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Cooperative Learning e Problem-Based Learning

3.3. Abilità e competenze esercitate attraverso il Cooperative Learning

All’interno del testo Insegnare e apprendere in gruppo si legge:

un’attenzione particolare è rivolta al “riflettere” e al “pensare critico”, […] Le competenze che vengono misurate in questa complessa attività mentale sono numerose, cioè saper: focalizzare una domanda, analizzare argomenti, sintetizzare, risolvere problemi, chiedere e rispondere a domande di chiarimento e/o di sfida, giudicare la credibilità di una fonte, osservare e giudicare i rapporti esistenti tra conoscenze, dedurre e giudicare deduzioni, indurre e giudicare induzioni, fare giudizi di valore, definire termini e giudicare definizioni.129

E poi ancora «il Cooperative Learning promuove l’uso di maggiori strategie di ragionamento e competenze di complessa attività mentale che non l’apprendimento competitivo e individualistico.»130. Anche l’aspetto relativo

alla metacognizione sembra avere rilevanza e possibilità di sviluppo all’interno di un contesto di apprendimento collaborativo. «La probabilità che tale contesto sia significativo sembra suggerita dal fatto che ogni membro del gruppo stimolando, controllando e correggendo i processi di elaborazione cognitiva dei compagni, non solo promuove l’acquisizione di un più alto livello di comprensione dell’argomento di studio, ma migliora anche la qualità della propria e altrui attività mentale.»131. Secondo la tassonomia di Bloom, vi

sono livelli superiori e livelli inferiori di pensiero. L’ attività cooperativa sembra sostenere lo sviluppo del pensiero di ordine superiore, come, ad esempio, la capacità di analisi, di sintesi e di giudizio.

129 Comoglio, M., Cardoso, M., A., Insegnare e apprendere in gruppo, op.cit., p.378. 130 Ivi, p.379.

Inoltre numerosi studi hanno messo in luce una molteplicità di fattori positivi legati all'utilizzo di questa metodologia, tra cui il piacere di andare a scuola e di approfondire determinati argomenti di studio, una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, un maggior senso di autoregolazione, una più alta motivazione intrinseca, una maggiore focalizzazione sugli obiettivi di competenza, una migliore relazione tra pari e con gli insegnanti, ecc. Secondo Slavin in generale è l'elemento del gruppo che crea una coesione tale da promuovere complessivamente una forte motivazione ad imparare e tale motivazione supporta ciascun componente del gruppo nell' apprendere. La motivazione fa sì che gli studenti svolgano reciproci ruoli di tutoring, sollecitando così l'elaborazione cognitiva e rafforzando la coesione sociale del gruppo.132

L'efficacia di modalità di apprendimento centrate sullo scambio tra pari ha, dunque, ripercussioni positive sulla motivazione degli allievi poiché questi avvertono un maggiore coinvolgimento ed un maggiore interesse per gli argomenti di studio rispetto a quanto avviene durante le lezioni tradizionali.

Di notevole interesse è, infatti, l'utilizzo di questa metodologia con alunni

che manifestano problemi di natura comportamentale. A questo proposito Stefano Rossi,133 educatore e formatore, specializzato in percorsi formativi che

si avvalgono del Cooperative Learning e per tale ragione intervistato, afferma:

«Trovandomi nella situazione di dover insegnare e predisporre delle lezioni a ragazzi con problemi comportamentali mi sono reso conto di quanto la didattica frontale in certe situazioni risultasse inefficace. Mi sono avvicinato a questi ragazzi con l'intento di offrire loro una didattica partecipata il cui protagonista non sarei stato io ma loro. Utilizzando questa metodologia ne ho sperimentato l'efficacia, soprattutto quando mi sono trovato a

132 Slavin, R., E., "Research on cooperative learning and achievement: What we know, what we need

to know", in Contemporary Educational Psychology, 21, pp.43-69.

gestire classi molto complesse ed eterogenee, ad esempio in cui fossero presenti alunni stranieri, alunni con disabilità, studenti con difficoltà.» (S. Rossi, educatore e formatore, Gennaio 2015)

S. Rossi ha lavorato in più occasioni con bambini e adolescenti con problematiche di natura comportamentale, comprendendo quanto fosse importante creare le condizioni adatte a far sì che i bambini, anche quelli che manifestavano atteggiamenti difficili da gestire da parte dell'insegnante, riuscissero ad apprendere ed a migliorare le loro prestazioni scolastiche. Facendo leva sul team building, sulla creazione di un ambiente accogliente ed empatico, pian piano i partecipanti al gruppo hanno cominciato a sentirsi coinvolti, a dimostrare interesse per le attività proposte, a differenza di quanto avvenisse nel corso della lezione frontale tradizionale, durante la quale bambini che avevano difficoltà ad integrarsi restavano in una situazione di emarginazione rispetto al resto della classe (è il caso, ad esempio, di bambini stranieri, bambini con disabilità, bambini con atteggiamenti aggressivi od oppositivi, bambini con situazioni familiari complesse alle spalle, ecc.).

Un percorso efficace di Cooperative Learning dovrebbe avere, infatti, l'obiettivo e poi l'effetto di:

 diminuire i problemi comportamentali e di disciplina, limitando gli atteggiamenti oppositivi ed ostruzionisti;

 ridurre l'isolamento degli allievi più timidi, solitari, timorosi, attraverso lo sviluppo dell'interazione e delle relazioni tra pari;

 limitare le situazioni conflittuali tra gli alunni;

 incentivare una maggiore collaborazione per far sì che anche gli studenti più bravi raggiungano migliori risultati, rispetto a quelli che otterrebbero in maniera individuale;

 fare in modo che gli alunni più svogliati migliorino, attraverso le attività cooperative, le loro prestazioni scolastiche.

Centrale, in quest'ottica, è l'attenzione per il momento dialogico e comunicativo. L'interazione che si origina tra i membri del gruppo, e quindi la relazione comunicativa, assume grande spazio ed importanza. Il fatto che i partecipanti al gruppo debbano cooperare per il raggiungimento di un obiettivo implica che debbano mettere in campo quelle competenze sociali che gli permettano di interagire, di accordarsi sui tempi, di lavorare insieme, di organizzare il da farsi. Grazie all'insegnante facilitatore gli allievi si confrontano, esprimendo il proprio pensiero e cercando di individuare punti di contatto comuni, in grado di favorire la comunicazione e dunque la comprensione reciproca.

Il confronto con i pari rende parimenti possibile un coinvolgimento affettivo ed emotivo, fattore indispensabile per un reale apprendimento. La situazione paritaria in cui si trovano i partecipanti al dialogo consente la messa in atto di una modalità di discorso definita ipotetica,134 poiché caratterizzata da numerosi

pensieri e supposizioni utili a mettere in discussione le alternative presentate nel corso della discussione. Accade così che l'elaborazione concettuale, attraverso una continua concatenazione e riformulazione di considerazioni, conduca i soggetti a produrre e co-costruire conoscenza e successivamente a riflettere su quanto sostenuto.

134 Barnes, D., Todd, F., Communication and learning in small groups, Routledge & Kegan Paul,