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CENTRO ALTI STUDI DELLA DIFESA CHIUSURA DELL ANNO ACCADEMICO INTERVENTO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA, GEN. ROLANDO MOSCA MOSCHINI

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Il Capo di Stato Maggiore della Difesa

CENTRO ALTI STUDI DELLA DIFESA

CHIUSURA DELL’ANNO ACCADEMICO 2002-2003

INTERVENTO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA, GEN. ROLANDO MOSCA MOSCHINI

Palazzo Salviati - Roma, 25 giugno 2003

Signor Ministro,

rivolgo il caloroso saluto delle Forze Armate e mio personale a lei, ai rappresentanti del Governo e del Parlamento, a tutte le Autorità ed ai gentili ospiti.

Circa due anni or sono, in questa stessa sede e circostanza, riferivo in merito alla esigenza di conferire nuovo impulso al processo di trasformazione dello strumento militare italiano, per adeguarne le capacità alle esigenze dettate dagli scenari operativi emergenti. A tal riguardo, prospettavo l’intendimento di condurre un’ampia ed attenta verifica delle strutture organizzative delle Forze Armate, su cui poter poggiare, con affidabilità, le basi di un programma di razionalizzazione a breve-medio termine.

Gli eventi di portata storica che si sono susseguiti dopo quel mio primo intervento non solo hanno reso ancor più complesso ed incerto il quadro generale di riferimento, amplificando le problematiche già esistenti e generandone di nuove, ma hanno anche concorso, con il differenziarsi della minaccia e l’apertura di nuovi Teatri di impiego, ad accrescere considerevolmente l’impegno operativo dello strumento nazionale.

Così, mentre da una parte l’esigenza di un rapido e mirato ammodernamento delle Forze Armate subiva un’ulteriore sensibile accelerazione, dall’altra, sempre maggiori risorse umane e finanziarie venivano giustamente devolute

FA FEDE SOLO L’INTERVENTO EFFETTIVAMENTE PRONUNCIATO

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all’assolvimento delle missioni di contenimento delle minacce asimmetriche e di sostegno della pace e dello sviluppo, nell’ambito del Sistema di Sicurezza Internazionale.

In tale quadro, veniva emanata la Direttiva Ministeriale 2002-2003, che indicava l’obiettivo di verificare la validità, in termini di efficacia operativa e di efficienza organizzativa, delle strutture esistenti e di quelle di prevista realizzazione, al fine di potenziare le capacità operative dello Strumento nel suo complesso secondo il criterio primario di recuperare risorse dai comandi e dalle strutture di supporto a vantaggio delle unità operative.

Su tali basi, gli Stati Maggiori della Difesa e di Forza Armata, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ed il Segretariato Generale della Difesa, sotto la guida del Signor Ministro ed in coordinamento con i suoi più diretti collaboratori, hanno proceduto ad una revisione dettagliata del processo di riorganizzazione già in atto da tempo, ridefinendone sostanzialmente indirizzi, obiettivi e modalità esecutive, con riferimento ai nuovi scenari, ferma restando la necessità di guardare prioritariamente ad un orizzonte temporale di breve-medio termine.

I risultati di questa revisione definiscono il tracciato del processo di razionalizzazione e di potenziamento delle capacità dello strumento militare nazionale. Le strutture configurate, anche una volta superate le specifiche e rigorose attività di verifica, sperimentazione e validazione alle quali saranno sottoposte, andranno comunque considerate in costante evoluzione, in dinamica armonia con il modificarsi del quadro di riferimento e delle esigenze operative da soddisfare.

Scopo del mio intervento è appunto quello di illustrare gli elementi caratterizzanti questo processo di razionalizzazione.

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Dopo aver evidenziato i criteri posti a base del lavoro, descriverò la nuova configurazione dello strumento militare, soffermandomi, in particolare, sull’organizzazione di comando e controllo, sulla struttura operativa, sulla struttura logistica, sul settore scolastico-addestrativo e della formazione del personale, sulla organizzazione territoriale e sull’area tecnico-amministrativa.

Passerò poi al consueto punto di situazione sugli impegni operativi in corso, anche per sottolineare l’energia propulsiva che essi conferiscono al processo di riorganizzazione delle Forze Armate.

Su queste basi, formulerò infine alcune considerazioni conclusive.

