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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.1991 30 giugno

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GAZZETTA SETTIMANALE

.SCIENZA EC ONOMICA, F I N A N Z A , C O M M E R C IO, R A N C H I, F E R R O V I E , IN TE R E SSI P R I V A T I

Anno

XXXIX

- Voi,

XLIII

Firenze,

30 Giugno 1912

H. 1991

SOMMARIO : L ’ obbligatorietà dei titoli nominativi — Il risanamento di case popolari — G-. Carano

Donvito, Del regime finanziario e del regime doganale in ispeeie delle colonie — Le Banche P o ­ polari in Italia RIVISTA — BIBLIOGRAFICA : Antonio Butani, Il debito pubblico secondo il testo unico della legge - Ernest Coeurderoy, Oeuvres - Alessandro Zavaroni, I redditi della coltivazione del frumento in Italia e 1’ abolizione del dazio sul grano — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIA­ RIA : L ’ istituto internazionale di agricoltura - Il movimento ferroviario inglese — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio della Germania - Il commercio della Bulgaria — 1 commerci della Provincia di Vicenza — Cronaca delle Camere di commercio — Rivista delle Borse — Società Commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

L’ obbligatorietà dei Titoli nominativi

Prima l’ ottimo giornale il Sole ed ora infor­ mazioni, che abbiamo ragione di ritenere atten­ dibili, affermano, che il Ministero ha già pronto un progetto di legge, che sarebbe annunciato nell’antunno e presentato alla Camera in no­ vembre o dicembre, il quale progetto prescrive­ rebbe che tanto le azioni che le obbligazioni delle Società anonime debbono essere nominative.

A giustificare tale disposizione si espongono due principali ragioni : la prima, la convenienza di fienaie la speculazione, la quale trova nei titoli al portatore strumenti molto comodi per i propri giuochi; la seconda, che troppa parte della ricchezza mobiliare sfugge al Fisco, specialmente nel pagamento delle tasse di successione, creando, così una ingiustizia che è necessario di re­ primere.

Siano o no esatte e precise le notizie a cui alludiamo, l’ argomento e così importante per la economia nazionale, che va esaminato con speciale attenzione e senza preconcetti.

Prima di tutto uotiaino che con una simile disposizione si va per uua via opposta a quella j a cui si accennava sin qui. Infatti con la tassa di circolazione sui titoli il Fisco aveva gravato la mano in maggior misura sui titoli nominativi, il che sembrava volesse dire che si incoraggiavano | i titoli al portatore; un sistema fiscale opposto sarebbe stato invece di preparazione alla radi­ cale disposizione che oggi si assicura concretata. I l che osserviamo, non già per meravigliarci che

il Fisco si trovi in contraddizione con se stesso, ma soltanto per lamentare il troppo facile muta­ mento di indirizzo in materia pur così delicata. Val però la pena di soffermarsi sulle due ragioni che formerebbero la giustificazione di in­ novazione nel regime dei titoli industriali.

Cominciamo dalla convenienza di « frenare la speculazione ». Gli esempi abbondantissimi che offre la storia di tentativi fatti sulla legge per mettere un freno efficace alla speculazione, sono tutti di esito negativo. Il legislatore, per quanto abbia inventato mezzi, anche sottili ed astuti, ha dovuto accorgersi che gli speculatori sono ancora più abili ed astuti; e la speculazione più o meno sfrenata secondo i luoghi ed i tempi, ha continuato indipendentemente dalla legge. Come infatti si possono impedire contratti « ille­ citi » quando hanno per base, unicamente la re­ ciproca buona fede, e quando i contraenti non invocheranno mai il sussidio della legge contro gli inadempienti in quanto hanno una sanzione ben più pronta ed efficace di qualunque legge, la sanzione morale ? E come può trovare una base morale la legge quando è costretta nelle sue disposizioni a fornire difesa e tutela, non a colui che esige l’ adempimento delle condizioni di un contratto, ma a colui che non vuol man­ tenere gli impegni assunti?

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il credere che la vendita di quei titoli esiga, nei contratti a termine, le formalità volute dallo Sta­ tuto della Banca per la trasmissione delle azioni. Niente affatto; Tizio vende a Cajo 100 azioni della Banca d 'Ita lia , Cajo le vende a Sempronio e questi a Mevio, e via di seguito, e nessuno nè dei compratori nè dei venditori vede i titoli, che si vendono e comprano, diremo così « a me­ moria ». Solo nella catena delle cessioni se si trova olii voglia ritirarli per qualsivoglia ragione, al lora si cercano i titoli stessi e si operano i ne­ cessari trapassi.

Rispetto quindi alla speculazione, nulla sa-, rebbe innovato ove venisse applicata la disposi­ zione di cui si discute.

Altra cosa è rispetto alle successioni; non vi ha dubbio, che i titoli nominativi non pos­ sono sfuggire, come sfuggono ora quelli al porta­ tore, dalla tassa di successione, e che per il Fisco sarebbe certamente una messe abbondante quella che la nuova legge gli apparecchierebbe. Sono oltre tre miliardi in titoli, dei quali proba­ bilmente oggi una buona metà non appare nelle eredità e quindi approssimativamente 100 milioni l’anno di patrimonio imponibile colle varie ali­ quote di successione. Sempre inteso che la legge escluda dalla nuova disposizione, come è presu­ mibile, ì titoli di Stato per varie ragioni che non è il caso di esaminare in questo articolo.

Bisogna anche tener conto di un altro argo­ mento che si mette innanzi per giustificare la proposta. Si dice che bisogna trovar modo di impedire che tanta parte di ricchezza mobiliare sfugga alla tassa di successione, creando un trat­ tamento che è ingiusto a quell’altra parte di ric­ chezza mobiliare ed a quella immobiliare che non possono sfuggire alle disposizioni fiscali. Ed anche questo argomento, dal punto di vista fiscale, e senza dubbio apprezzabile.

Però non possiamo a meno di lamentare v i­ vamente che gli strumenti di credito debbano sopportare delle restrizioni per comodo del Fisco. Comprendiamo benissimo che il Fisco è diventato una funzione così importante della vita moderna da avere esigenze sue proprie che si fanno sen­ tire sempre più energicamente sui cittadini, ma confessiamo che la nostra ingenuità arriva a tal punto, da professare la massima che sia il Fisco quello che deve adattarsi alle forme della vita economica, e non già questa a quello. A poco a poco il Fisco è diventato un potere così pene­ trante nella vita nazionale che sembriamo nati e diventati civili soltanto per appagare le esigenze del F isco; ed ora questi è diventato così impe­ rioso che non vuole nemmeno scomodarsi a cer­ care la materia imponibile che sfugge, molte

volte in causa della friabilità e della ignoranza del Fisco stesso, alle sue ricerche, ma vuole che la economia del. paese si foggi in modo o sia dalla- legge fatta foggiare in modo che dia il minor incomodo agli esecutori delle leggi fiscali.

E questo ne è proprio il caso. Il Fisco non sa escogitare quelle disposizioni che gli permet­ tano di colpire nella forma che assume sponta­ neamente come la migliore, tanta parte di ric­ chezza? Ebbene il F isco non studia il modo con cui adattare se stesso a quelle forme della ric­ chezza, ma le vuol proibite perchè sfuggono alla sua capacità. Ed è un sistema che sarà fiscal­ mente necessario, ma che noi giudichiamo non civile.

Ciò premesso non dividiamo affatto 1 opi­ nione di coloro che vedono il finimondo se mai il progetto a cui alludiamo fosse approvato. L ’ob­ bligatorietà dei titoli nominativi porterà con sè vantaggi ed inconvenienti ; sarà un inconve­ niente e non piccolo sottostare alle formalità che sono inevitabili nei trapassi, tra cui anche le gra­ vezze da cui saranno colpiti ; quella ricchezza mobiliare quindi che è rappresentata dai titoli, avrà difficoltà maggiori per passare da una mano all’altra; e questo è inconveniente grave, che diverrà gravissimo se la legge non dichiarerà esenti da tasse speciali i trapassi. Tra i vantaggi vi sarà quello di rendere più sincere le Assem­ blee generali degli azionisti, la qual cosa e stata tante volte invocata dalle ormai numerose Com­ missioni che studiano o devono studiare la ri­ forma del regime delle società commerciali.

Ma per tutto il rimanente non crediamo che la disposizione emanata possa portare profondi mutamenti.

Solo ci domandiamo: si trova proprio la in­ dustria italiana in condizioni così tranquille e prospere da meritarsi di essere, senza pericolo, continuamente tormentata dal Fisco?

