ó « C t » V o 'o o 'i Ó o O f O O T M lN « J i- .0 O O 0 0 2 5 O < * N O X O O J Î O t O <* O h-'cco O O GOG-J {> © ~"1" CO (S4 -iji CO «r- «s- CO O *T «8u „ © §3 g ' ► ® a © 'Z. u T O T A L E d e l 1 8 3 ; '.C £ 3 0 so o ® © © o o o ’o"r-i © ® ® o ”o"® o h O O ® o o O o O o O ® O o® 0 0 C 0 0 ® 0 : 0 0 ® 5 0 * - ¿ , 0 0 ® ® < 5 4 0 ® ® * 7 o so *-%-©*'® o > c c ' co ® ® f'Iio'f'To' ®o>oo«s<os®>®aìc»r-->"io®(Mso®i—

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La cifra totale del 1893 non è così rilevante se non perchè comprende le conversioni; per questo m o­ tivo soltanto 1’ attività sua pare superiore a quella avutasi nel 1892. Ma se si analizzano i dati surri­ feriti si trova che i 6 miliardi non valgono, come

dice il Moniteur des intérêts matériels, i 2 miliardi

e mezzo del 1892. Se infatti si detraggono dalle cifre relative a quelle due annate le operazioni delle conversioni si hanno i seguenti risultati :

Emissioni di prestiti 1^f>* T, di S ta to ... 919,000,000 2,088,000,000 Emissioni di stabili-menti di credito. 68,000,000 573,000,000 Emissioni di Società in d u stria li... 1,434,000,000 1,307,000,000 T otale---- 2,421,000,000 3,968,000,000

Facciam o, ciò premesso, un po’ d’ analisi delle varie specie di emissioni, e cominciamo dalle emis­ sioni fatte dagli Stati. Essi possono avere quattro scopi ; convertire un debito annuo, consolidare un debito fluttuante creato dai disavanzi del bilancio, procurarsi dei fondi per un lavoro sterile oppure nel quarto e raro caso per un lavoro pubblico utile e che può dare la remunerazione dei capitali ad esso destinati.

Quando uno Stato fa una conversione si ha ne­ cessariamente la diminuzione del reddito dei capi­ talisti e di solito senza corrispondente riduzione delle imposte.

Il più spesso,'per non dire sempre, l’ economia derivante dalla conversione è scontata, e non fa che compensare impegni anteriormente presi dal Tesoro. Quanto ai prestiti degli Stati em assi per consolidare il debito fluttuante, essi1 sono ancor più ingannatori. Col denaro preso a prestilo a breve scadenza lo Stato ha pagato stipendi, indennità, sussidi, oppure ha acquistato fucili e cannoni, spese queste che se hanno permesso ai funzionàri di vivere e alle fabbriche d’ armi di lavorare, concernono il passato e non hanno più effetto per l’ avvenire. Il Tesoro viene così a regolare una situazione antica ; , pagherà una rendita a quelli che acquisteranno i titoli del pre­ stito e in un modo o nell’ altro la rendita sarà for­ nita dai contribuenti senza compenso. Vi sarà quindi aumento di oneri fiscali, aumento della ricchezza mobiliare espresso dalle cifre del debito pubblico, ma non un vero aumento di patrimonio reale della nazione.

Veniamo al terzo caso, a quello, ad esempio, che probabilmente presenterà l’Inghilterra con la stipu­ lazione di un prestito di qualche milione di sterline per le maggiori spese per la marina, prestito la cui spesa per interessi dovrebbe‘.essere coperta dallo

aumento AeWincome tax. La somma da raccogliersi

dovendo essere spesa, l’emissione interessa non sol­ tanto i sovventori e chi prende a prestito, ma anche altre persone. È evidente infatti, che i cantieri e le officine di costruzioni navali avranno lavoro in s e ­ guito alla ordinazione di nuove navi e di nuovi attrezzi marinareschi. I nuovi vascelli avranno bi­ sogno di personale, che percepirà e : spenderà un salario, inoltre trarranno dalle miniere carbone, da consumare. Il nuovo naviglio sarà occasione quindi di spesa permanente pel Tesoro pubblico, spesa che per mezzo dei fornitori, dei funzionari, degli impie­ gati dello Stato rientrerà nella circolazione generale. In un prestito di questo genere la rendita del capitale emesso viene procurata dai contribuenti. Ma questo capitale è in gran parte speso a profitto della -ndustria. Inoltre la spesa . effettuata sarà oc­ casione 4i spese nuove e permanenti che l’ imposta dovrà colpire.

