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CAPITOLO 4 Materiali e Metodi

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 4

Materiali e Metodi

4.1 Raccolta dati

La ricerca è stata effettuata con il metodo delle osservazioni dirette tramite percorsi campione ed appostamenti fissi. Essendo questo sistema di monitoraggio poco invasivo, è stato ridotto al minimo lo stress ed il disturbo per gli animali, ricavandone importanti benefici ai fini della ricerca, in particolare per avere informazioni comportamentali in un dato ambiente per le specie considerate. L’area di studio che interessa il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nel versante romagnolo, si presta alla ricerca per l’omogeneità di distribuzione di animali sul territorio e per la loro abbondanza, permettendo di evidenziare la struttura della popolazione di ungulati e se svolta con continuità nell’arco di un numero sufficiente di anni, con osservazioni sempre standardizzate, permetterebbe di avere informazioni sulla dinamica di tali popolazioni (Klinger et al., 1992)

Il monitoraggio svolto nell’arco di un anno, realizzato con metodologie di censimento e raccolte dati standardizzate, ha permesso di acquisire informazioni fondamentali per comprendere alcune caratteristiche eco-etologiche in un contesto territoriale del tutto particolare per la contemporanea presenza di cinque specie di ungulati che vivono in simpatria (daino, cervo, capriolo, muflone e cinghiale) e del lupo, il loro più importante predatore naturale.

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La ricerca è stata eseguita secondo canoni temporali ben precisi in modo da ottenere dati confrontabili tra loro. I percorsi e gli appostamenti sono stati effettuati una volta al mese ed ognuno sempre nella stessa fascia oraria, ovvero nelle prime ore dell’alba o nelle ore precedenti al tramonto e nelle ore notturne (dopo il tramonto ed entro la mezzanotte) per quanto riguarda le “sfarate”, in quanto sono questi i periodi della giornata durante i quali l’attività degli animali è considerata massima.

Tra un transetto e la sua ripetizione il mese successivo, abbiamo fatto passare come minimo venti giorni, così da mantenere una certa sequenza nello svolgimento del monitoraggio pur con l’elasticità che la situazione meteorologica–ambientale impone. I percorsi e gli appostamenti sono stati effettuati in qualsiasi condizione meteorologica sufficiente in termini di visibilità in quanto si sono ritenuti determinanti i parametri climatici (vento, precipitazioni, neve, nebbia, etc.) nel comportamento e negli spostamenti degli animali. Le uniche condizioni meteo che hanno sconsigliato lo svolgimento dei percorsi sono stati temporali e bufere di neve, sia per ovvie ragioni di sicurezza, sia per l’evidente scarsa visibilità. Le osservazioni sono state effettuate percorrendo 12 transetti non lineari più 3 appostamenti fissi e 2 transetti notturni (per un totale di 67,702 Km standardizzati mensili). Tali percorsi ed appostamenti sono rappresentativi dei differenti “paesaggi” compresi nell’area di studio: in particolare essi si svolgono nelle diverse tipologie vegetazionali presenti, toccando le fasce altitudinali da noi individuate.

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Ogni percorso è stato contrassegnato con un numero crescente da 1a 12; gli appostamenti fissi sono stati contrassegnati con le lettere A, B e C; i percorsi in notturna dai codici N1 ed N2.

I percorsi, le “sfarate” e gli appostamenti sono stati effettuati a partire dall’ottobre 2004, per finire a settembre 2005, saltando il monitoraggio nel mese di febbraio a causa del cospicuo innevamento che ha reso i sentieri e le strade di transito inagibili anche alle basse quote. Nei mesi di dicembre, gennaio e marzo, sempre a causa delle suddette condizioni, i transetti e gli appostamenti nella parte alta della vallata sono stati sostituiti con dei transetti alternativi allo scopo di mantenere una continuità nel numero degli avvistamenti stagionali.

I periodi di rilevamento sono stati:

17 ottobre - 26 ottobre 17 novembre - 26 novembre 14 dicembre - 22 dicembre 18 gennaio - 22 gennaio 15 marzo - 24 marzo 20 aprile - 30 aprile 17 maggio - 26 maggio 22 giugno - 2 luglio 22 luglio - 30 luglio 19 agosto - 2 settembre 22 settembre - 30 settembre

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Carta dei Percorsi

4.1.1 Percorsi ed appostamenti campione

Percorso 1 “Montepezzolo”: Fonte al Cinghiale – Montepezzolo – Fonte al Cinghiale

Lunghezza totale: 3392 m Quota massima: 938 m s.l.m.