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30 giugno 1912 L ’ ECONOMISTA 403

Risanamento di cose popolari

Venutaci sott’ occhio una Circolare emanata da una Cooperativa, che in questa stessa Firenze, dove ha sede, è pochissimo conosciuta, non solo la abbiamo letta con molto interesse, ma abbiamo voluto prendere qualche più minuta informazione intorno a un Ente piccolo e oscuro, che ci pare degno di notorietà e meritevole d’ incremento. A lla notorietà, augurando che altri l’ incremento prenda a cuore, vogliamo dare il nostro modesto contributo.

La Soc. Anonima Coop. p er il Risanamento di i vecchie case popolari in Firenze, dice la Circolare, fu costituita il 3 luglio 1909 allo scopo di acqui­ stare vecchie case ed aree annesse e trasformarle in modeste ma igieniche abitazioni popolari. Lo Statuto fu compilato coll’ approvazione del Mini­ stero d’ Agricoltura Industria e Commercio, in conformità della legge (testo unico) 27 febbraio 1908 sulle case popolari ed economiche, in modo da assicurare alla Società tutte le agevolazioni concesse dalla citata legge e principalmente 1’ esenzione dalle imposte per un periodo di IOanni.

Fermiamoci qui un momento, per esaminare i criteri che hanno determinato la scelta dello scopo !

Primo movente è stato l’ amor del prossimo e per dire con più precisione, nel caso nostro, ! un alto e oculato senso di civismo; sebbene. ; come vedremo poi. non si tratti d’ una associa­ zione di beneficenza, ma d ’ una impresa che al vantaggio del popolo vuole e sa accoppialo l’ utile pecuniario de’ propri partecipanti.

Dare alla povera gente abitazioni un pò più decorose e più sane, avvezzarla alla nettezza e all’ igiene, procurarle alcune piccole comodità che non conosceva, proporzionare alle magre borse la | mitezza delle pigioni, facilitare il modo dei pa- i gementi, ecco lo scopo desiderabile e Indevotis­ simo. Ma perchè restaurare le case vecchie? Perchè piuttosto non costruirne di nuove? Per non fare soltanto ciò che altri fa e fare invece | ciò che altri non fa; per colmare una lacuna; , per giungere dove nessuno era giunto e proba­ bilmente non'giungerebbe.

Queste nostre antiche e illustri città, belle, monumentali, pittoresche, sono tuttora in qualche loro parte deturpate da quartieri luridi e mal­ sani, facile ricettacolo d’ iufezim i locali o gene­ rali; da case sudice e cadenti, scarse d’ acqua, prive d’ ogni comodità anche elementare, troppo foltamente abitate da persone magari oneste, ma ignare d’ ogni abitudine domestica decente e c i­ vile, da cui par che ripugnino; ignoranza e ri­ pugnanza cui l’ ambiente è anche troppo atto a |

perpetuare. Oggi si costruiscono interi quartieri nuovi di pianta alla periferia delle città, si edi­ ficano case economiche e popolari, e in pari tempo si allargano strade, si sventrano quartieri stravec­ chi e malsani, si fanno incisioni, riedificazioni, mi­ glioramenti igienici e edilizi di più specie. Ma tutto C'ò, e lo vediamo ogni giorno, è ancora poco di fronte al bisogno; le case nuove spesso non ba­ stano, quando e dove è molto spiccato il feno­ meno dell’ urbanesimo e la popolazione aumenta; le case economiche, malgrado le agevolezze con­ cesse da leggi speciali, sorgono meno rapide e meno numerose di quello che occorrerebbe e per certe borse miserrime sono ancora troppo care; e i miglioramenti edilizi costano, e le demolizioni e le espropriazioni costano, e il piccone distrug­ gitore e risanatore non può arrivare da per tutto dove l’ estetica e la salubrità richiederebbero l’ opera sua, nè vi arriverà in un futuro entro i cui limiti le previsioni si possono dir solide e ragionevoli.

E allora, mentre tutte le sopraddette cose, che sono ottime, si vanno pur facendo, v ’è posto e ragioni d ’ essere anche per un’ altra: cioè per migliorare notevolmente, a grado a grado, quante più si può delle abitazioni in pessimo stato esterno e interno, di cui nessun progetto muni­ cipale finora ha decretato la scomparsa.

L ’ Associazione di cui parliamo, dopo rac colto il numero d ’ aderenti strettamente neces­ sario, pensò di mettersi subito all’ opera, confi­ dando di poterne poi trovare parecchi altri quando avesse raggiunto qualche risultato visibile. In ­ fatti, con un capitale che alla fine del 1911 saliva a mala pena a 60 mila lire, essa ha per ora fatto acquisto di tre piccole case, poste nel quartiere d’ Oltrarno, una dal Comune di Firenze, un’ altra dalia Congregazione di Carità, la terza da un privato. Dal loro restauro e parziale riedificazione ha ricavato 16 quartieri di due o tre stanze cia­ scuno, tutti disimpegnati, con propria cucina, latrina a sciacquone, acqua potabile. Gli ambienti sono 40 abitati complessivamente da 44 individui. La somma delle pigioni annue che si ricavano dai 16 quartieri è di lire 2682.

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Le pigioni, previo deposito dell’ importo d un mese, vengono pagate a quindicine anticipate. L la forma riconosciuta più conveniente per gli in­ quilini, la quale dà anche maggior sicurezza al locatore.

Di recente è stata acquistata una quarta casa da restaurare e trasformare. È più grande delle altre e di pili solida costruzione, tantoché potrà esservi edificato un nuovo piano. Rifatta che sia, comprenderà 36 ambienti abitabili. Il prezzo è già stato pagato, ma pei lavori occor­ renti il danaro disponibile non basta. Come è noto, la legge sulle case popolari facilita il modo di prenderne a prestito a buone condizioni: e la Società, che può'dar garanzia con gli immobili che già possiede, si appiglierà forse a questo partito. Essa però, senza rinunziare, a servirsene in seguito, preferirebbe per ora trovare nuovi soci, e all* uopo si dà attorno presentemente con opera attiva di propaganda. E doveroso augu­ rargliela fruttifera, porche più ingrossa il suo capitale, oggi modesto eppure già bene adoperato, e più la sua azione provvida potrà estendersi.

Che sia accetta ai poveri, lo provano le nu­ merose richieste provenienti da coloro che vor­ rebbero abitare le case tuttora in corso di lavoro. Per esse la Società sta studiando qualche altro miglioramento che rechi vantaggi materiali e mo­ rali ed abbia un’ impronta sempre maggiore di modernità e di progresso. Uno intanto, predi­ sposto dallo Statuto sociale, ne ha già attuato, che non deve passarsi sotto silenzio; e consiste in premi o rimborsi parziali di pigione agli in­ quilini che mantengono il loro quartiere nel mi­ gliore stato di conservazione e pulizia. Nel 1911 furono così erogate alcune centinaia di lire.

A lla fine del detto anno, fatta dagli utili netti questa detrazione e l’ altra statutaria a fa­ vore del fondo di riserva, il rimanente avrebbe permesso la distribuzione d’ un dividendo del 3 e mezzo per cento circa. Venne invece deliberato di distribuirne soltanto uno del 3 per cento e di formare col di più un fondo di riserva spe­ ciale, che serva a fronteggiare le future tasse, le spese impreviste e la svalutazione dei fabbricati.

I soci hanno dunque percepito il loro bravo tre p er cento. Non è un interesse lauto, ma è pur qualcosa da non disprezzare. Le Casse di ri­ sparmio dànno forse di più?

E l’ Amministrazione desidera eh’ essi lo riscuotano effettivamente, che non ne facciano dono. E desidera che ciò specialmente si sappia e si faccia sapere : che la Società non è un Isti­ tuto di beneficenza e che se intende giovare, sotto il rispetto dell’ abitazione, alla città e ai cittadini, mira a far ciò offrendo ai suoi sovven­

tori un onesto tornaconto. Con questa pregevole unione di intenti altruistici e di senso pratico, ha ragione di invitare il pubblico a visitare le sue case e di spronare chi resti sodisfatto del prinao esperimento a procurarle numerose sotto- scrizioni. Si rivolge pertanto non a grossi capi­ talisti (nessuno può possedere più di L . 10 mila di azioni) non ai consueti sottoscrittori delle spese filantropiche, ma a tutti i cittadini non poveri, giacché molti, possono senza grave sacri­ ficio impiegare una piccola somma a un interesse un po’ inferiore che il restante loro patrimonio; e in genere « a tutti quelli che capiscono come un’ abitazione comoda e igienica sia il principal fondamento del benessere della famiglia e che procurarla a chi ne difetta sia la migliore e più nobile forma di previdenza sociale ».