Dal punto di vista della industria i| prestito sarà conveniente, ma tuttavia nemmeno esso accrescerà il patrimonio nazionale; soltanto si avranno in mag­ gior copia macchine guerresche. La cosa sarebbe diversa se il ricavato del prestito, invece che a co- strurre nuove corazzate servisse ad opere di utile pubblico e suscettibili di produrre un reddito.

Adunque l’ appello al credito fatto dagli Stati interessa ben poco dal punto di vista del lavoro e della industria, come pure dal punto di vista della economia delle nazioni.

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L’ E C O N O M I S T A

l i febbraio 1891

tuate da Istituti di credito. Bisogna anche qui d i­ stinguere: spesso si tratta di emissioni di obbliga­ zioni che questi istituti - quelli di credito fondiario ad esempio - eseguiscono per estendere le loro operazioni. In altri casi, e sono i più interessanti, si tratta di emissioni per creare uuove banche alio scopo di raccogliere capitali da dedicare al com­ mèrcio, alle industrie, ai lavori pubblici. Queste ope­ razioni sono tentate quando il capitale è abbondante e fiducioso. A questo proposito il 1895 è stato un ànno completamente negativo. - Vi sono ancora le emissioni fatto da Società industriali e Società in tra prendi trici di opere pubbliche, che sono precisamente quelle che possono interessare 1’ economia o la ricchezza del paese, perehè anche quando taluna impresa cade non si può dire che il capitale sia stato compieta- mente perduto ; è stato speso, però, e a pura perdita, cioè senza che con esso sia stato creato un mozzo nuovo per rimunerarlo. Dedicato alle indu­ strie; ai commerci, all’ agricoltura il capitale avrà sempre dato a questi ^enti qualche impulso, che si tradurrà poi in un beneficio. Ora. queste emissioni, che sovra tutte sono preferibili, nel 1895 furono fortemente ridotte sia in Europa che oltre l’Atlan­ tico, così che si potrebbe dire che nel 1893 di ri­ corsi al credito veramente utili quasi non ne sono stati fatti.

N O T E E D A P P U N T I I

I provvedimenti del Governo contro i ribassisti.

— Il Ministero dell’Interno ha spedito ai prefetti del regno energiche e precise istruzioni contro : gli spe­ culatori al ribasso che dovranno essere, quante volte se ne presenti l’opportunità, deferiti all’ autorità giu­ diziaria.

Le istruzioni del Ministero dell’interno sono essen­ zialmente basate sull’ art. 293 del codice penale, che è del seguente tenore:

« Chiunque col diffondere false notizie o con altri mezzi fraudolenti produce sul pubblico mercato o nelle borse di commercio un aumento o una diminuzione nei prezzi dei titoli negoziabili sul pubblico mercato 0 ammesse nelle liste di Borsa, è punito colla reclu­ sione da 3 a 20 mesi e con la multa da lire 500 a 3000.

« Se il delitto sia commesso da pubblici mediatori od agenti di cambio, la pena è della reclusione da 1 a 5 anni e della multa oltre 2000 lire. »

_ Il Ministero dell’interno ha anche impartito gli or­ dini opportuni perchè siano vigilate le Bórse con tutti 1 mézzi opportuni, non escluso: quello di valersi del­ l'opera di agenti travestiti.

