• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1166, 6 settembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1166, 6 settembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXIII - Voi. XXVII

Domenica 6

LE l i u m i OELLE BEBE 01 EMISSIONE 11

L e imm obilizzazioni, delle quali abbiam o prom esso di intrattenerci alquanto e che fanno tanto d isco rrere sulle condizioni degli Istituti di em issione, non s a ­ rebbero altro, secondo la legge, che operazioni di credito, le quali o per la scadenza loro, o p er la garanzia che offrono o per la qualità dei debitore non sono consentite dalla legge.

Non per la scadenza perchè, q u alu n q u e sia il te r­ m ine di pagam ento indicato dalia cam biale l’ Istituto o ha già concordato col debitore un rinnuovo, o sa perfettam ente che questo rinnuovo dovrà accordare, per non m ettere in ¡stato di fallim ento il debitore e per non com prom ettere la consistenza stessa del debito; non per la garanzia, poiché trattasi general­ m ente di garanzia im m obiliare, la quale non è con­ sentanea alla correntezza che esige il m ovim ento di una Banca di em issione ; — non infine per la q u a­ lità del debitore, che m olte volte è un costruttore, un p ro prietario di case, o u n proprietario di terre, ma non esercita, nè la industria, nè il com m ercio nel senso ordinario della parola, cioè non ha quel m ovim ento di prodotti che distribuisce alla sua clientela, riscuotendone l’im porto entro tre o quattro mesi al più e di solito traendo una cam biale sul cliente.

E non vi ha alcun dubbio essere desiderabile che una Banca di em issione lim iti le sue operazioni a quelle ch e hanno carattere di breve scadenza, poi­ ché, se il lettore ricorda la definizione che abbiam o data di una Banca, essa sarebbe uno strum ento eco­ nom ico per mezzo del quale si cerca di m utare i tiloli di credito, che sono ad u na data scadenza in altri che siano ad una scadenza più breve.

P e rò nel caso che qui in Italia ci si presenta e che appunto dal com m . F ra sea ra venne studiato nel­ l’articolo della Nuova Antologia, non si tratta della teorica g enerale delle B anche di em issione, ma delle condizioni affatto speciali, nelle quali le B anche di em issione italiane e più specialm ente alcune di esse si sono trovate per u na serie di circostanze, sulle quali è inutile ora di sofferm arsi.

E le condizioni, com parate alla situazione g en e­ rale del paese, sono le seg u en ti: — sopra un m iliardo, in cifra tonda, di circolazione bancaria si hanno circa 7 0 0 m ilioni di imm obilizzazioni ; cioè il bi­ glietto p e r due terzi circa rappresenta crediti, che non sono conform i nè p er form a, n è per n a tu ra a

*) Vedi il N. 1163 à&WEconomista.

Settem bre 1896

N. 1166

quelli dalla legge e dalla pratica bancaria autoriz­ zati per una Banca di em issione.

Ecco però subito un punto fondam entale che si presenta alla riflessione. Supponiam o che p e r un qualunque provvedim ento da prendersi, quella cir­ colazione di circa 7 0 0 m ilioni venisse tolta di mezzo o sostituita con titolo di forma diversa dal biglietto; potrebbe il paese reggere egualm ente con 7 0 0 m i­ lioni di m eno di b ig lietti? V i è veram ente esuberanza tale di m edio circolante, da perm ettere una sim ile so­ stituzione? Q ualcuno dirà che la scarsezza del biglietto dim inuirà od anche toglierà l’aggio e che quindi il biglietto sarà naturalmente sostituito dalla m oneta m etallica ; ma ciò dicendo si dim entica che siamo sotto il regim e del corso forzato, che questo corso forzato non può essere tolto, se non m ediante una radicale m odificazione dei n ostri scam bi internazio­ nali, e che questa m odificazione non può essere l’opera nè di giorni, nè di m esi, ma di un lavorio di molti anni, d u ran te i quali la industria ed il com ­ m ercio italiano si trasform ino, rinvigoriscano, rip a­ rino alle perdite subite e si rendano in caso di ac­ crescere la esportazione sino a superare 1’ am m on­ tare della im portazione.

D im inuita pertanto la circolazione delle B anche di em issione e ridotta alla rappresentazione del solo portafoglio vero , liquido, solido, vi sarebbe una tal deficienza di m edio circolante, che lo Stato sarebbe costretto ad au m entare esso stesso i suoi biglietti . . . cioè si avrebbe senza dubbio u n rim edio p e g ­ giore del m ale, perchè è troppo chiaro che le em issioni dello Stato hanno per garanzia soltanto i suoi debiti vecchi e nuovi. L e disposizioni di legge che lo ob­ bligano a te n ere una data rise rv a m etallica in g a ra n ­ zia dei suoi biglietti, valgono finché di quella riserv a m etallica il G overno non abbia bisogno ; i legislatori non hanno mai avuto scrupolo di distrarre le ga­ ranzie anche più esplicite prom esse per i debiti dello Stato.

E siccom e abbiam o dim ostrato che in Italia sa­ rebbe molto diffìcile nelle circostanze presenti ed anche in quelle prevedibili p er qualche tem po, che le Banche potessero raccogliere u n portafoglio m ag­ giore di 3 0 0 a 3 5 0 m ilioni, si com prende il detto m olto incisivo di chi, esam inando la situazione della Banca d’Italia e del Banco di Napoli, ha esclam ato : che cosa sarebbe di quei due Istituti, se non aves­ sero le immobilizzazioni 1

(2)

562 L’ E C O N O M I S T A 6 settembre 1896

esuberante ai bisogni del paese; nè si può afferm are, senza v en ir meno alla verità, che il m aggior valore dell’ oro sia dovuto alla soverchia abbondanza dei biglietti. Non è, quindi, il caso di lam entare che una parte notevole dei biglietti, rappresentando delle im ­ m obilizzazioni, non abbia quel m ovim ento di va e vieni coll’ Istituto em ittente. In questi ultim i due anni, anzi, abbiam o veduto, specie la Banca d’ Italia, avere una sufficiente, se non larga, oscillazione nella quantità dei suoi big lietti, ed è tutto quello che si può desiderare nelle attuali circostanze, sopratutto se il lettore te rrà conto di quanto abbiam o criticam ente asserito sulla utopia della com pleta liquidazione del por tafoglio e quindi del ritiro dei biglietti in circolazione.

È ben vero elio la Banca d’ Italia ha circa -400 m ilioni di biglietti, che rappresentano crediti che non scadono se non lentam ente, ma è altrettanto vero ch e anche i duecento m ilioni circa, che rappresentano il portafoglio liquido, vero e solido di sconti od a n ­ ticipazioni, rim anendo in una cifra giù per su co­ stante, rappresenta circa la stessa co sa; è cioè im ­ mobilizzata per quella data clientela e p ro durrebbe degli enorm i disastri, se m ai tentasse di svincolarsene. 'E venendo ad esam inare le fam ose im m obilizza­ zioni sulle quali tanto si parla e che - con u n pa­ ragone che abbiam o visto errato - il com m . F ra- scara chiam a sangue venoso, vogliam o considerarle sotto il sem plice aspetto della circolazione e del­ l’azionista della Banca e, in tesi più generale, dello interesse della Banca.

P er la circolazione, cioè per il portatore del b i ­ glietto, il pericolo non può essere che duplice; - o la Banca esagera talm ente la propria circolazione da dim inuire sem pre più le garanzie generali che essa offre ai portatori, sia per la quantità sem pre m eno buona dei crediti di fronte ai quali vien fatta la em issione, sia per la decrescente capacità della B anca di far fronte alle strao rd in arie contingenze del m ercato, che tanto m eno essa potrà dom inare quanto sarà m aggiore la m assa dei biglietti che sono in c ir­ colazione; - o la B anca com pie operazioni sbagliate, così che non possa ricu p e ra re i propri denari, e quindi il portatore del biglietto si dovrà trovare

quandochessia scoperto da q u alunque garanzia. P er l’ interesse dell’azionista e della Banca le im ­ mobilizzazioni rappresentano un altro concetto p rin ci­ pale: - la Banca em ettendo biglietti per operazioni che non sono consentite dalla legge o dalla pratica bancaria, ritrae da queste operazioni u n qualche utile netto, ed è abbastanza sicu ra di ricu p erare quandochessia il capitale prestato?

La situazione della Banca d ’ Italia, a nostro av­ viso, deve essere esam inata sotto questi punti di vista :

1 °. Ha essa u na circolazione che, com prese le im m obilizzazioni, sia così esu b eran te, assiem e alla circolazione degli altri Istituti di em issione e dello Stato, da ren d e re possibile una di quelle crisi per pletora di circolazione che possono tu rb are non so­ lam ente la vita degli Istituti em ittenti, ma anche la econom ia della nazione e lasciar traccie profonde del tu rb am en to ?