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Quota minima: 675 m s.l.m. Fascia oraria: alba

Tale percorso si snoda per i primi 200 m di dislivello all’interno di pascoli ex coltivi, su una mulattiera da cui si passa sia all’andata che al ritorno. Da segnalare che nel periodo tra giugno e ottobre sono presenti mandrie di bovini di razza romagnola condotte allo stato semi brado. Dopo Montepezzolo, ad 824 m circa, attraversiamo un bosco di caducifoglie (ex ceduo) con struttura mista (specie presenti: cerri, castagni, ciliegi, noccioli) ed arriviamo sul crinale dove si passa per una fitta cespugliata di ginepri. Nell’ultimo tratto, poco prima di ritornare sulla mulattiera, ritroviamo il bosco misto con prevalenza di castagni, privo di sottobosco, poiché tale appezzamento forestale era compreso nella proprietà del podere Montepezzolo, quindi mantenuto per scopi produttivi.

Percorso 2 ’’Rio Petroso”: Ca’ Morelli – Rocchetta di sotto – Molino delle Petrose – Le Petrose – il Turrione - Rocchetta di sopra – Ca’ Morelli

Lunghezza totale: 5562 m Quota massima: 683 m s.l.m. Quota minima: 460 m s.l.m. Fascia oraria: tramonto

Questo percorso, insieme a quello sopra citato, passa fuori dai confini del parco ed interessa una zona di pascolo per bovini domestici fra maggio e novembre. Inoltre il vallone del Rio Petroso è interessato da attività venatoria nel periodo fine estate–inizio inverno, stabilito dal

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calendario nazionale e dalla Provincia di Forlì–Cesena. Ne consegue che il disturbo per cause antropiche è più elevato rispetto agli altri percorsi, nonostante l’area sia particolarmente isolata e poco toccata dai normali (peraltro scarsi) flussi turistici che interessano la valle del Bidente di Pietrapazza. Tutta la parte iniziale, che segue il corso del fiume, è coperta da bosco misto con prevalenza di cerro e sottobosco a ginepro; intorno alla Rochetta di Sopra la cespugliata a ginepro assume una struttura di tipo intermedio tra cespugliata e bosco. Iniziando a salire sul crinale per arrivare alle Petrose, casa colonica abbandonata, il bosco lascia spazio a tratti di rocce marnose friabili, coperti solo con qualche ginepro e cerro di modeste dimensioni. Alle quote più elevate il crinale risulta privo di vegetazione lasciando spazio ad una peculiare formazione geologica detta “calanco”, caratteristica dei suoli argillosi, qui presente su suolo marnoso – arenaceo. Gradualmente si scende tra piccoli e radi cerri ed in una cespugliata di ginestre, ginepri e rovi, sino ad attraversare una castagneta in disuso che conduce alla radura sopra Ca’ Morelli. L’ultimo tratto di sentiero si percorre sia all’andata che al rientro, ed è caratterizzato da un ex coltivo, ora pascolato in estate, con cespugli di rovi e ginepri.

Percorso 3 “Cannetole”: Maestà Boscherini - Capanne –Valle di Cannetole - Caselle - Maestà Boscherini

Lunghezza totale: 4686 m Quota massima: 947 m s.l.m. Quota minima: 807 m s.l.m.

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Fascia oraria: alba

Per quasi tutto il sentiero incontriamo bosco misto ove non prevale decisamente nessuna specie. Solo inizialmente incontriamo una giovane faggeta ,e nella porzione nord del percorso un rimboschimento a conifere alloctone (abeti rossi, cedri, pini d’Austria e pini silvestri). Le zone di radura all’interno del rimboschimento sono colonizzate in prevalenza da ginepri. Dopo aver superato le Caselle, casa abbandonata che si trova sulla sterrata di Poggio alla Lastra – Paretaio, incontriamo il misto generico con sottobosco fitto e forti pendenze che impediscono una buona visibilità. Il percorso ad anello termina alla Maestà di Boscherini.

