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La vocazione salesiana è far memoria (Omelia della Messa: 1

4. Cittadini ed eredi l’alleanza radicata nella storia e in continuo rin-

6.1. La vocazione salesiana è far memoria (Omelia della Messa: 1

Siamo invitati, oggi, giorno del suffragio, a ricordare, a «far memo-ria» e pregare per tutte le sorelle, che sono già nella Casa del Padre e che hanno dato energie, intelligenza e amore per la salvezza della gio-ventù nella missione salesiana e che, con la loro vita fatta testimonian-za e impegno, ci hanno consegnato l’Istituto, che costituisce la gloria della Chiesa e dell’intera Famiglia salesiana.

La prima lettura di Paolo ci presenta un tema concreto, che deve orientare sempre il nostro comportamento di vita nei riguardi dei fra-telli e delle sorelle. Lo possiamo formulare così: la libertà è retta sem-pre dall’amore. Paolo affronta una questione pastorale che travaglia la comunità di Corinto, quella degli «idolotiti». Questo era il problema:

la carne immolata agli idoli nei sacrifici pagani poteva essere consuma-ta anche dal cristiano, magari durante un banchetto festivo organizza-to dopo il sacrificio dai suoi parenti ancora pagani? A Corinorganizza-to sul problema si erano formati due gruppi: «i forti», coloro che pensavano di poter mangiare con coscienza tranquilla le carni offerte agli idoli, e

«i deboli», che rifiutavano tale prassi e si scandalizzavano per il com-portamento dei primi, pensando così di ricadere nell’idolatria come nel passato.

Paolo poggia la sua risposta su due principi validi anche oggi, e che possono illuminare le nostre relazioni con il mondo dei non-credenti o dei lontani. Il primo è quello della libertà cristiana. Il cristiano sa bene che gli dei pagani non esistono e che c’è un solo Dio, il Padre, e un so-lo Signore, Gesù Cristo. È chiaro, quindi, per l’apostoso-lo che il cristia-no può cibarsi della carne offerta agli dei pagani. Le condizioni con il mondo esterno devono essere serene e libere. Tuttavia, la libertà può essere ridimensionata dal secondo principio, quello della carità: se la

mia libertà scandalizza il mio fratello, che ha una fede debole, devo es-sere pronto a rinunziarvi, perché il fratello, salvato da Cristo, vale molto più che l’espressione esterna della mia libertà. La libertà cristia-na è sempre retta dalla carità e la fede è sempre un rapporto comuni-tario con Cristo. Siamo di fronte al rapporto fede-cultura. Aprirsi al mondo esterno è indispensabile, ma dobbiamo farlo con paziente comprensione e nel rispetto dei fratelli o sorelle, che non sono ancora interiormente liberi: «la scienza gonfia, mentre la carità edifica» (v. 2).

Il vangelo poi sviluppa il «discorso della pianura» di Luca con un testo straordinario sull’amore e sul perdono ai fratelli, spinto fino al nemico. Il brano ha due punti di riflessione. Il primo è un detto sa-pienziale ed etico: «Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (v. 31). Questo principio di bontà Gesù lo estende a tutti gli uomini, fino al rapporto con il nemico. Il secondo aspetto comprende un detto teologico: «Siate misericordiosi come è miseri-cordioso il Padre vostro» (v. 36). Qui il punto di riferimento è l’amore stesso di Dio. Per Luca noi diventiamo veri figli di Dio solo se prati-chiamo l’amore stesso di Dio: «Amatevi come Dio vi ama» (Gv 13,34).

Amare come il Padre ci ama, vuol dire, amare gratuitamente e, quindi, essere sempre pronti a dare e a perdonare. Questa è la strada che conduce alla vita vera.

Permettere a questo punto un’attualizzazione sul tema della gior-nata odierna, che è quello della «memoria», alla luce della lectio fatta sulla parola di Dio, che ha come tema l’amore al prossimo spinto fino ad amare i nostri nemici. Cosa vuol dire per una FMA «abitare la me-moria»? cioè «abitare» nella comunione e nell’amore con Dio e con il prossimo?

