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2. La diffusione dell’italiano nei paesi madrelingua slava

4.2. Case study: il contesto e le metodologie

4.2.3. Gli insegnanti madrelingua italiani e cechi

115 questa fosse ricorsa in loro aiuto durante lo svolgimento degli esercizi.

Questo lavoro è nato con lo scopo di essere un appoggio a tutti quei docenti e studenti che si approcciano ad una lingua conosciuta da molti ma padroneggiata da pochi come l’italiano. Seppur quindi non con numeri elevati e non rappresentanti la possibile totalità dei partecipanti, questa ricerca si pone come un primo approccio ad un argomento ancora poco studiato dai ricercatori del settore per quanto riguarda i parla nti madrelingua slavi, specialmente quelli cechi. Si pone anche come modello per una futura elaborazione di materiale didattico designato unicamente per studenti cechi.

Realizzare un programma di questo tipo potrebbe portare a risultati interessanti sotto più punti di vista, non ultimo quello di conoscere la cultura ceca di cui non si sente parlare spesso e la cui lingua è poco studiata oggi.91

116 Figura 5: Età Considerare congiuntamente le variabili di nazionalità ed età consente di estrapolare l’informazione relativa agli anni di insegnamento che hanno alle spalle i docenti di italiano. Come riportato nella Figura 6, il grafico mostra sull’asse delle ordinate l’età dei docenti per classi, mentre sull’asse delle ascisse sono riportati gli anni di insegnamento suddivisi per classi degli intervistati, sia madrelingua cechi che italiani. È stato inoltre individuato anche il numero dei docenti rispondenti.

Figura 6: Età e anni di insegnamento Dal grafico emerge che su 11 intervistati i docenti cechi possiedono più anni di insegnamento come formazione didattica rispetto agli italiani che, di contro, hanno meno esperienza e sono più giovani. Si nota anche che con l’aumentare dell’età aumentano anche gli anni di insegnamento, con il diminuire della stessa diminuisce anche l’esperienza didattica. In particolare la prevalenza dei docenti italiani è continua e presente in tutte le fasce d’età più giovani fino alla fascia 46-55, in cui il trend prende un andamento inverso, raffigurando soltanto un intervistato italiano a fronte di 2

0 5 10 15 20 25

25-35 anni 36-45 anni 46-55 anni Over 55

Italiana Ceca 1

1 3

1 1 2

1 1

117 rappresentanti cechi. I docenti cechi prevalgono soprattutto nella fascia 36-45, il che equivale a 4 rispondenti in totale.

La considerazione generale porta a pensare che, sebbene la presenza di docenti cechi sia più elevata, la differenza tra cechi ed italiani sia comunque contenuta, nonostante il numero limitato di rispondenti. La figura del docente è quindi ben bilanciata, destinata sia a figure madrelingua ceche che italiane, dove queste ultime possono apportare contributi importanti all’insegnamento della lingua. La formazione di cui tanto si cita, tuttavia, non deriva dagli anni delle scuole superiori, almeno per quanto riguarda gli insegnanti cechi: non esistono di fatto campi di studio che consentono la formazione di figure professionali in ambito didattico. Anche la questione dei madrelingua italiani non è da sottovalutare, in quanto inserire in classe docenti italiani che non sappiano parte della linguistica ceca può essere una mossa azzardata che potrebbe portare a gravi problematiche linguistico-nozionali. Queste ed altre problematiche sopra citate rendono l’italiano sottorappresentato in Repubblica Ceca.