_ Queste notizie non possono fare che una impres­ sione penosa su quanti credono che sia .tempo, e da un pezzo, di lasciare le misure ridicole e inutili con­ tro i ribassisti, per passare invece a quelle veramente efficaci, le quali consistono nel provvedére seriamente ai bisogni della finanza e al miglioramento del credito e della economia pubblica e privata. Dopo gl’ infelici esperimenti fatti dall’on. Luzzatti, dopo le ridicole mi- nàccié dirètte contro i cambia valute si era in diritto di credere: che il Ministero attuale avrebbe: escogitato qualche cosa di meno fanciullesco e arbitrario che non siano i provvedimenti e la sorveglianza della questura. Noi ammettiamo perfettamente la necessità di riordi­ nare le Borse ed adottare certe prescrizioni che im­ pediscano taluni abusi, e fon. Boselli farebbe certo ottima cosa a concretare le proposte che derivano

da-gli studi compiuti fino ad ora; ma tornare alla poli­ tica dell’on. Luzzatti contro i ribassisti, le baride nere e simili vuol dire noh: conóscere- la situazione attuale ■' del credito, non aver imparato nulla dai dolorósi-av­ venimenti di questi ultimi anni, illudersi sempre sulla natura dei rimedi da apprestarsi al credito pubblieoe alla finanza, ostinarsi, insomma, a non voler ricono­ scere i propri errori. Dall’on, Crispí, che, per la sua stessa natura, può credere di poter mettere il bavaglio e lo stato d’assedio: alle Borse noi. potevamo aspettarci Certo la sorveglianza delle Borse per mezzo degli agenti : travestiti della Questura ; ma da uomini competen ti quali gli on. Sonnino e Boselli, no davvero. Vuol dire che anch’ essi, al potere, fanno come tanti altri che li hanno preceduti ; dimenticano quello che hanno sempre sostenuto e difeso da semplici deputati. Del resto vorremmo che il Ministero riflettesse ai bellis­ simi risultati avuti dall'on. Fagluoli con la sua nota circolare intorno alla incetta della moneta e nella quale circolare si citava a sproposito lo stesso articolo 293 supp o rtato ; le sentenze delle Corti di Appello di Brescia e di Milano e della Corte di Cassazione di Roma dovrebbero essere sufficienti.

E dopo tutto, quale efficacia potranno avere le istru­ zioni diramate dal Ministero dell’ interno sui ribassisti e sulle Borse estere, dalle quali viene realmente l’im ­ pulso al ribasso, per la sfiducia che vi domina intorno alla finanza e al credito dell’ Italia? Evidentemente quelle stesse istruzioni ai Prefetti ci screditano sem­ pre più all’ estero.

. Il, Ministeri? si decida e formuli un programma finan­ ziario adeguato alla situazione; non cooperi coi ribas­ sisti a diffondere la sfiducia, mantenendo nel pubblico i timori più diversi di nuove gravezze fiscali e allora vedrà che, senza l’intervento degli agenti di questura, i corsi della rendita e dei valori che lo meritano an­

dranno aumentando.

Ciò che costa alle Banche di emissione la c ir ­ colazione straordinaria. — Nell’ultimo numero ab­

biamo riprodotto dal Corriere di Napoli quella parte di intervista del direttore di quel periodico col comm. Grillo, nella quale si determinava, mediante un sem­ plice calcolo, il costo per le Banche di emissione della eccedenza di circolazione autorizzata col recente de­ creto.

Su questo argomento riceviamo la seguente lettera che pubblichiamo se non altro per dar prova come in materie cosi delicate si facciano disposizioni che non riescono ben chiare.

Egregio Sig. Direttore deW’Economista

6 F ebbraio 1894 F iren z e

Ho Ietto nella sua reputata rivista il calcolo fatto dal comm. Grillo su ciò che costa alle Banche di emis­ sione la circolazione straordinaria.

Siccome, prima di aver letta quella intervista avevo fatto da me lo stesso calcolo ed ero venuto a risultati alquanto diversi, mi permetto di pregarla a volermi indicare dove sia l’errore che io commetto.

H. Governo ha autorizzata la emissione di 125 mi­ lioni di biglietti, che le Banche impiegheranno al 6 per cento, ma ha fatto loro due condizioni :

la prima di impiegare un terzo di tal somma in riserva metallica;

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L’ E C O N O M I S T A

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Nello stesso tempo dovranno pagare allo Stato il

4 per cento sopra due terzi dei 125 milioni, e quindi il 4 per cento sopra L. 83,333,334, il che importa una spesa di L. 3,333,333.28.

In conclusione ricaveranno :

L. 4,625,000,04 e pagheranno . . . . » 3,333,333.33 un benefizio... L. 1,291,666.71

col quale dovrebbero far fronte alle spese per la fab­ bricazione dei biglietti, alle maggiori spese di ammi­ nistrazione ed al rischio del fido.

