4. Cittadini ed eredi l’alleanza radicata nella storia e in continuo rin-
2.1. Praticare la correzione fraterna nella carità di Cristo (Omelia
Mt 18,15-20)
Il tema della parola di Dio di questa domenica riguarda la «corre-zione fraterna» da praticare tra di noi nella carità di Cristo. La secon-da lettura (Rm 13, 8-10) radicalizza il comansecon-damento della carità: per Paolo tutta la legge si riassume nell’amore del prossimo (v. 8), mentre nel vangelo (Mt 18,15-20) Gesù parla di un duplice amore, quello ver-so Dio e verver-so i fratelli.
Il passo evangelico fa parte del grande discorso del capitolo 18, in cui l’evangelista mette insieme diverse parole di Gesù sulla vita comu-nitaria. Il brano segue immediatamente il racconto della parabola del-la pecoreldel-la smarrita, deldel-la quale diventa, quindi, un’applicazione con-creta. Ecco, allora, sorgere una domanda: quali atteggiamenti deve avere una comunità quando un fratello o una sorella si comporta ma-le? Matteo nel vangelo ricorda alla comunità cristiana un comporta-mento di vita richiamando tre parole essenziali di Gesù.
1. La prima riguarda «il perdono e la correzione». Bisogna partire dal perdono, che è senza dubbio l’elemento centrale. Non basta per-donare sette volte, ma occorre perper-donare sempre. Dobbiamo perdo-nare senza misura, perché Dio ci ha già fatto oggetto di un perdono senza misura, come ci ricorda la parabola dei due debitori (cf Mt 18,23-35). Il perdono donato al prossimo è la diretta conseguenza del perdono di Dio verso di noi. È in questa prospettiva che vanno intese le parole di Gesù, che in apparenza sembrano contrastanti: «...se poi non vuole ascoltare nemmeno la comunità sia per te come un pagano e un pubblicano». In questa espressione è certamente presente un at-teggiamento di durezza, ma alla luce del contesto c’è un solo modo
per comprenderle esattamente: la correzione è in vista del perdono, anzi è già accoglienza e perdono. La correzione nasce dall’amore. Si corregge il fratello o la sorella perché si ama. Ma è anche vero che la comunità deve prendere le distanze dal peccato. Non tutto è accetta-bile. E la carità è sempre legata alla verità.
Anche il passo del profeta Ezechiele (33,7-9) sottolinea con forza questo stesso concetto: il profeta è come una sentinella, che ha l’im-prescindibile dovere di annunciare le esigenze di Dio, di denunciare la menzogna ovunque si trovi. La finalità da raggiungere è sempre quella di aiutare il fratello o la sorella a prendere coscienza del suo stato di separazione perché possa, di conseguenza, ravvedersi. Questo rimane l’unico obiettivo possibile. In fondo, lo scopo è sempre quello di crea-re nella persona che pecca un disagio, perché è proprio in questa si-tuazione, che Dio spesso si inserisce e spinge al ritorno e alla comu-nione con lui. E, inoltre, deve trattarsi di una correzione discreta e pa-ziente. Matteo parla di una correzione in tre gradi: a tu per tu (v. 15), dinanzi a uno o due testimoni (v. 16), dinanzi all’intera comunità ri-unita (v. 17).
2. La seconda parola di Gesù, che il vangelo ci presenta, riguarda
«la remissione dei peccati»: «Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo» (v. 18). «Legare e sciogliere» è un modo di dire rabbinico che significa, in sostanza, la possibilità di perdonare.
Un perdono dato da persone che vivono sulla terra e che viene ratifi-cato in cielo. In realtà, nella comunità cristiana continua il pecratifi-cato per la fragilità umana, ma parallelamente continua, ancor più insistente, il perdono di Dio, che cerca sempre la riconciliazione con il peccatore.
3. La terza parola di Gesù riguarda la forza di una comunità che vive unita. Essa può ottenere tutto dal Signore: «Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà!» (v. 19). Questa affermazione risponde ad una domanda che è assai presente nella comunità cristiana e anche in ogni uomo o donna in ricerca della verità: dove e come posso fare un’autentica esperienza di Dio? E la risposta che offre il vangelo è lu-minosa: «Dove c’è una comunità radunata nel nome del Signore, là Dio si fa presente» (v. 20).
Forse, limitandoci ai testi della parola di Dio, è riduttivo chiamare questa domenica la «giornata della correzione fraterna». Certo la pri-ma e la terza lettura mettono in luce il dovere di ammonire chi è
nel-l’errore e nel peccato per farlo camminare secondo la parola di Dio.