Percorso 4 “Rio Salso”: Ca’ di Veroli - Riacci – Rio Salso – Ca’ dello Spagnolo – Piangoce – Quadalto – Ca’ di Veroli

Lunghezza totale: 7492 m Quota massima: 728 m s.l.m. Quota minima: 462 m s.l.m. Fascia oraria: tramonto

Uno fra i percorsi più lunghi che passa attraverso un’Azienda Agrituristico-Venatoria comprendente un’Area Addestramento Cani. Sino a Rio Salso il sentiero segue il sentiero del C.A.I. N°213/A snodandosi per un fitto bosco di cerri e faggi con sottobosco presente a tratti. Da Rio Salso il percorso attraversa un bosco misto che si fa sempre più rado sino a Ca’ dello Spagnolo, dove cespugliate a ginestre si alternano ad aree di prati naturali (vecchi appezzamenti agricoli). La zona compresa fra Piangoce e Quadalto è un’area di

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pascolo in cui le mandrie di vacche romagnole sono presenti da giugno sino a novembre. Arrivando a Ca’ di Veroli si attraversa un ripido versante caratterizzato da un bosco misto con prevalenza di cerro, ad eccezione di alcuni brevi tratti i roccia esposta.

Percorso 5 “Trogo - Palaino”: Molino delle Cortine – Trappisa di sotto – Trappisa di sopra – Palaino – Trogo – Cortine di sopra – Molino delle Cortine

Lunghezza totale: 4680 m Quota massima: 673 m s.l.m. Quota minima: 480 m s.l.m. Fascia oraria: alba

Percorso che si snoda a cavallo di due valloni che confluiscono presso il Molino delle Cortine. Si parte dalla vasta radura di Ca’ di Pomina, che si attraversa per arrivare ad una piantata di abeti rossi e bianchi poco estesa. Si supera un affluente del fiume Bidente di Pietrapazza, il Fosso di Palaino, e sino a Trappisa di sopra camminiamo in un bosco misto a prevalenza di cerro, con sottobosco a ginestra e ginepri. Si prosegue sino a Palaino tra rimboschimenti a conifere (abete bianco e rosso); da qui sino a scollettare sul versante con esposizione est, incontriamo una cerreta con struttura alternata fitta-rada e ricco sottobosco di ginepri e ginestre. Dopo il grande podere denominato Trogo, oramai un “monumento in rovina” che sta a testimoniare una passata civiltà contadina, il sentiero (C.A.I. N° 211) percorre tratti di ginestre e tratti di roccia privi di vegetazione, fino alle Cortine di sopra, casa utilizzata nel periodo estivo, che

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sovrasta una bella radura lungo il corso del Bidente. Infine si giunge al Molino delle Cortine, con il sentiero che passa attraverso un bosco misto, di giovane costituzione, avviato a fustaia.

Percorso 6 “Romiceto”: Romiceto - Valdora – Maestà di Valora – Romiceto

Lunghezza totale: 5116 m Quota massima: 1021 m s.l.m. Quota minima: 638 m s.l.m. Fascia oraria: alba

Unico percorso che si svolge quasi totalmente nella Valle del Bidente di Ridracoli, parallela alla Valle di Pietrapazza, posto in una zona “di passaggio” per le specie monitorate. Inizio con radure a prato – pascolo e macchie di ginepro associate a cespugli spinosi, in cui il bestiame semibrado è presente nel periodo estivo - autunnale. Si segue una strada sterrata fino a metà percorso circa, arrivando ad un bosco misto denso, con sottobosco a tratti rado o quasi assente ed in alcuni tratti fittissimo. Il bosco misto evolve in un’associazione con prevalenza di faggi, ed in seguito una modesta porzione di cespugliata. In località Valdora lasciamo la strada e seguiamo una traccia, utilizzata dagli ungulati abbondanti in zona, che passa tra faggete e cerrete fino ad una pineta densa che precede la strada sterrata di crinale. Percorriamo quest’ultima per circa 1 km, sino a ritrovare il podere Romiceto, dove si chiude l’anello.

