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IL CENOBIO DI SAN GIOVANNI A PIRO

3.2. a Il cardinale Bessarione, primo abate commendatario

Nel 1462 il monastero basiliano di San Giovanni a Piro fu commendato e alla sua direzione fu chiamato il cardinale Bessarione, appartenente all’Ordine dei Basiliani nella Badia di Grottaferrata. Basilio Bessarione, chiamato anche Giovanni Bessarione, nacque da una famiglia di estrazione artigiana a Trebisonda, città dell’attuale Turchia nord-orientale che si affaccia sul Mar Nero, il 2 gennaio. Sull’anno preciso della sua nascita le indicazioni cronologiche sono discordanti: alcuni sostengono che il Bessarione sia nato nel 13951, altri nel 1402 e altri ancora nel 14032. Quest’ultima data dovrebbe essere la più attendibile. I genitori lo affidarono al metropolita della propria città, Dositeo. Tra il 1416 e il 1417, all’età di circa tredici anni, Bessarione fu condotto da Dositeo a Costantinopoli, dove incominciò gli studi, letterari e teologici, e divenne monaco basiliano; la sua prima educazione religiosa e filosofica fu curata da Ignazio Cortasmeno, metropolita di Selimbria. Negli anni Trenta conobbe e abbracciò la filosofia platonica grazie al periodo trascorso con Giorgio Gemisto Pletone a Mistra, città del Peloponneso, nei pressi dell’antica Sparta, con il quale ebbe modo di studiare anche scienze matematiche. A vent’anni divenne monaco, nel 1431 fu ordinato prete e dopo qualche anno fu nominato egumeno del monastero di San Basilio in Costantinopoli e metropolita di Nicea, rispettivamente nel 1436 e nel 1437. La sua brillante carriera diplomatica presso le corti bizantine lo avvicinò all’imperatore Giovanni VIII Paleologo, che ne apprezzò specialmente le qualità di grande umanista. Nel 1438 giunse in Italia e, dopo essere sbarcato a Venezia l’8 febbraio, fu prima a Ferrara – all’inizio di marzo – e poi a Firenze, per partecipare alla discussione sull’eventualità di una unione tra la Chiesa romana e quella greca. Quest’ultima sperava di ottenere aiuto contro la minaccia ottomana che si faceva sempre più forte e più vicina a Costantinopoli. Dopo la difficoltosa stipula dell’accordo il Bessarione tornò a Costantinopoli: ma qui trovò un clima ostile, provocato da quella parte del clero e della popolazione non favorevole all’unione tra le due Chiese.

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G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai nostri giorni, vol. V, cit., p. 188.

2 Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, vol. IX,

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L’accoglienza ricevuta al momento del suo ritorno in patria non lo meravigliò affatto e non fu il motivo principale che lo spinse a intraprendere, quasi subito, un altro viaggio verso l’Italia. Il Bessarione, prima di giungere a Costantinopoli, aveva soggiornato in Grecia, con l’intento di studiare e vagliare in modo scrupoloso i manoscritti di san Basilio, in particolare quelli che disquisivano sulla delicata materia dello Spirito Santo. Ma la brevità del suo soggiorno in Grecia, come appena detto, non fu certamente «dovuta alle accoglienze ostili che l’unione vi aveva ricevuto, ma egli si affrettò a prendere il suo posto nella Curia per potersi dedicare più efficacemente alle due cause cui da allora in poi consacrò la sua vita pubblica: l’unione delle Chiese e la crociata contro i Turchi»3. Le abilità, la cultura e la perspicacia del Bessarione, infatti, non erano sfuggite alla Curia romana, che gli aveva offerto una pensione di 300 fiorini, aumentati a 600 qualora avesse deciso di trasferirsi nella città pontificia. La proposta della Curia di Roma si rivelò un’opportunità troppo grande, così, nel 1440, il Bessarione si recò nuovamente in Italia e non tornò mai più nell’Impero bizantino: sempre nello stesso anno fu fatto cardinale da papa Eugenio IV. Il 10 dicembre le fonti ce lo indicano di nuovo a Firenze e il 5 febbraio del 1442 compare tra i firmatari che stipularono l’atto di unione tra la Chiesa cattolica e quella giacobitica. Durante i primi anni del pontificato di Nicolò V, in poco tempo si registrò una rapida successione di promozioni ecclesiastiche e di benefici: il 5 maggio 1447 ottenne il vescovato di Siponto, nello stesso anno venne nominato vescovo di Sabina e gli fu assegnato in commenda il patriarcato di Gerusalemme. Fu cardinale vescovo di Tuscolo e nel 1450 legato a latere per Bologna, con bolla papale del 26 febbraio. Bessarione operò nella città emiliana, risollevando le sorti della città, scossa da lotte intestine, e ricoprì importanti incarichi diplomatici: papa Sisto IV gli affidò la legazione di Francia, con l’intento di favorire una riconciliazione tra Luigi XI e il duca di Borgogna4.

Dopo aver ottenuto il diritto di visita su tutte le strutture religiose greche (1451), nel 1456 fu investito della carica di archimandrita del rinomato monastero di S. Salvatore a Messina. Ma il Bessarione restò alla guida dell’ente siciliano solo per pochi anni, poiché, nel 1462, decise di scambiare questo monastero con la badia di Santa Maria a Grottaferrata. I cenobi basiliani e il rito greco che si era professato al loro interno fino a quel momento ormai risultavano essere, in pieno Quattrocento, in uno stato di forte difficoltà. Il Bessarione, per migliorare la preparazione culturale, e quindi anche liturgica, del clero, fondò a Messina due cattedre di lingua greca.

La caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi nel 1453 lo spinse ad accogliere gli esuli bizantini che cercavano riparo in Italia e a organizzare e promuovere la successiva crociata

3 Ivi, p. 688.

4 G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai nostri giorni, vol. V, cit., pp.

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antiturca. Dopo il crollo dell’Impero d’Oriente si prodigò nella ricerca e nella salvaguardia di scritti e codici greci, acquistando e facendo ricopiare numerose opere. Nel 1468 donò questa enorme mole di testi alla repubblica veneta, fondando così la Biblioteca Marciana di Venezia. L’altezza del Bessarione è testimoniata anche dal fatto che il cardinale, durante il conclave che si svolse il 4 aprile 1455, rischiò di essere eletto papa, perché sembrava l’uomo adatto «per guidare la lotta contro il nemico comune»5. Morì a Ravenna il 18 novembre 1472 di ritorno da un viaggio di carattere diplomatico in Francia presso la corte di Luigi XI. Il cardinale Bessarione fu il primo “Abate Commendatore” del cenobio basiliano di San Giovanni a Piro, ma sulla data in cui ricevette il beneficio della commenda di questa abbazia sono state avallate due diverse teorie da due diversi storici. Il Lipinsky ha sostenuto che il Bessarione ottenne la commenda nel 1473 con una bolla emessa da papa Sisto IV, mentre il Di Luccia fa risalire l’investitura a un provvedimento del 1462 di papa Pio II. L’ipotesi del Lipinsky non può essere accettata, perché se come molti sostengono il Bessarione fosse morto il 18 novembre 1472 la bolla d’investitura sarebbe posteriore alla morte. Secondo altri il Bessarione sarebbe morto il 13 dicembre 1473, in questo caso il cardinale avrebbe retto il cenobio sangiovannese per pochissimo tempo. Al contrario il suo governo fu lungo - anche se “indiretto”, con l’affidamento della gestione diretta del cenobio al Gaza - e per questo si deve rifiutare la datazione dell’investitura segnalata dal Lipinsky. Perciò pare sicuramente più verosimile accettare per buona l’ipotesi che fa risalire l’investitura del Bessarione mediante la bolla papale emessa da papa Pio II nel 1462, stesso anno in cui il cardinale ottenne anche la commenda del monastero di Grottaferrata6.

Il Bessarione, abate commendatario anche della Congregazione camaldolese di Santa Croce di Fonte Avellana7, fu un grande filologo umanista di formazione filosofica platonica e neoplatonica, la sua opera filosofica più importante fu scritta in greco e successivamente tradotta in latino e intitolata In calumniatorem Platonis (1457-1458). L’opera, suddivisa in quattro libri, sosteneva le teorie del platonismo cristiano e rifiutava il pensiero di Giorgio di Trebisonda, che riteneva possibile un legame tra l’aristotelismo e il cristianesimo. All’aristotelismo del suo avversario il Bessarione contrappose il platonismo, ma senza cadere negli eccessi di quest’ultimo, tenendo sempre ben presenti le differenze di fondo tra la concezione pagana e quella cristiana. Con estrema facilità dimostrò l’inconciliabilità tra la dottrina cristiana e l’aristotelismo, soprattutto sui problemi fondamentali: per la negazione della creazione e della provvidenza, per la dottrina dell’intelletto e dell’anima, per l’eternità

5

Dizionario biografico degli Italiani, cit., pp. 689-690.

6 G. FALCONE, Il monastero di S. Maria di Grottaferrata in regime di commenda (1463-1824). La

giurisdizione e l’amministrazione del territorio abbaziale attraverso le fonti archivistiche, in BBGG, vol. I-

2004, terza serie, p. 11.

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del mondo. Dimostra la maggiore consonanza tra platonismo e cristianesimo specialmente su questi temi centrali, non rinunciando a evidenziare lucidamente anche le divergenze tra alcune dottrine platoniche e i precetti diffusi dalle Sacre Scritture (la preesistenza delle anime, la molteplicità degli dèi, le anime del cielo e delle stelle)8. Inoltre divulgò in Italia anche le opere di Aristotele e Teofrasto, facendo conoscere ai popoli latini questi straordinari rappresentanti della cultura ellenica.

Bessarione si spese con tutte le sue forze per attuare la «rinascita basiliana»: prima di quello sangiovannese ebbe la commenda di altri cenobi, come quello di Sant’Angelo di Brolo, nel 1444, o di altri monasteri siciliani, tra cui quello famosissimo di S. Salvatore a Messina. Fu un vero e proprio protettore dei basiliani e da perfetto interprete della cultura umanistica curò la ripresa dell’insegnamento della lingua greca, promuovendo la traduzione in latino di diverse opere greche9.

Il cardinale Bessarione fornì anche il cenobio di San Giovanni a Piro di importanti testi e codici, ma di tutto ciò non è rimasto niente a causa dello spostamento della biblioteca dell’abbazia a Roma dopo il passaggio della commenda alla Cappella Sistina.

Oltre che con questa grande personalità, il cenobio e l’abitato di San Giovanni a Piro sono venuti in stretto contatto con un altro personaggio di primo piano della cultura quattrocentesca: Teodoro Gaza.