2 °. Ha la Banca d’ Italia nelle sue im m obiliz­ zazioni abbastanza garanzie perchè, tenuto conto d e l­ l’avven ire, possa ric u p e ra re quanto basta a rim b o r­ sare il biglietto em esso contro quelle im m obilizza­ zioni ?

3 °. R iceve la Banca d’ Italia dalle im m obiliz­

zazioni un reddito sufficiente per pagare tutte le spese d’am m inistrazione che esse esigono, in modo che non sieno un verm e roditore, che si liquiderà necessa­ riamente, con una deficienza c re sce n te?

Il lettore avrà com preso che la questione bancaria oggi sta precisam ente in questi p u n ti; che a voler d iscutere di applicazione della teoria pura bancaria si fa opera oziosa ; sarebbe com e discutere delle leggi idrauliche, e provvedere al rim boschim ento quando il fium e gonfio m inaccia di travolgere gli argini.

Il movimento cattolico-sociale in Italia

Coloro che seguono le vicende politiche e sociali del nostro paese com inciano a darsi pensiero della propaganda attiva che il partito clericale fa presen­ tem ente per raccogliere i propri aderenti, per accre­ scerne il num ero e avvincerli a sè con la prospet tiva di futuri trionfi d’ogni sp e cie : religiosi, politici, m orali ed econom ici. P er dare im pulso alla p ro p a­ ganda, per ten er viva negli uni e suscitare negli altri la fiducia nell’avvehire riservato al partito, in una parola per riconquistare le m asse in parte al lontanatesi dal partito clericale, che fin qui si era condannato all’inerzia o a sterili e saltuarie dim o­ strazioni, è stato am pliato considerabilm ente il pro­ gram m a e la parte precipua è stata fatta, dopo la re ­ ligione, all’econom ia. U n m ovim ento la cui im portanza sarebbe puerile disconoscere, si è così, a poco a poco, determ inato nelle file dei clericali, le cui manifesta ­ zioni si hanno oltre che nella stam pa, nei congressi, i quali si seguono ora con una frequenza che anche a qualche aderente pare eccessiva. L a« U nione cattolica per gli studi sociali », che n aturalm ente si ispira alla enciclica Rerum novarum, la « R ivista internazionale di scienze sociali e delle discipline ausiliarie » che non m eno natu ralm en te trova nella detta Enciclica e nella Summa theologica dell’ A cquinate la vera scienza econom ica, i congressi di Roma, di Milano e di P adova, com e quello tenuto negli scorsi giorni a Fiesole e gli altri che avranno luogo a O rvieto e altrove sono tutte m anifestazioni di una stessa tendenza, di un m edesim o principio, che si possono riassu m ere, quanto alla prim a nella ricerca d’ ogni mezzo, che valga a rico n d u rre all’ ovile il greggie disperso e quanto al secondo nella credenza che la dottrina sociale della Chiesa sia quella che ha la v irtù di risolvere le questioni sociali, che torm entano l’età contem poranea.

(3)

6 settembre) 1896 L’ E C O N O M I S T A 563

modo che possono sp erare di contare per qualche cosa e di esercitare qualche azione sulle m asse c re ­ dule e ignoranti. Gli uni e gli altri hanno oggidì facilitata la loro opera dalla evoluzione p o litico-so­ ciale che la Chiesa cattolica ha com piuto e per la quale quello che prim a era un sem plice desiderio di qualche scrittore isolato è divenuto un fatto com piuto. Con la enciclica De conditione opificum e con le altre m anifestazioni pontificie a favore della classe operaia, degli um ili, dei poveri, il Papato ha preso a cuore la causa delle m oltitudini diseredate, ha fatto co n o ­ scere alle tu rb e e insiem e ai dotti il verbo per risolvere la questione sociale, od alm eno per m ostrare di occu­ parsene, di interessarsene, di studiarla sotto i suoi vari aspetti. Può darsi che fra qualche tem po il partito cattolico sociale abbia u n program m a esclu sivam ente suo, per ora è un am algam a di critiche e di proposte, che appartengono un poco, nell’una o nell’altra parte, a tutti i partiti, che già esistevano prim a dell’ attuale moto cattolico-sociale. Nem ico della libertà, della quale pur ha bisogno nel sistem a politico dom inante, perchè senza di essa non potrebbe m uoversi, avversario del liberalism o, che del resto gli lascia largo campo di agire, sia perchè dom i­ nato, pur troppo, dalla inerzia, sia perchè in piena crisi di idee, il partito cattolico-sociale m uove g u erra al sistem a econom ico vigente fondato sulla concor­ renza, sulla libertà del lavoro, sul credito e via dicendo e vuole una riform a sociale ispirata dalla Chiesa. V eram ente quello che voglia sostituire si sa con poca precisione, ma in sostanza vuole il m edio-evo econom ico con le corporazioni obbliga­ torie, con i regolam enti autoritari determ inanti^ il m inim o del salario, le ore di lavoro, l’assicurazione obbligatoria e sim ili altri istituti econom ici.

Che però i recenti congressi cattolici abbiano co ­ scienza di ciò che vogliono sul terreno econom ico noi ci g uarderem o bene dall asserirlo, perchè nel loro pro­ gram m a è tutto un m iscuglio di teologia, di etica, di economia e di politica. Ma non va dim enticato che oltre ai congressi cattolici, che si occupano degli interessi del partito clericale, della propaganda elet­ torale, dell organizzazione del partito si sono avuti e si hanno i congressi cattolici per gli studi sociali. E uno di questi è stato tenuto di recente a Padova, dove questioni abbastanza im portanti, com e quelle del credito, del capitalism o, della im posta pro g res­ siva sono state dibattute, non solo da prelati, ma anche da laici, quali i prof. Tom olo, O livi, M auri, ec. Novità da segnalare non ve ne sono neanche a pro ­ posito di questo congresso ; com e nelle riunioni so­ cialiste, sono sem pre le stesse discussioni che fanno bella prova, così nei congressi cattolici le solite accuse contro il liberalism o e l’econom ia classica corrono il pallio con gran d e soddisfazione degli aderenti e con scarso profitto degù studiosi.

Non è però m eno significativo che il congresso di Padova abbia sulle traccie di qualche scrittore catto­ lico estero, dato voto favorevole alla im posta progres­ siva, com e non è trascurabile la tendenza c h e ' si è rivelata in seno al congresso riguardo al credito. Un professore di U niversità di Pisa, al quale non manca certo la coltura econom ica, m a che si è dato anima e corpo alla propaganda clericale, il Toniolo, ha svolto il tem a del credito, concludendo che il sistem a del credito, com 'è divenuto oggi u n iversale, arreca la degenerazione di tu tti i rapporti etico-giu­ ridici, econom ici e sociali, e quindi le consuetudini

sociali come i provvedim enti legislativi debbono con­ vergere a restrin g e re la indebita e pericolosa espan­ sione dell’odierna econom ia del credito e a ricondurre il più possibile il cap itale a ricongiungersi norm al­ m ente in modo diretto e d u ratu ro al lavoro. Il T o­ niolo sviluppò il suo pensiero in una relazione, della quale ci duole non avere so tto cc h io il testo e com ­ battè poi nella discussione, le obbiezioni che gli vennero fatte. Capitale e lavoro, egli disse, sono due coefficienti indispensabili della produzione ma occorre che il lavoro non serva al capitale, bensì il capitale al lavoro. Queste non sono fisime .scolasti che, egli disse, e la società in accom andita è già una prim a applicazione di tali principi.

Con buona pace del prof. Toniolo dobbiam o dirgli che e g !i ci pare fuori di strada. È strano invero sentire da un professore di econom ia la condanna in blocco del sistem a dì credito quale si è venuto form ando dopo tanti progressi econom ici, m entre è precisam ente a quelli e non alle leggi e ai divieti chiesastici che dobbiam o la sconfitta dell’usura, certo ancora non com pleta, ma che appunto gli stessi cat­ tolici cercano di ren d e r tale facendosi propugnatori e organizzatori di banche e casse di prestito. Del credito si può dir m ale, com e d’ogni cosa di questo mondo, perchè può servire anche per fini non buoni, ma dire che esso ha prodotto la degenerazione di tutte le relazioni sociali, è una di quelle esagerate accuse, che cadono nel vuoto per la loro stessa a r­ tificiosità. V uole il Toniolo che il capitale serva il lavoro e non viceversa, idea per la quale il Toniolo non pretenderà certo di prendere il brevetto d’ in­ venzione, perchè è già stata esposta e difesa dai so­ cialisti non soltanto, ma anche dai cooperatori, che vogliono vedere nei loro sogni la futura società econom ica form ata da innum erevoli cooperative di produzione. E poiché il lavoro non ha il capitale necessario, chi lo ha dovrebbe darlo a prestito, ma la cosa dovrebbe avvenire in m odo che il capitale servisse appunto il lavoro, il quale godrebbe esclu­ sivam ente del profitto.