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Percorso 7 “Felcitino”: Felcitino – il Podere – Lastricheto – Monte Castello

Lunghezza totale: 7204 m Quota massima: 1041 m s.l.m. Quota minima: 554 m s.l.m. Fascia oraria: alba

Percorso che permette di monitorare un vallone che confluisce, a sud – est, nel corso principale del Bidente di Pietrapazza, e che si snoda su un dislivello di 500 m, arrivando sul crinale di separazione con la valle del Savio. Iniziamo attraversando una pineta, una modesta porzione di cespugliata con rovi, ginestre e ginepri fino a raggiungere località Felcitino. Da qui una cerreta caratterizza quasi tutto il sentiero ad eccezione di alcuni tratti di roccia esposta e piccole superfici rimboschite con conifere. Il sottobosco è ricco di specie arbustive con prevalenza di ginepri. La conclusione del percorso è sullo spartiacque tra la valle del Bidente e il bacino idrografico del Savio, fiume del quale il Bidente è affluente.

Percorso 8 “Ca’ di Giorgio”: Siepe dell’Orso – Ca’ di Giorgio – Ca’ dei Maestri – Ca’ di Pasquino – Pietrapazza - Siepe dell’Orso Lunghezza totale: 3386 m

Quota massima: 1004 m s.l.m. Quota minima: 582 m s.l.m. Fascia oraria: alba

Si tratta di uno fra i percorsi con il maggiore dislivello: si parte dai 1004 m di Siepe dell’Orso e si passa attraverso un bosco misto denso

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con sottobosco di ginepri e ginestre che si trasforma in cespugliata alternata ad aree rocciose. Scendendo verso est - sud est il sentiero ripercorre una vecchia mulattiera che, spesso inghiottita dalla vegetazione, raggiunge Ca’ di Giorgio e Ca’ dei Maestri dove il bosco, nuovamente fitto, conduce al fondo della valle dove scorre il ramo principale del Bidente di Pietrapazza. Ci accostiamo al corso del torrente seguendo ex strade poderali, l’ultimo tratto ci permette di superare il Bidente su un caratteristico ponte di pietra serena, presso il molino di Pasquino, antica stazione di posta per coloro che transitavano verso Santa Sofia. Seguendo per un breve tratto la strada sterrata di fondovalle arriviamo a Pitrapazza, centro culturale e religioso di questa zona, composto da una chiesa, in parte ricostruita, e dalla canonica, scuola nel recente passato che vedeva questa valle popolata e “vissuta” da persone e personaggi ormai lontani nel ricordo. Da qui, seguendo il sentiero C.A.I. N°221, tra misti di latifoglie con porzioni di conifere, torniamo alle radure di Siepe dell’Orso.

Percorso 9 “Bertesca”: Paretaio – Poggio della Bertesca – Passo della Bertesca – Pian della Saporita – Abetina del Brasco – Siepe dell’Orso

Lunghezza totale: 5891 m Quota massima: 1270 m s.l.m. Quota minima: 944 m s.l.m. Fascia oraria: tramonto

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Il transetto parte all’interno di una faggeta povera di sottobosco, prosegue attraversando la strada Cancellino–Lama del Corpo Forestale (Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio), e si snoda poi nella Riserva Biogenetica di Badia Prataglia, caratterizzata da una maestosa foresta di abeti e faggi, sino a giungere al Passo della Bertesca. Da qui inizia un’abetina pura con alberi secolari il cui sottobosco è costituito da briofite e arbusti di faggio che indicano come la gestione forestale “naturalistica” tenda alla costituzione di un bosco misto. Arrivati a Pian della Saporita si apre una modesta radura con alte felci in estate e prati naturali in autunno ed inverno, attraversata dalla strada sterrata di cui sopra e circondata in prevalenza da faggi. Dopo la storica abetina di Brasco la strada conduce alle radure intorno a Siepe dell’Orso dove si conclude il percorso.

Percorso 10 “Eremo Nuovo”: Abetina di Brasco – Eremo Nuovo – San Giavolo – Abetina di Brasco

Lunghezza totale: 5069 m Quota massima: 1057 m s.l.m. Quota minima: 734 m s.l.m. Fascia oraria: alba

Si scende per la strada sterrata che partendo dall’abetina di Brasco, sulla strada di uso forestale Cancellino–Lama, passa per i vecchi pascoli ed ex coltivi recentemente ripristinati da un intervento dell’Ente Parco e recintati per il contenimento delle mandrie presenti fra maggio ed ottobre. Si scende per tratti di stupendo bosco,

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piantumato in passato a noccioli e ciliegi dagli abitanti di questi “difficili” poderi, che sino alla metà degli anni ’50 abitavano presso l’Eremo Nuovo e la Bertesca, antichi presidi dei camaldolesi. Si arriva presso l’importante fabbricato dell’Eremo Nuovo, con annesso fienile, presso il quale poi si aprono ampie radure sicuramente un tempo coltivate ed ora evolute in prati naturali. Con percorso incerto e seguendo tracce poco marcate si arriva alla panoramica casa di San Giavolo attraverso boschi di faggio e cerro, densi e con sottobosco folto. Poco dopo San Giavolo il bosco lascia posto ad una ricca cespugliata di ginepri sino ad una recente pineta. Risalendo un ripido crinale con faggi e cerri, si arriva alla strada principale, presso l’Abetina del Brasco.