È interessante inoltre indicare che, al contrario di come si potrebbe pensare in quanto materia linguistica e dunque umanistica, l’italiano non viene insegnato in una sola facoltà, comune a tutte le università. Va puntualizzato che in quasi nessuna università la lingua italiana è offerta come seconda lingua straniera, piuttosto gli studenti vi si specializzano in concomitanza con l’acquisizione di un’altra lingua straniera come lo spagnolo o il francese. La Facoltà più comune che insegna l’italiano è quella di Lettere e Filosofia, dove si tengono corsi di conversazione, linguistica, lingua, letteratura e cultura italiana offerti dalle cattedre di Italianistica ceche e destinati a studenti sia del corso di laurea triennale che magistrale. Da un’intervista con il Professor Radimský92 dell’Università della Boemia Meridionale a České Budějovice emerge che l’italiano, sebbene l’ampia offerta di corsi organizzati, non viene più percepito come lingua “alla moda” per i giovani e per questo è stata ampiamente sovrastata dallo spagnolo. Questo dato influisce sull’andamento della frequenza degli studenti che si analizzerà nel prossimo paragrafo. Nelle città più di nicchia (se così è possibile definirle) come Opava e Plzeň l’italiano è presente in misura differente. A Opava, gli insegnanti tengono corsi di lingua italiana presso la Facoltà di Filosofia e Scienza, dove è presente l’Istituto di Lingue Straniere con il Dipartimento di Italianistica, così come a Plzeň è presente solamente l’Istituto di Lingue come punto di riferimento per l’italiano.

La durata di suddetti corsi varia a seconda dei destinatari del corso e dell’anno di studi

92 Da un’intervista rilasciata alla sottoscritta in via telematica in data venerdì 18 marzo 2022.

118 frequentato. A partire dal primo anno del corso di laurea triennale, la durata minima in ore settimanali è pari a 4 fino ad arrivare ad un massimo di 18. Eccellono in questo l’Università a České Budějovice, Praga, Brno e Opava, che detengono il maggior numero di ore dedicate alla lingua lingua italiana nei corsi triennali. Di contro, si trovano a seguire l’Università a Olomouc e Plzeň che propongono corsi di massimo 6 ore settimanali. Per quanto concerne i corsi di laurea magistrale, Praga, Olomouc e České Budějovice raggiungono in media 10 ore di corso di lingua grazie agli investimenti nelle cattedra di Italianistica presso le relative università.

Un ultimo dato che per la presente ricerca è sembrato interessante è considerare anche la conoscenza di un’altra lingua straniera da affiancare a quella dell’italiano nel profilo dei docenti di lingua. Molto spesso, infatti, gli insegnanti hanno alle spalle lo studio e l’insegnamento di lingue romanze quali il francese, lo spagnolo e il portoghese. Tali lingue sono le più gettonate, per questo nelle Università a Praga, Brno, Plzeň e České Budějovice vengono insegnate nella stessa sede universitaria o nei centri linguistici di ateneo dagli stessi docenti che insegnano l’italiano. Anche le lingue germaniche come il tedesco, l’inglese, e più di nicchia l’olandese, sono predominanti nell’insegnamento e nell’affiancamento all’italiano. Infatti, come ci si potrebbe aspettare, i docenti madrelingua italiani delle università ceche possiedono la conoscenza della lingua spagnola e portoghese. Dall’altro lato i docenti madrelingua cechi dimostrano altrettanto di possedere conoscenze legate alle lingue romanze, che supportano l’insegnamento dell’italiano. Altre conoscenze sono collegate alle lingue slave più vicine alla realtà linguistica ceca quali il russo, il polacco e l’ucraino e anche a lingue orientali come il cinese e il giapponese, ma si tratta già di casi più rari. Sia i docenti madrelingua italiani che cechi, infine, possiedono entrambi conoscenze del francese e dell’inglese, in cui quest’ultima è la prima lingua insegnata da loro all’interno di licei o in corsi singoli distaccati dall’università.

Non è da meno dunque possedere la conoscenza di lingue affini all’italiano, il che consente i docenti, soprattutto i madrelingua cechi, di poter fare leva su un’altra lingua e riflettere su eventuali differenze e somiglianze linguistiche. Potrebbe essere uno spunto di riflessione anche e soprattutto per gli studenti che possono operare un’analisi contrastiva, nel caso in cui siano anch’essi a conoscenza di tali lingue, anche se questa metodologia in particolare è consigliata solo per livelli linguistici avanzati.

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