Non escludiam o dalle possibilità anche questa, ma per ora è un sogno e nient’altro. E il Toniolo giu­ stificando la sua dom anda con l’esempio delle acco­ m andite è caduto in erro re per non aver distinto lavoro da lavoro, perchè egli che è econom ista, al­ meno riteniam o, e non teologo, quando sale in catte­ dra non può ig n o rare che il lavoro com piuto dagli accom andatari è precisam ente quello di im prenditori che hanno per ciò stesso il profitto della im presa, m entre i soci capitalisti hanno l’ interesse. Se i la ­ voratori m anuali per la istruzione e il resto fossero assim ilabili agl’ im prenditori, il Toniolo avrebbe r a ­ gione a citare l’esem pio dell’accom andita ; m a fino a tanto che vi è, non direm o un abisso, ma certo una differenza sostanziale di funzioni econom iche, non si vede com e il capitale possa divenire servo del lavoro. P are che il Congresso non rim an esse convinto dell’ argom entazione del Toniolo, perchè a p ­ provò che non sì parlasse di subordinazione del ca­ pitale al lavoro, ma di coordinam ento tra I’ uno e l'altro , il che è un concetto affatto diverso e m anda all’aria tutto il ragionam ento e il fine, cui m irava il prof. Toniolo.

(4)

564 L’ E C O N O M I S T A 6 settembre 1896

approvate. Lo faremo in altro m om ento e tornando al m ovim ento cattolico sociale crediam o che i le t­ tori converranno con noi che è tem po di prenderlo in esam e e di com batterlo, non m eno del m ovim ento socialista, nei punti, e non son pochi, nei quali v o r­ rebbe rico n d u rci a qualche secolo addietro, per lo m eno al regim e anteriore alla rivoluzione francese. U n’anim a di verità può trovarsi nella dottrina so ­ ciale cattolica com e in quella socialista ; nessuna m ente im parziale deve rifiutarsi a una disam ina che riesca a sceverare ciò che vi può essere di vero e di falso nella critica dell’ordinam ento econom ico-so- ciale presente. Ma bisogna anche riconoscere che la scuola cattolica sociale non è im parziale, nè serena; com batte un liberalism o di m aniera, creazione della sua m ente, prodotto dei suoi rancori e dei suoi p re ­ giudizi; bisogna dire altam ente che le censure dei c a t­ tolici sociali ai liberali sono quasi sem pre fondate su fatti eccezionali, condannati da molti liberali o su p rin ­ cipi, che non appartengono al liberalism o econom ico, ma a qualche scrittore che non lo rappresenta punto. P er dare u n esem pio, quando la dottrina cattolica so­ ciale insiste a dire che bisogna darsi pensiero anche dell’uom o, e non soltanto delle ricchezze, noi dobbiam o osservare che questo principio im plicitam ente affer­ m ato da tanti scrittori liberali, è stato poi da una schie­ ra non piccola di econom isti liberali esplicitam ente enunciato, prim a che la scuola cattolica sociale p e n ­ sasse di farsene vindice.

Q ueste però sono piccole qu erele fra studiosi, che non modificano lo stato delle cose, il quale m erita d’essere attentam ente considerato dai liberali, perchè l’ora della disfatta, se essi non si m uovono, è forse più vicina di quello che credono. Le condizioni a t­ tuali della società rendono più rapido il trasform arsi delle idee e il succedersi dei partiti alla direzione della cosa pubblica. Chi potrebbe arrestare il m o­ vim ento cristiano-sociale e im pedirne il trionfo, se esso significasse abbandono della politica m ilitare, riduzione delle im poste, m iglioram ento delle classi lavoratrici, stabilità di relazioni econom iche e via dicendo ? S i dirà che è un sogno anche questo e che il partito cattolico sociale ora tende a co n q u i­ stare le cariche am m inistrative e poi farà, a modo suo, del socialism o di stato e nient’ altro. E possibile anche questo, ma in tal ipotesi noi vediam o un m o­ tivo di più per contrap p o rre alla propaganda catto­ lica sociale quella liberale, onde si possano evitare nuovi trionfi della reazione e del vincolism o ec o ­ nom ico.

LA C O O P E R A M I NELL’AGRICOLTURA ITALIANA

Cooperative di credito e di acquisto.

L ’onor. Boselli nel 1 8 9 4 , q uando era m inistro di agricoltura, industria e com m ercio, ebbe l'id ea di sol­ lecitare i Comizi ag ra ri a voler prendere a cuore lo sviluppo della cooperazione nelle cam pagne. Ma prim a di riv o lg ere loro cotesto appello volle che una C om m issione di agricoltori esperti ed am ici della cooperazione facesse qualche studio prelim inare in ­ torno alle istituzioni da racco m an d are e fino a quel punto ch e può essere perm esso dal rispetto delle condizioni locali, ne tracciasse i piani ed i lim iti, precisasse insom m a il carattere, la im portanza e

l’ indirizzo loro, giacché, com ’ egli scriveva in una circolare, se g ran bene può sperarsi dalla coopera­ zione sincera e forte, gravi invece sono le odiosità della spuria e i perditem pi di quella anem ica.

La C om m issione com inciò i suoi lavori nel feb­ braio 1 8 9 4 e nel decorso biennio tenne ventidue sedute, nelle quali esam inò lo stato in cui trovasi la cooperazione presso le nostre classi ru rali e d i­ scusse in to rn o alla estensione degli studi designati alla Com m issione e, determ inati vari argom enti da stu d iare, ne affidò a speciali relato ri lo studio preli­ m inare, svolgendoli poi am piam ente nelle successive adunanze. Si hanno così alcune relazioni speciali dovute ai signori C avalieri, Manassei, A. Garelli, F aina e V ivante e una relazione generale dettata dal S enatore Felice G arelli, la quale riassum e brevem ente le discussioni che quelle diedero luogo e le conclu­ sioni che furono approvate.

Lasciando ogni questione d’ ordine generale in ­ torno all’ applicazione della cooperazione all’agricol­ tu ra, e senza ferm arci a considerare lo sviluppo che ha già avuto in altri paesi, e di cui ha dato q u a l­ che* notizia il conte de R ocq u ig n y in una sua rela­ zione sulla cooperazione nell’ agricoltura francese, accennerem o con la scorta dello scritto dell’ on. F . G arelli le principali conchiusioni alle quali è giunta la Com m issione.

Intorno alla cooperazione applicata al credito il relatore on. L. Luzzatti, e con esso la Com m issione, ravvisa nelle Casse di risparm io e nelle Banche po­ polari le istituzioni meglio adatte ad aiu tare la in ­ dustria ru ra le , coll’esercizio, sia del credito fondia­ rio, sia del credito agrario. L e casse di risparm io della R om agna, dell’ Em ilia e del V eneto, la Banca popolare di Crem ona e qualche altra banca nell’alta e m edia Italia possono essere proposte ad esempio p e r l’ indirizzo che hanno assunto di fronte alla classe ru ra le, m a non sono quelle vere istituzioni cooperative agricole ; basterà quindi av v ertire che la C om m issione espresse il voto che si invitino gl’isti­ tu ti di credito consim ili a quelli m enzionati a se­ g u irn e il lodevole esem pio, favorendo specialm ente in ogni guisa m igliore l’ istituzione di cooperative ru ra li. Il G overno dovrebbe additare un sim ile in ­ dirizzo specialm ente alle Casse di risparm io, allorché debba ap p ro v arn e gli statuti o eseguirne la ispezione e dovrebbe anche m odificare la legge sul credito agrario , in guisa da sem pre m eglio favorire i m utui specialm ente a vantaggio delle cooperative ru rali.

(5)

6 settembre 1896 L’ E C O N O M I S T A

565

noi tasso d’ interesse (lim itato al 4 per cento) e v i­ gilanti sul reale im piego del danaro agli scopi a g ri­ coli pei quali viene concesso.