Prima di iniziare, si impone ancora una precisazione. Non ho volutamente incluso in queste mie note illustrative elementi relativi al settore dell’ammodernamento dei materiali. Mi riservo di affrontare in una prossima occasione questo tema, che pure costituisce ovviamente parte cruciale dello studio di razionalizzazione, sia in quanto la sua ampiezza e complessità non avrebbero oggi potuto trovare adeguato spazio di trattazione sia perché la relativa pianificazione necessita ancora di qualche perfezionamento, anche per quanto attiene alla verifica delle risorse finanziarie disponibili.

I criteri posti a base del lavoro

Gli scenari di impiego di scala globale e le innovative concezioni in materia di sicurezza e di difesa che si sono andati freneticamente componendo e sviluppando in questi anni hanno avuto profonde implicazioni per lo Strumento Militare italiano, in termini sia di impegno operativo sia di esigenze di riorganizzazione.

In un quadro di riferimento complesso e tuttora in rapida evoluzione, quale quello attuale, l’ampia gamma di esigenze operative differenziate da

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soddisfare, l’elevato livello qualitativo delle capacità di tipo combat e peacekeeping da fornire, la necessità di ricercare costantemente, date le risorse disponibili, ogni possibile sinergia a livello di Forza Armata, interforze e multinazionale hanno indotto ad impostare il processo di verifica e di razionalizzazione dello strumento militare nazionale secondo i seguenti criteri:

− perseguire la massima armonizzazione dello strumento italiano con quelli dei principali alleati, in termini di dottrina, procedure, strutture organizzative e materiali, per poterne garantire l’efficace integrazione in ambito multinazionale;

− organizzare le singole Forze Armate ed ognuna delle loro macro- componenti secondo un modello strutturale unico standardizzato, stante l’obiettivo di perseguire il massimo grado di integrazione interforze;

− configurare forze e capacità operative secondo strutture per quanto possibile modulari, per consentire la composizione di task forces, di volta in volta attagliate alla specifica missione da assolvere, in armonia con il concetto cosiddetto del “cesto di capacità”;

− ricercare e sfruttare ogni possibile opportunità utile alla realizzazione di economie di scala, di sinergie operative, strutturali ed organizzative e, in generale, al recupero dell’efficienza in tutti i settori funzionali dello strumento.

Tra i presupposti del lavoro vi sono ovviamente quelli fondamentali del volume organico complessivo fissato in 190.000 unità dalla Legge 331/2000 e della transizione ad un modello totalmente professionale a partire dal 2005, con l’anticipo della sospensione della ferma di leva al 31 dicembre 2004.

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Passerò ora ad illustrare brevemente i principali elementi caratterizzanti il progetto di razionalizzazione.

Organizzazione di comando e controllo

Sulla base della Legge 25/97 sui Vertici Militari, sono state definite ed esplicitate nel dettaglio:

− l’autorità di Comandante Operativo conferita al Capo di SM della Difesa, quale responsabile militare di vertice per la direzione integrata dello strumento, finalizzata alla configurazione, all’approntamento ed all’impiego delle Forze Armate nel loro complesso, con visione unitaria e sinergica e secondo criteri di standardizzazione e di integrazione delle capacità operative;

− l’autorità attribuita ai Capi di SM di Forza Armata ed al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, quali Comandanti della rispettiva componente, dipendenti dal Capo di SM della Difesa;

− l’autorità del Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti sull’area tecnico-amministrativa e la sua duplice dipendenza dal Ministro per le competenze tecnico-amministrative e dal Capo di SM della Difesa per quelle tecnico-operative.

Nel grafico in lastrina è riassunta la struttura del vertice militare, come definita dalla Legge 25/97.

Il Capo di SMD si avvale dello Stato Maggiore della Difesa e del Comando Operativo di vertice Interforze, le cui strutture sono state razionalizzate e perfezionate, della Direzione per il coordinamento degli Studi, della Formazione e della Ricerca e Centro Alti Studi della Difesa, della quale farò cenno più avanti, e della struttura di vertice della Sanità Militare, settore in

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corso di riconfigurazione in senso interforze con provvedimento di legge di iniziativa governativa già all’esame del Parlamento.