Risulta che il vantaggio è inadeguato al servizio prestato, ma l’effetto sarebbe meno disastroso di quello annunciato dal comm. Grillo, e se la differenza di­ pende dal modo di interpretazione alla legge, è bene che se ne tenga conto quando si provvederà alla li­ quidazione.

Con stima Dev.mo

A. R.

Rivista Bibliografica

Annuario del commercio e dell’ industria dell’ Ita lia . —

(Repertorio ad uso degli esportatori italiani e degli importatori esteri di merci italiane) pubblicato in francese e gli annunzi in lingua italiana, francese, tedesca, inglese e spagnuola, da

L

oreto

P

asqoa

-

Lucci, Bibliotecario nel Ministero degli affari esteri.

La pubblicazione che annunziamo ha per ¡scopo di render noto all’estero quali e quanti sono i pro­ dotti e i produttori del nostro paese, e di fornire sia ai commercianti nazionali, che agli importatori esteri le notizie che più frequentemente possano loro occorrere nella trattazione dei loro affari.

L’Annuario sarà un vero mde-m ecum per V im ­

portatore straniero, un repertorio utilissimo per i

produttori ed industriali italiani. Da esso gli im­ portatori esteri sapranno subito quali e quanti sono i prodotti nelle varie regioni d’ Italia, i principali produttori, i prezzi nei vari mercati, le spese che occorrono per trasportare le merci dal luogo di pro­ duzione al mercato di consumo. I produttori e in­ dustriali italiani vi apprenderanno del pari quali sono i principali commercianti di prodotti italiani al­ l’ estero, i negozianti-esportatori e gli agenti a cui possono rivolgersi per vendere facilmente e sicura­ mente la loro merce. Gli uni e gli altri insomma vi troveranno quanto occorre a facilitare ed accele­ rare lo sviluppo della esportazione italiana.

Non vi sarà certo commerciante, o produttore, che non sappia apprezzare l’ importanza di questa pub­ blicazione, ed il vantaggio che essa sarà per arrecare al nostro commercio. La migliore raccomandazione, il migliore incitamento ai nostri commercianti, affin­ chè essi rispondano volenterosi, e presto all’ invito del Pasqualucci è la pubblicazione seguente del som­ mario del lavoro stesso.

1° Prodotti dell’ Ita lia per ordine alfabetico, pre­ ceduti da notizie statistiche intorno la produzione, distinta per regioni, la esportazione e i prezzi dei vari mercati italiani, nonché dalla tariffa ferroviaria italiana e dalle tariffe doganali dei paesi nei quali

s’importano le merci ; 2° Elenco ed annunzi dei prin­ cipali produttori; 3° Notizie e suggerimenti per ven­ dere nei vari paesi, all’ estero, i prodotti italiani ; 4° Elenco dei principali negozianti-esportatori esteri; 5° Elenco dei principali commercianti di generi e pro­ dotti italiani all’estero; 6° Consolati italiani all’estero; 7° Consolati esteri in Ita lia ; 8° Camere di commercio in Italia ; 9° Camere di commercio italiane all’estero; 10° Principali società di assicurazione che operano in Italia; 11° Società di navigazione ; 12° Case bancarie in Ita lia ; 13° Case bancarie all’estero; 14° Brevetti e marche di fabbrica ; 15° Tariffa consolare ; 16° T a ­ riffa telegrafica e postale ; 17° Pesi e misure dei di­ versi S tati; 18° Indice generale dei prodotti; 19° In ­ dice generale dei nomi e delle ditte; 20° Indice geo­ grafico secondo le diverse città o regioni, raggrup­ pati in ciascuna di esse i nomi dei produttori e dei commercianti ; 21° C arta d’Italia delle vie di comu­ nicazione ; 22° Alberghi principali ; 23° Pubblicità varia.

Chi poi desidera saperne di più, domandi al P a­

squalucci a Roma la circolare e lo specimen del-

V Annuario.

Almanach de la Coopération française — 1894 (deuxième année) — rédigé p a r Ch. Gide. — Paris, Impri­ merie Nouvelle 1894, pag. 127 (cent. 20).