Così costituite le Gasse rurali di P arm a in num ero di sette, con la divisa di « tutti per uno e uno per tutti » hanno già resi segnalali servizi all’ agricoltura locale; servizi ora accresciuti da un fo rte 'sin d ac ato costituitosi fra proprietari p e r provviste di con­ cim i, di sem i e di m acchine. P erò ad agevolare il credito alle Gasse ru rali in genere, ad ottenere ch e i capitali affluiscano all’ agricoltura e giungano a iu ta ­ tori efficaci fino alle più piccole aziende, l’ on. G uerci crede doveroso il concorso del G overno o form ula la seguente proposta. « Che si inviti il G overno ad autorizzare gli istituti di em issione a concedere sp e ­ ciali favori (tasso ridotto, lunga scadenza e conto corrente allo scoperto) a quegli istituti di credito, i quali diano sovvenzioni per i seguenti scopi : com ­ pra di concim i, riparazione di fabbricati e di m ac­ chine, com pra di bestiam e e lavorazione di terre ». Ma poiché a conseguire l’ intento propostosi oc­ co rre m odificare il regolam ento, che disciplina l’opera degli Istituti di em issione, la proposta fu rinviata alla discussione delle modificazioni da in trodursi nella legislazione sulle cooperative. Q uanto all’ opera del G overno p er favorire la diffusione delle Gasse r u ­ rali, l’ on. M iraglia osservò com ’ essa debba per n e­ cessità di cose riuscire lim itata e prendere la form a dei concorsi a prem i per incoraggiare la istituzione di cooperative per acquisto di m aterie utili all’agri­ coltura. La Com m issione, facendo plauso alla febee iniziativa della Gassa di risparm io di P arm a accolse la proposta del conte Manassei « di invitare il Go­ verno a dare pubblicità a ll’ operato della m edesim a e ad assegnare prem i alle Gasse ru ra li di eguale tipo m edio ordinate. »

L ’ on. W ollem borg si dichiarò assolutam ente con­ trario a qualsiasi ingerenza governativa, solo v o r­ rebbe tolte le difficoltà grandi e piccole che incep­ pano la costituzione di Casse ru ra li. Q ueste si fon­ darono in m assim a parte per iniziativa privata e al 31 dicem bre 189 3 erano già 136 con un capitale in portafoglio di 1 ,8 0 0 ,0 0 0 lire. E giustam ente in ­ vocò p er le Casse la m assim a libertà di ordinam ento e di azione, a seconda delle particolari condizioni dei luoghi. La Com m issione approvò alcuni voti proposti dallo stesso deputato per l’ increm ento delle Gasse ru ra li in Italia.

Q uanto alle cooperative di acquisto, che prendono la forma di sindacati agrari è certo che ad essi è riservata una grande influenza sul progresso del— 1’ agrico ltu ra italiana e sul m iglioram ento delle con­ dizioni econom iche e anche fìsiche e ru rali dei suoi coltivatori. Di qui la necessità e la im portanza m as­ sim a del problem a relativo alla scelta m igliore per renderne più rapida e larga la diffusione. I! relatore, avv. A lessandro G arelli, osservò che il prim o osta­ colo al costituirsi dei Sindacati è la ignoranza dei vantaggi che le cam pagne ne potrebbero ric a v a re , è l’ im paccio delle stesse persone più intelligenti e volonterose nel tra d u rre in atto l'id e a , anche quando loro apparisce utile e buona. Conviene quindi v enire in loro soccorso e lo possono i Comizi ag rari, che raccolgono il fiore degli agricoltori locali ; essi stessi dovrebbero farsene i prom otori e dove occorra i fondatori.

Ma i Sindacati trovano un altro ostacolo nella in d if­ ferenza degli agricoltori per l’associazione in g en e re e

pei Sindacati in particolare, frutto in parte dell’ igno­ ranza e in parte dell’isolam ento in cui vivono ancora.

Presso noi tre strade sono aperte a chi voglia fondare un Sindacato a g ra rio : 1,° dargli la forma di una Società cooperativa e sottostare a tutte le note prescrizioni del Codice di C om m ercio ; 2.° co­ stituirli in corpo m orale, m odo costoso per l’ otteni­ m ento del decreto reale, p er la tutela delle G iunte provinciali am m inistrative, p e r la tassa di m ano­ m orta cui assoggetta e non scevro di vessazioni d’ ogni genere ; 3.° istituirlo com e associazione l i ­ bera, la quale lascia larga libertà di m ovim ento ; ma questo modo è pericoloso per gii am m inistratori che possono facilm ente andare incontro a gravi resp o n ­ sabilità,) e dannoso alla Società, che non gode della personalità civile e non può quindi stare in g iu d i­ zio, nè ricev ere lasciti o doni, nè costituirsi un pa­ trim onio proprio. Le proposte del relatore tendenti a prom uovere la diffusione dei Sindacati ag rari per 1’ acquisto di sem i, di concim i, ecc., non furono tutte riconosciute accettabili dalla Com m issione, la quale, p ure riconoscendo la ragione della proposta e s e n ­ zione dei Sindacati da alcune tasse e dalla r id u ­ zione di tariffe p er trasporti ferroviari delle m aterie utili alla agricoltura, esprim e l’ avviso che anche queste istituzioni si svolgano senza privilegi e favori che da altre classi sociali, e per altri scopi, p otreb­ bero poi essere egualm ente richiesti e forse con danno dell’agricoltura. P articolarm ente in ordine alle tariffe ferroviarie fece rilev are com e già siano state accordate speciali tariffe per i principali prodotti che interessano l’industria agraria, quando questi v e n ­ gono trasp o rtati in notevole quantità e a non brev i distanze. Con queste osservazioni la Com m issione approvò le seguenti conclusioni presentate dal r e ­ latore e concordale con l’on. P icardi. Che il G overno

a) ecciti i Comizi ag rari, i professori di agronom ia

delle scuole superiori e degli Istituti tecnici, e le persone specialm ente note pel loro am ore alla coo­ perazione a prom uovere le fondazioni di Sindacati agrari ; b) persistendo nella via già battuta ecciti i Com izi a farsene gl’iniziatori e finché i S indacati non siansi costituiti ne esercitino le funzioni per quanto è loro possibile; c) incoraggi la diffusione dei sindacati con la concessione di sussidi in denaro, in oggetti utili agli Istituti stessi, com e m oduli, re ­ golam enti, registri, ecc. La Com m issione rin v iò alla discussione del tem a della legislazione sulle coope­ rative 1 ultim a proposta del relato re così form ulata : che una legge sui sindacati rid u ca al m inim o in d i­ spensabile le form alità occorrenti ad ottenere la p er­ sonalità civile, e conceda loro la più am pia facoltà di am m inistrazione, fino a che il fondo di riserva non superi le L. 10,000.

(6)

566 L’ E C O N O M I S T A 6 settembre 1896

I contadini e il «Memorandum» dei socialisti siciliani

Nel num ero precedente abbiam o riferito ciò che il

Memorandum espone circa il provvedim ento storico,

pel quale gli antichi feudatari, divenuti sem plici cit­ tadini, ma rim asti pro p rietari del suolo e andati a vivere in città, incili ad am m inistrare da sé i propri beni, a poco per volta adottarono l’uso dipoi in v a­ riato di dare i fondi in a ditto, o, com e si dice alla siciliana, in gabella.

Secondo il Memorandum fu un gran male la b re­ vità invalsa nella d urata degli affitti — di solito 4 0 6 anni — per la quale il gabellotto non potè im ­ piegare nel fondo altri capitali che quelli ricupera bili alla fine del c o n tra tto ; sicché egli « distrusse i boschi, trascurò le acque, abbandonò le cu ltu re e le industrie esigenti un lungo esercizio, e si tenne alla cultura del grano e della pastorizia. La coltura di­ venne per necessità e di sua natura stazionaria, in ­ suscettibile di progresso. »

Inoltre l’indole della cultura esaurì il suolo, già una volta così fertile ed oggi così d ep a u p erato ; e ciò m entre in altri paesi produttori di grani, nella Russia e più nell’A m erica del N ord, la m acchina a vapore, la concim azione razionale, l’ organizzazione del lavoro, la grande industria in una parola, resero possibile una produzione stragrande con una spesa relativam ente m inim a. I prodotti siciliani dovettero d unque uniform arsi ai prezzi esteri di concorrenza, se non che per essi non erano prezzi rem uneratori. A nche i proprietari sentirono v en ir m eno la sic u ­ rezza della loro rendita per la dim inuita fortuna dei gabellotli. E l’uno e l’altro sollevarono grandi grida, chiedendo aiuto allo Stato. « Lo S tato si com m osse delie loro lacrim e, e invece di spingerli a tra sfo r­ m are le loro cu ltu re e a profittare dei progressi della civiltà, fece pagare le loro perdite ai contribuenti, ai consum atori, ed elevò la tassa d’ im portazione sul grano. Gli effetti della incapacità della nostra bo r­ ghesia rurale furono riversati sui lavoratori, che for­ m ano la massa dei consum atori costretta a com prare più caro il suo pane. »