Del regim e finanziario

E DEL « E H I DIDIME Ifl ISPEEIE DELLE LDLDDIE

( Co n t i n u a z i o n e).

§ 6 — De lle e ntr a te s t r a o r d in a r ie.

Sommario: 4 2 )— D e ll’ alienazione del D em anio.patrim oniale. I deb iti p u b b lici in rapporto a lla finanza ed a lla econom ia colon ia le.

42. — Delle così dette Entrate straordi­

narie minori non è quasi il caso di far pa­

rola a proposito di finanza coloniale, tranne che per l’ alienazione del demanio fiscale e per la prelevazione d’ imposte straordinarie.

Dell’ alienazione del demanio fiscale ab-

| biamo già detto quando ci siamo occupati , delle entrate originarie. Passiamo a studiare ! quanto di speciale possa riguardare sia le im­ poste straordinarie che i prestiti pubblici nei rapporti con la finanza coloniale.

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30 giugno 1912 L ’ ECONOMISTA 405

la colonizzazione sono l’ effetto, non solo del- F aumento di popolazione nella madre patria, ma altresì, nei casi più normali, dei capitali disponibili ; in conseguenza e come massima ¡ generale, di fronte a bisogni ed a spese stra­ ordinarie della finanza coloniale questa potrà molto bene assorbire con prestiti il capitale disponibile nella madre patria, con reciproco vantaggio: perchè nè sarà possibile collocare tutto il prestito nella colonia, dove i capitali disponibili non possono certo abbondare, nè ricorrere alle imposte e perchè la pressione tributaria sarà certo già sensibilmente cre­ sciuta con l’ avvento, nella colonia, di nuovi ordinamenti civili e perchè la ricchezza che si assorbirebbe con imposte straordinarie po­ trebbe in questo periodo molto più proficua­ mente rimanere nelle mani dei privati cittadini coloniali, per adibirla a sempre maggiore in­ cremento e sviluppo delle produzioni coloniali. Non possiamo però qui tacere quanto ab­ biamo pur detto e ripetuto avanti e cioè della necessità di saper evitare i soliti inconvenienti del ricorso ai prestiti pubblici : scrittori e sta­ tisti hanno sempre messo in guardia contro i debiti, quale mezzo facile e potente di dis­ sipazione; e la pratica conferma questa pre­ occupazione. Specie, aggiungeremo noi, per quanto riguarda Colonie, ove, abbiamo già visto, segnatamente nei primi anni della con­ quista e del nuovo regime, si è presi ordina­ riamente da una vera manìa di far tutto ed in brevissimi mesi!

È altresì una conseguenza di quanto ab­ biamo scritto or ora che la finanza dei paesi nuovi si preoccupi anche più di quella dei vecchi paesi, di ammortizzare i suoi debiti, non certo ricorrendo ai vieti e sfatati sistemi delle annualità, nè degl ’ interessi composti, ma semplicemente a quello basato sulle ordi­ narie risorse di bilancio (1), mercè una rigida finanza. Questo, si è detto, nei paesi nuovi più ché nei vecchi; la ragione ne è semplicissima: nei paesi nuovi, ove spesso tutto e da rifare, bisogni e spese straordinarie possono accadere più di frequente e più d’ improvviso; s’ im­ pone quindi la prudenza di alleggerire, sem­ pre che lo si possa, il debito pubblico, ap­ punto per potere più facilmente e a migliori condizioni ricorrere ad esso tutte le volte che lo si renda necessario, indilazionabile. D altra parte questa politica finanziaria resta anche 1

(1) Oltre che, s’ intende bene, quando siano possibili, con le conversioni che possono riguardarsi anche come un parziale ammortamento.

agevolata dalla favorevole condizione dei paesi nuovi, ove la riproduttività dei capitali è più attiva che nei paesi vecchi.

§ 7 — De ll’ ordinamento del Bil a n c io.

Sommario : 43) — L 'u t ilit à della separazione del B ila n cio della colon ia da q u ello d ella madre patria; I l con trollo del B ila n cio colon ia le da parte dei sudditi co lo n ia li; La neces­ sità del B ila n cio di com petenza e l ’ utilità del B ila n c io di cassa. 43. — Non potremmo di proposito e det­ tagliatamente occuparci deli’ ordinamento del

Bilancio, senza invadere il campo di altre

particolari dottrine; quindi qui ce ne occupe­ remo brevemente e nel solo suo aspetto finan­ ziario.

Prima di tutto è bene che le colonie ab­ biano, per quanto sia possibile, un bilancio a sè, indipendente da quello della madre patria; e questo almeno nei riguardi strettamente com­ putistici e finanziari, se non anche nei riguardi politici, in mancanza di quella autonomia che hanno molte colonie inglesi. Questa separa­ zione, mantenendo nella maggiore evidenza le Entrate e le Spese di una colonia, sarà la miglior, guida per dirigere l’ Amministrazione coloniale al raggiungimento, all’ attuazione del principio che la colonia basti al più presto possibile a sè stessa.

Che se poi col progredire della colonia questa potrà aver voce più diretta nella for­ mazione del suo bilancio, questo influirà certo assai beneficamente, specie quando le spese pubbliche, con lo sviluppo della colonia, sa­ ranno giunte a tal livello, che solo con la par­ tecipazione diretta alla formazione del proprio bilancio sarà possibile di poter chiedere ed ottenere dai coloniali le necessarie maggiori entrate !

In ogni modo è sempre bene che con la formazione di un Bilancio speciale, distinto e chiaro la colonia conosca e apprezzi i sacrifizi j della madre patria, quando a pareggiare il bilancio coloniale intervengano sussidi della | madre patria; o perchè conosca e si persuada, i quando questi sussidi non abbiano luogo, in ! che modo sieno spese — e tutte a vantaggio

i

suo — le pubbliche risorse; e ni un dubbio nè

i

sorga, nè permanga, che da esse la madre patria prelevi alcuna parte o ne profitti me- | nomamente.

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bene come sia piò facile accordare alle colo nie questo diritto di controllo che non quello della formazione del proprio bilancio, che presuppone un notevole grado di progresso, senza del quale è difficile saper provvedere con una esatta valutazione delle spese e delle entrate pubbliche alla progressiva ascensione economica o civile della colonia stessa. Quando manchi tal grado di sviluppo è necessario e prudente che il bilancio sia elaborato dalla madre patria e sia imposto, certo con la mi­ nore violenza possibile, anzi con la maggiore persuazione alla colonia.

Quanto all’ ordinamento tecnico, indiscu­ tibilmente il Bilancio coloniale dev’ essere un

Bilancio di competenza, sia esso elaborato

dalla madre patria, che dalla stessa colonia; accanto ad esso potrà essere tenuto un Bilan­ cio di Cassa, perchè è sempre bene che si sappia ciò che effettivamente si spende e si introita durante l’ esercizio. Ma non sarà mai prudente che l’ amministrazione di un paese nuovo e ingenerale moralmente, politicamente poco progredito si possa affidare all’ ordina­ mento di un Bilancio di Cassa, possibile solo in un paese cosi evoluto e così politicamente educato e corretto come l’ Inghilterra.

Qontinua. Prof. G. Carano Donvito.

le Banche popolari in Italia(1)

Riassunta la importante Relazione dell’ óno- revole Lnzzatti riporteremo il seguente prospetto che dà il numero delle Banche Popolari al 31 di­ cembre 1908: Compartimenti. Numero al 31 die. 1908 Piemonte 32 108,380 Liguria 6 199,125 Lombardia 77 59,719 Veneto 75. 46,159 Emilia 71 35,895 Toscana 4 8 56,284 Marche 62: 17,531 Umbria 17' 41,124 Lazio 29 46,645 Abruzzi e Molise 45 33,063 Campania 104 31,335 Puglie 46. 45,651 Basilicata 15 31,684 Calabrie 29' 49.276 Sicilia 72' 49,645 Sardegna 8 ; 107,662 Regno 736 46,562 A l 31 die. 1898 696. — (1) Continuazione, V. n. 19891

In tutto il Regno esiste una banca popolare ogni 46.56 abitanti. Da questa media generale si di.scostano in più le Marche con una banca ogni 17,531 abitanti, in meno la Liguria con una banca ogni 199,125 abitanti.

Nel prospetto sono stati aggiunti i dati di raffronto relativi al 1898. Da questi si rilevano i seguenti divari: il numero medio di abitanti per ogni banca in tutto il Regno da 45,500 sale a 46,562, e nelle medie regionali si verifica uno spostamento per quanto concerne il massimo, che ora compete alla Liguria, mentre dieci anni fa spettava alla Sardegna.