Non siamo soliti ad annunciare ai lettori la pub' blicazione di Almanacchi, ma facciamo volentieri una eccezione per questo della cooperazione francese, perchè nel suo genere è senza dubbio da mettersi tra quei pochi che possono interessare gli studiosi dei fatti economici. Redatto dal prof. Carlo Gide della Facoltà di Diritto di Montpellier, questo Al­ manacco contiene non soltanto delle eccellenti mas­ sime e spiegazioni intorno ai vantaggi della coope­ razione, ma anche alcune notizie sullo svolgimento che essa ha avuto finora in Francia e in qualche altro paese. Come nell’Almanacco del 1 8 9 5 si tro­ vano specialmente le notizie relative alle soeietà cooperative di consumo, così in questo si hanno di preferenza le informazioni sulle società di produ­

zione, quali ad esempio, le Travail, associazione di

operai-pittori, la società degli operai-carpentieri della Villette, l’associazione della ebanisteria parigina ecc. Sulle cooperative tedesche, inglesi, olandesi, russe, spagnuole sono pure date varie notizie, che ci ri­ serviamo di riferire in altro numero. Quanto alla Francia le cooperative di consumo alla fine dell’ot­ tobre 1 8 9 3 erano 1 0 8 9 divise in 8 2 dipartimenti, più 1 nella colonia, mentre nell’Almanacco del 1 8 9 3 erano indicale nella cifra totale di 9 4 2 ; l’ aumento sarebbe stato adunque di 1 48. Ma, ed è in verità un fatto abbastanza curioso, l’Almanacco delia cooperazione francese non è in grado ancora di fornire sulle coo­ perative della Francia altri dati sul numero dei soci o aderenti, sull’ ammontare delle vendite, sui loro utili, sulle riserve già costituite e via dicendo. Pare, secondo il Bernardot, le cui cifre sono riportate dallo Almanacco del Gide con ampie riserve, che le 9 4 2 società di consumo inscritte nel precedente almanacco rappresentassero approssimativamente il capitale di 17 milioni e mezzo di franchi, 2 9 6 milioni di affari, 2 9 milioni di utili e restrizioni di 3 6 0 ,0 0 0 soei. È da desiderare che l’anno venturo il prof. Gide possa dare la situazione economica e finanziaria delle coo­ perative francesi allo stesso modo che dà quella delle cooperative tedesche.

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11 febbraio 1894

P. Mayet. — Agricultural Insurance iti organic con-

nèntion with Savings-Banks, Land-Credit and thè commutation o f Debis. — London, Swan Sonnen­

schein and Co., 1893, pag. XVIII-388.

È la traduzione dal tedesco di un opera relativa a vari provvedimenti studiati o adottati nel Giap­ pone por venire in aiuto all’agricoltura e alle classi agricole. Il Mayet professore a Tokyo e addetto al ministero delle comunicazioni si è occupato del Giap­ pone dal punto di vista economico in numerosi scritti. In questo grosso volume è specialmente dell’ assicura­ zione agricola che egli tratta, molti essendo i rischi che corre T agricoltura per i terremoti, il fuoco, la guerra, le malattie, ec., ee. E sul modo di organiz­ zare tale assicurazione, nonché sulla conversione dei debili dei coltivatori, sulla diffusione della previ­ denza, sulla lotta contro l’ usura, sullo sviluppo del credito, il Mayet presenta le considerazioni generali e i cenni pratici necessari, tenendo conto della con­ dizione e dei bisogni .speciali del Giappone. Sic­ come si tratta di un paese lontano e tanto diffe­ rente da! nostro si potrebbe credere che questi studi non presentino alcun interesse per noi, ma sa­

rebbe un errore, perocché mutato nomine molte

delle cose che espone l’Autore corrispondono ai bisogni sentiti anche dall’ agricoltura italiana. Per questo ci rincresce di non poter ora dare un cenno più diffuso del libro del Mayet, ma crediamo di poter affermare eh’ esso è di molto interesse per l’economista e il finanziere, i quali vi troveranno notizie istruttivo sull’azione dello Stato in pro del­ l’agricoltura e delle classi agricole.

