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2. La diffusione dell’italiano nei paesi madrelingua slava

2.2. La diffusione dell’italiano nei paesi madrelingua slava

3.1.1. Sequenza acquisizionale dell’italiano LS

57 (2016: 16), dove determinate forme apprese incorrettamente diventano parte integrante della conoscenza dell’apprendente nel momento in cui comunica, oralmente o per iscritto (Pistorio, 2016: 16).

58 associare al tempo passato l’aspetto imperfettivo con verbi quali il verbo essere, mentre l’aspetto perfettivo con verbi telici, quali lavare. L’interlingua nel quarto stadio ha raggiunto ormai un livello avanzato e si diffonde l’uso delle forme future e del condizionale, solo successivamente anche del congiuntivo. Il parlante è in grado di distinguere la fattualità, il fatto presentato dal parlante, dalla non fattuali tà, il fatto possibile ma di incerta realizzabilità (Giacalone Ramat, 1993: 377). Il futuro si assesta tuttavia ad un livello di difficile raggiungimento, solo chi ha alle spalle un’istruzione di qualsiasi livello sviluppa correttamente questo tempo, considerato per questo “di lusso”

(Favaro, 2002: 95).

Riassumendo quanto analizzato, il sistema verbale segue la seguente gradualità nell’acquisizione (Banfi e Bernini, 2003: 90):

Presente indicativo (III e/o II sing.) (e infinito) > participio passato > passato prossimo (ausiliare) > imperfetto > futuro > condizionale > congiuntivo

Per quanto concerne il gerundio, esso ricopre una posizione marginale e data il suo carattere di facile sostituibilità con altre strutture meno marcate, non è stato incluso nella gerarchia acquisizionale. Tuttavia, si ipotizza che la sua acquisizione possa avvenire tra il tempo imperfetto e il tempo futuro quando esprime eventi in progressione. L’acquisizione delle altre sue funzioni, a fianco degli altri tempi composti che non sono stati indicati, si verifica solamente in stadi avanzati della lingua.

In secondo luogo, l’interesse degli studi si focalizza sulla modalità, a cui viene fatto riferimento parlando di condizionale, congiuntivo e imperativo, come modi verbali che pongono l’attenzione sulla modalità di relazione tra il soggetto che conduce la comunicazione e quanto da lui viene detto. Si tratta di modalità che esprimono il desiderio, il dubbio, ma anche “il modo in cui il parlante si pone verso certe proposizioni (dette epistemiche), [e modalità riguardanti] la libertà e gli obblighi (dette deontiche)” (Pallotti, 2002: 53). Nelle fasi iniziali dell’interlingua, la modalità non è ancora sviluppata e pertanto si fa ricorso al linguaggio non verbale, fatto di gesti, di intonazione della voce, di espressioni facciali. Sebbene in questa fase si tratti di una modalità implicita, nelle fasi successive vengono appresi espedienti linguistici e lessicali: per esprimere una modalità epistemica, le forme verbali come penso e credo sono le più utilizzate; per quanto riguarda la modalità deontica, si predilige l’uso dei verbi volere, dovere e così via. L’apprendente, infine, acquisisce la modalità attraverso

59 espedienti grammaticali con l’uso del condizionale e del congiuntivo solo nelle fasi finali del processo di acquisizione.

Un’ultima menzione va fatta nei riguardi del modo imperativo. Dagli studi sul tema è emerso che l’imperativo assume una forma a livello basico poiché rappresenta la radice verbale e per questo, considerata la sua semplicità, ci si è chiesto se potesse essere appreso nelle fasi iniziali dell’acquisizione dell’italiano. A questa domanda segue la risposta di Berretta (1993), secondo cui i bambini che frequentano un ambiente scolastico elementare utilizzano queste forme per assecondare uno scopo pragmatico, quindi pratico e concreto. In ultima analisi verranno qui menzionate le considerazioni sugli studi dell’acquisizione del genere e del numero. In italiano, il sostantivo è marcato dalle categorie di genere, numero, aggettivo, predicato nominale e, talvolta, dal participio passato. Nelle fasi di apprendimento, tuttavia, il numero viene appreso in precedenza rispetto al genere e ciò viene dimostrato dal fatto che molti apprendenti utilizzano il morfema maschile che termina in i più correttamente di quelli relativi al genere (Favaro, 2002: 96). Il genere in italiano, d’altra parte, classifica i nomi in due categorie, maschile e femminile e dal punto di vista sintattico il sostantivo si accorda con altre categorie, seguendo il seguente ordine: dapprima si accorda con l’articolo (definito o indefinito), poi con gli aggettivi di tipo attributivo, di tipo predicativo e infine con il participio passato (Favaro, 2002: 96). All’aumentare della distanza spaziale dal nome aumentano anche alcune problematiche legate al rispetto dell’accordo, per cui quegli elementi che sono adiacenti al nome saranno i favoriti. Affinché queste difficoltà vengano eluse, è possibile seguire una determinata sequenza. Negli stadi iniziali, gli apprendenti non notano differenze di genere, ma apprendono le singole unità nominative, distinguendo solo il binomio lui/lei. In uno stadio successivo, con la combinazione di parole tra di loro, cresce una maggior consapevolezza nelle terminazioni: l’apprendente riconosce che i sostantivi che terminano per -a sono femminili, quelli che terminano per -o, al contrario, sono maschili. Lo stadio intermedio vede il graduale consolidamento dell’accordo, in particolare tra il sostantivo e l’aggettivo attributivo, ad esempio acqua fredda, e quello predicativo, ad esempio la casa è grande. Infine, gli apprendenti che hanno raggiunto un livello linguistico avanzato acquisiscono allo stadio finale la concordanza del sostantivo con il participio passato di verbi che necessitano dell’ausiliare essere, ad esempio nel sintagma siete arrivati (Pallotti, 2003: 58).

60 Il contributo della linguistica acquisizionale si aggiunge alle teorie glottodidattiche come applicazione concreta nel vasto e complesso panorama didattico.

L’apprendimento, visto dalla parte di chi studia e acquisisce un’altra lingua, è così reso un campo d’indagine su cui l’insegnante può progettare lezioni di italiano, sfruttando al massimo la potenzialità di ogni singolo apprendente.