L’organizzazione C2 di Forza Armata è stata razionalizzata e standardizzata e si articola su:

− Stato Maggiore;

− Comando delle Forze Operative, avente alle dipendenze tutte le unità operative della F.A., in grado di svolgere il ruolo di comando non proiettabile di componente e di esprimere comandi proiettabili di livello subordinato;

− Comando Logistico, che dispone di tutti gli elementi organizzativi relativi alla funzione logistica;

− Comando delle Scuole, avente alle dipendenze tutti gli Enti deputati alla formazione del personale;

− Organismi di gestione centrali, per specifiche materie.

L’area tecnico-amministrativa è stata articolata in due sotto-aree, ciascuna coordinata da un Vice Segretario Generale, che, a loro volta, inquadrano le Direzioni Generali.

Infine, con riferimento al comando e controllo in operazioni, sono stati elaborati gli schemi organizzativi e le procedure chiave, in contesti interforze e multinazionali, per le diverse ipotesi di impiego.

Strutture operative interforze, delle Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri

Le strutture operative sono state razionalizzate ed impostate secondo criteri interforze, con semplificazione delle articolazioni organizzative e, in alcuni casi, con l’accorpamento di livelli di comando.

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Il progetto garantisce specifiche capacità con più spiccata valenza interforze nei settori del comando e controllo, della mobilità strategica, dell’acquisizione obiettivi, della difesa NBC, della difesa integrata contro Missili Balistici di Teatro, della cooperazione civile-militare.

La componente terrestre assicurerà la disponibilità di:

− capacità di comando e controllo, ad alta prontezza operativa, in contesti interforze e multinazionali, a livello di Comando di Corpo d’Armata (framework, a leadership italiana, Land Component), in grado di operare su tutto lo spettro dei conflitti, ed a livello di Comando di Divisione, capace di assicurare la direzione delle operazioni per periodi prolungati, attraverso l’avvicendamento dei comandi;

− forze di manovra, per un totale di 4 Comandi di Divisione e 11 Brigate, articolate in Grandi Unità “Leggere”, altamente proiettabili, dotate di spiccata mobilità operativa, incluse le unità aeromobili; Grandi Unità

“Medie”, che compendiano le caratteristiche di protezione e potenza con quelle di mobilità; Grandi Unità “Pesanti”, che costituiscono per potenza di combattimento le unità più idonee ad operare nello spettro alto della conflittualità;

− forze di supporto tattico ed operativo, in grado di garantire la necessaria libertà di azione alle forze di manovra e di creare le condizioni per il loro successo;

− capacità di supporto logistico, per consentire la proiezione ed il sostegno di una forza fino a livello di Corpo d’Armata framework.

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La componente marittima assicurerà capacità di:

comando e controllo a livello di Naval Component e Maritime Component e livelli subordinati, in grado di operare in contesti interforze e multinazionali;

− controllo del mare e proiezione di potenza a terra, con un complesso di unità navali maggiori e di prima linea, una componente aerea ed elicotteristica organica imbarcata, unità anfibie, una forza da sbarco ad elevata prontezza, unità logistiche ed unità specialistiche.

Con le stesse forze sarà assicurata anche l’interdizione marittima, la protezione delle linee di comunicazione marittime ed il concorso alla difesa aerea.

La componente marittima, inoltre:

− sarà in grado di condurre operazioni subacquee indipendenti, per mezzo di specifici assetti di elevate prestazioni, ed operazioni di presenza, sorveglianza e controllo, con unità di seconda linea, nonché di pattugliamento marittimo e contromisure mine;

− disporrà di capacità di sostegno logistico delle forze a grande distanza e per tutta la durata delle operazioni e di capacità di addestramento.

La componente aeronautica disporrà di:

strutture di Comando e Controllo a livello di Air Component e subordinati, in grado di operare in contesti interforze e multinazionali, articolate su un segmento fisso ed uno mobile, a loro volta, basati su appositi assetti radar, una rete di avvistamento e riporto ed assetti Airborne Early Warning &

Control e satellitari;

− forze d’attacco e di ricognizione, comprensive di piattaforme pilotate e non;

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− forze per la Difesa Aerea e contro Missili Balistici di Teatro con riferimento sia agli spazi aerei nazionali sia ai Teatri d’operazione, con capacità di integrazione delle risorse specifiche delle altre Forze Armate;

− forze per il trasporto e per le operazioni di supporto, comprendenti il concorso alla mobilità strategica dello Strumento Militare, la guerra elettronica ed il Combat-SAR;

− forze per il supporto tattico, il supporto logistico e la sopravvivenza, nonché per i servizi di meteorologia e per il traffico aereo;

− capacità di garantire la sostenibilità nel tempo di tutte le componenti.