Ma non tutte le persone sono da ammonire e da correggere. C’è molta gente che ha solo bisogno di venire incoraggiata, sostenuta, appoggia-ta nella via buona intrapresa, nonosappoggia-tante le varie debolezze e povertà spirituali. Questa nota positiva emerge anche dalla seconda lettura:
«L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore» (Rm 13,10). Dunque, è necessario correggere e inco-raggiare allo stesso tempo. La colletta dell’Eucaristia, infatti, oggi ci fa pregare il Padre celeste così: «Donaci un cuore e uno spirito nuovo, perché ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello o sorella secon-do il comandamento dell’amore, compendio di tutta la legge».
A volte anche noi religiosi/e siamo apparsi come la «categoria dei critici» e delle persone senza speranza:
• correggiamo senza dar fiducia a chi ha bisogno di incoraggiamento;
• stimoliamo fratelli, sorelle, e specie i nostri giovani, a camminare evangelicamente senza aver messo prima in risalto il positivo che già portano in loro.
Proporre di sradicare la zizzania, secondo l’immagine evangelica, mentre cresce anche il buon grano, non è secondo il cuore misericor-dioso e pieno di fiducia del Signore e dei nostri Santi. L’amore verso Dio e verso i fratelli e le sorelle è la sintesi del vangelo. Santa Maria Domenica, con sapienza di Spirito santo affermava: «Una figlia che ama veramente Gesù, va d’accordo con tutte» (L 49,6). Il precetto dell’amore fraterno e della carità di Cristo è una norma costante nelle lettere di Madre Mazzarello: essa vive la carità vera, quella creata dalla libertà e resa autentica dalla correzione fraterna (cf L 17,1). Scrive, in-fatti, alle sue suore di oltreoceano: «Quando anche siamo separate le une dalle altre da una sì grande distanza, formiamo un cuor solo per amare il nostro amato Gesù» (L 18,) E ancora: «Mie buone sorelle, amatevi sempre. Oh quanto mi consola quando ricevo notizie dalle case e sento che c’è carità… Oh! allora il mio cuore piange dalla con-solazione e continuamente intercede benedizioni per voi tutte»
(L 26,4). E alla missionaria Sr. Ottavia Bussolino scrive da Nizza:
«Ama tutti e tutte le tue sorelle, amale sempre nel Signore, ma il tuo cuore non dividerlo con nessuno, sia tutto intero per Gesù» (L 65,3).
Queste espressioni sono solo alcuni dei gioielli spirituali, che scaturi-scono da un cuore sensibile che sapeva amare bene e tutti; un cuore di madre, sempre attenta ad incoraggiare e sostenere ogni sorella. Spesso nelle lettere alle sue suore amava autopresentarsi così: «Colei che tan-to vi ama nel Signore» (L 55,10; L 63,5; L 67,8).
Iniziando, oggi, gli Esercizi Spirituali riflettiamo sulla globale ca-pacità educativa e costruttiva ad amare Dio e il prossimo, che ognuno di noi porta in sé e a cui siamo chiamati per vocazione. Nelle prossime settimane del Capitolo Generale voi farete tante riflessioni, formulere-te proposformulere-te educative e pastorali circa la corresponsabilità, la comu-nione di vita, la qualità educativa; prenderete, inoltre, orientamenti pratici circa il futuro dell’Istituto… Nello spirito globale della parola di Dio ascoltata siete invitate ad essere, come la Chiesa e ogni autenti-ca comunità salesiana, persone che sono «madri e maestre» delle so-relle e dei giovani. Il più incisivo sostegno di una comunità educatrice verso le sorelle e i giovani si ha quando si diventa «accompagnatrici»
permanenti della loro vita con un amore autentico, quello evangelico.
Talvolta nella formazione personale e comunitaria abbiamo dimen-ticato quella pista educativa che comprende pentimento, correzione e conversione, illuminazione e specialmente la grazia divina, la presenza dello Spirito e l’accompagnamento spirituale. Il Signore risorto che celebriamo in questa liturgia festiva, la Vergine Ausiliatrice e i nostri Santi ci guidino in questo cammino di apertura all’azione dello Spirito santo e ci sostengano nella nostra testimonianza di vita verso le sorelle e tutta la gioventù che il Signore ci affida attraverso la nostra vocazio-ne e la missiovocazio-ne salesiana.
Signore, siamo qui riuniti insieme secondo la tua Parola e mossi dal tuo Spirito e tu stai in mezzo a noi: la nostra preghiera sale concorde e fiduciosa di ottenere ciò che chiediamo. Ora tu ci insegni ad avvicinarci da veri fratelli e sorelle agli altri, ci suggerisci le parole di riconciliazione e ci affidi il compito di legare e sciogliere. Dalla tua presenza donaci, o Signore, la capacità di donare la vita, la comunione fraterna, il perdono reciproco e la gioia della vita eterna.
2.2. Entrando in Esercizi Spirituali (Celebrazione dei Vespri presente