Le cifre in esame non hanno che un signi­ ficato generico, perchè dànno idea solo della di­ stribuzione quantitativa, non della qualitativa degli Istituti di credito popolare nei vari com­ partimenti. Ed è perciò che l’ entità minima della variazione nella inedia generale, come pure i di­ vari rispettivi delle medie regionali non possono offrire materia a deduzioni concludenti, perchè conviene tener conto principalmente della entità dei vari Istituti, della forza di espansione delle loro operazioni, della estensione territoriale sulla quale esplicano la loro azione, della coesistenza di altre banche concorrenti, e infine, del nu­ mero delle .sedi, succursali ed agenzie, elementi tutti che concorrono ad attenuare i valori di ragguaglio tra il numero delle banche popolari ! e la popolazione.

Da altro prospetto risulta poi che in tutto il R egno la quota media del patrimonio per abi­ tante è di L. 4.54; in confronto ad essa il mas­ simo è raggiunto dalla Lombardia con una me­ dia di L. 14.44, il minimo dalla Sardegna con L . 0.14. Oltre quella delia Lombardia, le sole medie compartimentali che superano la regionale sono quelle del Veneto con L . 5.36 e dell’ Emilia con L . 5.63 per abitante.

La media generale del Regno pei depositi fiduciari (conti correnti, depositi a risparmio e buoni fruttiferi), calcolata in lire 28.34 per abi­ tante, enormemente ingrandita a causa dei de­ positi degli Istituti lombardi, non rappresenta esattamente una media generale e va quindi considerata con discrezione di giudizio. E perciò notevole il constatare che sia superata non solo dalla Lombardia con la media di L . 81.44 per abitante, ma anche dall’ Emilia con L. 52.14, dal Veneto con lire 45.96 e delle Marche con lire 34.28 per abitante.

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30 giugno 1912 L ’ ECONOMISTA 407

La Relazione ha voluto misurare la vitalità e la longevità delle 736 banche esistenti nel 1908, esponendo per ogni regione d’ Italia il numero delle banche popolari costituite ogni anno dal 1865 al 1908.

L e tre gloriose banche veterane d’ Italia vi­ dero la luce nel 1865; due in Lombardia, là Banca Popolare di Milano e quella di Cremona; l’altra nell’ Emilia, la Banca Popolare di credito di Bologna. Le altre regioni che vantano le ban­ che più antiche (anteriori al 1875) sono il Ve­ neto, il Piemonte e le Marche. I totali verticali del quadro rivelano per ogni anno di costituzione il numero di banche sopravviventi nel 1908. L ’ anno più fecondo nella creazione di banche vi­ tali fu il 1886, poiché di quelle allora costituite ne sopravvivono 45. Già 220 banche nel 1908 avevano raggiunto o superato il primo periodo giubilare della loro esistenza, i 25 anni. E que­ sta è la miglior prova di vitalità e il più lieto augurio di perennità dei nostri Istituti di credito popolare.

Simili constatazioni statistiche di carattere cronologico hanno influito, osserva la Relazione, alla emanazione della legge 11 luglio 1909, n. 414, sulla proroga della durata delle società cooperative.

Questa legge intende ad agevolare la con­ tinuazione della loro vita legale a quegl Istituti cooperativi che, sorti molti anni or sono, non prevedendo nella umiltà delle loro origini la grande e fortunata evoluzione successiva, pre­ scrissero negli statuti tali proporzioni solenni di maggioranze di soci convenuti in assemblea, da rendere oggidì impossibile, come numerosi espe­ rimenti lo attestano, la ulteriore durata della loro esistenza.

Si tratta specialmente dei nostri veteraui benemeriti della mutualità di credito, i quali istituirono fuori della città agenzie e succursali che rendono ancora più difficile la presenza dei soci in adunanze nelle quali la legalità richiede un numero sproporzionato alla possibilità.

Occorreva quindi un provvedimento riparatore per impedire a queste antiche istituzioni di mo­ rire quando gli anni dell’esperienza, la solidità dei capitali, la cospicua accumulazione delle ri­ serve, i benefici irradiati dappertutto, le hanno rese davvero benemerite dell’ economia nazio­ nale.

Questo provvedimento consistente nel la presun­ zione di proroga tacita stabilita nella citata legge, ha impedito la fine delle più antiche e fiorenti banche popolari.

Ecco ora il numero delle banche popolari e dei soci di esse :

Anni Numero delle Numero

banche dei soci

1876 82 77,340 1877 81 80,160 1778 97 88,959 1879 97 90,440 1880 123 102,279 1881 124 105,177 1882 139 114,072 1883 195 139,949,1. f 1886 412 259,204 1887 541 318,976 1893 662 405,341 1898 594 381,445 1908 690 501,022

È da rilevare la progressival diminuzione verificatasi sino al 1887 nel numero medio dei soci per banca, dovuta principalmente al molti­ plicarsi delle piccole banche. Dal 1893 al 1908 si nota un lieve aumento, il quale lascia peraltro il numero medio dei soci al disotto di quello del 1876, cosicché nel 1908 il numero assoluto dei soci appartenenti alle 690 banche popolari era di 501,022, e in media ogni banca annoverava

726 soci.

Nello stesso anno in Germania, secondo le statistiche, il numero assoluto dei soci apparte­ nenti a 1022 cooperative di credito era di 627,192, con una media di 614 soci per ogni sodalizio, inferiore quindi all’ Italia.

Il numero e la qualità dei soci costituisci no due elementi importantissimi per determinare il carattere delle istituzioni di credito popolare; ma per meglio analizzarlo è necessario considerare partitamento le azioni che compongono il capi­ tale sociale.

Il capitale delle banche popolari è formato con azioni di vario valore nominale: da 5 lire si va fino a lire 100, che è il massimo consentito dal Codice di commercio per le società coop.

La maggior parte delle banche popolari pre­ ferisce azioni di piccolo taglio, come lo dimostra la seguente classificazione :

Banche con azioni di valore nominale non superiore a

lire 10 N. 85

Banche con azioni superiori

a lire 10 lino a lire 25 » 295 Banche con azioni superiori

a lire 25 fino a lire 50 » 254 Banche con azioni superiori

a lire 50 fino a lire V5 » 8

Banche con azioni superiori

a lire 75 * ^

Totale N. 685

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Esposto che il patrimonio delle Banche po­ polari al 31 dicembre 1908 è di circa 156,000,00u su 690 Banche contro 146,000,000 su 658 Ban­ che al 31 dicembre 1907, la Relazione passa al­ l’ esame delle principali operazioni di credito delle Banche popolari riportando poi i resultati finan­ ziari delle gestioni, i quali essendo, come dice la Relazione l’ indice più sicuro delia bontà delle Banche popolari, crediamo utile riportare nel seguente prospetto : Utili lordi L. 62,860,941 Interessi passivi L. 31,428,302 Spese d’amministraz. » 10,479,495 Imposte e tasse » 5,572,208 Perdite liquidate » 1,733,412 L . --- 49,213,417 Utile netto L. 23,647,524 E da avvertire che l’ utile netto conseguito dalle banche popolari che non chiusero in per­ dita l’esercizio fu nel 1908 di lire 13,679,929. Ma siccome alcune banche chiusero in perdila e l’ ammontare di questa perdita netta fu di lire 32,405, quindi 1’ utile netto complessivo risolta di lire 13,647,524.

Vedemmo che le disponibilità principali delle banche popolari (patrimonio e depositi) ascende­ vano al 31 dicembre 1908 a lire 1,126,832,031; avendo l’ utile lordo raggiunto lire 62,860,941, la percentuale di rendimento delle disponibilità si stabilisce in 5.67 per cento.

Sorprende il constatare come questa percen­ tuale coincida quasi con quella di 5.52 per cento calcolata per le 1022 cooperative tedesche di pre­ stiti, formanti oggetto della statistica: l ’ utile lordo da esse realizzato fu di marchi 75,333,070, mentre le disponibilità raggiungevano marchi 1,363,686,955.

[continua).

R

iv is t a

B

ip l io q r a h c a

Prof. Doti. Richard Ehrenberg,

Bism arck ale Leitsternsozialer E rkenntnis. — Berlin, A. Hobbing, 1911, op. pag. 136-187.

L ’ Autore si propone di esaminare rapida­ mente quale fosse la posizione di Bismarck quale guida delle scienze sociali ; cerca quindi quale sia 1’ opinione attuale su Bismarck, ed esamina poi in brevi capitoli il pensiero ed il concetto predominante sul grande Cancelliere tedesco.

L ’argomento molto complesso e delicato do­ manderebbe una larga trattazione per riuscire chiaro e dimostrativo; tutte le poche pagine che ad esso consacra l’Autore tracciano a grandi

linee un punto speciale ed interessante dell’opera di Bismarck.