L’Arma dei Carabinieri impiegherà, per la funzione difesa, alcune unità dedicate, integrate, a seconda della missione da assolvere, con forze tratte dalle diverse componenti della propria struttura. In particolare, l’Arma contribuirà allo strumento militare con:

capacità di Comando e Controllo, dedicate alle funzioni delle Multinational Specialized Units (MSU), in grado di operare in contesti interforze e multinazionali, anche in missioni di lunga durata;

− una componente di forze capace di concorrere alle operazioni convenzionali e speciali;

− una componente di forze in grado di assicurare le necessarie funzioni di polizia militare a supporto delle unità delle Forze Armate.

Desidero infine rappresentare che l’analisi delle strutture operative ha messo in risalto l’esigenza di rivedere e di razionalizzare le numerose iniziative multinazionali che impegnano le nostre Forze Armate. Mi riferisco, in particolare, a EUROFOR, a EUROMARFOR, alla Multinational Land Force, alla South Eastern European Brigade, ecc..

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Tale problematica è già all’attenzione dei consessi internazionali ed il suo approfondimento costituirà uno degli obiettivi del semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Europea.

Struttura logistica

Gli obiettivi di razionalizzazione e di maggiore sinergia della funzione logistica presuppongono l’ottimizzazione delle strutture peculiari di Forza Armata ed inducono a perseguire l’integrazione delle capacità e degli assetti disponibili, sulla base di un’attenta verifica di costo-efficacia, attraverso l’applicazione combinata di meccanismi di “F.A. responsabile” per una determinata funzione (lead service) e di “concorso di capacità” (pooling), per i settori comuni od interoperabili del supporto.

Detti meccanismi dovranno essere applicati con flessibilità alle diverse situazioni, affinché sia possibile ottimizzare, in un quadro unitario, gli obiettivi di ciascuna Forza Armata e, nello stesso tempo, quelli dello Strumento Militare nel suo complesso.

Un traguardo fondamentale dal punto di vista strutturale consiste nel progressivo superamento del legame della logistica con il territorio e nell’abbandono dell’estensivo ricorso all’immagazzinamento, che ancora appesantiscono la funzione, rendendola rigida ed onerosa.

La funzione logistica integrata opera sotto l’autorità e la responsabilità dei Capi di SM di F.A., secondo le direttive del Capo di SMD.

Il progetto prevede un elevato livello di integrazione interforze nei settori:

− studio, sperimentazione, collaudo, certificazione ed omologazione;

− mantenimento della capacità operativa;

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− telecomunicazioni, elettronica ed informatica;

− movimenti e trasporti;

− Sanità Militare;

− scorte e rifornimenti;

− vettovagliamento, vestiario e casermaggio;

− infrastrutture.

In merito, credo opportuno, anche a titolo di esempio di integrazione e razionalizzazione interforze nell’area logistica, fare un cenno al settore movimenti e trasporti, di particolare importanza per l’efficace attuazione del modello di expeditionary force, che ormai caratterizza l’impiego delle nostre Forze Armate nell’ambito del Sistema di Sicurezza Internazionale.

Una visione centralizzata delle esigenze di movimento e di quelle conseguenti di trasporto è indispensabile per la pianificazione, la programmazione, l’organizzazione ed il controllo delle attività relative, secondo priorità predefinite.

Sotto tale aspetto, la pianificazione generale, il coordinamento e l’attribuzione delle priorità, a livello operativo interforze, dei trasporti verso i Teatri, per operazioni od esercitazioni joint, è affidata al COI (JMCC) Joint Movement Coordination Center, che opera anche quale nodo nazionale del sistema di trasporti NATO ed è in grado di scambiare dati con i Comandi Alleati e con i nodi periferici di F.A..

Ciascuna F.A., attraverso il proprio organo preposto alla gestione dei movimenti e trasporti, renderà visibile alle altre F.A., utilizzando la medesima rete informatica, la propria programmazione dei trasporti, in ambito sia nazionale sia internazionale, così da poter realizzare ogni possibile sinergia nel settore.