1. La FMA è donna dal cuore memore. Nella Bibbia i gesti di amo-re e di grazia operati da Dio nella storia della salvezza sono definiti come «un agire grandioso» e sono descritti come «cose grandi e buo-ne» che Dio compie a favore e per amore di tutta la comunità. Così Abramo, i patriarchi, i profeti, le donne, come Ester, Giuditta, Elisabet-ta. Così Maria di Nazareth: essa nell’arco di tutta la sua vita riflette, assi-mila e rumina tutto ciò che aveva visto e sentito del Figlio. In questa lu-ce lei creslu-ceva in sapienza; imparava a diventare «figlia della Sapienza», ossia creatura che accoglie e venera in sé il progetto divino. Chiedia-moci: noi sappiamo essere persone di memoria, che sanno «ruminare la propria storia» e venerano il progetto di Dio, che ci ha presi dalla «no-stra Galilea», il nostro paese nativo, fino a condurci qui a Mornese?

2. La FMA è donna dalla memoria dinamica, attualizzante. La me-moria biblica non è rifugio in un passato nostalgico, ma tende a far ri-vivere il passato nell’oggi. Dio ricorda sempre al popolo d’Israele le meraviglie compiute in mezzo a loro con Mosè, Davide… Dio esige che siano ricordate anche le infedeltà del popolo (cf Dt 9,7), e questo solo per uno scopo: per far ridire a loro stessi che Dio li ama per pri-mo, per pura grazia e non per i loro meriti (cf Dt 9,4-6) L’amore di Dio è più grande anche dei fallimenti umani. Pensiamo alla vergine Maria: ella fa memoria degli avvenimenti della fanciullezza e della ma-turità della vita di Gesù; confronta fra loro parole e gesti del Figlio, li rilegge nel suo cuore, provocando in essa un salutare beneficio (cf Lc 2,19.51). E noi: la nostra memoria è dinamica, sapendo leggere la mi-sericordia di Dio, le grandezze e le povertà delle sorelle e, dentro le nostre infedeltà, l’amore di un Padre che mai ci abbandona?

3. La FMA è donna che ricorda soprattutto nell’ora della prova. Vi è un momento nella vita in cui la memoria biblica è chiamata a mani-festare più da vicino la sua carica esistenziale per l’oggi che si vive. È questo il giorno della sofferenza. Anche il popolo di Israele quando era afflitto da gravi tribolazioni ripensava alle tante volte in cui il Si-gnore aveva liberato i Padri da angustie di ogni genere. Questo modo di avvicinarsi a Dio nel dolore preparava Israele ad attendere la sal-vezza definitiva. Così anche nel Nuovo Testamento, Pietro e gli apo-stoli... Così anche Maria seppe addentrarsi nel dolore della passione facendo memoria del passato con le risorse della sua fede, attinta in seno al suo popolo. Ella accanto alla Croce certamente avrà rimedita-to i momenti bui della srimedita-toria d’Israele… E noi come viviamo i nostri momenti di dolore, di solitudine e di buio?

4. La FMA trasmette le cose custodite nel cuore. Sappiamo che la contemplazione è ordinata all’annuncio. Così il ricordo delle gesta di amore fatte da Dio per il suo popolo sono finalizzate all’annuncio. Es-se sono un patrimonio comune e, quindi, devono esEs-sere fatte conosce-re da una generazione all’altra. Quanti esempi nell’Antico e Nuovo Testamento! Pensiamo ancora a Maria: ella certamente ha riversato nella Chiesa i tesori che, fino a quel momento, aveva racchiuso nello scrigno delle sue meditazioni personali. E noi? Anche il nostro «diario personale» è una storia con il Dio dell’Alleanza, una storia da rilegge-re come persone innamorate, che mai si stancano di raccontarilegge-re e ri-cordare?

Chiediamo al Signore in questa Eucaristia di «abitare la memoria», di donarci sempre più questa convinzione, che sarà sapienza rammen-tare quanto Dio fa tatto per noi, per l’Istituto, tramite Don Bosco e Santa Maria Domenica, e saperlo narrare alle generazioni future, spe-cie ai nostri giovani.

Signore, per te vivere vuol dire amare e «far memoria» della Parola del Padre in ogni tuo gesto e in ogni tuo insegnamento. Aiutaci a scopri-re, sull’esempio dei nostri Santi, la concretezza della carità che costruisce la fraternità. Apri i nostri occhi sulla Parola che ci hai lasciato come te-stamento di vita, perché possiamo «abitare la memoria» e tradurla in ge-sti concreti di amore, il fine più bello che allieta e profuma l’esistenza umana.

6.2. Parola di Dio e rinascita spirituale (Celebrazione dei Vespri: 1 Pt