Prof. Doti. Josef Donai,

D ie Ireìh eìt der Wissenschaft [E ia Gang durch das mo­ derne Geistesleben) 2a ed. — Innsbruck, Eed. Rauch, 1912, pag. 520.

Ecco un altro tentativo, dotto e profondo a dir vero ma di dubbia efficacia per cercare di con­ ciliare la fede colla libertà della scienza. L ’ A u­ tore si dichiara profondamente credente cattolico, e in pari tempo sembra convinto che la più ri­ gorosa credenza non possa essere in contraddi­ zione colla verità della scienza.

Nel complesso però il lavoro molto erudito ed anche molto ordinato, viene implicitamente alla già vecchia conclusione che si può lasciare la più larga libertà alla scienza, perchè se mai essa si trovasse in contraddizione colla fede, vuol dire che erra e quindi non è più scienza.

L ’ Autore tratta prima della libertà della scienza e dei suoi presupposti filosofici, per sof­ fermarsi sui rapporti tra progresso e fede. Più particolarmente affronta la questione fondamen­ tale trattata nel suo lavoro parlando della li­ bertà nella dottrina e nella teologia.

Antonio Bubani,

n debito pubblico secondo il testo unico delle leggi e relativo regolamento. — Torino, Unione Tip. Ed. Torinese, 1912, pag. 558 (L. 9).

L ’ Autore si è proposto di spiegare in que­ sto Manuale, con metodo facile ed ordinato, le operazioni sui titoli del debito pubblico.

Il libro è diviso in due parti ; nella prima, è fatta una breve storia del debito pubblico ita­ liano, del modo con cui esso è amministrato e delle forme colle quali si debbono compiere le diverse operazioni che riguardano il debito pub­ blico. La seconda parte, che si può chiamare pratica, tratta delle diverse questioni positive, esamina la giurisprudenza, insegna 1’ uso dei moduli.

Una appendice contiene il testo unico, il Regolamento ed i moduli relativi. Un buon in­ dice analitico ed uno alfabetico, chiudono il vo­ lume che per 1’ ordine con cui è compilato e per la sua chiarezza è certamente raccomandabile agli uomini di affari.

Ernest Coeurderoy,

Oeuvres. Tom.

Ili,

Jours d’exil. — Paris, P. V. Stock, 1911, pag. 442 (3 fr. 50).

(9)

30 giugno 1912 L’ ECONOMISTA 409

questo volume infatti contengono frequenti descri­ zioni di vari luoghi dell’ Italia, ma nella so­ stanza sono quasi tutti violenti attacchi contro la proprietà e contro ogni autorità.

Oggi però e per la forma e per il contenuto quei diversi articoli non hanno più valore che per la storia e per gli studiosi, che hanno in­ teresse di conoscere le teorie anarchiche del tempo.

Alessandro Zavaroni,

I redditi della coltiva­ zione del frum ento in Italia e V abolizione del dazio sul grano. — Parma, Rio. di Agricoltura, 1911, op. pag. 48, (L. 0.50). In poche pagine l’ Autore tratta con compe­ tenza e con acume la questione della abolizione del dazio sul grano, questione che ritiene sol­ tanto assopita ; e con dati di fatto delinea le condizioni della granicoltura in Italia, concludendo che 1’ abolizione del dàzio non si otterrà in Italia se non quando si sarà raggiunto un progresso agricolo tale da poter essere sicuri che il grano prodotto in paese sarà sufficiente ai suoi bisogni.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— "È uscito il numero di giugno del Bol­ lettino di Statistica agraria, edito dall’

Istituto

Internazionale d’Agrieoltura in Roma.

Esso pubblica le tabelle contenenti i dati della superficie sulla quale si prevede di fare il raccolto e dello stato delle colture per il fru­ mento, la segale, 1' orzo, 1’ avena, il mais, il riso, e per i primi quattro cereali , dà anche, per al­ cuni paesi, la previsione del raccolto stesso.

In complesso, il tempo nel mese di maggio non si è mostrato molto favorevole alle colture, a causa delle pioggie e delle gelate tardive. La produzione di frumento si prevede in Ispagna di quintali 31,943,600 ossia il 79 per cento della produzione dell’ anno scorsi', negli Stati Uniti di q.li 98,794,080 ossia 1’ 84,3 per cento (fru­ mento d’ inverno solamente), nell’ India di q.li 99,709,772 ossia il 97,7 per cento.

Col detto Bollettino il servizio di infor­ mazioni che era stato già esteso col Bollettino di maggio al lino ed ai bozzoli, abbraccia an ­ cora il tabacco e la canna da zucchero. In ap- j

positi tabellini sono pubblicate le notizie perve­ nute circa le colture dei detti prodotti, della vite e della barbabietola da zucchero.

La produzione dei bozzoli è prevista infe­ riore a quella dell’ anno scorso nella Spagna

(k g. 1,175,000 contro kg. 1,250,000 nel 1910), e noi Giappone (kg. 92,206,000 contro 96,711,885), alquanto scarsa in Bulgaria ed in Italia, mentre migliori notizie si hanno dall’ Austria e dalla Francia. Lo stato di coltura delle barbabietole da zucchero, del tabacco e della vite al 1° giugno era generalmente buono, e la fioritura della vite si è effettuata per lo più in condizioni favo­ revoli.

Notizie meno soddisfacenti sono pervenute circa lo stato di coltura del cotone dall’ E gitto dal Giappone, dalla Tunisia e dagli Stati Uniti, nel quale ultimo paese esso era al 25 maggio 78,9 per cento di uno stato normale, contro 87,8 per cento alla stessa data del 1911.

Chiudono il Bollettino le informazioni sui lavori preparatori per le semine autunnali nel Chili e n ell’Australia che procedono in condi­ zioni piuttosto cattive e in ritardo per rispetto ad un’annata normale, e le notizie complemen­ tari sui raccolti del 1911 nella Serbia e nel Giappone, sulla superficie coltivata nell’ India (cifre definitive), e sui risultati del censimento del bestiame del 1910 nel Lussemburgo.

— Ecco alcuni dati sul

movimento fer­

roviario Inglese

nel 1911.

Dalle statistiche ufficiali sul movimento delle ferrovie inglesi nel 1911 si rileva che il capitale autorizzato per tutte le ferrovie del R egn o Unito era a finire dell’anuo di 1,401,185,000 sterline delle quali 1,002,124,000 in azioni e 399,061,000 in obbligazioni.

Nel 1911 contro una spesa di esercizio di 78.566.000 sterline, si ebbe un introito lordo di sterline 127,216,000 così ripartito : Viaggiatori 53.933.000 sterline, merci 63,273,000, diverse

10,010,000.

Il profitto netto dell’ esercizio salì a 48,650,000 sterline con un aumento di circa due milioni di sterline pel 1910.

L ’ introito proveniente dal trasporto dei viag­ giatori fu ripartito nel modo seguente: la classe sterline 3,520,000, 2u classe sterline 2,014,000, 3a classe sterline 33,693,000 biglietti circolari sterline 4,918,000, eccedenze di bagagli sterline 8,612,000, pacchi ferroviari 1,276,000 sterline.

Il prodotto del traffico delle merci si divise così, merci propriamente dette, ster. 32,065,000 bestiame 1,464,000, minerali 29,744,000 sterline.

(10)

Il Commercio della Germania.

— Ecco i risultati ufficiali del commercio speciale della Germania secondo la F ra n k fu rter Zeitung du­ rante i quattro primi mesi del corrente anno.

Importazioni 1912 1911 (milioni di Marchi) Prod, agricoli 2,851.95 2,047.41 Prod, minerali 282.08 268.48 Prod, chimici 147.52 132.26 Materie tessili 286.92 268.02 Rame 53.45 54.77 Metalli 182.46 153.77 Macchine 36.92 28.49 Diversi 114.34 106.85 Totale 3.455.24 3060.05 Esportazione 1912 1911 (milioni di Marchi)

Prod, agricoli 463.1U 375.51

Prod, greggi 240.92 148.36 Prod, chimici 265.37 109.77 Materie tessili 478.76 353.61 Rame 154.22 95.26 Metalli 511.49 349.61 Macchine 304.52 213.33 Diversi 368.79 239.34 Totale 2.787.17 2.553.16

Risulta da queste tavole che dal 1911 al 1912

il commercio dei quattro primi mesi dell’ anno ha aumentato di 629 milioni di marchi, dei quali

395 alle importazioni e 234 alle esportazioni. L ’ eccedente delle importazioni sulle esportazioni lu d i 688 milioni di marchi da gennaio a aprile 1912,

contro 50 milioni per il periodo corrispondente del 1911.