Percorso 11 “Nocicchio”: Prato ai grilli – Passo dei Lupatti – Cima del termine – Prato ai grilli

Lunghezza totale: 4269 m Quota massima: 1249 m s.l.m. Quota minima: 1016 m s.l.m. Fascia oraria: tramonto

Il tratto iniziale è il sentiero del C.A.I. N° 00, che percorre da Genova sino alla Calabria lo spartiacque appenninico è caratterizzato da alberi colonnari ed etanali con sottobosco povero. Dal Prato dei grilli sino al Passo dei Lupatti si passa per un bosco misto generico, con prevalenze di latifoglie. Presenti verso gli ultimi tratti di sentiero porzioni di conifere. Il sottobosco anche qui praticamente nullo, fatta

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eccezione per i numerosi detriti di rami e alberi che franano a causa della forte pendenza del versante assunta dopo Nocicchio.

Percorso 12 “Lupatti”: Pian della Saporita – Curva sbagliata - Passo dei Lupatti

Lunghezza totale: 3636 m Quota massima: 1169 m s.l.m. Quota minima: 1051 m s.l.m. Fascia oraria: tramonto

E’ un percorso lineare che segue la strada Cancellino–Lama di competenza del Corpo Forestale. Il tratto da noi percorso va da Pian della Saporita al Passo dei Lupatti. L’associazione vegetale prevalente è composta da abetine e faggete mature, con esemplari arborei colonnari e centenari. I continui cambi di pendenza dei versanti rendono l’area circostante al percorso difficilmente monitorabile, se non in alcuni tratti.

Percorso N1 “Strabatenza”: Ponte al Faggio – Strabatenza – Passo del Vinco

Lunghezza totale: 6071 m Quota massima: 849 m s.l.m. Quota minima: 480 m s.l.m. Fascia oraria: notte

Partiamo dall’area di sosta di Ponte al Faggio e saliamo attraverso zone di bosco misto a caducifoglie con l’eccezione di alcuni tratti a conifere. Attraversiamo porzioni di prato - pascolo (Ca’ della Vigna,

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prati di Francone) in cui sono presenti mandrie dagli inizi della primavera sino alla stagione invernale. Verso il borgo di Strabatenza la presenza di un piccolo campo da calcio offre un’ottima area di pascolo per gli ungulati. Da qui sino al passo del Vinco incontriamo tratti di latifoglie miste con porzioni a conifere alloctone.

Percorso N1 “Pietrapazza”: Molino delle Cortine – Ca’ di Pasquino – Pietrapazza - Poggiaccio

Lunghezza totale: 5245 m Quota massima: 1069 m s.l.m. Quota minima: 480 m s.l.m. Fascia oraria: notte

Si inizia il percorso partendo dal Molino delle Cortine e si sale verso l’alta valle di Pietrapazza attraverso un bosco misto con tratti a faggio e cerro che si alternano per quasi tutto il transetto. Il fitto sottobosco limita la visibilità alla sola strada ed a pochi metri intorno a quest’ultima. Esclusa una piccola abetina presso Ca’ di Pasquino ed alcuni tratti di pineta sopra Pietrapazza, il misto riprende fittamente fino a Poggiaccio.

Appostamento A “Ca’ Morelli” Quota: 460 m s.l.m.

Superficie: 52,476 ha Fascia oraria: alba

Punto che permette di monitorare l’area costituita in parte da prati naturali ed in parte da campi coltivati, di proprietà dei pochi

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contadini rimasti, che vivono fra Poggetto, Raggiale e Poggio alla Lastra.

Appostamento B “Paretaio” Quota: 1004 m s.l.m.