Rivista Economica

L a B anca d i S ta to in S v iz z e raL a rec en te c ris e

b a n c a ria d e g li S t a t i U n itiI l Fondo p a tr io ttic o

d el C o n so rzio N a z io n a leI l pagam ento d e lle c e ­

dole del C o n so lid ato a l l ’e s te ro — I l com m ercio g e r ­ m anico n e l 1 8 9 3 .

La Banca di Stato in Svizzera. — Il Consiglio federale, ha deciso in massima che per l’ applicazione del diritto esclusivo che ha la Confederazione d’emet­ tere biglietti di Banca, sia opportuna l’ istituzione d’ una Banca di Stato sotto un’ amministrazione spe­ ciale. Ed invitò il dipartimento delle finanze di sottoporgli un progetto su questa base.

Ora, vi sono in Svizzera 3 4 Banche che emettono biglietti, conformandosi alle prescrizioni legislative concernenti le garanzie. Queste 3 4 Banche col ca­ pitale da 140 a 1 4 5 milioni, emisero per 1 7 5 milioni di biglietti. In dieci anni la cifra dell’ emissione aumentò di un terzo. Fino dal 1 8 7 1 , all’ epoca della revisione della Costituzione del 1848, l'idea di creare una Banca di Stato provocò lunghi dibattiti. Nel 1 8 7 0 la Svizzera, per effetto della guerra franco-tedesca, era bloccata dal punto di vista monetario ; da tutte le parti si reclamava l’ emissione immediata di bi­ glietti federali a corso legale.

Il Consiglio federale resistette: esso si limitò a far uso del diritto che gli dava la legge di tariffare l’ oro inglese e americano, e la crisi passò. Allora non c’ erano in Svizzera che una ventina di milioni

di biglietti; dopo d’ allora, la circolazione quasi si decuplo.

Il regime attuale non garba a un potente partito socialista, democratico, centralizzatore, che non cessa di reclamare per lo Stato il beneficio di cui godono le Banche di emissione. L ’ idea di fondare una Banca centrale per azioni sotto il controllo e la sor­ veglianza dello Stato non soddisfaceva; ciò che si vuole è la Banca di Stalo.

Il Consiglio federale ha discusso, in questi giorni la proposta, la quale è stata molto combattuta in seno al Consiglio. Si è osservato che, se in tempi ordinari il funzionamento regolare dell’ Istituto è assicurato, per contrapposto sarà esposto a gravi pericoli in tempi di crisi. Il credito dello Stato si troverà con­ centrato in un solo Istituto, che non avrà degli azionisti per attenuare l’ urlo che avrà a subire. Nei momenti diffìcili, si sarà tentati di ricorrere al se ducente mezzo dello stampo dei biglietti.

La recente crise bancaria degli Stati Uniti. —

Abbiamo già reso conto nel numero del 17 dicem­ bre della crise bancaria degli Stati Uniti, ma poiché nel nuovo anno si hanno notizie più complete ed accertate sulla estensione ed intensità della crisi, che gli Stati Uniti hanno attraversata nel 1893 ci pare utile di tornare sull’ argomento.

Industriali di primo ordine, secóndo una corri­

spondenza del Journal des Débats, si sono visti

rifiutare qualsiasi credito presso i loro banchieri ; il tasso delle anticipazioni su titoli ha sorpassato fino il 5 0 per cento; i detentori di azioni ed obbligazioni di ferrovie non trovano modo di prendere a prestito un dollaro a qualunque prezzo e sopra pegni indi­ scutibili.

Quanto all’ attività economica, si può valutare il contraccolpo che essa ha dovuto sopportare, sapendo che nel secondo semestre 1 8 9 3 la produzione della fonderia, elemento principale delle industrie più im ­ portanti, ha subito di improvviso una diminuzione di 2 milioni di tonnellate.

Il numero dei fallimenti è stato negli Stati Uniti durante il 1893 di 1 5 ,5 6 0 , dei quali 8 1 5 nella sola città di New-York. Il passivo di tali fallimenti am­ monta alla bagattella di 4 0 2 ,4 2 7 ,0 0 0 dollari.

Gli stabilimenti industriali sono aumentati enor­ memente dal 1879 al 1 8 9 3 , ma i benefici non sono aumentati in uguale proporzione.