Il commercio della Bulgaria.

— Le sta­ tistiche ufficiali pubblicate recentemente stabili­ scono a 381,975,396 franchi il movimento totale del commercio estero durante l’ annata 1911. contro 306,408,928 nel 1910.

Ecco le cifre comparative del commercio estero bulgaro durante le quattro ultime cifre con la loro ripartizione tra le importazioni e le

espor-tazioni.

Annate Impor. Esport. Totale

1908 130,150,042 112,356,997 242,507,639 1909 160,429,624 111,433,683 271,863,307 1910 177,356,723 129,052,205 306,408,928 1911 197,343,450 184,633,945 àfel,971,396

II bilancio del commercio è ancora sfavore­ vole alla Bulgaria malgrado un considerevole aumento della esportazione. Questo fatto è dovuto principalmente agli ordini fatti all esteio di mac­ chine e frumenti arativi per l ’ agricoltura e di

materiale per la costrizione simultanea di nume­ rose vie ferrate e porti.

E indubbio però che le esportazioni bulgare non tarderanno a risentire di questi miglioramenti.

I

M i m i

della Provila di lenza

Riassumiamo nelle parti principali lina rela­ zione pubblicata su questo argomento dalla Ca­ mera di commercio ed industria della Provincia di Vicenza.

La Relazione comprende i risultati per il se­ condo semestre.

Ecco quanto si dice sulle fiere e mercati : Le fiere ed i mercati di bestiame anche du­ rante i primi mesi del semestre scorso furono poco numerosi perchè l’autorità sanitaria ha dovuto spesso vietarli in causa dell’epizoozia attosa.

Per attenuare i danni derivanti da u n ita le provvedimento pur davanti alla necessita di limi­ tare il diffondersi dell’afta, ha essa giustamente seguito il criterio di permettere di volta in volta ¡ ’apertura di quei mercati che, avendo importanza locale, non davano luogo ad un largo afflusso di bestiame specialmente da zone riconosciute intette. Però a settembre, allorché l’afta era ormai decrescente in intensità e limitata in estensione, si ebbe l’apertura di quasi tutti, i principali mer­ cati della Provincia . che poterono svolgersi nor­ malmente.

Così ha potuto aver luogo a Vicenza la fiera del Settembre che ha assunto nell’anno scorso una eccezionale importanza. Si calcola, infatti, che piu di 40o0 animali siano convenuti sulla fiera fra bo­ vini da lavoro, vitelli, manzi ed equini. Le tran­ sazioni furono numerosissime in ispecie nei bovini da lavoro i quali, nonostante gli alti prezzi, an­ darono quasi tutti venduti. Anche l’amministra­ zione militare concorse con i suoi acquisti di ca­ valli a rendere apprezzati gli allevamenti indigeni. Il vivo interesse ohe ha assunto poi nella fiera la mostra di macchine agricole dimostra il notevole risveglio e il progresso meraviglioso che la nostra Provincia ha fatto nel campo dell’agricoltura e in quello dell’ industria.

(11)

30 giugno 1912 L ’ECONOMISTA 411

levata con soddisfazione dappoiché è sempre notata sui mercati della Provincia la generale deficienza di buoi di prima qualità che minaccia di farsi ogni mese più sensibile e fa sentire sempre più intensa la necessità da parte dei nostri macellai di rivol­ gersi altrove per soddisfare alle giuste esigenze del consumo.

Degna di nota è anche la fiera dei suini gio­ vani (lattonzoli) nella quale, come anche in ogni mercato settimanale, vi si contavano da 500 a 600 capi.

L ’allevamento nel Bassanese, dove predomina la razza tirolese grigia e l’alpina pezzata nella zona montuosa, va gradatamente intensificandosi. Si calcola che in un decennio esso sia cresciuto di un terzo e che ogni anno si allevino circa 3000 capi di bovini, senza tener conto dei vitelli destinati al macello. È questa perciò una delle fonti più co­ spicue della economia di quella importante zona della nostra Provincia

Circa il mercato del bestiame, anche nel se­ condo semestre 1911 è continuata in Provincia la crisi del bestiame, che, come abbiamo già accen­ nato, si è manifestata con una crescente difficoltà di approvvigionamenti del bestiame da macello e con la diffusione dell’afta epizootica.

La difficoltà di approvvigionamento è stata particolarmente sentita durante i mesi estivi, cioè nel periodo in cui è maggiore il consumo perchè vengono a mancare diversi altri surrogati quale la carne dei suini e quella di molta parte del pollame.

A questo maggior consumo dei mesi estivi si viene anche ad aggiungere il consumo di carne da parte delle truppe dell’esercito, alle quali si suole fornire in tale periodo carne fresca anziché carne congelata come avviene generalmente nel semestre che da ottobre va alla fine di marzo.

I nostri negozianti hanno' dovuto rivolgersi quasi costantemente ai mercati limitrofi quali : Cittadella, Castelfranco, Treviso, Padova: a quelli della Lombardia, dell’ Emilia e della Romagna.

L ’andamento dei prezzi è stato anche nel se­ condo semestre, improntato a persistente sostegno, che è andato lievemente scemando coll’avvicinarsi della fine dell’anno. A mantenere sostenuti i prezzi dei buoi da macello e ad accrescere la difficoltà di approvvigionamento sulla piazza di Vicenza ha concorso forse anche la disposizione regolamentare sulla macellazione che classifica tra la carne di seconda qualità la carne di giovenche anche se giovani. Tale sistema, adunque, da una parte de­ prime i prezzi delle vaccine, dall’altra aumenta la ricerca della carne di bue, che è considerata di prima qualità, e conseguentemente i prezzi relativi.

Anche per i vitelli maturi, che sono maggior­ mente apprezzati dal consumo, si è notata la ge nerale deficienza.

Nella Provincia si è notata durante lo scorso semestre una importazione di vitelli dai 50 agli 80 giorni da alcune provinole limitrofe e partico­ larmente dal Reggiano, dal Mantovano, specie da Suzzara, Gonzaga e dal

Verrnm86-Il bestiame da lavoro ha avuto pure prezzi elevatissimi che raggiunsero il limite massimo du­ rante i primi mesi del semestre che generalmente sogliono coincidere col periodo di massima inten­ sità dei lavori agricoli e per conseguenza di mag­ giore domanda. Tali prezzi diminuirono alquanto nell'ultimo trimestre quando incominciava lo scarto del bestiame da lavoro e andava scemando, col so­ praggiungere della stagione invernale, l’ attività agricola.

La ripresa attività dei mercati in autunno ha pure influito sul ribasso dei prezzi perchè è in­ cominciata ad agire la concorrenza ed ha quindi ristabilito quell’equilibrio la mancanza del quale aveva dete-minato oscillazioni dei prezzi in vario senso e reso titubante il mercato.

Circa il mercato dei cereali, si ha che la va­ lutazione a fine raccolto fu molto inferiore ai rac­ colti precedenti. Mentre nel 1909 si ebbe un rac­ colto di q.li 696,000, nel 1910 di q.li 683,000 si è avuto nel 1911 un raccolto di soli 629,000 quintali sopra una superficie coltivata di Ettari 45,900 che corrispondono a una produzione media per Ettaro di q.li 13.7, media che non può ritenersi alta per la nostra Provincia data la sua fertilità e le ra­ zionali coltivazioni ormai generalmente praticate. I depositi di cereali al principio dei nuovi rac­ colti erano in Provincia pressoché esauriti tanto che negli ultimi mesi della campagna si sono ve­ rificati notevoli rialzi nei prezzi e un afflusso sem­ pre più abbondante sui nostri mercati di cereali esteri.

All’ inizio della nuova campagna è cominciato il ribasso del frumento in causa dei nuovi grani che cominciavano ad apparire sui mercati e che ne aumentavano perciò l’offèrta.

A ottobre comincia a mancare l’offèrta, non a causa della speculazione interna, ma come sintomo della deficiente produzione. La speculazione non potè agire perchè già a settembre si prevedevano ribassi dell’estero, specialmente dall’Argentina dove in quell’epoca le notizie sull’ imminente raccolto erano particolarmente favorevoli.

Mentre non mancavano dunque cause di fer­ mezza, la dichiarazione della guerra italo-turca ha prodotto un certo perturbamento anche nel mer­ cato della nostra Provincia, sul quale già sin dalla metà di settembre arrivano di solito i primi cari­ chi di grani del Danubio. Per le difficoltà e gli ostacoli alla navigazione le provenienze furono in­ feriori ai bisogni normali della stagione e incitò i detentori di frumenti a disertare i mercati e ad attendere, nella certezza di spuntare prezzi più elevati. Ciò fu loro possibile anche in conseguenza degli alti prezzi del frumento che si mantennero elevati per gli scarsi raccolti della Russia e del­ l’Argentina aggravati per questo centro di produ­ zione, dallo sciopero ferroviario che produsse enormi ritardi negl’ imbarchi.