Superficie: 13,15 ha Fascia oraria: tramonto

Appostamento a cavallo di due grandi radure (monitorate, anche tramite percorsi), una nella proprietà del Paretaio e l’altra sotto la proprietà di Siepe dell’Orso, due poderi ristrutturati ed ancora utilizzati, almeno nei periodi più caldi. La presenza di cespugli di rovi e rose, ha limitato l’osservabilità in alcuni tratti.

Appostamento C “Poggiaccio” Quota: 897 m s.l.m.

Superficie: 32,66 ha Fascia oraria: tramonto

Belvedere che si affaccia su una radura circondata da un bosco misto di latifoglie che in parte delimita naturalmente l’area monitorabile. Presso il rudere di Ca’ di Susinello, osserviamo una piccola porzione di conifere con cespugliata di ginepri, circondata da prati naturali.

Nel periodo di raccolta dati, oltre alle osservazioni standardizzate, ottenute sui percorsi appena descritti nelle fasce orarie scelte per il loro svolgimento, sono stati considerati gli “avvistamenti casuali”, cioè effettuati dal ricercatore, da altri appartenenti al gruppo di lavoro

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o da altre persone affidabili nel riconoscimento delle specie, al di fuori dei percorsi o in giorni diversi dal loro svolgimento “ufficiale”. Le osservazioni venivano annotate sulla cartina del percorso, durante lo svolgimento del lavoro, per poi essere riportate su un’apposita scheda dove vengono registrare la data e l’ora di avvistamento, la località e la sua altezza s.l.m., il numero di individui, la composizione del gruppo a seconda delle classi di età e sesso, le caratteristiche del mantello (estivo, invernale o in muta, con la percentuale, più o meno il 50%, della stessa) e del palco per i Cervidi (assente, presente in velluto o pulito, numero delle punte), informazioni dell’attività degli individui al momento del loro avvistamento, la tipologia di vegetazione sul luogo, i parametri meteorologici, infine veniva specificato l’osservatore e la tipologia di avvistamento.

Le classi di sesso ed età usate per ciascuna specie sono state le seguenti:

Capriolo

maschi adulti: età > di 2 anni maschi giovani: età fra 1 e 2 anni femmine adulte: età > di 1 anno

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Daino

maschi palanconi: età > di 4 anni maschi balestroni: età fra i 2 ed i 4 anni maschi fusoni: età fra 1 e 2 anni

femmine adulte: età >1 anno

piccoli: età fra zero e 1 anno sia per maschi che per le femmine

Cinghiale

verri: maschi di età > di 2 anni scrofe: femmine di età > di 2 anni

rossi: maschi e femmine età fra1 e 2 anni

striati: maschi e femmine di età fra zero ed 1 anno

In particolare abbiamo usato le seguenti classi di età e di sesso per lo studio della popolazione del cervo:

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Parallelamente è stato effettuato uno studio di “visibilità” per riscontrare un’eventuale relazione tra l’avvistamento degli animali ed i cambiamenti vegetazionali corrispondenti al passare delle stagioni. Per fare questo abbiamo supposto un legame tra la reperibilità della specie e la copertura vegetazionale nei diversi ambienti da noi individuati per l’indagine in corso. Sono stati utilizzati nei cambi di stagione (Aprile, Luglio, Ottobre, Gennaio) otto punti, individuati nelle diverse categorie vegetazionali, per testare il grado di osservabilità di una sagoma di cartone con le dimensioni approssimative di un cervide medio. Tale sagoma era un rettangolo di dimensioni 120 x 90 divisa in 12 quadrati di dimensioni 30 x 30. Gli otto punti di visibilità, come detto, sono stati scelti in rappresentanza dei diversi ambienti: fustaia di cerro, misto di latifoglie, rimboschimento ad abetina, fustaia ad abete, faggeta, prato-pascolo, cespugliata, tagliata. In ognuno di questi punti sono state scelte quattro direzioni su un arco di 150°, lungo tali direzioni sono stati

CERVO

età

(anni)

Maschi adulti adulti (mm ad)

> 4

Maschi adulti giovani (mm giov)

2 – 4

Maschi fusoni (mm fus)

1 – 2

Femmine adulte (ff ad)

> 2

Femmine sottili (ff sot)

1 – 2

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fissati punti a distanze progressive (5, 10, 25, 50 m). Per ciascuna distanza, nelle quattro direzioni, veniva rilevato il numero dei quadrati conteggiabili sul rettangolo di cartone; tale procedimento era ripetuto nei diversi ambienti.