Ma ora viene il peggio. Il provvedim ento prote­ zionista non era bastato. L ’ agricoltura era sem pre stazionaria, m entre altrove progrediva ogni giorno. 1 prezzi del grano seguitando a calare, la concor­ renza si faceva più acuta. P erciò m entre il conta ditto continuava a p ro d u rre sem pre la stessa q u an ­ tità di grano, portandola sul m ercato non ne ricavava più la stessa quantità di danaro di prim a ; e con quel poco danaro che ne ricavava « egli non potè più pagare la gabella, l’alloggio, gli abiti suoi e della famiglia e quelle altre mille spese, che non si c o n ­ tano, m a si fanno lo stesso. » A llora il gabellotto, pel quale pure la situazione non era buona, prese per la gola il contadino. Lo soccorse con un po’ di grano aì tem po della sem inagione, ma se ne fece restitu ire a u s u ra al tem po della raccolta; e siffatta u su ra varia dal 2o al 100 per cento. A ggravò inoltre i patti agrari accessori, risuscitandone taluni, che col tem po erano andati in disuso. — Potevano i conta dini reagire ? Lo avrebbero potuto se fossero stati uniti, associati ; ma associazione non v ’ era, erano isolali. E d anzi accadeva che fra loro stessi si d e­ term inasse una concorrenza, e che parecchi, ma alla spicciolala, di nascosto dai com pagni, si presen tas­

sero al padrone chiedendo, appunto con patti di co n ­ correnza, m aggiore estensione ili terreno, e sperando nell’annata buona. E siccom e il fatto, sem pre collo stesso procedim ento, veniva im itato, la concorrenza fra lavoratori non solo restava, ma si faceva più acuta. « V enne un m om ento in cui i contadini si g u a r ­ darono negli occhi o com presero che quel m ovi­ m ento schiacciante della crisi non poteva essere fer­ mato senza una resistenza collettiva. Bisognava non lasciarsi m angiare uno a uno, e non divorarsi a vi­ cenda. T utti insiem e potevano im porre patti agrari più um ani. E fecero i fasci. »

E qui il Memorandum si fa a lam entare che i fasci sieno stati sciolti violentem ente al tempo dello stato d ’assedio, per la paura suscitata nel G overno dai gabellotli e dai proprietari di terren i, i quali a Corleone avevano sottoscritto nuovi patti agrari coi contadini associati e rappresentati dai fasci stessi. Q uesti ultim i n o n m iravano fuorché a dare forza, m ediante l’unione, ad una delle parti contraenti e porla in condizione di poter trattare coll’altra i pro­ pri interessi da pari a pari. Sciolti i fasci, i prò prietarì di C orleone poterono stracciare i patti sti­ pulati, e si ritornò all’antico. P ertanto il Memorandum richiam a il C om m issario Civile a osservare che le cose sono tornate quali erano prim a dello stato d ’as­ sedio, che l’ inferiorità della cu ltu ra siciliana, causa della crisi, p erd u ra e au m en ta; che i gabelloti osti­ natisi nell’ industria sono falliti, che molte te rre sono rim aste incolte, che i proprietari hanno dovuto ca­ lare le gabelle e qualcuno è divenuto l’am m inistra­ tore delle proprie te r r e , sicché la trasform azione della cultura coi sistem i della grande industria m o­ derna accenna a iniziarsi, q u an tu n q u e a gran fatica. — E co n c lu d e : « La m iseria del contadino non ha du n q u e salvato gli altri, non era necessaria, e ha servilo solam ente a rita rd a re la ricerca dei veri r i ­ medi della crisi. Si è anche potuto constatare che il m ovim ento schiacciante della crisi, che senza gio­ v are ai proprietari e ai gabelloti, anzi nuocendo loro, ha gettato tanta m iseria nelle nostre cam pagne, non può essere arrestato senza l’organizzazione e la solidarietà dei lavoratori. L’organizzazione e la soli­ darietà solam ente, la resistenza collettiva, potranno obbligare al m antenim ento dei patti agrari. »

Di fronte a questo stato di cose, i socialisti sici­ liani chiedono che il paese abbia « un mezzo legale per adottare i rim edi che valgano a sanare i suoi m ali, se non si vuole spingerlo nella via che è fuori della legge. » E questo mezzo sarebbe l'istituzione

dei ’probiviri per la fissazione dei patti agrari e dei salari. Data la paura, dicono essi in un tono

conciliante che m erita lode, ma non senza un g ra ­ nellino d’ ironia, data la paura che destano i fasci, vi proponiam o un ’istituzione com e quella dei probi­ v iri, che valga a m ettere nella stipulazione dei con­ tratti di fronte ai proprietario e al gabelloto non i contadini isolati, ma l’insiem e di tu tti i contadini, la classe intera. All’uopo, ogni C om une dovrebbe avere una lista di lavoratori della cam pagna e un ’altra di p roprietari e dì gabelloti. 1 delegati dagli uni e i delegati d ag !i altri ogni anno stabiliranno i patti agrari dell’ annata, che sarebbero diversi secondo i luoghi, le condizioni di fertilità, di viabilità e del m ercato.

(7)

con-6 settembre 189con-6

567 L ’ E C O N O M I S T A

correnza dei com pagni e della disoccupazione, ma con la forza di un diritto, con la forza di un d eli­ berato e della solidarietà di tutù i lavoratori. — E d altra parte il ga bel loto potrebbe richiedere al pro ­ prietario larghezza m aggiore, che spingerebbero que- st ullim o o a far da sè, o a liberarsi di un terren o , che egli non può più sfruttare da lontano e che non conosce. E nell’un m odo e nell’altro si determ ine­ rebbe quel m ovim ento, che tende a elim inare l’in ­ term ediario, la cui presenza im pedisce la trasform a­ zione delle culture e l’ adozione dei nuovi m etodi razionali altrove introdotti. »

Anche qui abbiam o abbondato di citazioni testuali, perchè non solo il m ovente della richiesta è davvero im perioso, ma anche la m otivazione di essa ci è parsa assai efficace e persuasiva. La richiesta m edesim a poi ci parve encom iabile sotto ogni rispetto. V iene dopo contrasti dolorosi, in cui tutte le parti interessate hanno scapitato e nessuno ha guadagnato nulla. Mira a sopire e^ anzi a far dileguare odi e rancori re ­ ciproci. G erm oglia da un sentim ento di equità, aspira a un procedim ento di legalità, coincide con ciò che finora si ò saputo escogitare e applicare di meglio nei paesi più progrediti per le questioni di lavoro, sia nell’agricoltura sia nelle industrie.

Questo dei probiviri per l’agricoltura è un prov­ vedim ento che in Sicilia vorrem m o vedere iniziato fra i prim i, una istituzione da doversi sp erim entare, crediam o, più presto che sia possibile.

L’ARBITRATO INDUSTRIALE IN M ANCIA’’

V I.

Doveva dunque lo Stato, per non uscire da quei confini che la tradizione secolare gli ha assegnati, rim an ere del tutto in erte di fronte ad uno lotta tanto m inacciosa e tu rb atric e solo perchè vi erano in giuoco puri e sem plici interessi econom ici? Nella risoluzione del quesito si delinearono subito due correnti ben distinte. Gli uni propugnavano re c isa ­ m ente il non intervento dello Stato in omaggio alia concezione classica di questo organo suprem o della società politica, concezione che vuole, com e è n o ­ tissim o, sia affidata ad esso esclusivam ente la tutela giuridica. Gli altri, che riconoscevano nello Stato anche u n ’ attività sociale m irante al benessere p u b ­ blico, invocavano l’esercizio di questa nell’occasione che ora si presentava opportunissim a. Secondo co ­ storo il d iritto costituito non rap p resen ta che una somm a di interessi econom ici prevalenti per la forza loro in u n determ inato m om ento storico e trio n ­ fanti sopra altri sostanzialm ente più o m eno difformi e quindi contrari. Ciò posto, se questi altri sono così deboli o meglio sono ancora così poco co ­ scienti da non far sentire con energia considerevole la loro voce, la società vive allora in uno di quei periodi, che sono detti organici, e la funzione dello Stato si svolge in una sfera relativam ente ristretta, che può dirsi norm ale. Ma se gli interessi in di­ scorso attraversano già una fase di m aturità cosi avanzata da trovarsi in serio conflitto con quelli prevalenti e da accennare quasi ad un futuro "rin­ novam ento del diritto, bisogna riconoscere che è vantaggio g enerale il preoccuparsi della loro esi

-*) Vedi il N. 1163 dell’Economista.

stenza, disciplinandone lo svolgim ento con provve­ dim enti legislativi.

