Cooperative Learning e Problem-Based Learning
3.7. Il ruolo del docente/facilitatore nel Problem-Based Learning
Il ruolo occupato dal docente è quello di un facilitatore che deve supportare gli allievi nella ricerca, senza fornire troppi elementi e schemi predefiniti, per giungere in tempi rapidi ad una conclusione. Decisiva è sicuramente la capacità del docente di stimolare domande significative e proporre situazioni- problema in grado di sollecitare negli studenti l'individuazione di adeguate strategie atte a risolvere il problema.
Il processo di insegnamento/apprendimento dovrà consistere non nella trasmissione del sapere ma nel sollecitare il soggetto che apprende a riflettere sulla adeguatezza delle proprie strutture conoscitive per poterle valutare ed eventualmente trasformare in forme più complesse, in grado di rispondere più efficacemente alle sollecitazioni provenienti dall'esterno. 167
Il docente dovrebbe facilitare i processi di apprendimento PBL, sostenere gli studenti nel ricercare strategie di problem solving, mediare il processo di acquisizione delle informazioni. La figura del docente assume i tratti di una sorta di “designer dell’apprendimento”.168 Nello svolgere questi compiti,
l'insegnante gestisce il processo di apprendimento e fornisce i necessari interventi per fare in modo che gli studenti acquisiscano competenze che li rendano indipendenti, discenti autonomi, capaci di imparare a comunicare e socializzare efficacemente come membri di un gruppo. A proposito della figura del docente Giovanni De Virgilio afferma che:
167 Lotti, A., Apprendere per problemi, Progedit, Bari 2007, p.42.
168 Oon Seng Tan, Problem-based Learning Innovation. Using problems to power learning in the 21th
« Nel PBL le figure sulle quali ruota il metodo sono ben codificate e sono il facilitatore e la persona risorsa. Il facilitatore guida il gruppo di discenti nei lavori di gruppo all’utilizzo del PBL. Dalla analisi del caso da risolvere (il problema), alla ricerca di documentazione e risorse di apprendimento (fase di acquisizione di nuove conoscenze) utili a risolvere il problema fino alla soluzione dello stesso (fase di applicazione delle nuove conoscenze) che deve essere prodotta dai discenti. Il docente o esperto della tematica sotto studio rappresenta quindi “una delle” risorse di apprendimento, assieme ad altri eventuali esperti e soprattutto alla documentazione scientifica. Per questo nella terminologia PBL viene definito come “persona risorsa”.»( Giovanni De Virgilio, medico chirurgo, Coordinatore e Componente del Comitato Scientifico per la formazione e L’Educazione Continua in Medicina dell’Istituto Superiore di Sanità, Gennaio 2015 )
Secondo l'opinione di Antonella Lotti:
« Il ruolo del docente è essenzialmente quello di facilitatore dell’apprendimento, in quanto egli sta nel gruppo con il duplice obiettivo di guidare gli studenti attenendosi ai cosiddetti “Salti” che possono variare a secondo del modello adottato ( il modello olandese dei sette salti di Henck Schmidt, il modello delle fasi di Ann Lambros, il modello di Howard Barrows ecc) e stando attento anche ai contenuti che gli studenti affrontano. In letteratura si dice che il miglior tutor è quello che ha la competenza di favorire il buon funzionamento del gruppo di PBL ma anche che è un buon conoscitore delle tematiche affrontate. Il docente però non svolge solo il ruolo di tutor del piccolo gruppo di PBL, egli partecipa alla pianificazione del modulo o delle attività di PBL, quindi è un pianificatore; poi è anche un valutatore perché costruisce le domande e le prove per la verifica finali che accertino le conoscenze apprese durante il percorso di apprendimento del PBL; infine è anche un tutor meta-cognitivo perché spinge gli studenti a riflettere su come stanno ragionando.» (Antonella Lotti, ricercatrice dell'Università degli studi di Genova, Gennaio2015)
In sintesi, dunque, il compito del docente tutor, nell'apprendimento per problemi, non è quello di trasmettere conoscenze ma di facilitare il processo di apprendimento, caratterizzandosi come tutor metacognitivo del gruppo, pianificatore del modulo, valutatore, esperto dei contenuti disciplinari. Il tutor, infatti, conduce il gruppo di studenti per tutta la durata dell'attività. Pone questioni e svolge un ruolo metacognitivo, chiedendo agli studenti di esprimere i processi cognitivi che stanno elaborando e presta molta attenzione affinchè il gruppo funzioni bene. Egli fissa gli obiettivi disciplinari da raggiungere, seleziona i problemi da sottoporre agli studenti, supporta gli studenti nella ricerca bibliografica di cui necessitano per risolvere il problema e gestisce l'organizzazione dei laboratori didattici. Inoltre predispone le prove di valutazione da somministrare agli allievi ed effettua approfondimenti tematici disciplinari.