Al primo novembre si calpolava che nella Pro-

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stata nei quattro mesi precedenti l’entità delle im­ portazioni. Gli stocks visibili a tale data potevano essere di 320,000 quintali distribuiti per circa 200.000 presso i produttori, 100,000 presso i mo- lini e i pastifici e il resto presso gli speculatori. Rimarrebbero circa 29,000 q.li che ne formano og getto di scambio e che vengono gradualmente pas­ sati al consumo dagli stessi produttori.

Così il consumo ha dovuto spingere gli acqui­ sti all’ interno determinando un progressivo au­ mento nei prezzi che alla fine dell’anno 1911 rag­ giunsero lire 28 il quintale,

Circa il Vino, dall’anno 1911 si prevedeva un buon raccolto d’ uva, ma la diffusione della pero- nospora, il prolungato periodo di siccità e qualche ; grandinata hanno nel corso dell’annata affievolite alquanto le speranze che dapprima si nutrivano.

Nondimeno la produzione del vino nella nostra Provincia è stata notevolmente superiore a quella dell’anno 1910 la quale, come è noto, riusci in par- ticolar modo scarsa. Mentre la quantità del vino prodotto è stata 'valutata nel 1910 in ettolitri 346,000, nel 1911 invece viene calcolata in ettolitri 456.000 sopra una produzione complessiva valutata pel Regno in ettolitri 42,654,000.

Come conseguenza della scarsa produzione del 1910 siamo arrivati al nuovo raccolto 1911 con depositi pressoché esauriti per cui il sostegno nei prezzi, che era andato man mano accentuandosi, si mantenne anche nei corsi delle uve e dei vini del nuovo raccolto.

Il mercato dei foraggi in Provincia ha una notevole importanza determinata e dalla produzione che è generalmente superiore al consumo e stabi­ lisce per conseguenza una notevole corrente di esportazione, e dalla qualità che lo rende ricercato nei principali centri di consumo, e dall’ incremento nell’allevamento del bestiame che dà luogo sempre ad un rilevante giro d’affari in questo genere di produzione. Si può anzi asserire che il valore del raccolto del fieno è presso noi superiore al valore di qualunque altro raccolto e contribuisce effica cernente a diffondere il benessere tra le nostre po­ polazioni rurali e a dare un alto valore alla terra. La produzione dell’ annata è stata alquanto in­ feriore a quella della precedente come si può desu­ mere dai seguenti dati :

1910 1911

Produzione dei prati ar­

tificiali Q.li 2,003,000 Q.li 1,740,000 Produzione dei prati sta­

bili asciutti » 875,000 » 774,000 Produzione dei prati sta­

bili irrigui » 630,000 » 634,000

Totale Q.li 3,508,000 Q.li 3,148,000 Questa minore produzione, naturalmente, ha influito sull’ andamento dei prezzi del secondo se­ mestre causando un rialzo che andò accentuandosi specialmente nei mesi invernali nei quali maggiore è il consumo.

Infine, «circa la seta, la relazione dice essere noto il fatto che sotto l’ impressione di un raccolto deficiente in Provincia e in genere nell’ Italia Set­ tentrionale e senza tenere forse in dovuto conto il preponderare della produzione dell’estremo Oriente, i bozzoli sul raccolto ebbero prezzi troppo elevati in confronto a quelli delle materie lavorate. I prezzi delle greggie nostrane, che subito dopo la chiusura dei mercati dei bozzoli non lasciavano che un de­ bolissimo margine all’ industriale, sono andati len­ tamente ma progressivamente declinando in modo da determinare sempre maggiori perdite ai nostri filandieri. Le greggie classiche che si quotavano a luglio a 45 e le sublimi a 42.50, discesero gradata- mente in modo da arrivare alla fine dell’ anno ri­ spettivamente a 41 e a 39.

Il mercato dei bozzoli ebbe naturalmente a sof­ frire il contraccolpo dell’ and amento delle sete. Lo stock visibile di gaiette presso gli speculatori della Provincia era valutato alla fine del raccolto a circa 200,000 chilogrammi a secco. I mesi di luglio e di agosto pure sono trascorsi per questo commercio nell’ inattività, e ciò anche perchè la vendita delle gaiette da- parte degli ammassatori ai filandieri non suole incominciare che dopo completata la sta­ gionatura, cioè durante il mese di settembre. Però anche dopo tale periodo gli affari hanno continuato a languire per mancanza di interesse da parte dei filandieri che non sentivano il bisogno di rifornirsi e per la ritrosia dei detentori di bozzoli dallo spin­ gere le vendite, che d’altronde li avrebbe messi m perdita, nella speranza di spuntar prezzi migliori. Ma i bozzoli che erano quotati in luglio da L. 9.75 a L. 10, a rendita, scesero a L. 9.25 e persmo a L. 9. Le transazioni cominciarono solo verso la fine dell’ anno a farsi attive allorché le banche, che avevano fatte cospicue sovvenzioni, spinsero gli ammassatori ad alleggerirsi dei loro quantitativi dato il bisogno di danaro.

Tralasciamo per brevità quanto concerne gli altri rami commerciali di minore importanza.

m n

DELLE CAMERE

0

! COMMERCIO

Camera di Commercio di Bologna. — Nel­

l ’ adunanza 11 maggio 1912 (Presidenza prof. Luigi Guadagnini) il signor Presidente legge la relazione della Camera di Commercio di Lucca, la quale, con­ siderando che il testo della nuova legge e del re­ lativo regolamento sulle Camere di Commercio non detta nessuna garanzia legale, circa l’autenticità di chi adempie alla denuncia obbligatoria delle Ditte,

e che questo dà luogo a inconvenienti seri e può

(13)

30 giugno 1912 L ’ ECONOMISTA 413

dell’ 8 corrente, appoggiando il voto della Conso­ rella, propone il seguente ordine del giorno;

« La Camera di Commercio e Industria della Provincia di Bologna :

preso in esame il voto della Consorella di Lucca inteso ad invocare provvedimenti perchè le Camere di Commercio siano poste nella condizione di po­ tersi accertare della autenticità della persona che sottoscrive e presenta la denuncia delle Ditte, in ottemperanza al disposto dell’ art. 58 della Legge 20 marzo 1910 N. 121 ;

compiacendosi dell’ adesione concessa al voto stesso dal Comitato esecutivo dell’ Unione delle Ca­ mere di Commercio nella sua tornata del 14 aprile 1912;

tenuto conto della propria esperienza che suf­ fraga la tesi sostenuta dalla Camera di Commercio di Lucca;

Delibera

di appoggiare presso il Ministero di Agricol­ tura. Industria e Commercio la richiesta della detta Camera ».

Posto in votazione, risulta approvato ad una­ nimità di suffragi.

Il bignor Presidente fa dar lettura della Cir­ colare ministeriale N. 8 del 7 marzo 1912 (distri­ buita in copia a tutti i signori consiglieri) circa l’ opportunità di disciplinare la pubblicazione dei bollettini dei protesti cambiari ed informa . che al riguardo la Commissione Statistico-Industriale, pro­ pone alla discussione ed approvazione del Consiglio il seguente ordine del giorno:

« La Camera di Commercio e Industria della Provincia di Bologna,

vista la Circolare del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio 7 marzo 1912 in merito alla pubblicazione dei bollettini dei protesti cambiari;

constatato che questi bollettini, per lo più affi­ dati ad imprese private, non rispondono ai bisogni del commercio, perchè, con qualche frequenza non sono precisi, non fedeli nelle trascrizioni dei nomi e, qualche volta presentano omissioni ottenute me­ diante compenso ;

ritenuto invece essere necessario che la pub­ blicazione sia fatta in modo che il commercio ne possa trarre tutti i benefici che da queste pubbli­ cazioni si aspettano; e che perciò la pubblicazione di detti bollettini conviene sia assunta da Enti od Istituti che abbiano autorità, e che non possano ritenersi sospettati di quelle influenze che con fre­ quenza rendono non precisi i bollettini privati;

ritenuto che per le responsabilità che tale pub­ blicazione può far sorgere verso la Persona od Ente che pubblica tali notizie, è da ritenersi non opportuno che dette pubblicazioni- siano assunte dalle Camere di Commercio, i cui bollettini inoltre non hanno nè la frequenza nè la diffusione neces­ saria agli scopi per i quali detti bollettini sono fatti; considerato infine che in tutte le Provincie si pubblica il Bollettino degli annunci legali, che è destinato a raccogliere dati e notizie, anche di o r ­

dine commerciale e che con frequenza e pubblicato e diffuso;

opina

che sia opportuno e consigliabile la pubblicazione dei protesti cambiari a mezzo del detto Bollettino degli annunzi legali, modificandone, se del caso, la- disposizione ed il regolamento;

e tenuto conto che la pubblicazione dei pro­ testi cambiari viene fatta come all’ art. 689 del Co­ dice di Commercio, cioè solo una volta al mese;

fa voti

perchè fra le modificazioni da apportarsi al Co­ dice di Commercio sia aggiunta quella riguardante V obbligo di una maggioi'e frequenza della denuncia dei protesti, perchè questi siano a cognizione del ceto commerciale nel più. breve termine possibile ».