Il legislatore francese seguì q u est’ultim o indirizzo e in m ateria di conflitti industriali collettivi pro­ m ulgò la legge 27 dicem bre 1892.

Le disposizioni in essa contenute istituiscono una procedura speciale gratuita e sem plicissim a, la quale offre ai contendenti il mezzo di elim inare pacifica­ m ente e legalm ente ogni loro dissidio. T ale mezzo è la conciliazione e l’arb itrato organizzati dall’auto­ rità giudiziaria stessa, quando le parti lo desiderino. Esso è pienam ente facoltativo; lo si può reclam are e respingere a volontà, rim anendo così intiera e senza limiti di sorta la libertà di coalizione e di sciopero. T re categorie di persone hanno facoltà di p orre in atto la procedura sancita dalla legge, e cioè : i pa­ droni, gli operai e, in loro difetto, i giudici di pace. P er form are il com itato di conciliazione e in seguito, se o ccorre, quello d’ arbitrato, si indirizza dall’una o dall’altra delle parti o da tutte e due una dichia­ razione scritta al giudice di pace del cantone entro la giurisdizione del quale è sorto il conflitto; se m anca tale iniziativa delle parti, il giudice di pace può invitarle, in caso di sciopero, a rivolgersi a lui. Il C om itato, sia di conciliazione, sia d’arb itrato , è com posto di delegati scelti dalle p arti. Si giunge ad un risultato oppure no. Nell’ un caso com e nell’altro è prescritta una grande pubblicità. L ’Art. 12 si esprim e infatti in questi term ini :

* La dom anda di conciliazione e d’ arbitrato, il rifiuto o la m ancanza di risposta della parte a v v e r­ saria, la decisione del Com itato di conciliazione o quelle degli arb itri, notificate dal giudice di pace, al sindaco di ciascuno dei com uni, a cui si estende il conflitto, sono, da ciascuno di questi sindaci, rese pubbliche con affissioni nei luoghi riservati alle p u b ­ blicazioni ufficiali ».

Q uesta pubblicità costituisce la sanzione della legge. Come appare evidente, il legislatore, non potendo, per le ragioni già da noi svolte, le quali tu tte si riassum ono nella natura intrinseca del conflitto, r i­ co rrere alla funzione ordinaria degli organi del po­ tere giudiziario e quindi sottom ettere ì e parti alla esecuzione coattiva di una sentenza v era e propria, dapprim a invitò gli avversari ad eleggere essi stessi quelle persone stim ate capaci di discutere e riso l­ vere convenientem ente il conflitto e poi in caso di rifiuto all’ invito, o, se l’ invito fu accettato, in caso di mancata^ esecuzione del lodo arb itra le, fece ap­ pello, m ediante u n ’estesa pubblicità, a quella forza oggidì potentissim a, che è l’opinione pubblica. La storia del conflitto fin dal suo sorgere coi tentativi di conciliazione, coi processi verbali e le decisioni, dopo essere stata resa nota nei Com uni cui accenna la legge, è riprodotta nel Bollettino m ensile dell’Ufficio del Lavoro e divulgata dalla stam pa periodica, pro­ curandosi così colla libera ed am pia discussione della gran m assa n eu tra del pubblico, il giudizio collettivo e spassionato sul contegno e sulle ragioni rispettive delle parti contendenti.

E sam inato così brevem ente il m eccanism o se m ­ plice e m irabile della nuova procedura sancita dalla legge francese 27 dicem bre 1892 vediam o, colla scorta dei dati ufficiali, quali ne siano i risultati pratici.

(8)

568 L’ E C O N O M I S T A

furono presentati al nascere della controversia avanti la cessazione del lavoro; 9 5 furono presentati quando lo sciopero era già scoppiato.

Siccom e vi furono 391 scioperi duran te I’ anno, la proporzione dei ricorsi alla conciliazione secondo la procedura stabilita dalla legge, fu du n q u e del 2 5 ,8 3 p e r cento 1).

I ricorsi sono così ripartili :

Ricorsi indirizzati dagli operai . . . . 51

» » dai padroni . . . . 4

¡> » da padroni e operai . 2

Intervento d’ufficio del giudice di pace . 44 Totale 101

In 8 casi il lavoro fu ripreso quasi im m ed ia ta­ m ente, senza d ar corso alle dom ande di conciliazione leg ale: in questi casi si hanno le seguenti p ro p o r­ zioni :

Ricorsi formati dagli operai...4 » s dal giudice di pace . . . 3

t> » da operai e padroni riuniti 1 Totale 8 Q ueste controversie finirono con 5 scioperi, 2 tra n ­ sazioni e 3 insuccessi. T olti gli 8 casi ora detti si ebbero: 31 rifiuti di cui 2 6 da parte dei padroni, che si opponevano alle richieste di conciliazione; in 2 casi però avendo i padroni aderito alla seconda convocazione del giudice di pace, il nu m ero dei rifiuti definitivi si rid u ce a 29. L a cifra va così r e ­ partita :

29'

24 per parte dei padroni

4 » » degli operai

Ì

16 quando la domanda proveniva da operai 8 quando la domanda prov. dal g. di pace

1

3 opposti all’invito del giudice di pace 1 opposto all’invito dei

padroni

1 » ¡> degli operai e dei padroni opposto all’ invito del giudice di pace.

In seguito a questi 29 rifiuti gli operai hanno 2 volte rinunciato alla loro dom anda (essi non a v e ­ vano ancora abbandonato il la v o ro ); dichiararono lo sciopero 1 volta, lo continuarono 21 volte, te rm i­ nandolo 5 volte con insuccesso im plicante rin u n cia ai loro reclam i.

I 2 2 scioperi com inciati o continuati dopo i rifiuti al ravvicinam ento p er la discussione ebbero 1’ esito seguente :

successi . . . . 6 transazioni . . 7 insuccessi . . . 9

Nei 6 4 altri conflitti, p e r cui furono costituiti a l­ trettanti com itati di conciliazione, si ebbero 38 so­ luzioni o ravvicin am en ti delle p arti. N ei 2 6 casi non definiti da questi com itati, 16 volte furono avanzate proposte di arbitrato, delle quali 13 furono rifiutate dai padroni e 3 dalle 2 parti.

I 101 ricorsi alla legge sulla conciliazione e lo arbitrato sono così repartiti tra i v a ri gruppi d ’ in­ d u strie : in d u strie tessili 3 5 , in d u strie costruttive 1 8 , lavoro dei m etalli 12, m iniere 8, cuoi e pellam i 6 ,

') Nel 1893, primo anno dell’applicazione della legge,

la proporzione non era stata che di 17.19 per cento.

6 s e tte m b r e 1896 legnaiuoli 5, panatteria 4, in d u strie diverse 13. P e r term inare aggiungiam o che nel 1893 la proporzione dei conflitti definiti dai com itati di conciliazione in rapporto al num ero di questi com itati fu di 53.57 p er c e n to ; nel 1 8 9 4 questa proporzione si elevò a 5 8 .4 9 p e r cento, dando così un aum ento del 4 .9 2 per cento.

Ci rim a rreb b e ora il com pito di tra rre qualche con­ clusione, che apparisse giustificata dalle cifre sopra riferite e che valesse com e giudizio nostro generale sulla efficacia pratica dell’istituto creato dalla nuova legge. Ma facilm ente si com prende che a tale com pito non si potrebbe che molto im perfettam ente soddisfare, p er la scarsezza dei dati stessi a nostra disposizione. Il periodo di esperim ento è ancora troppo breve p e r potersi afferm are senza riserve e senza dubbi che tutta la potenzialità intrinseca dell’ istituzione da g iu d icarsi siasi oram ai m anifestata in concreto.G li in teressati non conoscono ancora bene lo strum ento offerto loro dal legislatore e non pochi sono esitanti a servirsene o per diffidenza o per puntiglio o p er m alinteso spirito di individualism o o an ch e per la soverchia ostilità nei rap p o rti fra le parti. Questi due ultim i casi occorrono di frequente com e risulta dai rapporti dettagliati, che si spediscono di volta in volta all’Ufficio del lavoro. È evidente che se i contendenti vogliono essere alieni da ogni transazione e usare rigorosam ente del loro sum­ mum jus, ovvero non ricorrono subito alla legge ap ­

pena è incom inciato il dissidio e prim a che questo sia entrato nel suo stadio acuto non si può più parlare di riavvicinam ento e di discussione delle rispettive ragioni.