Erano 7 0 3 ,0 0 0 nel 1 8 7 9 , e 1 ,0 5 0 ,0 0 0 nel 1 8 9 3 . Dal 1 8 8 0 al 1 8 9 2 , si può valutare a 5 0 per cento circa in media la proporzione fra l’attivo e il pas­ sivo; nel 1 8 9 3 questa proporzione si è elevata d’ un tratto fino al 6 5 per cento, ciò che giustifica le apprensioni che si hanno intorno a questa crisi su­ bitanea scoppiata sotto l’influenza di tre fattori : il monetario, il finanziario e il doganale.

Ecco alcuni altri risultati che concordano con quelli relativi ai fallimenti :

1 . ° Le liquidazioni delle diverse Clearing houses

agli Stati Uniti si sono elevate nel 1 8 9 3 , a dol­ lari 5 4 ,3 7 0 ,8 0 8 ,8 9 2 , invece di 6 2 ,3 2 1 ,9 8 4 ,5 3 9 del­ l’anno precedente.

La differenza è di 8 miliardi di dollari, ossia 4 0 miliardi di lire per lo meno.

2 . ° L ’ acquisto di titoli allo S tock Exchange di

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5.® Il numero delle Banche nazionali ehe hanno sospeso i pagamenti è stato di 6 4 2 con un attivo di 2 3 4 ,3 4 3 ,5 5 7 doli, e con un passivo di 2 1 0 ,0 9 8 ,8 6 8 .

4.° Finalmente il raccolto del frumento nel 1 8 9 3

ha presentato un forte deficit sul 1892 e 1 8 9 1 , senza

che si sia potuto evitare il ribasso dei prezzi. E il somigliante si è verificato per gli altri cereali e pei cotoni.

Le importazioni nel 1 8 9 3 furono in complesso minori di dollari 7 0 ,8 5 6 ,1 5 1 in confronto a quelle del 1 8 9 2 .

Non c’ è voluto meno della concomitanza di questi fatti che avrebbe potuto prendere, in ¡specie per ciò che riguarda i fatti finanziari, un carattere di­ sastroso, per ottenere dal Congresso la modifica­ zione della politica economica degli Stati Uniti. An­ zitutto si è cambiata la legislazione monetaria; ma questo cambiamento non insterà, se non si affronta anche la questione delle tariffe e quella finanziaria. Nonostante che gli Stati Uniti abbiano saputo in trent’ anni riscattare per metà un debito di 1 4 mi­ liardi, si è seguito da tempo colà un sistema di prodigalità, che ricorda quello di Luigi X IV e della Reggenza in Francia.

Fournier de F laix, opportunamente osserva a questo proposito cbe anche le repubbliche più d e­ mocratiche hanno i loro cortigiani, che, sotto le più svariate forme, attingono alle pubbliche risorse, come nelle monarchie assolute.

Così dopo i titolari, aventi diritto a favolose pen­

sioni, sono venuti i silvermen che si sono fatti pa­

gare in oro, P argento delle miniere di Colorado e di Montana.

Queste sole due trombe aspiranti sarebbero ba­ state per vuotare le casse del Tesoro americano ; ma poiché le riscossioni diminuivano nel medesimo tempo di 10 milioni di lire ogni mese, il vuoto si

è operato anche più rapidamente.

È quello che William Wilson ha appunto spie­ gato nel suo importante discorso e il segretario delle finanze, Carlisle, nel suo rapporto del 4 die. scorso.

Il Tesoro non possiede più nemmeno per intero la riserva di 100 milioni di dollari in oro, garanzia dei greenbanhs (biglietti di Banca). Questa riserva è ridotta a poco più di 8 4 milioni di dollari.

Sono quindi necessarie nuove risorse, e poiché le nuove tariffe doganali non basteranno a procac­ ciarle, sarà necessario ricorrere a nuove tasse.

Carlisle propone un aumento di 1 0 cents sugli

spiriti ed un’ imposta sui legati, le successioni ed i redditi delle Società. Nel frattempo ha deciso di emettere dei boni del Tesoro al 5 per cento, fino a concorrenza di 5 0 milioni di dollari, anche senza l’ autorizzazione del Congresso.