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In tale ottica, quando si riveli costo/efficace, l'esecuzione del trasporto potrà essere gestita da un’unica Forza Armata, che opererà, in tal senso, in posizione di capability provider a favore di altre F.A., garantendo continuità spaziale e temporale all’intero movimento (concetto del “door to door”).

La logistica dell’Esercito è stata già oggetto nel recente passato di profonde ristrutturazioni. Tuttavia, mentre nel settore dell’aderenza, ossia per il cosiddetto combat service support, sono stati ormai sostanzialmente conseguiti obiettivi di razionalizzazione adeguati, molto resta da fare per la fascia della logistica di sostegno, legata soprattutto al dispositivo di supporto sul territorio nazionale. Restando per tale fascia pienamente validi i criteri e gli obiettivi già illustrati per il livello interforze, l’Esercito prevede un’ulteriore ottimizzazione delle strutture con accentramento delle capacità in un minor numero di centri, un crescente ricorso al rifornimento a domicilio ed all’outsourcing, l’esteso impiego di squadre a contatto, il collegamento diretto tra enti esecutivi ed unità operative.

La struttura della funzione logistica della Marina si impernia sui cosiddetti

“poli aeronavali”, aree nelle quali, per rispondere a criteri di massima efficacia e di sinergia delle risorse, è concentrata la quasi totalità delle strutture necessarie all’approntamento ed al supporto dello strumento operativo. Il Polo Aeronavale può abbracciare più di una base navale e si appoggia ad un indotto industriale e commerciale, in grado di soddisfare le esigenze di beni e servizi e di assicurare gli interventi di manutenzione specialistica non effettuabili dagli arsenali.

La struttura della funzione logistica verrà ulteriormente razionalizzata con l’obiettivo di incrementare le capacità di supporto dello Strumento Aeronavale.

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In particolare, è prevista la riconfigurazione degli attuali Ispettorati specialistici in un unico Ispettorato/Comando di Supporto Logistico e dei Fari, dipendente dal Capo di SMM.

Anche l’Aeronautica, attraverso una più puntuale definizione della missione e delle funzioni attribuite al Comando Logistico, ha proceduto ad un’ulteriore revisione critica dell’attuale struttura, al fine di conseguire un incremento dell’efficienza generale, una migliore ripartizione delle competenze e lo snellimento delle procedure tecnico-amministrative.

Sono previste la soppressione di Reparti, Depositi, Distaccamenti ed enti diversi ed un’ulteriore razionalizzazione, in particolare, dei settori delle Comunicazioni, dei Supporti, del Commissariato- Amministrazione e delle Infrastrutture.

Le funzioni del livello intermedio dell’organizzazione logistica sono state assorbite a livello centrale dagli organi tecnici del COMLOG.

A livello periferico sono collocati gli organi tecnico-esecutivi responsabili della diretta esecuzione e gestione delle attività tecnico-operative, logistico- operative, amministrative e di produzione e distribuzione di beni e servizi di immediato impatto sull’attività operativa (gestione e manutenzione dei sistemi d’arma, mezzi ed equipaggiamenti, apparati ed infrastrutture; attività e servizi di supporto generale; servizi sanitari, di commissariato e di amministrazione).

La struttura dell’intera organizzazione logistica dell’Arma dei Carabinieri, già oggetto di sostanziale riordino, sarà ulteriormente razionalizzata con la istituzione di 5 Raggruppamenti tecnico-logistico-amministrativi.

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Formazione del personale e sistema scolastico-addestrativo

E’ la funzione chiave ai fini della trasformazione, perché consente di costruire e mantenere in efficienza il capitale umano di elevatissimo livello di cui sempre più necessita lo strumento militare. La funzione sarà profondamente razionalizzata, nei principi di funzionamento, negli obiettivi e nelle strutture, soprattutto a livello interforze, con la riconfigurazione del Centro Alti Studi della Difesa in Direzione interforze per il coordinamento degli Studi, della Formazione e della Ricerca.

La Direzione avrà competenza sugli Istituti di studio e formazione di natura interforze1, ferma restando la dipendenza organica di alcuni di essi dalle singole F.A.. Essa assorbirà numerose funzioni ed Istituti al momento distribuiti nell’area Difesa2.