P ertanto, e concludendo, possiam o afferm are che, se non va crescendo l’ antagonism o fra le due classi p adronale e operaia, è sperabile che la legge 27 Di­ cem bre 1892 possa in avvenire trovare nei nuovi costum i u n terreno adatto per spiegare tutta quella efficacia, che è vivam ente desiderata nelle risoluzioni dei conflitti industriali collettivi.

(Fine) Ma ssim o Po k t a l u p i.

Rivista Bibliografica

G. Saugrain. — La baisse du taux de l'intérêt. - Causes

et conséquences — Paris, L. Larose, 1896, pag. 142

(5 franchi).

La dim inuzione del saggio dell’ interesse è stata già studiata da parecchi econom isti, tra i quali il L ero y B eaulieu è certo quello che più ha insistito su tal fatto e su lle conseguenze benefiche che pro ­ duce. L’argom ento preso a tra tta re dal sig. S augrain non è adu n q u e di quelli che si prestano a ricerche nuove e originali, ma egli ha saputo rip re n d ere in esam e l’in te ressa n te tem a e n e ha fatto una tratta­ zione che si fa leggere, anche se non si trova in tutte le sue parti esau rien te o soddisfacente.

(9)

6 settembre 1896 L’ E C O N O M I S T A 509

fanno v ariare il saggio dell’interesse, le cause di v a ­ riazioni speciali ai prestiti di denaro, le cause di variazioni speciali al fitto degli im m obili, la storia delle variazioni del saggio dell’ interesse, l’interesse nell’avvenire, conseguenze del ribasso nel saggio d el­ l’interesse.

L e previsioni dell’A utore riguardo al saggio del­ l’interesse sono ottim iste, perchè i rim borsi e gli a m ­ m ortam enti di capitali, che devono av e r luogo nella prim a m età del secolo venturo, fanno intravedere fin d ’ora una grande abbondanza di capitali disponibili ; d’altra parte però il ribasso dell’interesse si rallen terà, perchè al saggio del 2 p er cento sarà m inore il n u ­ m ero di coloro, che sacrificheranno il presente p er l’avvenire risparm iando.

In com plesso si può credere che si avranno v a ­ riazioni, m a non tali da ren d e re derisorio l’interesse dei capitali.

Henry Pascane!. — Le suffrage politique chea les

prin-cipaux peuples civilisés. — Paris, A. Pedone, 1895,

pag. 240 (5 franchi).

M ontesquieu diceva che nella dem ocrazia le leggi che regolano il diritto di suffragio sono fondam entali ed è tanto im portante di regolare com e, da chi, a chi su che cosa i voti devono essere dati, quanto il sa­ pere in u na m onarchia chi è il m onarca e in qual modo deve governare. Poiché siam o nel regno della dem ocrazia, anche col regim e m onarchico, non v ’ è dubbie che la conoscenza delle leggi relative al voto politico sono di interesse generale. E il sig. P aseaud, consigliere della C orte d’A ppello di C ham bery, ra c ­ cogliendo in questo suo volum e le notizie intorno al suffragio politico, ha fatto opera assai utile. E gli si occupa prim a dei paesi che hanno il voto ristretto e diretto fondato sul censo, poi dei paesi con voti a due gradi con o senza censo, di quelli che oltre ad avere il voto a due gradi esigono il censo, e final­ m ente tratta dei paesi ehe hanno il suffragio u n iv e r­ sale e diretto. In appendice si occupa delle ultim e riform e com piute in questa m ateria nel Belgio, di cui fa una esposizione chiara e istruttiva.

L a m ateria a prim o aspetto arida è svolta dal­ l’A utore in forma abbastanza soddisfaciente e con molta copia di notizie.

Rivista Economica

La colonizzazione italiana nell'Argentina — / disoc­

cupati in InghilterraLa produzione dell’oro

Congresso dei cooperatori a FirenzeLa grave

c r is i agricola nel B rasile e il movimento contro g li italiani.

l a colonizzazione italiana nell’ Argentina. —

Togliam o dall’ Italia Agricola di Bologna le^ notizie seguenti, che riguardano la colonizzazione dell’A rg en ­ tina, la quale ha un interesse specialissim o per il nostro paese.

I coloni (italiani p er la m aggior parte) arriv an o , generalm ente, nell’ epoca del raccolto del g rano: la ­ vorano, com e giornalieri, duran te tre o q uattro m esi, fruendo degli alti salari che corrispondono, solam ente in quel periodo di tem po, da 1 5 0 a 2 0 0 pesos (carta) al m ese, all’ in c irca: non fanno spese, essendo allog­

giati e n u triti, e, col piccolo capitale ehe accum u­ lano acquistano a termine, o prendono in affitto, una cosidetta concessione di terren i, oppure a mez­ zadria. I com m ercianti del luogo fanno loro credito di quanto possano abbisognare fino all’epoca del nuovo raccolto e della vendita del relativo prodotto. Da principio s’ installano in una capanna, form ata di terra con tetto di zinco, in cui trovano sufficente riparo stante la mitezza del clim a. L avorano il te r­ reno per quanto possono, sem inano grano, grano- turco o lino, e aspettano il m om ento del raccolto. Non si curano di fare piantagioni di alberi, nò di ortaggi, nè di circondarsi di altre com odità, vivendo com e in un accam pam ento. S e il raccolto dà buon risultato, essi si trovano in grado di pagare quanto devono ed una parte del te rren o : m igliorano le loro abitazioni acquistano m acchine agricolo e fanno ve­ n ire dall’ Italia le loro famiglie.

Vi furono coloni che, in capo a tre o a qu attro anni, divennero proprietari del terreno, rivolgendo le loro econom ie successive all’acquisto di nuove aree. A llorché l’ annata agricola è cattiva, ed i coloni non possono far fronte ai loro im pegni, i fornitori attendono tranquilli, sicuri d ’ essere tosto o tardi sod­ disfatti, poiché è am m esso che una buona annata ne com pensa tre cattive.

Questo sistem a, non a torto chiam ato di conqui­

sta del suolo, d u rerà ancora p er qualche tempo,

cioè fino a che vi saranno te rre vergini, non troppo lontane, da occupare, per far luogo, in seguito, alla coltivazione intensiva ed alla suddivisione delle p ro ­ prietà in lotti m eno estesi.

Nel 489 3 il num ero dei coloni proprietari era di 15,0 2 9 , nel 489 4 crebbe a 47,895.

Si calcola che vi siano ora 1 8 ,0 0 0 p roprietari, aventi ciascuno una m edia di 235 ettari. È questa la provincia dell’ A rgentina, dov’è, finora, m ag g io r­ m ente divisa la proprietà. Il seguente prospetto lo prova : Famiglie Estensione di proprietari in km. q. Prov. di Santa Pè il 38 % 131,582 » di Cordova il 25 » 174,768 » di Entrerios il 17 » 75,457 » di Buenos Ayres il 14 » 311,196

Da una m em oria del Departamento generai de

Immigracion si possono desum ere alcuni esem pi p ra­

tici di colonizzazione. E così, per esem pio, Colonia

Ituzaingo-Concessione di 2 5 ettari, pesos 4 ,4 2 5 (il pesos di lire 1 .5 0 ), pari a lire 4 6 8 7 ,5 0 : il 2 0 per

cento da pagarsi all’alto di acquisto, ed il restante a 4, 2, 3 o 4 anni, coll’interesse dell’8 p er cento annuale. Colonia Lam bì C am pbell, prezzo: 6 0 a 80

pesos l’ ettaro, pagabili u n q uarto al m om ento dello

acquisto, ed il resto a 4, 2, 3 an n i coll’ interesse del 40 per cento annuale.

I disoccupati in Inghilterra. — 11 Com itato

parlam entare, nom inato qualche mese fa in In g h il­ te rra, allo acopo di esam in are la questione degli operai disoccupati, ha pubblicato il suo rapporto. Q uesto docum ento desterà qualche sorpresa. S em bra che coloro che si dicono senza lavoro, siano in realtà b en poco num erosi.

(10)

570 L’ E C O N O M I S T A 6 settembre 1806

resto sono assistiti dalle A m m inistrazioni loeali, il nu m ero degli operai validi e capaci, ma ridotti senza lavoro da circostanze indipendenti dalla loro volontà, non sorpasserebbe la cifra di '140,000. E d è questa una cifra ben piccola, in confronto dell’ in n u m ere­ vole schiera di lavoratori inglesi.

