4. Cittadini ed eredi l’alleanza radicata nella storia e in continuo rin-
1.1. La novità del messaggio cristiano (Omelia della Messa: 1 Cor
Abbiamo attraversato nel nostro lungo viaggio da Roma quasi metà dell’Italia e abbiamo costeggiato alcune significative città, come Or-vieto, Firenze, Pisa e Genova, per giungere pellegrini qui a Mornese, culla dell’Istituto, luogo e sorgente di autentica salesianità, terra be-nedetta che ha visto fiorire la fede di una giovane donna, Santa Maria Domenica Mazzarello. Ora ci disponiamo a vivere giornate di intensa spiritualità nell’ascolto contemplativo della parola di Dio. Verrebbe spontaneo far tacere le parole umane per ascoltare nel silenzio il mes-saggio vivo e sempre attuale di questo «luogo santo», e ringraziare il Signore in questa Eucaristia per i molti doni di natura e di grazia che, attraverso Santa Maria Domenica, ha riversato sulla Chiesa, sull’intera Famiglia salesiana e su ciascuno di noi. Ma la parola di Dio, appena proclamata, può aiutarci a entrare in questo clima di spiritualità e di ascolto e a verificare nella nostra vita consacrata, alla scuola di Don Bosco, la risposta che abbiamo dato alla chiamata del Signore e che, ancora una volta, siamo chiamati a rinnovare. Apriamo, allora, umil-mente il cuore al dono della parola di Dio.
Paolo, nella prima lettera ai Corinzi (4,1-5), viene accusato dalla comunità cristiana di non essere all’altezza della missione ricevuta e gli viene contestata la legittimità e l’autenticità del suo ministero, che svolge come i Dodici. Egli si difende delineando una vera e propria spiritualità dell’apostolato, in cui presenta i tratti caratteristici del-l’autentico discepolo di Gesù e di cui egli, peraltro, dà un luminoso esempio di vita in tutte le sue lettere. Dopo aver richiamato la centra-lità di Cristo, unico fondamento posto da Dio per la costruzione della Chiesa, e dopo aver detto che al di sopra di ogni apostolo c’è la Chie-sa, casa e tempio di Dio, definisce chiaramente la sua identità e quella di ogni vero apostolo:
• l’apostolo è servitore del Signore e del vangelo e nulla più (v. 1; cf Lc 17,10);
• l’apostolo è amministratore dei misteri di Dio, cioè responsabile dell’autenticità della buona novella e fedele interprete della parola di Dio con la testimonianza di vita (v. 2);
• in ogni caso, il Signore rimane il solo giudice dell’apostolo, perché ciò che conta – dice Paolo – è solo il giudizio di Dio (vv. 3-5).
L’essenziale, dunque, è «servire» Dio con tutta la fedeltà di cui si è capaci, non preoccupandosi del giudizio degli altri, ma solo di quello del Signore. Il servo fedele non è schiavo di ciò che pensano gli uomi-ni, perché egli non cerca né di mettersi al riparo dalle critiche, né di cercare lodi umane. L’umiltà di Paolo rimane sempre un esempio elo-quente per tutti noi, come fu quello della Vergine Maria nell’arco di tutta la sua vita.
Nel vangelo l’evangelista Luca presenta la novità del messaggio cri-stiano: Gesù, con la parola e con i fatti della vita, inaugura tra gli uo-mini un’esperienza religiosa e spirituale diversa. Agli scribi e ai farisei, che si scandalizzavano perché i suoi discepoli non digiunavano, Gesù risponde con chiarezza:
• il digiuno del cristiano non è una pratica esteriore, che potrebbe riempirsi di formalismo e ipocrisia;
• l’atteggiamento fondamentale del credente che digiuna è quello della gioia, perché «il tempo delle nozze» si è fatto presente; il cri-stiano è l’invitato alle nozze ed è l’amico dello sposo-Gesù (vv.
34s.); il suo digiuno consiste nel partecipare vivamente al dolore della passione e della morte del Signore (v. 35);
• la novità del messaggio di Gesù, dunque, non è accettazione di leggi e vecchie pratiche; al contrario, è tutto «novità» che esige una mentalità nuova e creativa, perché ogni cosa va vista in rapporto al-la «presenza dello sposo» (vv. 36-39).
In questa luce, la parabola evangelica di Luca che segue nel testo, rimane illuminante: non è possibile rattoppare un «vestito vecchio», ossia una religiosità umana, aggiungendogli «un pezzo da un vestito nuovo», ossia una toppa di vangelo. Occorre confezionare un abito del tutto nuovo, partendo dalla parola di Gesù (v. 36). Né si può ver-sare il «vino nuovo» e generoso del vangelo in «otri vecchi», cioè negli otri tarlati della religiosità formale ed esteriore. Chi accetta Gesù Cri-sto deve cambiare i suoi otri e trovare un genere del tutto nuovo di
esistenza, perché il vangelo non può essere accolto in schemi invec-chiati di un legalismo privo di interiorità (vv. 37-39). Lo spirito nuovo del vangelo è capire e vivere la «novità di Cristo», in quanto la sua dottrina, la sua legge e la rispettiva pratica è l’amore. Questo è il mes-saggio di vita che la parola oggi rivolge a tutti noi.
Stiamo vivendo nella Chiesa certamente un momento provviden-ziale, difficile, ma carico di speranza. E questa nasce dentro di noi ascoltando una realistica lettura del mondo, fatta da una studentessa parigina, in occasione della Giornata mondiale della gioventù: «Un mondo arido ci ha messo dentro una gran sete… Un mondo che ci concede tutto ci ha costretti a cercare qualcos’altro. Con la sua pre-sunzione ci ha fatto nascere il desiderio di buttarci in ginocchio. Lo stile di vita della nostra società, che rende impossibile la preghiera, ci ha fatto scoprire la necessità della preghiera, la ricerca di Dio, condu-cendoci così alla riscoperta dell’acqua, delle radici, dell’essenzialità, della verità del proprio essere per poter resistere e non soffocare».
Le prossime giornate di Esercizi Spirituali siano per noi un tempo favorevole per riscoprire le radici della nostra spiritualità salesiana, per rimanere fedeli al messaggio evangelico e alla sua novità di vita e così rinnovare mente e cuore secondo il progetto che Dio ha sopra ciascuno di noi.
Signore Gesù, sposo della tua Chiesa, rendici disponibili alla tua pa-rola, perché entrando negli Esercizi Spirituali possiamo accogliere in questi giorni la novità dell’alleanza nuova, che tu vuoi stringere con noi.
Liberaci dalla vecchiaia dello spirito e del cuore, tu che sei la fonte di giovinezza perenne e di vita sempre nuova.
2. ABITARE L’INTERIORITÀ
2.1. Praticare la correzione fraterna nella carità di Cristo (Omelia