Per l’Esercito è previsto, tra l’altro, di:

− pervenire alla completa standardizzazione delle strutture organizzative e dei processi formativi;

− ottimizzare ulteriormente le strutture scolastiche ed addestrative, prevedendo per esse, in particolare, l’accorpamento organizzativo e la concentrazione in specifiche aree attrezzate del territorio, idonee a consentire la razionalizzazione della relativa logistica di supporto, nonché la riconversione delle capacità risultanti, quando necessario, per l’assolvimento di funzioni diverse. Un esempio particolarmente significativo a quest’ultimo riguardo è quello della ex Scuola di Guerra di Civitavecchia, cui sono state affidate importanti funzioni inerenti alla

1 IASD, ISSMI, CeMISS, Scuola NBC, Scuola di Aerocooperazione, Scuola delle Telecomunicazioni, Scuola di Lingue Estere, ecc.

2 Euroformazione, Direzione Corsi Elettronica (DCE) dell’attuale Reparto Telecomunicazioni, Elettronica ed Informatica, corsi Civil and Military Cooperation (CIMIC), Centro Interforze Verifica Armamenti (CIVA) limitatamente alle esigenze di formazione degli Ispettori, ecc..

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simulazione, alla verifica e validazione dei Comandi e di sviluppo della dottrina nazionale e della standardizzazione NATO.

Anche Marina ed Aeronautica procederanno alla revisione ed al potenziamento del processo formativo del personale a tutti i livelli:

− la Marina prevede la riorganizzazione dei Maricentro e la trasformazione dell’attuale Ispettorato in Comando delle Scuole. Alle dipendenze di quest’ultimo saranno posti tutti gli enti addestrativi;

− l’Aeronautica, oltre alla ristrutturazione del Comando delle Scuole, ha in programma, in particolare, la soppressione di alcuni enti scolastici ed il concentramento in una sola sede delle attività formative per i volontari di truppa.

Per l’Arma dei Carabinieri, sono previsti provvedimenti riorganizzativi e migliorativi, in materia di corsi, programmi ed impiego di nuove tecnologie.

Organizzazione territoriale

Con riferimento all’organizzazione territoriale, ferme restando le competenze e le strutture peculiari di ciascuna Forza Armata ed in particolare la competenza primaria dell’Esercito sul territorio nazionale, si prevede di procedere, applicando sostanzialmente i medesimi principi organizzativi adottati per la logistica, alla progressiva integrazione interforze, parziale o totale, del reclutamento, delle attività di comunicazione e pubblica informazione e delle attività presidiarie, nonché di alcune funzioni relative al demanio ed agli affari generali.

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Area tecnico-amministrativa

Sono state definite le principali linee riorganizzative del settore, con particolare riferimento alla sua configurazione, articolando il Segretariato Generale in due aree funzionali, ciascuna coordinata, come si è detto, da un Vice Segretario Generale, alle dipendenze del Segretario Generale.

La prima raccoglie e coordina le competenze relative alle Direzioni Generali che si occupano delle problematiche del personale militare, PERSOMIL, del personale civile, PERSOCIV, del personale in quiescenza, da costituire per trasformazione di LEVADIFE, e dei servizi generali, la costituenda DIFESERVIZI. Questa sotto-area provvede alle numerose e complesse competenze connesse con il fondamentale settore della valorizzazione delle risorse umane.

La seconda comprende invece le Direzioni Generali con competenza sulla ricerca e sviluppo, sulla produzione, sull’approvvigionamento ed aggiornamento dei sistemi d’arma e dei necessari supporti logistici ed infrastrutturali, ossia TERRARM, NAVARM, ARMAEREO, TELEDIFE, GENIODIFE ed un’ulteriore Direzione che erediterà parte delle attuali competenze di COMMISERVIZI.

Particolari approfondimenti sono stati dedicati all’autorità del Segretario Generale sui Direttori Generali, alla importante questione della riqualificazione del personale civile della Difesa, che deve essere considerato risorsa aggiuntiva di alta valenza per lo strumento militare, nonché al ripianamento delle carenze di funzionari e di dirigenti civili.