È approvato.

RIVISTA DELLE BORSE.

{'ITOLI IH STATO o tì -0.2 35 o3 b ìì-n a Ss CN "o bCc-i S.2S c3 be’-1 S tO £ SrfN 8.23 li acu r ~

R endita Hai. 8 1{’2 0|o « Ila °I0 h pio B 8|4 0i0 R endita ital. a P arigi . . a Londra* • a B erlin o R endita francese a m m ortiz za b ile * * b Oio C on solida to inglese2S|4 * p r u s s ia n o b 0|o| R e n d ila a u s t r i a c . in orO; » * in arg » » in ca rta Rend. spagli, esteriore j

a P a rig i... a Pomi a. . • . R endita t u r c a a Parigi

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» p ortogh ese b 0|0j 99.54 99.51 67 — 9320 96 93.01 76.45 90— llbSO 87.80 87 80 95.- 92 75 90 05 89 104.80 93.25 97.-93 20 76.50 90. 113.30 87 80 87.80 95.05 92 75 89.85 89.- 104.75 65 25 — 99 02 09 05 67 97 90 97. 93.05 7670 90.- 113.55 87 65 87-60 95. 92.7 89.90 89— 1C4 65 99.02 99 07 67 — 97.90 96. 9b 92 77 76 90-113.55 87.25 87.25 95. 92 75 89 85 8^ — 104.70 99.30 99.36 67 50 98 30 9 7 -M bO'-M © d —■ a .3 2 © bc 99 30 99 36 67.50 98 30 97 -93.-- 76.50 91— 113.31 86.90 86 90 94.9’ 9-2.75 89 85 89 104 60 — 66.25 93— 76 50 90 — 118.35 86 90 86 90 94 95 S2 75 89 85 89— 104 60 23 so V A L O R I R A N C A I 1 giugno giugno 1912 1912

Baliosi il’ Ita!ia . . 141350 142650

b a n c a Co m merc i.ile . . 81-450 818.—

Cred ito Italiano 542 - 544—

Ba nc o di R o m a . . . lOìi — 103.50

Istit uto ili C re d it o ;<>■• li ... 560 — 560—

Banca Generale . . 28.— 26.—

Cre dito Im m o b ilia r e . . . 276,— 279. — Bancaria Italiana , . LO'..- 101.25

23 30

1 i: KSTJTI M |ì N II ; 1’ \ 1.1 giugno giugno

1912 IH 12 .

|jL, ,.fO iti* di Milano , i -i mo r-o I006E » Mi l enze t;8. — 68. -. Napoli . . r»“/,, 97.40 9835

(14)

-C A R T E L L E RONDI A IME g iu g n o

Monte Paschi di Siena

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4 ' / . 0/0 5 ° / „

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PROSPETTO DEI CAMBI

80 g iu g n o loia 1912. istituto Italiano . 4 '/, 512.— 512.— » »

...

4 °/o 499.— 499.— » »

...

8 '/„ • /, 476.— 476.— Banca Nazionale . 4 488.— 481—

Cassa li Uisp. di Milano 5 #/, 518— 518.—

» » » 4 °/„. 504 50 50450 » » » 8 ‘ / , 0/. 482.-- 4 8 1 .-Banco di Napoli . • 8 « /,* /, 494.— 28 491.25 8») v a l o r i e e i ì,r o\ i ai :. i giugno 1912 giugno1912 p! , Mm idionali . . q > Mediterranee . 602 50 604.50 392 50 392 50 Ej / ‘Siculo . . 680— 680.—

*ij Secondarie Sarde 286 — 2»6. -,/ Meridionali . . il"/ 335. — 338. ¡¿7, Midi terranee ■ i ul„ , 499— 499 -C 1 Simile (oro) . . i 506. - 506— N j Sarde 0. . ■ 4 ■ 341. 34 :.— ^ \ IV irò vie nuove .

! \ ittorio FmanueU ■ 4"/„ . 342.— .147— 4»/„ . 362— 362— ^ [ T i r r e n e . . . . 3 ' Lombarde. ■• 5*/» . 4 "/„

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510 540 — — .--- -- . — - \ Marmi!*. Cari ni a -28 258 -30 \ ADORI IN DUMI ìM \ 1 .1 giugno

1912 giugno 1912 Navigazione Generale 392— 398.— Fondiaria Vita. 295.25 302— » Incendi 189— 194.— Acciaierie Torni ! 445. - 1456— Raffineria Ligure 1 linci;. 366 — 345 — Lanilicio Rossi. . . 1514 — 1512— CotoniHeio Cantoni . 340 - 330. Venezian > 09— 70— Condotte (1 ’ ;ic<jii •. 314 - 312 -Actjna Pia... 2015 - 2015.— Liniiicio o Ca lapidei.. 1.«/. •* • d.: 128— 125.50 Metal 1 u rgi e li e italiano 118. - 120.50 P iom bin o... 128 50

129.--E lettile. 129.--Edison 551 — 552 50

Costruzioni Veneto . !53 — 161.50 G a s ... 12 05 .- 1 2 1 5 -Molìnì Alta Italia. d i 6 .— ■215—

Ceramica limitar,! 239— 239.

-Ferriere . . . . 117 — 115—

Officina Meco. Minai 11 vn.sl'i i . 103— 103.50

M ontecatini. 132 75 129— Carburo romano . 664. — 689 Zuccheri Roiiemi . 78 - 79— Elba . . . . 19'.— 191 — Banca di Francia. 4295— 4175— Banca Ottomana . 699. - 695— Canale di Suez. . 6175. - 6200 — Crédit Foncier. 845— 845—

SU Francia si Londra su Iteri iu.> - ■ Ausili. cJ pq 24 L u nedì. . . — • _.— — ,_ __

;

__ 25 Martedì . . lOl! 25M9 124.50 105.65 26 Mercoledì . 101.07 25 19 124.70 105.65 27 Giovedì . . 101.02 25.49 124.65 105 65 oci 28 Venerdì . . 101.02 25.49 ! 24 65 1 ( >5 65 fi 29 Babaio . . . — .— —. - - .— —. —

Situazione degli Istituti di emissione italiani

31 m aggio Differenza , 1 022 829 000 00 + 116 Incasso (Oro. *4 ATTIVO nrf cJ o

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ci cq ( A rg e n to . i P o rta fo g lio ... A n ticipa z ion i . . . .

PASSIVO C onti c. e debiti a vistaC ircola zion e . »

K8 479000 00 f 8 L C0 - 505 828 000 00 — 17 4771-09 135844 000 00 — J1018 0)0 1544 038000 00 — 20 611000 134 211000 00 — 2 484 O T l l n c a s s o ... L. TTIVl) ¿P orta foglio in tern o . »

/A n t ic ip a z io n i . .

3 pku vii C ircola zion e . . . . » «a ' •>j C onti c. e deb iti a vista

cq (.

10 giu gno Differenza 60 123000 + 55 402 000 -h — 8 581 OOo + 89 656 000 +

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34 449000 m ag gio D ifferenza t« VI'PVi. ¡25 f T (Oro. . . . V " ea sa o(A m e n to .

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t P orta fog lio . .

• A nticipazioni . . . g PASSIVO cq C ircola zion e , . L. 214 280 000 00 - - 16 283 000 00 107 000 » 160 897 (XX) 00 2015 000 . * 23 048 000 00 — 544 000 407 209 000 00 — 5 78,50 J0 ista 57 317 000 00 — 3 090000

Situazione degli Istituti di emissione esteri

£ / Ine. metalli fi aitimi Portafoglio £ A!l 1 () Riserva . fi ^ ci fctf. cq p c« cs g o g r* w S «H cq P4 C ircola zion e. . . C onti corr. d . Stato C onti co r r . priva ti R ap tra la ris. e la prop

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