Si sa che la legge inglese priva dei d iritti elet­ torali gli indigenti che hanno ricevuto dei soccorsi com unali nei tre ultim i anni.

Il Com itato reputa questo provvedim ento ecces­ sivo, e ne dom anda l’abolizione, o, per lo meno, propone che siano privali del diritto di volo coloro che avessero ricevuto dei soccorsi duran te il periodo m aggiore di un m ese nel corso dell’annata presente, e duran te lo stesso periodo dell’annata precedente.

Circa i rim edi, il Com itato si è m ostrato alquanto indeciso. Esso si lim ita a consigliare ai m em bri delle A m m inistrazioni locali, di acquistare delle te rre allo scopo di farvi lavorare i più bisognosi, assegnando a loro un salario.

In sostanza, la questione non ha fatto un passo di più. La sua soluzione non dipende nè dallo Stato, nè dal C om une. Diceva giustam ente I’ H onoré in una com unicazione letta al Congresso della Società della pace sociale che la soluzione della questione dipende da cause m olteplici e delicate, che sfuggono, per la loro stessa n atura, alle disposizioni di legge dello Stalo e delle Società filantropiche.

La produzione dell’oro. — Il signor Preston, d i­

retto re della zecca am ericana, ha pubblicato anche quest’ anno il suo resoconto sulla produzione del- l’ oro.

Da esso risulta che in quest’ anno il m aggior a u ­ m ento nella produzione è dato dai cam pi auriferi della Russia. Bisogna però tener conto che in quelli del T ransvaal i lavori vennero interrotti dai p e rtu r­ bam enti politici, ma anche in essi vi è un aum ento com e in quelli di A ustralia, del Colorado, di M on­ tana d’U lah, di N evada e di A laska.

Secondo i calcoli del signor P reston, e tenendo conto del prodotto dato dai cam pi au riferi nei primi sei mesi dell’anno, si avrà nell’anno 183 6 una pro ­ duzione di 1 0 ,0 0 0 ,0 0 0 di sterline d’ oro, e forse di 1 0 ,8 0 0 ,0 0 0 fornita dalla sola A m erica.

L’anno scorso i cam pi auriferi am ericani fru tta­ rono 9 ,4 0 0 ,0 0 0 sterlin e; nel 1894, 7 ,9 0 0 ,0 0 0 ; nel 1893, 7 ,2 0 0 ,0 0 0 ; nel 1892, 6 ,6 0 0 ,0 0 0 sterline.

S em pre secondo i calcoli del signor P reston, la produzione dell’oro in tutto il m ondo sa rà nel 1896 di 4 4 ,0 0 0 ,0 0 0 sterline, cioè 3 ,4 0 0 ,0 0 0 sterline, s u ­ periore a quella del 1893 che fu di 4 0 ,6 0 0 ;0 0 0 s te r­ line. Il prodotto del 1891 era stato di 2 6 ,1 0 0 ,0 0 0 ste rlin e; quello del 1893 di 3 1 ,4 0 0 ,0 0 0 e quello del 189 4 di 3 6 ,1 0 0 ,0 0 0 sterline.

Si vede che l’aum ento è costante e si deve p rin ­ cipalm ente allo sviluppo dato alle m iniere del T ra n ­ svaal e dell’ A ustralia. In breve anche Alaska d i­ v errà, a quanto si dice, un potente fattore della produzione aurifera.

Si attende il com pim ento della ferrovia T ra n sib e­ rian a per in trap ren d ere l’esercizio dei cam pi auriferi della S iberia O rientale che i geologi russi hanno r i ­ scontrato ricchissim i di m inerali.

Congresso dei cooperatori a Firenze — In esito

al referendum promosso dalla Lega fra le società cooperative italiane, chiusosi il 9 agosto, favorevole a che il congresso del 18 9 6 sia anche aperto alle società cooperative d ’Italia, siano o non siano fede­

rate alla Lega, il com itato esecutivo indice il VII0 congresso dei cooperatori italiani a F irenze pei giorni 10-11 ottobre.

L ’ordine del giorno, fissato dalle disposizioni dello statuto e dagli im pegni precedenti, al quale si ag­ giungeranno e raggrupperanno le proposte che per­ v erranno prim a del 20 settem bre, è il seguente:

1 rendiconto m orale e finanziario della Lega ne! precedente biennio (art. 14 statuto) (relatore il c o ­ m itato) ;

2 sullo statuto m odello delle cooperative di con­ sum o (relato re Buffoli);

3 statuto dell’ Agenzia g enerale degli acquisti e deliberazioni conseguenti (relato re S te rn );

4 sul giornale settim anale (relato re M arian i); 3 sulla riform a del codice di com m ercio (re la ­ tore R o d in o );

6 le Com missioni prefettizie e le cooperative di lavoro (relato re G obbi);

7 elezione di 20 m em bri del Consiglio generale, di tre sindaci ordinari e di due supplenti.

Lo scam bio di id ee, l’ intesa, gli accordi, l’ orga­ nizzazione e le conseguenti risoluzioni fra i coopera­ tori d’ Italia in ordine ai problem i d’interesse generale — così il m anifesto della presidenza — daranno vi­ goroso e sim ultaneo im pulso a questa forza — a n ­ cora latente della cooperazione, nel cui seno stanno in gran parte celate le sorti della futura eco­ nom ia sociale. A nim ata da questo proposito, la Lega bandisce l’invito, convinta che v errà favorevolm ente accolto e che dal senno, dall’esperienza, dall’esem pio, dalle prove tentate e ritentate, fallile e vittoriose, e dagli studi esam inati e discussi in com une a v an tag ­ gio di tutti, sarà per scaturine elem ento prezioso di nuove conquiste.

La grave crisi agricola nel Brasile e il movi­ mento contro gli italiani. — Il B rasile, che molti

si erano raffigurati com e un paese agricolo fornito di ogni sorta di ben di Dio, traversa invece una crisi agricola assai a c u ta ; esso non produce quanto basta ad alim entare la sua popolazione. Se il porto di Rio Janeiro fosse bloccato, se le ferrovie cessas­ sero di circolare p er un m ese, si assisterebbe allo spettacolo di un popolo affamato in mezzo a terre giudicate le più fertili del m ondo.

D ieci anni fa succedeva tutto il co n trario ; le fa ­

zendas (fattorie) fornivano in abbondanza il g ra n ­

turco, il riso, i fagiuoli e i porci, che sono la base del n u trim en to nazionale. Ma l’abolizione della sch ia­ vitù ha m utato tutto q u e sto ; privo del braccio degli schiavi, troppo pigro e troppo superbo per lavorare da sè, troppo poveri) per pagare la mano d’ opera altru i, il B rasiliano ha ridotto la sua operosità alla coltura del caffè, che pare ancora rim u n eratrice.

Di qui l’ enorm e im portazione alim entare dagli S tati U niti e dalla Repubblica A rgentina, che con­ trabbilancia gli effetti della raccolta del caffè e tiene sem pre bassissim o il corso dei valori e il cam bio sem pre a g ran d e svantaggio del B rasile.

Q uesta situazione spiega anche i guai dei nostri em igranti in A m erica, i m altrattam enti di cui sono v ittim e, e l’ostilità di cui sono oggetto.

Riferimenti

Documenti correlati

3° che gli excorpisanti, aperti agli effetti della tariffa (decreto del 1873) e quindi non agli effetti della riscossione, quando vedano evitato in modo sicuro l'applicazione

Altrove invece, specialmente nell’A l­ geria, si teme un vero disastro essendo più mesi che le campagne sono affatto sterilizzate dalla siccità Quanto alla

Anche nelle provincie continentali il movimento è scarso, a motivo più che altro delle pretese dei possessori— A Barletta per altro i prezzi sono sostenuti

2.° — Il regio commissario è investito dei p o­ teri politici ed amministrativi che spettano ai mini­ stri dell’ interno, delle finanze, dei lavori pubblici,

L ’ assemblea dei possessori di cartelle fondiarie e dei buoni di godimento si riunirà, senza bisogno di speciale covocazione, ogni anno, presso la sede del-

La legge 25 giugno 1865 (n.. Confessiamo, egli aggiungeva, che non senza esitanza ci siamo determinati ad ammettere in alcuni casi il principio dell’ obbligo del

delle Società ferroviarie, soltanto perchè sono im po­ polari, e quelli sperano di ottenere più facilmente il rigetto della detta legge, che come si è detto,

Molte volte abbiamo espresso il concetto che fosse necessario, per ottenere le riforme, che il male d i - ventasse insopportabile; i tentativi che qua e là si manifestano per