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L’impegno italiano per la sicurezza

Esaurita così questa succinta panoramica sul processo di riorganizzazione in atto, è significativo richiamare alla mente con qualche cifra i termini del contributo militare italiano al Sistema di Sicurezza Internazionale, attraverso un punto di situazione sulla partecipazione alle diverse missioni attualmente in corso, anche al fine di valutarne le connessioni con il processo di razionalizzazione.

In questo periodo abbiamo circa 10.000 (95973) uomini impiegati in operazioni al di fuori del territorio nazionale.

Il nostro impegno si realizza:

nei Balcani, con le missioni in Bosnia-Erzegovina (1603 uomini4), in Kossovo (3788 u.5), in FYROM (227 u.6), ed infine in Albania (999 u.7), per un totale di 6617 u.;

− nel Teatro afghano, nel quadro di coalizioni ad hoc sotto l’egida delle Nazioni Unite, con le missioni Enduring Freedom (1404 u.8) e International Security Assistance Force (ISAF)(516 u.9), per un totale di 1920 u.;

nel Teatro irakeno, con la Humanitarian Assistance (38 u.) e gli advance parties dell’operazione “Antica Babilonia” (746 u.10), per un totale di 794 u.;

3 Aggiornamento al 24 giugno 2003.

4 NATO Joint Forge: 1566 + United Nation Mission in Bosnia and Herzegovina-International Police Task Force: 23 + European Union Monitoring Mission: 14 = 1603

5 NATO Joint Guardian: 3787 + United Nation Interim Administration in K osovo: 1 = 3788

6 NATO Joint Guardian: 171 + NATO HQ: 30 + EU Concordia 26= 227

7 714 NATO HQ Tirana + 148 Gruppo Navale + 109 Albania-Italia + 28 Delegazione Italiana Esperti = 999 (presenza militare italiana complessiva in Albania).

8 1064 Operazione Nibbio (Bahgram: 377, Khowst: 684, Kandahar:3), di cui 1016 della Task Force Nibbio e 48 inseriti nei Cdi multinazionali in Teatro, + 240 Nave Grecale + 76 Manas + 3 U. clgt. (1 Bahrain + 1 Qatar + 1 Germania) + 21 Tampa (US) = 1404

9 461 Kabul + 53 EAU + 1 GE + 1 NL = 516

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in altre missioni delle Nazioni Unite (Corno d’Africa: United Nations Mission Etiopia-Eritrea (UNMEE, 56 u.); Medio Oriente: United Nations Truce Supervision Organisation (UNTSO, 7 u.); India-Pakistan: United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP, 7 u.);

Libano: United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL, 51 u.); Congo:

United Nations Mission in Democratic Republic of Congo (MONUC, 3 u.);

IRAQ-KUWAIT: United Nations IRAQ-KUWAIT Observer Mission (UNIKOM, 1 u.); Marocco: United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO, 4 u.), per un totale di 129 u.;

in altre missioni internazionali (Medio Oriente: Temporary International Presence in HEBRON (TIPH2, 13 u.); Egitto: Multinational Force and Observer (75 u.); Malta: Missione Italiana di Assistenza Tecnico-Militare (MIATM, 49 u.), per un totale di 137 u..

Con il completamento dello schieramento del Contingente nazionale in Iraq, in corso proprio in questi giorni, gli uomini impiegati in operazioni saliranno dalle attuali circa 10.000 unità ad oltre 12.000.

La situazione nei Balcani, per quanto in costante miglioramento, richiederà, presumibilmente ancora per lungo tempo, una presenza militare internazionale. Il teatro afghano è ancora in piena evoluzione sia sul fronte dell’ISAF sia su quello di Enduring Freedom. Il teatro Iracheno si sta aprendo proprio in questo periodo, sia per quel che concerne le attività di assistenza umanitaria sia nel settore del controllo della crisi e del peace building, in una situazione ancora ad alto rischio e caratterizzata da notevoli difficoltà anche ai fini della individuazione di soluzioni realisticamente percorribili per far uscire la regione dall’attuale momento di stallo.

Questi dati confermano l’impegno crescente delle Forze Armate nei vari teatri, in un Sistema di Sicurezza Internazionale che vuole potenziare e

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meglio coordinare il ruolo delle Organizzazioni Internazionali di nostro riferimento: le Nazioni Unite, la NATO e l’Unione Europea.

Appaiono dunque pienamente confermate, anche da quest’ultimo fondamentale punto di vista, l’analisi e la linea d’azione che hanno ispirato lo studio di razionalizzazione.