4.1.1 Censimento dei maschi al bramito

Metodologia di censimento standardizzata compiutamente proprio nel territorio delle Foreste Casentinesi nel corso degli anni ’80 (Lovari et al., 2000). Essa permette il calcolo della cosistenza di una popolazione di Cervus elaphus tramite il censimento dei maschi adulti bramitanti, nel periodo che va dal’ultima settimana di settembre alla prima di ottobre.

Il conteggio viene svolto da postazioni di ascolto fisse situate all’interno dell’area di studio, poste in maniera da coprire un’ampia porzione di essa, creando sovrapposizioni con le “aree di ascolto” adiacenti.

Per la valle del Bidente di Pietrapazza, nostra area di studio, sono stati effettuati tre anni di censimento (2003 – 2004 – 2005) tramite due ripetizioni in nottate consecutive utilizzando il medesimo intervallo temporale (dalle 21 alle 00). Nel complesso sono stati usati 30 punti di ascolto, ad ogni rilevatore è stato fornito un quadrante goniometrico, orientato preventivamente verso N sul punto di ascolto. I rilevatori a partire dalle ore 21 (dopo aver sincronizzato gli orologi ed essere stati condotti anticipatamente sul punto di ascolto) procedono alla registrazione su un’apposita scheda (Fig. 4.1), nelle tre ore di ascolto, per ogni minuto di censimento, della direzione di

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provenienza dei bramiti (in gradi rispetto al N) e della loro distanza rispetto al rilevatore con una classificazione che è la seguente: “A” cervo molto vicino; “B” cervo vicino; “C” cervo lontano; a seconda che oltre ai bramiti sia possibile o meno udire il movimento dell’animale nella foresta.

4.2 Elaborazione dati

La raccolta dati è stata condotta su tutte e quattro le specie di ungulati, in questa sede viene trattata in particolar modo la struttura della popolazione di cervi ed i relativi parametri demografici, considerando i censimenti dei maschi al bramito svolti negli anni 2003-’04-’05. Ciò perché la popolazione di cervo si suppone in espansione in tutte le vallate romagnole a partire dal nucleo “storico” delle Foreste Demaniali Casentinesi.

L’elaborazione dei dati ha consentito di affrontare i seguenti argomenti:

1) Struttura di popolazione 2) Dimensione dei gruppi

3) Censimento dei maschi al bramito 4) Calcolo degli indici chilometrici.

Sono stati usati i dati di osservazione diretta raccolti durante l’anno 2004 – 2005 ed i dati raccolti nel corso dei tre anni di censimento (2003 – 2004 – 2005). Per entrambe le elaborazioni si è cercato di minimizzare i “doppi conteggi”, in modo da evitare sovrastime, sia per quanto riguarda la consistenza della popolazione sia per quanto riguarda la ripartizione in classi di sesso ed età.

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Per ciò che riguarda la struttura di popolazione sono stati considerati i dati relativi all’anno di ricerca ed i dati “casuali” raccolti nell’area di studio, tenendo conto che l’osservabilità delle classi di cervo variano con le stagioni, i cambi vegetazionali, le diverse fasi nel ciclo annuale della specie. Le osservazioni di individui indeterminati per sesso e per età sono state ripartite proporzionalmente nelle diverse classi.

Sono stati valutati i seguenti parametri strutturali:

 Sex ratio (SR): a) rapporto tra il numero di maschi adulti e il numero di femmine adulte (mm ad/ff ad); b) rapporto tra il numero di maschi totali e di femmine totali (mm ad+mm giov+mm fus/ff ad+ff sot).

 Rapporto piccoli/femmine (PF): a) rapporto tra il numero di piccoli e il numero di femmine adulte (juv/ff ad), supposte in grado di riprodursi per raggiunta maturità sessuale e sociale; b) rapporto tra il numero di piccoli e il numero di femmine totali (juv/ff ad+ff sot), essendo anche le femmine sottili (tra 1 e 2 anni di età) in grado di riprodursi, in quanto sessualmente mature.

 Percentuale delle classi maschili con età superiore all’anno (mm gio+mm fus) sul totale della popolazione maschile e sulla popolazione maschile adulta (mm giov+mm fus/mm tot; mm giov+mm fus/mm ad).