Il Fondo patriottico del Consorzio Nazionale. —

Il Comitato Centrale ci comunica i seguenti cenni : Il patrimonio di questa patriottica Istituzione era al 51 dicembre 1 9 9 2 di L. 3 6 ,6 0 4 ,1 5 5 .7 7 ; il 51 del passato dicembre di L . 3 8 ,3 9 6 ,1 8 7 .1 6 . Si è dun­ que accresciuto nell’anno 1 8 9 3 di L. 1 ,7 9 2 ,0 5 1 .3 9 . Nei primi giorni del mese di gennaio ora scorso, dopo esatti gli interessi semestrali ; convertiti in ren­ dita; ricevuti nuovi versamenti di offerte ; il patri­ monio della Istituzione ascese a L . 5 9 ,4 0 9 ,7 0 9 .9 4 .

Le offerte versate durante l’anno passato sommano a L . 1 1 5 ,2 5 1 .7 8 .

Continuano le determinazioni d! pagamento di of­ ferte antiche.

A questo proposito non è inutile osservare ..cito sono settecènto undici i Corpi morali, i quali in questi ultimi anni hanno pagato o determinato di pagare a rate le antiche loro' offerte per l’ ammontare di L. 2 ,2 8 1 ,4 7 0 .9 5 . E sono quattrocento noVantacinque i privati sottoscrittori, che barino, recentemente pa­ gato o determinato di pagare a rate le somme jln essi sottoscritta, per l’ammontare di L . 1 ,1 7 5 ,3 4 7 .5 8 .

Il pagamento dille cedole del Consolidato al> l’ estero. — Secondo le notizie pervenute aI Mi-

Mistero riguardo ai pagamenti delle cedole del Con­ solidato .5 per een'o al portatore, sarebbero stali accertati i seguenti risultati a tutto il 31 gennaio prossimo passato in confronto al periodo di tempo corrispondente dell’ anno scorso :

Pagamenti all’ interno, 63 milioni e mezzo 1894, rimpetto a; 17 milioni nel 1 8 9 3 ;

Pagamenti all’ estero, 5 4 milioni nel 1 8 9 4 , rim­ petto a 81 milioni e mezzo nel 1 8 9 3 ;

Parigi pagò in meno per oltre 5 3 milioni e mezzo; Berlino in meno per oltre 14 milioni e tre quarti; Londra in più per circa un milione di lire.

Il commercio germanico nel 1898. I dati provvisoriamente fìssati nella statistica 'Commerciale della Germania per lo scorso anno 1 8 9 3 non se­ gnano alcun notevole cambiamento in confronto all’ anno precedente. Essi si riassumono in queste cifre :

Importazioni Tonnellate Valore in marcili 1893 ... 29,820,875 4,184,901,000 1892 ... 29,509,912 4,227,004,000 Esportazioni

18 9 3 ... 21,362,787 3,283,456,000 1 8 9 2 . . . 29,981,614 3,150,204,000

Le variazioni nelle importazioni sono, come si vede, insignificanti: nelle esportazioni pure l’ au ­ mento di valore è di poco momento. È però da notarsi che questi dati provvisori sono basati sui prezzi del 1 8 9 2 : quindi la statistica definitiva che viene poi compilata sui prezzi del 1 8 9 3 porterà, senza dubbio, qualche sensibile variazione.

L e importazioni dei cereali in Germania giunsero nel 1 8 9 3 a poco più di 5 9 3 milioni di marchi, contro 661 milioni circa nel 1 8 9 2 ; quelle del be­ stiame si ragguagliarono a 2 0 4 milioni contro 2 4 5 e mezzo nell’ anno precedente.

Le piste e i telegrafi nel secolo semestre del 1893

Dagli ultimi prospetti dell’ entrata, pubblicati dal Ministero delle Poste e dei Telegrafi si rileva che i proventi propri deH’Amministrazione delle Poste nel primo semestre dell’ esercizio finanziario corrente, cioè dal 1° luglio ai 51 dicembre 1 8 9 3 , ascesero a LI 2 5 ,7 3 2 ,3 5 0 .2 4 , presentando un aumento di L . 7 9 7 ,6 5 1 .4 2 in confronto al semestre corrispon­ dente del 1 8 9 2 .

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