Il tutor, dunque, deve costituire un saldo e costante riferimento per il gruppo. Perché la sua attività si dimostri efficace, secondo Pallanti,169 dovrebbe essere
caratterizzato da: -conoscenza;
-sviluppo di capacità personali;
-capacità di accrescere le abilità degli studenti.
Il tutor dovrebbe, quindi, conoscere il metodo di cui avvalersi, gli obiettivi del programma di problem-based learning, le dinamiche dei gruppi, aggiornarsi continuamente, facilitare l'apprendimento, promuovere le inclinazioni di ognuno, sviluppare un pensiero critico e monitorare i progressi degli allievi. Dalle ricerche, dunque, di numerosi studiosi è emerso come il Problem- Based learning produca numerosi e benefici effetti nel processo di
169 Pallanti, S., "Problem-based Learning: un'ipotesi per il rinnovamento dell'insegnamento nella
facoltà di medicina", in Notiziario On-Line, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Firenze, anno III, n.10, marzo 2006.
apprendimento degli studenti. Rispetto alla lezione tradizionale e all'ambiente d'apprendimento che con essa si viene a creare, questa metodologia, focalizzando la sua attenzione sul soggetto che apprende, dà origine innanzitutto ad un clima cooperativo e funzionale ad un apprendimento guidato, partecipato e non direttivo, e favorisce lo sviluppo di differenti tipi di gruppi: team, ad esempio, guidati dal tutor, gruppi collaborativi, gruppi di riflessione, ecc.170
I gruppi, infatti, sono solitamente composti da circa otto studenti che partecipano attivamente alla discussione della situazione problematica, accompagnati nel percorso dalla figura del tutor. Si comincia spesso con un brainstorming iniziale, si formulano ipotesi esplicative, si individuano gli argomenti da approfondire, si studiano in maniera indipendente ed autonoma su di una serie si testi selezionati assieme al tutor, si sintetizza ai compagni la ricerca effettuata attraverso un resoconto, si valuta l'intero processo.
Secondo l'opinione di De Grave l'attività di gruppo è molto importante, in quanto consente di stimolare diverse abilità, quali abilità comunicative, intraprendenza, praticità, curiosità, riflessività, expertise.171 Queste abilità
fanno riferimento, dunque, alla possibilità di imparare ad interagire all'interno di un gruppo, a divenire responsabili delle proprie scelte, ad imparare a risolvere problemi concreti, a ricercare le informazioni di cui si ha bisogno, a riflettere sulle proprie idee e posizioni, a sfruttare al meglio le proprie competenze in vista degli obiettivi da raggiungere.
170 Savin-Baden, M., Majer, C., H., Foundations of Problem-Based Learning, Society for Research
into Higher Education & Open University Press, Maidenhead England 2004, p.71.
171 De Grave, W., Moust, J., Hommes, J., The role of the Tutor in a Problem Based Learning, Press
Per favorire un produttivo svolgimento delle attività si presta particolare cura anche al setting formativo, utilizzando piccole aulette per l'incontro dei gruppi di studenti, una biblioteca, un laboratorio d'informatica ed altri laboratori didattici dove svolgere attività correlate, quali, ad esempio, simulazioni e giochi di ruolo.