 Proporzione delle classi di sesso ed età sul totale della popolazione.

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Lo studio delle dimensioni dei gruppi è stato condotto secondo i criteri già enunciati: l’utilizzo di tutte le osservazioni, standardizzate e non.

Abbiamo individuato tipologie “qualitative” e tipologie “quantitative” di raggruppamenti.

Tipologie “qualitative”:

 gruppi maschili, comprensivi tutti i maschi al di sopra dell’anno di età (mm ad, mm giov, mm fus);

 gruppi femminili, comprensivi tutte le femmine al di sopra di un anno di età (ff ad e ff sot) ed i piccoli al di sotto di un anno di età, se presenti;

 gruppi misti, comprendenti maschi, femmine ed, eventualmente, piccoli.

Tipologie “quantitative”:  individui isolati;

 gruppi da 2-3 individui;  gruppi da 4-6 individui;

Considerando questa suddivisione sono stati calcolati i valori di mediana, media, moda e massima. La mediana indica il valore medio della distribuzione considerata, quindi il valore centrale di essa così da dividere in due metà uguali le osservazioni. La media è il rapporto tra la somma in un gruppo di valori e il numero di valori totali del gruppo. La moda è il valore più frequentemente assunto in un gruppo di valori. La massima è, molto semplicemente, il più alto valore raggiunto dalla distribuzione.

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Per quanto riguarda l’elaborazione delle risultanze dei censimenti al bramito abbiamo considerato come, durante la registrazione dei parametri di direzione/distanza tra il cervo bramitante ed il rilevatore, siano importanti le influenze dei fattori meteorici quali vento, nebbia e/o pioggia. Tali fattori hanno impedito una efficace elaborazione dei dati del censimento 2003, quindi la nostra analisi demografica si avvale unicamente dei risultati dei censimenti svolti negli anni 2004 e 2005. L’elaborazione grafica delle informazioni contenute nelle schede, permette di stimare, tramite triangolazioni, la posizione ed il numero complessivo di cervi bramitanti. Le direzioni di provenienza dei bramiti, per ogni minuto di censimento e per ciascun punto di ascolto, sono state riportate su carta 1:25000, tramite esse sono stati conteggiati solo i maschi risultanti da incroci contemporanei derivanti da tre o più punti diversi di ascolto contigui.

(25)

Da tali elaborazioni abbiamo ottenuto il dato numerico riferito al numero di maschi adulti (mm ad). Tale numero è stato la base per il calcolo delle consistenze di tutte le altre classi di sesso ed età, in base alla struttura di popolazione ottenuta durante la fase di ricerca svolta per osservazione diretta. Nel complesso abbiamo ottenuto il dato netto di consistenza (n° minimo di capi accertato) e densità (n° capi/100 ha) della popolazione di cervo nella valle di Pietrapazza. Per il calcolo di tali consistenze e densità abbiamo considerato sia il numero massimo, sia il numero medio, di cervi bramitanti per anno ed in totale.

Sono state calcolate, per i dati di densità e consistenza, la varianza (

σ

2) e la deviazione standard (radice quadrata della varianza):

dove

µ

rappresenta la media aritmetica dei valori Xi. Di fatto in statistica la varianza è un indice che misura la dispersione dei valori ottenuti in n prove. Per l’appunto è chiamata anche indice di dispersione, poiché offre un’indicazione sull’addensamento dei valori della variabile attorno al valor medio, nel nostro caso ci può consentire una prima analisi circa la “bontà” dei dati grezzi raccolti durante le sessioni di censimento.

(26)

Ultimo aspetto preso in considerazione è stato il calcolo degli Indici Chilometrici di Abbondanza, IKA (numero di indvidui osservati per km di transetto percorso). L’IKA rappresenta un parametro di abbondanza relativa, utile elemento di confronto con i dati di densità ottenuti in un’operazione di censimento ed utilissimo strumento impiegabile nei contesti territoriali ove manchino del tutto dati “quantitativi” circa una qualsiasi popolazione animale. Nel presente studio abbiamo considerato gli IKA ottenuti per ogni percorso e gli IKA globali, sia per la popolazione di cervo, specie oggetto di questo lavoro, sia per le popolazioni degli altri ungulati presenti, in modo da operare interessanti confronti tra le rispettive abbondanze relative.

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