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Cooperative Learning e Problem-Based Learning

3.8. L'importanza del dialogo nel Problem-Based Learning

Elemento fondamentale di questa metodologia didattica è sicuramente il dialogo. Le attività di discussione e di argomentazione svolte in classe, sia tra pari, sia tra studenti e adulti sono dunque considerate un potente strumento per sviluppare un pensiero argomentativo, riflessivo e metacognitivo. Attraverso il confronto ed il dialogo possono, grazie all'apporto di questa metodologia didattica innovativa, gettarsi le basi per il consolidamento di una società aperta e democratica. Vi è l'esigenza, in questo senso, afferma Cambi, di una prassi argomentativa, di un'etica del comunicare (e del dialogo) e che il lavoro costruttivo di spazi per argomentare e di assimilazione del dialogo siano modelli e, nel contempo, traguardi. «L'argomentare, infatti, implica il confronto, il dialogo, crea spazio d'incontro e d'intesa, fa maturare processi di scambio, problematizza ogni giudizio, ogni presa di posizione, ogni scelta, ma senza paralizzare il processo vitale, anzi favorendone un più libero e rinnovato sviluppo.»172

Attraverso il dialogo è possibile produrre un vero e proprio apprendimento. Nel caso specifico delle discussioni di natura scientifica l'argomentazione ha un ruolo fondamentale, in quanto mette in luce i processi di pensiero e di ragionamento, permettendo di individuare le concettualizzazioni scientifiche degli studenti, ripercorrendo le dinamiche di pensiero che gli studenti organizzano anche in relazione a quelle altrui. Numerose ricerche, infatti, dimostrano quanto le interazioni sociali siano strettamente connesse allo sviluppo del pensiero e quanto le situazioni in cui viene richiesto ai bambini di risolvere compiti cognitivi possano essere determinanti in questo processo. 173

I bambini, dunque, afferma Pontecorvo, costruiscono coordinazioni cognitive di cui non sono ancora capaci in maniera individuale, coordinando le proprie azioni con quelle degli altri, anch'essi ancora incapaci di risolvere da soli i compiti loro assegnati. Valutare, quindi, unicamente il rendimento scolastico dei compiti affrontati individualmente risulta piuttosto riduttivo, vista la possibilità dell'emergere di capacità cognitive nell'interazione con gli altri. I bambini che sperimentano questo tipo di attività acquisiscono una maggiore abilità nel risolvere poi singolarmente compiti che richiedono simile impegno. Ciò sta a significare che questi bambini sono riusciti a costruire strumenti cognitivi per risolvere compiti e li padroneggiano come strumenti cognitivi personali. Accanto a questo essi riescono a trasferire le modalità acquisite di risoluzione dei problemi anche in altre circostanze che necessitano soluzioni similari. Ciò significa che i soggetti oltre ad aver risolto un certo compito, hanno costruito una regola più generale di soluzione dei compiti e le dinamiche che permettono di giungere a questi risultati rimandano alla convinzione che le interazioni sociali divengano importanti fonti di progresso cognitivo. È il caso, ad esempio, dei conflitti di comunicazione che intervengono tra i soggetti coinvolti.174 Attraverso queste situazioni di conflitto

173 Perret-Clermont, A., N., Social interaction and cognitive development, Academic press, London

1980; Carugati, F., Selleri, P., Psicologia sociale dell'educazione, Il Mulino, Bologna 1996.

sociocognitivo è possibile fare importanti passi avanti dal punto di vista cognitivo; è possibile, ad esempio, imparare a decentrarsi, cogliere un problema da punti di vista differenti, negoziare significati e co-costruire conoscenza.

Secondo l'opinione di Cristina Barbaro, dipendente dell’Istituto Superiore di Sanità presso il Settore Attività Editoriale e più volte

formatrice nell’ambito

di corsi istituzionali per il personale del Servizio Sanitario Nazionale,

intervistata appositamente sulla metodologia del Problem-Based

Learning ed in particolare sul ruolo del dialogo e del confronto

all'interno della stessa, afferma:

«In generale, nella metodologia PBL, l’apprendimento è il frutto di una costruzione attiva da parte del soggetto, che lavorando in piccoli gruppi, apprende attraverso l’analisi di un problema reale, in un clima di cooperazione, dialogo e confronto, utilizzando per lo sviluppo di nuovo apprendimento le esperienze e conoscenze pregresse. Nell’ambito dei progetti indirizzati alle scuole, attraverso il dialogo e la discussione su un argomento scientifico presentato sotto forma di “problema”, i ragazzi sono riusciti sempre a individuare gli obiettivi di apprendimento stabiliti dagli insegnati. Non solo, proprio dal confronto attivo e dal dialogo sono trapelati ulteriori interrogativi (non previsti) che hanno fornito agli insegnanti spunti utili per la pianificazione del percorso di studio successivo.» (Cristina Barbaro, dipendente dell'Istituto Superiore di Sanità e formatrice, Gennaio 2015)

Tutte queste considerazioni rimarcano l'importanza della dimensione sociale della conoscenza. Gli studiosi di orientamento vygotskijano sostengono che l'apprendimento debba essere considerato come una pratica sociale non solo per la sua forte connessione con la motivazione all'apprendimento ma per tutta una serie di fattori che riguardano l'intero ambito educativo in tutte le sue

molteplici sfaccettature e dimensioni, in vista di uno sviluppo complessivo del soggetto. Queste capacità acquisite dovrebbero costituire poi la base salda per un apprendimento che possa proseguire in modo autonomo per tutta la vita. È fondamentale, dunque, pensare l'apprendimento in un'ottica permanente. Gli studi più recenti in ambito neuroscientifico, soprattutto riguardo alla plasticità del cervello, sostengono l'idea di una formazione continua, il cui presupposto «sta proprio nella considerazione del soggetto come individuo "cognitivamente" attivo in ogni età della vita, capace di sfruttare positivamente sia la "disponibilità biologica" di continuare ad apprendere sia la capacità dell'ambiente di moltiplicare (se adeguatamente organizzato) tale disponibilità.»175

In questo processo il ruolo dell'insegnante è fondamentale, quale figura determinante nel facilitare l'apprendimento. Nei momenti di confronto e di dialogo l'insegnante ha il delicato compito di indurre nell'alunno un atteggiamento di riflessione, di sostenerlo nella riorganizzazione delle conoscenze di cui è già in possesso e nell'acquisizione di quelle nuove, guidandolo in un percorso di crescita cognitiva ed emotiva.

Nell'apprendimento per problemi, in particolare, gli studenti sono fortemente stimolati ad interrogarsi sulle situazioni problematiche loro assegnate, a immaginare possibili soluzioni, prima discutendo e ragionando tra loro, poi ricercando al di fuori del gruppo le informazioni necessarie per giungere alla risoluzione del problema. Il tutor che funge da facilitatore aiuta, quindi, ad avviare la discussione, facendo sì che tutti siano liberi di esporre le proprie idee e consentendo processi di ristrutturazione cognitiva, dunque un miglioramento nell'elaborazione di ognuno, generato dal confronto ed una socializzazione e condivisione delle conoscenze. Per questa ragione si può

175 Loiodice, I., Non perdere la bussola. Orientamento e formazione in età adulta, Franco Angeli,

sostenere che gli studenti, attraverso questa metodologia didattica, facciano esperienza di un'attività metacognitiva, intesa come un momento di autocontrollo del processo cognitivo, come analisi e struttura dei suoi percorsi, come un ritornare sui processi svolti per controllarli, ri-pianificarli ed eventualmente correggerli.176