Conclusioni

Fissati questi ultimi elementi di situazione riguardo agli impegni operativi in corso, possiamo trarre alcune considerazioni conclusive.

Il processo di razionalizzazione delle Forze Armate, in attuazione della Direttiva Ministeriale 2002-2003, consentirà di configurare uno Strumento Militare:

completo e bilanciato in tutte le sue componenti –ed in particolare per quel che attiene al delicato equilibrio tra comandi e forze operative– per poter far fronte al compito prioritario della sicurezza dello Stato, anche esercitando un adeguato effetto dissuasivo nei confronti di potenziali minacce;

flessibile –nei concetti di impiego, nelle strutture organizzative, nei sistemi e nei materiali– e proiettabile, per poter far fronte all’ampia gamma di missioni da assolvere e di possibili scenari;

in grado di interoperare efficacemente, secondo i medesimi standard, con le forze alleate;

ottimizzato in senso interforze, sia per l’impiego sia nella gestione delle strutture;

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di consistenza quantitativa commisurata al ruolo politico che l’Italia ha assunto nel quadro del sistema di sicurezza internazionale ed all’entità del contributo militare che, in tale prospettiva, fornisce ed intende fornire;

in grado di valorizzare l’identità e di esaltare la visibilità dello sforzo nazionale, attraverso alcune capacità militari di eccellenza;

diretto, a livello di vertice militare, secondo un modello di direzione integrata che consenta di assolvere le missioni assegnate –che utilizzano le stesse capacità e risorse– nel quadro di una linea unitaria, in modo da estrarne sistematicamente ogni possibile effetto di sinergia, ai fini degli obiettivi di sicurezza del Paese e di quelli di efficienza interna.

In sostanza, sul piano concettuale ed organizzativo, il processo di razionalizzazione conferirà allo Strumento Militare una configurazione integrata e sinergica negli scopi e nelle strutture, rafforzando il fondamentale requisito dell’unicità di direzione e facendo segnare importanti progressi nel settore dell’integrazione interforze.

Esso consentirà un significativo potenziamento, nel breve-medio termine, della componente operativa, con la possibilità di costituire alcune nuove unità, nelle aree NBC, Combat Support e Combat Service Support, in aderenza agli impegni recentemente assunti con la NATO. Con tali risultati, da ottenere anche attraverso un radicale snellimento delle strutture di sostegno e della fascia ordinativa dei Comandi intermedi, si sono poste le premesse per un impiego ottimale delle risorse umane e finanziarie a disposizione. In particolare, il recupero organico di personale a favore della componente operativa è previsto in circa 10.000 unità per l’Esercito, 2.500 unità per la Marina, 4500 unità per l’Aeronautica e circa 1000 per l’Area Interforze, per complessive 18.000 unità, corrispondenti al 9-10% del volume organico dello Strumento Militare, fissato come è noto in 190.000 unità.

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Il Capo di Stato Maggiore della Difesa

Signori, credo fermamente che il progetto che ho sinteticamente illustrato indichi chiaramente il percorso da seguire per consentire al nostro Strumento Militare un balzo in avanti che non si può rinviare, se vogliamo che le nostre Forze Armate:

− mantengano e consolidino la credibilità ed il prestigio faticosamente conquistati in questi ultimi anni;

− costituiscano efficace strumento di sicurezza e di sostegno indispensabile per il cittadino, per il Paese, per la Comunità Internazionale.

Vorrei cogliere questa occasione per dare atto ai Capi di SM di F.A., al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri ed al Segretario Generale della Difesa dello straordinario contributo offerto a questo progetto, dello straordinario balzo di mentalità prodotto nelle strutture di cui essi sono responsabili, della dimostrazione che hanno dato di possedere e saper diffondere quella cultura interforze ed internazionale ormai indispensabile per operare efficacemente e per crescere con i nostri alleati.

Il mio grato pensiero va a tutto il personale delle F.A. per la professionalità e la dedizione dimostrata in Patria ed in tutti i teatri operativi.

Ringrazio tutti per l’attenzione e, con il consenso del Signor Ministro della Difesa, dichiaro chiuso l’Anno Accademico della 54^ Sessione dell’Istituto Alti Studi per la Difesa e del 5° Corso dell’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze.

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